sicilia24h.it
"Cipe" , gli interventi
settore ambiente nell'agrigentino.
Secondo quanto riferisce il ministero
dell' Ambiente, ammontano a circa 407 milioni di euro le risorse
finanziarie stanziate dal Governo per la Sicilia, nel settore
ambiente e territorio nel corso dell'ultima riunione del Cipe, il
Comitato interministeriale per la programmazione economica, prima
della pausa estiva. Gli interventi nell' agrigentino sono per la
riqualificazione di edifici pubblici a Lucca Sicula, San Biagio
Platani, Lampedusa e Linosa, poi 4 interventi relativi alla
depurazione e all'adeguamento della rete fognaria nei Comuni di
Casteltermini, Racalmuto e Ravanusa, e poi il potenziamento
dell'impianto di compostaggio dei rifiuti a Sciacca.
Giornaledisicilia.it
Comuni al collasso, è boom di
contenziosi.
Comuni ed ex Province che spendono più
di quanto incassano con gravi problemi di liquidità, trasferimenti
in calo e debiti fuori bilancio che lievitano, contenziosi e
pignoramenti a carico degli enti locali: è un ritratto a tinte
fosche quello che emerge dalla relazione sulla finanza locale della
Corte dei Conti - sezione di controllo per la Sicilia, redatta dopo
tre mesi di indagine. Il periodo sotto osservazione è quello
compreso fra il 2012 e il 2015, durante il quale lo stato dei conti è
peggiorato. I magistrati contabili parlano subito, già dalla prima
riga, di un «progressivo deterioramento della finanza degli enti
locali siciliani» e indicano la causa nelle mancate riforme, a
cominciare da «quella sull'armonizzazione dei sistemi contabili e
sul riordino delle funzioni di area vasta». Proprio riguardo alle ex
Province la Corte parla anzi di «una perdurante e pericolosa fase di
stallo nel processo di attuazione del disegno di riforma in atto».
Finché non si va ad elezioni non può essere costituito
l'Osservatorio regionale cui compete la definizione dei criteri per
la riallocazione delle funzioni e delle risorse finanziarie, umane e
strumentali e la ricognizione delle entrate e delle spese. Le entrate
riscosse dai Comuni, sono scese dal 2012 al 2015 da 4 miliardi e 381
milioni a 3 miliardi 933 milioni, un calo del 10% riconducibile in
particolar modo alla diminuzione dei trasferimenti. Tasse, imposte e
tributi incassati sono aumentati (da un miliardo e 708 milioni a 2
miliardi e 397 milioni), un calo drastico invece (pari all'80%)
quello dei cosiddetti trasferimenti erariali (ossia i contributi
dello Stato) che si sono ridotti da un miliardo e 308 milioni a soli
265 milioni. Una riduzione meno marcata quella dei trasferimenti
regionali (da 906 a 829 milioni) e con una inversione di tendenza
nell'ultimo anno, riconosce la Corte che però ha espresso
«forti motivi di preoccupazione» per la «prolungata fase di
trattativa con lo Stato» che «per oltre metà esercizio» ha
impedito la spesa. Particolarmente critica, sul fronte delle entrate,
la situazione nelle ex Province: le entrate correnti riscosse sono
scese da 597 a 575 milioni, compresi però introiti straordinari
ottenuti nel 2015. I trasferimenti dallo Stato, fra il 2011 e il
2014, sono stati abbattuti del 96% (da 184 milioni a 7), a poco serve
l'aumento di quelli dalla Regione (da 67 a 114 milioni). Lo scorso
anno poi il contributo versato allo Stato per il concorso al
contenimento della spesa pubblica è stato di oltre 115 milioni e
continuerà a crescere questo e il prossimo anno. Difficile aumentare
le entrate tributarie, una situazione che secondo la Corte provoca
«rilevanti squilibri di carattere strutturale, determinando forti
rischi di paralisi». Sia nei Comuni che nelle ex Province la spesa
per investimenti si ferma al 6% e la Corte auspica «politiche di
ridimensionamento della spesa corrente improduttiva» e un «reale
sostegno allo sviluppo». Magistrati critici anche rispetto al
pagamento delle rate di mutui e prestiti con i soldi del Fondo per
gli investimenti (115 milioni nel 2015 per i Comuni, 30 per i Liberi
Consorzi) e dei fondi Pac (115 milioni più altri 30). Spesa corrente
(seppur diminuita da da 941 a 894 euro pro capite) resta - sottolinea
la Corte - «costantemente al di sopra» delle entrate, con una
forbice nell'ultimo anno di 155 milioni. Questo divario, insieme a
un disallineamento fra i tempi delle entrate e delle uscite, si
traduce in continue anticipazioni di cassa, situazione «difficilmente
sostenibile già nel breve periodo» dice la Corte che ipotizza casse
vuote al punto da compromettere «la continuità dell'erogazione
dei servizi indispensabili». Altra nota dolente i debiti fuori
bilancio, 218 milioni nel 2014, in aumento dal 2012. Debiti spesso
riconducibili a sentenze passato in giudicato (il 97% per il Liberi
Consorzi) che secondo i magistrati «costituiscono spesso una
modalità per rinviare in futuro» le spese sostenute. La Corte
sottolinea un «frequente ricorso a resistenze in giudizio
pretestuose, se non addirittura temerarie». Altri 239 milioni di
debiti fuori bilancio sono in attesa di essere riconosciuti, 153
derivano da contenziosi. E crescono anche pignoramenti e azioni
esecutive, 34,5 milioni nel 2014.
Diminuisce il costo del personale Ma
aumenta il ricorso a ditte esterne
Il costo del personale in Comuni ed ex
Province diminuisce ma resta sempre sovradimensionato. Fra il 2012 e
il 2014 nei Comuni siciliani i dirigenti sono passati da 340 a 282,
sono diminuiti soprattutto gli incarichi a termine mentre la
riduzione per i dirigenti di ruolo è dovuta principalmente ai
pensionamenti. Il resto del personale è passato da 51.166 a 48.653
unità. poco più di 13 mila i precari censiti. In Sicilia vi è un
dirigente ogni 172,5 dipendenti. Il costo complessivo è sceso del
9,8%, si spende un miliardo e 489 milioni. Ma per quanto riguarda i
dirigenti la spesa netta decresce in misura inferiore rispetto al
decremento di organico: a un taglio dei posti del 19,5% corrisponde
un taglio della spesa del 15,8%. La Corte rileva poi un «quasi
simmetrico» aumento della spesa per prestazioni di servizi, che
secondo i magistrati contabili è sintomatico di «un utilizzo
strumentale delle esternalizzazioni di servizi» per «rispettare
solo in modo formale l'ob - bligo di contenimento del personale».
Un sovradimensionamento a cui, rilevano, non corrisponde un
incremento degli standard dei servizi. Nelle ex Province il personale
dirigente è sceso da 100 a 65 unità, quello di comparto da 6.003 a
5.245, i precari sono 559. La spesa complessiva è scesa del 17,3%
(si ferma a 141 milioni), 35.34 euro pro-capite contro i 22,9 a
livello nazionale. Livelli «imputabili al mancato avvio in Sicilia
del processo di razionalizzazione». E le previsioni non sono rosee:
secondo la Corte la prevista ulteriore riduzione entro il 2018 del
29% è«imputabile a pensionamenti attesi piuttosto che a precise
strategie di riforma complessiva».
Pubblico impiego. Autunno rovente.
Inizia a scaldarsi la partita del
rinnovo contrattuale per i circa 3,2 milioni di dipendenti pubblici,
bloccato da sette anni. Pur tra la tagliola dell'equilibrio dei
conti pubblici e la scure della «non crescita», per un rinnovo
triennale servono a regime 7 miliardi di euro: «Questa è la cifra
che il governo deve mettere sul piatto della bilancia, diversamente
sarebbe ragionare sul nulla», avverte Nicola Turco, segretario
generale Uilpa. D'al - tra parte i dipendenti pubblici scontano un
arretramento salariale che non ha uguali, osserva Maurizio Bernava,
segretario confederale della Cisl, «pur con forti differenze tra i
vari comparti, ogni lavoratore pubblico ha perso dal 2008 una media
di 2.500 euro lordi l'anno, pari a 150 euro netti al mese, circa
220-230 euro lordi». «Che le risorse, a legislazione vigente, ci
siano non è un mistero - prosegue Turco - lo ribadiamo: agire sulla
politica dei bonus, sulle consulenze esterne nella Pubblica
amministrazione, sulla reinternalizzazione dei servizi, sul sistema
degli appalti e degli acquisti e restituire anche ai lavoratori il
frutto del lavoro compiuto con la lotta all'evasione fiscale». E le
notizie sulla frenata del Pil non «possono fare da apripista -
sottolinea Uilpa - a nuove fumate nere sulla disponibilità delle
risorse necessarie alla ripresa della contrattazione, perché ciò
genererebbe una frattura insanabile, rendendo inevitabile l'apertura
di un grave conflitto, che nessuno vuole in quanto dannoso per tutti,
a iniziare dalla funzionalità del servizio pubblico e dalle esigenze
della collettività». «Il pubblico impiego è l'unico settore che
ha subito dal 2008 un arretramento salariale, pari a una media del
13-15% in busta paga. È la prima volta che accade», afferma
Bernava, responsabile Cisl del pubblico impiego, convinto che
«sarebbe un grave errore bloccare i contratti a vita. Al contrario,
il governo deve fare uno sforzo sulle risorse, i 300 milioni messi
sul piatto sono pochissimi, a fronte dell'introduzione di tutti gli
elementi di innovazione contrattuale. Nessuno qui vuole aumenti a
pioggia». In vista della ripresa del confronto con l'Aran,
previsto per la prima decade di settembre, dopo le «aperture» da
parte del governo, «un segnale diverso sarebbe importantissimo -
conclude Bernava - anche sul piano della spinta ai consumi».
Intanto, l'associazione dei consumatori Codacons annuncia una class
action per compensare il mancato adeguamento economico subito dai 3,2
milioni di dipendenti pubblici: 10.400 euro a testa, per il periodo
tra il 1 gennaio 2010 e il 30 luglio 2015, «oltre 33 miliardi da
restituire a 3,2 milioni di lavoratori» dice annunciando il ricorso
collettivo al Tar del Lazio, e ricordando la sentenza n. 178 del 24
giugno 2015 della Corte Costituzionale sull'illegittimità del
regime di blocco del rinnovo della contrattazione collettiva per il
personale pubblico dipendente (legge n. 122/2010). Illegittimità
limitata però al periodo successivo alla pubblicazione della
sentenza stessa, ossia dal 30 luglio 2015. «A oltre un anno
dall'esecutività della sentenza, nulla è stato fatto - dice il
Codacons - e milioni di pubblici dipendenti attendono ancora il
rinnovo del contratto».
Pistorio: dal 2017 i grandi lavori
nelle strade.
L'assessore regionale alle Infrastrutture: «Saranno
aperti cantieri per un miliardo di euro, prime opere sulle statali».
Cantieri per un miliardo sulle strade
siciliane che saranno aperti entro il 2017. L'impalcatura dentro
cui sono «disegnate» queste opere è il Piano regionale dei
Trasporti che la giunta ha appena aggiornato, quello precedente
risaliva al periodo 2002-2004. «Si tratta dello schema di massima -
spiega l'assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti,
Giovanni Pistorio - sarà pubblicato il 19 sulla Gazzetta ufficiale,
quindi si apre la fase delle consultazioni pubbliche. Ci sono 60
giorni per presentare osservazioni, poi viene discusso all'Ars, in
quarta commissione, infine torna in giunta per il via libera
definitivo». Facile ipotizzare che l'ok arriverà entro fine anno,
ma intanto si lavora alla programmazione, anche quella più
immediata. «Valgono un miliardo circa i cantieri che saranno aperti
entro il prossimo anno», dice Pistorio. I primi sono quelli
finanziati con il Patto per il Sud: 250 milioni sono destinati alle
grandi statali ossia la 113 (la Tirrenica), la 114 (la Jonica) e la
115 (lungo la costa sud). A questi fondi si aggiungono altri 150
milioni sempre del Patto per il Sud e altri 40 milioni di ex fondi
Fas stanziati dalla giunta che serviranno al rifacimento della
viabilità secondaria, ossia le strade provinciali. «Tutti progetti
esecutivi - dice Pistorio - cantierabili entro il 2017, nel caso
della viabilità secondaria si tratta di interventi piccoli e diffusi
su tutto il territorio». Altro troncone di lavori è quello che
verrà concordato con l'Anas attraverso un «accordo di programma
quadro rafforzato». «Stiamo per firmare l'accordo - dice
l'assessore - , l'accordo prevede lavori per 550 milioni. Anche
in questo caso si tratta di lavori subito cantierabili, fra questi ad
esempio la Adrano- Bronte e diversi interventi nel Trapanese». Per
Pistorio il Piano Trasporti «rappresenta soprattutto uno schema
metodologico, uno scenario di riferimento in cui far confluire tutte
le opere in programma per un totale di 30 miliardi. Gli orizzonti
temporali sono di tre tipi: uno a breve periodo che fa riferimento al
2020, uno medio al 2030 e uno a lungo termine al 2050. Si analizzano
interventi già in corso per 10 miliardi e quelli in via di
esecuzione». In via di esecuzione, da parte del Cas, c'è ad
esempio la Siracusa-Gela: i lotti 6, 7 e 8 saranno completati entro
il 2019. È il tratto fino a Modica, per chiudere i successivi
chilometri di autostrada serve un miliardo «ma ancora mancano i
fondi», dice Pistorio. E in quest'ottica rientra il piano per
accorpare Cas e Anas varato dalla giunta. «A settembre - spiega
Pistorio - firmeremo l'accordo per cedere all'Anas la direzione
dei lavori dei tre tronconi in costruzione, in questo modo si
velocizzano procedure e pagamenti. Le risorse statali infatti saranno
gestite direttamente da Anas, senza un ulteriore trasferimento al
Cas». Fine lavori prevista per il 2019 anche per la
Agrigento-Caltanissetta: un primo troncone sarà pronto a marzo 2017,
la seconda parte entro il 2019. E ancora, fra le grandi opere in
programma con un orizzonte ravvicinato è la Catania-Ragusa: l'opera
da realizzare in project financing è già finanziata con 200 milioni
dalla Regione, altri 200 dallo Stato e 450 dal privato. La
convenzione è stata firmata. «Dopo le ferie incontrerò il partner
privato - dice Pistorio - per avviare l'iter». In corso di
realizzazione anche la Nord-Sud, da Santo Stefano di Camastra a Gela:
in questo caso si lavora a una revisione del progetto «per tenere
conto del contesto orografico, in modo da rendere i lavori meno
imponenti e più veloci». Infine 400 milioni , in priorità sul Fsc
(Fondo sviluppo e coesione) saranno utilizzati per la Palermo
Agrigento, nel tratto fra il capoluogo e Bolognetta e la regione ha
chiesto all'Anas di lavorare ai progetti per i tratti successivi.
C'è poi un progetto per collegare direttamente Trapani e Mazara:
attualmente la A29 da Palermo si biforca per Trapani e Mazara, un
«anello» permetterebbe di chiudere il tratto. Costo previsto 150
milioni. Altra grande opera poi l'anello autostradale
Gela-Mazara. Un piano importante per il quale «il 2025 è un
orizzonte temporale ragionevole», dice Pistorio e che dalla nuova
società che ingloberà Cas e Anas potrà avere nuovi input. «Con la
nuova programmazione europea - dice ancora Pistorio - non sono
previste risorse per le strade, il gestore unico permette di
garantire maggiori fondi. Il 28 vedrò informalmente il ministro
Delrio, faremo il punto e soprattutto fisseremo la data per la firma
del cosiddetto accordo procedimentale». È il primo passo, nero su
bianco, in cui Ministero e Regione sanciranno il «matrimonio», in
dote porteranno rispettivamente l'Anas e il Cas.
Fondi per i Comuni siciliani.
Sbloccati i fondi per i Comuni
siciliani, l'assessore alle Autonomie locali Luisa Lantieri e
quello all'Economia Alessandro Baccei hanno firmato il decreto che
permette di erogare subito 315 milioni agli enti locali. Una boccata
d'ossigeno per le amministrazioni. Lo stanziamento iniziale
prevedeva 340 milioni ma le disponibilità di cassa della Regione si
fermano al momento a 318 milioni. La parte di cui la Regione non
dispone è legata all'accordo siglato dal governo regionale con
quello nazionale: di quel «pacchetto» di 500 milioni che devono
essere girati alla Sicilia, mancano ancora 50 milioni e in
proporzione sono stati diminuiti i trasferimenti ai Comuni. «Ma a
settembre quei soldi - arriveranno», assicura l'assessore
Lantieri. Un'altra fetta è stata invece è congelata fino al 31
ottobre. In base ad una norma della Finanziaria 2013 (norma voluta
dal Movimento 5 Stelle) ciascun Comune è tenuto a destinare il 2%
delle risorse a forme di democrazia partecipata». Significa che
prima di spendere quei soldi (6 milioni e 800 mila euro) deve
condividere la scelta con i cittadini. Chi non lo utilizza in questa
forma viene sanzionato, ossia questo 2% viene trattenuto. L'importo
destinato a forme di democrazia partecipata ammonta a 6 milioni e 137
mila euro: in molti casi i Comuni hanno destinato più del 2%
previsto. Per chi invece non ha rispettato la regola sono previste
sanzioni in totale per 2 milioni e 365 mila euro, somma che
l'assessore Lantieri ha deciso di «congelare» per dare tempo ai
Comuni di adeguarsi entro il 31 ottobre. Complessivamente ai Comuni
con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti (202 centri) vanno 118
milioni e 703 mila euro. Agli altri 188 Comuni con più di 5 mila
abitanti saranno trasferiti 196 milioni e 985 mila euro. I mandati di
pagamento partiranno dopo ferragosto. Gli importi più elevati sono
per Palermo (20 milioni e 580 mila euro) e Catania (14 milioni e 514
mila euro), poi Messina (7 milioni e 404 mila euro). Riparto su cui
«per questioni di ordine politico» la conferenza Regione-Autonomie
locali non ha dato parere favorevole. L'Anci aveva denunciato, in
quell'occasione, la «grave condizione di precarietà e incertezza»
degli enti locali. Portando alcuni numeri (aggiornati al 16 giugno):
300 Comuni che non hanno approvato i rendiconti 2015, 350 che non
hanno approvato i bilanci di previsione, un aumento significativo di
quelli in dissesto. «Con questi trasferimenti - dice Lantieri -
adesso i Comuni possono approvare i bilanci. Finora abbiamo inviato i
commissari solo dove non erano stati approvati i rendiconti, adesso
se non si approvano i bilanci partiranno le ispezioni».