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/ Rassegna stampa » 2018 » Gennaio » 2 » Rassegna stampa dell'1 e 2 gennaio 2018
 

Rassegna stampa dell'1 e 2 gennaio 2018

Repubblica Palermo

Sicilia, ex Province: Musumeci proroga per un mese i commissari

Il presidente della Regione vuole rimettere in piedi gli enti e si è rivolto alla Consulta contro l'impugnativa di Palazzo Chigi alla norma regionale che apre all'elezione diretta degli organismi politici.
Scaduto ieri il mandato dei sei commissari straordinari dei Liberi Consorzi Comunali che hanno retto gli enti di area vasta in questi anni di 'vacatio', in attesa delle prossime elezioni.  Il presidente della Regione Nello Musumeci ha rinnovato gli attuali commissari per un mese, in attesa che le ex Province tornino all'elezione diretta di presidenti e consiglieri così come ha deciso l'Assemblea siciliana con la legge dello scorso 8 agosto, tra l'altro impugnata dal governo nazionale perché in contrasto con la legge Delrio. Come primo atto del nuovo governo, Musumeci ha deciso di proporre ricorso alla Consulta contro l'impugnativa del governo ma al momento sul tappeto c'è l'ordinaria amministrazione di questi enti che sono commissariati da cinque anni e qualcuno anche da sei.

Giornale di Sicilia

Ex Province: mini proroga ai commissari, poi le nuove nomine

PALERMO. L'anno del cambiamento. Così il presidente della Regione Nello Musumeci in un post su Facebook augura ai siciliani un buon anno. "Auguri di buona salute e di serenità, specie a chi soffre tra la disperazione e la rassegnazione. Sarà per la nostra Isola l'inizio del cambiamento, lento ma inevitabile". E ancora: "Per questo la sfida diventa difficile: troverò sulla mia strada affaristi, mafiosi, accattoni, ruffiani e politici senza scrupoli. Saprò dire tanti No! Ma ai siciliani perbene, al di là della loro appartenenza politica, chiedo di non lasciarmi da solo. Insieme - scrive Musumeci - ce la faremo". Intanto, il governo Musumeci ha subito dovuto prorogare i vertici dei Liberi Consorzi Comunali. Ieri, infatti, è scaduto il mandato dei sei commissari straordinari che hanno retto gli enti di area vasta in questi anni di 'vacatio', in attesa delle prossime elezioni. I commissari resteranno in carica fino a metà gennaio, come hanno deciso, secondo quanto si apprende da fonti della Regione, il governatore Nello Musumeci e l'assessore regionale alle Autonomie locali Bernadette Grasso. Si è in attesa della decisione del presidente della Regione sulle nuove nomine. Difficile che Musumeci proceda ad una ulteriore proroga degli uscenti e prende sempre più corpo l'ipotesi di nuovi commissari prima che le ex Province tornino all'elezione diretta di presidenti e consiglieri così come ha deciso l'Assemblea siciliana con la legge dello scorso 8 agosto, tra l'altro impugnata dal governo nazionale perché in contrasto con la legge Delrio. Come primo atto del nuovo governo, Musumeci ha deciso di proporre ricorso alla Consulta contro l'impugnativa del governo ma al momento sul tappeto c'è l'ordinaria amministrazione di questi enti che sono commissariati da cinque anni e qualcuno anche da sei.

La Sicilia

REGIONE: I NOMI E LE STRATEGIE

Ex Province, mini-proroga  e pon nuovi commmissari
Il piano per resuscitarle
 
Province, proroga di due settimane dei commissari e poi Musumeci farà tabula rasa sulle scelte di Crocetta. In ballo ex magistrati ed ex dirigenti di enti locali. Guideranno i liberi consorzi e la Città metropolitana di Messina alla fase 2: nuove vecchie Province con elezione diretta e più  competenze. Aspettando il verdetto della Consulta.
MARIO BARRESI

Province, rinviato lo spoil system
Ma c'è un piano di ritorno al futuro
Regione. Commissari, mini-proroga al15 gennaio. Poi la fase 2: legge con nuove competenze, voto in autunno
MARIO BARRESI

CATANIA. Ancora due settimane. E poi il governo regionale farà tabula rasa dei commissari nominati da Rosario Crocetta nelle ex' Province. Tranne che per i sindaci metropolitani di Palermo e Catania, Leoluca Orlando ed Enzo Bianco, riabilitati dalla recente pronuncia del Tar, sarà un turn over quasi integrale. Ufficialmente Nello Musumeci non si pronuncia. Con l'assessore agli Enti locali, Bernadette Grasso, fa sapere solo della 'proroga al 15 gennaio dei commissari che di fatto sarebbero decaduti ieri. Restano dunque in carica i vertici della Città metropolitana di Messina (Francesco Calanna) e dei Liberi consorzi di Agrigento (Giuseppe Marino), Caltanissetta (Rosalba Panvini), Ragusa (Dario Cartabellotta), Siracusa (Giovanni Arnone) e Trapani (Francesco Messineo).  Ma la lista dei nuovi commissari è in via di definizione. Qualcuno, nel centrodestra, avrebbe esternato la predilezione per «scelte politiche». Ma Musumeci è convinto di impostare lo spoil system su altri profili: ex dirigenti, ex direttori o segretari generali, ma anche magistrati in pensione. Pochissime le indiscrezioni che trapelano. Fra queste, alcune riguardano rotò Piazza (ex segretario a Caltagirone, apprezzato dal sindaco musumeciano Gino Ioppolo), che tornerebbe a Ragusa dov'è già stato direttore generale della Provincia. Ma c'è anche Peppino Alecci, ex capo dell'Ispettorato agrario di Catania e di Ragusa. Fra i burocrati qiiotati spicca il nome di Paola Gargano Galatà, già ai vertici dell'Apt e dell'Urega di Catania, prima di essere nominata (da Crocetta' unico "neo" curriculare ... ) commissario della Provincia. Ma, nelle chiacchiere dei big del centrodestra, anche un sondaggio sulla futura disponibilità dell'ormai ex procuratore generale di Catania, Salvatore Scalia, per il ruolo di commissario e per altri incarichi delicati. Il punto non è chi traghetterà le ex Province, ma verso dove. Il progetto di Musumeci, che come primo atto del nuovo governo, ha già proposto ricorso alla Consulta contro l'impugnativa del governo nazionale sulla legge regionale 11/2017 che lo scorso agosto re introdusse l'elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri. Il governatore ha più volte espresso l'idea di un ritorno al futuro. "Resuscitare" le vecchie Province, arricchendole di nuove competenze su pianificazione urbanistica, edilizia popolare al posto degli lacp, Motorizzazione, riserve naturali, turismo. «Questa legge (la Delrio, ndr) non mi piace. Noi - ha detto al congresso di #DiventeràBellissima - riteniamo che il presidente debba essere eletto dal popolo e non dai partiti». Rivelando che «per le Province si potrebbe votare a settembre o ottobre». Ma, fra i desiderata del presidente e il futuro, di mezzo c'è la pronuncia della Corte costituzionale sull'impugnativa di Palazzo Chigi. E l'amaro presente. Il Libero consorzio di Siracusa, buco stimato in 60 milioni, da ieri ufficialmente non ha i soldi per pagare gli stipendi ai 500 dipendenti. E da oggi sono in ferie forzate i 100 lavoratorii della partecipata Siracusa Risorse. Il che significa: stop al trasporto dei disabili e alla manutenzione di scuole e strade.  Twitter: @MarioBarresi

Blog Sicilia

Commissari prorogati fino a giugno per l'ex Province, poi gli organi intermedi torneranno al voto forse in autunno

Dopo l'azzeramento il governo regionale pensa di fare tornare in vita le Province, almeno per quanto riguarda la sceta da parte dei cittadini dei loroamministratori. Oggi verrà presentato l'elenco delle nuove nomine per il ruolo di commissario dei Liberi Consorzi.
Il primo atto di una manovra che vedrà il traguardo a giugno: il governo regionale ritiene che per allora potrà essere nelle condizioni di indire le nuove elezioni e ridar vita così alle vecchie Province.
I vecchi commissari sono scaduti a San Silvestro e quindi fino alle nuove nomine le ex Province sono prive di guida. L'assessore agli Enti Locali, la forzista Bernadette Grasso, ha già fissato un incontro con Musumeci per oggi e da lì uscirà il nuovo assetto. Secondo le indiscrezioni circolate, oggi potrebbe arrivare una mini proroga di 15 giorni per i commissari uscenti, per evitare il black out amministrativo. Poi è inevitabile che l'asse Forza Italia-Musumeci spazzi via il vecchio assetto di ispirazione Crocetta-Pd: nessuno dei commissari uscenti dovrebbe essere confermato in incarichi duraturi.
Le nuove nomine dureranno fino a fine giugno. Finora la scelta è caduta su funzionari della Regione, per lo più in pensione, ma la platea dei prescelti potrebbe diventare più vasta e comprendere anche segretari generali degli enti locali, dirigenti statali e altre figure. Il punto è che il groviglio di norme che dal 2014 a oggi ha modificato ben 8 volte la regolamentazione delle Province porterà in ogni caso a un caos amministrativo. In primis va ricordato che i nuovi commissari si insedieranno solo nei sei Liberi Consorzi (Agrigento, Enna, Caltanissetta, Siracusa, Ragusa e Trapani) mentre nelle tre città metropolitane saranno in vigore altri due assetti diversi. A Palermo e Catania sono da poco tornati in sella i vecchi sindaci metropolitani, Orlando e Bianco, che però hanno il ruolo di vertice politico ma convivono con un commissario che sostituisce i mai nati consigli metropolitani. Ma se a Palermo e Catania i due sindaci metropolitani sono tornati in sella grazie al Tar, che ha ribaltato le ultime decisioni di Crocetta, a Messina questo non è avvenuto: Renato Accorinti non ha fatto ricorso contro la scelta di commissariare la città metropolitana dello Stretto e dunque lì resta un commissario (Francesco Calanna).
Dunque probabilmente fra oggi e i prossimi giorni le ex Province saranno così regolate: nuovi commissari a Enna, Agrigento, Trapani, Siracusa, Ragusa e Caltanissetta, vecchio commissario a Messina e sindaci metropolitani privi di reali poteri a Palermo e Catania. Una situazione che resterà tale almeno fino all'estate. Perchè questa attesa? Perchè Nello Musumeci non ha mai nascosto la sua volontà di riportare in vita le Province così come erano prima della riforma di Crocetta. E per farlo deve attendere il via libera della Consulta alla quale la Regione si è appellata impugnando a sua volta l'impugnativa del Consiglio dei Ministri rispetto alla legge regionale varata ad agosto e pubbliata a settembre. È una legge che fu spinta proprio da Musumeci e Forza Italia. Ma il governo nazionale ha impugnato questa norma tentando di mantenere la Sicilia agganciata al modello nazionale. Musumeci, che a fine anni Novanta è stato presidente della Provincia di Catania, appena insediatosi a Palazzo d'Orleans ha deciso di far costituire la Regione in giudizio davanti alla Consulta per difendere la possibilità di ridar vita alle vecchie Province.
La pronunzia della Corte Costituzionale è attesa per l'estate: se sarà a favore della Regione, in autunno ci saranno le elezioni per le Province altrimenti si aprirà un altro grande caos. Perchè automaticamente tornerebbe in vigore la penultima riforma di Crocetta, quella che prevede l'elezione indiretta dei soli presidenti dei sei Liberi Consorzi. Mentre le città metropolitane resterebbero automaticamente gestite dal sindaco del capoluogo corrispondente ma dovrebbero a loro volta eleggere il consiglio metropolitano in via indiretta (cioè facendo votare i consiglieri dei Comuni associati).
Il governo non fa mistero intorno al suo piano: «Noi vogliamo tornare all'elezione diretta e per questo abbiamo deciso di resistere all'impugnativa dello Stato davanti alla Consulta - ha illustrato ieri la Grasso - ma nell'attesa le Province non possono restare nel limbo e Roma deve consentirci di rimettere in piedi il sistema non solo dal punto di vista organizzativo ma anche da quello economico».
E questa è l'altra partita che si aprirà in questi giorni. Musumeci, la Grasso e l'assessore all'Economia Gaetano Armao sono in pressing sul governo nazionale per ottenere uno sconto sulle tasse che le Province pagano allo Stato: si chiama prelievo forzoso ed è una sorta di contributo che questi enti versano per l'equilibrio del bilancio nazionale. Solo che anche per il 2018 è stato quantificato in 197 milioni: è la somma che dovrebbero versare sia i sei Liberi Consorzi che le tre città metropolitane. Il punto è però che questi enti incassano in tutto dalla Regione 91 milioni, dunque anche per il 2018 è previsto che vadano in rosso per 106 milioni. Un replay di quanto accaduto nel 2016 e 2015. Senza soldi - è la sintesi di una relazione che la Grasso ha già inviato a Musumeci - questi enti sono destinati al default. Anche perchè le varie riforme che si sono susseguite hanno via via restituito a Liberi Consorzi e Città Metropolitane le originarie funzioni delle Province (in particolare la gestione di scuole superiori e strade) ma senza dirottare i fondi necessari. Anche per questo motivo Musumeci vorrebbe portare all'Ars una legge che ridiscuta le funzioni di questi enti. Da qui il flop di enti che contano oltre seimila dipendenti e centinaia di precari. A Enna, Caltanissetta e Siracusa ci sono ritardi di mesi sul pagamento degli stipendi. E proprio ieri a Siracusa è scoppiata una nuova emergenza. La partecipata Siracusa Risorse, che gravità nell'orbita del Libero Consorzio, è senza fondi ed è stata costretta a mettere in ferie forzate i 94 dipendenti. Ovviamente stop ai relativi servizi, che riguardano proprio il trasporto disabili, la manutenzione delle scuole e delle strade.
Il commissario del Libero Consorzio, Giovanni Arnone, ha messo per iscritto che l'ente nel 2018 non è in condizioni di affrontare spese per servizi. Il buco già maturato dalla sola ex Provincia di Siracusa è di oltre 60 milioni. Una situazione che rispecchia quella di tutte le altre ex Province della Sicilia.

Gds.it

Ex Province: mini proroga ai commissari, poi le nuove nomine

L'anno del cambiamento. Così il presidente della Regione Nello Musumeci in un post su Facebook augura ai siciliani un buon anno. "Auguri di buona salute e di serenità, specie a chi soffre tra la disperazione e la rassegnazione. Sarà per la nostra Isola l'inizio del cambiamento, lento ma inevitabile". E ancora: "Per questo la sfida diventa difficile: troverò sulla mia strada affaristi, mafiosi, accattoni, ruffiani e politici senza scrupoli. Saprò dire tanti No! Ma ai siciliani perbene, al di là della loro appartenenza politica, chiedo di non lasciarmi da solo. Insieme - scrive Musumeci - ce la faremo". Intanto, il governo Musumeci ha subito dovuto prorogare i vertici dei Liberi Consorzi Comunali. Ieri, infatti, è scaduto il mandato dei sei commissari straordinari che hanno retto gli enti di area vasta in questi anni di 'vacatio', in attesa delle prossime elezioni. I commissari resteranno in carica fino a metà gennaio, come hanno deciso, secondo quanto si apprende da fonti della Regione, il governatore Nello Musumeci e l'assessore regionale alle Autonomie locali Bernadette Grasso. Si è in attesa della decisione del presidente della Regione sulle nuove nomine. Difficile che Musumeci proceda ad una ulteriore proroga degli uscenti e prende sempre più corpo l'ipotesi di nuovi commissari prima che le ex Province tornino all'elezione diretta di presidenti e consiglieri così come ha deciso l'Assemblea siciliana con la legge dello scorso 8 agosto, tra l'altro impugnata dal governo nazionale perché in contrasto con la legge Delrio. Come primo atto del nuovo governo, Musumeci ha deciso di proporre ricorso alla Consulta contro l'impugnativa del governo ma al momento sul tappeto c'è l'ordinaria amministrazione di questi enti che sono commissariati da cinque anni e qualcuno anche da sei.

Livesicilia.it

Assessori, emergenze ed elezioni
Il nuovo anno inizia col "botto"

Dopo i botti, un inizio d'anno scoppiettante. Nei prossimi mesi, infatti, per il governo e il parlamento regionali, sono tante le sfide, gli appuntamenti e gli ostacoli.

A cominciare proprio dalla giunta di Nello Musumeci. Che ha già perso un pezzo. E che dovrà quindi cercare, in fretta, il successore di Vincenzo Figuccia. Anche perché l'assessorato lasciato vuoto dal deputato centrista non è certamente il più tranquillo, oggi. All'Energia, che si occupa di acqua e rifiuti, infatti, è sempre - ancora oggi - emergenza. Tra differenziata a picco, discariche stracolme e ipotesi di termovalorizzatori, quella poltrona è scottante e scomoda. Ma bisognerà trovare presto una guida di quel ramo dell'amministrazione. E già da esponenti di partiti della maggioranza circola qualche nome: quello del dirigente generale Salvo Cocina e quello del docente universitario Aurelio Angelini. Si vedrà.
Anche perché, nel frattempo, Nello Musumeci potrebbe essere costretto a cercare non un solo assessore, bensì due. Come era stato, del resto, ampiamente annunciato, Vittorio Sgarbi non si è detto certo di proseguire a lungo la propria avventura nel governo regionale. "Mi piace stare in Sicilia - ha detto - è più divertente stare qui. Ma non so ancora cosa farò in futuro, devo decidere come affrontare la campagna elettorale per le politiche. Non so se continuerò a fare l'assessore o se tornerò a Roma". Per i Beni culturali si "scalda" già Alessandro Aricò, ma potrebbe non essere l'unico nome in corsa.
Proprio le elezioni politiche, poi, rappresenteranno un altro passaggio fondamentale per il futuro delle istituzioni siciliane. Sia nel centrodestra che nel centrosinistra, infatti, il voto (e prima ancora la stessa composizione delle liste) potrebbe portare nuove divisioni e nuovi avvicinamenti, nuove tensioni e fusioni. A partire, ad esempio, dai rapporti tra Forza Italia e i partiti "di destra" che compongono la coalizione a sostegno di Musumeci. Già in qualche occasione, infatti, nelle scorse settimane, Lega e Fratelli d'Italia hanno preso le distanze da alcune dichiarazioni del coordinatore azzurro Gianfranco Micciché, e dagli accordi politici tra i berlusconiani e il Pd per l'elezione dei rappresentanti nel Consiglio di presidenza. La spia, forse, di un malessere latente che potrebbe emergere proprio nel corso di una campagna elettorale che si prospetta caldissima. Dinamiche che potrebbero ovviamente produrre qualche conseguenza anche nel governo e nella maggioranza. Stesse incognite nel Pd, dove le Politiche rischiano di rendere ancora più ampie le distanze tra un pezzo di classe dirigente (quella più riferibile ai Ds) e un altro (quello dei 'renziani'). Si vedrà.
Nel frattempo, in Sicilia potrebbero tornare anche le elezioni delle risorte Province. Serve ancora un passaggio legislativo, ma il governo Musumeci sembra intenzionato a confermare la propria idea - approvata pochi mesi fa dall'Ars - di ripristinare il voto diretto negli enti. "Penso anche - ha detto il governatore - che proprio alle Province possano essere trasferite alcune competenze, come quelle riguardante i rifiuti".
Prima di allora, però, il parlamento siciliano dovrà mettersi a lavorare sodo. Perché i problemi sono tanti. E alcuni di questi trovavano già una prima risposta nell'esercizio provvisorio, prima che venissero stralciate molte norme, da quelle per i disabili a quelle per i precari, passando per i lavoratori delle partecipate. Tutte emergenze che il governo e l'Ars dovranno affrontare fin dai primi giorni del nuovo anno. E insieme a queste, l'emergenza delle emergenze. La scelta di approvare l'esercizio provvisorio per tre mesi, infatti, ha solo rimandato l'esame del bilancio e della Finanziaria. Una manovra che sarà condizionata anche dai dubbi sul bilancio regionale, legati anche a un deliberazione della Corte dei conti relativa alle anticipazioni, oltre alle altre ombre apparse in occasione dell'ultima, sofferta, parifica. Entro marzo bisognerà approvare tutto. Quando la Sicilia avrà già visto cambiare un assessore o forse due, e l'identikit del parlamento nazionale verso il quale guardano molti politici siciliani.

Ex province, caos a Siracusa
A rischio i servizi di pubblica utilità

Inizia con la certificazione di uno stato terminale l'anno nuovo per il Libero consorzio di Siracusa. Dal primo gennaio 2018 sospesi i servizi della società partecipata, Siracusa risorse, e 94 dipendenti in "ferie forzate". Stop ai servizi di pubblica utilità, tra i quali: il trasporto disabili, la manutenzione nelle scuole, il diserbo stradale. Lo ha comunicato, con una Pec alla società partecipata dell'ente, il commissario straordinario Giovanni Arnone, motivando così il provvedimento: "In considerazione della grave situazione finanziaria, della mancanza di certezze nell'ammontare dei trasferimenti regionali e statali a sostegno delle attività istituzionali dell'ente, nonché del permanere del prelievo forzoso da parte dello Stato sulle entrate già spettanti alle ex Province regionali, questo Libero consorzio comunale di Siracusa non è, allo stato attuale, nelle condizioni di prevedere la possibilità di affrontare per l'esercizio finanziario 2018 il finanziamento della spesa necessaria per l'affidamento di servizi alla propria Partecipata". Spesa che ammonterebbe a 3,5 milioni.La società ha comunicato ai propri dipendenti le ferie forzate da giorno 2. "Un decreto d'urgenza per il Libero consorzio di Siracusa" è quanto chiedono i sindacati alla Regione siciliana. La reazione arriva per voce dei segretari generali Cgil e Filcams di Siracusa, Roberto Alosi e Stefano Gugliotta: "Riteniamo gravissimo questo provvedimento di sospensione della Partecipata, che quantomeno, si sarebbe dovuto gestire di concerto con la Regione siciliana. Il rischio è di causare il fallimento della Siracusa risorse, azienda del terziario che non può avere alcun ammortizzatore sociale per i lavoratori sospesi. Auspichiamo - proseguono - che la deputazione regionale siracusana chieda al governo regionale, una decretazione d'urgenza, per evitare il defaut del Libero consorzio di Siracusa, con le inevitabili conseguenze per l'occupazione tanto della Partecipata quanto dell'ente".
Difatti dal primo gennaio non ci saranno nemmeno i soldi per pagare gli stipendi agli oltre 500 dipendenti della ex Provincia. Il buco totale dell'ente ammonta a 60 milioni di euro. I contenziosi con enti pubblici e privati hanno portato già a decreti ingiuntivi che solo un mese fa avevano determinato il pignoramento, da parte della Tesoreria, delle somme destinate agli stipendi dei dipendenti. Da due anni l'ente non paga le bollette di luce, acqua e telefoni, né gli affitti delle scuole. La crisi, è risaputo, comincia con la mancata riforma Crocetta: da una parte sono venuti a mancare i trasferimenti dello Stato per gli enti di area vasta, dall'altra però lo stesso Stato ha mantenuto il prelievo forzoso. "Dal primo marzo si prende tutte le entrate", spiega lo stesso commissario straordinario Arnone. Che aggiunge: "La situazione è gravissima a Siracusa ma è grave anche altrove. Il prelievo forzoso sta costringendo al dissesto finanziario". E ancora: "Non abbiamo certezze finanziarie: in queste condizioni non c'era alcuna possibilità di garantire i 3,5 milioni per commissionare servizi alla Partecipata". D'altronde l'incertezza, da domani, è anche sulla stessa guida dei Liberi consorzi. Oggi scade il mandato per i commissari straordinari, mentre la proroga è stata solo annunciata ma non è mai arrivata. "Su questo non abbiamo notizie né formali né informali - conclude Arnone -. Non c'è alcun decreto che sancisca per noi commissari la ripresa dell'attività dal primo gennaio"  

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