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rassegna stampa del 30 gennaio 2018

Agrigentonotizie.it

Rischio neve sulle strade agrigentine, varato il piano di emergenza
l commissario straordinario del Libero consorzio comunale di Agrigento, Giuseppe Marino, ha approvato il Piano emergenza neve.  Lo strumento è stato redatto dal gruppo di lavoro composto dal direttore di area tecnica Fabrizio Caruana, dall'ingegnere Michelangelo Di Carlo e dai funzionari tecnici Eduardo Salemi, Giuseppe Mattaliano, Calogero Volpe e Gaetano Alongi dell'ufficio Infrastrutture stradali e dai funzionari Marzio Tuttolomondo e Pasquale Sorce dell'ufficio di Protezione Civile. Il piano riassume le competenze del Libero Consorzio e le procedure finalizzate a rendere tempestive le operazioni di soccorso e di ripristino di tutti i servizi pubblici sul territorio provinciale. Nel Piano inoltre sono elencate le strade provinciali sensibili al rischio neve. Si tratta di alcune strade dei comparti centro-nord e ovest che negli anni passati sono state più volte temporaneamente interdette al traffico causa neve. Ecco alcuni tratti: nel comparto centro-nord: SP 24-B S.Giovanni Gemini-S.Stefano di Quisquina (SS118), SP 25 Mussomeli-Soria-Tumarrano-confine provincia di Caltanissetta, SP 26-A Cammarata-confine provincia di Palermo, SP 26-C Santo Stefano Quisquina-confine provincia di Palermo, SPC 31 ex consortile Cammarata verso Casteltermini, SPC 39 Soria-Casalicchio, SPC 40 Salina-Menta, più altre strade a rischio medio-basso. Nel comparto ovest: SP 34  Bivio Tamburello-Bivona (tratto stradale lato Bivona), SP 36 Bivio SS 115-S. Anna-Bivio Caltabellotta, SP 37 Sciacca -Caltabellotta-San Carlo, SP 69 Sambuca-Adragna.

Elezioni, fra new entry e politici di razza ecco tutti i candidati a Camera e Senato

„ Mentre molti gli agrigentini stanno ancora cercando di capire significato e portata dei termini "uninominale" e "proporzionale", le parole più inflazionate degli ultimi giorni, le liste sono state presentate. Fra gli agrigentini in campo, ci sono alcuni politici di razza, come Decio Terrana di Grotte (Noi con l'Italia) e Vincenzo Giambrone (Forza Italia), attualmente sindaco di Cammarata. Ma vi sono anche delle new entry come Calogero Pisano (Fratelli d'Italia), Giusi Bartolozzi e Marcello Fattori - entrambi di Forza Italia - . E vi è poi la già polemizzata - dallo stesso Pd - candidatura di Giuseppe Sodano, figlio dell'ex sindaco di Agrigento e del senatore Calogero Sodano. Adesso, è il momento della campagna elettorale.  Uninominale Camera Centrosinistra: Giuseppe Sodano; M5s: Michele Sodano; Leu: Bianca Gazzetta; Centrodestra: Calogero Pisano.  Senato Centrosinistra: Maria Iacono; M5s: Gaspare Marinello; Leu: Calogero Zammuto; Centrodestra: Vincenzo Giambrone.  proporzionale Senato. Sicilia occidentale Forza Italia: Renato Schifani, Urania Papatheu, Nitto Palma, Domitilla Giudice. Pd: Davide Faraone, Teresa Piccione, Paolo Ruggirello, Maria Iacono. M5s: Antonella Campagna, Vincenzo Santangelo, Cinzia Leone, Fabrizio Trentacoste. Noi con l'Italia: Ester Bonafede, Decio Terrana, Vita Rotolo, Fabio Bongiovanni. Fratelli d'Italia: Isabella Rauti, Adolfo Urso, Margherita Lanza di Scalea, Raoul Russo. Leu: Pietro Grasso, Mariella Maggio, Fabrizio Bocchino, Teresa Monteleone. Lega: Giulia Bongiorno, Santo D'Alcamo, Patrizia Battello, Gioacchino Picone. Camera. Collegio Gela-Agrigento-Mazara Pd: Daniela Cardinale, Marco Campagna, Teresa Diadema, Angelo Galanti. Forza Italia: Giusi Bartolozzi, Andrea Mineo, Vanessa Sgarito, Marcello Fattori. M5s: Azzurra Cancelleri, Filippo Perconti, Rosalba Cimino, Dino Terrana. Leu: Bianca Guzzetta, Cesare Lo Leggio, Dafne Rimmaudo, Nicolò Asaro. Lega: Alessandro Pagano, Anna Maria Sciangula, Loreto Ognibene, Alessandra Cascio. Fratelli d'Italia: Carolina Varchi, Calogero Pisano, Elvira Amata, Michele Ricotta. 


Livesicilia


Partiti addio, fine di un'era
Meglio i fedelissimi che i voti


Quelle del 4 marzo saranno le prime elezioni politiche dell'era post-partitica. Il processo di transito dalla stagione dei partiti a quello dei gruppi organizzati attorno a un caudillo indiscusso trova a questo giro il suo completamento. Con lo sdoganamento definitivo di un sistema oligarchico di selezione dei parlamentari, fondato per lo più esclusivamente sul criterio della fedeltà. E basta scorrere rapidamente i nomi in corsa in Sicilia per rendersene conto. Almeno un paio di partiti di una certa consistenza elettorale avevano resistito a questo processo in atto da anni in Italia. Uno era la Lega, organizzata sul territorio, con una sua classe dirigente e una struttura di potere scalabile. L'avvento di Matteo Salvini ha modificato il dna del Carroccio, tramutandolo in tempi molto rapidi in un altro partito personale (basta guardare al "caso" Maroni per avere un'idea). L'altro era il Partito democratico. Che con la formazione delle liste ha perfezionato la sua mutazione genetica in partito del leader. Una sorta di "Noi con Renzi", scriveva ieri Antonio Polito, che punta a blindare al massimo la rappresentanza parlamentare della prossima legislatura, lasciando le briciole alle altre anime del partito, alleati inclusi.

In passato il Partito democratico, anche in omaggio all'attributo del suo nome, aveva corretto il sistema delle liste bloccate attraverso lo strumento delle primarie. Le consultazioni al gazebo, con tutti i loro limiti, rappresentavano un mezzo di legittimazione democratica dei candidati, in qualche modo limitando la natura oligarchica della designazione dall'alto . A questo giro, il Pd di Renzi s'è ben guardato da organizzare i gazebo, distribuendo ai suoi fedelissimi i posti blindati. Certo, cinque anni fa Pierluigi Bersani fece praticamente la stessa cosa, ma allora i candidati passarono almeno dal gazebo, e non solo dalle quattro mura dell'ufficio-bunker che ha partorito le candidature questa volta.

E così i mal di pancia sono esplosi in Sicilia. Con candidati mandati a fare i portatori d'acqua nei collegi uninominali - dati per persi da tutti i sondaggi - che si sono tirati indietro. Con fedelissimi blindati nei posti utili, dove non solo le minoranze ma anche le correnti e correntine alleate non hanno toccato palla (con l'eccezione dell'orfiniano Raciti). E con l'inedita mossa di cambiare i presentatori delle liste (per evitare il rischio di sabotaggio, o cosa?), lasciando fuori dalla procedura il partito regionale. Un dettaglio che già da solo fotografa il de profundis per una certa idea di partito.

Il prezzo da pagare alle urne potrà pure essere salato. L'apparato è demotivato e spaccato, i territori lamentano di non essere stati ascoltati e in alcuni casi mortificati, qualcuno come Rosario Crocetta si muove già per fare campagna contro. Sia chiaro, avere fatto fuori una certa nomenclatura usurata e stagionata potrebbe anche portare giovamento a Renzi. E diciamolo, non è che ci siano tutti questi fuoriclasse della politica tra i parcheggiati dai disciplinati capibastone del segretario. Ma il ricambio che premia fedelissimi senza consenso (o con quattro voti, di numero) o prodotti del centrodestra che fu o magari candidati spinti dalle vecchie volpi della politica non è probabilmente il mantenimento della promessa della rottamazione.

E così non è da escludere che alle urne si possa pagare il prezzo delle scelte del segretario. Magari perdendo un po' di voti. D'altronde, tutti i sondaggi danno il Pd a percentuali abbastanza ridimensionate rispetto al passato. Ma nel nuovo schema dei partiti personali, con un sistema elettorale studiato per garantire l'ingovernabilità, il calcolo dei leader, si chiamino Renzi o Di Maio o Berlusconi o Salvini, privilegia la fedeltà al risultato: meglio una manciata di deputati in meno ma con un plotone superblindato di fedelissimi che un gruppo più largo dove "traditori" e dissidenti possano fare le scarpe al capo. D'altronde, da Angelino Alfano all'allegra "ditta" di Bersani, D'Alema  Co., gli ultimi anni hanno vissuto proprio di questo copione. E i "capi" prendono le loro contromosse. 

È lo schema applicato, e certo non può stupire, anche da Forza Italia, che sta calando in Sicilia un carico di "parenti di" senza precedenti. Anche Liberi e Uguali non si è discostato dallo schema, evitando forme di consultazione degli elettori e imponendo dall'alto i suoi nomi. È la politica post-partitica. La fine di un'era.

Grandangoloagrigento.it

elezioni politiche Agrigento, i giovani democratici si autosospendono: "Candidati che nulla hanno a che fare con la nostra storia"

"Abbiamo chiesto, nel rispetto del nostro statuto e dei valori di pluralità che ne stanno alla base, un legittimo coinvolgimento dei territori, dei loro militanti e dirigenti. Lo abbiamo fatto nelle sedi opportune e di tutti i livelli, perché è così che in un partito "democratico" dovrebbero essere affrontate e decise le vicende di una comunità. Fino alla fine abbiamo sperato che la segreteria nazionale potesse prendere in considerazione le nostre legittime richieste.Oggi, invece, ci ritroviamo costretti dal Partito Democratico a sostenere nella nostra provincia, candidati che nulla hanno in comune con la nostra storia politica, con i nostri ideali, con la nostra militanza. Il metodo messo in campo dal nostro segretario Matteo Renzi è inammissibile ed inaccettabile.In questi mesi abbiamo assistito ad una predominanza dei "fedelissimi", su una comunità che ha come principi cardine l'unità e la condivisione.Come si può ignorare tutto questo? In una notte, ciò per cui il PD esiste, per cui il PD è nato, è stato spazzato via, calpestato da una logica figlia di un modo di intendere la politica che non ci appartiene. Non possiamo accettare tutto questo. Non lo accettiamo perché è una enorme mancanza di rispetto verso tutti quei militanti che da anni sacrificano il loro tempo per questo partito. Piuttosto che scrivere a malincuore queste righe, avremmo voluto partecipare ad una campagna elettorale che tramite la celebrazione delle primarie, come da statuto, ci avesse resi partecipi nella scelta dei nostri rappresentanti. Cosa è rimasto di quel Partito Democratico che ha acceso la nostra passione verso la politica? Il segretario nazionale, da sempre, si candida ad essere il riferimento delle nuove generazioni ma ad oggi, l'unico dato che emerge è la scarsa fiducia dei giovani verso questo partito anche e soprattutto nella provincia con il più alto tasso di emigrazione giovanile. Non possiamo e non vogliamo fare campagna elettorale per il "Partito di Renzi". Per queste ragioni, i Giovani Democratici della federazione di Agrigento, si autosospendono.  Voteremo Partito Democratico perché, nonostante tutto, siamo convinti che rimanga l'unica proposta seria per il Paese, ma non parteciperemo attivamente alla campagna elettorale. Questa è la posizione dei Giovani Democratici della provincia di Agrigento, consapevoli di dare voce a tanti simpatizzanti, militanti e dirigenti. Questo documento è rivolto a chi ha compiuto queste scelte ingiuste verso la nostra comunità ma soprattutto a tutti i militanti e dirigenti di ogni provincia che non le condividono. A questi ultimi chiediamo di unirsi a noi per far rispettare la nostra storia, fatta di valori non negoziabili. Questa scelta è inevitabile. E d'altronde, l'unica che può riuscire a far capire quanto sia lontana la base da questo Partito Democratico."

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