Ilsole24ore.it
pubblica amministrazione.
L'identità digitale parte a rilento:
solo 161mila adesioni
di Antonello Cherchi e Michela Finizio
Il sistema pubblico di identità
digitale si affida ai giovani. Sono loro che possono imprimere
un'accelerata alla diffusione di Spid, il pin unico per accedere ai
servizi della pubblica amministrazione, che sta crescendo, ma con un
ritmo che per il momento rende poco probabile agguantare l'obiettivo
scritto nell'agenda della semplificazione predisposta dal Governo
per il triennio 2015-2017: dieci milioni di utenti entro la fine del
prossimo anno. Per ora, infatti, a essere dotati di pin unico sono
poco più di 161mila cittadini. Il doppio rispetto ad agosto, ma
questo grazie - appunto - ai giovani. Con il debutto del bonus
cultura - i 500 euro riservati ai diciottenni, che li possono
spendere solo se possiedono Spid - le richieste di identità digitale
hanno registrato uno sprint. Da quando il bonus cultura è partito i
diciottenni in possesso di Spid sono diventati oltre 60mila (il 37%
del totale) e le richieste arrivano al ritmo di circa 15mila la
settimana. I margini di crescita sono ampi, perché i potenziali
interessati al bonus sono 570mila e altrettanti sono in lista
d'attesa per il prossimo anno, visto che la legge di bilancio
all'esame del Parlamento ha esteso l'agevolazione al 2017. Ed è
sempre dalla manovra di fine anno che possono venire ulteriori spinte
alla diffusione dell'identità digitale, perché sarà necessaria
per inoltrare all'Inps la domanda di accesso all'Ape, l'anticipo
finanziario a garanzia pensionistica. Inoltre, anche il bonus
professori - altri 500 euro, di cui già quest'anno gli insegnanti
hanno usufruito, ma attraverso procedure macchinose - nel 2017 sarà
collegato allo Spid. L'infrastruttura tecnologica resta quella del
bonus cultura, adeguata alla particolarità del beneficio, che
riguarda oltre 650mila docenti. Un altro incentivo alla circolazione
di Spid potrà arrivare dal debutto - previsto a gennaio prossimo -
dei primi servizi messi a disposizione dai privati. Si tratta
dell'altra faccia del sistema, nato per consentire di navigare con
un'unica credenziale tanto nell'universo della pubblica
amministrazione quanto in quello delle aziende che vorranno entrare
in Spid. In questi otto mesi - da quando si è partiti a marzo scorso
- il sistema di identità digitale ha visto il coinvolgimento solo
della pubblica amministrazione, che ha accresciuto il numero di
servizi a cui si può accedere con Spid. I dati più recenti raccolti
da Agid - l'Agenzia per l'Italia digitale, che coordina il
progetto, parlano di oltre 3.700 amministrazioni attive sul versante
dell'identità digitale, con oltre 4.200 servizi a disposizione.
Anche in questo caso il lavoro da fare è ancora tanto, come
dimostrano , per esempio, i dati regionali: 813 servizi attivi in
Lombardia e 2 in Umbria (si veda a fianco). Intanto, anche il
versante degli identity provider - cioè, gli enti accreditati presso
Agid che rilasciano le identità digitali - si muove. Ai tre del
debutto - Infocert, Poste e Tim - si è aggiunto nel frattempo
Sielte. La novità di Spid per i diciottenni ha indotto gli identity
provider a cercare nuove strade per rendere più "amichevole" la
procedura di ottenimento del pin unico. Per esempio, Sielte ha
introdotto una modalità gratuita di richiesta e di riconoscimento
facciale (necessario per avere la sicurezza dell'identità di chi
richiede Spid) attraverso telefonino e Facebook. Anche Infocert si è
adeguata al pubblico giovanile, proponendo uno sconto per
l'accreditamento via web e allargando la rete di uffici abilitati a
rilasciare "a vista" il pin unico: ora sono oltre 200 e il
progetto è di portarli a 10mila attraverso convenzioni con i
tabaccai. Poste, invece, ha attivato la Spid a domicilio. Se ne
occuperanno i postini, i quali, con una spesa di 14,50 euro, faranno
tutto: dal riconoscimento al rilascio dell'identità digitale.
Procedura che si affianca a quella praticabile in molti uffici
postali, compresi i sei delle zone terremotate.
LAREPUBBLICA.IT
Rifiuti, la Commissione nazionale
boccia la Sicilia: "Regione peggiore d'Italia"
Nella
gestione dei rifiuti la Sicilia "è spalla a spalla, forse anche
peggio della Calabria, all'ultimo posto se non al penultimo". Lo
ha detto Alessandro Bratti, presidente della Commissione parlamentare
di inchiesta sulle attivita' illecite connesse al ciclo dei rifiuti,
a margine del convegno "La gestione dei rifiuti in Sicilia",
allo Steri di Palermo. "Consigli? Come commissione d'inchiesta
non possiamo darne piu' di tanti, ci limitiamo ad analizzare le
problematiche - ha continuato -. E' evidente che nel momento in cui
il ciclo ordinario non funziona si creano problematiche ambientali e
giudiziarie per un motivo molto semplice: la criminalità si
interessa ai rifiuti non perché abbiano un particolare appeal ma
perché si traducono in enormi quantità di denaro che, se non sono
gestite in maniera corretta, danno luogo a quelle distorsioni che
purtroppo in questa regione sono molto presenti. Le nostre direttive
sono molto semplici. Ci sono regioni in cui la gestione dei rifiuti
e' molto virtuosa, basterebbe guardare a questi esempi e adattare la
gestione alla realta' del posto. Non è particolarmente complicato,
forse c'è l'interesse a mantenere le cose così come stanno".
"Nella
gestione dei rifiuti la Sicilia è ancora in fase preemergenziale per
non dire emergenziale, anche se non lo è da un punto di vista
formale - continua Bratti - la situazione di straordinarietà
esistente da diversi anni ha fatto sì che si sia moltiplicata una
serie di fenomeni malavitosi assumendo anche una connotazione diversa
rispetto al passato". Nel
rivolgere ad apertura dei lavori il saluto alle Commissioni
parlamentari su rifiuti e antimafia il sindaco di Palermo, Leoluca
Orlando, ha ribadito - come già fatto sin dal mese di marzo 2015 ad
entrambe le Commissioni di inchiesta oggi a Palermo-che" nel
settore dei rifiuti si è determinato un sistema criminogeno fondato
su confusione legislativa e gestionale,assenza e adesso inadeguatezza
di piano regionale rifiuti,ordinanze presidenziali regionali confuse
e inefficaci e talora inapplicabili ,inesistenza di impiantistica che
si accompagna ad abnormi privilegi per discariche private."
"Il sistema dei rifiuti in Sicilia rischia di apparire, come più
volte denunciato da me e da Anci Sicilia- la riedizione in campo
regionale del sistema palermitano cianciminiano di potere
politico,affaristico,mafioso degli anni 80", ha detto Orlando.
"La dura requisitoria svolta dai Commissari sul settore dei
rifiuti in Sicilia - dichiara il sindaco Orlando - conferma la
gravità della situazione su scala regionale, dovuta, come già da me
ribadito ad entrambe le Commissioni parlamentari di inchiesta su
rifiuti e antimafia, ad un sistema criminogeno fondato su confusione
legislativa e gestionale, assenza e, adesso, inadeguatezza di Piano
regionale rifiuti, ordinanze presidenziali regionali confuse e
inefficaci e, talora, inapplicabili, inesistenza di impiantistica che
si accompagna ad abnormi privilegi per discariche private. Il sistema
dei rifiuti in Sicilia - continua Orlando - rischia di apparire, come
più volte denunciato da me e da Anci Sicilia, la riedizione in campo
regionale del sistema palermitano cianciminiano di potere politico,
affaristico, mafioso degli anni 80. La Commissione - aggiunge il
sindaco - ha preso atto dei grandi passi avanti fatti nella gestione
della discarica pubblica di Bellolampo, grazie all'impegno del Comune
di Palermo e della Rap e nonostante l'impianto stia attualmente
contribuendo ad impedire l'emergenza in altri quaranta comuni, quindi
con grande sovraccarico per la struttura e per i lavoratori
dell'azienda". Una
relazione, quella della commissione, di 362 pagine. Con un
accento su "un sistema di illegalità diffuso e radicato che
costituisce uno dei veri ostacoli ad un'autentica risoluzione delle
problematiche esistenti".
Ma anche un'accusa al sistema "caratterizzato da un globale e
sostanziale affidamento all'imprenditoria privata e all'attuale
presidente della Regione", Rosario Crocetta, i cui interventi sui
rifiuti "non hanno raggiunto i risultati previsti e molti territori
siciliani sono invasi dal pattume e l'idea di portare i rifiuti
fuori regione è la prova più lampante dell'attuale crisi di
sistema".
Scrivolibero.it
Favara,
il Sindaco Alba diffida Girgenti Acque: "10-12 giorni di attesa per
i quartieri della città"
Il
Sindaco di Favara, Anna Alba ha diffidato la società che gestisce il
servizio idrico in quanto i "turni
di erogazione idrica si allungano a dismisura raggiungendo 10-12
giorni di attesa per i quartieri".
"La
mancata ottimizzazione dell'erogazione idrica -
scrive ancora il primo cittadino - sta
esasperando i cittadini favaresi. Girgenti Acque provveda
urgentemente a ripristinare la turnazione idrica con tempi di attesa
non superiori ai 3 giorni".
La lettera, inviata anche al Prefetto di Agrigento e al presidente
dell'Ati, nel diffidare Girgenti Acque reclama che sul sito
internet del gestore i dati "non
corrispondono quasi mai al reale turno di erogazione".
GIORNALE DI SICILIA
Dal consolidamento di una zona di Cammarata alla spiaggia di Leni a salina fino alla marina di Ispica: la mappa dei lavori
Frane, alluvioni, coste: al via in Sicilia piano di investimenti per il territorio
Giacinto Pipitone
I primi bandi saranno pronti a giorni e segneranno il simbolico start per un piano di investimenti che da qui ai prossimi tredici mesi dovrebbe immettere in tutti i settori dell'economia siciliana 2,3 miliardi. Si partirà subito con una piccola fetta di 30/35 milioni per interventi contro il dissesto idrogeologico. Saranno queste le prime spese del Patto per la Sicilia. È l'accordo Stato-Regione firmato a settembre da Renzi nella sua visita alla Valle dei Templi. I primi bandi serviranno a recuperare spiagge erose dal mare, costoni rocciosi pericolanti e territori colpiti da frane e alluvioni. Il primo bando in rampa di lancio vale 5 milioni e permetterà il consolidamento della zona di Sant'Agostino-Terra Rossa a Cammarata. Negli stessi giorni vedranno la luce i bandi da 3 milioni e 650 mila euro per il «ripascimento» della spiaggia di Rinella a Leni, sull'isola di Salina, e per il recupero di una strada a Resuttano (un milione e 270 mila euro). Il progetto più pesante, dal punto di vista economico, riguarda Ispica: lì, nel Ragusano, verrà recuperata la zona marina di Santa Maria del Focallo investendo in questo progetto poco più di 14 milioni. Gli altri bandi previsti entro dicembre riguardano Tortorici (2,3 milioni per il completamento di una infrastruttura idraulica), Capaci (5 milioni per opere di consolidamento del suolo) e la zona di Saponara colpita dalle alluvioni di qualche anno fa (4,8 milioni). L'assessore al Territorio, Maurizio Croce, ha impresso un'accelera - zione a questi interventi che rientrano in un più vasto finanziamento di poco meno di 600 milioni che costituisce a sua volta il capitolo riguardante il territorio del Patto per la Sicilia. La tutela dal rischio idrogeologico è diventata negli ultimi anni una priorità, soprattutto per via di frane e alluvioni che hanno messo in evidenza i guai causati da decenni di cattiva gestione del territorio. C'è un motivo quindi per cui queste opere stanno arrivando per prime: «La Sicilia - spiega Croce - è commissariata per l'emergenza idrogeologica e il Commissario è il presidente della Regione, che quindi ha il potere di gestire autonomamente questi interventi di mitigazione del rischio». Molti altri interventi inseriti nel Patto per la Sicilia passeranno invece dalla gestione dei Comuni, toccherà ai sindaci avviare i bandi per opere che in ogni caso devono essere cantierabili cioè pronte a partire una volta individuata la ditta che dovrà realizzare l'appalto. Sono oltre 1.100 le opere che hanno questa caratteristica e sono state inserite nel piano. Le prime, per un importo di 2,3 miliardi, vanno avviate entro la fine del 2017: gli operai dovranno entrare in azione entro i prossimi 13 mesi, pena la perdita dei fondi. Per tutte le altre opere - in totale il piano ha una dotazione finanziaria di 5,7 miliardi di fondi nazionali - la scadenza è il 2020. Proprio per accelerare le procedure di gara Crocetta è pronto a far approvare all'Ars due norme che metteranno il turbo al sistema: «la prima - aggiunge Croce - permetterà anche ai dirigenti regionali di far parte delle commissioni di gara, al massimo due per ciascun dirigente, in modo da poter aumentarne il numero ed esaminare più velocemente le domande. La seconda norma in cantiere va incontro a una esigenza avanzata dall'associazione costruttori (l'Ance) e prevede di alzare da 1 a 5 milioni la soglia al di sotto della quale invece della gara si può ricorrere alla procedura negoziata ristretta. Sarebbe, questa, una norma dagli effetti limitati solo agli appalti del Patto per la Sicilia». Infine, è già deciso che i decreti di finanziamento delle opere non passeranno dal vaglio della Corte dei Conti, anche in questo caso per accelerarne l'iter. Se queste mosse produrranno effetti da qui ai prossimi anni verranno investiti 462 milioni nel settore delle acque e dei rifiuti, 223 milioni in strade, 193 milioni nei beni culturali, 163 milioni per la riqualificazione urbana, 151 milioni per le aree industriali, 60 milioni per l'edilizia pubblica e altrettanti per gli impianti sportivi, 45 milioni per i porti.
Legambiente. Il rapporto premia la città per gli sforzi prodotti nella riduzione dei consumi idrici, ma resta agli ultimi posti per l'estensione delle piste ciclabili
Dai boschi ai parchi, Agrigento fra i territori più «verdi» d'Italia
La provincia è decima nella graduatoria nazionale
Calogero Giuffrida
Agrigento ha ancora molto da lavorare in materia di «ecosistema urbano». La città dei templi risulta infatti al 98° posto della classifica generale del 2016 del ventitreesimo «Rapporto sulla qualità ambientale dei comuni capoluogo di provincia» presentato ieri da Legambiente. A proposito di isole pedonali in città, per esempio, Agrigento (59.770 abitanti) si trova ancora nella parte bassa della classifica che rimane sostanzialmente stabile rispetto a quella dell'anno scorso. La città dei templi, infatti, è sempre tra le quindici città con meno di 0,1 metri quadrati di isole pedonali per ogni abitante; inoltre è tra i quattro capoluoghi di provincia - insieme a Monza, L'Aquila e Trapani - che non hanno ancora istituito alcuna isola pedonale. Questo, ovviamente, è solo uno dei parametri presi in esame per comporre la classifica generale nell'ambito della ventitreesima edizione di «Ecosistema Urbano», la ricerca di Legambiente realizzata in collaborazione con l'istituto di ricerche Ambiente Italia. L'insieme degli indicatori selezionati per la graduatoria copre come sempre cinque principali componenti ambientali presenti in una città: aria, acque, rifiuti, mobilità, energia. Agrigento colleziona diversi «nd» e pessimi dati generali ma anche qualche dato positivo. Nessun dato, per esempio, sul Biossido di Azoto-NO2 per misurare la qualità dell'aria: impossibile dunque conoscere la media dei valori medi annuali registrati dalle centraline urbane di traffico e fondo. Nessun dato nemmeno sull'ozono. Tra i dati positivi per la città dei templi la riduzione di consumi idrici domestici, in questo capitolo si trova al 36° posto. I consumi giornalieri pro capite di acqua potabile per uso domestico più bassi in assoluto si registrano ad Ascoli Piceno (100 litri per abitante, valore riferito all'anno 2014), seguita da Agrigento (111 litri per abitante). Agrigento, in materia di risorse idriche, si trova però all'87° posto della classifica sulla dispersione della rete: registrato il 33 per cento di differenza tra l'acqua immessa e l'acqua consumata per usi civili, industriali, agricoli. Sulla capacità di depurazione la città dei templi - secondo Legambiente - si trova nella trentaduesima posizione con il cento per cento di popolazione residente servita da rete fognaria delle acque reflue urbane. Va bene anche per il verde urbano fruibile: Agrigento è al decimo posto con una estensione pro capite di 79,5 metri quadrati per abitante. Sui rifiuti urbani, però, la città è al 67° posto con una produzione annua pro capite di 540,1 kg per abitante. Va male la raccolta differenziata che arriva appena al 13,7 per cento, su questo fronte si trova al 92° posto. In materia di trasporto pubblico la città dei templi è al 32° posto tra i capoluogo di provincia con 12 viaggi per abitante all'anno. Il tasso di motorizzazione ad Agrigento è pari a 68 autovetture circolanti ogni 100 abitanti. Il numero di vittime - tra morti e feriti - di incidenti stradali si attesta a 5,18 per ogni 1000 abitanti. Indice ciclabilità: Agrigento all'81° posto, con un livello 1,01 m_eq/100 abitanti di infrastrutturazione adeguata. Male anche sulle energie rinnovabili: la città dei templi è al 93° posto con una potenza installata di 0,10 KiloWatt su edifici comunali ogni 1.000 abitanti. (*CAGI*)