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Rassegna stampa del 17 marzo 2017

Ilfattoquotidiano.it

L'allarme delleProvince: "Situazione drammatica, mancano risorse".

Partono gli esposti inProcura Più informazioni su:Province Le 76 Province italiane denunciano di "avere le cassevuote" e per cautelarsi rispetto a tragedie che potrebbero esserecausate dalla mancata manutenzione, da tre anni, di 3.600 scuole e di100mila strade, presenteranno da qui a lunedì un esposto cautelativoalle procure della Repubblica, alle Corti dei conti regionali e alleprefetture per "la mancata previsione di un adeguatofinanziamento". È l'ultimo atto della protesta nazionale che leProvince stanno promuovendo ormai da giorni. "Le Provincegarantiscono servizi da cui dipende la stessa sicurezza deicittadini: non aspettiamo le tragedie per intervenire" ha detto ilpresidente dell'Upi, Achille Variati, denunciando la "situazionedrammatica delle province italiane" che offrono servizi essenziali,sulla viabilità e sull'edilizia scolastica, ma "non hanno piùrisorse per far fronte a questi servizi". Da qui la decisione deipresidenti di provincia di "autotutelarci perché se dovessesuccedere una disgrazia le procure devono sapere prima qual èsituazione nella quale stiamo operando". "Vogliamo far sentire lanostra voce perché nessuno possa dire: 'io non sapevo'", haspiegato Variati. "Abbiamo chiesto un decreto legge urgente peravere risorse indispensabili per poter dare servizi. Proprio oggi -ha aggiunto - il Sose ha consegnato una relazione che attesta chealle province mancano 650 milioni sulla spesa corrente". "Capiscoche se ci si rivolge alla magistratura vuol dire che la politica stafallendo il proprio compito - ha proseguito il presidente dell'Upi- ma non abbiamo alternative, il nostro è un disperato appello eun'accusa al Governo e al Parlamento che non danno quanto promesso.Dal Governo infatti abbiamo avuto la promessa di un decreto masull'entità non vi è alcuna certezza". Variati ha lanciato unappello al premier Gentiloni: "Non aspetti una ulteriore disgrazianel Paese, smettiamola con la demagogia sulle province. I sindacisono persone concrete e risparmiose, serve un decreto legge urgenteper il loro finanziamento". L'Upi, hanno reso noto Variati e ilvicepresidente Carlo Vercellotti, presidente della Provincia diVercelli, ha organizzato una serie di iniziative dal 22 marzo al 24marzo, mentre i sindaci pensano ad una grande manifestazione daindire a Roma, "ma speriamo non ce sia bisogno", ha conclusoVariati, se il Governo emanerà il decreto legge.  


Giornale di Sicilia

Allarme degli assessori Maurizio Croce e Vania Contrafatto: le pratiche vagano da un ufficio all'altro, serve una riforma
Così la burocrazia frena lo sviluppo in Sicilia
Record al Territorio e Ambiente: sono stati rilasciati tutti oltre tempo massimo i pareri per l'autorizzazione allo scarico
Riccardo Vescovo - Palermo

Negli uffici dove nascono spesso le inchieste giudiziarie si va piano, troppo piano. Così piano che praticamente nessun parere, nessuna pratica riesce a rispettare il tempo massimo previsto dalla legge per essere esitata. Dai Rifiuti fino al Territorio e ambiente, alla Regione ora scatta l'allarme: la burocrazia cammina a passo di lumaca a causa soprattutto  della carenza di personale e tantissime autorizzazioni vengono rilasciate in ritardo col rischio di moltiplicare i contenziosi. «Dove c'è lentezza e confusione si annida la  corruzione» tuona l'assessore Maurizio Croce e la collega Vania Contrafatto, che si occupa di Energia e rifiuti, attacca: «Chiederò i rinforzi, l'ultimo interpello è andato a vuoto, ormai un assessore dal punto di vista amministrativo può fare ben poco ».  Per fare un esempio, al Territorio e ambiente nel 2015 sono arrivati tutti oltre tempo massimo i pareri per il rilascio dell'autorizzazione alloscarico. Sul sito della Regione,  nella sezione trasparenza, non è neanche annotato il numero di pratiche  inevase, ormai si parla solo di percentuale: 100 % le pratiche in ritardo. Stesso discorso per la valutazione di incidenza ambientale e l'autorizzazione integrata ambientale, in sigla Via e Aia. Sì, proprio i due pareri di cui si sarebbe occupato Mauro Verace, il dirigente dell'assessorato ai Rifiuti finito nell'indagine sul traffico di rifiuti a Catania. Pareri che viaggiano, da una stanza all'altra, da un dipartimento all'al - tro. Per ottenere un'autorizzazione dall'Energia e rifiuti serve prima un parere del Territorio e ambiente. Così ha previsto l'ultima riforma che ha spacchettato le competenze.  E i tempi si allungano. «Chiederò in giunta di fare una riflessione - dice l'assessore Croce - qui è chiaro che si tratta di un problema da affrontare con una riforma legislativa per  semplificare l'iter di alcune procedure. Per quanto riguarda il personale addetto ai pareri ambientali abbiamo già affrontato la questione. Da novembre scorso sono al lavoro 30 esperti esterni che per un totale di 90 mila euro, cioè una media  di 3 mila euro ciascuno, porteranno avanti le pratiche. A giugno faremo un punto della situazione per capire  se l'intervento sta funzionando». Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Regione la situazione è allarmante.  Le 50 richieste di parere preventivo per il rilascio dell'autorizzazione allo scarico sono tutte arrivate  oltre i 30 giorni previsti. Fuori tempo massimo anche l'autorizzazione alla produzione di energia e i nulla  osta alla bonifica di siti inquinati. «La legge è ingarbugliata - dice l'assessore Contrafatto - l'ultima riforma ha suddiviso le competenze tra più assessorati e così le pratiche fanno giri assurdi. Per quanto riguarda il personale tornerò a fare  pressing su un nuovo atto di interpello ma di più purtroppo non posso fare». Ma cosa succede in caso di ritardo nella consegna di un parere? Le  norme di riferimento consentono alle ditte di rivalersi sulla Regione e dunque di ricorrere in tribunale.  «Spesso invece - dice la dirigente del Territorio, Rosa ria Barresi - le aziende si rivolgono al Tar che fissa un termine perentorio per ultimare il procedimento e se non viene rispettato arriva il commissariamento ». Solo allora l'iter riparte. Anche alle attività produttive si registrano piccoli record: sono arrivati tutti in ritardo i 2.158 certificati  «per l'esercizio dell'attività di commercio nel settore merceologico alimentare e per la somministrazione di alimenti e bevande». Stesso risultato  per i 583 corsi professionali abilitanti «per agenti, rappresentanti di commercio e agenti di affari in mediazione». In tutti questi casi il rilascio degli attestati di frequenza è sempre arrivati in ritardo. «Certe volte non vengono neanche consegnati  - dice Giovanni Felice di Confimpresa - a volte il problema viene risolto con una certificazione informale che attesta il superamento del  corso. Certe volte però non basta e il Comune richiede l'attestazione originale e allora per l'esercente nascono i problemi». E sempre alle Attività  produttive si registra una sfilza di altri ritardi: tutte oltre il tempo massimo, per carenza di personale, le 78 pratiche relative a «violazioni sull'etichettatura» e le 165 per «violazioni sulla sicurezza alimentare».  Tutti procedimenti che dovrebbero portare nuove entrate in bilancio. Eppure non va ovunque così. Negli uffici dell'Agricoltura procedono spedite le pratiche per l'assunzione o il rilascio di certificati che interessano i 23 mila forestali. Al contrario, negli stessi uffici solo meno della metà delle fatture di beni e servizi viene pagata in tempo.

I ponti che fanno paura
I lavori avranno una durata stimata di circa 180 giorni dall'avvenuta consegna. Inchiesta della procura
Agrigento, per 6 mesi chiuso il viadotto Morandi
La decisione dell'Anas: «Per consentire il più celere avvio degli interventi di manutenzione già programmati»
Concetta Rizzo - AGRIGENTO

Il viadotto Akragas, meglio conosciuto come «Morandi», è stato chiuso. Ieri mattina, l'Anas ha interdetto il cavalcavia, lungo la statale 115, che collega Agrigento con Porto Empedocle e viceversa. E lo ha fatto «per consentire il più celere avvio degli interventi di manutenzione già programmati» - ha scritto l'Anas - . L'aggiudicazione dei lavori è prevista per oggi. Si tratta del consolidamento di alcune travi di bordo degli impalcati. Ma «saranno anticipate alcune attività propedeutiche alla cantierizzazione - spiega l'Anas -. E per garantire l'esecuzione in sicurezza di tali lavorazioni è stato quindi necessario procedere alla chiusura del tratto di strada. I lavori avranno una durata stimata di circa 180 giorni dall'avvenuta consegna». La chiusura dello strategico - per lo smaltimento del traffico - viadotto è stata decisa poche ore dopo che la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo di inchiesta «per accertare se il viadotto costituisca un pericolo per la pubblica incolumità». L'Anas, ieri, ha confe rmato di aver ricevuto, dalla Procura, una richiesta di informazioni sulla situazione strutturale del viadotto. Ed ha chiarito anche che dall'Anas «si stanno fornendo tutte le informazioni». A fare scoppiare il «caso» stabilità del viadotto era stata, nei giorni scorsi, l'associazione ambientalista «Mareamico» che ha diffuso un filmato per denunciare il degrado strutturale dei piloni che sorreggono il viadotto Morandi. «Dentro i piloni - denunciava, chiaramente,  Claudio Lombardo di Mareamico -c'è il vuoto. Il cemento è scoppiato ed ha portato fuori i ferri. E dentro si vede che c'è il vuoto» - aveva rimarcato -. Due anni fa, il viadotto era rimasto chiuso per alcuni mesi. Erano state effettuate prove e controlli  e poi, il ponte era stato riaperto con un restringimento parziale della carreggiata. Il sindaco di Agrigento Lillo Firetto, ieri mattina, qualche ora prima della chiusura del cavalcavia, aveva detto: «C'è troppa preoccupazione. Troppa. Le rassicurazioni dell'Anas non hanno attenuato  i timori. Si chiuda il ponte e si inizino urgentemente i lavori». Una sorta d'appello che è stato raccolto dall'Anas. «Sappiamo che saranno spesi - ha rilanciato Claudio Lombardo  di Mareamico - 500 mila euro per la manutenzione straordinaria immediata ed altri 20 milioni di euro per mettere in sicurezza questo ponte. Come associazioni ambientalista  proponiamo invece di ripristinare un ponte vecchio che forse sarebbe opportuno pensare di abbatterlo e spendere questi 20 milioni di euro per realizzare strutture a raso. Si cancellerebbe un obbrobrio  e si verrebbe a sanare una ferita che è stata inferta negli anni Settanta, quando - ha concluso Lombardo - alcuni piloni di questo viadotto sono  stati conficcati nella necropoli Ellenica, la necropoli Pezzino». Chiuso il viadotto, la circolazione stradale, già da metà mattinata di ieri, è stata deviata su percorsi alternativi:tra gli svincoli di Villaseta e via Dante o in alternativa, per chi proviene da Porto Empedocle, dalla strada statale 115 e dalla strada statale640 fino allo vincolo di San Leone, per proseguire sulla strada statale 118 fino al centro abitato di Agrigento. E viceversa per i tragitti opposti. «Chiediamo urgentemente all'Anas che inizino i lavori e che la riapertura riconsegni una struttura sicura ed in grado di superare i diffusi timori - ha detto il sindaco Lillo  Firetto, dopo che gli ingressi al cavalcavia sono stati sbarrati -. Si tratti di un intervento che coinvolga la  globalità delle azioni che Anas ci ha dichiarato essere programmate, ma allo stato non del tutto finanziate. Si preveda quindi l'integrale finanziamento di tutti gli interventi ritenuti necessari». I deputati nazionali Angelo Capodicasa e Giuseppe Zappulla del movimento Democratici e progressisti hanno, intanto, presentato un'interpellanza sulle condizioni disastrose della viabilità: sul viadotto «Morandi» e sulla statale Agrigento-Caltanissetta. «Al ministro  chiediamo di acquisire elementi relativi allo stato del viadotto Morandi  - hanno scritto - e di intervenire con misure idonee a tra quillizzare  gli utenti delle strade e la  popolazione tutta». (*CR*)


Infrastrutture. I lavori vanno avanti senza sosta
Statale 640, tra 10 giorni rimosso il ponte Petrusa

Serviranno altri dieci giorni prima di poter dire che il vecchio viadotto "Petrusa" non esiste più. Ieri, a tre giorni dall'inizio dei lavori di smontaggio, gli operai erano a circa il trenta per cento. Una volta sezionato il cavalcavia - che consentiva alla statale 122, l'Agrigentina, di sovrappassare il tracciato della nuova, raddoppiata, statale 640, - saranno necessari altri giorni per sistemare i nuovi "pezzi" prefabbricati che andranno a comporre il nuovo viadotto. E su questi giorni necessari, appunto, per collocare e montare i nuovi "pezzi" prefabbricati, ieri, l'Anas non era ancora in grado di dare indicazioni. La creazione del nuovo viadotto "Petrusa" potrebbe  dunque non essere ultimata - ma ieri sembrava essere davvero presto per poterlo dire - entro giorno 27, giorno in cui i lavori di raddoppio della statale 640 - pena pagamento di una penale - dovranno essere ufficialmente completati e consegnati. Il viadotto "Petrusa" è chiuso da più di quattro mesi. Il verdetto sulle sue condizioni strutturali è arrivato appena la scorsa settimana: «È stata effettuata un'analisi costi/benefici - scriveva l'Anas - per valutare la migliore soluzione possibile e l'esito è quello di procedere a demolizione dell'opera per una successiva ricostruzione». (*CR*)

Patrimonio culturale
Ecco le tappe in provincia
di Elio Di Bella

La Giornata del Fai spalanca le porte alla «primavera» degli eventi culturali Q1 Monumenti, luoghi e capolavori che hanno fatto la storia della provincia di Agrigento si aprono al pubblico grazie alle Giornate FAI di Primavera. Il Fondo Ambiente Italiano spalanca la prossima settimana, nelle giornate del 25 e 26 marzo, le porte di 41 siti dell'agrigentino per far conoscere e amare i tesori d'arte e natura di questo angolo della Sicilia.  Gioielli archeologici e artistici della nostra provincia che non devono essere dimenticati ma piuttosto protetti, rispettati e valorizzati. Le Giornate FAI di Primavera vedranno il coinvolgimento anche degli studenti che, dopo essersi preparati con l'aiuto dei loro insegnanti e dei Delegati FAI, illustreranno ai visitatori gli aspetti storici ed artistici dei beni aperti, trasformandosi in Apprendisti Ciceroni. Questi i luoghi dei centri della provincia di Agrigento interessati dall'evento: ad Aragona il Palazzo Principe, Chiesa e cripta del Ss. Rosario; ad Agrigento il Giardino Botanico, Giardino della Kolymbethra, Ekklesiasterion e Bouleuterion, Chiesa San Nicola, Museo Archeologico Regionale Pietro Griffo, Auditorium M. Lizzi, Biblioteca Pirro Marconi, scavi del Teatro Ellenistico e del Tempio Romano, treno storico della Valle dei Templi; a Favara la Farm Cultural Park, Chiesa del Carmine, Chiesa Madre, Chiesa del Ss. Rosario; Porto Empedocle la Torre Carlo V, Chiesa Madre, Palazzo di Città, Stazione Ferroviaria; a Palma di Montechiaro la Chiesa Madre, Oratorio Ss. Sacramento, Oratorio Madonna del Ss. Rosario, Palazzo Ducale, Monastero delle Benedettine; a Naro la Chiesa Madre e Collegio dei Gesuiti, Chiesa e Convento di S. Agostino; Chiesa di San Nicolò di Bari, Chiostro di San Francesco, Biblioteca Comunale; a Sambuca la Torre Dell'orologio, Chiesa di Santa Caterina, Palazzo Beccadelli; a Canicattì la Piazza IV Novembre e Fontana di Petrappaulu, Chiesa Del Purgatorio (Esterno), Teatro Sociale, Palazzo Lombardo, Spazio Creativo "Vincenzo Curto", Chiesa del Carmine e Chiesa Madre. Il Fai quindi porterà quest'anno i visitatori nel cuore dell'agorà della Valle dei Templi alla scoperta dei luoghi delle adunanze pubbliche degli antichi akragantini, come l' Ekklesiasterion e il Bouleuterion, ma anche dentro la Chiesetta medievale di San Nicola e dentro moderne strutture ricavate dalla ristrutturazione dell'annesso monastero, come il Museo Archeologico Regionale Pietro Griffo, l'Auditorium M. Lizzi, la Biblioteca Pirro Marconi. Non poteva mancare però una visita alle più recenti scoperte archeologiche nella valle dei Templi, cioè il Teatro Ellenistico e del Tempio Romano e un'escursione con il Treno storico. Dalla Valle dei Templi facciamo poi un salto nello splendido barocco agrigentino per ammirare le maggiori chiese e i più antichi conventi arroccati nella Fulgentissima Naro, come la chiesa di San Nicolò di Bari, edificata nel 1618 da don Vincenzo Lucchesi ed il Castello, un fortilizio di epoca medioevale realizzato dalla famiglia Chiaramonte. Palma di Montechiaro incanterà certament e i visitatori per il suo maestoso Monastero della benedettine, costruito tra il 1653 e il 1659, ancora uno dei pochi monasteri di clausura in Sicilia. Chi ama la modernità troverà a Favara le proposte artistiche delle Farm Cultural Park, un centro culturale indipendente, nato nei "sette cortili"un angolo del centro storico rimasto semiabbandonato e trasformato in luoghi di esposizione di arte contemporanea, spazi d'incontro, che ha suscitato un interesse internazionale. Le fontana monumentale del Nettuno (Petrappaulu) realizzata per diffondere la munificenza del duca Giacomo I Bonanno Colonna e la Piazza IV Novembre a Canicattì figurano per la prima volta tra le mete delle Giornate del Fai e saranno per molti una scoperta assoluta. Nell'altra parte della provincia, a Sambuca, il Fai ha scelto quest'anno il prestigioso palazzo Beccadelli grazie alla disponibilità degli attuali proprietari. Ed un altro Palazzo ad Aragona, quello settecentesco del Principe Naselli si spalancherà per mettere in mostra nel suo in erno i numerosi e magnifici affreschi del Borremans. A Porto Empedocle, l'antico molo di Girgenti, i ciceroni del Fai illustreranno le vicende della Torre di Carlo V dove nel 1848 perirono per mano dei Borboni oltre un centinaio di reclusi che vollero approfittare della rivoluzione per tentare la fuga, ma trovarono la morte. I siti scelti sono stati candidati alla competizione nazionale I luoghi del Cuore ed in molti casi hanno ottenuto lusinghieri piazzamenti. (*EDB*)

l'evento che da anni richiama migliaia di visitatori e turisti nel piccolo paese tra i Monti Sicani, la delusione dei cittadini
San Biagio, gli Archi di Pasqua non si faranno
La manifestazione quest'anno salta per mancanza di fondi, dopo l'appello del sindaco nessun privato si è fatto avanti
Calogero Giuffrida - SAN BIAGIO PLATANI

Salta per mancanza di fondi, quest'anno, il tradizionale appuntamento con gli Archi di Pasqua, una delle manifestazioni più antiche, originali e scenografiche di tutta la Sicilia. È caduto nel vuoto l'appello lanciato qualche mese fa dal sindaco di San Biagio Platani, Santino Sabella, che aveva chiesto aiuto ai privati per poter sponsorizzare l'evento che da anni richiama migliaia di visitatori e turisti nel piccolo paese tra i Monti Sicani che lega da tempo il suo nome, principalmente, ai famosi archi di pane che trasformano il centro storico del paese in  un accogliente salotto a cielo aperto, per un periodo che va ben oltre la settimana santa. Il significato religioso degli Archi di Pasqua è il trionfo di Cristo sulla morte; gli archi, secondo la tradizione, affondano le sue radici nella miseria in cui versava la popolazione nel '700, il cui allestimento serviva appunto a far dimenticare la povertà. Quest'anno povere sono anche le casse del comune. «Ormai - ha detto ieri il sindaco - non ci sono più i tempi tecnici per poter realizzare la manifestazione  e non ci sono nemmeno le risorse, nessun privato si è fatto avanti, possiamo dire ufficialmente che quest'anno non ci saranno gli Archi di Pasqua. Siamo stati lasciati soli dalla Regione, farò delle note di protesta per tutte quelle manifestazioni a volte stupide e insignificanti che finanziano in  Sicilia con la tabella H, quando invece la nostra festa, che ha una rilevanza non solo regionale, non viene neanche tenuta in considerazione. I comuni sono al collasso, un comune piccolo come il nostro non riesce trovare 100 mila euro utili a finanziare l'evento.  L'anno scorso - ha spiegato Sabella - 50 mila euro li ha trovati il comune, altri 50 sono stati donati da sponsor e cittadini. Con difficoltà abbiamo fatto di tutto in questi per non far perdere  una tradizione che va avanti da molti anni, ma non abbiamo mai avuto le attenzioni dalle istituzioni preposte a valorizzare realtà artistiche e tradizionali come la nostra, quella degli Archi di Pasqua di San Biagio Platani da sempre è stata tra le celebrazioni più  importanti in Sicilia, è stata apprezzata all'Expo, da anni la promuoviamo alla Bit di Milano, ma quest'anno non siamo stati in grado di organizzarla, ci metteremo subito al lavoro perché si  ossa celebrare il prossimo anno». Una tradizione che coinvolgeva tutto il paese, in tanti sono rimasti delusi. Per molte settimane, prima della Pasqua, le confraternite rivali dei Madunnara (devoti alla Madonna) e dei Signurara (devoti a Gesù), erano impegnate nella costruzione di imponenti composizioni di canne e ferle che fanno da incastellatura ad addobbi artistici di agrumi, alloro e soprattutto di pane, nelle più svariate forme  e dimensioni. Le grandiose costruzioni artistiche, di archi, cupole, e campanili venivano disposte lungo tutto il corso Umberto I, la via principale del paese: la ricercatezza delle decorazioni, unita alla illuminazione serale trasformavano San Biagio Platani nel più sontuoso ed accogliente salotto a cielo aperto. Il culmine della manifes azione nel giorno di Pasqua, con l'incontro  tra il Cristo e la Madonna davanti  la chiesa Madre, ma gli "archi" rimanevano in mostra anche nelle settimane seguenti, quando si svolgevano le degustazioni di prodotti tipici. Quest'anno niente di tutto questo: interrotta per mancanza di fondi la tradizione degli Archi di Pasqua. (*CAGI*)


Crisi idrica, di nuovoin tilt l'acquedotto della diga Fanaco

Un nuovo guastodell'acquedotto "Fanaco" ha determinato una riduzione del 50per cento della distribuzione idrica ai Comuni di Canicatti eCasteltermini. Ormai non passa settimana senza un'interruzioneprovocata da un guasto all'impianto che è di competenza di«Siciliacque». E Girgenti Acque, con Franco Barrovecchio, tecnico ecomponente del Cda della società, afferma: «Abbiamo difficoltàanche a fare previsioni non tanto sui tempi di ripristino quantosulla tenuta della condotta perché è capitato in occasione diprecedenti riparazioni che dopo qualche ora si registra un nuovoguasto». È un vecchio impianto quello del Fanaco ed il rischioguasto è, praticamente, all'ordine del giorno. Quest'ultimoguasto è stato riscontrato martedì scorso ed è ancora in fase diriparazione. Per questi motivi la regolare distribuzione idrica, daparte di Siciliacque, nei Comuni di Canicattì e Casteltermini, non èstata ancora ripristinata e la turnazione subirà delle limitazioni.«La distribuzione è stata comunque garantita e continuerà adesserlo, seppur in maniera limitata, - fa sapere Girgenti Acque - aCanicattì utilizzando l'acquedotto 'Tre Sorgenti' perapprovvigionare i serbatoi 'Bastianella' e 'Madonna delleRocche'; a Casteltermini utilizzando la fonte alternativaproveniente dalla sorgente 'Chirumbo', di recente potenziatagrazie ad un intervento della Girgenti Acque. La distribuzionetornerà regolare non appena Siciliacque avrà ripristinatol'ordinaria fornitura idrica ai Comuni interessati,ristabilendo lafunzionalità dell'acquedotto "Fanaco", tenendo inconsiderazione che per la normalizzazione saranno necessari dei tempitecnici». Questa è l'unica criticità che si registra,attualmente, in provincia di Agrigento secondo quanto comunicato ieripomeriggio dal gestore idrico. Devono essere ancora effettuati daGirgenti Acque due interventi, per la sistemazione dell'impiantofognario nella zona di Seccagrande, a Ribera, e dell'impiantoidrico nella località San Giorgio, a Sciacca, ma i Comuni non hannoproceduto alla sistemazione delle strade per consentire agli operaidel gestore idrico di raggiungere gli impianti. «Sia a Seccagrandeche a San Giorio i due impianti sono funzionanti - diceBarrovecchio -ma se si verifica un guasto non si possonoraggungere». Si tratta, in entrambi i casi, di impianti danneggiatidal nubifragio del 25 novembre dello scorso anno ed a quanto parel'intervento dei Comuni è legato alle disponibilità delle sommeche devono arrivare dalla Regione. E le due località balneari ormaitra poche settimane inizieranno a popolarsi e gli impianti sarannosottoposti, inevitabilmente, a maggiori sollecitazioni. A Seccagrandeper un intervento effettuato nei giorni scorsi gli operai di GirgentiAcque hanno dovuto creare circa tre chilometri di pista. (*GP*)

Repubblica


Province senza soldi, esposto alla magistratura: "Mancano 651 milioni di euro"

Le 76 amministrazioni a statuto ordinario gestiscono 3600 edifici della scuola secondaria e 100mila chilometri di strade. Variati (Upi): "Non abbiamo le risorse per approvare i bilanci 2017 e garantire la continuità dei servizi". I dipendenti di Vibo senza stipendio da mesi
Hanno deciso di alzare bandiera bianca e rivolgersi alla magistratura, le 76 Province a statuto ordinario italiane. Non hanno più soldi per gestire, tra le altre cose, 3600 edifici della scuola secondaria e 100mila chilometri di strade, dove infatti da tre anni gli interventi sono scarsi o assenti. Una situazione ratificata oggi dal Sose (la società fondata dal ministero dell'Economia e dalla Banca d'Italia per studi di settore e analisi tributarie), che ha certificato un buco di 651 milioni per la spesa corrente. Un problema che, come sottolinea l'Unione province italiane, "investe l'intero corpo delle amministrazioni provinciali del Paese, le quali, sospese da anni in un limbo paradossalmente aggravatosi dopo il voto referendario dello scorso 4 dicembre, non hanno le risorse necessarie per approvare i bilanci 2017 in equilibrio e, soprattutto, garantire la continuità dei servizi". Serve dunque un intervento "urgente" del governo che "risolva alla radice un problema che si riversa ogni giorno in maniera seria sulle comunità locali".
"La mancata previsione di un adeguato finanziamento - spiega il presidente dell'Upi Achille Variati - costituisce una grave violazione con danni nei confronti dei cittadini". Variati ha reso noto oggi al ministro dell'Interno Minniti che "la situazione può degenerare" dal momento che in alcune Province, come a Vibo, i dipendenti non ricevono lo stipendio da mesi. Le Province hanno quindi deciso di presentare un esposto cautelativo alle Procure della Repubblica, alle Corti dei conti regionali e alle prefetture.
"Faccio un appello al premier Gentiloni: presidente, non aspetti una ulteriore disgrazia nel Paese, smettiamola con la demagogia sulle province. I sindaci sono persone concrete e risparmiose, serve un decreto legge urgente per il loro finanziamento", ha proseguito Variati. "L'esposto serve ad auto-tutelarci, nel caso malaugurato avvengano disgrazie, dal momento che si tengono aperte scuole e strade provinciali che non possono essere chiuse, altrimenti intere frazioni rimarrebbero isolate", ma che non vedono ristrutturazioni ed adeguamenti da tempo. "Capisco che se ci si rivolge alla magistratura vuol dire che la politica sta fallendo il proprio compito ma non abbiamo alternative, il nostro è un disperato appello e un'accusa al governo e al Parlamento che non danno quanto promesso. Dal governo infatti abbiamo avuto la promessa di un decreto ma sull'entità non vi è alcuna certezza".
"Nel 2017 - spiega il presidente della Provincia di Monza Brianza Gigi Ponti - il sistema delle Province è chiamato a 'contribuire' a favore dello Stato per 1,6 miliardi di euro, importo che già considera i contributi assegnati alle Province delle Regioni a statuto ordinario, pari a 650 milioni". Per quanto attiene alla Provincia di Monza Brianza, "per l'anno 2017 le entrate stimate ammontano a 59,8 mln euro, a fronte delle quali l'obbligo di riversamento allo Stato è calcolato in 53.744.273 euro". Pertanto "a fronte delle spese per le funzioni fondamentali pari a 27.088.144 risulta uno squilibrio finanziario pari a 21.032.418 euro".
L'Upi, hanno reso noto Variati e il vicepresidente dell'Upi Carlo Vercellotti, presidente della Provincia di Vercelli, ha organizzato una serie di iniziative: mercoledì 22 marzo negli istituti provinciali si terranno assemblee di sindaci, associazioni, cittadini e sindacati per spiegare la situazione in cui versa la viabilità provinciale; il 24 marzo sono previsti incontri a livello locale con i dirigenti scolastici per illustrare la situazione in cui si trova la Provincia "che di qui a qualche tempo può trovarsi nelle condizioni non solo di non riuscire ad erogare servizi, ma neppure le utenze". Infine i sindaci pensano ad una grande manifestazione da indire a Roma, "ma speriamo non ce sia bisogno" se il governo emanerà il decreto legge.

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