GIORNALE DI SICILIA«Raddoppio 640, opera conclusa a
gennaio 2018» 0 Lo ha affermato il sottosegretario alle
Infrastrutture Simona Vicari che ieri ha visitato i cantieri della
strada statale.
A luglio anche una parte della seconda
carreggiata della "bretel - la", ovvero la parte finale della
statale 640 che collega il capoluogo di Caltanissetta con l'A 19,
sarà riaperta al transito. Lo ha dichiarato il sottosegretario alle
Infrastrutture Simona Vicari ieri in visita nei cantieri della
statale 640 dove sono in avanzate fase di esecuzione i lavori di
raddoppio di carreggiata. «A gennaio 2018 l'intera opera sarà
consegnata» ha sostenuto il viceministro accompagnata nella sua
visita dal prefetto Maria Teresa Cucinotta, dal sindaco Giovanni
Ruvolo, dai dirigenti Anas e della Cmc di Ravenna, dal deputato
regionale Vincenzo Fontana. «L'attenzione del governo su questi
lavori - ha detto il sottosegretario - è dovuto all'interesse
per uno dei più grandi cantieri siciliani. Si tratta di un'opera
di fondamentale importanza non solo per le due province interessate,
ma per tutta l'isola». Vicari ha dapprima visitato il viadotto
Salso in fase di realizzazione ed ha percorso tutto il tracciato
compreso il tratto fra il capoluogo nisseno e lo svincolo
dell'autostrada Palermo-Catania. L'esponente di governo ha
parlato anche dei lavori del primo lotto della 640, quello relativo
al tratto agrigentino. Su circa trentaquattro chilometri, ne mancano
pochi per il completamento; l'ultimazio - ne è prevista entro
l'anno. «Rispetto alla tabella di marcia e ad alcuni problemi dei
mesi scorsi - ha sottolineato - la Cmc sta recuperando il tempo
perso». Dopo aver partecipato nella sala convegni del campo base ad
un breve incontro dove sono state illustrate le caratteristiche dei
lavori in corso, Vicari ha visitato il cantiere della galleria
"Caltanissetta" dove sono in corso i lavori di scavo della canna
destra con l'utilizzo della Tmb, la quarta trivella più grande al
mondo, che scava e realizza attraverso il posizionamento dei conci il
tunnel. La Tbm (una talpa di ciclopiche dimensioni ribattezzata
Barbara in omaggio al territorio) attualmente sta operando in
contrada "Bigini" alle porte del capoluogo. Il sottosegretario si
è personalmente reso conto dell'importanza, dal punto di vista
tecnologico, dello scavo meccanizzato delle gallerie. Ad oggi la
trivella, riaccesa due mesi orsono ha realizzato 865 metri di
galleria (della seconda canna ovviamente) e a breve raggiungerà il
traguardo del primo chilometro. L'ammo - dernamento a quattro
corsie della statale 640 (da poco ribattezzata "strada degli
scrittori") è un'arte - ria fondamentale e strategica per il
collegamento delle diverse province interessate. L'Anas su
quest'opera ha investito un miliardo e mezzo di euro affidandola
alla "Empedocle 2" consorzio di imprese nel quale è rimasta solo
la Cmc di Ravenna. (*SGA*)
Punta Bianca, crolla un altro pezzo
di falesia 0 L'associazione ambientalista Mareamico ha segnalato la
nuova frana che interessa una parte del costone roccioso
Nuovo crollo ieri in contrada Drasy
lungo il costone che sovrasta la spiaggia di Punta Bianca. La frana
si è verificata l'altra notte ed è stata documentata
dall'associazione ambientalista Mareamico che da sempre si occupa di
quanto accade nell'area. «La scorsa stagione balneare - ricorda
Claudio Lombardo - si era conclusa con un crollo che solo per un caso
non ha causato vittime vista la presenza di molti bagnanti sulla
spiaggia ed ora una grossa frana ha segnato l'inizio della stagione
balneare 2016 con un'intera collina è collassata in mare. Questa
zona è tristemente famosa ad Agrigento e non solo, perchè appena
sopra vi è un poligono di tiro dell'Esercito dove, per 8 mesi
l'anno, si svolgono le esercitazioni militari che hanno impedito fino
ad oggi la nascita della riserva naturale di Punta Bianca. E questo
nonostante vi siano le indicazioni, da parte del Ministero della
Difesa, di trasferirlo in altro sito. Ma purtroppo il Presidente
della Regione Sicilia Crocetta, nonostante le promesse, ancora non ha
trovato nessun territorio idoneo ad accogliere le esercitazioni
militari. E nel frattempo crolla tutto». E proprio sulle
esercitazioni militari che si svolgono al poligono Drasy, da tempo le
associazioni ambientaliste del territorio, si battono affinché
vengano spostate in altra zona e venga istituita invece la riserva
naturale orientata di Punta Bianca. E in effetti, lo stesso generale
Corrado Dalzini, comandante della regione militare Sud, dopo le
numerose proteste, nell'aprile 2013, durante una conferenza stampa,
si dichiarò disponibile a lasciare l'area purché la regione
Sicilia avesse fornito un'al - ternativa idonea. Cosa che ancora
non accade.Intanto, così come accaduto nel 2012 e in altre
circostanze, fu lo scorso 28 agosto che si rischiò la tragedia. Quel
giorno infatti, il crollo di una grossa fetta di costone si verificò
nel pomeriggio a poca distanza dalle persone intente a prendere il
sole in spiaggia. Solo un caso fece in modo che l'episodio non avesse
conseguenze gravi. Poco distante, nella vicina spiaggia di
zingarello, la cui collina ha la stesse caratteristiche di Drasy, il
Comune di Agrigento aveva appena delimitato un tratto di spiaggia per
il crollo di un pezzo della falesia. Secondo gli esperti è stato il
caldo di questi ultimi giorni a rendere più secco e dunque più
friabile e vulnerabile il costone. « E' necessario - conclude
Lombardo - sedersi di nuovo intorno ad un tavolo e stilare un
regolamento che permetta di ridurre i giorni delle esercitazioni
militari, magari dirottando quelle più leggere in poligoni privati.
Questo permetterebbe, da un lato di ridurre l'inqui - namento da
piombo e dall'altro permetterebbe l'ampliamento del periodo di
fruizione dell'area da parte delle scuole e da parte dei turisti».
Zona industriale. Resi noti i
risultati delle analisi fatte nella zona dai tecnici Arpa Incendio
Progeo, allarme inquinamento
«Presenti sostanze e composti con
elevata pericolosità, al di sopra della soglia di attenzione
prevista dalla normativa». Undici giorni dopo il sopralluogo dei
tecnici del settore Ambiente del Libero consorzio, dell'Arpa e della
polizia provinciale allo stabilimento "Progeo" della zona
industriale di Agrigento, è questo l'esito degli esami di
laboratorio sui campioni di aria prelevati tramite canister. A
renderli noti è stata la sezione tecnica dell'Arpa di Agrigento. E
proprio la stessa Arpa ha "consigliato ulteriori indagini sulle
aree adiacenti per valutare le eventuali ricadute negative".
Indagini che dovranno riguardare la qualità dell'aria e la
dismissione del materiale bruciato dopo la sua caratterizzazione. "E'
evidente, dunque, - scrivono dal Libero consorzio comunale - la
necessità di una messa in sicurezza permanente dei residui della
combustione e di un'eventuale successiva bonifica". I
risultati sono stati trasmessi a tutti gli enti interessati, compreso
il Libero consorzio. Il sopralluogo era stato effettuato proprio per
"valutare gli effetti sull'ambiente" e verificare
l'eventuale presenza di sostanze inquinanti. Alle ormai ex Provincie
spetta, infatti, la competenza del monitoraggio e del controllo
ambientale. Il rogo allo stabilimento della "Progeo srl" -
una ditta che, utilizzando moderne ed efficienti tecnologie, si
occupava del trattamento e della lavorazione della cosiddetta
frazione secca, derivante dalla raccolta differenziata, - è
divampato alle 7 circa dello scorso 16 giugno. A distanza di giorni e
giorni, in quel che resta dello stabilimento industriale sono ancora
presenti i vigili del fuoco che si stanno occupando di "smassare",
ossia dimezzare e sparpagliare i cumuli di cenere. E continuano anche
a spegnere i focolai che - ancora, nonostante il trascorrere dei
giorni, - covano all'interno delle montagne incenerite di rifiuti.
(*CR*)
sicilia24h.it
L'
incendio Progeo ha inquinato pericolosamente l'ambiente
La
sezione tecnica di Agrigento dell' Arpa, l' Agenzia regionale
protezione ambiente, ha reso noti i risultati del campionamento
dell'aria compiuto nei giorni scorsi nell'area della società
Progeo, interessata da un violento incendio che ha distrutto il
deposito e gli impianti di selezione dei rifiuti provenienti dalla
raccolta differenziata. Ebbene, dalle analisi dei campioni è emersa
la presenza di sostanze e composti con elevata pericolosità sia in
sé che come precursori di altre, al di sopra della soglia di
attenzione prevista dalla normativa. Ecco perché l' Arpa ha
consigliato ulteriori indagini sulle aree adiacenti per valutare le
eventuali ricadute negative. Le indagini dovranno riguardare la
qualità dell'aria e la dismissione del materiale bruciato. E'
evidente, dunque, la necessità di un recupero in sicurezza
permanente dei residui della combustione e di un'eventuale
successiva bonifica. I risultati sono stati trasmessi all' ex
Provincia di Agrigento, che ha competenza in materia.