Scrivolibero.it
Agrigento,
si completa l'opera dei vasi in piazza Vittorio Emanuele
Va
prendendo sempre più forma il progetto di promozione culturale
realizzato dal Libero Consorzio Settore Beni culturali e
dall'Accademia delle Belle Arti di Agrigento, in occasione delle
celebrazioni per il 150esimo anniversario della nascita di Luigi
Pirandello. E'
stato completato il decoro artistico del terzo vaso (di sette)
posizionato in piazza Vittorio Emanuele. La frase scelta questa volta
è stata "Tutti i pazzi sono sempre armati d'una continua vigile
diffidenza". La frase è tratta dal dramma "Enrico IV" di
Luigi Pirandello e completa il rivestimento artistico con ceramiche
maiolicate. Con il completamento del terzo vaso cilindrico assume
sempre maggiore fisionomia l'iniziativa di promozione culturale che
prevede il decoro dei sette vasi che, posizionati nel cuore della
piazza Vittorio Emanuele, delimitano l'area che ospita i principali
uffici pubblici della Città dei Templi e, soprattutto, l'Urp del
Libero Consorzio di Agrigento, "avamposto" informativo di
Girgenti e meta, ogni giorno, di diverse comitive di turisti e
visitatori. Il decoro con ceramiche cromatiche, che rimanda ai
maestri ceramisti siciliani ed agrigentini in particolare, è molto
apprezzato e fotografato dai turisti che non perdono occasione per
scattare un "selfie". Il progetto è stato elaborato dal settore
Beni Culturali e Stampa del Libero Consorzio Comunale di Agrigento,
in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario della
nascita del grande drammaturgo agrigentino, e realizzato in
collaborazione con il Comune di Agrigento e con l'accademia di
Belle Arti "Michelangelo" di Agrigento diretta da Alfredo Prado.
I lavori di decoro sono coordinati da Domenico Boscia, esperto in
decorazioni e realizzazioni di ceramiche artistiche e docente di
scultura all'accademia "Michelangelo".
Gds.it
Accordomaggioranza-opposizione
Ma
non c'è pace in casa Pd all'Ars
L'aria pesante in casa Pd tirava su
Palazzo dei Normanni già nella mattinata di ieri. Un clima che aveva
portato anche allo slittamento della seduta parlamentare per
l'elezione dei deputati-questori e dei deputati-segretari.
Sono stati proprio i
problemi interni al Partito democratico a far posticipare l'incontro
per il completamento dell'ufficio di presidenza dell'Ars. Per
accelerare la pratica Gianfranco Miccichè
aveva chiesto e trovato l'accordo con Giuseppe
Lupo, capogruppo dei dem, ma questo non
ha fatto altro che buttare benzina sul fuoco.In realtà l'obiettivo
del presidente dell'Ars è stato raggiunto, con l'elezione
in tempi rapidi di questori e segretari
ma il fatto che il Pd sia entra nell'ufficio di presidenza grazie al
soccorso del centrodestra (la maggioranza per i segretari ha votato
Papale dando la seconda preferenza al renziano Nello Dipasquale) non
è andata giù a molti nel Partito democratico. Il Pd non trova pace,
insomma, dopo la debacle elettorale alle regionali, le polemiche
sulla gestione Raciti e quelle di due giorni fa sulla nomina di
Giuseppe Lupo come presidente del gruppo al parlamento siciliano,
anche quella di ieri non è stata una giornata facile. Tutt'altro.
L'analisi di Giovanni Panepinto
è spietata: "Nonostante le fatiche del segretario regionale
Fausto Raciti, alla fine sono emersi una miriade di errori, senza
soluzione di continuità, solo logiche personali e delle
sottocorrenti. Sussiste tra i segretari di circoli, amministratori
comunali e dirigenti del Pd siciliano un senso di smarrimento ma
anche la consapevolezza di avere il diritto ed il dovere di
continuare una militanza ed anche una certezza che il Partito non è
solo fatto da deputati". Una riflessione che arriva ad una
conclusione: "Il capogruppo Giuseppe Lupo, vuole dare un segnale
concreto, offra le proprie dimissioni".
Livesicilia.it
Ars, eletto il Consiglio di presidenza
Intesa Pd-maggioranza, sì a 3 M5S
Alla fine una parte del Pd e la
maggioranza trovano un accordo per l'elezione del segretario Dem.
Uno dei componenti dell'Ufficio di presidenza che oggi si è
insediato dopo l'attribuzione delle ultime cariche. E così, dopo la
scelta di Gianfranco Micciché come presidente dell'Ars, e dei
deputati Roberto Di Mauro (Popolari e autonomisti) e Giancarlo
Cancelleri (M5S), oggi è stata la volta dei questori e dei
segretari. Nel primo caso, la maggioranza si è ritrovata sui nomi di
Giorgio Assenza (Diventerà Bellissima) e Giovanni Bulla (Udc),
mentre il Movimento cinque stelle ha eletto Salvatore
Siragusa. Quest'ultimo è stato votato anche dalla
maggioranza del Pd. I segretari sono invece Alfio Papale
(Forza Italia), Nello Dipasquale (Pd) e Stefano Zito (M5S).
Evidente quindi l'accordo tra maggioranza e Pd sul nome di
Dipasquale. Del resto, pochi minuti prima, lo stesso Micciché aveva
detto: "Sarebbe un errore lasciare fuori dal Consiglio di
presidenza il partito che attualmente governa il Paese". Fa il
pieno, poi, il Movimento cinque stelle, unico partito in grado di
eleggere tre componenti dentro il Consiglio.
Intanto, ecco
movimenti nei gruppi: Cateno De Luca ha lasciato l'Udc
non condividendo "i metodi alla base delle scelte" e
scegliendo di aderire al gruppo Misto, in modo da avere "mani
libere in vista della mia scelta di candidarmi a sindaco di Messina".
Fratelli d'Italia sceglie come capogruppo il giovane Antonio
Catalfamo, mentre i Popolari e autonomisti scelgono come
propria guida all'Ars l'agrigentino Carmelo Pullara.
I due deputati di Sicilia Futura, Nicola D'Agostino ed Edy Tamajo
hanno chiesto la deroga per la creazione del gruppo, in attesa sono
iscritti al misto. Queste poltrone si tradurranno in un bonus
economico che va ad aggiungersi ai 11.100 euro (in parte lordi, in
parte netti) dell'indennità base del deputato. Al presidente
dell'Ars, infatti, spetta una indennità aggiuntiva netta di 2.700
euro al mese, ai due vicepresidenti vanno 1.800 euro, ai deputati
questori 1.622,45, ai deputati segretari, ai presidenti di
commissione e ai capigruppo vanno 1.159,14 euro lordi.
Conti della Regione, allarme rosso .
Spunta un nuovo "buco" milionario
Adesso, il rischio è che nel bilancio
della Regione spunti un nuovo buco milionario. Una voragine, su cui
ha puntato i riflettori la Sezione per le autonomie della
Corte dei conti, con una deliberazione che fa emergere
nuovi, pesantissimi dubbi sui conti della Sicilia. I magistrati
contabili hanno infatti risposto a un quesito sollevato dalla
Sezioni riunite siciliane, in sede di (seconda) parifica. I
giudici di via Notarbartolo avevano chiesto una interpretazione delle
norme relative alle "sterilizzazioni" delle anticipazioni di
liquidità. Vale a dire sui modi con i quali la Regione ha
assicurato, nel proprio bilancio, la presenza delle somme necessarie
per garantire la restituzione allo Stato delle somme
anticipate in questi anni. Un "caso" sollevato sempre in sede di
parifica del rendiconto dal Procuratore generale d'Appello
Pino Zingale. E la risposta rischia di costringere il nuovo
governo a reperire una cifra ai almeno 80-100 milioni di euro. Una
"stangata".
In quell'atto, molto tecnico, la Sezione
delle autonomie punta il dito nei confronti del cosiddetto "fondo
per le anticipazioni di liquidità". Si tratta di somme
che lo Stato ha, appunto, anticipato alla Sicilia per far fronte a
una serie di debiti. Nuovo debito per ripianare vecchi debiti, dice
in sostanza la Corte dei conti, che ricostruisce la serie di anticipi
richiesti dal governo regionale allo Stato: quasi 285 milioni e 606
milioni nel 2014 e quasi 1,8 miliardi nel 2015. Una cifra complessiva
di quasi 2,6 miliardi di euro. Che sarebbero stati usati - ecco il
punto - dal governo di Rosario Crocetta per ripianare parte del
disavanzo della Regione siciliana. Una procedura che, per i
magistrati contabili, non sarebbe regolare. "Dalle risultanze
contabili esposte nella decisione di parifica - si legge nella
deliberazione delle Sezioni riunite riportate nell'ultimo atto
della Corte dei conti - emerge che la Regione ha optato per la
copertura di una quota del disavanzo di amministrazione
(2,592 miliardi su un totale di 6,099 miliardi di disavanzo) con
l'utilizzo del fondo anticipazioni di liquidità e che
l'importo di detto fondo è confluito nel risultato di
amministrazione, sia pure tra i vincoli formalmente attribuiti
dall'ente, anziché come parte accantonata. In sostanza -
prosegue la Corte - la sterilizzazione delle anticipazioni di
liquidità è effettuata dalla Regione nel bilancio di previsione
2016 mediante iscrizione in entrata della voce 'Utilizzo fondo
anticipazioni di liquidità' per l'intero importo delle somme
ricevute, che ammontano a 2,667 miliardi di euro". Una procedura
che porterebbe con sé molti dubbi, proprio perché, spiega la
Sezione per le autonomie, "nel titolo di spesa riguardante il
rimborso dei prestiti, deve essere iscritto - si legge - il fondo
anticipazione di liquidità, di importo pari alle anticipazioni di
liquidità incassate nell'esercizio, non impegnabile e pagabile,
destinato a confluire nel risultato di amministrazione come quota
accantonata". Quel fondo, quindi, non può essere
utilizzato per coprire il disavanzo della Regione. "Il
fondo anticipazioni di liquidità - ammonisce la Corte - deve
essere trattato diversamente dalle altre tipologie di accantonamenti
e vincoli concettualmente e formalmente diverse, in quanto riferibili
ad ipotesi di gestione 'ordinaria'".
E adesso che
succede? Di sicuro c'è che nel governo Musumeci
la preoccupazione è tanta. A prevedere i possibili sviluppi
ha provato già ieri il Sole 24 ore, che ha dedicato una
pagina a questa questione siciliana. Secondo il massimo quotidiano
economico italiano, la pronuncia della Corte dei conti "sancisce
l'obbligo per gli enti locali che abbiano errato nella
contabilizzazione del Fondo anticipazione di liquidità, espandendo
la loro spesa, al recupero integrale delle somme non
sterilizzate mediante riassorbimento delle stesse nelle
modalità ordinarie di recupero nel bilancio di previsione,
attualmente in corso di approvazione". Tradotto: la Regione dovrà
trovare quelle somme, relative alla mancata sterilizzazione degli
anni precedenti pari a circa 80-100 milioni, nel proprio
bilancio. Poi si dovrà pensare anche agli anni successivi.
Essendo, però, la cifra molto grande, quasi certamente si cercherà
una sorta di nuovo prestito, da restituire a rate.
Una decisione, però, che finirebbe per aggravare un altro aspetto,
sottolineato sempre dalla Sezione per le autonomie della Corte che ha
parlato di "violazione del 'patto intergenerazionale',
considerato che la politica del recupero pluriennale (trentennale nel
caso di specie) dei vari tipi di disavanzi degli enti territoriali
sta scaricando sulle prossime generazioni masse notevoli di debito".
Debiti per ripagare debiti, che costringono ad altri debiti. Tutto
sulle spalle dei siciliani per i prossimi decenni.
"La
situazione è davvero critica - dice l'assessore all'Economia
Gaetano Armao - persino più di quanto sta emergendo dalla
già preoccupante relazione degli esperti che fanno parte della
commissione che io ho istituito. È l'ennesima pentola sfondata -
prosegue - che ci è stata lasciata dal governo Crocetta, dopo la
mancata approvazione del bilancio consuntivo. Adesso dovremo cercare
anche questi soldi, rettificando il rendiconto".
Sicilia24h.it
Pagamenti
alle imprese, troppi ritardi nella pubblica amministrazione
L'allarme di Confartigianato
Sicilia
Tempi di attesa maggiori ad Agrigento, Siracusa e
Caltanissetta
In Sicilia i tempi medi di pagamento
della Pubblica amministrazione sono pari a 72 giorni, 14 giorni in
più rispetto alla media nazionale di 58 giorni e 42 giorni in più
rispetto al limite di 30 previsti dalla direttiva europea contro i
ritardi di pagamento.
Rispetto alla regione italiana più
virtuosa, la Provincia Autonoma di Bolzano dove la P.A. paga in media
in 36 giorni, la P.A. siciliana ne impiega il doppio (36 in più).
Tra
le prime 10 province italiane con tempi medi di pagamento del totale
delle Pubbliche amministrazioni più elevati troviamo anche Agrigento
(97 giorni). Presentano tempi di pagamento della P.A. superiori alla
media nazionale di 58 giorni, oltre ad Agrigento, anche Siracusa
(80), Caltanissetta (75), Palermo (72), Catania (69) e Messina
(67).
Confartigianato Sicilia da tempo denuncia i tempi lunghi con
cui la pubblica amministrazione effettua i pagamenti alle imprese.
Adesso scende nuovamente in campo a pochi giorni dal deferimento
dell'Italia alla Corte Europea. Un cartellino rosso con Bruxelles
che bacchetta l'Italia, che corre il rischio di una maxi
multa.
"Una situazione di crisi - dice Filippo Ribisi,
presidente regionale di Confartigianato - aggravata anche dallo
split payment, un sistema che porta le imprese a finanziare due volte
la pubblica amministrazione. Tutte le imprese, dovendo anticipare
l'Iva, hanno un'ulteriore perdita di liquidità. Non è più
accettabile che non vengano rispettati i termini. E dopo la
bacchettata di Bruxelles non si può temporeggiare
ulteriormente".
L'analisi per tipologia degli enti pagatori
mette in evidenza che il sistema sanitario, che dovrebbe pagare le
proprie fatture entro 60 giorni dalla data del loro ricevimento, in
Sicilia impiega in media 77 giorni, 12 in più rispetto alla media
nazionale (65 giorni).
Per i Comuni, la Sicilia con tempi medi di
pagamento di 78 giorni, figura tra le regioni meno performanti e
occupa la sesta posizione del rank nazionale impiegando 18 giorni in
più rispetto alla media nazionale (60 giorni).
Per quanto
riguarda le altre Pubbliche amministrazione la nostra regione
presenta tempi medi di pagamento pari a 51 giorni, che la posizionano
all'ottavo posto su 21 nella classifica regionale impiegandone 4 in
più rispetto alla media nazionale (47 giorni).
Confartigianato
Sicilia denuncia che tutti e tre gli enti pagatori in Sicilia non
rispettano i limiti di legge: il Sistema sanitario ne impiega 17 in
più rispetto al limite, le altre Pa ne impiegano 21 in più e i
Comuni 48 in più.
A livello provinciale, focalizzando
l'attenzione sui tempi medi di pagamento impiegati dai Comuni
pagatori, figurano tra le province italiane meno virtuose: Agrigento
con 93 giorni e Siracusa con 92 giorni.