Giornale di Sicilia
Sabato 1 ottobre 2016
I nodi della regione
L'assessore Contrafatto illustra a «ditelo a rgs» i contenuti del cronoprogramma inviato a roma
Quattro anni per fare i depuratori
L'obiettivo è evitare la multa europea
Gabriele Messina
Palermo
Una corsa contro il tempo per evitare la stangata. La condanna della Corte di Giustizia Europea grava sulla Sicilia come una spada di Damocle. Quattro anni per realizzare i depuratori sull'isola e mettersi in regola o sarà tempo di sanzioni. Il piano per evitare la stangata, quantificata in 185 milioni, viaggia in un documento di 68 pagine spedito a Roma il 13 settembre. Lì sono indicati appalti e scadenze peruscire entro 4 anni dall'emergenza della depurazione delle acque. Interventi per 900 milioni che permetteranno, da un lato, di evitare la maxi multa dell'Ue e dall'altro di svestire i panni dell'ultima della classe. «Il piano statale prevede ottanta interventi sulla Regione, tutti commissariati per godere dei benefici e delle agevolazioni di tempi e procedure del cosiddetto Sblocca Italia" - spiega l'assessore regionale Vania Contraffatto ai microfoni della trasmissione di Radio Giornale di Sicilia e Tgs, Ditelo a Rgs - quello spedito a Roma, lo scorso 13 settembre, è solo un cronoprogramma. C'è un cos tante monitoraggio con Roma e Bruxelles circa lo stato di avanzamento dei lavori. Al momento, stiamo lavorando a pieno ritmo per fare inmodo che nei prossimi quattro anni i depuratori siano già realizzati ». La condanna della Corte di Giustizia Europea per la mancata depurazione delle acque risale al 2012. Da allora a oggi, in Sicilia, poco o nulla è stato fatto per evitare di arrivare con l'acqua alla gola e rischiare la maxi sanzione. «La condanna dell'Ue c'è già - prosegue la Contrafatto - siamo stati condannati perché inadempienti ma non è ancora stata irrogata alcuna sanzione. Quella dei 185 milioni di euro è solo una stima del quantum che arriva da Palazzo Chigi nell'ipotesi di irrogazione della sanzione. Possiamo evitarla o ridurla». Nel complesso, gli interventi da realizzare sono 80 in 42 agglomerati urbani. Da Palermo alle città della costa mazarese servono depuratori nuovi o da ampliare, fogne e collettori fognari. Le prime gare sono già partite in alcuni comuni della Sicilia orientale come a Belpasso, Misterbianco, Nicolosi, Mascalucia, Pedara, Gravina di Catania e vari altri paesi etnei. A novembre sarà la volta di Augusta, dove gli interventi in programma sono 12 e si partirà dalle gare per realizzare i progetti. Solo entro luglio 2019, si spera, gli appalti dovrebbero essere conclusi. A Palermo, invece, sono previsti dieci interventi. Il più importante riguarda il potenziamento dell'impianto di Acqua dei Corsari. Qui, il progetto esecutivo dovrebbe arrivare a novembre mentre per l'affidamento dei lavori se ne riparlerà a febbraio. Poi toccherà alla realizzazione della fognatura di via Cruillas che eviterà di scaricare i liquami sul canale Mortillaro. Il progetto sarà pronto solo a febbraio del 2017 ma ad essere potenziato sarà anche il depuratore di Fondoverde Giardini. Qui, l'affidamento dei lavori è previsto per ottobre 2017. L'altra grande opera riguarda il completamento del collettore sudorientale e dovrebbe arrivare fra il marzo del 2017 e l'ottobre 2020. Gli altri cantieri a Palermo riguardano l'eliminazione dello scarico di via Decollati nel fiume Oreto e la realizzazione della rete fognaria del quartiere Marinella e di Sferracavallo dove l'inizio dei lavori è previsto per marzo 2017. Altri interventi riguarderanno il quartiere Villagrazia. Nel piano è previsto anche l'adeguamento del depuratore di contrada Sant'Antonio a Cefalù, dove l'inizio dei lavori è previsto per dicembre, e il completamento del depuratore di Cinisi. Bisognerà attendere fino a novembre del 2017, invece, per il completamentodei collettori fognari di Carini. In testa, fra i primi progetti a partire c'è anche quello che migliorerà la depurazione nella zona compresa fra Tre Fontane, Granitola e Kartibubbo dove entro aprile dovrebbero partire gli interventi per concludersi in poco più di un anno. (*GME*)
Libero Consorsio
Elezioni, saranno 750 i votanti
Pubblicata oggi sul sito della Regione la delibera della Giunta Regionale n. 313 del 27 settembre 2016 con la quale viene indetta l'elezione dei vertici del Liberi Consorzi per domenica 20 novembre 2016. A votare, in provincia di Agrigento, saranno chiamati circa 750 grandi elettori, per il meccanismo delle elezioni di secondo grado. Queste le date per giungere alle elezioni: Entro il 21 ottobre dovrà essere pubblicato l'elenco degli elettori cioè i sindaci e i consiglieri comunali in carica nei 43 comuni della provincia. Non sono elettori i sindaci ed i consiglieri comunali sospesi di diritto dalla carica, ai sensi dell'articolo 11 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235. Il termine per la presentazione delle candidature a Presidente del Libero Consorzio o per il Consiglio è stato fissato dalle ore 8:00 del 30 ottobre 2016 alle ore 12:00 del 31 ottobre 2016. Il termine finale per la costituzione del seggio elettorale è stato fissato per il 10 novembre. Sono candidabili a Presidente del libero Consorzio comunale i sindaci dei comuni appartenenti allo stesso libero Consorzio comunale.
Iniziative. Si è formalmente costituita la società cooperativa a responsabilità limitataPresidente è il sindaco di Menfi, Vincenzo Lotà, e vice presidente, il sindaco di Salemi, Domenico Venuti
Sviluppo del territorio, a Menfi il «Gal Valle del Belice»
Menfi
A Menfi si è formalmente costituita la società cooperativa a responsabilità limitata Gal Valle del Belice. L'assemblea, composta da 50 soci fondatori, vede la presenza di 12 comuni e di ben 38 realtà di diritto privato.Grande la partecipazione delle istituzioni e degli attori economici di un territorio che ancora una volta si è dimostrato maturo e pronto per attivare sinergie per elaborare strategie di sviluppo condivise. Presentato anche il consiglio di amministrazione della società. Consiglieri sono Massimo Todaro, presidente del Consorzio di tutela del formaggio Vastedda della Valle del Belìce Dop; Diego Guadagnino, coordinatore per la Sicilia occidentale di Confcooperative Sicilia; Antonino Indelicato, presidente della società cooperativa olivicola Agrisana e storico rappresentante dei produttori agricoli dell'area di Sciacca.La costituzione della società, la cui base sociale sarà ampliata nei prossimi giorni, è stato il passaggio formale indispensabile per formalizzare la presentazione del piano di azione locale all'assessorato regionale all'Agricoltura. Quest'adempimento dorà essere svolto entro il 5 ottobre prossimo. I comuni coinvolti sono Caltabellotta, Contessa Entellina, Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Sambuca, Salemi, Santa Margherita Belice e Santa Ninfa insieme a trentotto attori economici del territorio, consorziandosi nel Gal Valle del Belice. «Attraverso quest'iniziativa - dice il presidente, Vincenzo Lotà - tutti gli attori hanno dimostrato la grande propensione del sistema territoriale belicino a condividere strategie di sviluppo complessive e coordinate nell'ambito della progettazione 2014/2020. Il Gal - aggiunge il presidente Lotà - rappresenta uno strumento cruciale per intervenire in maniera sistemica sullo sviluppo della ruralità, dell'agricoltura di qualità, del turismo sostenibile e delle risorse culturali ed ambientali, cifre identitarie del nostro territorio, e consentirà di accedere più agevolmente ad ulteriori strumenti di programmazione». Il versante agrigentino del Belice, che rappresenta il motore dell'iniziativa, attraverso questi progetti potrà dare anche nuovo slancio all'azione che ha portato, in particolare negli ultimi anni, a un notevole sviluppo anche in campoturistico. Pure l'estate che si è appena conclusa ha fatto registrare significati risultati, in quest'ambito, non soltanto per Menfi, ma anche per Sambuca e Santa Margherita Belice. E Montevago si pone ormai come stazione termale di grande rilievo con una notevole potenzialità di crescita, stimolata anche dalle istituzioni locali. E' un territorio che riesce a coniugare al meglio le bellezze paesaggistiche con un litorale, quello menfitano, punto di riferimento per un vasto turismo ormai nazionale. A questo si aggiungono una ricca offerta culturale e poi un paniere di prodotti enogastronomici. Tutto questo sta facendo la differenza con altre zone e contribuendo a una crescita economica dell'area belicina che adesso sarà ulteriormente stimolata dal Gal.
Domenica 2 ottobre 2016
I nodi della regione
la riforma madia non è applicabile automaticamente. A rilevarlo Il capo del Personale, luciana Giammanco
Niente tagli per i dirigenti, manca il voto Ars
L'assemblea deve ancora recepire le norme approvate a Roma. Stop alle regole che toccano stipendi e produttività
Giacinto Pipitone
Palermo
I tagli allo stipendio e le regole per rendere più produttivi i dirigenti, introdotte a livello nazionale dalla riforma Madia, non si applicheranno in Sicilia. Almeno fino a quando l'Ars non recepirà le norme approvate a Roma. Si apre un altro caso alla Regione, visto che il recepimento e l'applicazione integrale della riforma Madia è uno dei punti essenziali dell'accordo fra Stato e Regione che ha portato nelle casse siciliane un miliardo e 600 milioni all'inizio dell'estate. E infatti è lo Stato che ha chiesto alla Regione di conoscere lo stato d'attuazione della riforma della pubblica amministrazione. Il capo del Personale, Luciana Giammanco, ha predisposto una relazione dove mette in evidenza che nessuna delle norme sui dirigenti è applicabile automaticamente: serve una «corposa» modifica della legge regionale in vigore, la famosa legge 10. Dunque bisognerà aprire la «vertenza» all'Ars, con tutte le incognite che un voto sulla dirigenza si porterà dietro. La riforma Madia, approvata nel 2015, è stata poi essa in atto attraverso vari decreti. L'ultimo, quello sui dirigenti, è del 26 agosto. Prevede, per esempio, che la retribuzione di ogni dirigente sia ancorata per il 30% alla valutazione dei risultati ottenuti in base a una griglia inserita nello stesso decreto. Oggi invece in Sicilia anche la parte variabile viene generalmente data a pioggia. La Madia ha anche previsto un meccanismo che impedisce ai dirigenti di restare senza incarico a parità di stipendio: chi non ha un ufficio da guidare perde tutta la parte accessoria della busta paga e anche un 10% in più per ogni anno in cui resta senza incarico. Dopo sei anni si rischia perfino di perdere il posto di lavoro o il demansionamento. In base alla riforma Madia, inoltre, il contratto dei dirigenti, soprattutto quelli di grado più elevato, sia valido per quattro anni mentre in Sicilia si può ancora oscillare fra 2 e 7. E in generale la riforma nazionale ha introdotto delle clausole che dovrebbero (condizionale d'obbligo) limitare la discrezionalità di assegnazione degli incarichi e quindi il clientelismo politico all'interno della pubblica amministrazione. È previsto infatti che chiunque voglia entrare nella dirigenza possa frequentare un corso-concorso per essere inserito in un albo: poi l'amministrazione bandirà delle selezioni, per accedere ai posti dirigenziali liberi, vincolate agli iscritti all'albo. Ci sono poi meccanismi di valutazione affidati a varie commissioni di esperti di cui fa parte anche l'Anac (l'Agenzia anticorruzione). Tutto questo non è immediatamente applicabile in Sicilia: la Giammanco lo scrive per ben due volte nella relazione. Suscitando però i dubbi dell'assessore al Personale, Luisa Lantieri, che in più di una occasione si era sbilanciata annunciando che la riforma Madia sarebbe stata immediatamente applicata in Sicilia. L'assessore ha subito convocato la dirigente: domani ci sarà un vertice per cercare di capire come accelerare i tempi. Preoccupata, la Lantieri, che approvare una riforma così delicata all'Ars apra scenari imprevedibili, vista anche l'influenza che i dirigenti hanno sui deputati. La Giammanco ha segnalato nella relazione la necessità di creare un tavolo tecnico «per lo studio e l'esame della nuova disciplina». Il tavolo sarà «propedeutico all'elaborazione di una proposta legislativa». Il tutto passa anche dall'assessorato all'Economia, «garante» dei patti con lo Stato. Alessandro Baccei sceglie la via della cautela: «Non sono un esperto e dunque non posso valutare questa relazione. Di sicuro la riforma Madia va applicata. Lo abbiamo messo per iscritto». Baccei ipotizza che, se fosse definitiva la scelta di andare all'Ars, la riforma della dirigenza potrebbe essere inserita nella Finanziaria: dunque il via libera arriverebbe fra dicembre e i primi mesi del 2017. Fino ad allora i dirigenti sarebbero al riparo dal rigore nazionale. Anche se, va detto, il Dirsi, la sigla autonoma più rappresentativa, invoca il recepimento della Madia: «Oggi i dirigenti sono in mano alla politica - commenta Silvana Balletta, una dei leader del sindacato -. Con la riforma Madia dovrebbe essere tolta molta discrezionalità. Noi abbiamo proposto più volte di recepirla in modo integrale ». La riforma darebbe anche nuove ambizioni di carriera ai dirigenti intermedi, che oggi si trovano la strada sbarrata dai dirigenti generali che ricevono a rotazione nuovi incarichi occupando tutti gli spazi di vertice. Con una norma all'Ars la Regione dovrebbe anche recepire la parte della riforma Madia che prevede la riorganizzazione amministrativa attraverso «riduzione degli uffici e del personale dirigenziale» anche se - almeno da questo punto di vista - la Regione si è portata avanti con la Finanziaria del 2015 che ha previsto norme simili, già applicate, che hanno permesso di decretare il taglio di 191 postazioni dirigenziali dal prossimo gennaio. Ora però queste norme regionali andranno allineate a quelle nazionali. Le uniche norme della riforma Madia che non hanno bisogno di recepimento e sono immediatamente applicabili - ha segnala infine la relazione della Giammanco - sono quelle contro i furbetti: i procedimenti disciplinari, e i licenziamenti rapidi, sono già una regola anche alla Regione.
Santa Margherita
«Terre Sicane» Ezio Ferraro è il presidente
Ezio Ferraro, succedendo a Teresa Monteleone, è stato eletto all'unanimità presidente del Consiglio dell'Unione Terre Sicane (Caltabellotta, Menfi, Montevago, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belìce). «Da presidente della giunta dell'Unione dei Comuni delle Terre Sicane - ha scritto su Facebook il sindaco di Santa Margherita Belice Franco Valenti - desidero ringraziare Teresa Monteleone per il costante impegno, la dedizione e la passione». (*CAGI*)
Lunedì 3 ottobre 2016
«Invase dal fango»
Riaperte le strade
Libero consorzio. Ora il transito tornerà regolare Sono state riaperte al traffico, in seguito all'intervento del Settore Infrastrutture Stradali, le strade interne comprese tra Aragona e Grotte, interessate dal nubifragio dei giorni scorsi, in seguito al quale una ingente quantità di fango e detriti aveva invaso i tracciati. «Le strade sono comprese - si legge in una nota diffusa dal Libero consorzio dei Comuni - nel comparto centro- nord e sono la S.P. n. 51 Grotte-Comitini, la S.P. n.60 che dalla SS 189 conduce all'abitato di Comitini e la Strada NC di collegamento tra la S.P. n. 60 e la S.P. n.8 nei pressi dell'agriturismo "Roba nica". Lo sgombero, pur segnalato prontamente dai capi cantonieri e dal personale stradale del Libero Consorzio, è avvenuto con difficoltà in quanto il Settore Infrastrutture Stradali attualmente ha a disposizione un solo mezzo funzionante per la rimozione dei detriti, una minipala meccanica alla quale è stato affiancato un bobcat messo a disposizione dal Comune di Comitini ». «I pesanti tagli effettuati dal Governo Regionale - si conclude la nota - hanno, dunque, ripercussioni anche sulla manutenzione dei mezzi a disposizione». (*AAU*)
1 ottobre - sabato
LA SICILIA
SERVIZIO IDRICO
Associazioni consumatori e Ati
sembrano compatti.
g.s.) In realtà è solo un passo, ma è
comunque in avanti. L'incontro tra l'Ati e la associazioni di
consumatori della provincia sulla ripubblicizzazione dei servizio
idrico si è concluso con un aggiornamento a breve termine per
ragionare congiuntamente sul lungo e complesso percorso di
rescissione del contratto con la Girgenti acque. Vo percorso reso
difficile anche da un dettaglio non secondario: ancora oggi l'Ati
non è infatti subentrata formalmente all'Ato idrico, anche se il
passaggio di consegne potrebbe avvenire entro un paio di settimane. A
rispondere all'appello sono stati Adusbef, Lega consumatori, il
Codacons, l'Adoc, Centro servizi al cittadino. Unione nazionale
consumatori Associazione Arco consumatori, Adiconsum,
Confconsumatori, le sezioni di Federconsumatori di Agrigento, Licata
e Sciacca, Intercopa, Cittadinanzattiva di Licata e l'associazione
Prometeo Ius di Favara, quali hanno fornito il loro contributo anche
indicando le iniziative messe in campo in questi anni per contestare
i pre sunti disservizi del gestore. In particolare il presidente del
comitato Intercopa, Franco Zammuto, ha concentrato il suo intervento
su 5 punti essenziali che a suo dire dovrebbero essere tra le
priorità del nuovo Ati: oltre allo studio di una ipotesi di
risoluzione del contratto c'è aumento avvenuto senza la
legittimazione dell'Ato, il taglio dei costi previsti dal gestore
per operazioni di verifica del funzionamento dei contatori e la
necessità che il nuovo consiglio operi evitando che sindaci facciano
accordi con Girgenti senza passare dall'organismo centrale.
Infoagrigento
Ex provincia: al voto il prossimo 10
novembre, ecco le modalità
Pubblicata oggi sul sito della Regione
la delibera della Giunta Regionale n. 313 del 27 settembre 2016 con
la quale viene indetta l'elezione dei vertici del Liberi Consorzi
per domenica 20 novembre 2016. A votare, in provincia di Agrigento,
saranno chiamati circa 750 grandi elettori, per il meccanismo delle
elezioni di secondo grado.
Queste le date per giungere alle
elezioni: Entro il 21 ottobre dovrà essere pubblicato l'elenco
degli elettori cioè i sindaci e i consiglieri comunali in carica nei
43 comuni della provincia. Non sono elettori i sindaci ed i
consiglieri comunali sospesi di diritto dalla carica, ai sensi
dell'articolo 11 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235.
Il termine per la presentazione delle
candidature a Presidente del Libero Consorzio o per il Consiglio è
stato fissato dalle ore 8:00 del 30 ottobre 2016 alle ore 12:00 del
31 ottobre 2016.
Il termine finale per la costituzione
del seggio elettorale è stato fissato per il 10 novembre.
Sono candidabili a Presidente del
libero Consorzio comunale i sindaci dei comuni appartenenti allo
stesso libero Consorzio comunale. Non è candidabile il sindaco
sospeso di diritto dalla carica, ai sensi dell'articolo 11 del
decreto legislativo n.235/2012.
La rivista istituzionale del Libero
Consorzio "Agrigento:Nuove ipotesi" nel suo ultimo numero, in
pubblicazione on line su sito dell'Ente, chiarisce i meccanismi del
voto ponderato, anche attraverso due apposite tabelle
esemplificative.
2 ottobre - domenica
LA SICILIA
UNIVERSITA'
Consiglio comunale sul futuro del
Cupa.
g.s.) Un Consiglio comunale
straordinario sul futuro dell'università di Agrigento è stato
convocato per il prossimo 11 ottobre alle 16.30 per interessamento
della Sa commissione consiliare, presieduta dal consigliere Pasquale
Spataro. La stessa, nelle scorse settimane, ha incontrato li
presidente del Cupa Gaetano Armao, i quale ha tracciato un quadro
preoccupante dei conti del Consorzio e soprattutto anticipato la
necessità di dover rivedere l'attuale struttura organizzativa
troppo "pesante" per quelli che sono attualmente i compiti del
Cupa.
3 ottobre - lunedì
LA SICILIA
REGIONE. L'isola è stata inserita
nel prestigioso elenco dei "Luoghi dell'identità e della
Memoria"
Promozione per Lampedusa A firmare
il decreto, nei giorni scorsi, è stato l'assessore regionale Carlo
Vermigilio.
LAMPEDUSA. L'isola di Lampedusa sarà
inserita tra i "Luoghi dell'identità e della Memoria della
Regione Siciliana. La decisione è stata presa, nei giorni scorsi da
parte dell'assessore regionale Carlo Vermiglio, il quale ha
inserito con proprio decreto la maggiore delle Pelagie all'interno
della categoria dei "luoghi storici", in quanto interessata degli
eventi che hanno profondamente segnato la vicenda storica siciliana
in età contemporanea. Il riferimento, chiaro e inequivocabile, è al
ruolo di porta dell'Europa dell'isola agrigentina, e,
soprattutto, il suo essere ormai purtroppo anche scenario di
drammatici naufragi. Uno dei peggiori, per numeri e impatto
mediatico". ricorre proprio oggi.
Si legge infatti nel decreto che si
ritiene necessario assicurare nel tempo la memoria di quanto è
avvenuto soprattutto delle più recenti stragi per mare ed in
particolare della grande sciagura umana del 3 ottobre 2013, al fine
di non disperdere nell'oblio la tragicità di eventi e creare le
premesse per una pacifica collaborazione sul piano internazionale.
assicurando a tutte le popolazioni una dignitosa esistenza, nella
convinzione che il confronto tra le diverse anime culturali del
Mediterraneo è strumento di pace, di arricchimento spirituale e
convivenza pacifica fra i popoli".
L'insrimento nell'elenco del Lim,
in linea teorica, dovrebbe portare a valutazioni complessive di
gestione e fruizione (il Museo della Fiducia e del dialogo tra i
popoli, in tal senso, è già in questa direzione), e affianca
Lampedusa ad altri luoghi siciliani che furono interessati da
fenomeni storica mente rilevanti. Del resto l'isola era già
inserita tra i luoghi della memoria per eventi storici perché, a
Cala Pisana, il 4 luglio 1551 la flotta di Carlo V. Per restare nella
provincia di Agrigento, tra gli altri luoghi ci sono il Castello di
Caltabellotta (dove fu firmata la pace di Caltabellotta nel 1392),
l'area di Secca del Corallo, a Sciacca (dove sorse, nel 1831
l'isola Ferdinandea), le case Ciaccio, in contrada Miccina a
Sambuca di Sicilia, che ospitarono la cosiddetta Colonna Orsini, che
sostennero lo sbarco di Garibaldi nel 1860 e, per arrivare quasi alla
modernità, le spiagge di Licata, che videro lo sbarco di altri
liberatori", ovvero le truppe Alleate durante l'operazione
"Husky" nel 1943.
Se questi i luoghi strettamente
storici, la provincia di Agrigento ne conta innumerevoli altri: dai
luoghi delle opere di Sciascia, Pirandello e Camilleri a quelli
interessati dalle leggende mitologiche o dalle tradizioni locali,
passando per luoghi connessi alla produzione delle specialità
enogastronomiche.
GIOACCHINO SCHICCHI
Scrivolibero
Regioni ed Enti Locali
Progetto UE Tartalife: a Roma
riunione del comitato di pilotaggio
Si è svolto a Roma nella sede di
Legambiente una riunione dei partner del progetto comunitario
"Tartalife - Riduzione della mortalità della tartaruga marina
nelle attività di pesca professionale" (LIFE12 NAT/IT/000937),
alla quale ha partecipato in qualità di partner il Libero Consorzio
Comunale di Agrigento.
Si è trattato della riunione del
comitato di pilotaggio (organismo di governance dei progetti
comunitari) del progetto finanziato dall'Unione Europea con il
contributo dello strumento finanziario LIFE+ NATURA 2012 della
Commissione Europea, e cofinanziato dal Ministero delle Politiche
Agricole Alimentari e Forestali - Direzione Generale Pesca e dalla
Regione Marche.
Nella riunione è stato fatto il punto
del progetto a 3 anni dal suo effettivo inizio, con un'analisi
delle singole azioni e del nuovo assetto del partenariato. Positivo
il riscontro delle sperimentazioni finalizzate alla riduzione
dell'impatto della pesca professionale sulla popolazione
mediterranea della Tartaruga marina Caretta caretta, specie
prioritaria inserita nella Direttiva UE "Habitat" e protetta da
numerose Convenzioni internazionali, e che secondo stime attendibili
ogni anno paga un prezzo altissimo alle attività di pesca, con oltre
130.000 esemplari catturati accidentalmente.
La riunione ha fatto anche il punto
sulla situazione di tutti i Centri di Recupero coinvolti, il cui
potenziamento costituisce una delle azioni più importanti del
progetto.
Il Tartalife è realizzato con il
partenariato di CNR-ISMAR (ente capofila), Libero Consorzio di
Agrigento, Ente Parco Nazionale dell'Asinara, Fondazione Cetacea,
Area Marina Protetta Isole Egadi, Legambiente, AMP Isole Pelagie
(Ente Gestore Comune di Lampedusa e Linosa) e Consorzio UNIMAR.
LiveSicilia
Gli schieramenti
LA SICILIA DEL REFERENDUM
CHI STA COL SÌ, CHI STA COL NO
di Accursio Sabella
Anche l'Isola si mobilita a
favore o contro la riforma costituzionale. Una consultazione che
potrebbe cambiare gli equilibri politici.
PALERMO - La partita è decisiva. E le
squadre sono già scese in campo da un po'. Sono le squadre del "sì"
e del "no" che si fanno sempre più agguerrite anche in Sicilia,
in vista di una consultazione che potrebbe cambiare gli equilibri
politici pure nell'Isola. Da un lato, c'è l'avvocato Nino Caleca,
investito del compito addirittura in occasione della "Leopolda
sicula" di Davide Faraone. Sarà lui a spingere al massimo i motori
del "sì". Dall'altra parte, una compagine assai eterogenea, che
va dal senatore Renato Schifani recentemente tornato in Forza Italia,
al Movimento Cinque stelle, passando per Antonio Ingroia che, già
che c'era, ci ha pure scritto un libro.
Il fronte del sì
Si confronteranno anche domani, in
occasione di un convegno alla facoltà di Giurisprudenza: promotori
del sì e promotori del no. Per i difensori della riforma Boschi,
come detto, ecco il noto avvocato penalista palermitano ed ex
assessore del governo Crocetta, presidente del comitato "Basta un
sì": "La gente - spiega Caleca - sembra interessata ai
risparmi che questa riforma consentirà di ottenere. Ma teme che
possa rafforzare troppo i poteri del premier, a prescindere dal fatto
che il prossimo presidente del Consiglio possa essere un grillino o
lo stesso Renzi. Qui in Sicilia, tra l'altro - aggiunge - gli
effetti saranno relativi, perché la riforma non tocca direttamente
lo Statuto, ma rimanda a un successivo momento la revisione delle
competenze tra Stato e Regione". Ma queste settimane sono state
ugualmente molto intense. "La raccolta delle firme qui in Sicilia è
andata benissimo - dice Caleca - al punto da essere stati
indicati come un esempio dallo stesso sottosegretario Lotti. Un
ottimo risultato che si deve anche al grande impegno del gruppo di
Sicilia Futura". Gruppo al quale Caleca si è avvicinato, quello
fondato e guidato da Totò Cardinale, anche lui tra i più convinti
promotori del sì. Insieme, ovviamente, ai renziani di Sicilia, primo
fra tutti Davide Faraone, che pochi mesi fa esultava: "Delle quasi
600 mila firme raccolte oltre 83 mila firme arrivano dalla Sicilia,
un boom, un vero record fra le regioni d'Italia, e sono stati
registrati 304 comitati e più di 100 sindaci siciliani hanno aderito
alla campagna per il Si' al referendum costituzionale". Caleca è
andato via polemicamente dal governo di Rosario Crocetta, ma adesso
si troverà a correre dalla stessa parte col governatore gelese:
anche lui infatti voterà a favore della riforma Boschi. E per il sì
si è espresso anche l'assessore all'Agricoltura Antonello Cracolici,
aderendo al comitato "Sinistra per il sì" che raccoglie i
politici dem non renziani che difendono comunque la riforma.
Dirà sì al referendum anche il
Cantiere popolare di Saverio Romano, forza politica centrista che a
Roma compone Ala con Denis Verdini. "Non vi sono alternative
credibili: gli investitori, le imprese, i cittadini, - spiega Romano
- chiedono efficienza, snellimento delle procedure e riduzione dei
costi della politica". E dalla stessa parte degli ex cuffariani,
ecco spuntare addirittura i "giustizialisti" di Italia dei Valori
che in Sicilia hanno creato anche un comitato promotore guidato da
Salvatore Messana, Paolo Caracausi, Antonio Bianco, Giuseppe
Gruttadauria e Giuseppe Rizzo. Idv voterà sì, quindi, al contrario
del vecchio leader Antonio Di Pietro. "In linea con le posizioni
del segretario nazionale Ignazio Messina - dicono - riteniamo che sia
arrivato il momento di superare il bicameralismo perfetto rendendo
più veloce ed efficace l'attività legislativa e di abbattere
definitivamente i costi della politica lasciando a casa 200
senatori". Ma per il sì si sarebbe già espressa, in maniera più
o meno esplicita anche la Confindustria siciliana. Non solo, per la
difesa della riforma è anche la Legacoop di Sicilia guidata da
Pietro Piro. Per il sì anche il costituzionalista Giuseppe Verde.
Il fronte del no
Ma anche gli "esperti" si sono
divisi. Perché un altro gruppo di giuristi ha formato un comitato
per il "no". A guidarlo è Gaetano Armao, tra i componenti, anche
Giovanni Piraino (che fu coordinatore dell'Udc siciliano) e Giovanni
Scala. Ma il fronte del "no" è certamente quello più
eterogeneo, variopinto. Silvio Berlusconi, ad esempio, ha scelto il
siciliano Renato Schifani per guidare i comitati promotori contro la
riforma Boschi. Anche il movimento "Diventerà bellissima" di
Nello Musumeci ha dato vita ad alcuni comitati per il no.
E dalla stessa parte di Schifani e
Musumeci, ecco il Movimento Cinque stelle. Anzi, "Io dico no" è
stato il leit motiv della festa nazionale grillina che si è svolta
al Foro Italico di Palermo poco più di una settimana fa e ha
puntellato anche il viaggio in moto per l'Italia di Alessandro Di
Battista. Insomma, berlusconiani e grillini insieme anche in Sicilia,
in un fronte che annovera, tra gli altri, anche alcuni centristi come
l'ex assessore di Crocetta in quota Udc, Giovanni Pizzo: "La gente
purtroppo - spiega - guarda il dito e non la luna, scegliendo il
sì e il no sulla base delle posizioni di Renzi o dei Cinque stelle.
Ma questa riforma non farà che peggiorare e rallentare l'iter di
produzione delle leggi. E del resto, molti tra i sostenitori del sì
ammettono che la legge poteva essere scritta meglio. Ma quella
riforma - aggiunge - interverrà su una Costituzione che tanti ci
invidiano. Chi cambierebbe mai la Cappella Sistina con l'opera di un
artista contemporaneo?". Per il no, poi, si è detto apertamente
Pietrangelo Buttafuoco che ha sintetizzato sul Foglio le ragioni del
suo voto: "L'argomento per votare 'no' al referendum di Matteo
Renzi - ha scritto - non è la Costituzione ma questo: non toglie
il Senato, lo riempie di consiglieri regionali. Non riforma, infatti,
un beato niente piuttosto rafforza le metastasi del cancro
burocratico-amministrativo chiamato 'regione'". Dal lato del no
anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che ha deciso però di
non attivare comitati promotori. Non potrà votare, a causa
dell'interdizione, ma anche l'ex governatore Salvatore Cuffaro sarà
dalla parte del "no": "Se potessi votare certamente
voterei contro la proposta di modifica della costituzione. Il testo,
così com'è, rischia di accentrare troppo il potere e metterebbe
nelle mani di potenziali Mussolini o Stalin strumenti pericolosi per
la democrazia". E conto la riforma Boschi voterà anche l'ex pm
antimafia Antonio Ingroia. Che la pensa un po' come Cuffaro. E che
per spiegare le ragioni della sua scelta, già che c'era, ha scritto
anche un libro.