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rassegna stampa del 28 luglio 2016

GIORNALE DI SICILIA

Dal sindaco di Torino no all'immondizia in arrivo dalla Sicilia.
E il piano si ferma.

«Come volevasi dimostrare mandare i rifiuti fuori dalla Sicilia non è poi così semplice». Dopo una giornata intensa Rosario Crocetta sbotta. Lui che ha sempre detto no a questa ipotesi e che ha percorso questa strada in extremis, dopo l'ennesimo rischio di commissariamento da Roma. Il trasferimento in Piemonte dell'immondizia accumulata sembrava cosa fatta, ma l'operazione ieri si è trasformata in un braccio di ferro tutto politico che sta paralizzando l'operazione. Con i 5 Stelle, e in testa il sindaco di Torino Chiara Appendino, che si sono messi di traverso e il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, che ribadisce la disponibilità. «Le navi sono pronte - dice il presidente della Regione Sicilia, ma da due giorni non ci dicono i dettagli, non ci dicono quando possiamo portare questi rifiuti, nulla. Aspettiamo risposte. Evidentemente c'è un problema politico, io ho informato la Regione Piemonte e il ministero». Il piano che la Regione Siciliana sta mettendo a punto prevede l'invio subito di 3 mila tonnellate, l'accordo complessivo è di 15 mila tonnellate, lasciando delle quote residue in caso di eventuali necessità future. Il trasporto sarebbe affidato alla Ustica Lines, senza costi aggiuntivi rispetto alla convenzione già esistente per il trasporto passeggeri. Bruciare i rifiuti nell'impianto alle porte di Torino costa 130 euro a tonnellata, a carico della Regione. I Comuni dovrebbero preoccuparsi però del reperimento di mezzi di trasporto ad hoc. Tutto è appeso a un filo. A quelle risposte che al Dipartimento di viale Campania aspettano da Torino e dietro cui potrebbe esserci un braccio di ferro politico. Un no incrociato, fra Palermo e Torino, quello del Movimento 5 Stelle. «Ci siamo sempre opposti al "pendolarismo dei rifiuti" - spiega Giorgio Bertola, capogruppo M5S in Regione Piemonte - ricordiamo inoltre che al Gerbido, ad oggi, vengono inceneriti anche rifiuti provenienti dalla Liguria. È inaccettabile che il Piemonte si trasformi nella pattumiera delle regioni italiane solo per far quadrare i conti di Trm, società di gestione dell'inceneritore». Il no che sembra pesare di più è quello del sindaco di Torino, Chiara Appendino, che, spalleggiata dalla maggioranza pentastellata in Consiglio comunale, invita la Regione a rivedere la sua posizione. Il Comune ha il 35 per cento delle quote dell'Ato in cui ricade il termovalorizzatore. «L'impegno della mia giunta - dice Appendino - è quello di incentivare la riduzione dei rifiuti e la raccolta differenziata con l'orizzonte di eliminare nel tempo la pratica dell'incenerimento. Votando il nostro programma, i torinesi hanno fatto anche una precisa scelta nella direzione del trattamento dei rifiuti e trovo al limite della beffa accogliere tonnellate di immondizia provenienti da altre parti d'Italia destinati a ciò per cui i cittadini hanno espresso parere contrario». È il presidente della Regione, Chiamparino a cercare di raddrizzare la barra. «La Regione Piemonte ha accettato una richiesta di disponibilità e di aiuto da parte del governo per la gestione dei rifiuti della Regione Sicilia. Abbiamo fatto tutte le verifiche tecniche con i vari impianti di smaltimento di rifiuti del Piemonte, e dato disponibilità a riceverne 15 mila tonnellate. La Sicilia ci ha chiesto di accogliere circa 4 mila tonnellate: se le verifiche di compatibilità con i nostri impianti avranno esito positivo, non vedo che differenza possa fare la provenienza geografica di questi rifiuti, dalla Sicilia, dalla Liguria o da altra regione, tenendo anche conto che magari in queste 4 mila tonnellate sono confluiti anche quelli di qualche Comune amministrato dal M5S». Da Torino a Palermo, dove arriva un'altra denuncia del Movimento 5 Stelle. «Nel maggio 2015 - dicono i deputati Giampiero Trizzino (Ars), Claudia Mannino (Camera) e Ignazio Corrao (Bruxelles) - il dipartimento regionale rifiuti scriveva alla Protezione civile per manifestare la prospettiva della spedizione dei rifiuti fuori dalla Sicilia entro 12 mesi». E sull'accordo con il Piemonte «chiederemo tutti gli incartamenti - dico - no i portavoce all'Ars - perché la scelta di conferire i rifiuti proprio nella città amministrata da Chiara Appendino ci appare una chiara provocazione politica». «Guerra dei rifiuti» che fra Torino e Palermo fa tappa anche a Roma, dove il ministro Galletti ha strigliato l'altro sindaco grillino, Virginia Raggi, e portato ad esempio l'accordo con la Sicilia «con la quale c'è stata un'intesa per poter gestire l'emergenza». Emergenza che ancora non è superata. «In molte province la situazione si va normalizzando - dice Crocetta - il problema principale resta la provincia di Palermo, molti Comuni oggi (ieri per chi legge, ndr) non hanno potuto conferire a Bellolampo». Sulla discarica palermitana si gioca un'altra partita, quella dello scontro fra Regione e Comune di Palermo. «Orlando ha sempre detto che Bellolampo è a servizio dell'intera area metropolitana? Bene, lo dimostri lasciando aperta la discarica e consentendo a tutti i comuni del Palermitano di conferire lì, anziché costringerli a fare centinaia di chilometri ogni giorno», dice l'assessore Vania Contrafatto. Intanto ieri la giunta ha approvato le dotazioni organiche di altre tre Srr, Palermo area metropolitana, Messina Area metropolitana e Ragusa. E, dopo l'apertura del polo tecnologico di Castelvetrano (e in attesa della riattivazione di Siculiana) si continua a lavorare sul fronte dell'impiantistica. «Non ci sarà una nuova Napoli», dice Crocetta. E dalla Cgil di Trapani e dalla Camera del lavoro di Castelvetrano lanciano un appello per aumentare la differenziata mentre l'apertura dell'impianto di Castelvetrano in contrada Airone, è «una soluzione per ripulire le città ma, nello stesso tempo va trovata una soluzione definitiva al problema».


Pubblica amministrazione, Madia: con Jobs Act assunzioni mirate

Quello che faremo sicuramente nel testo unico è confermare che per gli statali si applica sempre il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Detto questo però chi sbaglia deve essere licenziato. Dal Jobs Act, invece, prenderemo spunto per altre norme», cioè «quelle per mettere fine al precariato nella Pubblica amministrazione».
Lo afferma il ministro per la Funzione pubblica, Marianna Madia, in un'intervista al Messaggero.
«Non dovrà più essere possibile utilizzare contratti precari per coprire esigenze di organico stabili. È quello che è successo con le maestre degli asili. Rivedremo anche i meccanismi di reclutamento». Nel senso che - spiega - «anche l'amministrazione pubblica deve iniziare a ragionare come ragionerebbe un ufficio del personale di un'azienda privata. Vanno capite quali professionalità servono e in quali amministrazioni servono, il turn over deve diventare selettivo e non indistinto come è oggi. Se ho bisogno di un medico non devo assumere un amministrativo».


LA SICILIA

CANICATTI'. Ieri mattina secondo blitz della Guardia di finanza al Comune per acquisire altri documenti.
LA PROCURA VUOL VEDERCI CHIARO.
Si indaga sui rapporti tra l'Ente e le cooperative che gestiscono i centri d'accoglienza.
CANICATTI'. Anche ieri militari della Guardia di Finanza si sono presentati negli uffici della Solidarietà Sociale del Comune di Canicatti. Come avevano fatto martedì, i finanzieri hanno proseguito l'acquisizione di atti. Al centro dell'indagine delle fiamme gialle, i rapporti tra lente comunale e le cooperative che si occupano di accoglienza agli immigrati, minori non accompagnati eri chiedenti asilo. Fotocopiate diverse fatture emesse dalle cooperative e dalle associazioni che operano sul territorio nei confronti del Comune chiedendo il pagamento delle spettanze dovute. Un settore molto caldo questo che spesso vede i titolari ed i responsabili delle cooperative protestare per la mancata corresponsione delle rette dovute per l'ospitalità ed i servizi resi agli immigrati che sbarcano lungo le coste della Sicilia oppure sull'isola di Lampedusa.
Soltanto qualche mese addietro di questa situazione si era anche occupata la nota trasmissione di Canale 5 Striscia la Notizia che per una settimana si era interessata del caso. I responsabili delle strutture, infatti, lamentavano che da almeno due anni non percepivano soldi da parte del comune di Canicattì e che non potevano più andare avanti a proprie spese minacciando la chiusura delle strutture ed azioni legali contro l'ente e nei confronti del Ministero delle Politiche Sociali. Anche qualche settimana addietro responsabili delle strutture che ospitano migranti sul territorio comunale sì erano presentati presso en te protestando perché non avevano ancora percepito a spettanze arretrate. Adesso, la Procura di Agrigento, starebbe tentando di mettere nero su bianco ed accertare che cosa in realtà stia succedendo a Canicattì. Ovviamente, sulla vicenda. viene mantenuto il massimo riserbo dagli investigatori i quali non confermano nessuna indiscrezione. Ma che sì stia indagando su questo fronte al comune di Canicattì non vi. è alcun dubbio. Si tratta di cifre considerevoli che risalgono al 2015 per circa 50 minori e 30 addetti all'assistenza i cui mancato accredito alle associazioni o cooperative di assistenza costringono a ricorrere a prestiti bancari. Secondo una parziale stima oltre 400 mila euro. Ad aprile scorso quando era scattata la protesta dei rappresentanti delle strutture l'ex sindaco Vincenzo Corbo e il dirigente Domenico Ferrante avevano assicurato che l'accredita mento sarebbe avvenuto a breve ma solo per la pane di fondi che era no già stati inviati al comune di Canicattì pari a 45 euro al giorno per singolo ospite,
La parte rimanente di poco più di 30 euro sarebbe stata accreditata solo quando si sarebbe avuto il relativo trasferimento sul conto comunale da pane delle istituzioni competenti.
CARMELO VELLA

Sicilia nell'immondizia
RIVOLTA DEI GRILLINI CHE NON VOGLIONO RIFIUTI IN PIEMONTE
Crocetta: "Sapevo che sarebbe finita così con i "nordisti" ma noi stiamo già cercando altre soluzioni.
PALERMO. Il "no" del sindaco di Torino, Chiara Appendino, e del Movimento Cinque Stelle all'invio in Piemonte della spazzatura prodotta in Sicilia complica i piani della Regione. E trasforma l'emergenza rifiuti in un terreno di scontro politico, col governatore Rosario Crocetta che attacca grillini: «L'operazione verità è avvenuta. Me lo aspettavo. Avevo previsto queste indisponibilità nordiste ad accogliere i rifiuti terroni". Da parte della Appendino è arrivato un attacco spaventoso. Spero che i grillini all'Ars si mobilitino in difesa della Sicilia».
Dopo il via libera della Regione Piemonte, presieduta da Sergio Chiamparino (esponente del Pd dunque, i pentastellati fanno muro. Da Torino a Palermo, passando per Roma, è un coro di "no". La maggioranza al Consiglio comunale torinese che sostiene i sindaco Appendino «esprime netta contrarietà alla decisione della Regione Piemonte di autorizzare il conferimento di 15mila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Sicilia presso l'inceneritore del Gerbido". Rincara la dose il capogruppo del MS5 in Regione Piemonte, Giorgio Bertola. secondo cui «è inaccettabile che il Piemonte si trasformi nel la pattumiera delle regioni italiane solo per far quadrare i conti di Trm spa, società di gestione dell'inceneritore». Sulla vicenda intervengono pure parlamentari siciliani di Ca mera, Ars e Bruxelles, che parlano di «soccorso rosso tra governatori Pd»e «provocazione politica nella scelta di conferire i rifiuti proprio nella città amministrata da Chiara Appendino. L'invio dei rifiuti fuori regione era evitabile, se avessero ascoltato i nostri appelli e solleciti». Ma Crocetta controbatte: «Erano loro, malgrado le mie perplessità che avevano chiesto dì mandare i rifiuti fuori daL l'isola. Ora hanno cambiato idea?».
Dal presidente della Regione Pie monte arrivano rassicurazioni sulla fattibilità tecnica dell'operazione:
«Se le verifiche di compatibilità coi nostri impianti avranno esito positivo- spiega Chiamparino — non vedo che differenza possa fare la provenienza geografica di questi rifiuti, dalla Sicilia, dalla Liguria o da altra regione, tenendo anche conto che magari in queste 4mila tonnellate
sono confluiti anche quelli di qual che Comune amministrato dal M5S».
Palazzo d'Orleans, su pressione del ministero dell'Ambiente, aveva deciso di trasportare un primo quantitativo d'immondizia (1.300 tonnellate), caricando gli autocompattatori su una nave. Con costi (stimati attorno ai 130 euro, più il trasporto) a carico della Regione, che ha rastrellato le economie della vecchia ordinanza di Protezione civile del 2010 sull'emergenza rifiuti. Ustica Lines si è messa a disposizione per una collaborazione logistica. Ieri, però, la macchina organizzativa per l'invio della spazzatura in Piemonte ha subito rallentamenti. Fino a tarda sera nessuna notizia dal termovalorizzatore di Torino, come riferisse il presidente Crocetta: «Non sappiamo né date né condizioni contrattuali. La nave pronta, ma come facciamo a farla partire con questa incertezza? Non vogliamo portare i rifiuti in Piemonte con sistematicità, ma in quantità limitate». La parola finale a desso spetta allAto rifiuti torinese ed ai gestori del termovalorizzatore, la Trm spa: società a capitale misto per 180% privata (si tratta di una controllata della Iren spa) e per il 20% in mano a soci pubblici, tra cui il Comune di Torino che ha il numero maggiore di quote. In assenza dì indicazioni dal Piemonte, la Regione sta cercando altre soluzioni: «Siamo la politica del fare e non delle chiacchiere — aggiunge Crocetta - ecco perché stiamo lavorando alle alternative». Alternative che il governatore non ha voluto svelare, limitandosi a dire che il «primo agosto riaprirà la discarica di Siculiana, venerdì quella dì Augusta e fra due giorni il Tmb di Bellolampo dovrebbe torna re operativo. A meno che Rap non decida diversamente. Leoluca Orlando prima diceva che con Siculiana volevamo favorire i privati, nella fattispecie Catanzaro, uomo di Confindustria; ora è d'accordo a portare l'immondizia fuori dalla Regione. In tanto però Rap chiude ai Comuni del Palermitano innescando nuovi problemi".

Agrigentonotizie


IL TOURING CLUB ITALIANO INCORONA LE SPIAGGE PIÙ BELLE DELL'AGRIGENTINO
Da Capo San Marco, a Sciacca, a Castellazzo, a Palma di Montechiaro, passando per il lido Rossello di Realmonte alla riserva del fiume Belice. Fino alle acque cristalline dell'isola dei Conigli di Lampedusa.
Le spiagge agrigentine tra le "regine" di Sicilia. Sabbia fine, acqua cristallina e panorami mozzafiato. Il Touring club italiano ha "incoronato" il mare più bello dell'Isola, provincia per provincia, facendo una selezione delle spiagge migliori. Ricca la scelta nel territorio agrigentino, dove sono state individuate sei località di mare al top in Sicilia."
Si comincia con la spiaggia di Castellazzo a Palma di Montechiaro, a metà strada tra Agrigento e Licata. "Una serie di piccole calette con litorale ciottoloso di incredibile bellezza, - si legge sul sito internet del Touring club italiano - immerse in un'area molto selvaggia con una costa alta e picchi di rocce gessose". Poi tocca al lido Rossello, a Realmonte, molto adatto ai più piccoli per la sua tranquillità e le attività ludiche, incorniciato a nord dall'arco della Costabianca, a ovest da Capo Rossello, e a est dal profilo della Scala dei Turchi."
Il viaggio prosegue poi a Capo San Marco, a Sciacca, dove, scrive il Tci, "la spiaggia vi accoglierà con i suoi gialli intensi, riflessi dai monti che la cingono. Il mare è subito profondo. Quindi maschere allacciate e scarpette di gomma". C'è poi la riserva del Belice, nel territorio di Menfi. La spiaggia si trova all'interno dell'area protetta della foce del fiume Belice, a poco più di dieci chilometri dal comune di Castelvetrano. È una spiaggia tranquilla dove godersi le dune e il mare azzurro acceso. Da segnalare anche Cala dei Turchi, a Campobello di Mazzara, con le sue atmosfere magrebine, i colori ocra e gli scorci esotici. Non si può non concludere senza aver citato la spiaggia dei Conigli di Lampedusa, inserita nella Guida Blu 2016 del Tci, le cui calette rendono indimenticabile l'incontro con il mare."




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