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rassegna stampa del 22 dicembre 2017

Scrivolibero.it

Agrigento, si completa l'opera dei vasi in piazza Vittorio Emanuele
Va prendendo sempre più forma il progetto di promozione culturale realizzato dal Libero Consorzio Settore Beni culturali e dall'Accademia delle Belle Arti di Agrigento, in occasione delle celebrazioni per il 150esimo anniversario della nascita di Luigi Pirandello. E' stato completato il decoro artistico del terzo vaso (di sette) posizionato in piazza Vittorio Emanuele. La frase scelta questa volta è stata "Tutti i pazzi sono sempre armati d'una continua vigile diffidenza". La frase è tratta dal dramma "Enrico IV" di Luigi Pirandello e completa il rivestimento artistico con ceramiche maiolicate. Con il completamento del terzo vaso cilindrico assume sempre maggiore fisionomia l'iniziativa di promozione culturale che prevede il decoro dei sette vasi che, posizionati nel cuore della piazza Vittorio Emanuele, delimitano l'area che ospita i principali uffici pubblici della Città dei Templi e, soprattutto, l'Urp del Libero Consorzio di Agrigento, "avamposto" informativo di Girgenti e meta, ogni giorno, di diverse comitive di turisti e visitatori. Il decoro con ceramiche cromatiche, che rimanda ai maestri ceramisti siciliani ed agrigentini in particolare, è molto apprezzato e fotografato dai turisti che non perdono occasione per scattare un "selfie". Il progetto è stato elaborato dal settore Beni Culturali e Stampa del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario della nascita del grande drammaturgo agrigentino, e realizzato in collaborazione con il Comune di Agrigento e con l'accademia di Belle Arti "Michelangelo" di Agrigento diretta da Alfredo Prado. I lavori di decoro sono coordinati da Domenico Boscia, esperto in decorazioni e realizzazioni di ceramiche artistiche e docente di scultura all'accademia "Michelangelo".

Gds.it
Accordomaggioranza-opposizione
Ma non c'è pace in casa Pd all'Ars

L'aria pesante in casa Pd tirava su Palazzo dei Normanni già nella mattinata di ieri. Un clima che aveva portato anche allo slittamento della seduta parlamentare per l'elezione dei deputati-questori e dei deputati-segretari. Sono stati proprio i problemi interni al Partito democratico a far posticipare l'incontro per il completamento dell'ufficio di presidenza dell'Ars. Per accelerare la pratica Gianfranco Miccichè aveva chiesto e trovato l'accordo con Giuseppe Lupo, capogruppo dei dem, ma questo non ha fatto altro che buttare benzina sul fuoco.In realtà l'obiettivo del presidente dell'Ars è stato raggiunto, con l'elezione in tempi rapidi di questori e segretari ma il fatto che il Pd sia entra nell'ufficio di presidenza grazie al soccorso del centrodestra (la maggioranza per i segretari ha votato Papale dando la seconda preferenza al renziano Nello Dipasquale) non è andata giù a molti nel Partito democratico. Il Pd non trova pace, insomma, dopo la debacle elettorale alle regionali, le polemiche sulla gestione Raciti e quelle di due giorni fa sulla nomina di Giuseppe Lupo come presidente del gruppo al parlamento siciliano, anche quella di ieri non è stata una giornata facile. Tutt'altro. L'analisi di Giovanni Panepinto è spietata: "Nonostante le fatiche del segretario regionale Fausto Raciti, alla fine sono emersi una miriade di errori, senza soluzione di continuità, solo logiche personali e delle sottocorrenti. Sussiste tra i segretari di circoli, amministratori comunali e dirigenti del Pd siciliano un senso di smarrimento ma anche la consapevolezza di avere il diritto ed il dovere di continuare una militanza ed anche una certezza che il Partito non è solo fatto da deputati". Una riflessione che arriva ad una conclusione: "Il capogruppo Giuseppe Lupo, vuole dare un segnale concreto, offra le proprie dimissioni".

Livesicilia.it
Ars, eletto il Consiglio di presidenza
Intesa Pd-maggioranza, sì a 3 M5S

Alla fine una parte del Pd e la maggioranza trovano un accordo per l'elezione del segretario Dem. Uno dei componenti dell'Ufficio di presidenza che oggi si è insediato dopo l'attribuzione delle ultime cariche. E così, dopo la scelta di Gianfranco Micciché come presidente dell'Ars, e dei deputati Roberto Di Mauro (Popolari e autonomisti) e Giancarlo Cancelleri (M5S), oggi è stata la volta dei questori e dei segretari. Nel primo caso, la maggioranza si è ritrovata sui nomi di Giorgio Assenza (Diventerà Bellissima) e Giovanni Bulla (Udc), mentre il Movimento cinque stelle ha eletto Salvatore Siragusa. Quest'ultimo è stato votato anche dalla maggioranza del Pd. I segretari sono invece Alfio Papale (Forza Italia), Nello Dipasquale (Pd) e Stefano Zito (M5S). Evidente quindi l'accordo tra maggioranza e Pd sul nome di Dipasquale. Del resto, pochi minuti prima, lo stesso Micciché aveva detto: "Sarebbe un errore lasciare fuori dal Consiglio di presidenza il partito che attualmente governa il Paese". Fa il pieno, poi, il Movimento cinque stelle, unico partito in grado di eleggere tre componenti dentro il Consiglio.
Intanto, ecco movimenti nei gruppi: Cateno De Luca ha lasciato l'Udc non condividendo "i metodi alla base delle scelte" e scegliendo di aderire al gruppo Misto, in modo da avere "mani libere in vista della mia scelta di candidarmi a sindaco di Messina". Fratelli d'Italia sceglie come capogruppo il giovane Antonio Catalfamo, mentre i Popolari e autonomisti scelgono come propria guida all'Ars l'agrigentino Carmelo Pullara. I due deputati di Sicilia Futura, Nicola D'Agostino ed Edy Tamajo hanno chiesto la deroga per la creazione del gruppo, in attesa sono iscritti al misto. Queste poltrone si tradurranno in un bonus economico che va ad aggiungersi ai 11.100 euro (in parte lordi, in parte netti) dell'indennità base del deputato. Al presidente dell'Ars, infatti, spetta una indennità aggiuntiva netta di 2.700 euro al mese, ai due vicepresidenti vanno 1.800 euro, ai deputati questori 1.622,45, ai deputati segretari, ai presidenti di commissione e ai capigruppo vanno 1.159,14 euro lordi.

Conti della Regione, allarme rosso . Spunta un nuovo "buco" milionario

Adesso, il rischio è che nel bilancio della Regione spunti un nuovo buco milionario. Una voragine, su cui ha puntato i riflettori la Sezione per le autonomie della Corte dei conti, con una deliberazione che fa emergere nuovi, pesantissimi dubbi sui conti della Sicilia. I magistrati contabili hanno infatti risposto a un quesito sollevato dalla Sezioni riunite siciliane, in sede di (seconda) parifica. I giudici di via Notarbartolo avevano chiesto una interpretazione delle norme relative alle "sterilizzazioni" delle anticipazioni di liquidità. Vale a dire sui modi con i quali la Regione ha assicurato, nel proprio bilancio, la presenza delle somme necessarie per garantire la restituzione allo Stato delle somme anticipate in questi anni. Un "caso" sollevato sempre in sede di parifica del rendiconto dal Procuratore generale d'Appello Pino Zingale. E la risposta rischia di costringere il nuovo governo a reperire una cifra ai almeno 80-100 milioni di euro. Una "stangata".
In quell'atto, molto tecnico, la Sezione delle autonomie punta il dito nei confronti del cosiddetto "fondo per le anticipazioni di liquidità". Si tratta di somme che lo Stato ha, appunto, anticipato alla Sicilia per far fronte a una serie di debiti. Nuovo debito per ripianare vecchi debiti, dice in sostanza la Corte dei conti, che ricostruisce la serie di anticipi richiesti dal governo regionale allo Stato: quasi 285 milioni e 606 milioni nel 2014 e quasi 1,8 miliardi nel 2015. Una cifra complessiva di quasi 2,6 miliardi di euro. Che sarebbero stati usati - ecco il punto - dal governo di Rosario Crocetta per ripianare parte del disavanzo della Regione siciliana. Una procedura che, per i magistrati contabili, non sarebbe regolare. "Dalle risultanze contabili esposte nella decisione di parifica - si legge nella deliberazione delle Sezioni riunite riportate nell'ultimo atto della Corte dei conti - emerge che la Regione ha optato per la copertura di una quota del disavanzo di amministrazione (2,592 miliardi su un totale di 6,099 miliardi di disavanzo) con l'utilizzo del fondo anticipazioni di liquidità e che l'importo di detto fondo è confluito nel risultato di amministrazione, sia pure tra i vincoli formalmente attribuiti dall'ente, anziché come parte accantonata. In sostanza - prosegue la Corte - la sterilizzazione delle anticipazioni di liquidità è effettuata dalla Regione nel bilancio di previsione 2016 mediante iscrizione in entrata della voce 'Utilizzo fondo anticipazioni di liquidità' per l'intero importo delle somme ricevute, che ammontano a 2,667 miliardi di euro". Una procedura che porterebbe con sé molti dubbi, proprio perché, spiega la Sezione per le autonomie, "nel titolo di spesa riguardante il rimborso dei prestiti, deve essere iscritto - si legge - il fondo anticipazione di liquidità, di importo pari alle anticipazioni di liquidità incassate nell'esercizio, non impegnabile e pagabile, destinato a confluire nel risultato di amministrazione come quota accantonata". Quel fondo, quindi, non può essere utilizzato per coprire il disavanzo della Regione. "Il fondo anticipazioni di liquidità - ammonisce la Corte - deve essere trattato diversamente dalle altre tipologie di accantonamenti e vincoli concettualmente e formalmente diverse, in quanto riferibili ad ipotesi di gestione 'ordinaria'".
E adesso che succede? Di sicuro c'è che nel governo Musumeci la preoccupazione è tanta. A prevedere i possibili sviluppi ha provato già ieri il Sole 24 ore, che ha dedicato una pagina a questa questione siciliana. Secondo il massimo quotidiano economico italiano, la pronuncia della Corte dei conti "sancisce l'obbligo per gli enti locali che abbiano errato nella contabilizzazione del Fondo anticipazione di liquidità, espandendo la loro spesa, al recupero integrale delle somme non sterilizzate mediante riassorbimento delle stesse nelle modalità ordinarie di recupero nel bilancio di previsione, attualmente in corso di approvazione". Tradotto: la Regione dovrà trovare quelle somme, relative alla mancata sterilizzazione degli anni precedenti pari a circa 80-100 milioni, nel proprio bilancio. Poi si dovrà pensare anche agli anni successivi. Essendo, però, la cifra molto grande, quasi certamente si cercherà una sorta di nuovo prestito, da restituire a rate. Una decisione, però, che finirebbe per aggravare un altro aspetto, sottolineato sempre dalla Sezione per le autonomie della Corte che ha parlato di "violazione del 'patto intergenerazionale', considerato che la politica del recupero pluriennale (trentennale nel caso di specie) dei vari tipi di disavanzi degli enti territoriali sta scaricando sulle prossime generazioni masse notevoli di debito". Debiti per ripagare debiti, che costringono ad altri debiti. Tutto sulle spalle dei siciliani per i prossimi decenni.
"La situazione è davvero critica - dice l'assessore all'Economia Gaetano Armao - persino più di quanto sta emergendo dalla già preoccupante relazione degli esperti che fanno parte della commissione che io ho istituito. È l'ennesima pentola sfondata - prosegue - che ci è stata lasciata dal governo Crocetta, dopo la mancata approvazione del bilancio consuntivo. Adesso dovremo cercare anche questi soldi, rettificando il rendiconto".


Sicilia24h.it
Pagamenti alle imprese, troppi ritardi nella pubblica amministrazione L'allarme di Confartigianato Sicilia

Tempi di attesa maggiori ad Agrigento, Siracusa e Caltanissetta In Sicilia i tempi medi di pagamento della Pubblica amministrazione sono pari a 72 giorni, 14 giorni in più rispetto alla media nazionale di 58 giorni e 42 giorni in più rispetto al limite di 30 previsti dalla direttiva europea contro i ritardi di pagamento.
Rispetto alla regione italiana più virtuosa, la Provincia Autonoma di Bolzano dove la P.A. paga in media in 36 giorni, la P.A. siciliana ne impiega il doppio (36 in più).
Tra le prime 10 province italiane con tempi medi di pagamento del totale delle Pubbliche amministrazioni più elevati troviamo anche Agrigento (97 giorni). Presentano tempi di pagamento della P.A. superiori alla media nazionale di 58 giorni, oltre ad Agrigento, anche Siracusa (80), Caltanissetta (75), Palermo (72), Catania (69) e Messina (67).
Confartigianato Sicilia da tempo denuncia i tempi lunghi con cui la pubblica amministrazione effettua i pagamenti alle imprese. Adesso scende nuovamente in campo a pochi giorni dal deferimento dell'Italia alla Corte Europea. Un cartellino rosso con Bruxelles che bacchetta l'Italia, che corre il rischio di una maxi multa.
"Una situazione di crisi - dice Filippo Ribisi, presidente regionale di Confartigianato - aggravata anche dallo split payment, un sistema che porta le imprese a finanziare due volte la pubblica amministrazione. Tutte le imprese, dovendo anticipare l'Iva, hanno un'ulteriore perdita di liquidità. Non è più accettabile che non vengano rispettati i termini. E dopo la bacchettata di Bruxelles non si può temporeggiare ulteriormente".
L'analisi per tipologia degli enti pagatori mette in evidenza che il sistema sanitario, che dovrebbe pagare le proprie fatture entro 60 giorni dalla data del loro ricevimento, in Sicilia impiega in media 77 giorni, 12 in più rispetto alla media nazionale (65 giorni).
Per i Comuni, la Sicilia con tempi medi di pagamento di 78 giorni, figura tra le regioni meno performanti e occupa la sesta posizione del rank nazionale impiegando 18 giorni in più rispetto alla media nazionale (60 giorni).
Per quanto riguarda le altre Pubbliche amministrazione la nostra regione presenta tempi medi di pagamento pari a 51 giorni, che la posizionano all'ottavo posto su 21 nella classifica regionale impiegandone 4 in più rispetto alla media nazionale (47 giorni).
Confartigianato Sicilia denuncia che tutti e tre gli enti pagatori in Sicilia non rispettano i limiti di legge: il Sistema sanitario ne impiega 17 in più rispetto al limite, le altre Pa ne impiegano 21 in più e i Comuni 48 in più.
A livello provinciale, focalizzando l'attenzione sui tempi medi di pagamento impiegati dai Comuni pagatori, figurano tra le province italiane meno virtuose: Agrigento con 93 giorni e Siracusa con 92 giorni.

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