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rassegna stampa dell'1 dicembre 2016

GIORNALE DI SICILIA

L'iniziativa del Fai e Intesa San Paolo
la struttura, abbandonata da anni, ha ricevuto oltre 18 mila voti ed è a un passo dal podio più alto
San Vito, la tonnara prima tra «I luoghi del cuore»
È il sito più votato in Sicilia. Il sindaco Rizzo: «Entrare nella rosa dei migliori in Italia sarebbe un bel segnale per il recupero»
Antonio Trama
San Vito Lo Capo
Prima in Sicilia e quarta in Italia. La Tonnara di San Vito Lo Capo è in lizza per aggiudicarsi i premi previsti per l'ottava edizione de «I luoghi del cuore», iniziativa promossa dal Fai (Fondo per l'ambiente italiano) in collaborazione con Intesa Sanpaolo e che chiede ogni anno a tutti i cittadini di segnalare i piccoli ed i grandi tesori che amano e che vorrebbero salvare. Complessivamente, in Sicilia, quest'anno sono stati votati 1.696 luoghi del cuore e la Tonnara di San Vito è la prima con 18.735 voti. Una struttura che entrò a regime nel 1412 e che proseguì la sua attività fino al 1965 quando, dopo alcune mattanze non soddisfacenti, la famiglia Plaja, proprietaria dell'immobile, decise la chiusura definitiva dopo quella dell'attività conserviera avvenuta nel 1914. «Il sogno è quello di avere questo immobile nella disponibilità del Comune per poterlo utilizzare il prima possibile - afferma Matteo Rizzo, sindaco di San Vito -. La Tonnara rappresenta la memoria storica di San Vito, anche se al momento l'immobile è di proprietà dell'ex Valtur, società peraltro in amministrazione controllata. Per questo motivo, quindi, prima bisognerà capire come finirà l'intera vicenda. Resta, comunque, il grande valore che rappresenta questa Tonnara, la quale appartiene alla storia di San Vito, come dimostra, poi, anche il suo inserimento nel concorso de "I luoghi del cuore" del Fai. Una struttura nella quale hanno lavorato migliaia di sanvitesi ed intere generazioni per diversi secoli. Adesso piange il cuore guardando lo stato in cui si trova questo immobile. Il sogno grande sarebbe quello di averla completamente a disposizione, anche se già sarebbe importante riuscire ad averne a disposizione soltanto una parte ». Il Fai prevede dei contributi per i primi tre classificati: 50 mila euro al primo classificato, 40 mila euro al secondo e 30 mila euro terzo. Inoltre, sono previsti dei fondi, 7 mila euro, anche per quei luoghi che superano i 100 mila voti. Rientrare tra le prime tre, però,  non sarà semplice, considerato che al tterzo posto si trovano le Grotte del Caglieron a Fregona, in provincia di Treviso, con 21 mila e 219 preferenze. Gli altri luoghi siciliani presenti in classifica sono la fontana del milite ignoto di Augusta, nel Siracusano, con 3.080 voti (47° posto assoluto), piazza Verga e la fontana a Catania con 2.461 preferenze (61° posto totale) e la chiesa di Santa Maria Maddalena - La Matrice a Ciminna, nel Palermitano, con 2.197 voti ed il 74° posto assoluto. (*ATR*)

Pubblico impiego. Siglato l'accordo, prevede 85 euro in più al mese ma conteranno e molto, le presenze
Meno soldi agli assenteisti
Patrizia Romani
Raggiunta l'intesa che sblocca, dopo sette anni, la contrattazione per 3,3 milioni di dipendenti. Con il governo firmano Cgil, Cisl e Uil. Si tratta di un accordo politico, che detta la linea per i rinnovi, mettendo sul piatto 85 euro al mese, per un impegno complessivo di 5 miliardi di euro a regime. La ministra della P.a, Marianna Madia, parla di un patto «innovativo » che mette fine ai «premi a pioggia» e promuove la «lotta all'assenteismo », ridando «spazio alla contrattazione». L'aumento, chiarisce la ministra, è «medio» perché andrà poi graduato sui diversi livelli di reddito, con «una maggiore attenzione e un maggiore sostegno ai redditi bassi». L'obiettivo dichiarato dell'intesa è infatti «ridurre la forbice» retributiva. Senza «penalizzazioni» per chi rivede il bonus Irpef. «Soddisfazione» anche dai leader di Cgil, Cisl e Uil. «La volta buona », scrive via Twitter il premier Matteo Renzi. E sintetizza: «Riconoscere il merito, scommettere sulla qualità dei servizi». Per la segretaria generale del sindacato di Corso d'Italia, Susanna Camusso, «abbiamo fatto un buon lavoro, che rende possibile riaprire la stagione per i rinnovi ». In effetti non finisce qui, ora si attende l'atto di indirizzo che Madia dovrà inviare all'Aran, fischio d'inizio per il via ai tavoli veri e propri di contrattazione. Camusso fa notare che al termine della lunga trattativa, proseguita per otto ore, sia stata anche strappata l'assicurazione sulla proroga dei contratti per i precari. «Buste paga più pesanti e più qualità per il lavoro e i servizi pubblici», dice la leader della Cisl, Annamaria Furlan, evidenziando l'accento che sarà dato al secondo livello di contrattazione, dove si gioca la partita della produttività. Si apre inoltre alla previdenza e alla sanità integrativa, con la revisione di incentivi fiscali ad hoc. «Un accordo così un anno fa ce lo potevamo sognare», fa semplicemente notare il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo, spiegando che in conclusione è stata trovata anche una soluzione per il mantenimento del bonus 80 euro: c'è «un salvagente» che sarà messo a punto in sede di contrattazione, quando verrà messa mano anche alla «scala parametrale ». E infatti il sottosegretario alla P.a, Angelo Rughetti, parla di «un cambio di paradigma rispetto al passato quando chi guadagnava di più prendeva di più». Uno dei nodi, su cui la trattativa a un certo punto si è incagliata, è stata la sovrapposizione tra l'aumento contrattuale e il bonus Irpef, che comunque, specifica Madia, riguarda una platea «non superiore ai 200 mila» dipendenti. Le parti quindi garantiscono che nulla andrà perso, anzi la ministra parla di «un effetto domino a favore della redistribuzione del reddito». I sindacati, rispetto alla bozza iniziale d'intesa, hanno ottenuto l'allargamento del patto a tutti i settori, compresa la scuola, con la revisione sia, rimarca la Cgil, «della legge Brunetta che della Buona scuola», e il paracadute per i precari. Il governo ha tenuto invece il punto sull'aumento medio di 85 euro, imprimendo un'accelerazione che ha portato alla firma prima del 4 dicembre, data del Referendum. L'accordo è però solo un punto d'inizio e ora la palla deve passare ai classici tavoli di contrattazione.

ECCO COSA CAMBIA CON L'INTESA
Quattro punti più una premessa. Così si presenta l'accordo politico sullo sblocco dei contratti nella P.a. Di seguito le principali novità.
PREMESSA, LAVORATORI MOTORE P.A. SERVE INTESA CON REGIONI.
I dipendenti sono «il motore del buon funzionamento» della P.a, questo l'incipit dell'intesa. E ancora, «il settore pubblico ha bisogno di una profonda innovazione». Per cui è necessario un percorso che segni «una discontinuità con il passato». Il governo si impegna anche «a raggiungere l'intesa con le regioni" per le modifiche normative da inserire nel Testo Unico del lavoro pubblico, uno dei decreti Madia, in arrivo per febbraio, colpiti dalla recente sentenza della Consulta.
RELAZIONI SINDACALI, PIù POTERE AL CONTRATTO PER TUTTI.
Il Governo si impegna a rivedere il rapporto tra legge e contrattazione, «privilegiando la fonte contrattuale» in «tutti i settori». Non solo, l'esecutivo farà in modo che il ricorso all'atto unilaterale da parte della P.a sia limitato ai casi in cui ci sia stallo con conseguente «pregiudizio».
PARTE NORMATIVA, SPINTA PRODUTTIVITà E WELFARE, PREMI SU PRESENZE.
«Macro obiettivi» per migliorare i servizi. Il Governo promette di rimettere mano ai fondi per la contrattazione di secondo livello, il salario accessorio, e di promuovere anche nel pubblico «una fiscalità di vantaggio» per la produttività. Si apre anche al welfare integrativo, dai fondi pensione alla sanità. Soprattutto si parla di «misure contrattuali che incentivino più elevati tassi medi di presenza».
PARTE ECONOMICA, 85 EURO MEDI MENSILI, RIDURRE FORBICE REDDITI.
Le parti, nella contrattazione, valorizzeranno i «livelli retributivi che maggiormente hanno sofferto la crisi economica e il blocco della contrattazione ». La logica è quella della piramide rovesciata, per cui si favorisce chi ha di meno. Non a caso si parla di aumenti «non inferiori a 85 euro mensili medi» e di «riduzione della forbice» retributiva, senza "penalizzazioni indirette» per i beneficiari del bonus Irpef.
MONITORAGGIO RIFORMA P.A, OSSERVATORIO E GARANZIE PRECARI.
Gli effetti delle novità saranno sottoposti alla vigilanza delle parti. Particolare attenzione sarà dedicata al reclutamento del personale, si punta ad eliminare il precariato. Intanto il governo «si impegna ad assicurare il rinnovo dei contratti» in scadenza.
LE TAPPE PER LO SBLOCCO DELLA TRATTATIVA.
Ora la palla ripassa all'Aran a cui la ministra dovrà inviare l'atto d'indirizzo per riaprire i tavoli ufficiali di contrattazione, che saranno quattro, quanti i comparti (ridotti, erano 11, con l'accordo del 5 aprile).
BLOCCHI E RINNOVI, TRA SENTENZA E MANOVRE.
Le manovre hanno bloccato per due giri i contratti, fermi dal 2009, poi la scorsa legge di stabilità ha stanziato 300milioni, giudicati insufficienti dai sindacati. Prima c'era stata la sentenza della Consulta, era il 24 giugno 2015: proseguire con il blocco, ha dichiarato, è illegittimo. Ma un'altra sentenza della Corte Costituzionale, uscita venerdì scorso, colpendo la riforma Madia ha rischiato di rendere più complessa la trattativa. Allarme he per ora sembra rientrato.

Emergenza idrica
Gli acquedotti gestiti da «tre sorgenti e» «siciliacque» hanno ripreso l'erogazione a naro e palma di montechiaro
Favara di Burgio, ancora a secco nove Comuni
Il guasto al «Favara di Burgio ha comportato lo stop alla distribuzione idrica di Agrigento, Calamonaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Montallegro, Porto Empedocle, Realmonte, Ribera,Siculiana.
Concetta Rizzo
Gli acquedotti di adduzione gestiti dal «Tre Sorgenti» hanno ripreso ad erogare. Lo stesso aveva fatto prima «Siciliacque». Da ieri mattina è, dunque, tornata a scorrere l'acqua nei rubinetti delle abitazioni dei quartieri Baglio e viale Umberto I a Naro ed a Palma di Montechiaro. Ad annunciarlo sono stati, rispettivamente, il vice sindaco Lidia Mirabile ed il sindaco Pasquale Amato. «Ora staremo a vigilare perché ci assicurino la giusta portata per recuperare - ha detto, proprio il sindaco di Palma di Montechiaro, Pasquale Amato - in quattro giorni i ritardi maturati. Grazie per la pazienza - ha aggiunto il capo dell'amministrazione - ma paghiamo i disagi dovuti al maltempo degli ultimi giorni». Gli ultimi disservizi ed i conseguenti disagi hanno però, proprio a Palma di Montechiaro, rinverdito la battaglia per l'acqua «perché il problema andrà risolto e definitivamente. Ritengo che, mentre un paese è alla sete, si stiano consumando speculazioni in danno alla comunità palmese - ha scritto su Facebook il sind co Pasquale Amato - interrompendo un pubblico servizio». «I problemi del Tre Sorgenti - ha spiegato ieri la Girgenti Acque, il gestore idrico di buona parte dei Comuni dell'Agrigentino, - sono stati risolti da noi, in via sostitutiva, ossia benché non abbiano consegnato gli impianti ». Ma i guasti che hanno ridotto quasi alla sete l'intera provincia non si sono concentrati soltanto sul Tre Sorgenti. Anzi. «Per quanto riguarda il Favara di Burgio, prima la torbidità dell'acqua - spiega Girgenti Acque - poi un blackout che ha interrotto l'esercizio delle pompe di sollevamento. Equesto fino a mezzogiorno di oggi (ieri ndr.)». L'interruzione del Favara di Burgio ha dunque comportato lo stop alla distribuzione idrica di Agrigento, Calamonaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Montallegro, Porto Empedocle, Realmonte, Ribera, Siculiana. «La temporanea disalimentazione, effettuata nella giornata di ieri, a una fornitura di energia elettrica di Siciliacque, in contrada Favara di Burgio, nel Comune di Caltabellotta era stata da tempo concordata con i tecnici dell'azienda e formalizzata lo scorso 14 novembre». A precisarlo, ieri, proprio in merito ai disagi idrici che hanno interessato alcuni Comuni dell'Agrigentino, è stata «edistribuzione », la società del gruppo Enel che gestisce in Italia la rete di distribuzione dell'energia elettrica a media e bassa tensione. «La disalimentazione si è resa necessaria - prosegue l'Enel - per effettuare, in sicurezza, l'adeguamento degli apparati di misura di tale fornitura. Inizialmente prevista dalle 9 alle 15,30, l'effettiva interruzione dell'energia elettrica in realtà è durata, grazie all'alacre lavoro dei tecnici, poco più di tre ore, ossia dalle 10,30 alle 13,40. Dispiaciuta per i possibili disagi subiti dai cittadini, e-distribuzione ricorda che è sempre opportuno dotare di gruppi elettrogeni autonomi le forniture elettriche di una certa rilevanza, come ad esempio quelle degli ospedali o a servizio di infrastrutture di pubblica utilità, così da evitare simili situazioni». «Anche  l'acquedotto Fanaco sta lavorando ad intermittenza e con un quantitativo idrico ridotto - continua a fare il punto la Girgenti Acque - ed il Tre Sorgenti, seppur ripristinato, ancora non è al completo. Stessa situazione per il Voltano. La città che sta soffrendo più di tutte è Licata perché è la città terminale, quindi è la città dove gli esiti del ripristino si sentono dopo. L'ente ha cercato comunque - spiegano sempre dalla Girgenti Acque - di effettuare una riduzione in maniera equa in tutti i Comuni. E' pur vero però che si sono accavallate una serie di disfunzioni: torbidità dell'acqua e rotture negli adduttori principali ». Nel primo pomeriggio di ieri, tutti i guasti e le disfunzioni sembravano essere in via di risoluzione e dunque la distribuzione idrica, in tutti i Comuni, dovrebbe tornare regolare se non oggi, domani. "Gli ospedali hanno linee di adduzione dedicate - ha continuato Girgenti Acque - per le scuole, gli uffici, le caserme e per le utenze dove non ce la facciamo, interveniamo con il servizio sostitutivo di autobotti». Disservizi che, purtroppo, proprio a causa del maltempo, si sono andati ad aggiungere a quelli verificatisi a causa del nubifragio a Sciacca e Ribera e per i quali Girgenti Acque ha già messo in campo squadre tecniche specializzare per diminuire, nel minor tempo possibile, i numerosi disagi. (*CR*)

Edilizia scolastica
Oltre metà degli edifici dell'isola è da ristrutturare. l'assessore Marziano: i fondi ci sono, mancano i progetti
Scuole di Agrigento «bocciate» in sicurezza
La ricerca annuale di Legambiente sulla qualità delle strutture e dei servizi messi a disposizione delle scuole offre uno spaccato avvilente: Agrigento si trova in fondo alla classifica.
Alessandra Turrisi
I fondi ci sono, mancano i progetti. Per inefficienza degli enti locali, per la confusione generata dall'abolizione delle Province, per responsabilità che negli anni hanno provocato ritardi cronici a scapito della sicurezza degli edifici scolastici siciliani. Pur con differenze nelle percentuali, tutti i report convergono su una certezza: le scuole in Sicilia necessitano urgentemente di lavori di adeguamento alle norme di sicurezza antincendio, antisismica, igienico-sanitaria, degli impianti elettrici e termici. E, se tanti cantieri sono stati realizzati in questi ultimi anni con piani di edilizia nazionale e regionale, attingendo abbondantemente anche ai fondi Pon, troppo ancora resta da fare. Spesso i  sindaci si trovano costretti a chiudere plessi per mancanza di sicurezza, ricorrere da doppi turni, far convivere bambini e ragazzi con gli operai durante le lezioni. Uno per tutti l'esempio di Messina, dove sono ben 112 gli edifici scolastici comunali che hanno bisogno di lavori di adeguamento. E i plessi ma ggiormente a rischio sono stati chiusi: l'Ettore Castronovo a settembre, il Giacomo Leopardi qualche settimana fa, con l'intervento dell'Ufficio del lavoro. A Palermo, dove numerosi sono stati i cantieri portati a termine, al centro come in periferia si susseguono crolli di calcinacci e interventi tampone di «rattoppo» nei bagni e nei corridoi. Come, nelle scorse settimane, alla elementare Nicolò Garzilli, al comprensivo Rita Levi Montalcini di Borgo Nuovo, mentre una ventina di istituti necessitano di interventi urgenti per riaprire alcune aule e palestre fortemente danneggiate dalle infiltrazioni. E ieri una brutta sorpresa per i piccoli alunni della scuola elementare Ferrara di piazza Magione, sempre a Palermo. Una parte del controsoffitto è crollata e un'ala dell'istituto, all'apertura dei cancelli, è stata trovata completamente allagata. Al momento del crollo, per fortuna nessuno era presente all'interno delle aule. A causare l'incidente, la rottura di un tubo dell'acqua, avvenuta con molta probabilità nella notte, in un istituto appena ristrutturato. Dal Comune hanno assicurato che «il guasto è stato già riparato dai tecnici del Coime, intervenuti in mattinata, e l'erogazione dell'acqua ripristinata. Quindi gli alunni potranno tornare in classe ». Situazioni diffuse che fanno precipitare la Sicilia agli ultimi posti dei report sulle condizioni dell'edilizia scolastica. Secondo l'ultima indagine di Cittadinanzattiva, nell'ultimo triennio si sono verificati nell'Isola 11 dei 117 crolli avvenuti nelle scuole italiane. La ricerca annuale di Legambiente sulla qualità delle strutture e dei servizi messi a disposizione delle istituzioni scolastiche offre uno spaccato avvilente: Messina è relegata all'ultimo posto (86°) della graduatoria dei Comuni capoluogo analizzati, ma anche le altre città siciliane restano nella parte bassa della classifica, con Ragusa piazzata al 59° posto, Agrigento al 62°, Caltanissetta al 77° seguita subito a ruota da Palermo che si piazza in 78ª posizione. Mentre Trapani ed Enna sono escluse dalla graduatoria per incompletezza dei dati forniti, al pari di Catania e Siracusa «che addirittura risultano non pervenute», sottolinea l'associazione ambientalista. Dalla ricerca emerge che il 69,7% degli edifici è stato costruito prima del 1974, il 20,2% nasce come abitazione e non come scuola, le verifiche della vulnerabilità sismica non sono state eseguite e tantissime scuole rimangono prive delle certificazioni di collaudo statico, di idoneità statica, di agibilità e di prevenzione incendi. In linea con la media nazionale risultano le certificazioni igienico- sanitarie, che riguardano il 73,1% del totale degli edifici, e anche gli investimenti per la manutenzione ordinaria, mentre abbondantemente sotto la media sono le somme spese per quella straordinaria, cioè quella più urgente. Fa eccezione Caltanissetta, che negli ultimi cinque anni ha investito sul 65% delle sue scuole. Secondo i dati acquisiti dall'anagrafe dell'edilizia scolastica regionale, resa obbligatoria dalla riforma varata dal governo nazionale, risultano censiti 4.249 edifici, di cui solo 489 con una palestra. Solo il 43,37 per cento non richiede interventi di manutenzione, tutti gli altri hanno necessità di rifacimento completo (7,37%) o parziale (33,02%) o richiedono opere di manutenzione.  Dai dati emerge come il 22 per cento degli edifici abbia bisogno di interventi sulle coperture. Criticità anche nelle scale: una scuola su cinque ha necessità di manutenzione completa o parziale delle rampe. Per quanto riguarda i solai, solo il 16,83 per cento delle scuole non richiede interventi di manutenzione. A giudicare dai numeri, è necessario un supplemento di impegno da parte delle istituzioni per dare un nuovo volto agli edifici scolastici. Ma le variabili e gli imprevisti sono tanti. Entro lo scorso mese di giugno 38 Comuni siciliani avrebbero dovuto bandire gare per un totale di 34 milioni di euro per ristrutturare e mettere in sicurezza decine di plessi, ma solo una parte dei sindaci ha rispettato la scadenza: così lo Stato si è ripreso 1 milioni non spesi. In fumo i lavori in alcune scuole di Patti, Taormina e Torregrotta nel Messinese, San Pietro Clarenza nel Catanese, a Palazzo Adriano e Termini Imerese nel Palermitano, e a Pantelleria. Problemi legati ai tempi lunghi della progettazione e degli appalti. Eppure i fondi ci sono. Lo dice a gran voce l'assessore regionale all'Istruzione, Bruno Marziano: «In meno di un anno sono stati realizzati interventi di ristrutturazione, adeguamento, efficientamento energetico in 126 istituti con i 129 milioni della prima annualità del piano triennale nazionale per l'edilizia scolastica. Per il 2017 abbiamo già finanziato 6 interventi, 49 sono stati dichiarati ammissibili, in più finanzieremo le opere in 75 istituti i cui Comuni hanno presentato domanda e avevano il progetto esecutivo già pronto. Esiste anche una 'long list' di 175 interventi ancora senza progetto esecutivo. A febbraio dovrebbe partire il bando per la terza annualità per la certificazione antisismica e dovrebbero essere sbloccati 178 mili ni di fondi Fesr 178 milioni. Il 2017 sarà un anno straordinario per l'edilizia scolastica, ma bisogna aumentare la capacità progettuale dei Comuni e delle ex Province e superare i blocchi che si creano all'Urega, altrimenti rischieremmo di avere più risorse rispetto alle richieste che vengono dal territorio».

LA SICILIA
SCIACCA. DISAVVENTURA A LIETO FINE PER FORTUNA PER UN AUTOMOBILISTA DISTRATTO In bilico per un'ora dopo essere finito in una buca.

SCIACCA. Non si accorge che la strada è chiusa al traffico a causa delle frane e degli smottamenti provocati dal nubifragio di alcuni giorni fa e percorrendo la finisce con l'auto all'interno di una voragine, rimanendovi in bilico per oltre un'ora, con il concreto rischio che si piegasse quel poco di guarda il rimasto e lo facesse precipitare in un dirupo. Bruttissima avventura quella vissuta ieri mattina sulla strada provincia e Sciarca -Caltabellotta da un cinquantenne di Caltabellotta che risiede a Sciacca. L'uomo era alla guida della sua Ford Fiesta e si stava recando al lavoro. Era presto e c'era ancora buio, non si è per nulla accorto che la strada a nord di Sciacca era transennata e chiusa al traffico. Il buio, e forse anche il fatto che tra le transenne cera lo spazio per passare, lo avrebbero ingannato, tanto da con vincerlo a introdursi in quella strada che conosce molto bene, ma che può presentare molte insidie quando le condizioni meteo non sono ottimali. L'automobilista in prossimità della contrada Nadore è finito improvvisa mente dentro un'ampia voragine che si era aperta sulla sede stradale. La Fiesta si è fermata in una posizione molto pericolosa, tenuta sospesa nel la parte posteriore da poche pietre e da un guardrail quasi del tutto smembrato dalla frana. L'automobilista, terrorizzato, non poteva chiamare soccorsi perchè nella zona non c'è la copertura della rete cellulare. E non !pot nemmeno muoversi, preoccupato che anche un piccolo movimento potesse alterare l'equilibrio precario dell'automobile, Solo dopo un quando si era ormai fatto giorno, un agricoltore della zona si è accorto della situazione ed ha richiesto l'intervento dei carabinieri e dei vigili del fuoco. Il soccorso è stato effettuato con le dovute cautele per evitare che l'auto travolgesse i precario guardarail e cadesse nel dirupo. Per l'uomo alla guida della vettura, un grosso spavento che ricorderà per molto tempo. La strada che collega Sciacca a Caltabellotta è una delle arterie principali della precaria rete stradale provinciale, dove è difficile fare manutenzione per la carenza di risorse del Libero Consorzio. Con gli ulteriori danni caus4i dal maltempo adesso ci si deve affidare ad un aiuto da parte d Regione Sicilia nell'ambito dei contributi per Le situazioni di emergenza riguardanti la viabilità. GIUSEPPE RECCA

RIBERA La conta dei danni procede senza sosta. per accelerare i tempi.
Amministratori di una dozzina di comuni, dirigenti, tecnici e funzionari di diverse istituzioni da 24 ore, aiutati anche da una giornata di sole, hanno cominciato a fare il punto sulla situazione dei danni arrecati dal nubifragio di venerdì scorso che ha stravolto città e territorio. I primi interventi, i più urgenti, stanno interessando la viabilità, L'attenzione è rivolta a mettere in comunicazione le cittadine, tra l'area montana e i paesi del litorale, da Bivona, Alessandria Cianciana a Ribera e Sciacca, ma soprattutto a consenti re agli agricoltori di potere raccogliere nelle campagne le arance da immettere sui mercati regionali e nazionali. Quasi tutti i sindaci del comprensorio hai- no dichiarato, con delibere di giunta municipale, lo stato di calamità naturale, a causa del dissesto subito dalle città e da territorio. In particolare, i danni si contano a josa a Caltabellotta nel tessuto urbano dove ben 15 abitazioni con altrettante famiglie sono state sgomberate, a Villafranca Sicula dove è crollato il muro esterno della scuola e tanti ettari di agrumeto sono stati spazzati via con la loro produzione dalla furia delle acque del fiume Verdura e a Lucca Sicula dove l'amministrazione comunale ha chiesto 4 milioni di euro per danni causati dall'esondazione del fiume Magazzolo e dal torrente Gebbia. In questo territorio la viabilità è andata totalmente in tilt e tutte le aziende agricole sono rimaste isolate. Sono comparse da ieri le pale meccaniche, i carrelli e i trattori per liberare le vie di comunicazione, a cominciare dalla SS 386 Ribera-Calamonaci-Burgio e da tante strade dell'ex Provincia Regionale di Agrigento. L'Anas ha confermato, con l'ing. Amodeo, che il semaforo per il senso unico alternato sul ponte Verdura della SS 115. tra Ribera e Sciacca, rimarrà ancora in funzione, forse una settimana, si no a quando una ditta specializzata non avrà completato dei lavori a fianco della via di comunicazione. Sicilia Acque, che eroga l'acqua potabile per una diecina di comuni agrigentini attraverso la società Girgenti Acque, ha riparato velocemente i danni alla centrale elettrica di emungimento delle sorgenti "Favara" di Burgio. E' andato distrutto e riparato a tamburo battente l'impianto di sollevamento fognario del Corvo di Seccagrande da dove Girgenti Acque pompa i liquami fino al depuratore di contrada "Torre". ENZO MINIO

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