1. Contenuto della pagina
  2. Menu principale di navigazione
  3. Menu fondo pagina di navigazione
/ Rassegna stampa » 2017 » Marzo » 20 » Rassegna stampa del 18, 19 e 20 marzo 2017
 

Rassegna stampa del 18, 19 e 20 marzo 2017

Giornale di sicilia

I nodi della sicilia
Siglata l'intesa, primo caso in Italia. Un collegamento diretto che persegua episodi eclatanti di danno all'erario
Piano anti corruzione
Corte dei Conti e Procura di Palermo firmano il protocollo
Scambio di informazioni, più rapido accertare i reati «Tante volte - ha spiegato Aloisio, procuratore generale della Corte dei Conti - ci siamo lamentati che la normativa anti corruzione è solo formale, questa intesa è invece è un'iniziativa concreta».

Davanti alla «mancanza di informazioni da parte degli uffici preposti », la Procura generale di Palermo e la procura della Corte dei Conti siciliana hanno deciso di «superare l'ostacolo » creando fra loro un collegamento diretto che porti alla luce la corruzione «dilagante» e permetta di dare «effettività alla pena». Le due procure lo hanno fatto siglando ieri mattina un protocollo che ha l'obiettivo  di mettere sul campo un piano anticorruzione - il primo in Italia di questo tipo - che si basa sulla sinergia e sullo «scambio stabile» delle informazioni. Da una parte Roberto Scarpinato, procuratore generale della corte di Appello di Palermo, e dall'altra Giuseppe Aloisio, procuratore regionale della Corte dei Conti. Proprio quest'ultimo, in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario della giustizia contabile dell'Isola, aveva denunciato che in Sicilia nel  2016 sono state 20 le citazioni, con un danno erariale contestato di circa 3,3 milioni di euro. E aveva portato come esempio i casi di un funzionario de l'Ipab di Catania che avrebbe distratto fondi per oltre 1 milione di euro e quello di un dipendente dell'Inps che avrebbe erogato illecitamente assegni familiari. E ancora il legale rappresentante di una onlus che si occupa di assistenza ai disabili che avrebbe utilizzato per fini personali 600 mila  euro. «La procura della Corte dei Conti - ha detto ieri Scarpinato nel corso della presentazione dell'accordo - è in possesso di preziose notizie di reato che possono avere grande rilievo per le indagini penali. E, viceversa, la nostra procura ha informazioni, frutto spesso di intercettazioni telefoniche e ambientali, che portano in superficie anche danni erariali e fenomeni di corruzione. Per questo motivo abbiamo concordato di avviare questa collaborazione. E - ha sottolineato Scarpinato - non sarà uno scambio occasionale ma sistematico, istituzionalizzato,  per rendere più efficace il contrasto alla corruzione e a tutti i reati che determinano un danno erariale per lo Stato».  Con questo accordo da «avanguardia», le due procure faranno da «apripista » perché un protocollo del genere è il primo in Italia. «Tante volte -ha spiegato Aloisio - ci siamo lamentati che la normativa anticorruzione è solo formale, questa intesa è invece è un'iniziativa concreta. La realtà è che se dovessimo aspettare le denunce e le segnalazioni da parte degli uffici anticorruzione non apriremmo  neanche un fascicolo, mentre grazie alle segnalazioni che ci arrivano dalle procure penali e dalle notizie che apprendiamo dalla stampa abbiamo gli archivi traboccanti di fascicoli». Secondo Aloisio, questa collaborazione  «fattiva» consentirà - così come già successo con il protocollo siglato un anno fa con la Procura generale di Palermo contro l'abusivismo edilizio  - di «far emergere la corruzione e perseguirla ». «Bisogna far capire che la giustizia è una - ha aggiunto -, l'auspicio è che questo nuovo protocollo segua i risultati del primo e le premesse ci sono tutte. Bisogna contrastare la corruzione anche sotto l'aspetto  culturale, non solo repressivo, perché se facciamo capire che chi sbaglia paga si instaurerà probabilmente un circolo virtuoso che porterà a una diminuzione di questo tipo di reati». Di questo è convinto anche Scarpinato, secondo lui «questo nuovo atteggiamento delle istituzioni sarà percepito progressivamente e si accetterà che la legge va applicata».  

Tribunale.
Il presidente Antonio Tricoli potrebbe insediarsi già a fine aprile, mentre i due «mot» arriveranno a fine estate dopo avere ultimato il tirocinio di sei mesi
Sciacca

Mancano ormai pochi mesi alla copertura di tutti i posti di magistrato previsti dall'organico del Tribunale di Sciacca. Dopo la designazione, da parte della quinta commissione al plenum del Csm di Antonio Tricoli, di 62 anni, di Palermo, in magistratura dal 1986 e dal 27 febbraio 2014 ispettore generale al ministero della Giustizia, come nuovo Presidente, due mot, magistrati di prima nomina, destinati alla sede saccense, hanno iniziato il tirocinio. Sono un uomo e una donna. Il primo, di Milano, sta svolgendo il tirocinio nel tribunale del capoluogo lombardo, mentre la seconda, di Castellammare del Golfo, in quello di Palermo. Il Presidente Tricoli  potrebbe insediarsi a Sciacca già a fine aprile, mentre il tirocinio dei due mot durerà sei mesi e quindi il loro arrivo nella sede giudiziaria saccense è previsto a fine estate. Con l'arrivo a Sciacca del nuovo presidente si rafforzerà ulteriormente l'ufficio giudiziario nel quale, poche settimane fa, si è insediato il giudice Alberto Davico, arrivato dalla Corte di Appello di  Caltanissetta e in precedenza impegnato al Tribunale di Agrigento. In quel periodo, nel 2002, è stato applicato, per breve tempo, come Gup, al Tribunale di Sciacca. È già stata trasferita al Tribunale di Trapani, ma rimarrà a Sciacca fino al 24 aprile, il giudice Roberta Nodari, presidente facente funzioni da quando, alcuni mesi fa, il Presidente Andrea Genna ha lasciato la sede giudiziaria saccense per insediarsi alla guida del Tribunale  di Trapani. Con l'arrivo del giudice Davico, dei due magistrati di prima nomina e del presidente, il Tribunale  di Sciacca, entro qualche mese, avrà l'organico completo con dieci giudici. Rimarrà soltanto una scopertura in Procura dove il sostituto Alessandro Moffa tra qualche settimana raggiungerà la sua nuova sede, la Procura  della Repubblica di Reggio Calabria. Non essendo stata inserita la sede giudiziaria saccense, per quanto  attiene alla Procura, nelle sedi disagiate bisognerà attendere fino al 2018 per l'arrivo del quarto magistrato nell'ufficio gui dato dal procuratore Buzzolani e del quale fanno parte i sostituti Michele Marrone, Carlo Boranga e Cristian Del Turco. La sede giudiziaria di Sciacca, sia per quanto il Tribunale che la Procura, si è sempre caratterizzata per uno standard di  alto rendimento. Il Procuratore della Repubblica, Roberta Buzzolani, lo scorso anno, in occasione del insediamento, ricordando il suo precedente impegno alla Dda di Palermo, in cui si è occupata prevalentemente della mafia palermitana, ha anche ricordato che «in quel contesto si discutevano  le dinamiche mafiose di tutto il distretto, anche quelle agrigentine. Qui c'è una mafia molto pervasiva, difficile da affrontare - ha aggiunto  - per la particolarità del territorio e il rilievo dei personaggi che nel tempo si sono succeduti alla guida dei  Il tribunale di Sciacca vari mandamenti mafiosi». (*GP*)


Domenica 19 marzo 2017

Sì alle assunzioni negli enti locali

Priorità alle figure professionali a diretto contatto con i cittadini. Sarà garantita la piena facoltà assunzionale per le maestre di nidi e asili. Un emendamento apre le porte anche alla polizia locale.

Tutto pronto per lo sblocco del turnover nei Comuni. In settimana è in programma un vertice al ministero guidato da Marianna Madia con tutti i diretti interessati per definire la misura che vede in ballo migliaia di assunzioni in tutta Italia. L'intenzione è riaprire del tutto le porte nei piccoli municipi: per uno che esce un altro entra. Per il resto il tetto, ora fermo al 25%, verrebbe alzato. Il tutto dovrebbe confluire nel decreto sugli enti locali, in arrivo in Consiglio dei ministri entro il mese, ma non è escluso un blitz nei prossimi giorni. In ogni caso, I decreti della Madia  troveranno applicazione anche in Sicilia. Lo assicura l'assessore regionale agli Enti Locali, Luisa Lantieri: «Con queste norme sarà possibile stazzare  una parte dei precari e poi sbloccare anche i concorsi. Non so ancora se servirà un passaggio di recepimento formale all'Ars, credo di no. Comunque il  governo non ha dubbi sul fatto che questo piano si attuerà anche in Sicilia». I dettagli devono essere ancora messi a punto.  a l'impostazione è  chiara: doppia o multipla soglia per riaprire i rubinetti da subito nelle realtà di ridotte dimensioni. Probabilmente  l'asticella si fermerà ai comuni sotto i 5 mila o 10 mila abitanti, la stragrande maggioranza, ma c'è anche chi spinge per coprire tutti quelli sotto i 15 mila.  Non sarà solo la taglia a fare la differenza, anche i criteri con cui tornare a reclutare saranno differenziati, dando priorità alle figure professionali a diretto contatto con i cittadini. Un assaggio è la piena facoltà assunzionale già riconosciuta per le maestre di nidi e   sili. E lo stesso vale per la polizia locale. C'è stato, infatti, il primo sì della Camera ad allargare le maglie per i vigili urbani. La stretta sul turnover ormai dura da anni. Acuita dalla spending review ha conosciuto un allentamento  con il dl Madia del 2014, per cui lo scambio non avviene più in base alle teste ma alla spesa. Poi però c'è stata di nuovo una chiusura, imposta dal riassorbimento  degli esuberi delle Province. Ora che l'operazione di mobilità si è conclusa, sembra venire giù anche l'ultimo muro. Nella riforma del pubblico  impiego è anche indicata la roadmap per prendere nuove leve nelle Regioni e nelle Città metropolitane, con una norma sperimentale che consente di superare i vincoli attuali. Anche nella pubblica amministrazione centrale, nello Stato vero e proprio, si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel. Per le  assunzioni extra, in aggiunta a quelle già previste, ci sono oltre 270 milioni per quest'anno e il prossimo. Traducendo la moneta in posti di lavoro si tratta di più di sei mila contratti. Di certo i Comuni non possono più aspettare. «Troppo stretta la soglia del 25%», ha detto nei giorni scorsi il sottosegretario alla P.a. Angelo Rughetti, lanciando l'allarme sul rischio «di mettere a repentaglio i servizi per i cittadini ». Un'apertura che ha fatto tirare un sospiro di sollievo al vicepresidente dell'Anci, Umberto Di Primio, che aveva ribattuto: «finalmente anche il Governo » si è «reso conto dell'impossibilità di continuare ad avere il blocco». La richiesta dell'Anci sta nel raggiungere da subito il 100% nei piccoli municipi e il 75% negli altri. In pressing anche i sindacati.


Lunedì 20 marzo 2017

Abusi edilizi. Sono tredici gli immobili illegali inseriti nell'elenco, per 4 hanno provveduto i vecchi proprietari. L'assessore Virone: «Contiamo di aprire i cantieri entro fine mese»
Agrigento, disposte nove demolizioni
Tornano le ruspe nella Valle dei Templi
Oggi il sopralluogo con l'impresa per definire gli interventi


Le ruspe nella Valle dei Templi stanno tornando. Stamattina, infatti, dopo che la ditta «Patriarca» di Comiso si è aggiudicata la gara d'appalto del Comune di Agrigento per la demolizione di 13 manufatti abusivi costruiti nella zona A del Parco archeologico dei Templi, si terrà un sopralluogo nel cantiere da avviare in modo da poter azionare le ruspe entro fine mese. «È stato programmato - dice l'assessore all'Urbanistica Elisa Virone, vice sindaco del Comune di Agrigento - il sopralluogo con la ditta interessata in modo da poter essere nelle condizioni di aprire i cantieri entro fine mese. Le procedure sono in fase di completamento anche per questa ulteriore tranche di lavori». «Senza voler affatto sminuire la gravità della questione, è opportuno sottolineare -dice il sindaco Firetto - che nel corso degli anni un'immagine deformata della città è stata veicolata. Cioè oggi parliamo della Valle che non ha affatto subito quella aggressione che è stata infelicemente propagandata. Il vero danno è stato fatto dai palazzacci costruiti in città negli anni antecedenti alla frana,  in parte abusivi e poi sanati, e fatti successivamente oggetto di un distorto processo di informazione che li descrive addossati alla Valle. Occorre una narrazione nuova e aderente al reale». Adesso però si potrà dare il via alle ruspe. La gara, con un importo a base  d'asta di 33 mila 136 euro è stata definita dall'ufficio Urbanistica di Palazzo dei Giganti che in stretto contatto con la Procura di Agrigento ha individuato l'elenco dei villini da demolire. I soldi "trovati" dall'amministrazione Firetto tra le pieghe del bilancio dell'ente dovrebbero bastare per cancellare gli abusi edilizi realizzati costruendo questi 13 manufatti, quelli che compongono l' elenco già notificato, e da diversi mesi ormai, dalla Procura della Repubblica all'Utc. Si tratta di beni giudicati abusivi da relative sentenze, la maggior parte delle quali sono del pretore e risalgono all'arco di tempo che va dal 1992 al 1999. Un secondo elenco di demolizioni, nella zona A del Parco archeologico, anche se 4 ex proprietari, tra le contrade Cugno Vela, Maddalusa e in via Cavaleri Magazzeni, hanno già provveduto autonomamente a demolire gli abusi. Se gli altri ex proprietari non ottemperano alla demolizione, allora interverrà l'impresa «Patriarca» con addebito delle spese ai destinatari dell'ingiunzione. Il Comune come nei precedenti casi, anticiperà le somme per le demolizioni, e poi si rivarrà sui proprietari inadempienti, nel senso che non hanno obbedito all'ordinanza di demolizione provvedendo autonomamente all'ab - battimento. Per quanto riguarda il recupero delle somme anticipate dal Comune per le demolizioni, ci sono già delle intese tra le Procure e la Procura della Corte dei conti. Se il Comune non destina nel capitolo di bilancio delle demolizioni delle somme consistenti non può procedere alle demolizioni di immobili abusivi. Ad occuparsi delle demolizioni sarà la stessa impresa che si è aggiudicata la gara e sta portando avanti le demolizioni delle villette abusive a Licata. Una ditta lo scorso anno, dopo aver ricevuto una lettera intimidatoria, aveva anche ipotizzato di lasciare e abbandonare il rione balneare di Torre di Gaffe e recedere dal contratto. Cosa che poi non fece, viste le rassicurazioni ottenute da Procura e forze dell'ordine. (*PAPI*)

Sabato - 18 marzo
LA SICILIA
LA COMMISSIONE INTERASSESSORIALEdella Regione si è insediata per studiare i problemi che hannocausato i turni lunghi.CRISI IDRICA, S'INDAGA SULLERESPONSABILITÀSono state già chieste a GirgentiAcque tutta una serie di informazione e documentazione.Crisi idrica nell'Agrigentino, si èformalmente insediata, ed è già al lavoro una commissioned'indagine interassessoriale della Regione Siciliana. Il decreto dinomina, firmato a metà d febbraio dagli assessori Vania fatto,Mariella Lo Bello e Maurizio Croce incarica tre dirigenti dialtrettanti assessorati (Marcello Loria, Gaetano Clemente, SalvatoreAnzà), ai quali sono assegnati tre compiti, nel breve termine:ricognizione di ogni "eventuale anomalia e di ogni disservizio cheinterferiscano con la fruizione del servizio da parte dell'utenza";la verifica. per tramite dell'Ato nonché presso chi gestisce ilsovrambito e qualsivoglia società o consorzio interessato a deiComuni dell'agrigentino delle cause di ogni "eventuale irregolaredistribuzione dell'acqua per usi civili»; individuazione dellemisure correttive idonee a riportare, in correlazione con leverificate anomalie, il servizio entro «i dovuti standardqualitativi e quantitativi».Tutto partendo da Agrigento, dove parela commissione sia già stata almeno due volte, richiedendo in questafase informazioni e documentazioni alla Girgenti Acque. Un'attenzionespecifica per il nostro territorio perché da qui, dice il decreto,sono partite «contestazioni e lamentele da parte dell'utenzarelative, tra 'altro, ai penatizzanti turni di erogazione deil'acqua». Il riferimento è ai mesi di passione che siregistrarono tra fine 2016 e inizio 2017 a causa della profonda crisiidrica che interessò l'isola e colpi in modo particolarmentesensibile il nostro territorio, privo di risorse d'acqua proprie.Finito il lavoro ad Agrigento, tuttavia, La commissione non avràesaurito il proprio compito. Dovrà, dice I decreto di nomina,continuare la propria funzione esercitando attività «di controllo evigilanza sulle condizioni di svolgimento della gestione del servizioidrico integrato nel territorio regionale», procedendo anche allaricognizione e verifica di ogni eventuale situazione di irregolarefunziona di anomalia e di disservizio e/o inosservanza dettanormative vigenti in rnateria, al fine di attivare ogni iniziativanecessaria ed opportuna ad assicurare il rispetto dei dovuti standardqualitativi e quantitativi del servizio, nonché assicurare ilrispetto dell'ambiente e la salute dei cittadini».GIOACCHINO SCHICCHI

Domenica - 19 marzo
LA SICILIA

Tra Cupa e Unipa non c'è paceNuovo oggetto di "frizione" l'istituzione di una scuola dialfabetizzazione per stranieri.Consorzio Universitario, i rapporti conPalermo continuano a deteriorarsi.Ultimo casus belli, dopo la sospensivaottenuta al Tar contro la richiesta di pagamento da oltre ottomilioni di euro avanzata da Unipa, uno scontro registratosi duranteun incontro del Polo Universitario di Agrigento, struttura"parallela" che ancora oggi è territorio di confronto conPalermo.La questione, che arriverà sul tavolode Cda del Cupa di lunedì pomeriggio, riguarda la creazione di unascuola di alfabetizzazione per migranti ad Agrigento, quanto restadel progetto di portare in città iniziative accademiche puntate sulfenomeno migratorio che il Ministero degli In terni si impegnò afinanziare ma che, oggi, sono transitati a Palermo.Durante i avori, ma sono solamenteindiscrezioni. sarebbe emersa la volontà di "tagliare fuori" ilConsorzio universitario di Agrigento. Quanto basta per buttare sulfuoco della benzina che potrebbe riaccendere lo scontro.Nei frattempo Cupa lavora per un futuroautonomo rispetto alta guida palermitana, per quanto la Regionesembra intenzionata a proseguire sulla linea fin qui sostenuta,ovvero vincolare i Consorzi alle università siciliane imponendoall'interno del Cda dei componenti provenienti dagli a teneiprevalenti". Pena, l'esclusione dai finanziamenti.Sempre al centro della riunione dilunedì ci sarà inoltre l'avvio delle procedure esecutive ditrasferimento dell'attività non accademica all'interno deilocali di palazzo Tomasi, in piano Sanzo. Un investimento sul centrostorico certo, ma anche un obbligo". Il Libero Consorzio titolaredell'immobile di Calcarelle, infatti, ha formalmente chiesto lariconsegna di tutti i locali non utilizzati per l'attivitàaccademica al Cupa all'interno di un piano di razionalizzazionedegli affitti. Procedure ormai avanzatissime, dato che sul tema si ègià svolto un sopralluogo operativo. Nel dettaglio all'exProvincia saranno riconsegnate alcune aule oggi vuote e altre cheospitano gli uffici di segreteria e della Presidenza. Tutti questisaranno trasferiti a Palazzo Tomasi, che nei progetti dovrebbe ancheospitare in futuro master e qualche corso.


CAMMARATAProvinciale 24, finanziati i lavori.e.c.)

Un milione e centomila euro perla strada provinciale 24, l'unica arteria che collega Cammarata conla stazione ferroviaria. Dopo anni di blocco della circolazione acausa di diverse frane si spera in una ripresa dei collegamenti trail centro montano lo scalo ferroviario e la statale 189. Due i trattiinterrotti. Uno in contrada Fosse e l'altro sul torrente Giuri dovecon il tempo si è creata Una 5ituazione allucinante con il cedimentodelta strada. C'è da dire che nonostante l'ordinanza di chiusuraemessa dal sindaco c'è chi ha rischiato attraversando in auto ilponte. La chiusura della provinciale 24 nel corso degli anni oltre aipesanti disagi ha causato danni notevoli ad alcune attività dellazona. Si tratta, in particolare, di due aziende. Una di venditaall'ingrosso di materiale edile e l'altra di lavori in alluminioil cui titolare ha più volte lamentatot'impossibilità di spostarsi perlaconsegna dei lavori ordinati. La strada provinciale 24 è statainserita dalla Regione siciliana al primo posto degli interventicantierabili.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONETurnover nei piccoli Comuni è inarrivo lo sblocco totale.ROMA.

 Tutto pronto peno sblocco delturnover nei Comuni. In settimana è in programma un vertice alministero guidato da Marianna Madia con tutti i diretti interessatiper definire la misura che vede in ballo migliaia di assunzioni intutta Italia. L'intenzione è riaprire del tutto le porte neipiccoli municipi: per uno che esce un altro entra. Per il resto iltetto, ora fermo al 25%, verrebbe alzato. Il tutto dovrebbe confluirenel decreto sugli enti locali, in arrivo in Consiglio dei ministrientro il mese, ma non è escluso un blitz nei prossimi giorni.I dettagli devono essere ancora messi apunto e l'incontro a palazzo Vidoni servirà a questo. Mal'impostazione è chiara: doppia o multipla soglia per riaprire irubinetti da subito nelle realtà di ridotte dimensioni. Si deve peròstabilire cosa si intende per piccoli Comuni. Probabilmentel'asticella si fermerà a quelli sotto i 5mila o 10mila abitanti,la stragrande maggioranza, ma c'è anche chi spinge per copriretutti quelli sotto i 15mila. Non sarà solo la taglia a fare ladifferenza, anche i criteri con cui torna re a reclutare sarannodifferenziati, dando priorità alle figure professionali a direttocontatto coni cittadini.-Un assaggio è la piena facoltàassunzionale già riconosciuta perle maestre di nidi e asilo. E lostesso vale per la polizia locale. C'è stato, infatti, il primo sìdella Camera ad allargare le maglie per i vigili urbani. La strettasul turnover ormai dura da anni. Acuita dalla spendjng review haconosciuto un allentamento con il dl Ma dia del 2014, per cui loscambio non avviene più in base alle teste", ma alla spesa. Poiperò c'è stata di nuovo una chiusura, imposta dal riassorbi mentodegli esuberi delle Province.Ora che l'operazione di mobilità siè conclusa, sembra venire giù anche l'ultimo muro. Nella riformadel pubblico impiego è anche indicata la road map per prendere nuoveleve nelle Regioni e nelle Città metropolitane, con una normasperimentale che consente dl superare i vincoli attuali. Anche nellaPa. centrale nello Stato vero e proprio si comincia a vedere la lucein fondo al tunnel. Per le assunzioni extra. in aggiunta a quelle giàpreviste sono oltre 270 milioni per quest'anno e il prossimo.Traducendo la moneta in posti di lavoro si tratta di più di 5milacontratti.Di certo i Comuni non possono piùaspettare. «Troppo stretta la soglia del 25%, ha detto nei giorniscorsi il sottosegretario alla Pa. Angelo Ru ghetti, lanciandol'allarme su «di mettere a repentaglio i servizi per i cittadini».Un'apertura che ha fatto tirare un sospiro di sollievo al vicepresidente de Umberto Di Primio, che aveva ribattuto: «finalmenteanche il governo» si è «reso conto dell'impossibilità dicontinuare ad avere il blocco».MARIANNA BERTi
Lunedì - 20 marzo


LA SICILIA
I NUMERI DELLA GDFTruffe e sprechi nella P.a. hannocreato allo Stato un danno di 5,3 miliardi.RoMA. La Guardia di Finanza ha indi-vicinato appalti irregolari per 3,4 mld di curo neL 2016, con ladenuncia di 1.866 responsabili, 140 dei quali arrestati. Sono soloalcuni dei numeri emersi dal rapporto 2016 della Gdf presentatogiovedì scorso.Nel 2016 sono stati scoperti dalla Gdfcasi di illegittima percezione o richiesta di finanziamenti pubblici,comunitari e nazionaLi, per oltre 775 milioni di euro con la denunciaall'Autorità Giudiziaria dì 3.066 soggetti, di cui 53 arrestati,individuate truffe nel settore previdenziale e a Sistema SanitarioNazionale per circa 158 milioni di euro, con la denuncia all'AutoritàGiudiziaria di 8.926 soggetti. 87 dei quali tratti in arresto.Nell'ambitodi 2.058 accertamentisvolti su delega della Corte dei Conti, segnalati sprechi oirregolari gestioni di fondi pubblici che hanno cagionato dannipatrimoniali allo Stato per più di 5,3 miliardi di euro e segnalatialla magistratura contabile 8.067 soggetti per connesse ipotesi diresponsabilità erariale.A seguito delle 3.947 indagini e dei1.680 interventi conclusi nel 2016 per reati ed altri illeciti controla Pubblica Amministrazione, denunciati 4031 soggetti (56% per abusod'ufficio. 21% per peculato e 23Z per corruzione e concussione dicui 241 tratti in arresto. Effettuati 12.803 controlli volti averificare la sussistenza dei requisiti di legge previsti perl'erogazione dì prestazioni sociali agevolate e per l'esenzionede tichet sanitario, con percentuali di irregolarità pari al 66% deicasi e un danno complessivo cagionato allo Stato di circa 6 milionidì euro..La guardia di Finanza ha poisequestrato nel 2016 beni per circa 781 milioni frutto d 1.563 casidi evasione fiscale internazionale e dei duemila casi di frodiall'Iva scoperti. Gli interventi di polizia economica e finanziariaattuati l'anno scorso sono stati un milione. I finanzieri hannoanche scoperto oltre 19 mila lavoratori in nero e irregolari.Beni per 2.6 miliardi recuperati e 281aziende sottratte alle cosche. Nel corso dell'anno i finanzierihanno anche sequestrato 180 milioni di prodotti illegali perchécontraffatti, piratati o pericolosi, per un valore complessivo di 2,4miliardi.

CORRIEREDELLA SERA

Provincee vitalizi, i tagli mancati

Leprovince! Manco il tempo di inumare col referendum la riforma Renzi e grandinano le proposte di rilanciare le «vecchie», care province. Coi loro presidenti eletti, i consiglieri eletti, portaborse e reggipanza. Buon compleanno, Casta. Dieci anni dopo lo scossone dato dagli italiani nella scia dell'inchiesta partita dal Corriere sui costi esorbitanti della cattiva politica, il primo rigurgito viene su da lì. Prendiamo il disegno di legge presentato l'11 gennaio da un gruppo di senatori leghisti. Articolo 1: «Il presidente della provincia e i consiglieri provinciali sono eletti a suffragio universale diretto». Articolo 2: il sindaco e il consiglio delle aree metropolitane pure. Articolo 3: «L'indennità spettante al presidente della provincia e al sindaco metropolitano...» Come sidice: dritti al nocciolo. Tutto il resto, dalle competenze aiservizi, viene dopo. Divertente la firma, in calce, del senatoreRoberto Calderoli. Nemico sì, a parole, di Roma ladrona ma cosìaffezionato al Senato da viverci dentro. In un alloggio di servizio.Una manciata di anni fa, il 13 agosto 2011, era ministro per laSemplificazione con Berlusconi e l'Ansa titolava: «Calderoli, con tutte norme taglio 87.000 poltrone». Bum! E spiegava così la meravigliosa sforbiciata alle Province e ai Comuni:  «All'inizio diquesta legislatura gli amministratori di Regioni, Province e Comuni erano 140.000 unità e con i vari interventi, compresa la manovra di oggi, a conclusione dei rinnovi elettorali passeremo da 140.000 a53.000 con una riduzione di 87.000». Titolone della Padania suiprodigi del dentista-statista bergamasco e della Lega: «Costi dellapolitica, tagli epocali». Perfino Eugenio Scalfari sentì il doveredi riconoscere: «Di buono nel decreto-schifezza c'è una sola cosae ci sembra doveroso darne atto: l'abolizione di una trentina diProvince e dei relativi Prefetti e Questori, più i loro cospicui"indotti". E l'accorpamento dei Comuni piccoli e piccolissimi. Era un progetto da tempo allo studio, dall'epoca del governo Prodidel '96, ma mai approdato in Parlamento. È stato tirato fuori dalministro Calderoli col forcipe dell'emergenza. Si tratta di unariforma vera e strutturale. Bravo Calderoli». Evidentemente oggi, col reddito pro capite italiano calato rispetto ad allora di altri 6 punti, l'emergenza per i leghisti non c'è più.Sia chiaro: non è stata solo la Lega, in questi anni, a giocare sul taglio delle poltrone a dispetto delle sfuriate contro il populismo. Ansa, 3 aprile 2008: «Berlusconi torna sulla necessità di eliminare enti inutili a cominciare dalle Province e su quella di ridurre il numero di poltrone politiche. "Dobbiamo eliminare le Province, dimezzare il numero di parlamentari, dimezzare i consiglieri regionali, provinciali e comunali. E così tutti quanti a casa a lavorare». Ansa, 20 giugno 2015, dichiarazione di Matteo Renzi: «Col superamento delle province abbiamo ridotto il numero dei politici in Italia. Ci sono circa duemila persone in meno che fanno politica di mestiere. Per la prima volta nella storia italiana, insomma, si sono tagliate le poltrone». Sic... In realtà, ricorda uno studio di Giuseppe Portonera, l'Istituto Bruno Leoni aveva stimato ilguadagno di una eliminazione totale delle Province in due miliardi dieuro e secondo Maria Elena Boschi la loro semplice decostituzionalizzazione avrebbe fatto risparmiare 320 milioni. Il guaio è che, scommettendo sulla vittoria al referendum che avrebbe sancito l'abolizione, la legge di stabilità 2015 aveva deciso «la riduzione sostanziosa delle risorse a disposizione delle province, nella forma di un prelievo a favore dello Stato centrale che va da un miliardo di euro nel 2015 a due nel 2016 a tre nel 2017». Risultato: il caos. Unica speranza, che possa servire di lezione: «Le riforme necessitano di un loro ordine, non necessariamente coincidente con la ricerca del facile consenso elettorale. A mettere il carro davanti a ibuoi, si rischia di restar fermi».
LA MEGALOMANIA IMMOBILIARE
Dimenticate,gente, dimenticate. A dieci anni dallo scossone alla cattiva politica(non alla democrazia o alla politica: alla «cattiva» politica) c'èin Parlamento una «nuova» commissione che pare andare di moda. Quella per il «diritto all'oblio». Che storpia un vecchio spot diRenzo Arbore («meditate, gente, meditate») per accontentare quantivorrebbero dare una pulitina agli archivi. Una proposta di leggesballata, la richiesta di un'autorizzazione a procedere, una rissain aula con parolacce irripetibili... Fate conto d'essere stati alcentro di un'inchiesta per corruzione e di esservela cavata con laprescrizione dopo anni di processi impantanati. Perché mai lasciarnegli archivi memoria di quelle brutte cose? Intendiamoci: non èvero che dal 2007 ad oggi non sia cambiato nulla come strilla qualche bastian contrario di professione. Il finanziamento pubblico aipartiti che aveva assunto dimensioni mostruose non c'è più e il finanziamento ai gruppi parlamentari, per quanto qua e là eccessivo, è comunque inferiore. Si è ridimensionata anche la megalomania immobiliare che aveva spinto la Camera ad allargarsi di dependance independance fino a occupare in totale 204.212 metri quadri (lasuperficie di 14 basiliche di San Pietro) pari a trecentoventitrémetri a deputato, con canoni moltiplicati per 41 volte rispetto al1983. Larga parte degli edifici affittati (talora lussuosamenterestaurati a spese nostre) sono stati lasciati. E con la restituzionenel 2015 dei soli Palazzi Marini a Sergio Scarpellini, quello cheregalò la casa (a sua insaputa?) a Raffaele Marra, Montecitoriorisparmia quasi 34,7 milioni l'anno. Nei 18 passati lì (senzaavere la proprietà di solo un mattone) ne aveva spesi 625. Quasi ildoppio della cifra incassata da Donald Trump per vendere l'hotel Plaza (800 camere deluxe) di New York. Al ristorante delSenato «lasagnetta al ragù bianco e scamorza affumicata» non costapiù solo un euro e 59 centesimi cioè un terzo di un secondo piattoalla mensa dei netturbini di Marghera. Alla buvette della Camera sipagano prezzi (quasi) di mercato e non più pochi centesimi comequando lo straripante Giovanni Alterio detto Poldo (capirete perché)si ingozzò una mattina con 24 panini, 5 crocchette e 3 litri diacqua minerale. I barbieri al Senato non ci sono più e alla Camerasono passati da 7 a 3. Un passo avanti.
ILCALO REALE IN MILIONI DI EURO
Insomma,va riconosciuto ai Palazzi di avere avviato davvero, dai e dai, un percorso di maggiore sobrietà. Dal 2007 al 2017 le spese della Camera sono passate da 1.053 a 961 milioni, con un calo in termini reali, cioè tenuto conto dell'inflazione, del 19,2%. Quelle delSenato da 582,2 a 539,5 milioni: meno 18%. Oddio, l'uno e l'altro ramo del Parlamento si tengono ancora larghi sulla dotazione pretesa dal Tesoro, come dovessero avere spese impreviste e qui le sforbiciate sono più leggere. Ma i tagli ci sono. Anche il Quirinale si tiene largo, fermo sulla dotazione 2007. Tuttavia il calo reale è in linea: da 241,6 a 236,8 milioni.  Meno 13,2%. Più o meno l'inflazione. E in parallelo è positivo lo sgombero progressivo delle case assegnate agli alti dignitari, il taglio alle «autoblu personali», l'adeguamento al divieto di cumulare nuovi stipendi evecchi vitalizi, il ripristino dopo mezzo secolo dei concorsipubblici per le assunzioni, la presentazione sia pure con abissaleritardo nel primo bilancio pubblico triennale, l'apertura delpalazzo ai turisti almeno cinque giorni a settimana. Riconosciutotutto questo, la callosa resistenza a certe riforme è ancoradurissima. A differenza che sul Colle (dove giurano di non essereriusciti a toccare un paio di casi, ma tutti gli altri sì) il tettoagli stipendi fissato da Renzi in 240 mila euro, quanto prende AngelaMerkel, è stato «interpretato» dai dirigenti negli altri palazzi amodo loro. Non al lordo, ma al netto. Col risultato che quel tettoalla busta paga lorda si è assestata sui 360 mila euro. Più deldoppio, per intenderci, degli stipendi più alti pagati ai massimivertici della Casa Bianca. Va da sé che, prima di nuovi tagli, chipoteva si è sfilato. Il numero dei dipendenti alla Camera è passatoda 1.839 a 1.170, e al Senato da 1.053 a 651. Quelli che mancano nonsi sono volatilizzati, però. Ma nel mondo delle pensioni dorate. Unpaio di dati: il costo di queste pensioni alla Camera è schizzato da167,2 a 267,8 milioni. Con una crescita reale del 48,1%. E al Senatoda 77,4 a 145,9 milioni: +66,7%. Un incubo: il buco nei conti èstato semplicemente trasferito sul futuro. Sulle spalle di chi verrà dopo.
CAMERA E SENATO DECIDONO PER SÉ
È l'autodichìa, bellezza. Sulla Camera eil Senato decidono solo la Camera e Senato. Basti dire che lostipendio di un barbiere anziano è rimasto a 142 mila euro annui:sedicimila più di un giudice di Cassazione. O che mesi fa risultaesser andato in pensione un dirigente, grazie ad esempio al gentileomaggio dei contributi di una legislatura che veniva elargito daivecchi presidenti, a 53 anni. Ventuno anni dopo la riforma Dini checambiò tutto per gli altri italiani. Non basta: quel tettorispettato dai dipendenti a modo loro scadrà alla fine diquest'anno. Dopo di che, se i vertici politici ammaccati e divisidel Parlamento non avranno il fegato di andare allo scontro con illoro potentissimi collaboratori, tutto tornerà come prima. Esempio:la Segretaria generale del Senato Elisabetta Serafin, di euro, neprenderà 465 mila. Dicono deputati e senatori: abbiamo tagliato dipiù noi. Vero. Basta capirci, però. Al contrario di quanto giuravastizzito nel 2012 l'ufficio stampa della Camera e cioè che leindennità «sono pari mediamente a 5.000 euro» perché «la cifradi 11.283,28 euro mensili è riferita al lordo», le cose stannodiversamente. Lo spostamento di soldi dalla parte tassabile a quellaesentasse (diarie, rimborsi e prebende varie...) è stato tale chedue anni e mezzo fa, nel pieno dello scandalo Mose, Giancarlo Galan,per sostenere di non essere un ladro, ma solo un privilegiato ingrado di pagarsi un mutuo stratosferico, portò in tivù la sua bustapaga: 5.178 nette di indennità più 13.335 di prebende varieesentasse. Totale di quel mese: 18.513 euro. Forse era un mesespeciale e lui era presidente della Commissione cultura. Ma le cifrequelle sono. Confermate, del resto, da tanti grillini che hannoscelto di pubblicare le loro due buste-paga parallele. Come adesempio Laura Bottici che, mostrando le lettere di rinuncia aigettoni per le riunioni della rappresentanza del personale,all'indennità di ufficio e all'appartamento di servizio cuiaveva diritto, racconta divertita: «Come questore del Senato, quandomi insediai, mi dissero che avevo diritto anche a 140 mila eurol'anno per le beneficenze. Non so se mi spiego: le beneficenze!».La somma più pesante sulla groppa del Parlamento, però, sono semprei vitalizi. Ovvio: un euro di entrate, undici di uscite. Che soloadesso cominciano lentissimamente a riequilibrarsi: meno 7,5% realespesi in dieci anni alla Camera, meno 5,3% al Senato. Contro uncrollo quasi triplo del reddito medio degli italiani. Non bastasse,resta intatto il tema più spinoso: si possono sommare ancora piùvitalizi (regionale, parlamentare ed europeo) e pure la pensioneprofessionale, oltretutto troppo spesso regalata dai contribuenti,vale per i giornalisti, gli avvocati, i magistrati...) coi contributifigurativi. Una vergogna. «Abbiamo detto agli ex parlamentari cheeravamo pronti a fare i conti, per vedere se il ricalcolo del loroassegno al contributivo li avrebbe penalizzati oppure no. Magariqualcuno ci guadagnava... Non ce n'è uno che ci abbia risposto»,dice sconfortato il presidente dell'Inps Tito Boeri.
ICONTI DELLE REGIONI E DEI CONSIGLIERI
Quantoalle Regioni, pochi flash dicono tutto. Il numero dei consiglieriinquisiti dalle procure di tutta Italia, ad esempio: oltre 500, lametà circa dei parlamentari locali. Coinvolti anno dopo anno inscandali grandi o pidocchiosi di ogni genere: soldi pubblici usatiper comprare un Suv dopo una bella nevicata, offrire un pranzoclientelare a 54 amici, fare la spesa con 24 chili di salame e 14cotechini, rifornire la cantina con 120 bottiglie di Refosco dalpeduncolo rosso, pagare il necrologio della mamma dell'amatocapopartito o un giocattolo erotico. Per quel che riguarda invece lebuste-paga, che inizialmente erano state pubblicatesu parlamentiregionali.it facendoschiumare di rabbia i rocciosi custodi della privacy, sono staterimosse: uffa, la trasparenza! Ora sul sito, sotto il titolo«Trattamento economico dei Consiglieri» c'è un elenco ipocritadi leggine. Una a caso, l'Umbria: «L.R. 27 dicembre 2012 n. 28.Disposizioni di adeguamento al decreto legge 10 ottobre 2012, n. 174(Disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento deglienti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore dellezone terremotate nel maggio 2012), convertito, con modificazioni,dalla legge 7 dicembre 2012, n. 213».
Bella trasparenza...ICOMPENSI LORDI E LE VOCI TASSATE
«Ognianno i consigli regionali spendono complessivamente circa 1,4miliardi di euro, di cui almeno 200 milioni per i compensi deiconsiglieri in attività (inclusi rimborsi spese e contributiprevidenziali e sociali)», spiega nel libro Status quo Roberto Perotti, che ha lavorato alla Spending Reviewdi Palazzo Chigi con Renzi per poi andarsene deluso. «Nel dicembre2012 il governo Monti impose un tetto ai compensi dei consiglieriregionali: la somma di indennità, diarie e rimborsi a forfait nonavrebbe dovuto superare gli 11.100 euro lordi mensili per unconsigliere senza altre cariche». E cos'è cambiato? «Il compensomedio lordo è sceso di parecchio, da 12.793 a 10.210 euro, unariduzione del 20%», ma «in ben nove regioni il compenso netto èpiù alto nel 2016 che nel 2010!». Solito trucco: basta spostare isoldi dai deputati dalle voci tassate a quelle non tassabili. Tuttoqui. Quanto ai vitalizi, ne parleremo ancora. Ma almeno un caso varicordato: quello di Sabatino Leonetti, subentrato come primo dei noneletti a un collega dimissionario per un altro scandalo. Come certe farfalle, ha volato un solo giorno: il 27 dicembre del 2012. Quando partecipò ad un'unica seduta della Regione Lazio, già sciolta. Da allora, per quell'unica seduta, prende un vitalizio di 3.037 euronetti al mese. Il triplo di milioni di persone che hanno lavorato perdecenni nei campi, nelle fabbriche, in miniera. Andate a dirlo a loroche la Casta non c'è più...
SergioRizzo e Gian Antonio Stella

BlogSicilia

"Riforma Province un vero disastro, bene che Pd se ne sia accorto...", l'affondo di Forza Italia
"Un vero disastro. La riforma sulle Province, ovvero l'azzeramento dei servizi e delle risorse ha mandato allo sbando un intero territorio siciliano. Ci rendiamo conto che bisogna tornare alle Province ripristinando l'elezione diretta del Presidente della Provincia". Così, senza 'mezze misure', il parlamentare regionale di Forza Italia, Marco Falcone ha ribadito davanti ai giornalisti il pensiero e la volontà, non solo del suo partito a dirla tutta, di dire ufficialmente basta al fu 'renziano' stop delle Province. E Forza Italia sicula ha illustrato proprio a Catania il disegno di legge volto al ritorno di questo ente.  "Riteniamo poi - ha aggiunto Falcone accompagnato fra gli altri dal collega 'nazionale' Vincenzo Gibiino - che va confermata la titolarità delle città metropolitane in capo alle province di Messina, Catania e Palermo per poter attingere ai fondi comunitari e nazionali mentre, come detto, lavoreremo per un ritorno 'tout court' di tutte le altre città siciliane".  Per Falcone, così, "bisogna eff  entate i servizi, razionalizzare il personale, creare delle relazioni con gli enti locali, i Comuni ed anche con la Regione in modo tale che questi enti sovracomunali siano effettivamente cerniera tra gli enti territoriali minori e la Regione". Sollecitato proprio dalla domanda di BlogSicilia, il parlamentare regionale azzurro ha osservato come "singolare che il Pd si sia accorto che tutte le pseudo riforme che ha fatto hanno creato solo fallimento. Penso ai rifiuti, alla formazione professionale, alla pubblica amministrazione ed ora anche con le Province. Basta vedere appena ieri la figura che ha fatto la Sicilia con la storia dei 60 custodi per cento metri quadri quando nel resto di Italia i parametri sono ben altri...".  Sui tempi di 'attesta' per l'ipotesi ritorno alle Province Falcone afferma infine che "sarà bene utilizzare al meglio questo periodo di stasi: apriamo una finestra, discutiamo sulle Province, finalmente il Pd si è reso conto di aver sbagliato. Ritornino dunque indietro e soprattutto si ridi  voce alla gente".

Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO