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rassegna stampa dell11 agosto 2017

Gds.it

ex province tornano il voto e le indennità ai politici

L'Assembla regionale siciliana con un blitz alla vigilia di Ferragosto rimette indietro il calendario e approva l'elezione diretta per il presidente dei Liberi consorzi, per il sindaco metropolitano e per i consiglieri di questi enti, che sono i discendenti delle vecchie Province. Se la legge entrerà in vigore le elezioni si dovrebbero svolgere in primavera, quando si voterà per le amministrative. La legge prevede anche la reintroduzione delle indennità, che per il presidente saranno uguali a quelle del sindaco della città capoluogo. Per i consiglieri, invece, sono previsti dei rimborsi spese. La legge regionale insomma segna un ritorno al passato. La Sicilia, infatti, aveva deciso di anticipare la riforma Delrio cancellando per prima le Province, ma da allora le elezioni indirette (cioè affidate agli amministratori locali) sono sempre state rinviate. Esulta il centrodestra: «Abbiamo messo fine alla riforma più strampalata di Rosario Crocetta. Le ex province sono state massacrate da scelte scellerate del Pd per cinque anni. Ora si vede un pò di luce. Torna anche la democrazia con il voto a suffragio universale. Sono orgoglioso di essere stato il primo firmatario del disegno di legge che oggi con il voto d'Aula ha reintrodotto il voto diretto», afferma Vincenzo Figuccia, deputato di Forza Italia. Il voto è arrivato dopo che l'aula aveva approvato le norme della cosiddetta finanziaria bis. A sorpresa i deputati hanno chiesto alla presidenza dell'Ars di mettere ai voti il disegno di legge, iscritto all'ordine del giorno da tempo, che reintroduce il voto diretto nelle ex Province. Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia, osserva: «Oggi restituiamo la parola ai cittadini. Con questa legge certifichiamo al tempo stesso la politica fallimentare del Pd, che sulla riforma ottenne l'improvvido sostegno dei 5 Stelle, anche nel settore degli enti locali». Ribatte l'assessore regionale all'Agricoltura Antonello Cracolici: «La decisione del parlamento siciliano di approvare gli articoli della legge che ripristina l'elezione diretta a suffragio universale del sindaco metropolitano è una palese violazione della norma nazionale. E' evidente che questa legge sarà inevitabilmente impugnata dal governo nazionale, determinando un ulteriore condizione di caos sulle ex province».

Il Pd abbraccia il "modello Palermo"
per le Regionali e a livello nazionale
La larga coalizione "agita" la sinistra

Fa innervosire la sinistra, il Pd che tratta al centro con Alfano. E così dalla Sicilia parte un'offensiva che pare anticipare quello che accadrà nelle tante Regioni prossime al voto, a partire dalla Lombardia. Uno specchio delle enormi distanze nel dialogo anche a livello nazionale. Un attacco che dal Pd bollano come del tutto "preventivo", dettato da "ricerca di visibilità". In Sicilia il Pd assicura di essere al lavoro su una "coalizione larga, politica e civica, sul modello Palermo", come ribadito dal coordinatore Lorenzo Guerini. Ma le spinte dei centristi per un candidato della loro area preoccupano Mdp e Si, che con il neo-sindaco di Palermo Leoluca Orlando stanno lavorando per una lista unitaria. Da Mdp Nico Stumpo sollecita la necessità di "discontinuità" e di un candidato espressione di "civismo". Gli esponenti locali della sinistra paventano il ritorno del "vecchio sistema di potere". E da Si Paolo Cento avverte che in caso di "accordi a tavolino" con Ap, "la sinistra metterà in campo una proposta alternativa". Parole che non sembrano preoccupare i Dem. Sui candidati, affermano, non si è ancora entrato nel vivo. E poi a sinistra in Sicilia, aggiungono, conta Leoluca Orlando. Michele Anzaldi, deputato Pd, la giudica così: i veti sono "talmente preventivi che puzzano molto di ricerca di visibilità... Senza un nome che esprima un programma come fai a dire di no?". Il sospetto di un senatore Dem è che l'attacco miri anche a evitare un "ritorno di fiamma" tra Pd e Ap a livello nazionale. Ma i bersaniani, che puntano tutto sul soggetto "alternativo" al Pd cui lavorano con Giuliano Pisapia, affermano che è il contrario: se Renzi mettesse in lista Alfano - è il ragionamento - farebbe solo del male al Pd perché rischierebbe di provocare una nuova scissione. Schermaglie, per ora. Che non bloccano il dialogo in corso sulla coalizione in Sicilia (anche perché il Pd lavora proprio a un candidato civico), ma minacciano di ripetersi nelle importanti Regioni prossime al voto. E non è passata inosservata l'offensiva avviata da sinistra anche sulla Lombardia, dov'è in campo per il Pd la candidatura di Giorgio Gori. Sul sindaco di Bergamo, che si è detto pronto alle primarie, Mdp non nasconde le sue perplessità. E dopo l'elogio di Gori all'ex governatore Formigoni, il capogruppo alla Camera Francesco Laforgia dichiara che con un "moderatismo senz'anima" che punta ai voti del centrodestra, la sinistra "perde": "anche in Lombardia - afferma - la strada del centrosinistra è tutta da costruire". Diverso sembra il caso del Lazio, dove non si segnalano difficoltà sulla via dell'unità. Nicola Zingaretti, che per il Pd sul piano nazionale invoca una coalizione larga fino a Pisapia, sembra infatti mettere d'accordo tutti. E proprio per questo il timore è opposto a quello di altre Regioni: che in extremis il governatore, magari per giocare sul ring nazionale, possa rinunciare a correre per il bis.


livesicilia.it

Ex province, torna l'elezione diretta

Dopo 'Riscossione', un altro blitz

Un altro blitz questo pomeriggio, a Palazzo dei Normanni. Un nuovo 'colpo di coda' dopo quello su 'Riscossione Sicilia' che ha stabilito la liquidazione della società entro il 2018, facendo saltare subito l'amministratore Antonio Fiumefreddo. Approfittando dell'ultimo giorno utile prima della pausa estiva il Parlamento regionale ha approvato la legge che ripristina l'elezione diretta dei vertici delle ex Province. Favorevoli 32 deputati su 47. Le elezioni si dovrebbero svolgere, se la legge entrerà in vigore, in primavera quando si voterà per le amministrative. Quelle indirette (cioè affidate agli amministratori locali), invece, sono sempre state rinviate. 
Un provvedimento che riporta indietro di qualche anno la Sicilia e che soprattutto smonta uno dei più sbandierati tasselli della famosa "rivoluzione" voluta da Crocetta. Persino il presidente Giovanni Ardizzone, nel corso dell'ultima cerimonia del ventaglio, aveva raccontato delle sette leggi approvate durante la legislatura per portare a termine questa riforma istituzionale che, però, in un pomeriggio, è stata azzerata. Dopo aver votato le norme della finanziaria bis, provvedimento incardinato molti giorni fa e che ha dovuto aspettare la presenza in Aula del numero legale per poter procedere, a sorpresa i deputati hanno chiesto alla presidenza dell'Ars di mettere ai voti il disegno di legge, iscritto all'ordine del giorno da tempo, che reintroduce il voto diretto nelle ex Province, che era stato abrogato con la riforma che ha introdotto i Liberi consorzi e le città metropolitane. La norma approvata prevede, invece, il voto diretto per i presidenti dei Liberi consorzi, per i sindaci metropolitani e per i consiglieri. E con l'elezione diretta degli organi, la legge stabilisce anche le indennità, che per il presidente saranno uguali a quelle del sindaco della città capoluogo. Ai consiglieri andrà solo un rimborso spese.
Nel dibattito d'Aula, l'opposizione più forte è arrivata dai deputati del Movimento 5 Stelle che hanno accusato i partiti di voler soltanto recuperare alcune "poltrone" in vista della riduzione dei seggi in Parlamento con l'avvio della prossima legislatura. Ma non è servito a nulla, la legge è stata approvata e presto, dunque, si tornerà a votare per le Province. E tra i dati più sorprendenti c'è il voto dell'assessore alle Autonomie locali, Luisa Lantieri che ha votato sì, a favore del ripristino dell'elezione diretta, in netto contrasto con il presidente della Giunta regionale Crocetta, che assieme a Panepinto del Pd e ai 5 Stelle, è stato tra i 10 che hanno votato no. Si è astenuto, come aveva annunciato durante il dibattito in Aula, il presidente dell'Ars Ardizzone che al momento del voto non era in Aula. Rimane un nodo da sciogliere: la legge è in palese contrasto con la 'legge Delrio' che abolisce le province a livello nazionale e quindi, come ha sostenuto Giovanni Panepinto del Pd, potrebbe essere impugnata. D'accordo con lui il collega di partito e assessore regionale all'Agricoltura, Antonello Cracoli: "La decisione del Parlamento siciliano di approvare gli articoli della legge che ripristina l'elezione diretta a suffragio universale del sindaco metropolitano è una palese violazione della norma nazionale che ha avuto da parte della stessa Assemblea regionale il suggello di grande riforma economico sociale, da applicare anche in Sicilia. Pensare di riportare i cittadini al voto senza che si attenda un riordino della materia da parte dello stesso parlamento nazionale, rappresenta uno spot che servirà soltanto a fare propaganda elettorale". "Dal momento dell'entrata in vigore della norma - aggiunge Panepinto, in una nota firmata con la capogruppo Alice Anselmo - scatteranno i commissariamenti nelle Città metropolitane creando disagi alle amministrazioni locali e ai cittadini".
Hanno esultato invece tra i banchi di Forza Italia, dove siede il primo firmatario della norma, Vincenzo Figuccia. "Abbiamo messo fine alla riforma più strampalata di Rosario Crocetta - ha commentato. - Le ex province sono state massacrate da scelte scellerate del Pd per cinque anni. Ora si vede un po' di luce. Torna anche la democrazia con il voto a suffragio universale". Il ritorno all'elezione diretta nelle ex Province è, appunto, il secondo tempo dei 'colpi di coda' dell'Ars, dopo che ieri era stata votata la norma che ha stabilito la liquidazione di Riscossione Sicilia. Una scossa elettrica data a una legislatura che non sarà ricordata né per il suo attivismo, né per leggi memorabili. E una certezza che, per la verità, era già trapelata: la 'rivoluzione' è fallita.


Elezione diretta nelle ex Province
Orlando: "Calamità istituzionale"

"La norma sulle città metropolitane votata oggi dall'Ars conferma lo stato di sempre più grave calamità istituzionale in cui versa la regione Siciliana, il cui Parlamento, fra le tante gravi e gravissime emergenze che colpiscono i siciliani non trova altro di cui occuparsi se non norme che sempre più mortificano il senso dell'autonomia, fino a rendere questo istituto un pericolo per i processi democratici e per la corretta gestione degli enti locali a tutti i livelli". Lo afferma il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, commentando l'approvazione da parte dell'Assemblea regionale sicilia della norma che ripristina l'elezione diretta dei vertici delle ex Province.


Il commento Ars, gli onorevoli senza rossore
Uno schiaffo in faccia ai siciliani di Pippo Russo

Basterebbe un po' di senso del pudore. Ma nessuno si preoccupi. Li rivedremo Potrebbe sembrare demagogia spicciola, però non lo è affatto in una terra affamata di lavoro e con i giovani che emigrano a frotte. Non lo è in una regione in cui il 50% degli elettori non va più a votare nemmeno se li preghi in ginocchio. Non lo è lì dove vige la regola devastante che se un rappresentante del popolo fa bene o male è uguale, tanto viene rieletto comunque.
Mi spiego, facendo un ragionamento terra terra. Che cosa accadrebbe se un dipendente pubblico o privato non andasse ripetutamente al lavoro? Nulla se in congedo ritualmente autorizzato o in malattia debitamente documentata (con trattenute sullo stipendio o sul salario). Esaurite le ferie e in buona salute, deve andare a faticare con il sudore della fronte, di biblica memoria, sennò è assente ingiustificato con pesanti conseguenze economiche e giuridiche, addirittura il possibile licenziamento.
Tutto ciò non succede nel parlamento più antico del mondo, l'Assemblea Regionale Siciliana, che dati alla mano non è solo assai antico ma pure assai improduttivo, da molto tempo infatti non approva una legge. Per carità, spesso quando l'ha fatto ha combinato veri e propri strafalcioni con riforme pasticciate, abortite e con provvedimenti legislativi sovente impugnati (prima dal Commissario dello Stato adesso da Palazzo Chigi), però almeno stavano lì a discutere e votare.
Al di là delle stucchevoli, e ormai inutili, disquisizioni sulla reale composizione e consistenza della maggioranza e sui balletti di responsabilità tra maggioranza e opposizioni, ultimamente Sala d'Ercole ha offerto uno scenario surreale con il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, assiso sconsolato sull'alto seggio a ripetere di sentirsi ostaggio degli assenti e a implorare la presenza dei deputati regionali, esternando il suo avvilimento a un'aula a ranghi ridottissimi.
Ma dei signori onorevoli senza rossore in faccia non c'è traccia, assolutamente sordi ad ogni appello, tranquilli in altre faccende affaccendati perché tanto dalle loro tasche non cadrà un euro, o pochi spiccioli, mantenendo intatte le laute indennità di cui godono, senza alcuna conseguenza giuridica - per esempio la decadenza - per l'ostinata e perdurante latitanza. No, lo ribadiamo, non è demagogia spicciola affermare che si tratta di un vero schiaffo a chi non si può permettere siffatta sfrontata "elasticità" in ufficio, a scuola, in negozio, in fabbrica, in cantiere, a chi non ha un'occupazione e a chi avendola arriva bocconi alla terza settimana del mese.
No, non è demagogia, è un richiamo a un minimo senso del pudore verso gli elettori e di rispetto della carica pubblica ricoperta. Rimane inteso che all'improvviso potremmo assistere a qualche seduta d'aula affollata con scorrerie da una norma e all'altra per inserire emendamenti vari a scopi eminentemente elettorali, squallori crepuscolari cui siamo abituati. In un Paese normale quasi nessuno di costoro sarebbe riconfermato, spediti a casa senza complimenti. Da noi non è così e non per colpa dei marziani ma nostra. In buona parte, al netto della riduzione dei seggi da 90 a 70, li rivedremo comodamente alloggiati nei Palazzi del potere siciliano pronti a comportarsi, nei prossimi cinque anni, esattamente allo stesso modo. Forse qualche riflessione, prima di entrare nella cabina elettorale il 5 novembre prossimo, la dovremmo finalmente maturare. Lamentarsi dopo sarebbe troppo tardi... demagogico.

LA SICILIA

LAVORI AL PONTE.
Il 16 agosto verranno portati, secondo Anas, in cantiere per proseguire le operazioni di ripristino Le travi per il Petrulla sono pronte.



Ponte Petrulla, Anas continua a invia re rassicurazioni ai sindaci del comprensorio. Nelle ultime ore abbiamo sentito sia il sindaco di Licata Cambia no che quello di Ravanusa D'Angelo. Da entrambi sono arrivate delucida zioni in merito allo stato dell'arte dei lavori che — una volta completati — dovrebbero portare alla riapertura del l'arteria chiusa ormai da oltre tre anni. Su nostra sollecitazione costante — spiega il Sindaco Cambiano — l'ingegnere Campione dell'Anas, ci ha comunicato che parte delle travi per l'impalcato del viadotto Petrulla sono depositati a Catania, ed entro oggi il carico sarà completato. Il che significa che, essendo ormai in pieno periodo di Ferragosto, per il fermo dei mezzi pesanti, già dal 16agosto le travi sa ranno trasportate in cantiere. Dopodiché, l'azienda incaricata dell'esecuzione dei lavori, procederà a tutto spiano per concluderli nel più breve tempo possibile». Il gestore della rete stradale ha comunicato inoltre che la manutenzione riguarderà anche la pavimentazione stradale del tracciato Licata-Torrente Braemi. «I lavori di rifacimento del manto stradale e di consolidamento di altre parti del tracciato in cui si è reso necessario intervenire per la sicurezza degli automobilisti lungo i tracciato Licata — Torrente Braemi, proseguono regolarmente — conclude Cambiano — per far si che, una volta rifatto il viadotto Petrulla, sarà possibile procedere alla riapertura dell'importante arteria dì comunicazione, senza ulteriore slittamento di tempi». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il primo cittadino di Ravanusa, Carmelo D'Angelo:" Abbiamo fatto un sopralluogo nei giorni scorsi, ho parlato con l'ingegnere Mele e i lavori stanno procedendo — le sue parole — dopo la posa in opera delle travi passeranno sessanta-settanta giorni prima della riapertura. In alternativa non ci resterebbe che protestare fortemente con Anas per vedere riaperta questa stra da di collegamento chiusa ormai da tre anni e che sta creando non poche difficoltà ai territori di Licata, Ravanusa, Campobello di Licata e gli altri Comuni limitrofi.. Per raggiungere Ravanusa oggi si utilizza infatti la tutt'altro che agevole ss 123. Nei giorni scorsi, dopo diverse settimane, sono stati completati i lavori all'altezza di Sant'Oliva che avevano ristretto la carreggiata. E' stato messo l'asfalto che rende un po' meno complicato il transito nel percorso alternativo. G.C.

Libero consorzio Ferragosto sicuro, Protezione civile al lavoro da Punta Grande a Capo Rossello

„ Ferragosto sicuro, Protezione civile al lavoro da Punta Grande a Capo Rossello In vista del traffico previsto sul tratto di litorale di Realmonte, lungo provinciale 68, si intensificherà la presenza di addetti sulle strade
Ferragosto sicuro, Protezione civile al lavoro da Punta Grande a Capo Rossello
„ Ferragosto all'insegna della sicurezza a Realmonte. La Protezione civile del Libero Consorzio di Agrigento, a seguito della riunione convocata dal prefetto Nicola Diomede, sarà impegnata in attività di prevenzione per garantire la sicurezza, con la presenza di sei unità dell'ufficio di Protezione Civile, coordinate dal funzionario responsabile Marzio Tuttolomondo. In vista del traffico previsto sul tratto di litorale di Realmonte, lungo provinciale 68, nelle spiagge di Punta Grande e Capo Rossello, si intensificherà la presenza di addetti sulle strade. L'attività richiesta dal sindaco di Realmonte, Calogero Zicari, è stata autorizzata dal commissario straordinario del Libero Consorzio, Giuseppe Marino, e sarà svolta con il supporto della Croce Rossa Italiana, che ha messo a disposizione un'ambulanza.Il Libero Consorzio ha messo a disposizione anche il modulo antincendio e la torre faro, mentre il personale del settore Infrastrutture stradali e la polizia provinciale assicureranno il regolare deflusso del traffico e i controlli lungo la provinciale, sulla quale, dalle 8 del 14 agosto e sino a cessata esigenza, sarà istituito il senso unico in direzione Realmonte-Lido Rossello.


Larepubblica.it

Le Province sono tornate. Anche se adesso si chiamano "Liberi consorzi" e "Città metropolitane".

 L'Ars ha reintrodotto l'elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri, che si terranno alla prima occasione utile, cioè quando - in primavera - si voterà per le amministrative: con le elezioni tornano anche le indennità, che per il presidente saranno uguali a quelle del sindaco della città capoluogo. Per i consiglieri, invece, sono previsti dei rimborsi spese. La norma segna una marcia indietro clamorosa da parte dell'Assemblea regionale: la Sicilia, infatti, aveva deciso di anticipare la riforma Delrio cancellando per prima le Province, ma da allora le elezioni indirette (cioè affidate agli amministratori locali) sono sempre state rinviate. Nel frattempo sono stati celebrati anche vari referendum locali per i trasferimenti da una Provincia all'altra: le consultazioni, adesso, diventano ufficialmente carta straccia.In Aula è stata bagarre solo sulle sorti delle Città metropolitane. Mentre i grillini si opponevano alla legge tout court, accusando maggioranza e opposizione di volere ripristinare le poltrone per darne una a chi non approderà all'Ars nella prossima legislatura, quando gli scranni del Parlamento regionale si ridurranno da 90 a 70, lo scontro concreto si è consumato sull'elezione diretta dei presidenti delle ex Province di Palermo, Catania e Messina: dopo un lungo dibattito, però, l'emendamento che proponeva una formula diversa (un'elezione indiretta, con la possibilità per le Città metropolitane di fare però marcia indietro) è stato ritirato. La riforma più significativa di questa legislatura, forse l'unica degna di nota, è stata affondata dallo stesso Parlamento che l'aveva votata. E che a questo tema ha dedicato ben 7 leggi. Tutte inutili, perché a parte il cambio di nome le Province sono tornate.
Alla fine, nonostante i distinguo espliciti, la legge viene approvata. Dopo aver detto sì al "collegato", l'Aula dà anche il voto finale alla contro-riforma con 32 sì su 47 votanti: fanno eccezione tutto il gruppo del Movimento 5 Stelle, due deputati di maggioranza che annunciano l'astensione (Pino Apprendi e Filippo Panarello) e soprattutto tre contrari, fra i quali spicca il presidente della Regione Rosario Crocetta (gli altri sono la presidente della commissione Ambiente Mariella Maggio e il vicecapogruppo del Partito democratico Mariella Maggio). Il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, al momento del voto finale, è invece assente dall'Aula. Subito dopo il voto sulle Province all'Ars manca il numero legale: non c'è tempo per votare la fusione fra Anas e Cas. Se ne riparlerà il 6 settembre.




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