1. Contenuto della pagina
  2. Menu principale di navigazione
  3. Menu fondo pagina di navigazione
/ Rassegna stampa » 2016 » Giugno » 10 » rassegna stampa del 10 giugno 2016
 

rassegna stampa del 10 giugno 2016

Giornale di sicilia Ex provincia. Il tracciato individuato dal progettoinizia dallo svincolo «Borgo Bonsignore» sulla SS115 StradaMare-Monti, Barberi scrive al ministero Infrastrutture
Si torna a parlare della strada "Mare Monti", il progetto lanciato qualche anno fa dall'ex Provincia Regionale di Agrigento, che con il Settore Infrastrutture Stradali aveva proposto un importante collegamento viario tra le Strade tatali 189 Agrigento-Palermo, 118 ex Corleonese Agrigentina e 115 Siracusa-P. Empedocle-Castelvetrano, elaborando il progetto che prevede l'ammodernamento dell'asse già esistente e costituito da alcune strade provinciali che dalla costa occidentale risalgono verso l'entroterra. Il commissario Roberto Barberi ha infatti inviato una nota ufficiale al ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché al ministero dell'interno, nella quale si evidenzia l'importanza strategica della Mare-Monti per lo sviluppo socio-economico dell'intero comprensorio montano. Un'opera che porterebbe aduna progressiva compensazione degli attuali squilibri tra la fascia costiera e le aree interne dell'area nord-ovest della nostra provincia, in particolare per le aree dei Comuni di Cianciana, Alessandria della Rocca,Bivona, Santo Stefano di Quisquina,  Cammarata, San Giovanni Gemini,Burgio, Lucca Sicula eVillafranca Sicula. Considerando le implicazioni non solo di natura economica, ma anche di sicurezza, visto che il progetto originario dell'infrastruttura viaria costituisce una valida via di collegamento ai fini di Protezione Civile, e che lo stato di progettazione della Mare-Monti è in uno stato avanzato, il Commissario Barberi ha chiesto un incontro urgente con il Ministro delle Infrastrutture al fine di inserire l'opera nei futuri programmi di investimento per lo sviluppo della rete infrastruttrurale della Sicilia, e in particolare della nostra provincia. Il tracciato individuato dal progetto inizia dallo svincolo "Borgo Bonsignore" sulla SS 115, proseguendo lungo le strade provinciali da ammodernare sino alla SS 118 (nodi di Bivona e S.Stefano Quisquina), con un rapido collegamento alla viabilità che porta alla SS 189 tra i nodi dei bivi i Tumarrano e Manganaro, rispettando, come detto, l'asse già esistente e l'attuale configurazione territoriale, e prevedendo impegni di spesa tutto sommato limitati. Allo stato attuale, inoltre, sono state acquisite le varianti agli strumenti urbanistici dei vari Comuni interessati dal progetto,mentre il Libero Consorzio ha eseguito a proprie spese le indagini geognostiche, indispensabili peri progetti esecutivi. (*CR*)


Albo per i lavoratori e un solo Ato Contrafatto: la riforma è pronta Una commissione speciale per accelerare il rilascio delle autorizzazioni ambientali in materia di rifiuti, così da favorire la realizzazione degli impianti. E poi un bacino unico per salvaguardare i 10 mila lavoratori del settore e un solo Ato al posto delle vecchie 18 società. È pronta la riforma dell'assessore Vania Contrafatto e del presidente Rosario Crocetta che dovrà essere approvata entro il 16 giugno all'Ars. È una delle scadenze fissate nel piano concordato con Roma. «In queste ore stiamo lavorando alla relazione tecnica - spiega l'assessore Contrafatto - entro la prossima settimana porterò il ddl in giunta». Il settore sarà gestito da un solo Ato che si articolerà in nove bacini periferici provinciali. Il soggetto che lo governerà è l'Eser, sigla che sta per «Ente di governo per il servizio dei rifiuti», di cui fanno parte tutti i Comuni ed è formato dal presidente, dall'Assemblea d'Ambito, dalle Conferenze territoriali e dal Collegio dei revisori. Non sono previsti compensi ma rimborsi per le trasferte. Gli amministratori che causeranno perdite in bilancio non potranno più essere nominati. Nell'Eser transiterà anche il personale amministrativo e in caso di posti vacanti scatteranno mini-concorsi. L'Ato si occuperà della programmazione e funzionerà come stazione appaltante affidando i servizi a livello provinciale. L'Eser stabilirà anche le tariffe del servizio che sarà riscosso dalle società che vinceranno gli appalti per la gestione dei rifiuti. Per quanto riguarda il destino dei circa 10 mila lavoratori del settore, questi saranno iscritti tutti in un albo unico dal quale le aziende che vinceranno le gare dovranno attingere. L'albo costituirà una sorta di «titolo», nel senso che chi vorrà lavorare nel settore dovrà farne parte. Ri. Ve.

Crisi dei rifiuti. Frenata sui termovalorizzatori: stiamo valutando, non è detto che li realizzeremo. Il dirigente Pirillo: l'emergenza costa 800 milioni in più l'anno Crocetta a Orlando: pronti a requisire Bellolampo
«Siamo pronti a requisire la discarica di Bellolampo se gli impianti di trattamento rifiuti dal primo luglio non funzioneranno a regime per poter ospitare tutti i Comuni del Palermitano. Siamo pronti ad aiutare la città utilizzando gli ex Pip per la raccolta differenziata porta a porta». Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, passa al contrattacco e sui rifiuti replica duramente a Leoluca Orlando, primo cittadino di Palermo e a capo dell'Anci, l'associazione dei sindaci che in questi giorni ha a sua volta attaccato il governo sulla crisi dei rifiuti. Insomma, l'emergenza diventa nuovo terreno di scontro politico che poco potrebbe interessare ai cittadini, se non fosse che i problemi si traducono in tasse più care: «Questa gestione emergenziale - spiega il nuovo dirigente generale dei Rifiuti, Maurizio Pirillo - crea un aumento della spesa nel settore da un miliardo a 1,8 miliardi l'anno». Dunque non c'è tempo, bisogna «normalizzare il settore» ribadisce l'asses - sore Vania Contrafatto. E Crocetta dichiara il primo obiettivo: «Ridurre al minimo i rifiuti da portare nelle discariche». In questo modo si allunga la vita dei siti e i costi calano. Resta però una parte di rifiuti da smaltire, come? «Stiamo studiando - spiega Crocetta - per capire se è più conveniente realizzare termovalorizzatori o portare rifiuti all'estero o in altre regioni. Non è detto che gli inceneritori si faranno. Se così sarà ne realizzerò al massimo cinque, più piccoli, e li posizioneremo dove oggi sorgono le discariche». In ogni caso gli impianti dovranno smaltire in tutto 700 mila tonnellate di rifiuti l'an - no e le gare andranno bandite entro ottobre. È nell'immediato, invece, che nascono i problemi. Perché il piano del governo concordato con Roma prevede di accelerare sul fronte dell'impianti - stica ancora carente e di aumentare la differenziata con precise scadenze. «Stiamo cercando di velocizzare l'iter delle autorizzazioni - dice Contrafatto - purtroppo in Sicilia le norme consentono di realizzare in tre anni quello che si può fare in uno». Il primo tipo di impianto su cui il governo ha acceso i riflettori è quello di biostabilizzazione grazie al quale in sostanza si riducono i rifiuti conferiti in discarica. L'ordinanza prevede che senza questo impianto le discariche debbano chiudere. È quanto è successo a Siculiana, che vede tra i soci il vicepresidente di Confindustria Giuseppe Catanzaro, e Gela. Da quando hanno chiuso, però, oltre cento Comuni sono stati costretti a scaricare altrove nell'Isola con un aggravio dei costi. Nell'or - dinanza è prevista la possibilità di installare una tipologia provvisoria di questi impianti. «Lo stanno già prevedendo a Gela - spiega Crocetta - lo faranno nell'arco di una ventina di giorni. Altrettanto potrebbe accadere a Sciacca». A questo punto, ipotizza Pirillo, «dovrebbe essere logico che lo faranno pure anche a Siculiana dove stando chiusi perdono circa 30 milioni l'anno». I Catanzaro avevano annunciato l'intenzione di realizzare questo impianto ma per farlo occorrono circa 4, 5 mesi. E ora fanno sapere che «continueremo a ricercare e valutare tutte le soluzioni tecnicamente sostenibili». Per la provincia di Palermo, però, Crocetta punta a dirottare i Comuni nella discarica di Bellolampo: «Questo sito deve poter gestire i rifiuti dei Comuni dell'area metropolitana abbassando le tariffe per il conferimento. Sia chiaro, la requisizione vale anche per le strutture pubbliche che non rispettano le norme». E via con un duro attacco, sostenendo che «la Regione è andata più volte in aiuto di Palermo e siamo pronti ad aiutare Orlando anche questa volta affidando ai Pip la raccolta porta a porta. Ma dal primo luglio l'impianto di biostabilizzazione dovrà funzionare a regime, si attrezzino con i turni e con il personale. Si diceva che noi portavamo i lavori a Siculiana per favorire l'uomo di Confindustria. La verità è che la discarica di Bellolampo non era pronta». Sergio Marino, assessore del Comune di Palermo ed ex presidente della Rap, che gestisce la discarica, rassicura: «Il Comune sarà in condizione di rispettare i pur gravosi limiti ed obiettivi stabiliti nella recente ordinanza della Regione. Per quanto riguarda l'impianto si sono riscontrate carenze e ritardi nella fase di avvio gestionale a causa di errori progettuali riconducibili unicamente alla stazione appaltante e cioè alla Regione».

Per licenziare gli statali non vale la legge Fornero. Lo ha stabilito la Cassazione: per il pubblico impiego resta valido l'articolo 18 previsto dallo statuto dei lavoratori.
L'articolo 18 non è scomparso per tutti, la garanzia di reintegra vale ancora, nella sua versione originale, per tutti i 3,2 milioni di statali. A sancirlo è una sentenza della Cassazione, che detta la linea su una questione quanto mai dibattuta. Dopo gli interventi della legge Fornero, del 2012, e del Jobs act, entrato in vigore lo scorso anno, la possibilità di riottenere il posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo è stata infatti circoscritta. Ma le nuove regole sono state cucite addosso al lavoratore privato, per il pubblico si è rinviato a successivi interventi o si è taciuto. Da qui i dubbi. Il ministro della P.A, Marianna Madia, ha però sempre ribadito il principio per cui ai travet «non si applicano le modifiche apportate» allo Statuto dei lavoratori. Se la pronuncia non bastasse il Governo è pronto a chiarire per legge la faccenda nel Testo Unico sul pubblico impiego atteso per l'estate o al più entro l'anno. D'altra parte la materia è intricata e la stessa Corte ammette come siano emersi «orientamenti contrastanti». Ciò non stupisce visto che, viene spiegato nella sentenza, su un piatto della bilancia c'è il principio di «uniformità di trattamento» fra pubblico e privato mentre sull'altro pesa «la inconciliabilità» della nuove regole con il regime valido nella P.A. La sezione lavoro di piazza Cavour dopo «una approfondita e condivisa riflessione» ha quindi preso la sua decisione, per altro in opposizione a una precedente pronuncia, anche abbastanza recente (fine novembre 2015). «Plurime ragioni» hanno portato a correggere il tiro e quindi ad «escludere» un articolo 18 depotenziato. Tra le motivazioni viene riportata anche la posizione della Corte Costituzionale: mentre nel privato «il potere di licenziamento del datore di lavoro è limitato allo scopo di tutelare il dipendente, nel settore pubblico» lo spazio d'azione «è circondato da garanzie», poste «non solo e non tanto nell'interesse del soggetto da rimuovere, ma anche e soprattutto a protezione dei più generali interessi collettivi». A proposito, la ministra Madia ha più volte sottolineato come nella P.A. chi espelle ne risponde con i soldi di tutti. La Uil fa poi notare come nel pubblico si entri «per concorso», mentre per la leader della Cgil, Susanna Camusso, tutto torna: «Niente di speciale, se non il fatto che le istituzioni continuano a funzionare». Non ci stanno invece gli avvocati giuslavoristi per cui il doppio binario, pubblico e privato, crea «disuguaglianza». Invita alla cautela l'esperto Pietro Ichino: «La sentenza riguarda la legge Fornero ma non il Jobs act. Se la Corte ha inteso affermare una netta e radicale differenziazione della disciplina del licenziamento dei dipendenti pubblici, la sentenza si porrebbe in contrasto con una tendenza opposta, alla parificazione del trattamento fra settore pubblico e settore privato, che è in atto ormai da un quarto di secolo». Per scacciare ogni dubbio, secondo la Confsal Unsa, è però «necessario un intervento» legislativo. La Corte avanza anche un'ipotesi, parlando della possibilità di collegarsi al rinvio di legge inserito dalla Fornero, che demanda a un atto successivo l'ar - monizzazione tra i due canali. Per i magistrati si potrebbe semplicemente limitare il rinvio e quindi «escludere l'automatica estensione di modifiche». Il fronte P.A. è in fermento anche per altre novità, oltre ai licenziamenti per i «furbetti» c'è il salario accessorio, di produttività: le regole potrebbero essere riscritte in due tappe. Subito un provvedimento che impedisce di rifarsi sui dipendenti per sbagli commessi dai singoli enti e poi una normativa quadro. Intanto è arrivato il decreto che sblocca i rinnovi per oltre un milione di dipendenti pubblici (tra autonomie e sanità). Anche per loro uno stanziamento equivalente a 300milioni di euro. «Il Jobs act non si applica al pubblico impiego. Lo abbiamo detto ripetutamente e scritto in un italiano chiaro. Per noi non ci sono mai stati malintesi. Il Jobs act si applica solo ai lavoratori privati». Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha risposto alla domanda sulla necessità o meno di una nuova norma specifica nel Testo unico sul pubblico impiego dopo la sentenza della Cassazione, secondo cui l'art.18 continua a valere per tutti i lavoratori del settore pubblico.


Livesicilia.it Orlando, Catanzaro e Faraone. Rifiuti: le tre guerre di Crocetta I vertici del triangolo coincidono con Siculiana, Bellolampo e San Filippo del Mela. E circoscrivono il teatro della nuova guerra del governatore. La guerra dei rifiuti, per la precisione. Tra discariche chiuse e da requisire, tra micro-termovalorizzatori e mega-impianti. Leoluca Orlando, Giuseppe Catanzaro e Davide Faraone (fosse solo per il suo ruolo di rappresentante siculo del governo Renzi) sono i nuovi rivali, i nuovi avversari, ai quali Rosario Crocetta non ha risparmiato frecciate e attacchi violenti, durante una conferenza stampa nella quale ha respinto l'idea di una ordinanza frutto dei "diktat" romani, ma poi ha anche ammesso: "Il termovalorizzatore nel Messinese? Non è nei piani della Regione. Il governo nazionale chiarisca cosa vuole fare". 
Intanto, quell'ordinanza ha portato, tra gli effetti pratici, alla chiusura della discarica di Siculiana. Quella, per intenderci, gestita dall'imprenditore Giuseppe Catanzaro, per anni tra i dirigenti di punta della Confindustria siciliana. E vicino storicamente ad Antonello Montante, l'ala dell'associazione che - dopo la polemica scissione con Marco Venturi - appare ancora la più vicina o la più gradita al governo regionale. E così, la "guerra" contro Catanzaro rischia di essere una schermaglia, o poco più. Un modo, in pratica, per consentire allo stesso Crocetta di presentarsi "più realista del re". E disinnescare, così, le critiche a quella Confindustria che da tempo ormai giungono dal vero rivale del governatore, cioè Leoluca Orlando. Ma intanto, ecco le bordate nei confronti di Catanzaro: "Non è riuscito a dotarsi di un impianto di biostabilizzazione. Per quale motivo? L'ho chiamato anche la sera prima di firmare l'ordinanza e mi ha confermato che non intendeva nemmeno utilizzare quello mobile. A quel punto, ho chiuso la discarica: è finito il tempo delle deroghe e delle proroghe". L'impianto "mobile" sarebbe necessario a colmare i 4-5 mesi indicati dalla Catanzaro costruzioni, come quelli necessari per la costruzione dell'impianto. La ditta, intanto, sceglie il silenzio. Ma filtra, da ambienti vicini a Catanzaro, una ricostruzione nella quale i ritardi sarebbero dovuti anche alla burocrazia regionale. Mentre i tempi richiesti per la costruzione del nuovo impianto - troppo brevi - sarebbero apparsi quasi pretestuosi.

Solo una "mossa", allora, l'attacco del governatore? Possibile. Visto che in più occasioni, Crocetta ha ripetuto: "In tanti mi dicevano che volevo favorire Catanzaro, vi sto dimostrando che non è vero". E da Palazzo d'Orleans filtrano persino le indiscrezioni relative a una presunta "trattativa" sulle tariffe che sarebbe stata messa sulla bilancia insieme alla costruzione del nuovo impianto. A rincarare la dose, oggi, il dirigente generale dei Rifiuti, Maurizio Pirillo. Anche se in questo caso la presa di posizione è apparsa più genuina: "Se io fossi un imprenditore come Catanzaro - ha detto - non esiterei a dotarmi di un impianto mobile che costa 15 mila euro al mese, visto che la conseguenza sarebbe quella della perdita di un fatturato da quasi 3 milioni di euro al mese". E non va dimenticato che Pirillo era il più fidato (fu anche difeso pubblicamente) dirigente generale dell'ex assessore all'Energia Nicolò Marino, che a più riprese ha attaccato la Confindustria siciliana, con parole e concetti pesantissimi

Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO