1. Contenuto della pagina
  2. Menu principale di navigazione
  3. Menu fondo pagina di navigazione
/ Rassegna stampa » 2016 » Maggio » 13 » rassegna stampa del 13 maggio 2016
 

rassegna stampa del 13 maggio 2016

Giornaledi sicilia

Il bilancio. Dopo l'ondata di uscite anticipate dal lavoro, bisognerà avere nuove risorse per pagare le indennità. Greco: la riforma del settore è stata utile
Fondo pensioni: la Regione dal 2020 dovrà tornare ad assumere
PALERMO
Una Regione in cui oggi i dipendenti sono quasi pari ai pensionati, due tipologie di contratti differenti che comportano diversi livelli di retribuzioni, pensioni e contributi versati, un trend che nel giro di pochi anni può creare squilibri per tornare in attivo fra qualche decennio. La fotografia è quella che emerge dal bilancio attuariale del Fondo pensioni, uno strumento che combina dati attuali con previsioni statistiche per i prossimi cinquant'anni. Ed emerge soprattutto che dopo l'ondata di prepensionamenti- 4.500 quelli stimati entro il 2020 -sarà necessario tornare ad assumere per sostenere il peso delle pensioni.  Lo studio parte dal 2013, al 31 dicembre la Regione contava 16.716 dipendenti (di cui 1.771 dipendenti) e 16.248 pensionati. Il personale in servizio ha un'età media di 52,5 anni e stipendi medi intorno ai 41 mila euro l'anno. Al momento c'è un sostanziale  quilibrio fra «contratto 1» e «contratto 2»: nel primo caso il trattamento è più favorevole ai dipendenti, gli oneri sono a carico della Regione che trasferisce le somme al Fondo pensioni; nel secondo caso la gestione è direttamente del Fondo, i trattamenti equiparati a quelli statali. Sono 7.883 i dipendenti nel primo caso, 8.833 nel secondo. Differenze notevoli quanto all'età media (55,5 con il «contratto 1» e   ,8 con il «contratto 2») e alle retribuzioni (nel primo caso intorno ai 46.920 euro l'anno, 35.631 nel secondo). Fra gli impiegati una fetta sostanziosa, quasi 9 mila, ha un'età compresa fra i 45 e i 54 anni. I dati relativi ai pensionati mostrano un'ampia fascia di baby- pensionati, oltre 4 mila ex dipendenti che hanno un'età compresa fra i 45 e i 64 anni e percepiscono indennità fra i 25.225 euro l'anno e i 39.050. Il bilancio dà però una chiave di lettura dell'andamento: il personale si riduce progressivamente, la maggior parte entro il 2020 data in cui - grazie alle norme della Finanziaria 2015 - sono previsti circa 4.500 prepensionamenti. Già quest'anno è previsto uno scarto di circa 33 milioni di euro fra pensioni erogate e «monte retributivo», ossia il totale di stipendi e contributi. Tradotto: si pagheranno più pensioni che stipendi. «Significa anche che la Regione deve tornare ad assumere dopo il 2020», dice il dirigente generale del Fondo pensioni, Rosolino Greco. I numeri dicono anche che dal 2014 i contributi trattenuti in busta paga ai dipendenti con «contratto 1» ammontano a 120 milioni, le pensioni erogate a 572 milioni. Con il «contratto 2» invece a fronte di contributi per 179 milioni, le pensioni erogate ammontano a 10 milioni. «Leggendo questi dati -aggiunge Greco -si nota che il "contratto 2" mostra un trend positivo, significa che funziona. Significa anche che la riforma del Fondo pensioni è stata utile, per non gravare sui bilanci della Regione ». (*STEGI*)

Gli studenti: «non abbandonateci»
Paolo Picone
agrigento
«Non abbandonate gli studenti». Con questo cartello - slogan e con il richiamo all'articolo 9 della Costituzione Italiana, che pone tra i principi fondamentali lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica, gli studenti del Polo universitario di Agrigento si sono presentati ieri in contrada Calcarelle per l'assemblea generale che anticipa la riunione dei soci prevista per oggi pomeriggio, in cui si dovranno eleggere i nuovi rappresentanti del Consiglio d'amministrazione del Cupa. All'assemblea di ieri, indetta dagli studenti e dal personale tecnico amministrativo del Polo, hanno partecipato il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, il presidente della Camera di commercio, Vittorio Messina, il dirigente dell'ex Provincia, in sostituzione del commissario Roberto Barbieri, impegnato a Palermo ed i sindacalisti. Tante le proposte, tanti i propositi. Ma nessuna soluzione, al momento, per quanto riguarda il piano economico e finanziario alla luce della decisione del senato accademico di Palermo che ha disposto la chiusura dei più importanti corsi di laurea, cioè architettura, giurisprudenza e beni culturali che sarà trasferito a Palermo. Significa che resteranno solo due corsi di studio di minore importanza: Servizio Sociale (triennale) e Archeologia (magistrale). Tra le proposte che sono state avanzate, è piaciuta quella del sindaco Firetto che ha detto di voler aprire il Consorzio a nuovi soci. Attualmente gli unici enti che credono nel Cupa sono il Comune di Agrigento (che è dentro al consorzio) e la Camera di commercio (che è uscita seguendo la decisione del Libero consorzio di Comuni). Vittorio Messina ha detto che l'ente che dirige è disposto a rientrare nel Cupa. Il nodo da sciogliere, che è anche  quello cruciale, riguarda la posizione dell'ex Provincia, con il commissario Barbieri che oggi scioglierà la riserva. Infatti alle 15 si riunirà l'assemblea dei soci chiamata ad eleggere i componenti del Cda ed il vice presidente. Il presidente invece viene scelto, da statuto, dal rappresentante della provincia, che al momento però non fa parte del Consorzio essendo l'ente uscito fuori a causa della mancanza di fondi. Tutto dipende dalla decisione di Barbieri. E lo sanno gli studenti che non hanno per ora adottato nessuna decisione su eventuali occupazioni o proteste. Ma oggi seguiranno in maniera costante, anche con un presidio fuori dai locali del Polo, in coincidenza con l'assemblea d i soci ordinari, l'evolversi della situazione. Intanto sull'argomento interviene Marcello Fattori dell'associazione Progetto Agrigento. "Non possiamo rimanere inermi -dice - dopo la terribile notizia del taglio dei corsi di laurea all'Università di Agrigento e non possiamo al contempo che rimanere esterrefatti nell'assistere al totale silenzio di una politica che mostra per  l'ennesima volta il totale disinteresse nei confronti del nostro territorio e  del futuro di tanti giovani. Tutti quei politici che non hanno lottato per l'Università di Agrigento, che non si rendono conto dell'importanza vitale che tale struttura rivete per l'economia, la cultura ed il prestigio della nostra provincia, non meritano di rappresentarci in nessun ordine e grado istituzionale. Grazie a questa politica, quella del potere, delle clientele e delle poltrone che ancora oggi, purtroppo, detta legge e prende decisioni che vanno a discapito della collettività, il futuro di tanti giovani agrigentini rischia di essere definitivamente compromesso ancor di più a seguito della chiusura del Polo Universitario di Agrigento. Auspichiamo adesso in un reale scatto d'orgoglio». (*PAPI*)

Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO