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Rassegna stampa del 9 novembre 2016

 

LA SICILIA

CUPA. Incontro ieri nella città dei Templi tra i responsabili dei vari corsi di studio operativi in Sicilia I CONSORZI UNIVERSITARI SI COORDINANO.

La strada è ancora lunga, ma il primo passo verso la costituzione di un coordinamento regionale dei Consorzi universitari è stato fatto. Ieri mattina i responsabili di quasi tutte e università territoriali (con assenti giustificati i referenti di Trapani e Siracusa e del Consorzio delle Madonie), insieme alle rappresentanze sindacali, si sono incontrate presso la sede di via Quartararo per un incontro preliminare (e a porte chiuse)che, stando a quanto detto dai presenti, si è concluso in modo estremamente positivo. A mettere gli argomenti sul tavolo i padroni di casa, il presidente Gaetano Armao e il vice Giovanni Di Maida. "Così come esiste un Consiglio dei Rettori — ha detto l'ex assessore regionale è importante che esista un coordinamento dei consorzi per iniziare a ragionare collettivamente. Questo più per necessità che per virtù: se in alcuni casi le realtà territoriali si troveranno ad avere soci unici (è il caso di Agrigento, Caltanissetta e Trapani, dei quali sarà socia un'unica Camera di commercio, quando verrà formata) ad oggi un potenziale nemico" comune è la Regione Siciliana. "Nei giorni scorsi — ha detto Di Maida — è giunto il decreto dell'Assessorato che comunica la riduzione del fondo per il contributo ordinario di oltre un milione di euro. Ma non solo, nel decreto, che comunque viene contestato per la sua stessa struttura, è citato un incontro con l'assessore ai Bilancio, del quale però non è presente il verbale, Potrebbe trattarsi della riunione n quale si comunicò la volontà della Regione di limitare il trasferimento delle risorse ai Consorzi a coloro che stipuleranno convenzioni con università siciliane". Quindi, oltre che per questioni culturali, bisogna unirsi nel segno del federalismo Universitario. I Consorzi universitari — ha detto Armao — sono strumenti di attivazione culturali dei territori, non segreterie locali de Università". Così già nel prossimo futuro si dovrebbe discutere su scala regionale dell'attivazione di una convenzione quadro unica tra i Consorzi e le case madri" e soprattutto, di garantire al le realtà locali un margine di manovra che gli consenta di stipulare accordi didattici anche con realtà non siciliane e non italiane. In tal senso i consorzi hanno chiesto un incontro urgente agli assessori regionali alle Finanze e alla Formazione. GIOACCHINO SCHICCHI
COMUNE. Il sindaco Calogero Firetto all'assemblea nazionale dell'Anci tra i promotori di richieste forti. TUFFO PER LA TASSA DI SOGGIORNO. La città dei Templi rischia come altre di non guadagnare nulla dalla tassa sui visitatori Firetto cerca di "salvare" l'Imposta di Soggiorno (anche) di Agrigento. Se nei giorni scorsi il Consiglio comunale aveva approvato il regolamento dell'imposta tanto conte stata dagli albergatori, a gravare come una Spada di Damocle sulla possibilità che la stessa sia applicata a partire dal 20 è un comma dell'articolo 10 della Legge di Bilancio 2017- che estende per queste per il prossimo il Veto per i municipi nell'imposizione di mio ve imposte e tasse. Un limite che era stato già inserito nel 2015 e dal quale, a livello locale, sfuggiva solo la tassa di stazionamento, che, tuttavia, non è mai diventata operativa per questioni burocratico-organizzative. (in cappio" che non riguarda ovviamente solo Agrigento, ma molti altri comuni siciliani e rispetto al quale il primo cittadino ha proposto una soluzione. In sede di assemblea nazionale Anci, infatti, Firetto ha avanzato una proposta che poi è da inoltrare al Governo, con la quale si chiede di procedere ad uno sblocco selettivo della facoltà dei comuni di aumentare le aliquote dei tributi. Consentendo ai comuni che non hanno istituito l'imposta di soggiorno di introdurla entro i termini di approvazione del bilancio per l'anno 2017. Quindi, anche ad andar bene, l'imposta (anche) ad Agrigento non potrà essere operati va prima del prossimo anno, anche considerato i tempi necessari per a redazione e l'approvazione dei bilanci. Basti considerare che solo entro dicembre si potrà infatti discutere il previsionale 2016. Firetto, comunque, si è fatto carico di chiedere anche atro al Governo: lo stanziamento del fondo Imu Tasi nella stessa misura dell'anno precedente, mantenendo l'importo già assegnato ai Comuni per l'anno 2016 e, soprattutto, prorogare al prossimo anno il termine di applicazione della norma che prevede di elevare al limite massimo di ricorso da parte degli Enti Locali ad anticipazioni di tesoreria, ovvero da tre a cinque dodicesimi. Misure straordinarie per tempi straordinari, con Municipi, anche dell'Agrigentino. che solo nella giornata di ieri hanno ricevuto l'ennesimo smacco: una ulteriore riduzione del trasferimento per il fondo dedicato agli investimenti. La città del Templi, in quanto la maggiore per popolazione, ha per so per strada oltre l30mila euro rispetto alla somma che era stata inizialmente destinata, cui si aggiunge un taglio già subito nei mesi scorsi da tutti Comuni rispetto ai fondi destinati alla spesa corrente. Insomma, avrebbero detto i latini: mala tempora currunt, sed peiora parantur. Ovvero: non viviamo tempi buoni, ma si preparano tempi peggiori. GIOACCHINO SCHICCHI





GIORNALE DI SICILIA

 Ato idrici, braccio di ferro nella maggioranza
Panepinto, deputato Pd: «Il governo fa dietrofront sull'acqua pubblica». E i sindaci: «Non possiamo pagare noi i debiti»
Giacinto Pipitone

Mai nati i nuovi enti che dovevano cancellare gli Ato, mai corretta la riforma che doveva regolamentare tariffe e affidamenti ai privati. La gestione dell'acqua in Sicilia è alla paralisi e fa riesplode lo scontro fra una parte del Pd e il governo. Nell'agosto del 2015 l'Ars ha varato la riforma subito battezzata «acqua pubblica». Era un testo che imponeva al governo di riscrivere (al ribasso) le tariffe, modificare i contratti in passato siglati con i gestori privati. Si tratta di norme impugnate dallo Stato perchè ritenute incostituzionali. Ora lo scontro è tornato d'attualità perchè Giovanni Panepinto del Pd (ex area diessina) ha esaminato il testo con cui l'assessore Vania Contrafatto ha proposto di correggere le norme impugnate. Nei 12 articoli viene cancellata la possibilità assegnata alla giunta di fissare le tariffe, che restano così di competenza dell'agenzia nazionale. In altri due articoli si cancella l'obbligo a carico dei gestori privati di non aumentare le tariffe se cambiano i costi fissati  dal contrato e si abroga anche la sanzione, sempre a carico dei privati, nei casi di interruzione dell'erogazione. Sono misure che per la Contrafatto fanno cessare la materia del contendere con lo Stato, di fatto avviando un ritiro dell'impugnativa e un riallineamento con le regole nazionali ed europee. Ma per Panepinto, che interpreta anche il malessere dei comitati referendari, questa manovra «è irricevibile perchè intende modificare il senso e le ragioni del referendum. Non si può assecondare l'impugnativa del governo nazionale in forza di inesistenti norme comunitarie. È una palese amnesia sulla potestà legislativa esclusiva della Regione». E anche Antonella Leto, leader del Forum dei movimenti per l'acqua e i beni comuni, «non si vuole fare la revisione dei contratti di gestione dei privati. Non sono mai stati istituiti i tavoli di confronto per verificare se ci sono state inadempienze. Da un anno e 4 mesi il governo Crocetta non attua le riforma,che è frutto della vittoria del referendum sull'acqua pubblica. Invece di provare a modificare la legge, pensino ad attuarla». Il disegno di legge dell'assessore Contrafatto resta comunque impantanato in giunta, dove è arrivato ai primi di settembre senza mai ricevere l'approvazione. Ma anche sul fronte dell'attuazione delle norme rimaste in vigore dopo l'impugnativa si registra una paralisi di fondo. La riforma ha previsto di chiudere definitivamente i vecchi Ato (una ventina) per creare dei nuovi enti che mettano insieme tutti i sindaci: sono enti di programmazione territoriale che, una volta insediatisi, dovrebbero decidere se affidare la materiale erogazione a privati, a società miste o a società pubbliche. Ma di tutto ciò non c'è ancora traccia. Questi nuovi enti, si chiamano Ati, dovevano nascere nella scorsa primavera. Ma sono tutti o quasi fermi al palo. In alcuni è stato solo nominato il presidente, in qualche altro si è arrivati alla individuazione del direttore generale ma in altri casi non si è nemmeno completata la fase della scelta dei vertici. E nulla è stato fatto anche per avviare il passaggio della gestione dagli Ato alle Ati. È un ritardo che la Contrafatto ha stigmatizzato con una circolare inviata lunedì sera a tutti i sindaci: «L'assenza di una governance pienamente operativa ha precluso e preclude l'esercizio dei poteri di regolazione, vigilanza e controllo del servizio pubblico con grave pregiudizio per l'avvio di una razionalizzazione del settore». L'assessore sottolinea «con rammarico che gli adempimenti imposti dalla legge acarico dei Comuni rimangono ignorati o comunque non completati». Da qui il richiamo a tutti i sindaci: «Portare a termine il percorso già illustrato a marzo con le prime direttive». Ma il vicepresidente dell'Anci, Paolo Amenta, mette sul tavolo tutte le difficoltà incontrate dai Comuni: «Il sistema progettato dalla Regione è insostenibile, dal punto di vista pratico e finanziario. Chi paga i debiti dei vecchi Ato? Non certo le nuove strutture nè i Comuni. Come si alimentano le nuove società? La Regione prevede che le tariffe coprano i costi ma dimentica che c'è un'evasione del 50% e che le tariffe suggerite dai Comuni vanno prima approvate a Roma. Ma come si può progettare un sistema così, incentrato cui Comuni, quando la maggior parte dei sindaci quest'anno non ha potuto neppure approvare il bilancio per mancanza di trasferimenti?». Nel frattempo però la correzione della riforma e l'avvio del nuovo sistema di gestione potrebbe restare impigliato nella tagliola dell'Ars: da qui a fine anno il Parlamento sarà impegnato nella Finanziaria, poi è attesa la riforma che riguarda i rifiuti e di lì in poi ci si avvierà verso le elezioni e la fine della legislatura.

Chiede un congedo per gravi motivi ma va a S. Domingo, rischia il lavoro

Chiede e ottiene due mesi di aspettativa senza stipendio «per gravi motivi familiari», ma poi ne approfitta per andare in vacanza con la famiglia a Santo Domingo per sei settimane. Protagonista della vicenda è un'infermiera professionale del reparto di Nefrologia e Dialisi dell'ospedale «Paolo Borsellino», la 42enne Teresa Ragusa, nata a Palermo, ma residente a Marsala. Per lei la Procura, giudata da Vincenzo Pantaleo, ha chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di falso materiale per induzione. Il gup Francesco Parrinello ha fissato la prima udienza preliminare per l'1 dicembre. Nel frattempo, anche l'Asp ha ricevuto comunicazione del procedimento penale contro la sua dipendente, che adesso rischia anche un procedimento disciplinare, che potrebbe sfociare persino nel licenziamento. L'aspettativa era stata ottenuta dalla Ragusa per il periodo compreso tra l'1 dicembre 2015 e il 31 gennaio 2016. L'infermiera motivò la richiesta con un'istanza in cui attestava che si era venuta a creare una «situazione di disagio» a casa dei suoi genitori «che vivono soli a Palermo». Aggiungendo che «si tratta di persone anziane con problemi di salute«. E per questo era necessaria la sua assistenza. «Sono l'unica figlia - spiegò - a vivere in Sicilia». Una dichiarazione che per l'accusa, però, è risultata essere "mendace" e che avrebbe indotto in errore il direttore generale dell'Asp di Trapani, Fabrizio De Nicola, su i presupposti per la concessione dell'aspettativa. Dall'indagine condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura diretta da Vincenzo Pantaleo è, infatti, emerso che l'infermiera, dall'8 dicembre 2015 al 19 gennaio 2016, è stata in "viaggio di piacere" con il marito (un ex carabiniere) a Santo Domingo. Per una vacanza tanto prolungata, seppur senza stipendio e con interruzione del periodo di anzianità, avrebbe dovuto chiedere un'aspettativa per esigenze personali o di famiglia, che sarebbe stata, però, concessa solo compatibilmente con le esigenze di servizio. Considerate, quindi, le note carenze di personale medico e para-medico dell'ospedale marsalese, difficilmente avrebbe potuto usufruire di un così lungo periodo di assenza giustificata dal lavoro. A chiedere il rinvio a giudizio di Teresa Ragusa è stato il sostituto procuratore Niccolò Volpe. A difendere l'infermiera è l'avvocato Luigi Laudicina, che al momento preferisce non rilasciare dichiarazioni ufficiali, limitandosi a dire: «Stiamo ancora esaminando le carte». Al momento, intanto, non si sa com'è scattata l'indagine. Se per la denuncia di qualche collega, magari irritato da turni di lavoro più pesanti, o per qualche altra segnalazione.  
Grandangolo

Ex Provincia di Agrigento, disponibili i soldi per arrivare a fine anno
Reggera' almeno sino a fine anno la situazione finanziaria delle ex Province di Agrigento, Caltanissetta e Catania, che non hanno particolari emergenze in questa fase. E' quanto emerso dall'audizione in commissione Bilancio dell'Ars, presieduta da Vincenzo Vinciullo (Ncd), dei commissari dei tre Liberi consorzi. Per le ex Province, il governo ha previsto 18 milioni di euro nel disegno di legge di assestamento del bilancio che deve ancora essere esaminato in commissione.

Rmk

Assistenza ai disabili. In arrivo 15 milioni di euro da parte della Regione
Arrivano 15 milioni di euro da parte della Regione Siciliana per assistere i disabili gravissimi. Le somme saranno distribuite tra Liberi Consorzi e Comuni dove risiedono le famiglie dei diversamente abili che ne faranno richiesta. Per Sciacca, comune capofila del Distretto Sociosanitario D7, le richieste pervenute sono 100: arriveranno fondi per 422 mila euro. In tutta la Sicilia, il numero maggiore di domande è giunto dal Distretto di cui è capofila il comune di Agrigento: 323 disabili per 1 milione e 363 mila euro stanziati. L'elenco dei distretti beneficiari è comunque lungo. In provincia di Agrigento ci saranno fondi anche per Bivona - 156 mila euro - per Canicattì - 139 mila euro - per Casteltermini - 122 mila euro - per Ribera - 223 mila euro - per Castelvetrano - 71 mila euro. Fondi distribuiti, ovviamente, anche a tanti altri comuni siciliani posti nelle altre province. In totale la Regione, con i complessivi 15 milioni di euro, conta di poter assistere 3682 persone residenti in tutta l'Isola. Ogni Distretto sociosanitario ha presentato dei progetti di assistenza che adesso sono finanziati in proporzione al numero dei disabili destinatari. Il provvedimento, che è stato già firmato dall'assessore regionale al ramo Gianfranco Miccichè, prevede l'erogazione dell'80% delle somme all'avvio dei progetti. Il restante 20% sarà emesso a progetto concluso e dopo la rendicontazione delle attività e delle spese sostenute. 13 milioni di euro fanno parte del Fondo per la Non Autosufficienza, attraverso cui si attuano prestazioni e servizi per coloro che sono considerati non autosufficienti o con disabilità gravi o gravissime; altri due milioni di euro, invece, sono fondi regionali e nazionali.

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