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Rassegna stampa del 18, 19 e 20 febbraio 2017

Sabato 18 febbraio 2017

GDS.it
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Statali, per i furbetti del cartellino licenziamento entro un mese: via libera dal governo

Il governo rilancia il taglio delle partecipate e il licenziamento lampo per i 'furbetti del cartellino', dopo il colpo inferto dalla sentenza della Consulta, che ha imposto l'intesa con le Regioni sui testi. I decreti Madia bis hanno ora ricevuto il primo via libera dal Consiglio dei ministri, che nulla ha cambiato in fatto di espulsione sprint per chi bara sulla presenza a lavoro.
C'è invece qualche ritocco sulle Spa pubbliche: le amministrazioni avranno più tempo, fino a giugno, per stilare i piani per i tagli. Ma le novità sul fronte P.a non finiscono qui: il piatto forte è la riforma degli statali che sarà protagonista al Cdm della prossima settimana. Si tratta di un nuovo Statuto del lavoro pubblico, dalla creazione di un polo della medicina fiscale all'avvio di una maxi-operazione per superare il precariato. Una piaga che intrappola giovani e non: dati della Ragioneria alla mano, sono oltre 80 mila i rapporti a tempo e poco meno di 40 mila i co.co.co. Alla riforma è anche agganciato lo sblocco dei contratti, congelati da sette anni. La trattativa per mettere 85 euro nelle buste paga degli statali partirà non appena la ministra della P.a. Marianna Madia, firmerà l'atto di indirizzo e dovrebbe essere questione di settimane, forse già a marzo. Il bottino a disposizione è di 1,2 miliardi, l'altra metà arriverà con la manovra del 2018. Ecco allora le misure contenute nei testi riabilitati e quelle che arriveranno col prossimo Cdm.
PER FURBETTI, NIENTE SCONTI. CERVELLONE MONITORERA'.
Sospensione in 48 ore e licenziamento in 30 giorni per chi viene colto a strisciare il badge per poi andare a casa. Tutto confermato quindi per l'iter accelerato. Lievi modifiche toccano solo l'azione per danno d'immagine, a cui può essere chiamato a rispondere chi bara. Rispetto alla versione originale del testo vengono concessi dieci giorni in più per la denuncia e un mese in più per passare a incassare. Tra le novità anche l'obbligo di comunicare l'avvio del procedimento all'Ispettorato della P.a che monitorerà l'andamento delle sanzioni tramite un'apposita banca dati. Restano salvi gli effetti fin qui prodotti dal provvedimento.
PARTECIPATE, A GIUGNO TAGLI, REGOLA AMMINISTRATORE UNICO SOFT.
Entro il 30 giugno gli enti pubblici dovranno presentare dei piani in cui mettere nero su bianco le partecipazioni da eliminare perché fuori dai nuovi target (fatturato sotto un milione di euro per esempio). Rispetto al testo base c'è una proroga di tre mesi, per venire incontro alle richieste delle Regioni. Per la stessa ragione è data la possibilità ai governatori di escludere una società dalle nuove regole. C'è anche un ammorbidimento della norma sull'amministratore unico, non sarà un decreto a stabilire quando derogare e fare un cda, ma basterà una delibera dell'assemblea. Più tempo anche per adeguare gli statuti alle novità. Si parla di un universo di oltre nove mila società, ma molte sono scatole vuote (secondo l'Istat due mila hanno zero addetti).
STATALI SI CAMBIA, PIANO STRAORDINARIO PER PRECARI STORICI.
E' in rampa di lancio, la data giusta dovrebbe essere il 23 febbraio, la riforma del pubblico impiego: sanzioni ai professionisti del weekend lungo, niente premi a pioggia e soprattutto superamento del precariato. Si traccia una roadmap per assorbire, dal 2018 al 2020, quanti sono a servizio da 3 anni, anche non continuativi, degli ultimi 8. Parallelamente verranno vietati i co.co.co e sarà data la possibilità di fare contratti a tempo per vincitori di concorsi in attesa. A questo fine, le amministrazione potranno anche superare i limiti di spesa, seppure a precise condizioni. Oggi la maggior parte dei precari si concentra negli enti locali e nella sanità.

CUPA Università di Agrigento, continua la lenta agonia
di Paolo Picone

AGRIGENTO. La lenta "agonia" del Polo universitario di Agrigento sta portando alla "chiusura" della sede staccata di Unipa. Ad aggravare la "salute" del paziente il crollo del numero degli iscritti che sono passati da oltre 5.000 negli anni fino al 2013 ai 300 dell'attuale anno accademico. Il dato viene fornito dalla stessa struttura.
È Matteo Lo Raso, sindacalista della Cgil che lavora al Polo, ad indicare in una relazione l'andamento degli iscritti. Un trend negativo che peggiora di anno in anno ma che mai come adesso ha toccato il fondo. Fino allo scorso anno, 2016 con 5 corsi di laurea, gli studenti iscritti ad Agrigento, tra nuove immatricolazioni e studenti degli anni successivi, erano 1024. Nell'anno 2015 se ne contavano 1809 studenti iscritti mentre andando a ritroso, nel 2014 gli universitari erano 2309.

Siracusa Oggi

Siracusa. Controlli caldaie, Cna: "Ex Provincia e Comune nell'immobilismo"

"A distanza di diversi mesi dall'approvazione dei regolamenti per la definizione dei criteri e delle procedure per l'esecuzione degli accertamenti e delle ispezioni sugli impianti termici degli edifici, Cna torna a sollecitare il Comune e il Libero Consorzio, "per sensibilizzarli sull'immobilismo dell'ente rispetto i controlli previsti per legge sugli impianti termici con potenza fino a 35Kw". L'associazione degli artigiani ricorda che nessun atto è stato adottato per pianificare le azioni conseguenti e procedere con i controlli per la sicurezza degli impianti e dei cittadini. "E' ora che si superi questa fase di stallo che caratterizza il Comune di Siracusa ed il Libero Consorzio sulle verifiche delle caldaie - affermano Antonino Finocchiaro e Franco Rattizzato rispettivamente presidente provinciale e dell'unione impiantisti di CNA - perché questa condizione incide pesantemente sui livelli di emissione in atmosfera nella città, non garantisce adeguati livelli di sicurezza per i cittadini e penalizza fortemente il comparto delle imprese di istallazione e manutenzione degli impianti già fortemente vessate dalla crisi economica e dalla stretta creditizia".

Cronache Parlamentari Siciliane

Finanziaria, ancora stop in Commissione
Opposizione chiede altra Capigruppo
Toto Cordaro: iter illegale

E' ancora impantanata la finanziaria in commissione Bilancio dell'Ars. La seduta è stata sciolta dopo meno di un'ora per mancanza del numero legale. All'inizio erano presenti 9 componenti su 15, a pesare le assenze nella maggioranza. Poi i deputati sono diventati 6 perchè hanno abbandonato per protesta anche tre parlamentari dell'opposizione: Giovanni Di Mauro (Mpa), Giovanni Di Giacinto (Psi) e Toto Cordaro (Pid) che ribadiscono la richiesta, avanzata ieri sera e non accolta dal presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, di una nuova conferenza dei capigruppo per ridiscutere su come procedere i lavori. Ancora, dopo tre sedute, non è stata esaminata alcuna norma. Il presidente Vincenzo Vinciullo (Ncd) ha riconvocato la commissione per le 15 di questo pomeriggio.
Durante la seduta della Commissione Toto Cordaro (Pid Cantiere Popolare aveva spiegato le ragioni della richiesta di una nuova conferenza dei capigruppo: "è illegale, non solo politicamente inammissibile, - ha detto Cordaro - che emendamenti al disegno di legge originario approvati in prima commissione vengano cassati dalla finanziaria. Non è questo che è stato deciso nella capigruppo, oppure c'è stato un macroscopico fraintendimento. Dobbiamo esaminare gli emendamenti approvati in commissione affari Istituzionali. Ma Vinciullo ha replicato : è stato stabilito un calendario in conferenza dei capigruppo e nessuno si è opposto. Abbiamo sottoposto ad Ardizzone la richiesta della commissione. Il Presidente regolamento alle mani non ritiene di tornare indietro sulla decisione della Capigruppo.

Giornale di Sicilia

Uffici pubblici, una banca dati contro i «furbetti»
Licenziamenti veloci per chi si assenta dal lavoro barando: sospensione in 48 ore e licenziamento in 30 giorni

Il governo rilancia il taglio delle partecipate e il licenziamento lampo per i «furbetti del cartellino», dopo il colpo inferto dalla sentenza della Consulta, che ha imposto l'intesa con le Regioni sui testi. I decreti Madia bis hanno ora ricevuto il primo via libera dal Consiglio dei ministri, che nulla ha cambiato in fatto di espulsione sprint per chi bara sulla presenza a lavoro. C'è invece  qualche ritocco sulle Spa pubbliche: le amministrazioni avranno più tempo, fino a giugno, per stilare i piani per i tagli. Ma le novità sul fronte Pubblica amministrazione non finiscono qui: il piatto forte è la riforma degli statali che sarà protagonista al Consiglio dei ministri della  prossima settimana. Si tratta di un nuovo Statuto del lavoro pubblico, dalla creazione di un polo della medicina fiscale all'avvio di una maxi-operazione per superare il  precariato. Una piaga che intrappola giovani e non: dati della Ragioneria alla mano, sono oltre 80 mila i rapporti a tempo e poco meno di 40 mila i co.co.co. Alla riforma è anche agganciato lo sblocco dei contratti, congelati da sette anni. La trattativa per mettere 85 euro nelle buste paga degli statali partirà non appena la ministra della Pubblica amministrazione. Marianna Madia, firmerà l'atto di indirizzo e dovrebbe essere questione di settimane, forse già a marzo. Il bottino a disposizione è di 1,2 miliardi, l'altra metà arriverà con la manovra del 2018. Ecco allora le misure contenute nei testi riabilitati e quelle che arriveranno col prossimo Consiglio dei ministri.


PER FURBETTI, NIENTE SCONTI. CERVELLONE MONITORERÀ.

Sospensione in 48 ore e licenziamento in 30 giorni per chi viene colto a strisciare il badge per poi andare a casa. Tutto confermato quindi per l'iter accelerato. Lievi modifiche toccano solo l'azione per danno d'immagine, a cui può essere chiamato a rispondere chi bara. Rispetto alla versione originale del testo vengono concessi dieci giorni in più per la denuncia e un mese in più per passare a incassare. Tra le novità anche l'obbligo di comunicare l'avvio del procedimento all'Ispettorato della Pubblica amministrazione che monitorerà l'andamento delle sanzioni tramite un'apposita banca dati. Restano salvi gli effetti fin qui prodotti dal provvedimento. I dirigenti degli uffici dovranno avviare le procedure di licenziamento o rischieranno anche loro il posto. Partecipate, tagli a giugno Entro il 30 giugno gli enti pubblici  dovranno presentare dei piani in cui mettere nero su bianco le partecipazioni da eliminare perché fuori dai nuovi target (fatturato sotto un milione di euro per esempio). Rispetto al testo base c'è una proroga di tre mesi, per venire incontro alle richieste delle Regioni. Per la stessa ragione è data la possibilità ai governatori di escludere una società dalle nuove regole. C'è anche un  ammorbidimento della norma sull'amministratore unico, non sarà un decreto a stabilire quando derogare e fare un cda, ma basterà una delibera dell'assemblea. Più tempo anche per adeguare gli statuti alle novità. Si parla di un universo di oltre nove mila società, ma molte sono  scatole vuote (secondo l'Istat due mila hanno zero addetti).  iano per i precari storici È in rampa di lancio, la data giusta dovrebbe essere il 23 febbraio, la riforma del pubblico impiego: sanzioni  ai professionisti del weekend lungo, niente premi a pioggia e soprattutto superamento del precariato. Si traccia una roadmap per assorbire,dal 2018 al 2020, quanti sono a servizio da 3 anni, anche non continuativi, degli ultimi 8. Parallelamente verranno vietati i co.co.co e  sarà data la possibilità di fare contratti a tempo per vincitori di concorsi in attesa. A questo fine, le amministrazione potranno anche superare i limiti di spesa, seppure a precise condizioni. Oggi la maggior parte dei precari si concentra negli enti locali e nella sanità.

Giornalisti
Per i pubblicisti c'è il segreto professionale

I giornalisti pubblicisti possono avvalersi del segreto professionale come i colleghi professionisti. Il principio sancito dalla Corte d'appello di Caltanissetta, nelle motivazioni della sentenza che ha scagionato Josè Trovato  e Giulia Martorana. Nel processo gli imputati sono stati assolti. Nelle motivazioni la presidente del collegio, Andreina Occhipinti, scrive che l'ordinamento della professione di giornalista non evidenzia, «tra le prestazioni rese da un giornalista professionista e quelle rese da un giornalista pubblicista, differenze qualitative, ma quantitative». 


Il trend negativo peggiora di anno in anno, ora sembra aver toccato il fondo. Gli studenti cercano altre sedi Università, continua la lenta agonia del Cupa
Gli iscritti sono passati dai 5.000 del 2013 ai 300 dell'attuale anno accademico.
Crollano le immatricolazioni: solo cento  

La lenta "agonia" del Polo universitario di Agrigento sta portando alla "chiusura" della sede staccata di Unipa. Ad aggravare la "salute" del paziente il crollo del numero degli iscritti che sono passati da oltre 5.000 negli anni fino al 2013 ai 300 dell'attuale anno accademico. Il dato viene fornito dalla stessa struttura. È Matteo Lo Raso, sindacalista della Cgil che lavora al Polo, ad indicare in una relazione l'andamento degli iscritti. Un trend negativo che peggiora di anno in anno ma che mai come adesso ha toccato il fondo. Fino allo scorso anno, 2016 con 5 corsi di laurea, gli studenti iscritti ad Agrigento, tra nuove immatricolazioni e studenti degli anni successivi, erano 1024. Nell'anno 2015 se ne contavano  1809 studenti iscritti mentre andando a ritroso, nel 2014 gli universitari erano 2309. Non prendiamo in considerazione gli anni precedenti quando ad essere iscritti al Polo di Agrigento erano circa 5000 studenti con 7 facoltà e 12 Corsi di Laurea. Oggi il dato è fermo a questo: 100 nuove immatricolazione (perché ci sono solo due corsi), mentre quelli che completeranno il corso di studi sono più di 300. E' fuga dal Cupa. Sempre più nebuloso il futuro del Cupa, il consorzio universitario di Agrigento. Meno iscritti, offerta formativa ridimensionata, personale in esubero e crediti inesigibili. E adesso anche i tagli della Regione. Si riaffacciano i timori sul futuro del Polo distaccato dell'ateneo di Palermo. Il presidente Gaetano Armao ha comunicato ai sindacati che c'è un bilancio in carenza di ossigeno e margini di manovra strettissimi, tanto da lasciar presagire anche il rischio di una riduzione del personale oggi in servizio. «Bisogna prendere atto che Palermo ha fatto una scelta, rispettabile, ma non compatibile con il futuro del Consorzio ». Il riferimento chiaro è alla chiusura di 4 corsi su 5 di quelli che si svolgevano ad Agrigento, svuotando di fatto l'offerta formativa. L'università di Palermo ha confermato l'attivazione dei corsi di studio in Servizio Sociale (triennale) e Archeologia (mag strale) ma ha "tagliato" facoltà importanti come Architettura, Giurisprudenza e Beni culturali. «Puntiamo a recuperare circa 200mila euroentro questo anno - dice il presidente del Cupa, Gaetano Armao - grazie ai pensionamenti e al demansionamento. Oggi abbiamo 15 lavoratori per 100 nuovi studenti. Prima di incidere sui livelli occupazionali vediamo se riusciamo a recuperare, se non ci riusciremo dovremo purtroppo farlo comunque». Poi Armao ha lanciato un appello alla politica: perché contribuisca in primis in termini di risorse, facendo tornare tra i soci i Comuni e gli ordini professionali. Per quanto riguarda i rapporti con il Libero Consorzio, il presidente Armao ha detto che purtroppo non c'è stata nessuna interlocuzione con il commissario dell'ex Provincia, Roberto Barberi. L'Ente deve comunque somme importanti al Cupa e, la  sua assenza, già dal prossimo anno rischia di far saltare il banco. Secco il no del segretario provinciale della Uil di Agrigento, Gero Acquisto, che commenta: «Ribadiamo la nostra strema contrarietà ai ventilati tagli al personale. Siamo pronti ad una mobilitazione che, oltre ai sindacati, coinvolga sindaci, deputazione regionale e nazionale». La voce degli studenti rappresentati da Vincenzo Spoto: «Le iscrizioni sono in calo perchè come da anni è chiaro si sente parlare solo ed esclusivamente di chiusura di corsi, ridimensionamento dell'università agrigentina. Un genitore - aggiunge il rappresentante del comitato studentesco del Cupa - non vuole iscrivere un figlio in una sede che da un momento all'altro potrebbe chiudere, un genitore vuole per il proprio figlio la sicurezza di  un percorso sicuro e più trasparente possibile. E quindi scelgono altre sedi o altre università». (*PAPI*)

Crisi di fondi. Da Palermo è arrivata l'ingiunzione di pagamento, il Consorzio agrigentino si oppone.
Di Maida: «Loro devono restituirci sette milioni di euro»
Udienza al Tar, l'Ateneo rivendica nove milioni»

Venerdì prossimo, 24 febbraio, il Consorzio universitario agrigentino dovrà "difendersi" davanti al Tar dall'ingiunzione di pagamento per un ammontare di 9 milioni di euro "spiccata" dall'ateneo di Palermo. Il futuro del polo universitario sembra essere legato ad una questione di soldi. Da un lato l'atto di precetto, dall'altro un indennizzo di 7 milioni di euro per l'anno accademico 2016 che il Cupa rivendica nei confronti di Palermo. A denunciare questa situazione è il vicepresidente del Cda del Cupa, Giovanni Di Maida. «Ho cercato  più volte di interloquire con i verticidell'università di Palermo per capire  quali siano i costi complessividi gestione e che fine abbiano fatto queste somme -dice Di Maida - ma il mio appello è rimasto sempre inascoltato».Il costo complessivo di un corso di laurea magistrale è di 1.067.000 euro, cifra alla quale il Cupa partecipa al 35 per cento, versando dunque annualmente 373.000 euro; mentre per un corso di laurea triennale il Cupa sborsa 224.000 euro a fronte di 640.000 complessivi.«Se avessimo disponibilità dei 7 milioni che ci spettano- dichiara Di Maida - potremmo programmare al meglio il futuro del Cupa senza dover ricorrere  ogni anno a salvataggi in extremis, ma viene spontaneo chiedersi che fine abbiano fatto e come siano stati investiti i soldi che il Miur ha destinato a Palermo, negli anni in cui il Cupa aveva oltre 5.000 studenti e 12 corsi di laurea attivi.Alla luce di queste cifre il paradosso è che, il prossimo 24 febbraio - aggiunge -  saremo chiamati a difenderci davanti al Tar per respingere la richiesta di oltre nove milioni di euro  avanzata da Unipa nei nostri confronti per il pagamento dei docenti  incardinati.Una pretesa assurda visto che, già col precedente consiglio d'amministrazione, avevo chiesto a Palermo di fornire nome e cognome di tutti i docenti incardinati destinati ad Agrigento, perché non è possibile che di 64 titolari di cattedra, soltanto 21 vengano qui a  svolgere servizio, costringendoci achiamare e pagare per le supplenze. Ragion per cui - aggiunge il vice  presidente - il 24 febbraio chiederemo al Tar di aver riconosciutoun risarcimento danni per questo comportamento scandaloso da parte di Unipa». L'università di Palermo,  per l'anno accademico 2016, secondo i parametri di undecreto interministeriale del 2014 che tra le varie voci prevede i costi di docenza e didattica, ha ricevuto 7.281 euro per ogni studente in corso. Considerando che gli studenti in corso, iscritti al polo agrigentino sono 1.024 i conti sono pressoché fatti. Cifre importanti che permetterebbero  la salvezza del polo, alle quali poi bisogna sommare le tasse degli studenti - in corso e fuori corso -ed i contributi di partecipazione versati dagli enti consorziati. Il vicepresidente del polo di Agrigento non esclude che nel futuro, saldati i contenziosi economici con Palermo,si possa valutare l'ipotesi di una convenzione con altri ateneiper  garantire condizioni più vantaggiose. Da Palermo giungono notizie poco rassicuranti per il polo universitario di Agrigento. L'articolo 9 della Finanziaria regionale prevede infatti untaglio di due milioni sulle somme destinate ai consorzi universitari.Secondo il decreto regionale  inoltre, per avere accesso al milione di euro di finanziamento, le sedi distaccate dovrebbero rinunciare ai contenziosi economici in corso con l'ateneo di dipendenza. (*PAPI*)

DOMENICA 19 FEBBRAIO 2017

Giornale di Sicilia

I nodi della sicilia
forza italia: poco personale negli uffici del territorio, imprese penalizzate. l'assessore Croce: controlleremo
Riccardo Vescovo - Palermo
Funzione pubblica, troppe le ore di straordinario: scatta il taglio ai premi.

Troppe ore di straordinario e alla Funzione pubblica sono in arrivo tagli ai premi. Il dipartimento che conta circa 600 dipendenti ha comunicato ai sindacati che il budget a disposizione per pagare i premi relativi al 2016  non è sufficiente e dunque sarà necessario trovare una soluzione: che si tratti di ricorrere a riposi compensativi, a permessi o alla riduzione delle ore da pagare, in ogni caso all'orizzonte si profila un taglio. Secondo la  Uil Fpl guidata da Luca Crimi la somma in eccesso ammonta a circa 150 mila euro e riguarda ore di straordinario già svolte. Il problema è nato mentre nei dipartimenti si lavora alla suddivisione del Famp, il fondo da 46 milioni per  pagare gli straordinari e premi di produttività. La questione che si è aperta alla Funzione pubblica fa il paio con tutta una serie di altre criticità riscontrate in altri dipartimenti. Al Lavoro, ad esempio, sono oltre 200 i dipendenti  in attesa ancora dei bonus erogati dal ministero per il lavoro svolto nel programma Garanzia giovani, c e li ha visto impegnati nella profilazione e nell'accoglienza di migliaia di ragazzi in cerca di lavoro. Diversi dipendenti hanno scelto di fare ricorso subito a dei riposi compensativi, molti altri attendono ancora le somme. Adesso finalmente la questione sembra risolta: «Il sistema dei pagamenti -spiega la dirigente Francesca Garoffalo - è a rimborso, cioè dopo aver svolto le attività arrivano i soldi. Purtroppo è mancato però un apposito capitolo in bilancio che finalmentesono riuscita a fare istituire. Si tratta di somme extra, fuori dal Famp, e in tutto dovrebbero ammontare a circa 700 mila euro da suddividere a una  platea tra i 200 e i 300 dipendenti». Più delicata la questione della Funzione pubblica, dove la dirigente generale Luciana Giammanco si è  trovata con un budget inferiore a quello di altri uffici ai quali sono state destinate maggiori somme. «È un problema che avevamo sollevato a luglio - dice Crimi - sono state autorizzate più ore del budget a disposizione, si è abusato di questo istituto  contrattuale e adesso a pagare le conseguenza è il comparto. A questo punto in caso di tagli è possibile che i dipendenti facciano ricorso». Martedì è previsto un nuovo incontro nel quale sarà più chiara la proposta dell'amministrazione. «L'idea -dicono i Cobas-Codir - è quella di una riduzione pro capite, in misura del 23% circa, a tutti i dipendenti, con gli importi non corrisposti che verrebbero commutati in riposo compensativo da fruire entro 4 mesi. In alternativa  l'amministrazione ha proposto l'istituzione della banca delle ore in cui fare confluire le ore non pagate per potere fruire o di permessi compensativi ». Secondo Paolo Montera della Cisl Funzione pubblica «questo sistema di ripartizione del fondo e i tempi lunghi da seguire non fanno bene al personale e ai cittadini. È un sistema che  non funziona. Stiamo parlando di somme relative a quello che è avvenuto nel 2016, così non va. È un problema generale che va risolto a partire dalla riforma del contratto». Al problema degli straordinari è legato quello della distribuzione del personale. Col via libera ai pensionamenti anticipati molti uffici si sono svuotati e nonostante i regionali siano ancora circa 15 mila le difficoltà  non mancano. In una interrogazione all'Ars, Forza Italia segnala che all'ufficio che si occupa delle autorizzazioni Via Vas, al dipartimento del Territorio, ci sono «oltre trecento pratiche  nevase, molte delle quali datate 2015, una mole di lavoro inaffrontabile in tempi consoni da un organico di tre sole unità, dirigente compreso». A farne le spese, secondo il capogruppo Marco Falcone, sono imprese e cittadini in attesa delle autorizzazioni ambientali necessarie a sbloccare nuovi investimenti. «I ritardi determineranno una serie di contenziosi che si andranno ad aggiungere alle mancate entrate sul bilancio dovute agli oneri istruttori previsti per la Via e  per la Vas» attacca Falcone. L'asses - sore regionale Maurizio Croce annuncia una verifica: «Ringraziamo Falcone per la segnalazione. C'è una speciale commissione con trenta  esperti che si sta occupando solo di queste pratiche. La prossima settimana controlleremo il lavoro svolto e sono certo che riusciremo a smaltire presto l'arretrato». (RIVE)  


Ars. Scambio d'accuse nella maggioranza. Di Giacomo, Psi: ok pure dai Dem
Bilancio, ok all'esercizio provvisorio
Il Pd: da irresponsabili averlo votato


La spesa della Regione resterà centellinata per un altro mese, forse due. In commissione Bilancio è passata la proposta di prorogare l'esercizio provvisorio. La Presidenza dell'Ars potrebbe decidere di andare in Aula con il testo base, il governo farà le sue valutazioni. Di certo al momento c'è che la maggioranza che sostiene il governo è sfaldata e che entro aprile bisognerà approvare una manovra. A votare la proposta di esercizio provvisorio  sono stati tra gli altri il deputato Michele Cimino di Sicilia Futura, Giovanni Di Giacinto del Psi (sua la proposta), Savona e Clemente dell'opposizione, mentre nel Pd Luca Sammartino non ha voluto partecipare e Lupo invece era assente. «Lo stesso governo -dice il presidente della commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo, Ncd- ha dimostrato di non avere la volontà di portare a termine il risultato visto che alcuni esponenti invece che essere presenti in commissione ieri erano alla conferenza stampa del presidente».  Inutile anche il voto del Movimento Cinque Stelle di andare avanti coi lavori. Vinciullo è passato all'opposizione in contrasto con le politiche del governo che avrebbero danneggiato la provincia di Siracusa e in commissione la maggioranza ha perso un punto di riferimento. Sono naufragati poi i tentativi di trovare un accordo su alcune norme principali riguardanti ex sportellisti, Asu e Lsu promossi anche da Giovanni Panepinto del Pd. «Quanto successo in commissione è orribile - attacca il presidente della Regione, Rosario Crocetta - in 12 giorni non hanno il tempo di discuterla? Siamo di fronte a una classe politica all'Ars buona a paralizzare tutto». Vinciullo però replica: «Abbiamo rispettato la legge,  piuttosto il presidente invece di pensare al proprio movimento poteva essere presente». E per Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia, «questo è quello che succede quanto si antenpone l'interesse di partito a quello della collettività». Il Pd intanto insorge. «Prorogare  l'esercizio provvisorio -dice Alice Anselmo, capogruppo del Pd all'Ars -, dopo giorni di lavoro durante i quali erano stati portati avanti temi importanti quali quelli a favore di sportellisti, Asu, forestali, assistenza ai disabili ed esenzione ticket per gli inoccupati e per le famiglie affidatarie, è un atto irresponsabile ». Secondo Anselmo «esercizio provvisorio vuol dire bloccare i finanziamenti che avrebbero potuto dare ossigeno alle casse dei Comuni e fermare la possibilità di investimento. Un atto grave portato avanti da pezzi della maggioranza e pezzi della minoranza e che rischia di ricadere pesantemente sulle categorie più deboli». Il governo aveva provato ad accelerare i tempi ritirando il maxi-emendamento, ma secondo Giovanni Di Giacinto e Roberto Clemente, deputati del Psi e di Cantiere popolare, «la proroga dell'esercizio provvisorio era l'unica soluzione possibile davanti allo stallo in cui si voleva far precipitare la commissione Bilancio impedendo ai deputati di far trattare altri argomenti al di fuori delle norme della finanziaria presentata dal governo Crocetta  a dicembre scorso. Sorprendono comunque le dichiarazioni del capogruppo del Pd quando parla di irresponsabilità, poiché proprio i rappresentanti del suo partito avevano fatto propria la nostra proposta di proroga dell'esercizio provvisorio». «La proroga  dell'esercizio provvisorio è il male minore - afferma Michele Cimino, portavoce di Sicilia Futura- . Il governo regionale ora recuperi ai tempi  supplementari». (RIVE)

Il rapporto. Il 62% dei certificati medici riguarda i dipendenti statali, nel privato percentuali inferiori
Settore pubblico si ammala 1 su 2

La «febbre» è sempre più alta tra i lavoratori pubblici rispetto a quelli del settore privato. La convinzione popolare che nei ministeri e negli enti pubblici gli assenti per malattia siano in maggior numero che tra gli operai e i «travet» delle aziende pare confermata dall'analisi della Cgia di Mestre, su dati Inps, pubblicata ieri: nell'anno 2015, i certificati di assenza per motivi di salute sono stati presentati dal 57% di tutti gli  occupati della Pubblica amministrazione (quindi poco più di un dipendente su due); nel settore  privato la quota si è invece fermata al 38% (più di un dipendente su tre). Sempre secondo i dati dellaCgia mestrina, la durata media annua dell'assenza per malattia dal luogo di lavoro è leggermente superiore  nel privato (18,4 giorni) che nel pubblico (17,6 giorni). Pur avendo lo stesso andamento in entrambi i settori, gli eventi di malattia per classe di durata presentano, secondo la Cgia, uno scostamento «sospetto» nel primo giorno di assenza. Se nel pubblico costituiscono  il 22,7% delle assenze totali, nel privato sono il 12,1%. Quelle da 2 a 3 giorni, invece, si avvicinano (32,1% del totale nel privato e 36,5% nel pubblico), mentre tra i 4 e i 5 giorni di assenza avviene il sorpasso; 23,4% nel privato contro il 18,2% del pubblico. Anche gli eventi di malattia suddivisi per regione, secondo la Cgia, presentano dati significativi: tra il 2012 (primo anno con una rilevazione completa) e il 2015 le assenze nel pubblico sono  risultate in aumento in tutte le regioni d'Italia (dato medio nazionale +11,9%), con punte di oltre il 20% in Umbria e in Molise. Nel privato, invece, in ben nove realtà territoriali è stato registrato un calo: in Calabria e in Sicilia addirittura del 6%. Nel periodo analizzato il dato medio nazionale per i lavoratori privati è aumentato  solo dello 0,4%. Aggregando i dati in una scala nazionale, l'ufficio studi mestrino evidenzia che su un totale di 5  milioni di eventi di assenza registrati nel 2015 in Italia nel pubblico impiego il 62% circa è riconducibile ai dipendenti delCentro-Sud. La situazione, invece, si capovolge analizzando i dati del privato. Dei quasi 9 milioni di assenze registrate nel 2015, il 57% è imputabile agli occupati del Nord.  Quanto ai provvedimenti disciplinari per i «furbetti» del certificato, c'è un aumento tendenziale delle sospensione dai luoghi  di lavoro. Secondo i criteri del Dipartimento per la Funzione Pubblica nel 2015 gli interessati sono stati 1.690 (erano stati 1.334 l'an - no prima). I licenziamenti, invece, nel 2015 sono saliti a 280  (+53%); un dato pari allo 0,01% di tutti gli occupati nel pubblico. Di questi, 108 sono stati lasciati a casa per assenze ingiustificate o non comunicate, 94 per reati, 57 per negligenza, 20 per doppio lavoro, un caso solo per irreperibilità a visita fiscale. «È evidente - afferma Paolo Zabeo, della Cgia - che non abbiamo alcun elemento per affermare che dietro questi numeri si nascondano forme più o meno velate di assenteismo. Tuttavia guardandoli qualche sospetto c'è. Se in Calabria, ad esempio, tra il 2012 e il 2015 le assenze per malattia nel pubblico sono cresciute del 14,6%, mentre nel privato sono scese del 6,2%, è difficile pensare si sia verificato perché i dipendenti pubblici di quella regione sono più cagionevoli dei conterranei che lavorano nel privato».  

La riforma. Dalla valutazione dipenderanno i premi in busta paga; apertura verso i salari accessori. Il piano del ministro Madia giovedì approda in Consiglio dei ministri
«Pagelle» in arrivo per i dipendenti pubblici
Una commissione giudicherà le perfomance individuali e non. Fra i metodi di valutazione il taglio dei tempi di attesa


La rivoluzione del pubblico impiego passa anche attraverso un nuovo meccanismo di valutazione. La riforma Madia, che approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri giovedì, traccia una nuova strada per la messa a punto delle «pagelle ». Il ministero della P. a. si è già attrezzato ed è pronta la commissione di cinque super-esperti, chiamati a dare le istruzioni tecniche per misurare le performance. D'altra parte dalla valutazione discendono i premi, quanto effettivamente si va a prendere in busta paga. E anche in fatto di salario accessorio il ministero vorrebbe inaugurare una stagione diversa, dopo anni di austerità. Si prevedono piani di rientro più elastici per le amministrazioni in rosso e ci sarebbe anche la volontà di permettere a Regioni e città metropolitane virtuose di abbattere i tetti stabili per la contrattazione integrativa. Andando con ordine, il nuovo sistema di valutazione si baserà su  obiettivi generali, sulla base dei quali giudicare la performance non solo individuale ma anche organizzati va.Target, spiega la stessa ministra della P.a, Marianna Madia, legati ai «bisogni reali dei cittadini », come ad esempio «il taglio dei tempi delle liste d'attesa». E, aggiunge, «sul raggiungimento di questi obiettivi legati ai servizi ai cittadini daremo il 50% del salario accessorio». Sulle quote in cui sezionare il bottino dell'integrativo i sindacati, però, fanno rimostranza. «Se la ministra Madia ha intenzione di inserire  nell'atto di indirizzo dei vincoli precisi per la ripartizione del salario accessorio allora sbaglierebbe», avverte il segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava, sottolineando che oltre alla produttività c'è da tenere conto di straordinari e indennità. «Chiediamo al governo  di poterci confrontare la prossima settimana, prima che la riforma del pubblico impiego arrivi in Consiglio  dei ministri», propone il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo. Tuttavia entrambi i  sindacalisti riconoscono «passi in avanti». La Cgil con Franco Martinimette intanto in guardia da interpretazioni restrittive dell'accordo del 30 novembre» per lo sblocco della contrattazione. Per far girare la nuova macchina della valutazione il ministero si è già portato avanti nominando una «task force» di professori universitari ed esperti in materia. Michela Arnaboldi guida il pool, nominato a fine anno e che adesso inizia a lavorare (completano  la cabina Enrico Deidda Gagliardo, Vito Leccese, Francesco Miggiani e Andrea Tardiola). I componenti della commissione saranno in carica per due anni. E da fare ce ne sarà visto che tante novità si concentrano proprio  su «pagelle» e conseguenti bonus. Ecco che, per evitare che le amministrazioni vadano a tagliare sui fondi per la produttività, il governo sta studiando piani di rientro più soft, da spalmare in più anni e potendo attingere ai risparmi. Soprattutto, una delle sorprese «last minute» della riforma, agli enti virtuosi sarà data la possibilità di «incrementare  l'ammontare delle risorse destinate alla contrattazione integrativa» da attribuire a la oratori  e dirigenti, seppure «nel rispetto delle norme di contenimento della spesa di personale e nel rispetto degli obiettivi di pareggio di  bilancio». I parametri di virtuosità saranno definiti con un decreto ad hoc, da mettere a punto entro tre mesi dall'entrata in vigore del testo. Si va quindi verso una sorta di «white list »'delle amministrazioni, con più  budget a disposizione per gratificare i dipendenti.

PRECARI, articolo 18 e furbetti: giovedì il via libera

Un'operazione monstre di riforma del pubblico impiego, figlia della delega Madia sulla P.a. Ecco allora le principali novità attese, per il primo via libera, in Consiglio dei ministri giovedì 23 febbraio.
CHIAMATE IN BASE Ai FABBISOGNI, TETTO 20% IDONEI
Si passerà da un'impostazione rigida  delle assunzioni, basata su piante organiche, a un modello che guarda alle esigenze concrete, impostato su programmi triennali, e che favorisce il reclutamento di figure strategiche e innovative. Cambiano i concorsi, nelle prove ci sarà l'inglese, per le posizioni più alte si potrà richiedere il dottorato e le graduatorie non potranno contare più infiniti idonei (tetto al 20% dei posti). In via sperimentale a Regioni e città metropolitane «virtuose » sarà anche concessa la possibilità di allentare i limiti imposti al turover.
PIANO STRAORDINARIO PER i tanti PRECARI STORICI
Una roadmap, che si snoderà tra il 2018 e il 2020, per assorbire chi da tre anni, anche non continuativi, è a servizio della P.a, con contratti flessibili. Chi è entrato per concorso potrà essere assunto direttamente,  mentre chi non è passato per una selezione sarà tutelato con una riserva (50%) nelle future prove. Secondo le stime del governo si potrebbero così stabilizzare 50 mila precari. Parallelamente verranno vietati i cococo, sarà data la possibilità di fare contratti a tempo per vincitori di concorsi in fila. In attesa che parta il piano le amministrazioni potranno procedere con le proroghe dei contratti a tempo per non lasciare nessuno per strada.
BASTA CON IL «6» POLITICO, SPAZIO alla MERITOCRAZIA
I contratti dovranno garantire una differenziazione dei giudizi, per mettere fine a una distribuzione a pioggia dei premi. Saltano i vincoli della legge Brunetta, si punta sulla misurazione dei risultati in base obiettivi precisi, ma resta il principio  per cui non tutti possono uscire conlo stesso voto, tanto che da una parte è prevista la possibilità di assegnare un bonus eccellenza e dall'altra c'è l'ipotesi di licenziamento per scarso rendimento. Ai fini del riconoscimento del merito e, quindi, dei bonus particolare rilevanza verrà data alla performance della squadra (misurata attraverso la qualità dei servizi).  
SU PAGELLE VOCE A CITTADINI, NUOVE SENTINELLE
Il meccanismo di valutazione viene rivisto e il pilastro coinciderà con gli Organismi indipendenti di valutazione, le sentinelle chiamate a vigilare sulle performance. Già oggi ci sono ma ora cambiano veste: più poteri, professionalità e indipendenza. Ci sarà poi un filo diretto tra loro e i cittadini, che entrano a far parte a pieno titolo del sistema di misurazione. Potranno dire la loro sulla qualità  dei servizi e il loro giudizio conterà ai fini del 'votò da assegnare al team. A questofine ogni amministrazione dovrà dotarsi di un sistema di rilevazione del gradimento.
SANZIONI PER FURBETTI DEL WEEK END LUNGO
È affidata ai contratti la formula per colpire chi «marina» puntualmente il lunedì e il venerdì o i casi di assenze collettive  n periodi sensibili, date da bollino rosso (dal G7 a quando scattano le iscrizioni alle scuole o è tempo di 730 all'Agenzia delle Entrate). Per la prima volta infatti viene inserito nella legge un criterio per colpire con «penalty» il fenomeno. Inoltre  per frenare il fenomeno saranno messi tetti a fondi per premi laddove risultino tassi di assenteismo sopra la media.
VISITE FISCALI A INPS, CONTROLLI A RIPETIZIONE
La competenza sugli accertamenti passa dalle Asl ai medici dell'Istituto di previdenza, con la creazione di un polo unico della medicina fiscale per pubblico e privato.  Grazie a un sistema informatico avanzato le visite saranno mirate. Decreti attuativi garantiranno un'armoniz - zazione delle fasce orarie di reperibilità (al momento 7 per gli statali) e dei criteri per una «cadenza sistematica e ripetitiva ». Saranno garantite le incompatibilità  (tra controllore e controllato). All'Inps saranno trasferite le risorse adesso utilizzate dalle Asl per gli accertamenti (27,7mln).
CHIAREZZA SU LICENZIAMENTI, MA SALVO l'ARTICOLO 18
Sarà fatta chiarezza normativa sui casi di licenziamento, dallo scarso rendimento alla cronica condotta illecita, qualora ci sia profilo penale. I tempi per arrivare a decidere sulla sanzione si riducono da quattro a tre mesi e a un mese per tutti i casi di flagranza (viene quindi estesa la procedura sprint applicata ai furbetti del cartellino). Per gli statali resta intatto l'articolo 18, con reintegra e risarcimento nei casi di ingiusta espulsione. Ma vizi formali, cavilli giuridici, non potranno determinare l'annullamento della sanzione. Nè bisognerà aspettare una sentenza passata in giudicato per concludere un procedimento disciplinare sospeso per l'apertura di uno penale.
UN NUOVO EQUILIBRIO TRA LEGGE E CONTRATTO, PARTITA APERTA
Si rimette mano la logica della riforma Brunetta che vede nella legge la fonte praticamente esclusiva per la regolazione  el rapporto di lavoro. Ora invece la legge diventa la cornice che fissa le regole generali, lasciando al contratto la possibilità di intervenire e di derogare alla legge quando questa dovesse invadere profili che riguardano il rapporto di lavoro pubblico (dalle sanzioni alla mobilità). Inoltre c'è un'apertura a nuove forme di partecipazione dei lavoratori per quel che riguarda l'organizzazione degli uffici.

Libero consorzio. Si tratta di richieste che arrivano da enti pubblici e privati di tutti'Italia. Gli avvisi sono colsultabili tutti i giorni presso gli uffici e le sedi distaccate
Ex Provincia, proposte di lavoro
Un elenco dell'Urp con 400 offerte

Sono circa 400 le nuove offerte di lavoro in enti pubblici ed aziende private, distribuite su tutto il territorio nazionale, che si possono consultare all'UfficioRelazioni con il Pubblico del Libero Consorzio di Agrigento. Si tratta di offerte che riguardano  sia il settore pubblico che privato, impieghi a tempo determinato o a part-time per diversi livelli professionali e titoli di studio in aziende di diverse regioni d'Italia. Il Comune di Milano, ad esempio, ha pubblicato i bandi per 174 nuove figure professionali con assunzione a tempo indeterminato mentre l'Azienda sanitaria di Pavia, ha messo a concorso, 4 posti di collaboratore  professionale sanitario di ostetricia, categoria D da assegnare alle strutture ospedaliere dell'Azienda socio sanitaria territoriale. Il Ministero degli Esteri ha invece pubblicato un bando di concorso per titoli ed esami,  per l'assunzione di 35 Segretari di Legazione in prova mentre l'Epso, l'ufficio europeo di selezione del personale, ha aperto un concorso generale per titolo ed esami, per costituire elenchi di riserva dai quali l'ufficio attingerà per l'assunzione di nuovi funzionari amministrativi e assistenti. L'Asl di Lecce ha indetto  un concorso pubblico per l'assunzione a tempo indeterminato per 7 collaboratori professionali sanitari tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro mentre l'Egas, l'ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi di Udine, ha indetto un concorso per 8 posti di assistente amministrativo. Per consultare le offerte di lavoro, basterà recarsi all'Ufficio relazioni con il pubblico di Piazza Vittorio Emanuele tutti i giorni in orario di ufficio. I bandi e le offerte di lavoro saranno consultabili anche nelle Urp periferiche di Canicattì, Bivona, Sciacca, Cammarata, Licata e Ribera. Telefonicamente, si possono contattare i numeri verdi 800- 315555 oppure 800-236837. Il personale dell'ente è a disposizione dell'utenza anche per la  compilazione delle istanze. Gli uffici della Provincia (*PAPI*)

Lunedì 20 febbraio 2017

Giornale di Sicilia

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Previsto un piano di assunzioni per il precariato
Madia: troppe ottomila partecipate,
inutili e tolgono solo tante risorse
Marianna Berti -ROMA

La riforma della Pubblica amministrazione taglierà il traguardo «giovedì» prossimo, quando in Consiglio dei ministri approderanno gli ultimi decreti attuativi, tra cui anche un peso massimo: il nuovo Statuto del lavoro pubblico. A confermare la tabella di marcia è la stessa ministra Marianna Madia che difende i provvedimenti  in arrivo, spiegando che superano «la logica brunettiana della lista dei «buoni e dei cattivi», conta «la squadra». La novità più rilevante dell'intero progetto per la ministra sta però nel piano di assunzioni per dare una soluzione al precariato storico nel pubblico impiego. Un'operazione, assicura, che non avrà costi extra. Si tratta, chiarisce, di consentire ad «amministrazioni che già pagano quelle persone di poterle assumere» e stiamo parlando di «medici, infermieri». Madia tiene anche a precisare un punto: «Non c'è alcun decreto della riforma della Pa che non sia pienamente efficace dopo la sentenza della Consulta» che a fine novembre ha dichiarato illegittimo l'iter seguito per l' pprovazione delle deleghe, giudicando insufficiente il parere delle Regioni. Un vizio di forma che non blocca il lavoro, garantisce la  ministra, che avverte: «delle circa 8 mila partecipate pubbliche molte sono inutili e tolgono risorse per i servizi. Queste devono chiudere» e così sarà anche se «molti cercano di appigliarsi alla sentenza della Consulta  » per evitarlo. Si tratta di giorni caldi sul fronte della Pa proprio perché in Cdm sono attesi gli ultimi testi attuativi, anche se il lavoro non finirà giovedì. I  sindacati chiedono infatti che il confronto sulle misure continui e la leader della Cisl solleva delle perplessità, evidenziando che «il ministro  sbaglia se pensa di fissare per legge gli obiettivi su cui valutare i dipendenti pubblici». Per Furlan i target su cui improntare le pagelle vanno  decisi con la contrattazione nei diversi luoghi di lavoro. Tuttavia l'impianto delle riforma sembra in linea con le aspettative dei sindacati e anche Furlan parla di «un passo in avanti», definendo «un'ottima notizia » la stabilizzazione dei 50 mila precari.

Ex Provincia
Notificato il rinvio delle elezioni

È stato notificato al commissario straordinario del Libero consorzio comunale di Agrigento Roberto Barberi il decreto del presidente della Regione, Rosario Crocetta con il quale vengono rinviate, tra il primo e il 31 dicembre, le elezioni dei presidenti e dei Consigli dei Liberi Consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani. Questo termine modifica la data delle elezioni fissata il 26 febbraio e già pubblicata nella gazzetta ufficiale della Regione Siciliana. Il commissario dovrà notificare il decreto del Presidente della Regione alla Prefettura e al Presidente del Tribunale di Agrigento. (*PAPI*)

18 febbraio - sabato
LA SICILIA
TRIBUNALE Il D'Orsi «bis» slitta ad Aprile e deporrà finanziere. Slitta al 21 aprile l'escussione del maresciallo della Guardia di Finanza Guglielmo Greco per par lare in un'aula del Tribunale di Agrigento delle ormai famosissime palme piantate nella villa deliex presidente della Provincia da Eugenio Dorsi. Greco colui il quale. su delega della Procura della Repubblica, ha materialmente condotto l'indagine. posizionandosi in prima persona perfino dietro agli alberi attigui l'allora costruenda villa del presidente della Provincia in quel di Montaperto. Villa che, se condo l'accusa, sarebbe stata arricchita a spese dei contribuenti con una quarantina di palme washingtonia. L'udienza in pro— gamma ieri è «saltata» per legittimi impedimenti del giudice Gianfranca Infantino e dell'avvocato difensore di Dorsi, Daniela Posante. Il militare è stato citato proprio dalla difesa. Assolto nel maggio 2015 da quasi tutti i trenta capi d'imputazione che gli erano stati contestati, I processo nei suoi confronti si concluse con la con danna a un anno d reclusione per abuso d'ufficio (pena sospesa)per (rimborsi di una quindicina di pranzi senza motivazione istituzionale. Per quanto riguardò l'accusa di peculato nata dalla presunta appropriazione di 40 palme acquistate dall'ente provinciale e invece finite - secondo gli inquirenti - nella villa di D'orsi a Montaperto. I giudici disposero un'ordinanza con la quale ipotizzavano un caso di «corruzione per l'esercizio della funzione». Nel maggio 2015 il collegio presieduto da Giuseppe Melisenda Giambertoni si espresse sul «grosso» dell'indagine e rimandò le carte alla Procura per riformulare il capo d'imputazione e procedere a una nuova richiesta di rinvio a giudizio. E.D.M.
PIANETA SCUOLA Sottodimensionati ma non accorpati La Regione ha salvato tre istituti. g.s.) Sottodimensionate ma, alme no salve. Tre scuole dell'Agrigentino sono state infatti sgraziate" dal rischio di essere accorpate e perdere la loro autonomia nonché la presenza sui territori. Il dato emerge dal decreto 921/17 con il quale l'Assessore Regionale dell'Istruzione ha approvato il piano di dimensiona mento della rete scolastica della Sicilia. A rischio risultavano essere due scuole superiori, i licei scientifici "Majorana" di Agrigento e Odierna di Palma di Montechiaro e l'istituto comprensivo "Maestro L. Panepinto" di Santo Stefano Quisquina. Questo perché presentavano un numero di studenti inferiore a quanto previsto dalla legge per consentire di avere l'autonomia, ovvero rispettivamente 600 e 400. Per quest'anno si è deciso dì mantenere lo status attuale applicando una sorta di autonomia loca le, che tuttavia non varrà necessariamente anche l'anno scolastico 201 8/2019. Se i licei tuttavia sembra abbiano già raggiunto con le nuove iscrizioni la soglia di sicurezza. più complicata è la situazione della scuola elementare, che a causa della riduzione delle nascite e dei sempre più incisivi fenomeni di emigrazione rimane una realtà a rischio. Intanto, però, a Santo Stefano sì festeggia.
19 febbraio - domenica
LA SICILIA
CAMM ARATA Viabilità da migliorare. Il sindaco dei paese montano Vincenzo Giambrone ha incontrato il Prefetto di Agrigento Nicola Diomede presenza di Dirigenti dell'ANAS, della Protezione Civile e della Provincia. Il primo cittadino ha evidenziato l'urgenza di ripristinare la strada provinciale 24 che collega Cammarata con lo Scalo Ferroviario chiusa da diversi anni. Sono due le frane che interessano la provinciale Una frana si e verificata in contrada Fosse, l'altra nei pressi del ponte sul fiume Giuri. Qui in particolare si vive una situazione drammatica. "Ho fatto rilevare — afferma il sindaco di Cammarata — il grave disagio cui sono sottoposti i nostri cittadini ed i rilevanti danni che subiscono tutti gli operatori economici per la chiusura di questa provinciale che risulta essere tra l'altro, l'unica "via di fuga: del nostro abitato". Ho fatto presente — aggiunge Vincenzo Giambrone - che la strada in argomento è inserita, nel primo posto, tra gli interventi che dovrà fare la Protezione Civile Regionale, ma che ad oggi non si ha alcuna notizia di quanto avranno inizio i lavori". Il sindaco ha ribadito lo stato di agitazione e la comprensibile rabbia dei cammaratesi quali assistono impotenti a tanta indifferenza Il Prefetto Diomede ha assicurato un suo intervento al fine di sollecitare l'inizio dei lavori e la riapertura dell'importante strada di collegamento. Il sindaco ha puntato il dito anche sulla grave crisi che interessa le aziende agricole della zona. EUGENIO CAIRONE
RIFORMA MADIA Rivoluzione nel pubblico impiego ecco come cambiano pagelle e premi. Novità anche per il salario accessorio. La rivoluzione del pubblico impiego passa anche attraverso un nuovo meccanismo di valutazione La riforma Madia, che approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri giovedì, traccia una nuova strada per la messa a punto delle pagelle. il ministero della P.a si è già attrezzato ed è pronta la commissione di cinque super esperti, chiamati a dare le istruzioni tecniche per misurare le performance. D'altra parte dalla valutazione di scendono i premi, quanto effettivamente si va a prendere in busta paga. E anche in fatto di salario accessorio il ministero vorrebbe inaugurare una stagione diversa dopo anni di austerità. Sì prevedono piani di rientro più elastici per le amministrazioni in rosso e sarebbe anche la volontà di per mettere a Regioni e città metropolitane virtuose di abbattere i tetti stabili per a contrattazione integrativa. Andando con ordine, il nuovo sistema di valutazione si baserà su obiettivi generali, sulla base dei quali giudicate la performance non solo individuale ma anche organizzativa. Target, spiega la stessa ministra della Pa, Marianna Madia, in un'intervista al Messaggero, legati ai «bisogni reali dei cittadini», come ad esempio (il taglio dei tempi delle liste d'attesa». E. aggiunge, su raggiungimento di questi obiettivi legati ai servizi ai cittadini daremo 150% de salario accessorio". Sulle quote in cui selezionare il bottino dell'integrativo sindacati, però, fanno rimostranza. «Se la ministra Madia ha intenzione di inserire nell'atto di indirizzo dei vincoli precisi per la ripartizione de salario accessorio allora sbaglierebbe avverte il segretario confederale della Cisl. Maurizio Bernava, sottolineando che oltre alla produttività c'è da tenere conto di straordinari e indennità. MARIANNA BERTI
20 febbraio - lunedì
MINISTRA: «STOP LISTE BUONI E CATTIVI, CONTA IL TEAM» Madia: riforma giovedì al traguardò Pubblica amministrazione. Stabilizzazione di 5Omi precari senza spese extra. MARIANNA BERTI ROMA. La riforma della Pubblica amministrazione taglierà il traguardo «giovedì» prossimo, quando in Consiglio dei ministri approderanno gli ultimi decreti attuativi, tra cui anche un "peso massimo: il nuovo Statuto del lavoro pubblico. A confermare la ta bella di marcia è a stessa ministra Marianna Madia, intervistata su Skyrg24. Madia difende provvedi menti in arrivo, spiegando che superano «la logica brunettiana della lista dei 'buoni' e dei 'cattivi », conta «la squadra». La novità più rilevante del 'intero progetto per la ministra sta però nel piano di assunzioni per dare una soluzione a! precariato storico nel pubblico impiego. Un'operazione, assicura, che non avrà costi extra. Si tratta, chiarisce, di consentire ad «amministrazioni che già pagano quelle persone di poterle assumere» e stiamo parlando di «medici, infermieri». Madia tiene anche a precisare che «non d'è alcun decreto della riforma della Pa. che non sia pienamente efficace dopo la sentenza della Consulta» che a fine novembre ha dichiarato illegittimo l'iter seguito per l'approvazione delle deleghe giudicando insufficiente il parere delle Regioni. Un vi zio di forma che non blocca il lavoro, garantisce la ministra, che avverte: «Delle circa 8mila partecipate pubbliche molte sono inutili e tolgono risorse per i servizi. Queste devono chiudere» e resi sarà anche se «molti cercano di appigliarsi alla sentenza della Consulta» per evitarlo. Si tratta di giorni caldi sul fronte della P.a. proprio perché in Cdm sono attesi gli ultimi testi attuativi, anche se il lavoro non finirà giovedì. I sindacati infatti chiedono infatti che il confronto continui e la leader della Cisl solleva perplessità, evidenziando che «la ministra sbaglia se pensa di fissare per legge gli obiettivi su cui valutare i dipendenti pubblici». Per Furlan i target su cui improntare le pagelle vanno decisi con la contrattazione nei luoghi di lavoro: «Non possono che essere fissati sul territorio, ospedale per ospedale, Comune per Comune». E chiede anche più risorse per i rinnovi Tuttavia l'impianto delle riforma sembra in linea con le aspettative dei sindacati e anche Furlan patta. di «un passo in avanti», definendo «un ottima notizia» la stabilizzazione dei 50 mila precari. E anche per Madia è la «ragione più importante per concludere questa riforma con il governo Gentiloni». A proposito di governo, Madia confessa di non avere mai pensato di lasciare l'incarico, anche se, ammette, «certamente quando Renzi si è assunto da solo la res della sconfitta del 4 dicembre, non rimanendo al governo, ho pensato che quella dovesse essere una responsabilità collettiva e che forse saremmo dovuti rimanere con lui». Ma quello che conta per la ministra è andare a- vanti con una riforma che apre le basi allo sblocco del turnover, con una misura sperimentale che riguarderà Regioni e città metropolitane, per mettere a punto « differenziati alle assunzioni, fino al graduale supera mento degli attuali» paletti, seppure senza nuovi oneri a carico della finanza pubblica. E se il meccanismo funzionerà con un decreto ad hoc, si legge nell'ultima bozza in circolazione della riforma, potrà «essere disposta l'applicazione in via permanente», «non ché l'eventuale estensione ad altre amministra pubbliche». Sempre nel rispetto dei limiti dì budget.  

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