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Rischio neve sulle strade agrigentine, varato il piano di
emergenza
„
l commissario straordinario del Libero consorzio
comunale di Agrigento, Giuseppe Marino, ha approvato il Piano
emergenza neve.
Lo strumento è stato redatto dal gruppo di lavoro composto dal
direttore di area tecnica Fabrizio Caruana,
dall'ingegnere Michelangelo Di Carlo e dai funzionari tecnici
Eduardo Salemi, Giuseppe Mattaliano, Calogero Volpe e Gaetano
Alongi dell'ufficio Infrastrutture stradali e dai funzionari Marzio
Tuttolomondo e Pasquale Sorce dell'ufficio di Protezione Civile.
Il piano riassume le competenze del Libero Consorzio e le
procedure finalizzate a rendere tempestive le operazioni di
soccorso e di ripristino di tutti i servizi pubblici sul territorio
provinciale. Nel Piano inoltre sono elencate le strade
provinciali sensibili al rischio neve. Si tratta di alcune strade dei
comparti centro-nord e ovest che negli anni passati sono state più
volte temporaneamente interdette al traffico causa neve.
Ecco alcuni tratti: nel comparto centro-nord: SP 24-B S.Giovanni
Gemini-S.Stefano di Quisquina (SS118), SP 25
Mussomeli-Soria-Tumarrano-confine provincia di Caltanissetta, SP 26-A
Cammarata-confine provincia di Palermo, SP 26-C Santo Stefano
Quisquina-confine provincia di Palermo, SPC 31 ex consortile
Cammarata verso Casteltermini, SPC 39 Soria-Casalicchio, SPC 40
Salina-Menta, più altre strade a rischio medio-basso. Nel comparto
ovest: SP 34 Bivio Tamburello-Bivona (tratto stradale lato
Bivona), SP 36 Bivio SS 115-S. Anna-Bivio Caltabellotta, SP 37
Sciacca -Caltabellotta-San Carlo, SP 69 Sambuca-Adragna.
Elezioni, fra new entry e politici di razza ecco tutti i
candidati a Camera e Senato
„
Mentre molti gli agrigentini stanno ancora cercando di capire
significato e portata dei termini "uninominale" e
"proporzionale", le parole più inflazionate degli
ultimi giorni, le liste sono state presentate. Fra gli agrigentini in
campo, ci sono alcuni politici di razza, come Decio Terrana di Grotte
(Noi con l'Italia) e Vincenzo Giambrone (Forza Italia), attualmente
sindaco di Cammarata. Ma vi sono anche delle new entry come Calogero
Pisano (Fratelli d'Italia), Giusi Bartolozzi e Marcello Fattori -
entrambi di Forza Italia - . E vi è poi la già polemizzata - dallo
stesso Pd - candidatura di Giuseppe Sodano, figlio dell'ex sindaco di
Agrigento e del senatore Calogero Sodano. Adesso, è il momento della
campagna elettorale.
Uninominale
Camera
Centrosinistra: Giuseppe Sodano; M5s: Michele Sodano; Leu:
Bianca Gazzetta; Centrodestra: Calogero Pisano.
Senato
Centrosinistra: Maria Iacono; M5s: Gaspare Marinello; Leu:
Calogero Zammuto; Centrodestra: Vincenzo Giambrone.
proporzionale
Senato. Sicilia occidentale
Forza Italia: Renato Schifani, Urania Papatheu,
Nitto Palma, Domitilla Giudice. Pd: Davide Faraone,
Teresa Piccione, Paolo Ruggirello, Maria Iacono. M5s:
Antonella Campagna, Vincenzo Santangelo, Cinzia Leone, Fabrizio
Trentacoste. Noi con l'Italia: Ester Bonafede, Decio
Terrana, Vita Rotolo, Fabio Bongiovanni. Fratelli d'Italia:
Isabella Rauti, Adolfo Urso, Margherita Lanza di Scalea, Raoul Russo.
Leu: Pietro Grasso, Mariella Maggio, Fabrizio
Bocchino, Teresa Monteleone. Lega: Giulia Bongiorno,
Santo D'Alcamo, Patrizia Battello, Gioacchino Picone.
Camera. Collegio Gela-Agrigento-Mazara
Pd: Daniela Cardinale, Marco Campagna, Teresa
Diadema, Angelo Galanti. Forza Italia: Giusi
Bartolozzi, Andrea Mineo, Vanessa Sgarito, Marcello Fattori. M5s:
Azzurra Cancelleri, Filippo Perconti, Rosalba Cimino, Dino Terrana.
Leu: Bianca Guzzetta, Cesare Lo Leggio, Dafne
Rimmaudo, Nicolò Asaro. Lega: Alessandro Pagano,
Anna Maria Sciangula, Loreto Ognibene, Alessandra Cascio. Fratelli
d'Italia: Carolina Varchi, Calogero Pisano, Elvira Amata,
Michele Ricotta.
Livesicilia
Partiti addio, fine di un'era
Meglio i
fedelissimi che i voti
Quelle del 4 marzo saranno le
prime elezioni politiche dell'era post-partitica. Il
processo di transito dalla stagione dei partiti a quello dei gruppi
organizzati attorno a un caudillo indiscusso trova a questo giro il
suo completamento. Con lo sdoganamento definitivo di un sistema
oligarchico di selezione dei parlamentari, fondato per lo più
esclusivamente sul criterio della fedeltà. E basta scorrere
rapidamente i nomi in corsa in Sicilia per rendersene conto. Almeno
un paio di partiti di una certa consistenza elettorale avevano
resistito a questo processo in atto da anni in Italia. Uno
era la Lega, organizzata sul territorio, con una sua classe dirigente
e una struttura di potere scalabile. L'avvento di Matteo Salvini ha
modificato il dna del Carroccio, tramutandolo in tempi molto rapidi
in un altro partito personale (basta guardare al "caso" Maroni
per avere un'idea). L'altro era il Partito democratico. Che con la
formazione delle liste ha perfezionato la sua mutazione genetica in
partito del leader. Una sorta di "Noi con Renzi", scriveva ieri
Antonio Polito, che punta a blindare al massimo la rappresentanza
parlamentare della prossima legislatura, lasciando le briciole alle
altre anime del partito, alleati inclusi.
In passato
il Partito democratico, anche in omaggio all'attributo del suo nome,
aveva corretto il sistema delle liste bloccate attraverso lo
strumento delle primarie. Le consultazioni al gazebo, con
tutti i loro limiti, rappresentavano un mezzo di legittimazione
democratica dei candidati, in qualche modo limitando la natura
oligarchica della designazione dall'alto . A questo giro, il Pd di
Renzi s'è ben guardato da organizzare i gazebo, distribuendo ai suoi
fedelissimi i posti blindati. Certo, cinque anni fa Pierluigi
Bersani fece praticamente la stessa cosa, ma allora i
candidati passarono almeno dal gazebo, e non solo dalle quattro mura
dell'ufficio-bunker che ha partorito le candidature questa volta.
E
così i mal di pancia sono esplosi in Sicilia. Con candidati
mandati a fare i portatori d'acqua nei collegi uninominali - dati
per persi da tutti i sondaggi - che si sono tirati indietro. Con
fedelissimi blindati nei posti utili, dove non solo le minoranze ma
anche le correnti e correntine alleate non hanno toccato palla (con
l'eccezione dell'orfiniano Raciti). E con l'inedita mossa di cambiare
i presentatori delle liste (per evitare il rischio di sabotaggio, o
cosa?), lasciando fuori dalla procedura il partito regionale. Un
dettaglio che già da solo fotografa il de profundis per una certa
idea di partito.
Il prezzo da pagare alle urne potrà
pure essere salato. L'apparato è demotivato e spaccato, i
territori lamentano di non essere stati ascoltati e in alcuni casi
mortificati, qualcuno come Rosario Crocetta si muove già per fare
campagna contro. Sia chiaro, avere fatto fuori una certa nomenclatura
usurata e stagionata potrebbe anche portare giovamento a Renzi. E
diciamolo, non è che ci siano tutti questi fuoriclasse della
politica tra i parcheggiati dai disciplinati capibastone del
segretario. Ma il ricambio che premia fedelissimi senza consenso (o
con quattro voti, di numero) o prodotti del centrodestra che fu o
magari candidati spinti dalle vecchie volpi della politica non è
probabilmente il mantenimento della promessa della rottamazione.
E
così non è da escludere che alle urne si possa pagare il prezzo
delle scelte del segretario. Magari perdendo un po'
di voti. D'altronde, tutti i sondaggi danno il Pd a
percentuali abbastanza ridimensionate rispetto al passato. Ma nel
nuovo schema dei partiti personali, con un sistema elettorale
studiato per garantire l'ingovernabilità, il calcolo dei
leader, si chiamino Renzi o Di Maio o Berlusconi o Salvini,
privilegia la fedeltà al risultato: meglio una manciata di
deputati in meno ma con un plotone superblindato di fedelissimi che
un gruppo più largo dove "traditori" e dissidenti possano fare
le scarpe al capo. D'altronde,
da Angelino Alfano all'allegra "ditta" di Bersani, D'Alema
Co., gli ultimi anni hanno vissuto proprio di questo copione. E i
"capi" prendono le loro contromosse.
È
lo schema applicato, e certo non può stupire, anche da Forza Italia,
che sta calando in Sicilia un carico di "parenti di" senza
precedenti. Anche Liberi e Uguali non si è discostato dallo schema,
evitando forme di consultazione degli elettori e imponendo dall'alto
i suoi nomi. È la politica post-partitica. La fine di un'era.
Grandangoloagrigento.it
elezioni politiche
Agrigento, i giovani democratici si
autosospendono: "Candidati che nulla hanno a che fare con la nostra
storia"
"Abbiamo chiesto, nel rispetto del
nostro statuto e dei valori di pluralità che ne stanno alla base, un
legittimo coinvolgimento dei territori, dei loro militanti e
dirigenti. Lo abbiamo fatto nelle sedi opportune e di tutti i
livelli, perché è così che in un partito "democratico"
dovrebbero essere affrontate e decise le vicende di una comunità.
Fino alla fine abbiamo sperato che la segreteria nazionale potesse
prendere in considerazione le nostre legittime richieste.Oggi,
invece, ci ritroviamo costretti dal Partito Democratico a sostenere
nella nostra provincia, candidati che nulla hanno in comune con la
nostra storia politica, con i nostri ideali, con la nostra militanza.
Il metodo messo in campo dal nostro segretario Matteo Renzi è
inammissibile ed inaccettabile.In questi mesi abbiamo assistito ad
una predominanza dei "fedelissimi", su una comunità che ha come
principi cardine l'unità e la condivisione.Come si può ignorare
tutto questo? In una notte, ciò per cui il PD esiste, per cui il PD
è nato, è stato spazzato via, calpestato da una logica figlia di un
modo di intendere la politica che non ci appartiene. Non possiamo
accettare tutto questo. Non lo accettiamo perché è una enorme
mancanza di rispetto verso tutti quei militanti che da anni
sacrificano il loro tempo per questo partito. Piuttosto che scrivere
a malincuore queste righe, avremmo voluto partecipare ad una campagna
elettorale che tramite la celebrazione delle primarie, come da
statuto, ci avesse resi partecipi nella scelta dei nostri
rappresentanti. Cosa è rimasto di quel Partito Democratico che
ha acceso la nostra passione verso la politica? Il segretario
nazionale, da sempre, si candida ad essere il riferimento delle nuove
generazioni ma ad oggi, l'unico dato che emerge è la scarsa
fiducia dei giovani verso questo partito anche e soprattutto nella
provincia con il più alto tasso di emigrazione giovanile. Non
possiamo e non vogliamo fare campagna elettorale per il "Partito di
Renzi". Per queste ragioni, i Giovani Democratici della federazione
di Agrigento, si autosospendono. Voteremo Partito Democratico
perché, nonostante tutto, siamo convinti che rimanga l'unica
proposta seria per il Paese, ma non parteciperemo attivamente alla
campagna elettorale. Questa è la posizione dei Giovani
Democratici della provincia di Agrigento, consapevoli di dare voce a
tanti simpatizzanti, militanti e dirigenti. Questo documento è
rivolto a chi ha compiuto queste scelte ingiuste verso la nostra
comunità ma soprattutto a tutti i militanti e dirigenti di ogni
provincia che non le condividono. A questi ultimi chiediamo di unirsi
a noi per far rispettare la nostra storia, fatta di valori non
negoziabili. Questa scelta è inevitabile. E d'altronde,
l'unica che può riuscire a far capire quanto sia lontana la base
da questo Partito Democratico."