GIORNALE DI SICILIA
Dal sindaco di Torino
no all'immondizia in arrivo dalla Sicilia.
E il piano si ferma.
«Come volevasi
dimostrare mandare i rifiuti fuori dalla Sicilia non è poi così
semplice». Dopo una giornata intensa Rosario Crocetta sbotta. Lui
che ha sempre detto no a questa ipotesi e che ha percorso questa
strada in extremis, dopo l'ennesimo rischio di commissariamento da
Roma. Il trasferimento in Piemonte dell'immondizia accumulata
sembrava cosa fatta, ma l'operazione ieri si è trasformata in un
braccio di ferro tutto politico che sta paralizzando l'operazione.
Con i 5 Stelle, e in testa il sindaco di Torino Chiara Appendino, che
si sono messi di traverso e il presidente della Regione Piemonte,
Sergio Chiamparino, che ribadisce la disponibilità. «Le navi sono
pronte - dice il presidente della Regione Sicilia, ma da due giorni
non ci dicono i dettagli, non ci dicono quando possiamo portare
questi rifiuti, nulla. Aspettiamo risposte. Evidentemente c'è un
problema politico, io ho informato la Regione Piemonte e il
ministero». Il piano che la Regione Siciliana sta mettendo a punto
prevede l'invio subito di 3 mila tonnellate, l'accordo
complessivo è di 15 mila tonnellate, lasciando delle quote residue
in caso di eventuali necessità future. Il trasporto sarebbe affidato
alla Ustica Lines, senza costi aggiuntivi rispetto alla convenzione
già esistente per il trasporto passeggeri. Bruciare i rifiuti
nell'impianto alle porte di Torino costa 130 euro a tonnellata, a
carico della Regione. I Comuni dovrebbero preoccuparsi però del
reperimento di mezzi di trasporto ad hoc. Tutto è appeso a un filo.
A quelle risposte che al Dipartimento di viale Campania aspettano da
Torino e dietro cui potrebbe esserci un braccio di ferro politico. Un
no incrociato, fra Palermo e Torino, quello del Movimento 5 Stelle.
«Ci siamo sempre opposti al "pendolarismo dei rifiuti" -
spiega Giorgio Bertola, capogruppo M5S in Regione Piemonte -
ricordiamo inoltre che al Gerbido, ad oggi, vengono inceneriti anche
rifiuti provenienti dalla Liguria. È inaccettabile che il Piemonte
si trasformi nella pattumiera delle regioni italiane solo per far
quadrare i conti di Trm, società di gestione dell'inceneritore».
Il no che sembra pesare di più è quello del sindaco di Torino,
Chiara Appendino, che, spalleggiata dalla maggioranza pentastellata
in Consiglio comunale, invita la Regione a rivedere la sua posizione.
Il Comune ha il 35 per cento delle quote dell'Ato in cui ricade il
termovalorizzatore. «L'impegno della mia giunta - dice Appendino
- è quello di incentivare la riduzione dei rifiuti e la raccolta
differenziata con l'orizzonte di eliminare nel tempo la pratica
dell'incenerimento. Votando il nostro programma, i torinesi hanno
fatto anche una precisa scelta nella direzione del trattamento dei
rifiuti e trovo al limite della beffa accogliere tonnellate di
immondizia provenienti da altre parti d'Italia destinati a ciò per
cui i cittadini hanno espresso parere contrario». È il presidente
della Regione, Chiamparino a cercare di raddrizzare la barra. «La
Regione Piemonte ha accettato una richiesta di disponibilità e di
aiuto da parte del governo per la gestione dei rifiuti della Regione
Sicilia. Abbiamo fatto tutte le verifiche tecniche con i vari
impianti di smaltimento di rifiuti del Piemonte, e dato disponibilità
a riceverne 15 mila tonnellate. La Sicilia ci ha chiesto di
accogliere circa 4 mila tonnellate: se le verifiche di compatibilità
con i nostri impianti avranno esito positivo, non vedo che differenza
possa fare la provenienza geografica di questi rifiuti, dalla
Sicilia, dalla Liguria o da altra regione, tenendo anche conto che
magari in queste 4 mila tonnellate sono confluiti anche quelli di
qualche Comune amministrato dal M5S». Da Torino a Palermo, dove
arriva un'altra denuncia del Movimento 5 Stelle. «Nel maggio 2015
- dicono i deputati Giampiero Trizzino (Ars), Claudia Mannino
(Camera) e Ignazio Corrao (Bruxelles) - il dipartimento regionale
rifiuti scriveva alla Protezione civile per manifestare la
prospettiva della spedizione dei rifiuti fuori dalla Sicilia entro 12
mesi». E sull'accordo con il Piemonte «chiederemo tutti gli
incartamenti - dico - no i portavoce all'Ars - perché la scelta
di conferire i rifiuti proprio nella città amministrata da Chiara
Appendino ci appare una chiara provocazione politica». «Guerra dei
rifiuti» che fra Torino e Palermo fa tappa anche a Roma, dove il
ministro Galletti ha strigliato l'altro sindaco grillino, Virginia
Raggi, e portato ad esempio l'accordo con la Sicilia «con la quale
c'è stata un'intesa per poter gestire l'emergenza». Emergenza
che ancora non è superata. «In molte province la situazione si va
normalizzando - dice Crocetta - il problema principale resta la
provincia di Palermo, molti Comuni oggi (ieri per chi legge, ndr) non
hanno potuto conferire a Bellolampo». Sulla discarica palermitana si
gioca un'altra partita, quella dello scontro fra Regione e Comune
di Palermo. «Orlando ha sempre detto che Bellolampo è a servizio
dell'intera area metropolitana? Bene, lo dimostri lasciando aperta
la discarica e consentendo a tutti i comuni del Palermitano di
conferire lì, anziché costringerli a fare centinaia di chilometri
ogni giorno», dice l'assessore Vania Contrafatto. Intanto ieri la
giunta ha approvato le dotazioni organiche di altre tre Srr, Palermo
area metropolitana, Messina Area metropolitana e Ragusa. E, dopo
l'apertura del polo tecnologico di Castelvetrano (e in attesa della
riattivazione di Siculiana) si continua a lavorare sul fronte
dell'impiantistica. «Non ci sarà una nuova Napoli», dice
Crocetta. E dalla Cgil di Trapani e dalla Camera del lavoro di
Castelvetrano lanciano un appello per aumentare la differenziata
mentre l'apertura dell'impianto di Castelvetrano in contrada
Airone, è «una soluzione per ripulire le città ma, nello stesso
tempo va trovata una soluzione definitiva al problema».
Pubblica
amministrazione, Madia: con Jobs Act assunzioni mirate
Quello che faremo
sicuramente nel testo unico è confermare che per gli statali si
applica sempre il reintegro nel posto di lavoro in caso di
licenziamento illegittimo. Detto questo però chi sbaglia deve essere
licenziato. Dal Jobs Act, invece, prenderemo spunto per altre norme»,
cioè «quelle per mettere fine al precariato nella Pubblica
amministrazione».
Lo afferma il ministro
per la Funzione pubblica, Marianna Madia, in un'intervista al
Messaggero.
«Non dovrà più essere
possibile utilizzare contratti precari per coprire esigenze di
organico stabili. È quello che è successo con le maestre degli
asili. Rivedremo anche i meccanismi di reclutamento». Nel senso che
- spiega - «anche l'amministrazione pubblica deve iniziare a
ragionare come ragionerebbe un ufficio del personale di un'azienda
privata. Vanno capite quali professionalità servono e in quali
amministrazioni servono, il turn over deve diventare selettivo e non
indistinto come è oggi. Se ho bisogno di un medico non devo assumere
un amministrativo».
LA SICILIA
CANICATTI'. Ieri mattina secondo
blitz della Guardia di finanza al Comune per acquisire altri
documenti.
LA PROCURA VUOL VEDERCI CHIARO.
Si indaga sui rapporti tra l'Ente
e le cooperative che gestiscono i centri d'accoglienza.
CANICATTI'. Anche ieri militari della
Guardia di Finanza si sono presentati negli uffici della Solidarietà
Sociale del Comune di Canicatti. Come avevano fatto martedì, i
finanzieri hanno proseguito l'acquisizione di atti. Al centro
dell'indagine delle fiamme gialle, i rapporti tra lente comunale e
le cooperative che si occupano di accoglienza agli immigrati, minori
non accompagnati eri chiedenti asilo. Fotocopiate diverse fatture
emesse dalle cooperative e dalle associazioni che operano sul
territorio nei confronti del Comune chiedendo il pagamento delle
spettanze dovute. Un settore molto caldo questo che spesso vede i
titolari ed i responsabili delle cooperative protestare per la
mancata corresponsione delle rette dovute per l'ospitalità ed i
servizi resi agli immigrati che sbarcano lungo le coste della Sicilia
oppure sull'isola di Lampedusa.
Soltanto qualche mese addietro di
questa situazione si era anche occupata la nota trasmissione di
Canale 5 Striscia la Notizia che per una settimana si era interessata
del caso. I responsabili delle strutture, infatti, lamentavano che da
almeno due anni non percepivano soldi da parte del comune di
Canicattì e che non potevano più andare avanti a proprie spese
minacciando la chiusura delle strutture ed azioni legali contro
l'ente e nei confronti del Ministero delle Politiche Sociali. Anche
qualche settimana addietro responsabili delle strutture che ospitano
migranti sul territorio comunale sì erano presentati presso en te
protestando perché non avevano ancora percepito a spettanze
arretrate. Adesso, la Procura di Agrigento, starebbe tentando di
mettere nero su bianco ed accertare che cosa in realtà stia
succedendo a Canicattì. Ovviamente, sulla vicenda. viene mantenuto
il massimo riserbo dagli investigatori i quali non confermano nessuna
indiscrezione. Ma che sì stia indagando su questo fronte al comune
di Canicattì non vi. è alcun dubbio. Si tratta di cifre
considerevoli che risalgono al 2015 per circa 50 minori e 30 addetti
all'assistenza i cui mancato accredito alle associazioni o
cooperative di assistenza costringono a ricorrere a prestiti bancari.
Secondo una parziale stima oltre 400 mila euro. Ad aprile scorso
quando era scattata la protesta dei rappresentanti delle strutture
l'ex sindaco Vincenzo Corbo e il dirigente Domenico Ferrante
avevano assicurato che l'accredita mento sarebbe avvenuto a breve
ma solo per la pane di fondi che era no già stati inviati al comune
di Canicattì pari a 45 euro al giorno per singolo ospite,
La parte rimanente di poco più di 30
euro sarebbe stata accreditata solo quando si sarebbe avuto il
relativo trasferimento sul conto comunale da pane delle istituzioni
competenti.
CARMELO VELLA
Sicilia nell'immondizia
RIVOLTA DEI GRILLINI CHE NON
VOGLIONO RIFIUTI IN PIEMONTE
Crocetta: "Sapevo che sarebbe
finita così con i "nordisti" ma noi stiamo già cercando altre
soluzioni.
PALERMO. Il "no" del sindaco di
Torino, Chiara Appendino, e del Movimento Cinque Stelle all'invio
in Piemonte della spazzatura prodotta in Sicilia complica i piani
della Regione. E trasforma l'emergenza rifiuti in un terreno di
scontro politico, col governatore Rosario Crocetta che attacca
grillini: «L'operazione verità è avvenuta. Me lo aspettavo.
Avevo previsto queste indisponibilità nordiste ad accogliere i
rifiuti terroni". Da parte della Appendino è arrivato un attacco
spaventoso. Spero che i grillini all'Ars si mobilitino in difesa
della Sicilia».
Dopo il via libera della Regione
Piemonte, presieduta da Sergio Chiamparino (esponente del Pd dunque,
i pentastellati fanno muro. Da Torino a Palermo, passando per Roma, è
un coro di "no". La maggioranza al Consiglio comunale torinese
che sostiene i sindaco Appendino «esprime netta contrarietà alla
decisione della Regione Piemonte di autorizzare il conferimento di
15mila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Sicilia presso
l'inceneritore del Gerbido". Rincara la dose il capogruppo del
MS5 in Regione Piemonte, Giorgio Bertola. secondo cui «è
inaccettabile che il Piemonte si trasformi nel la pattumiera delle
regioni italiane solo per far quadrare i conti di Trm spa, società
di gestione dell'inceneritore». Sulla vicenda intervengono pure
parlamentari siciliani di Ca mera, Ars e Bruxelles, che parlano di
«soccorso rosso tra governatori Pd»e «provocazione politica nella
scelta di conferire i rifiuti proprio nella città amministrata da
Chiara Appendino. L'invio dei rifiuti fuori regione era evitabile,
se avessero ascoltato i nostri appelli e solleciti». Ma Crocetta
controbatte: «Erano loro, malgrado le mie perplessità che avevano
chiesto dì mandare i rifiuti fuori daL l'isola. Ora hanno cambiato
idea?».
Dal presidente della Regione Pie monte
arrivano rassicurazioni sulla fattibilità tecnica dell'operazione:
«Se le verifiche di compatibilità coi
nostri impianti avranno esito positivo- spiega Chiamparino — non
vedo che differenza possa fare la provenienza geografica di questi
rifiuti, dalla Sicilia, dalla Liguria o da altra regione, tenendo
anche conto che magari in queste 4mila tonnellate
sono confluiti anche quelli di qual che
Comune amministrato dal M5S».
Palazzo d'Orleans, su pressione del
ministero dell'Ambiente, aveva deciso di trasportare un primo
quantitativo d'immondizia (1.300 tonnellate), caricando gli
autocompattatori su una nave. Con costi (stimati attorno ai 130 euro,
più il trasporto) a carico della Regione, che ha rastrellato le
economie della vecchia ordinanza di Protezione civile del 2010
sull'emergenza rifiuti. Ustica Lines si è messa a disposizione per
una collaborazione logistica. Ieri, però, la macchina organizzativa
per l'invio della spazzatura in Piemonte ha subito rallentamenti.
Fino a tarda sera nessuna notizia dal termovalorizzatore di Torino,
come riferisse il presidente Crocetta: «Non sappiamo né date né
condizioni contrattuali. La nave pronta, ma come facciamo a farla
partire con questa incertezza? Non vogliamo portare i rifiuti in
Piemonte con sistematicità, ma in quantità limitate». La parola
finale a desso spetta allAto rifiuti torinese ed ai gestori del
termovalorizzatore, la Trm spa: società a capitale misto per 180%
privata (si tratta di una controllata della Iren spa) e per il 20% in
mano a soci pubblici, tra cui il Comune di Torino che ha il numero
maggiore di quote. In assenza dì indicazioni dal Piemonte, la
Regione sta cercando altre soluzioni: «Siamo la politica del fare e
non delle chiacchiere — aggiunge Crocetta - ecco perché stiamo
lavorando alle alternative». Alternative che il governatore non ha
voluto svelare, limitandosi a dire che il «primo agosto riaprirà la
discarica di Siculiana, venerdì quella dì Augusta e fra due giorni
il Tmb di Bellolampo dovrebbe torna re operativo. A meno che Rap non
decida diversamente. Leoluca Orlando prima diceva che con Siculiana
volevamo favorire i privati, nella fattispecie Catanzaro, uomo di
Confindustria; ora è d'accordo a portare l'immondizia fuori
dalla Regione. In tanto però Rap chiude ai Comuni del Palermitano
innescando nuovi problemi".
Agrigentonotizie
IL TOURING CLUB ITALIANO INCORONA LE
SPIAGGE PIÙ BELLE DELL'AGRIGENTINO
Da Capo San Marco, a Sciacca, a
Castellazzo, a Palma di Montechiaro, passando per il lido Rossello di
Realmonte alla riserva del fiume Belice. Fino alle acque cristalline
dell'isola dei Conigli di Lampedusa.
Le spiagge agrigentine tra le "regine"
di Sicilia. Sabbia fine, acqua cristallina e panorami mozzafiato. Il
Touring club italiano ha "incoronato" il mare più bello
dell'Isola, provincia per provincia, facendo una selezione delle
spiagge migliori. Ricca la scelta nel territorio agrigentino, dove
sono state individuate sei località di mare al top in Sicilia."
Si comincia con la spiaggia di
Castellazzo a Palma di Montechiaro, a metà strada tra Agrigento e
Licata. "Una serie di piccole calette con litorale ciottoloso di
incredibile bellezza, - si legge sul sito internet del Touring club
italiano - immerse in un'area molto selvaggia con una costa alta e
picchi di rocce gessose". Poi tocca al lido Rossello, a Realmonte,
molto adatto ai più piccoli per la sua tranquillità e le attività
ludiche, incorniciato a nord dall'arco della Costabianca, a ovest
da Capo Rossello, e a est dal profilo della Scala dei Turchi."
Il viaggio prosegue poi a Capo San
Marco, a Sciacca, dove, scrive il Tci, "la spiaggia vi accoglierà
con i suoi gialli intensi, riflessi dai monti che la cingono. Il mare
è subito profondo. Quindi maschere allacciate e scarpette di gomma".
C'è poi la riserva del Belice, nel territorio di Menfi. La
spiaggia si trova all'interno dell'area protetta della foce del
fiume Belice, a poco più di dieci chilometri dal comune di
Castelvetrano. È una spiaggia tranquilla dove godersi le dune e il
mare azzurro acceso. Da segnalare anche Cala dei Turchi, a Campobello
di Mazzara, con le sue atmosfere magrebine, i colori ocra e gli
scorci esotici. Non si può non concludere senza aver citato la
spiaggia dei Conigli di Lampedusa, inserita nella Guida Blu 2016 del
Tci, le cui calette rendono indimenticabile l'incontro con il
mare."