Siciliainformazione.it
Province: arrivano i
soldi, ma oltre lo Stretto. Falcone critico.
"Nessun
risparmio vero, in sintesi mera propaganda delle sinistre. Come
dimostra il report realizzato da Angelo Alù e Dario Albergo
utilizzando i dati ufficiali del sistema Siope solo promesse svanite
nel nulla e gli sprechi di sempre, Marco Falcone, capogruppo di Forza
Italia all'ARS, esprime un giudizio severo sull'abolizione delle
province. "A distanza di tre anni la soppressione delle province
sull'Isola non ha portato ad alcun risparmio significativo, davvero
poche briciole, ma ha tolto al tempo stesso il diritto di
rappresentanza ai cittadini", osserva Falcone. e giunte delle ex
province, solo circa l'1,5% della spesa totale. Quel che emerge, ad
oggi, sono però i gravi disservizi e i disagi procurati da una
macchina senza guida e senza regole, a partire dalle scuole, dalle
strade, dall'assistenza ai disabili. I dati forniti dal report -
conclude Falcone - danno ragione a Forza Italia, da sempre
contraria ad una legge che non ha ridotto i costi dell'apparato
amministravo e delle spese connesse, e che ha solamente peggiorato la
vita dei siciliani. Insomma, un disastro su tutta la linea". "Poca
cosa i costi della politica per consiglieri Il Corriere della Sera ha
approfondito il tema dell'abolizione delle province sulla base del
Report citato da Falcone: " . Non esistono più come organismo
politico, non hanno più un presidente eletto dal popolo con relativo
codazzo di assessori. Ma ci sono ancora come pezzo dello Stato, come
uffici dove ogni giorno le persone vanno a lavorare. La notizia,
invece, è che adesso hanno qualche soldino in più". Le Province
sono state abolite però ci sono ancora Anche il Corriere, dunque, è
critico verso la legge, Le Province sono rimaste in vita, di fatto.
C'è tuttavia qualche novità che potrebbe aggiustare le cose. E
viene dal disegno di legge sugli Enti locali, proposto del governo ed
approvato dai due rami del Parlamento. Una inversione di tendenza: .
Le risorse potranno essere utilizzate per le strade e per le scuole,
le due funzioni che continueranno ad essere esercitate dalle
province. ma le perplessità nascono da una ragione opposta. invece
che tagli le Province hanno ottenuto nuove risorse per l'ammontare
di 148 milioni di euro Stando ai dati del ministero dell'Economia,
le Province allo stato attuale sono senza soldi, mancano ben 122
milioni di euro. Non possono affrontare le spese correnti di prima
necessità. osserva il Corriere -. Sicuramente è arrivato il momento
di chiedersi cosa fare davvero delle Province. Abolite per il grande
pubblico. Ma ancora fra noi." "Forse la stagione dei tagli è
finita - I guai siciliani, dunque, non sono una specialità
isolana.
GIORNALE DI SICILIA
Governo, più soldi
per il rinnovo dei contratti
E'
venuto il momento di «sanare un'ingiustizia» e il Governo è
pronto a «mettere più denari» per i rinnovi contrattuali nella
Pubblica amministrazione, dopo «sette anni senza aumenti di
stipendio». Ad annunciarlo il premier Matteo Renzi, al termine di un
Consiglio dei ministri che ha approvato in via definitiva un nutrito
«pacchetto» di decreti attuativi della riforma Madia, tra cui anche
lo Sblocca opere. Dal Cdm è arrivato anche il sì all'accor -
pamento della Forestale nell'Arma dei carabinieri e a nuovi
meccanismi per slegare le nomine dei dirigenti sanitari
dall'influenza del politico di turno. L'apertura di Renzi sui
rinnovi dà forza a una trattativa appena iniziata: «Deve aprire una
stagione nuova nei rapporti con i dipendenti della pubblica
amministrazione» annuncia ma avverte: «sia chiaro che chi lavora in
uffici pubblici deve essere premiato e chi fa il furbo va punito». I
sindacati apprezzano l'uscita del premier e sopratutto il passaggio
sulle risorse: «La cifra nella legge di stabilità è poco più che
simbolica», ammette Renzi (sono 300 i milioni stanziati nell'ulti
- ma manovra). Cgil, Cisl e Uil in corso esprimono soddisfazione per
le parole del premier. Per il leader della Uil, Carmelo Barbagallo,
«se a un impegno così forte seguiranno i fatti, quella odierna sarà
una svolta significativa». Secondo il segretario generale della Fp
Cgil, Serena Sorrentino, arriva finalmente «una risposta alla
rivendicazione dei lavoratori pubblici». Un plauso giunge anche dal
numero uno della Cisl Fp, Giovanni Faverin, che sottolinea: ora
«vogliamo contratti dignitosi». Sempre sul fronte P.a. diventano
legge quattro provvedimenti targati Madia. Dall'esperienza francese
l'Italia riprende l'acceleratore di procedimenti, spiega Renzi.
«Una corsia preferenziale» per le opere e gli insediamenti
destinati ad esercitare un forte impatto sull'economia o
l'occupazione: tempi dimezzati per le pratiche burocratiche e in
caso di stallo intervento del premier. Quindi pratiche che oggi hanno
scadenze fissate mediamente tra i 30 e i 180 giorni potranno ridursi
a 15-90. In caso di inutile decorso del termine può scattare il
potere sostitutivo del premier. L'iter sprint sarà riconosciuto
solo a determinati progetti, la lista sarà messa a punto con un
decreto del presidente del Consiglio, ogni anno allo scadere del 31
marzo. L'obiettivo è attrarre, e non perdere, investimenti.
Diventa inoltre legge un altro provvedimento «figlio» della riforma
della P.a, il decreto che si propone di limitare la discrezionalità
delle nomine dei manager delle Asl. Per la scelta dei medici si dovrà
pescare da un elenco ad hoc. «Mai più la sanità in mano della
politica peggiore», sottolinea Renzi illustrando il provvedimento.
L'altro provvedimento incassato è quello sul riordino delle forze
di polizia che passano da 5 a 4, con l'accorpamento della Forestale
nell'arma dei carabinieri. Operazione che non determinerà una
diminuzione dei «poliziotti» nelle «strade» tiene a precisare il
premier, mentre il ministro delle Politiche agricole, Maurizio
Martina, assicura che verrà «salvaguardata la professionalità»
della forestale, con la creazione di «un comando specifico». Tocca
la meta anche un altro tassello della delega Madia: il riordino dei
porti. Una nuova mappa degli scali, si passa «da 57 si passa a 15
autorità portuali» sottolinea il ministro delle Infrastrutture
Graziano Delrio.
Flessibilità in
uscita e lavori usuranti, nuovo round sulle pensioni.
Confronto
«politico» sulle pensioni tra governo e sindacati prima della pausa
estiva, dopo i numerosi tavoli tecnici, per iniziare a tirare le fila
e avviare il percorso che da settembre porterà alla definizione
dettagliata degli interventi e soprattutto delle risorse da inserire
in legge di Bilancio. Le misure sul tavolo partono dall'introduzione
della flessibilità in uscita, a cominciare dall'anticipo
pensionistico (Ape), ma le ipotesi su cui si ragiona comprendono
anche i lavori usuranti (e l'aspettativa di vita), i lavoratori
precoci, la ricongiunzione dei contributi versati in gestioni diverse
e le quattordicesime. L'appuntamento è per oggi a mezzogiorno, al
ministero del Lavoro, dove i leader di Cgil, Cisl e Uil vedranno il
ministro Giuliano Poletti ed il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio, Tommaso Nannicini. E, in una giornata ricca di
appuntamenti, prima del governo, i numeri uno delle tre
confederazioni sindacali, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo
Barbagallo incontreranno il presidente di Confindustria, Vincenzo
Boccia, per il primo confronto di merito (anche in questo caso dopo
diversi tavoli tecnici) sulle questioni del lavoro (politiche
attive), della rappresentanza, della bilateralità e del nuovo
modello contrattuale. Ma su quest'ultimo tema, che inevitabilmente
si interseca con la partita dei rinnovi aperti, in primis quello del
contratto dei metalmeccanici, difficilmente la partita si chiuderà
in tempi stretti. Più volte lo stesso Boccia, che da subito ha
rilanciato lo scambio salario-produttività, ha detto che ora «non
si può interferire» con i rinnovi aperti. Quanto al tavolo sulle
pensioni e sul lavoro avviato dal governo, innanzitutto c'è la
questione della flessibilità in uscita: i sindacati da tempo
chiedono di cambiare la legge Fornero che ha inasprito i requisiti
per l'ac - cesso alla pensione e reso il sistema «troppo rigido».
Il governo, senza modificare la legge, pensa all'intro - duzione
dell'Ape, l'anticipo pensionistico da restituire in 20 anni per
uscire fino a tre anni prima dell'età di vecchiaia (con un taglio
che varierà a seconda delle situazioni), con la discesa in campo
anche di banche e assicurazioni, sotto la regia dell'Inps: si
dovrebbe partire con le classi 1951- 53 nel 2017, per poi allargare
il meccanismo ai nati nel 1954 nel 2018 e nel 1955 nel 2019. Tra le
opzioni, anche l'innalzamento della quattordicesima, con l'idea
di allargare la platea dei beneficiari (che oggi sono coloro che
prendono un assegno sotto i 750 euro mensili, sotto i 10mila euro
lordi l'anno), o alzare l'importo; le ricongiunzioni (gratuite
anche per la pensione anticipata), i lavori usuranti (con l'ipotesi
di congelare per un certo periodo l'adeguamento automatico dei
requisiti all'aspettativa di vita) e i lavoratori precoci (con
l'ipotesi di riconoscere un bonus contributivo da 4 a 6 mesi per
ogni anno lavorato tra i 14 e i 18 anni). Tutto aperto il fronte
delle risorse: per la Uil, servono almeno 2,5 miliardi per il
capitolo pensionati e pensionandi. Il governo non ha ancora stabilito
le risorse complessive da mettere sul pacchetto, ma le indiscrezioni
parlano di un tetto a 1,5 miliardi, se non meno.
Il ministro Galletti:
«Ho deciso io che finisca in Piemonte la spazzatura siciliana» .
«La
nave è al porto». Il messaggio del presidente della Regione è
chiarissimo, come dire i ritardi non sono nostri. La nave è pronta
ma non parte nonostante ieri sul trasferimento dei rifiuti siciliani
in Piemonte per essere bruciati nel termovalorizzatore di Gerbido il
ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti abbia pesantemente
bacchettato il sindaco di Torino Chiara Appendino e chi con lei si è
opposto. Una guerra tutta politica, che si combatte lungo l'asse
Palermo-Torino ma passando da Roma. «Fare prevalere i piccoli
interessi politici sugli interessi nazionali è un fatto gravissimo -
ha detto il ministro - . Dire di no è un atto che va contro gli
interessi nazionali. Oltretutto da parte di una regione che già
importa decine di migliaia di tonnellate di rifiuti dalla vicina
Liguria. Allora - ha aggiunto - qualcuno mi deve spiegare perché i
rifiuti siciliani sono peggio di quelli della Liguria. Questo è
inammissibile». Le critiche sono anche per la Sicilia. «Non ci sono
gli impianti e la differenziata è ancora uno scandalo ma chi si
oppone non se la prenda con il presidente Chiamparino, se la prendano
con me». Era stato proprio il presidente della Regione Piemonte a
dare l'ok ma un piano vero e proprio non è mai arrivato. Perché
lo spiega il presidente dell'Ato-R, Diego Caltagirone. «La
procedura - spiega - prevede che la richiesta della Sicilia sia
vagliata dalla Regione Piemonte, questa la trasmette all'Ato. Il
cda ne prende atto ma poi decide l'assemblea dei soci. Così è
stato fatto per la Liguria. L'Ato finora non ha ricevuto alcuna
richiesta ufficiale». L'Ato, è scritto subito sulla home page del
sito internet, chiude il primo agosto e riapre il 26. «In ogni caso
- dice Caltagirone - difficile avere ad agosto la maggioranza dei
sindaci in assemblea». L'intesa raggiunta dalla Regione Siciliana
con il Piemonte riguardava l'invio di un quantitativo fra 3 e 4
mila tonnellate di immondizia, quantità necessaria secondo Crocetta
a smaltire l'arretrato sulle strade e riportare la situazione alla
normalità. Per il trasporto, la Regione aveva anche chiuso l'accordo
con Ustica Lines. Sembrava cosa fatta insomma, fino al no del sindaco
5 Stelle di Torino, del movimento al consiglio regionale e di un
gruppo di sindaci dell'hinterland torinese. Mentre il sindaco di
Torino «non vuole rilasciare dichiarazioni», dice il suo portavoce,
la richiesta mai arrivata all'Ato diventa l'arma con cui i
grillini siciliani attaccano il governo. «Dopo aver fallito su tutti
i fronti il governo regionale ora soffoca sotto montagne di rifiuti e
di bugie - dice Giancarlo Cancelleri - . La terribile toppa che
stanno cercando di mettere rischia pure di saltare, ma non per il
"no" della Appendino, come stanno cercando di fare credere, visto
che il comune di Torino è socio solo al 18 per cento della società
che gestisce l'inceneritore. L'Appendino pertanto, anche volendo,
non potrebbe bloccare nulla. Il bluff di Crocetta è ormai chiaro. Si
scopre ora infatti che il fantastico accordo tra Crocetta e
Chiamparino non ha tenuto conto dell'Ato-r». Una guerra in cui, da
più parti, si insinua il sospetto di un no dettato dai pregiudizi.
«Voglio rassicurare il sindaco Appendino - dice Fausto Raciti,
segretario regionale del Pd - : i rifiuti siciliani non puzzano più
degli altri nonostante, in maniera incredibile, a sostenerlo siano i
Cinque stelle dell'isola. Invece di spingere il sindaco di Torino a
non accettare i rifiuti della Sicilia, che in queste settimane sta
provando a venire fuori dall'emergenza, gli esponenti dei Cinque
stelle lo dicano apertamente che vogliono l'irrimediabilità della
crisi per poterla utilizzare per ragioni di propaganda: è da quanto
sono andati a sfilare sotto Palazzo d'Orleans che il loro intento è
chiaro». Da Montallegro, dove è in villeggiatura, il presidente
dell'AtoR, piemontese d'adozione ma siciliano d'origine,
spiega: «Il termovalorizzatore deve prima smaltire i rifiuti dei
Comuni dell'Ato, per accettarne altri deve essere autorizzato. Come
abbiamo aiutato la Liguria e altre regioni faremmo con la Sicilia,
non è questione di pregiudizi». In una nota ufficiale Caltagirone
ribadisce la procedura e la competenza dell'as - semblea dei soci,
«nella prima seduta utile che si terrà presumibilmente a
settembre». Troppo tardi per la Sicilia. Crocetta osserva, mentre al
Dipartimento Rifiuti continua a fare da regista. «Noi eravamo pronti
- dice - perché se avessimo potuto smaltire tutto l'arretrato in
un giorno significava affrontare agosto serenamente. Noi abbiamo
chiesto le manifestazioni di interesse, abbiamo chiuso l'intesa,
nessuno può dire che ci sono state omissioni da parte nostra».
Chiudere accordi di questo tipo era uno dei punti dell'accordo con
il ministero, per questo Crocetta lo ricorda. Ed è uno dei punti che
il ministro è tornato a sottolineare alle nuove richieste di
commissariamento da parte di Faraone. «Noi stiamo risolvendo
l'emergenza senza poteri straordinari - aggiunge Crocetta - li
avevamo chiesti per 145 giorni e ci sono stati negati, stiamo facendo
tutto con poteri ordinari». Portare i rifiuti all'estero a questo
punto sembra una strada alternativa. «Stiamo valutando - dice
Crocetta - ma servono autorizzazioni, ricerche di mercato». Ipotesi
remota insomma. L'intesa di massima col Piemonte, se mai dovesse
arrivare il via libera dell'Ato, però resta in piedi per il
futuro. Crocetta vuole usarla come uscita di emergenza: «Se si rompe
un impianto io non voglio più rifiuti in strada».
Livesicilia.it
Ipotesi
di sanatoria sulle coste
Esplode la polemica
"Allarme"
sanatoria. Non è bastato il "no"
della commissione Territorio e ambiente all'Ars. Il
deputato trapanese del gruppo misto Girolamo Fazio ha riproposto in
Aula l'idea di una sanatoria per le costruzioni realizzate entro i
150 metri dalla costa. Si tratta di un emendamento aggiuntivo che
sarà discusso martedì prossimo, quando Sala d'Ercole dovrebbe dare
il sì definitivo alla legge in materia di edilizia. E alle porte del
voto d'Aula, infuria la polemica.
"Ci
auguriamo che prevalga il buon senso e
che nella seduta dell'Ars di martedì prossimo, quando si concluderà
l'esame del testo unico per l'edilizia, nessuna iniziativa
parlamentare tenti di introdurre norme di sanatoria". Lo dicono
il segretario regionale Pd Fausto Raciti, la capogruppo Pd Alice
Anselmo la presidente della commissione Territorio e Ambiente
Mariella Maggio. "Il recepimento del testo unico per l'edilizia
rappresenta un passaggio importantissimo per mettere ordine a un
settore fondamentale nella nostra regione. Se dovessimo arrivare a
discutere in aula emendamenti di sanatoria - aggiungono gli esponenti
del Pd - facciamo appello a tutte le forze politiche, ad iniziare da
quelle di maggioranza, per respingere in maniera compatta, senza
ambiguità o doppiogiochismi, quello che suonerebbe come uno sfregio
alla Sicilia".
Duro
anche il commento del parlamentare nazionale
del Pd Marco Di Lello, segretario della commissione bicamerale
antimafia: "Abbiamo già visto più volte negli ultimi
tempi come mafia e abusivismo vadano spesso a braccetto. Nessun
cedimento dunque può essere previsto. Siamo certi che il Pd
siciliano e i suoi amministratori rispediranno al mittente le
argomentazioni di chi vorrebbe introdurre una nuova nuova sanatoria
in Sicilia".
"Sarebbe
una vergogna inaudita per l'Ars approvare questo emendamento",
è il pensiero di Ermete Realacci, presidente della commissione
Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera. "Ritengo
che, vista la sua gravità, il governo non potrebbe fare altro che
impugnare questa norma regionale - aggiunge il deputato del Pd -. Di
questo ho già parlato con il ministro Galletti, che ha promesso di
attivarsi".
L'ambientalista
Gianfranco Zanna fa, invece, appello
al presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone perché blocchi
l'emendamento sulla sanatoria. "So che la scelta non è
semplice, c'è da valutare i contenuti veri della nuova proposta
dell'on. Fazio, che non è stata apprezzata da nessun altro organismo
parlamentare, visto che il testo presentato in Aula è
sostanzialmente diverso e, se permette, più grave per gli effetti e
i danni che potrebbe causare, di quello bocciato nelle settimane
scorse dalla Commissione di merito dell'Ars", scrive il
presidente di Legambiente Sicilia al presidente di Sala d'Ercole. Al
quale chiede di "compiere una profonda riflessione e
un'attentissima valutazione, sapendo che la Sua scelta può evitare
che il Parlamento siciliano incorra nella sventurata ipotesi di
scrivere un'altra pagina penosa della sua storia".
"Brandara
come Antonci" Intimidazione al commissario Ex Asi
AGRIGENTO
- Una busta, con due cartucce di fucile, è stata recapitata negli
uffici dell'Asi di Agrigento, al
commissario straordinario dell'Irsap, ex sindaco di Naro, Maria
Grazia Brandara. Nella busta vi era il messaggio: "Maria Grazia
Brandara come Antoci". Brandara, accompagnata in Procura dal
vice presidente della Regione Mariella Lo Bello, ha incontrato il
procuratore facente funzione Ignazio Fonzo ed ha formalizzato una
denuncia. E
arrivano gli attestati di solidarietà alla Brandara. "Sono
sicuro che le minacce non la fermeranno, anzi rafforzeranno il suo
impegno per la legalità e lo sviluppo del territorio", dice il
senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione
parlamentare antimafia. "Il conflitto è aperto - aggiunge - e
questa sfida va vinta. Il richiamo ad Antoci conferma che l'azione di
legalità portata avanti sta dando fastidio a chi era abituato a
vivere di compromessi e collusione. Il cammino iniziato -
conclude Lumia - sta producendo buoni risultati, ma c'è ancora
tanta strada da fare insieme, ognuno per la propria parte". "Il
vile gesto subito non frenerà affatto l'impegno
quotidiano dell'amica Maria Grazia Brandara nella difficile lotta per
l'affermazione della legalità a favore dello sviluppo. Nel
condannare l'attentato, rinnovo alla presidente Brandara il massimo
sostegno e la condivisione della sua opera a favore del progresso
sociale della Sicilia tutta", sono le parole del deputato
nazionale di Forza Italia, Riccardo Gallo. Vicinanza all'ex
sindaco di Naro esprimo il sindaco del Comune di San Pier Niceto
(Messina) Luigi Calderone, l'assessore al turismo Rocco Maimone e
l'intera amministrazione comunale
E
anche l'Adasc, associazione per la difesa dell'ambiente e
della salute dei cittadini, e il coordinamento ambientale Milazzo
Valle del Mela esprimono solidarietà alla Brandara: "Solo
delinquenti e oppositori dei principi fondamentali della vita quali
legalità, democrazia, bene sociale, rispetto delle regole, libertà,
possono essere gli artefici del vile e delinquenziale gesto
intimidatorio".
"Le
ex aree Asi, oggi Irsap, si confermano un terreno minato per chi
vuole fare rispettare trasparenza e legalità. Al commissario
Brandara va la nostra solidarietà e quella dei lavoratori che
rappresentiamo". Lo dice Claudio Di Marco, segretario generale
di Fp Cgil Sicilia, dopo la lettera di minacce con proiettili
recapitata ieri al commissario dell'Irsap, Maria Grazia Brandara.
Secondo il sindacato, "nelle aree industriali si sono addensate
nel tempo grandi zone d'ombra. Proprio per questo, però - aggiunge
Di Marco - occorre chiudere definitivamente la pagina delle ex Asi e
ripartire a pieno regime con l'Irsap ricostituendone la governance e
la dotazione organica per ridare slancio alla mission istituzionale
dell'ente di supporto allo sviluppo industriale dell'Isola con il
sostegno del governo, degli industriali veri e dei lavoratori
onesti".