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rassegna stampa del 12 e 13 novembre 2017

Giornale di Sicilia

Il dopo elezioni
La carica ha un peso di tre assessorati, il leader di forza italia apre al pd: non darei nessuno spazio ai grillini
sconfitti. Gelo in Ateneo per Micari, via un dirigente
Presidenza dell'Ars, i conti non tornano più
Miccichè alle prese con i numeri dell'assemblea senza De Luca. Figuccia: «Gianfranco ha tanto da farsi perdonare...»
Giacinto Pipitone - Palermo

I conti non tornano al centrodestra. Prima l'arresto di De Luca, poi i malumori di alcuni alleati sugli equilibri in giunta hanno reso evidente che non ci sono numeri per considerare in cassaforte l'elezione di Gianfranco Miccichè a presidente dell'Ars. Servirà il soccorso rosso, cioè i voti del Pd. L'elezione del  presidente dell'Ars è la prima mossa nella partita a scacchi per gli assetti nel centrodestra. Intorno al ruolo a cui aspira Miccichè ruotano i successivi equilibri in giunta e ai vertici del Parlamento. La presidenza dell'Ars, per esempio, viene equiparata come peso politico a tre assessorati. Per questo per Forza Italia nello scacchiere disegnato a Catania dagli uomini di Musumeci vengono previsti un massimo di 5 posti in giunta. Due ciascuno dovrebbero averne Udc e Popolari. Uno ciascuno per Lega, Diventerà Bellissima e Fratelli  d'Italia. Ma perché l'equilibrio tenga è necessario portare Miccichè sullo scranno più alto di Sala d'Ercole. E servono alla prima votazione i due terzi dell'Ars, cioè almeno 47 deputati. Un target inarrivabile per i forzisti. Alla seconda votazione, prevista nello stesso giorno, sarebbero sufficienti 36 deputati e questa è esattamente la maggioranza di cui dispone Musumeci. Ma il tavolo è saltato quando è stato arrestato Cateno De Luca: il deputato dell'Udc, ai domiciliari, è un voto (decisivo) in meno. Con 35 deputati a suo favore Miccichè fallirebbe le votazioni del primo giorno e dovrebbe rinviare le proprie ambizioni al giorno dopo: caso verificatosi con successo solo una volta negli ultimi 21 anni (Francesco Cascio nel 2008). L'elezione di Miccichè è così diventata una partita a scacchi in cui tutti gli alleati stanno muovendo le pedine per spuntare vantaggi su altri tavoli. E così i potenziali voti di Miccichè diminuiscono ogni giorno. Ieri un altro deputato dell'Udc, il palermitano Vincenzo Figuccia, ha ammesso di non avere intenzione di sostenere l'elezione del leader forzista, con cui ha rotto alla vigilia delle Regionali scegliendo  per questo motivo di candidarsi nell'Udc e non nel partito di Berlusconi. «Miccichè ha tante cose da farsi perdonare - ha anticipato Figuccia -. Non so se ci saranno le condizioni per votarlo...». Figuccia è fra i più votati nell'Udc e aspira a un posto in giunta, anche se in questi primi giorni il suo nome è circolato poco rispetto  l più gettonato Mimmo Turano. Anche per evitare di creare malumori prima dell'elezione di Miccichè da  Catania stanno tenendo bassissimo ildibattito sulla giunta: Musumeci è a Militello e da giorni non parla: ha fatto sapere che discuterà di tutto in un vertice con gli alleati la prossima settimana, prima del suo insediamento previsto per sabato 18. In Forza Italia tuttavia le difficoltà delle prime votazioni erano state  messe in conto ben prima dell'arresto di De Luca. E non a caso da giorni Miccichè manda segnali al Pd: «Io non darei nessuno spazio ai grillini». Un modo per dire che malgrado i 20 deputati del movimento 5 Stelle, una delle due vicepresidenze dovrebbe andare ai Dem che hanno solo 11 deputati. Non a caso nel partito di Renzi e Raciti c'è già un rumore in sottofondo: i papabili sono Giuseppe Lupo e Luca Sammartino. Ma - commenta un dirigente Dem - votare Miccichè significherebbe rompere subito il fronte dell'opposizione e diventare un'altra gamba della maggioranza: una scelta molto delicata alla vigilia delle Politiche. Per questo motivo l'elezione di Miccichè è diventata una partita a scacchi. Anche se il calendario potrebbe diventare un alleato. L'Ars dovrebbe insediarsi nella prima decade di dicembre: «La seduta del tribunale del riesame sugli arresti di De Luca -  ragiona il vicecoordinatore Francesco Scoma - è molto prima. De Luca potrebbe quindi insediarsi regolarmente ». Il regolamento su questo aspetto è molto contorto. Se resterà ai domiciliari, De Luca non perderà il seggio ma non potrà insediarsi: dunque  l'Ars nelle prime votazioni avrà 70 deputati eletti e 69 presenti ma la maggioranza è sempre a quota 36.  Perché venga sospeso servirebbe chela sua domanda di scarcerazione venga rigettata. Ma a quel punto la sostituzione col primo dei non eletti dovrebbe essere sancita dalla commissione  Verifica poteri dell'Ars, che normalmente si insedia dopo l'elezione del presidente. E così il centrodestra torna al problema di partenza: i voti certi oggi sono 35, forse perfino 34. E ne servono 36.

Polo universitario. Per «creare una generazione di automobilisti consapevoli»
Sicurezza stradale, fa tappa ad Agrigento iniziativa dell'Aci

«Creare una generazione di futuri automobilisti consapevoli». È lo scopo del progetto "Sara Safe Factor 2017" che - su iniziativa dell'Automobile club di Agrigento - martedì, 21 novembre, alle ore 10, farà tappa anche nella città dei Templi: all'auditorium del polo universitario. Si tratta del progetto "Aci - Sara", un tour itinerante - giunto al dodicesimo anno d'attività - nelle scuole superiori per parlare di guida e sicurezza stradale. Testimonial del "Sara Safe Factor 2017" è il pluricampione Andrea Montermini, pilota di Formula 1, campione international Gt Open e italiano Gl, attualmente pilota Gran Turismo da sempre al fianco del marchio Ferrari, oltre che istruttore di guida professionista da circa 20 anni. «Il progetto - hanno spiegato, ieri, dall'Aci di Agrigento - si basa sulla promozione del rispetto delle regole per il miglioramento della sicurezza stradale. La figura del pilota  è importante per illustrare allegiovani platee quanto sia  fondamentale il rispetto delle regole nello sport e sulla strada di ogni giorno. Lo sport e la scuola, due realtà formative che trovano proprio nelle regole i loro punti comuni ». E il pilota dialogherà con i ragazzi per dimostrare loro come vi siano degli elementi base di sicurezza, non solo al volante. «Attenzione e rispetto delle regole» - è il cuore del messaggio che Montermini lancerà anche agli studenti agrigentini - . All'incontro di martedì 21 novembre interverranno le autorità cittadine ed i rappresentanti delle forze dell'ordine. A fare gli onori di casa sarà l'avvocato Salvatore Bellanca che è il presidente dell'Automobile club Agrigento. «Il rispetto delle regole è prerogativa del nostro ente - ha spiegato Bellanca - che oltre ad offrire  molteplici servizi agli utenti della strada, è anche federazione italiana dello sport del volante, pertanto primo promotore dei valori formativi e di piena osservanza delle normative». (*CR*)

Enti pubblici. Secondo l'ex deputato regionale «si dovrebbe rifare tutta la toponomastica dei due paesi che oggi contano ad esempio due via Roma e altri doppioni»
Fusione tra Comuni, il sindaco Giambrone frena
Alan David Scifo - Cammarata

C'è chi dice no alla fusione tra San Giovanni Gemini e Cammarata, e a dirlo è una voce autorevole come quella del sindaco di Cammarata, Vincenzo Giambrone, che da cittadino,  ad un prossimo referendum voterebbe negativamente, ma che comunque accetterebbe di buon grado quella che lui chiama  "unificazione" di uffici e servizi, con l'obiettivo di risparmiare. «Abbiamo approvato l'avvio della procedura per la fusione - spiega - ma io avrei iniziato con la unione dei servizi, e poi passare il referendum, come è giusta che sia. Ad oggi si è parlato dei benefici economici, ma questi non sono affatto certi: i soldi che vengono assegnati dallo Stato  sono in funzione delle domande che arrivano e si riferivano ai piccoli comuni, non ai comuni medi». Il primo cittadino di Cammarata oltre al lato economico tira in ballo anche il lato legato ai sentimenti: «I cittadini di Cammarata tengono molto alla loro identità. Oggi la maggior parte di coloro che vivono a San Giovanni, sono persone che provengono da Cammarata. San Giovanni Gemini negli anni '40 contava poco più di mille abitanti. Coloro che oggi vogliono la fusione quindi, sono soprattutto coloro che hanno origini cammaratesi ma che oggi abitano nella cittadina attigua». I due paesi sono uguali ma fondamentalmente diversi per alcuni aspetti: mentre Cammarata ha un grande territorio agricolo che addirittura arriva alla provincia di Palermo e a quella di Caltanissetta, San Giovanni conta più abitanti ed è una cittadina che si espande ancora grazie proprio ai cammaratesi. «Negli anni noi abbiamo seguito due diversi tipi di emigrazione - spiega il primo cittadino Giambrone - una verso la Germania e il Regno Unito, e una verso il paese a noi vicino. Chi ha la necessità di costruire una casa nuova, o si reca ai  piedi della montagna, o costruisce sul territorio di San Giovanni. Oggi sono superati comunque i tempi del campanilismo, siamo un unico paese ma io comincerei con una unione, mantenendo i comuni separati». Nonostante da cittadino, ad oggi, il  sindaco di Cammarata voterebbe "no" alla fusione, da primo cittadino accoglie positivamente uno strumento democratico qual è il referendum: «È il migliore strumento per dare voce ad ogni cittadino ed è giusto che un responso così delicato arrivi da loro». Vincenzo Giambrone, neo deputato eletto con Forza Italia alle ultime Regionali, spiega comunque che non ci saranno solo benefici dalla possibile fusione, mettendo in campo due temi importanti come quello dei precari e della gestione dell'acqua: «Cammarata oggi conta 90 precari e il precariato ha un contratto di indirizzo privato; nel momento in cui si va a creare una nuova entità questo personale rischia grosso, pur essendo fondamentale oggi per questo Comune. Altro tema importante -continua Giambrone - è il tema della gestione dell'acqua: a San Giovanni l'acqua viene gestita da Girgenti Acque, a Cammarata è pubblica e molti temono che in una nuova utenza,  la gestione possa essere affidata adun privato. Oltre a queste problematiche si dovrebbe rifare di nuovo tutta la toponomastica dei due paesi che oggi contano, ad esempio, due "via Roma" e altri doppioni». In vista del prossimo referendum si profila dunque un voto tra due paesi che sembrano però avere due idee diverse sulla fusione: mentre a San Giovanni si respira un'aria di positività sulla fusione nell'unico paese che potrebbe prendere il nome di «Cammarata di San Giovanni», nella cittadina amministrata dal sindaco Giambrone, sembra sia ancora forte l'impronta identitaria che vede negativamente un cambiamento, soprattutto tra coloro che vivono da  sempre nella cittadina e che non voglionocambiare la propria carta d'identità. (*ADS*)

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