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rassegna stampa del 29 luglio 2016

Siciliainformazione.it
Province: arrivano i soldi, ma oltre lo Stretto. Falcone critico.

"Nessun risparmio vero, in sintesi mera propaganda delle sinistre. Come dimostra il report realizzato da Angelo Alù e Dario Albergo utilizzando i dati ufficiali del sistema Siope solo promesse svanite nel nulla e gli sprechi di sempre, Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all'ARS, esprime un giudizio severo sull'abolizione delle province. "A distanza di tre anni la soppressione delle province sull'Isola non ha portato ad alcun risparmio significativo, davvero poche briciole, ma ha tolto al tempo stesso il diritto di rappresentanza ai cittadini", osserva Falcone. e giunte delle ex province, solo circa l'1,5% della spesa totale. Quel che emerge, ad oggi, sono però i gravi disservizi e i disagi procurati da una macchina senza guida e senza regole, a partire dalle scuole, dalle strade, dall'assistenza ai disabili. I dati forniti dal report - conclude Falcone - danno ragione a Forza Italia, da sempre contraria ad una legge che non ha ridotto i costi dell'apparato amministravo e delle spese connesse, e che ha solamente peggiorato la vita dei siciliani. Insomma, un disastro su tutta la linea". "Poca cosa i costi della politica per consiglieri Il Corriere della Sera ha approfondito il tema dell'abolizione delle province sulla base del Report citato da Falcone: " . Non esistono più come organismo politico, non hanno più un presidente eletto dal popolo con relativo codazzo di assessori. Ma ci sono ancora come pezzo dello Stato, come uffici dove ogni giorno le persone vanno a lavorare. La notizia, invece, è che adesso hanno qualche soldino in più". Le Province sono state abolite però ci sono ancora Anche il Corriere, dunque, è critico verso la legge, Le Province sono rimaste in vita, di fatto. C'è tuttavia qualche novità che potrebbe aggiustare le cose. E viene dal disegno di legge sugli Enti locali, proposto del governo ed approvato dai due rami del Parlamento. Una inversione di tendenza: . Le risorse potranno essere utilizzate per le strade e per le scuole, le due funzioni che continueranno ad essere esercitate dalle province. ma le perplessità nascono da una ragione opposta. invece che tagli le Province hanno ottenuto nuove risorse per l'ammontare di 148 milioni di euro Stando ai dati del ministero dell'Economia, le Province allo stato attuale sono senza soldi, mancano ben 122 milioni di euro. Non possono affrontare le spese correnti di prima necessità. osserva il Corriere -. Sicuramente è arrivato il momento di chiedersi cosa fare davvero delle Province. Abolite per il grande pubblico. Ma ancora fra noi." "Forse la stagione dei tagli è finita - I guai siciliani, dunque, non sono una specialità isolana.

GIORNALE DI SICILIA
Governo, più soldi per il rinnovo dei contratti

 E' venuto il momento di «sanare un'ingiustizia» e il Governo è pronto a «mettere più denari» per i rinnovi contrattuali nella Pubblica amministrazione, dopo «sette anni senza aumenti di stipendio». Ad annunciarlo il premier Matteo Renzi, al termine di un Consiglio dei ministri che ha approvato in via definitiva un nutrito «pacchetto» di decreti attuativi della riforma Madia, tra cui anche lo Sblocca opere. Dal Cdm è arrivato anche il sì all'accor - pamento della Forestale nell'Arma dei carabinieri e a nuovi meccanismi per slegare le nomine dei dirigenti sanitari dall'influenza del politico di turno. L'apertura di Renzi sui rinnovi dà forza a una trattativa appena iniziata: «Deve aprire una stagione nuova nei rapporti con i dipendenti della pubblica amministrazione» annuncia ma avverte: «sia chiaro che chi lavora in uffici pubblici deve essere premiato e chi fa il furbo va punito». I sindacati apprezzano l'uscita del premier e sopratutto il passaggio sulle risorse: «La cifra nella legge di stabilità è poco più che simbolica», ammette Renzi (sono 300 i milioni stanziati nell'ulti - ma manovra). Cgil, Cisl e Uil in corso esprimono soddisfazione per le parole del premier. Per il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, «se a un impegno così forte seguiranno i fatti, quella odierna sarà una svolta significativa». Secondo il segretario generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, arriva finalmente «una risposta alla rivendicazione dei lavoratori pubblici». Un plauso giunge anche dal numero uno della Cisl Fp, Giovanni Faverin, che sottolinea: ora «vogliamo contratti dignitosi». Sempre sul fronte P.a. diventano legge quattro provvedimenti targati Madia. Dall'esperienza francese l'Italia riprende l'acceleratore di procedimenti, spiega Renzi. «Una corsia preferenziale» per le opere e gli insediamenti destinati ad esercitare un forte impatto sull'economia o l'occupazione: tempi dimezzati per le pratiche burocratiche e in caso di stallo intervento del premier. Quindi pratiche che oggi hanno scadenze fissate mediamente tra i 30 e i 180 giorni potranno ridursi a 15-90. In caso di inutile decorso del termine può scattare il potere sostitutivo del premier. L'iter sprint sarà riconosciuto solo a determinati progetti, la lista sarà messa a punto con un decreto del presidente del Consiglio, ogni anno allo scadere del 31 marzo. L'obiettivo è attrarre, e non perdere, investimenti. Diventa inoltre legge un altro provvedimento «figlio» della riforma della P.a, il decreto che si propone di limitare la discrezionalità delle nomine dei manager delle Asl. Per la scelta dei medici si dovrà pescare da un elenco ad hoc. «Mai più la sanità in mano della politica peggiore», sottolinea Renzi illustrando il provvedimento. L'altro provvedimento incassato è quello sul riordino delle forze di polizia che passano da 5 a 4, con l'accorpamento della Forestale nell'arma dei carabinieri. Operazione che non determinerà una diminuzione dei «poliziotti» nelle «strade» tiene a precisare il premier, mentre il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, assicura che verrà «salvaguardata la professionalità» della forestale, con la creazione di «un comando specifico». Tocca la meta anche un altro tassello della delega Madia: il riordino dei porti. Una nuova mappa degli scali, si passa «da 57 si passa a 15 autorità portuali» sottolinea il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio.


Flessibilità in uscita e lavori usuranti, nuovo round sulle pensioni.

Confronto «politico» sulle pensioni tra governo e sindacati prima della pausa estiva, dopo i numerosi tavoli tecnici, per iniziare a tirare le fila e avviare il percorso che da settembre porterà alla definizione dettagliata degli interventi e soprattutto delle risorse da inserire in legge di Bilancio. Le misure sul tavolo partono dall'introduzione della flessibilità in uscita, a cominciare dall'anticipo pensionistico (Ape), ma le ipotesi su cui si ragiona comprendono anche i lavori usuranti (e l'aspettativa di vita), i lavoratori precoci, la ricongiunzione dei contributi versati in gestioni diverse e le quattordicesime. L'appuntamento è per oggi a mezzogiorno, al ministero del Lavoro, dove i leader di Cgil, Cisl e Uil vedranno il ministro Giuliano Poletti ed il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini. E, in una giornata ricca di appuntamenti, prima del governo, i numeri uno delle tre confederazioni sindacali, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo incontreranno il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, per il primo confronto di merito (anche in questo caso dopo diversi tavoli tecnici) sulle questioni del lavoro (politiche attive), della rappresentanza, della bilateralità e del nuovo modello contrattuale. Ma su quest'ultimo tema, che inevitabilmente si interseca con la partita dei rinnovi aperti, in primis quello del contratto dei metalmeccanici, difficilmente la partita si chiuderà in tempi stretti. Più volte lo stesso Boccia, che da subito ha rilanciato lo scambio salario-produttività, ha detto che ora «non si può interferire» con i rinnovi aperti. Quanto al tavolo sulle pensioni e sul lavoro avviato dal governo, innanzitutto c'è la questione della flessibilità in uscita: i sindacati da tempo chiedono di cambiare la legge Fornero che ha inasprito i requisiti per l'ac - cesso alla pensione e reso il sistema «troppo rigido». Il governo, senza modificare la legge, pensa all'intro - duzione dell'Ape, l'anticipo pensionistico da restituire in 20 anni per uscire fino a tre anni prima dell'età di vecchiaia (con un taglio che varierà a seconda delle situazioni), con la discesa in campo anche di banche e assicurazioni, sotto la regia dell'Inps: si dovrebbe partire con le classi 1951- 53 nel 2017, per poi allargare il meccanismo ai nati nel 1954 nel 2018 e nel 1955 nel 2019. Tra le opzioni, anche l'innalzamento della quattordicesima, con l'idea di allargare la platea dei beneficiari (che oggi sono coloro che prendono un assegno sotto i 750 euro mensili, sotto i 10mila euro lordi l'anno), o alzare l'importo; le ricongiunzioni (gratuite anche per la pensione anticipata), i lavori usuranti (con l'ipotesi di congelare per un certo periodo l'adeguamento automatico dei requisiti all'aspettativa di vita) e i lavoratori precoci (con l'ipotesi di riconoscere un bonus contributivo da 4 a 6 mesi per ogni anno lavorato tra i 14 e i 18 anni). Tutto aperto il fronte delle risorse: per la Uil, servono almeno 2,5 miliardi per il capitolo pensionati e pensionandi. Il governo non ha ancora stabilito le risorse complessive da mettere sul pacchetto, ma le indiscrezioni parlano di un tetto a 1,5 miliardi, se non meno.


Il ministro Galletti: «Ho deciso io che finisca in Piemonte la spazzatura siciliana» .

«La nave è al porto». Il messaggio del presidente della Regione è chiarissimo, come dire i ritardi non sono nostri. La nave è pronta ma non parte nonostante ieri sul trasferimento dei rifiuti siciliani in Piemonte per essere bruciati nel termovalorizzatore di Gerbido il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti abbia pesantemente bacchettato il sindaco di Torino Chiara Appendino e chi con lei si è opposto. Una guerra tutta politica, che si combatte lungo l'asse Palermo-Torino ma passando da Roma. «Fare prevalere i piccoli interessi politici sugli interessi nazionali è un fatto gravissimo - ha detto il ministro - . Dire di no è un atto che va contro gli interessi nazionali. Oltretutto da parte di una regione che già importa decine di migliaia di tonnellate di rifiuti dalla vicina Liguria. Allora - ha aggiunto - qualcuno mi deve spiegare perché i rifiuti siciliani sono peggio di quelli della Liguria. Questo è inammissibile». Le critiche sono anche per la Sicilia. «Non ci sono gli impianti e la differenziata è ancora uno scandalo ma chi si oppone non se la prenda con il presidente Chiamparino, se la prendano con me». Era stato proprio il presidente della Regione Piemonte a dare l'ok ma un piano vero e proprio non è mai arrivato. Perché lo spiega il presidente dell'Ato-R, Diego Caltagirone. «La procedura - spiega - prevede che la richiesta della Sicilia sia vagliata dalla Regione Piemonte, questa la trasmette all'Ato. Il cda ne prende atto ma poi decide l'assemblea dei soci. Così è stato fatto per la Liguria. L'Ato finora non ha ricevuto alcuna richiesta ufficiale». L'Ato, è scritto subito sulla home page del sito internet, chiude il primo agosto e riapre il 26. «In ogni caso - dice Caltagirone - difficile avere ad agosto la maggioranza dei sindaci in assemblea». L'intesa raggiunta dalla Regione Siciliana con il Piemonte riguardava l'invio di un quantitativo fra 3 e 4 mila tonnellate di immondizia, quantità necessaria secondo Crocetta a smaltire l'arretrato sulle strade e riportare la situazione alla normalità. Per il trasporto, la Regione aveva anche chiuso l'accordo con Ustica Lines. Sembrava cosa fatta insomma, fino al no del sindaco 5 Stelle di Torino, del movimento al consiglio regionale e di un gruppo di sindaci dell'hinterland torinese. Mentre il sindaco di Torino «non vuole rilasciare dichiarazioni», dice il suo portavoce, la richiesta mai arrivata all'Ato diventa l'arma con cui i grillini siciliani attaccano il governo. «Dopo aver fallito su tutti i fronti il governo regionale ora soffoca sotto montagne di rifiuti e di bugie - dice Giancarlo Cancelleri - . La terribile toppa che stanno cercando di mettere rischia pure di saltare, ma non per il "no" della Appendino, come stanno cercando di fare credere, visto che il comune di Torino è socio solo al 18 per cento della società che gestisce l'inceneritore. L'Appendino pertanto, anche volendo, non potrebbe bloccare nulla. Il bluff di Crocetta è ormai chiaro. Si scopre ora infatti che il fantastico accordo tra Crocetta e Chiamparino non ha tenuto conto dell'Ato-r». Una guerra in cui, da più parti, si insinua il sospetto di un no dettato dai pregiudizi. «Voglio rassicurare il sindaco Appendino - dice Fausto Raciti, segretario regionale del Pd - : i rifiuti siciliani non puzzano più degli altri nonostante, in maniera incredibile, a sostenerlo siano i Cinque stelle dell'isola. Invece di spingere il sindaco di Torino a non accettare i rifiuti della Sicilia, che in queste settimane sta provando a venire fuori dall'emergenza, gli esponenti dei Cinque stelle lo dicano apertamente che vogliono l'irrimediabilità della crisi per poterla utilizzare per ragioni di propaganda: è da quanto sono andati a sfilare sotto Palazzo d'Orleans che il loro intento è chiaro». Da Montallegro, dove è in villeggiatura, il presidente dell'AtoR, piemontese d'adozione ma siciliano d'origine, spiega: «Il termovalorizzatore deve prima smaltire i rifiuti dei Comuni dell'Ato, per accettarne altri deve essere autorizzato. Come abbiamo aiutato la Liguria e altre regioni faremmo con la Sicilia, non è questione di pregiudizi». In una nota ufficiale Caltagirone ribadisce la procedura e la competenza dell'as - semblea dei soci, «nella prima seduta utile che si terrà presumibilmente a settembre». Troppo tardi per la Sicilia. Crocetta osserva, mentre al Dipartimento Rifiuti continua a fare da regista. «Noi eravamo pronti - dice - perché se avessimo potuto smaltire tutto l'arretrato in un giorno significava affrontare agosto serenamente. Noi abbiamo chiesto le manifestazioni di interesse, abbiamo chiuso l'intesa, nessuno può dire che ci sono state omissioni da parte nostra». Chiudere accordi di questo tipo era uno dei punti dell'accordo con il ministero, per questo Crocetta lo ricorda. Ed è uno dei punti che il ministro è tornato a sottolineare alle nuove richieste di commissariamento da parte di Faraone. «Noi stiamo risolvendo l'emergenza senza poteri straordinari - aggiunge Crocetta - li avevamo chiesti per 145 giorni e ci sono stati negati, stiamo facendo tutto con poteri ordinari». Portare i rifiuti all'estero a questo punto sembra una strada alternativa. «Stiamo valutando - dice Crocetta - ma servono autorizzazioni, ricerche di mercato». Ipotesi remota insomma. L'intesa di massima col Piemonte, se mai dovesse arrivare il via libera dell'Ato, però resta in piedi per il futuro. Crocetta vuole usarla come uscita di emergenza: «Se si rompe un impianto io non voglio più rifiuti in strada».


Livesicilia.it


Ipotesi di sanatoria sulle coste 
Esplode la polemica


"Allarme" sanatoria. Non è bastato il "no" della commissione Territorio e ambiente all'Ars. Il deputato trapanese del gruppo misto Girolamo Fazio ha riproposto in Aula l'idea di una sanatoria per le costruzioni realizzate entro i 150 metri dalla costa. Si tratta di un emendamento aggiuntivo che sarà discusso martedì prossimo, quando Sala d'Ercole dovrebbe dare il sì definitivo alla legge in materia di edilizia. E alle porte del voto d'Aula, infuria la polemica.
"Ci auguriamo che prevalga il buon senso e che nella seduta dell'Ars di martedì prossimo, quando si concluderà l'esame del testo unico per l'edilizia, nessuna iniziativa parlamentare tenti di introdurre norme di sanatoria". Lo dicono il segretario regionale Pd Fausto Raciti, la capogruppo Pd Alice Anselmo la presidente della commissione Territorio e Ambiente Mariella Maggio. "Il recepimento del testo unico per l'edilizia rappresenta un passaggio importantissimo per mettere ordine a un settore fondamentale nella nostra regione. Se dovessimo arrivare a discutere in aula emendamenti di sanatoria - aggiungono gli esponenti del Pd - facciamo appello a tutte le forze politiche, ad iniziare da quelle di maggioranza, per respingere in maniera compatta, senza ambiguità o doppiogiochismi, quello che suonerebbe come uno sfregio alla Sicilia".
Duro anche il commento del parlamentare nazionale del Pd Marco Di Lello, segretario della commissione bicamerale antimafia: "Abbiamo già visto più volte negli ultimi tempi come mafia e abusivismo vadano spesso a braccetto. Nessun cedimento dunque può essere previsto. Siamo certi che il Pd siciliano e i suoi amministratori rispediranno al mittente le argomentazioni di chi vorrebbe introdurre una nuova nuova sanatoria in Sicilia".
"Sarebbe una vergogna inaudita per l'Ars approvare questo emendamento", è il pensiero di Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera. "Ritengo che, vista la sua gravità, il governo non potrebbe fare altro che impugnare questa norma regionale - aggiunge il deputato del Pd -. Di questo ho già parlato con il ministro Galletti, che ha promesso di attivarsi".
L'ambientalista Gianfranco Zanna fa, invece, appello al presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone perché blocchi l'emendamento sulla sanatoria. "So che la scelta non è semplice, c'è da valutare i contenuti veri della nuova proposta dell'on. Fazio, che non è stata apprezzata da nessun altro organismo parlamentare, visto che il testo presentato in Aula è sostanzialmente diverso e, se permette, più grave per gli effetti e i danni che potrebbe causare, di quello bocciato nelle settimane scorse dalla Commissione di merito dell'Ars", scrive il presidente di Legambiente Sicilia al presidente di Sala d'Ercole. Al quale chiede di "compiere una profonda riflessione e un'attentissima valutazione, sapendo che la Sua scelta può evitare che il Parlamento siciliano incorra nella sventurata ipotesi di scrivere un'altra pagina penosa della sua storia".


"Brandara come Antonci"  Intimidazione al commissario Ex Asi

AGRIGENTO - Una busta, con due cartucce di fucile, è stata recapitata negli uffici dell'Asi di Agrigento,
 al commissario straordinario dell'Irsap, ex sindaco di Naro, Maria Grazia Brandara. Nella busta vi era il messaggio: "Maria Grazia Brandara come Antoci". Brandara, accompagnata in Procura dal vice presidente della Regione Mariella Lo Bello, ha incontrato il procuratore facente funzione Ignazio Fonzo ed ha formalizzato una denuncia. E arrivano gli attestati di solidarietà alla Brandara. "Sono sicuro che le minacce non la fermeranno, anzi rafforzeranno il suo impegno per la legalità e lo sviluppo del territorio", dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia. "Il conflitto è aperto - aggiunge - e questa sfida va vinta. Il richiamo ad Antoci conferma che l'azione di legalità portata avanti sta dando fastidio a chi era abituato a vivere di compromessi e collusione. Il cammino iniziato - conclude Lumia - sta producendo buoni risultati, ma c'è ancora tanta strada da fare insieme, ognuno per la propria parte". "Il vile gesto subito non frenerà affatto l'impegno quotidiano dell'amica Maria Grazia Brandara nella difficile lotta per l'affermazione della legalità a favore dello sviluppo. Nel condannare l'attentato, rinnovo alla presidente Brandara il massimo sostegno e la condivisione della sua opera a favore del progresso sociale della Sicilia tutta", sono le parole del deputato nazionale di Forza Italia, Riccardo Gallo. Vicinanza all'ex sindaco di Naro esprimo il sindaco del Comune di San Pier Niceto (Messina) Luigi Calderone, l'assessore al turismo Rocco Maimone e l'intera amministrazione comunale
E anche l'Adasc, associazione per la difesa dell'ambiente e della salute dei cittadini, e il coordinamento ambientale Milazzo Valle del Mela esprimono solidarietà alla Brandara: "Solo delinquenti e oppositori dei principi fondamentali della vita quali legalità, democrazia, bene sociale, rispetto delle regole, libertà, possono essere gli artefici del vile e delinquenziale gesto intimidatorio".
"Le ex aree Asi, oggi Irsap, si confermano un terreno minato per chi vuole fare rispettare trasparenza e legalità. Al commissario Brandara va  la nostra solidarietà e quella dei lavoratori che rappresentiamo". Lo dice Claudio Di Marco, segretario generale di Fp Cgil Sicilia, dopo la lettera di minacce con proiettili recapitata ieri al commissario dell'Irsap, Maria Grazia Brandara. Secondo il sindacato, "nelle aree industriali si sono addensate nel tempo grandi zone d'ombra. Proprio per questo, però - aggiunge Di Marco - occorre chiudere definitivamente la pagina delle ex Asi e ripartire a pieno regime con l'Irsap ricostituendone la governance e la dotazione organica per ridare slancio alla mission istituzionale dell'ente di supporto allo sviluppo industriale dell'Isola con il sostegno del governo, degli industriali veri e dei lavoratori onesti".

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