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Rassegna stampa del 13 aprile 2018

 

Giornale di Sicilia

I nodi della regione seduta di pochi minuti per approvare una breve legge
L'Ars marcia a piccoli passi
Per le ex Province elezioni rinviate

Slitta a dicembre la scelta dei vertici, sempre che la Corte Costituzionale nel frattempo non cancelli la riforma. È solo il sesto provvedimento normativo varato in quattro mesi

Pochi minuti di seduta, appena sufficienti ad approvare la sesta legge della legislatura. Che altro non è se non l'ennesimo rinvio delle elezioni nelle Province o in ciò che ne resta dopo almeno 5 riforme. Se ne riparlerà fra il 15 ottobre e il 15 dicembre, delle Province, sempre che nel frattempo la Corte Costituzionale non cancelli la riforma di fine agosto che le ha riportate alla configurazione pre-Crocetta. Mancherebbero solo le elezioni dei presidenti: e proprio questo hanno deciso ieri i deputati, se ne riparla a fine anno. Lo hanno deciso in pochi e in pochi minuti. Il voto ha registrato appena 32 presenti su 70 onorevoli. Poi l'Ars ha chiuso i battenti, davanti agli studenti di un liceo palermitano che erano andati lì per vedere come lavora un Parlamento. Lo stesso Parlamento che tornerà a riunirsi martedì prossimo. E sarà appena la quinta seduta del mese. Le prime 4 non sono state proprio sedute fiume. L'11 aprile i 70 onorevoli hanno svolto due sedute, la prima è durata dalle 16,10 alle 16,11. La seconda un po' di più: dalle 16,25 alle 16,37. Dall'inizio del mese in tutto i parlamentari sono stati in aula 79 minuti (esclusi i pochi accumulati ieri). La legislatura è iniziata a metà dicembre, quando c'è stato il tempo solo di eleggere i vertici dell'Ars. Poi,  nei 102 giorni dall'inizio di gennaio aoggi, le sedute sono state in tutto 22 poco meno di una ogni 5 giorni. È vero anche che - come sempre ripete il presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè - il lavoro del Parlamento non si misura in minuti ma in leggi approvate. Quella di ieri è la sesta della legislatura: due sono stati gli esercizi provvisori (norme obbligatorie in assenza del bilancio, rinviato a fine aprile), altrettante sono state le norme tecniche come il rendiconto. L'unica legge in senso stretto è quella che ha cambiato il nome ad alcuni paesi siciliani: si intitola «Variazione di denominazione dei Comuni termali » e prevede che «i Comuni sede di insediamenti o bacini termali possano aggiungere la parola terme alla loro denominazione». Nulla di più. Era gennaio e nel frattempo il Parlamento è rimasto impantanato nella  Finanziaria. Che anche in questi giorni per la verità sta faticando a trovare la via dell'approvazione: in  commissione Bilancio mercoledì sera il testo spedito dal governo è stato «sezionato» e alcune delle misure principali - tra cui l'accorpamento di Ircac, Crias e Irfis - sono state stralciate per essere approvate in futuro in autonomi disegni di legge. Nel frattempo occorrerà trovare una maggioranza, visto che Musumeci non perde occasione di ripetere che in aula non ha i numeri per governare. Anche se per Giuseppe Milazzo, capogruppo di Forza Italia, il problema non è questo: «Non è vero che c'è la paralisi all'Ars. Abbiamo approvato il Documento di economia e finanza, l'esercizio provvisorio, e le commissioni stanno lavorando sulla Finanziaria. Lavorerebbero anche le commissioni speciali - Statuto, Antimafia e Randagismo - se solo i grillini fornissero i loro membri per completare gli organici». Milazzo nega che sia vera una delle tesi sostenute in questi mesi da grillini e Pd, che il governo stia mandando pochi disegni di legge all'Ars: sintomo di crisi fra giunta e maggioranza. «Non è vero - aggiunge Milazzo -. Il governo è stato impegnato sulle emergenze acqua e rifiuti. E ha inviato varie riforme che dovevano finire in Finanziaria e che ora viaggeranno invece in testi autonomi». Si vedrà. Intanto l'Ars è rimasta avvitata sulla questione portaborse. L'intera seduta della conferenza dei capigruppo di mercoledì è stata dedicata a discutere dell'ipotesi di riforma dei 300 contratti siglati in pochi mesi e contestati dalla Corte dei Conti. Ieri Sicilia Futura, che con i suoi due deputati finora ha dato un aiuto decisivo al centrodestra, ha messo i suoi paletti intervenendo sul derby fra i precari storici (i cosiddetti stabilizzati) e i nuovi portaborse. Una sola delle due categorie potrebbe sopravvivere dopo i tagli e per Nicola D'Agostino «gli stabilizzati vanno tutelati. Cosa diversa sono invece i portaborse ed il personale D6 su cui serve una stretta». Anche per questo però servirà una legge, che rischia di tenere impegnato il Parlamento dopo la Finanziaria per settimane così come è stato fra gennaio e febbraio quando all'Ars si è discusso solo dell'aumento di stipendio dei 177 dipendenti a tempo indeterminato. Un aumento bloccato dopo due mesi di trattative nelle quali non ci sono state altre leggi.

Musumeci: «Sugli inceneritori decidano i sindaci»
La cerimonia. Il presidente interviene alle Ciminiere di Catania, alla premiazione dei Comuni dell'Isola più virtuosi nella differenziata

Daniele Lo Porto
CATANIA
«Il governo regionale non è contrario agli inceneritori. I Comuni si associno e saranno legittimati a decidere quanti realizzarne nel territorio provinciale ». Il presidente della Regione, Nello Musumeci, chiarisce qual è l'orientamento di Palazzo d'Orleans sul tema dei rifiuti. «Gli amministratori locali, purtroppo, sono spesso ostaggi dei privati, titolari delle grandi discariche. Entro dicembre vogliamo redigere un piano regionale dei rifiuti efficiente, che renda autonomo e autosufficiente ogni territorio provinciale». Musumeci ha affrontato l'argomento a Catania, alle Ciminiere, nella giornata inaugurale del decimo salone «Progetto Comfort », che si occupa di ambiente, rifiuti, energia, fonti rinnovabili e bioedilizia,  del corso del quale sono stati premiati i Comuni più virtuosi. «Quasi la metà dei Comuni siciliani - sottolinea Musumeci - ha superato il 50 per cento di differenziata, ma la legge impone il 65. Ci sono dei picchi fino all'80 per cento, ma anche il dato negativo delle grandi città, a cominciare da Palermo, Catania e Messina con percentuali del 10 per cento o poco più». La polemica politica è sempre accesa. «Musumeci si vergogni, prende in giro i siciliani facendo passare il messaggio che sul fronte rifiuti la situazione è sotto controllo», dice il deputato regionale del M5S Giampiero Trizzino. «In Sicilia non esiste alcun piano regionale dei rifiuti», prosegue. «È stato adottato, ma non approvato, un provvedimento di carattere temporaneo, definito erroneamente per semplificare piano dei rifiuti, che non sblocca nemmeno un euro di fondi comunitari ». La replica del capogruppo di #diventeràbellissima: «A differenza del M5S, Nello Musumeci non fa demagogia né ha la presunzione di avere la bacchetta magica. Sin dall'inizio del suo mandato ha detto chiaramente che l'emergenza rifiuti in Sicilia è difficile e complessa da superare - ha dichiarato Alessandro Aricò -. La giunta regionale e il nuovo assessore Alberto Pierobon dopo i precedenti anni di stasi hanno messo in moto un meccanismo virtuoso, che per concretizzarsi esige inevitabilmente tempo, un iter burocratico, risorse economiche e soprattutto la collaborazione civica di tutti i siciliani per incrementare la raccolta differenziata». Alle Ciminiere la Cerimonia di premiazione regionale dei 146 Comuni virtuosi nel campo della Raccolta differenziata, sotto la regia di Salvo Cocina, dirigente dell'Ufficio speciale Rifiuti ed energia e del presidente di Progetto Comfort, Salvatore Peci. Sono 37 i Comuni che hanno superato la soglia del 65% di raccolta differenziata prevista per legge (nel 2016 erano 23), 71 Comuni si attestano tra il 50% e il 65% di raccolta differenziata (nel 2016 erano 51); altre amministrazioni hanno ricevuto una menzione speciale perché raggiungono alte performance dovute all'avvio della raccolta porta a porta. Tra i 38 Comuni oltre il 65%, primo assoluto Giardinello (Palermo), sesto Giuliana (Pa), seguito da Butera (Cl), Sambuca di Sicilia (Ag), mentre Joppolo Giancaxio (Ag) è dodicesimo, Ribera al diciassettesimo posto col 70,81. Tra i 70 Comuni oltre il 50% Alcamo ha ottenuto il primo posto con il 59,55% di differenziata, mentre Marsala il 55,16%, che le vale il terzo posto. Marsala è stata premiata perché è il primo Comune fra quelli più popolosi della Sicilia. «Abbiamo ridotto drasticamente - ha detto il vice sindaco di Marsala Agostino Licari, con delega alla Nettezza urbana, chiamato a ricevere il premio - il volume di rifiuti che alimenta un mondo grigio di interessi portati avanti dai gestori delle discariche, che finiscono per condizionare anche la Regione. La riduzione del quantitativo portato in discarica ha consentito anche di ridurre le tasse: un beneficio economico per i cittadini corretti, uno sprone per quelli che stentano ancora ad adeguarsi. In ogni caso, l'introduzione della tariffa puntuale farà in modo che ognuno avrà un interesse diretto a fare la differenziata». (*DLP*)

Inps. C'è la prima adesione di una banca, è l'Intesa San Paolo. L'istituto: ecco i criteri per ottenerlo, bisogna avere almeno 63 anni ed avere maturato 20 anni di contributi
Ape, si parte con il prestito per andare in pensione
Chi avesse intenzione di chiedere l'Ape volontaria, il prestito finanziario a garanzia pensionistica, da oggi può farlo: è infatti arrivata l'adesione della prima banca, Intesa Sanpaolo, al finanziamento del prestito che dovrebbe consentire a chi ha più di 63 anni di età e 20 di contributi di ritirarsi dal lavoro grazie a un reddito ponte da restituire al momento del pensionamento con una rata sulla propria pensione nel corso di 20 anni. L'Inps ha chiarito che i 20 anni di contributi necessari per ottenere il prestito devono essere maturati in una sola gestione. In pratica non sarà possibile quindi accedere all'Ape se si hanno ad esempio 18 anni di contributi nella gestione dei dipendenti privati e 18 in quella dei dipendenti pubblici mentre è possibile se si hanno contributi per lavoro dipendente e autonomo cumulati per almeno 20 anni. Non sono cumulabili con altre gestioni anche i contributi maturati nella gestione separata. La procedura è attiva e l'Inps ha spiegato che è rivolta a chi ha già ottenuto il riconoscimento del diritto all'Ape. Dovranno decidere velocemente soprattutto coloro che hanno intenzione di chiedere nella domanda gli arretrati (se hanno maturato il diritto tra il 1 maggio e il 18 ottobre 2017) perché dovranno farlo entro il 18 aprile. Il prestito potrà essere chiesto fino alla fine del 2019. Per chiedere il prestito bisogna avere almeno 63 anni di età (63 anni e cinque mesi dal 2019) ed essere distanti dalla pensione di vecchiaia non più di tre anni e sette mesi. Bisogna avere maturato almeno 20 anni di contributi e avere in prospettiva una pensione al netto della rata per la restituzione del prestito di almeno 1,4 volte il trattamento minimo (per il 2018 710,38 euro). L'Inps comunica il prestito minimo e massimo ottenibile tenendo conto del fatto che non si può superare la richiesta del 75% della pensione in caso di richiesta di durata del reddito ponte superiore a tre anni. La trattenuta sulla pensione (per 240 rate, 12 l'anno esclusa la tredicesima) tiene conto del capitale, del tasso di interesse, del costo del premio assicurativo contro il rischio di premorienza.

L'Unesco trampolino di successo
Cresce il turismo culturale  e la sua Bibbia è la listadei siti protetti dall'Unesco. Sempre di più sono i visitatori attratti dalle bellezze di questo genere, soprattutto stranieri, che organizzano un tour proprio per poter ammirare ciò che è stato inserito nella lista. E a volte dalle nostre parti c'è l'imbarazzo della scelta. Nel dettaglio attualmente la World Heritage List include 1.073 siti (832 beni culturali, 206 naturali e 35 misti) e l'Ita - lia è il Paese che ospita il maggior numero di siti Unesco: 53 in totale. Di questi, ben sette sono in Sicilia: la Valle dei Templi di Agrigento, la Villa del Casale di Piazza Armerina, l'Etna, le Isole Eolie, la Val di Noto, il cuore antico di Siracusa e il percorso arabo-normanno di Palermo, Cefalù e Monreale.Questi siti rappresentano il «the best of», secondo i criteri dell'Unesco. Sono cartoline strepitose, alle quali è stato riconosciuto un «valore universale eccezionale» da preservare nel tempo. La lista è lunga e diversificata: nel mondo si va dalla città imperiale di Thang Long-Hanoi in Vietnam ai monumenti storici  di Dengfeng in Cina, al sito archeologicodi Sarazm in Tagikistan: tutti a ricordarci che il paradiso è più vicino di quanto non si pensi. Il paradiso però l'abbiamo anche vicino a casa nostra, abitato e vissuto, e il riferimento, come detto, è ai nostri 7 siti siciliani «bollati » dall'Unesco (molti altri sono comunque in lista d'attesa). A questa particolarità è stato dedicato il libro «Sicilia sotto il segno dell'Unesco» (Erre Produzioni) di Aurelio Angelini, direttore della fondazione Patrimonio Unesco Sicilia, con fotografie di Lamberto Rubino. Palermo in particolare ha avuto il privilegio di avviare una nuova epoca di gestione tra i siti Unesco. Già prima del riconoscimento si è dovuta dotare di un piano di gestione e ha dovuto individuare risorse finanziarie, governance e un  comitato di pilotaggio. Prima tuttoquesto non era necessario, ma il futuro va in questa direzione. È fondamentale infatti che i siti siano protetti da traffico o mercatini e in questo il ruolo dell'amministrazione è fondamentale. Infatti il riconoscimento, almeno teoricamente, potrebbe anche essere revocato in presenza di gravi carenze o danni di coloro che sono chiamati a tutelarli.

Repubblica Palermo

Ex Province, il voto slitta ancora: l'Ars sposta l'elezione all'autunno

Doveva coincidere con le Amministrative di giugno. Invece slitta tutto al periodo fra ottobre e dicembre.
Le elezioni dei presidenti dei Liberi consorzi comunali e delle Città metropolitane si terranno in una domenica tra il 15 ottobre e il 15 dicembre. L'Assemblea regionale siciliana ha approvato il disegno di legge (con 29 voti favorevoli, su 32 votanti) che prevede lo slittamento della tornata elettorale, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità della reintroduzione del voto a suffragio diretto per l'elezione degli organi amministrativi. Nel resto d'Italia, invece, si è votato già con elezioni di secondo grado (votano soltanto sindaci e consiglieri comunali). Per questo motivo, la legge regionale fu impugnata dal Consiglio dei ministri. La legge approvata nel mese di agosto del 2017 prevedeva che le elezioni coincidessero con la tornata amministrativa del prossimo 10 giugno. In previsione della pronuncia della Corte Costituzionale, l'Aula ha approvato il rinvio delle elezioni al prossimo autunno. Il Movimento 5 stelle aveva presentato un emendamento che poi è stato ritirato. Il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, ha rinviato la seduta a martedì prossimo alle 16, che sarà preceduta dalla Conferenza dei capigruppo alle 15.

Ilsitodisicilia

Elezioni, per Liberi consorzi comunali e Città metropolitane si voterà tra ottobre e dicembre

Le elezioni dei presidenti dei Liberi consorzi comunali e delle Città metropolitane in Sicilia si terranno in una domenica tra il 15 ottobre e il 15 dicembre. Con 29 voti favorevoli su 32 votanti l'Assemblea regionale siciliana, infatti, ha approvato nel giovedì pomeriggio il disegno di legge che prevede lo slittamento della tornata elettorale, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità della reintroduzione del voto a suffragio diretto per l'elezione degli organi amministrativi. Nel resto d'Italia, invece, si è votato già con elezioni di secondo grado (votano soltanto sindaci e consiglieri comunali). Per questo motivo, la legge regionale fu impugnata dal Consiglio dei ministri. La legge approvata nell'agosto del 2017 prevedeva che le elezioni coincidessero con la tornata amministrativa del prossimo 10 giugno.
In previsione della pronuncia della Corte Costituzionale, l'Aula ha approvato il rinvio delle elezioni al prossimo autunno. Il Movimento 5 Stelle aveva presentato un emendamento che poi è stato ritirato. Il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, ha rinviato la seduta a martedì prossimo alle 16. Alle 15 la conferenza dei capigruppo.

Siciliainformazioni


L'Assemblea Regionale Siciliana ha approvato il disegno di legge che fissa a dicembre le elezioni provinciali e prevede la proroga, fino a quel mese, dei poteri dei Commissari degli Enti sostitutivi delle Province.
Le elezioni dei presidenti dei Liberi consorzi comunali e delle Citta' metropolitane si terranno in una domenica tra il 15 ottobre e il 15 dicembre. Lo ha stabilito l'Assemblea regionale siciliana, che ha approvato il disegno di legge (con 29 voti favorevoli, su 32 votanti) che prevede lo slittamento della tornata elettorale, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimita' della reintroduzione del voto a suffragio diretto per l'elezione degli organi amministrativi. Nel resto d'Italia, invece, si e' votato gia' con elezioni di secondo grado (votano soltanto sindaci e consiglieri comunali). Per questo motivo, la legge regionale fu impugnata dal Consiglio dei ministri. La legge approvata nel mese di agosto del 2017 prevedeva che le elezioni coincidessero con la tornata amministrativa del prossimo 10 giugno. In previsione della pronuncia della Corte Costituzionale, l'Aula ha approvato il rinvio delle elezioni al prossimo autunno. Il Movimento 5 Stelle aveva presentato un emendamento che poi e' stato ritirato. Il presidente dell'Ars, Gianfranco Micciche', ha rinviato la seduta a martedi' prossimo alle 16, che sara' preceduta dalla conferenza dei capigruppo alle 15. (ITALPRESS)

LA SICILIA

L'ARS DICE SI ALLO SLITTAMENTO
Ex Province, le elezioni rinviate tra il 15 ottobre e il15 dicembre
PALERMO. Le elezioni dei presidenti dei Liberi consorzi comunali e delle Città metropolitane si terranno in una domenica tra il15 ottobre e il15 dicembre. L'Assemblea regionale siciliana ha approvato ieri il disegno di legge (con 29 voti favorevoli su 32 votanti) che prevede lo slittamento della tornata elettorale, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità della reintroduzione del voto a suffragio diretto per l'elezione degli organi amministrativi. Nel resto d'Italia, invece, si è votato già con elezioni di secondo grado (votano soltanto sindaci e consiglieri comunali).A causa di questo fatto la legge regionale fu impugnata dal Consiglio dei ministri. La legge approvata nel mese di agosto del 2017 prevedeva che le elezioni coincidessero con la tornata amministrativa del prossimo 10 giugno. In previsione della pronuncia della Corte Costituzionale, l'Aula ha approvato il rinvio delle elezioni al prossimo autunno. Il Movimento 5 Stelle aveva presentato un emendamento che poi è stato ritirato. Il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, ha rinviato la seduta a martedì prossimo alle 16, che sarà preceduta dalla conferenza dei capigruppo alle 15. Attende invece di essere completato nei prossimi giorni il cammino della legge di stabilità con i relativi emendamenti (quelli tecnici del governo e quelli del resto del parlamento) prima dell'approdo in aula del testo riveduto e corretto dalle commissioni di merito.

Grandangolo

Viabilità nell'agrigentino, bando per lavori da 3 milioni di euro
Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento effettuerà interventi di manutenzione straordinaria sulla viabilità interna, in particolare nel comprensorio dei Comuni di Cammarata, S. Stefano Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca e Cianciana. Si tratta di un complesso progetto elaborato dai tecnici del Settore Infrastrutture Stradali, connesso ad un programma finanziato dal Dipartimento Regionale Infrastrutture, Mobilità e Trasporti (Servizio 9° Infrastrutture Viarie Sicurezza Stradale) con  D.D.G. n° 3350 del 20/12/2017, che prevede la manutenzione straordinaria di alcune strade del comparto centro-nord, come le Strade Provinciali n. 24, 25, 26, 29, 58 e 19, le Strade ex consortili SPC n. 32, 34, 35, 39 e altre ancora della cosiddetta viabilità secondaria. L'importo del bando è di 3 milioni di euro, compresi 90.000 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. La gara sarà gestita dall'UREGA (Ufficio regionale per l'espletamento di gare per l'appalto di lavori pubblici), che espleta gare con un importo a base d'asta superiore a 1.250.000,00 euro. Il bando e il disciplinare di gara, il capitolato speciale d'appalto, gli elaborati di progetto, l'elenco prezzi, lo schema di contratto e i modelli per la presentazione dell'offerta sono visionabili nella sede del Libero Consorzio Comunale di Agrigento-Settore Infrastrutture Stradali (ex Provincia Regionale di Agrigento) Viale della Vittoria n 323, scaricabili anche dal sito www.provincia.agrigento.it. Le offerte dovranno essere presentate entro le ore 13.00 del 23 maggio 2018 nella sede territoriale di Agrigento dell'UREGA (via Acrone 51), mentre l'esame delle stesse inizierà il 30 maggio. Una volta completate le procedure di gara e di aggiudicazione sarà possibile intervenire in un comparto stradale molto importante, che a causa degli insufficienti trasferimenti da parte di Stato e Regione per la manutenzione si trova in precarie condizioni generali, con numerose frane, dissesti e progressivo deterioramento del manto stradale. Una risposta concreta alle esigenze dei cittadini e delle numerose aziende di questo importante comprensorio.

Livesicilia.it
Province, elezioni solo in autunno. Nuova proroga ai commissari

L'Ars ha approvato la legge che sposta ancora più in là le elezioni per le ex Province siciliane.Per il voto se ne parlerà in autunno, quando potrebbe essere giunto il giudizio della Corte costituzionale nei confronti della legge approvata la scorsa estate con la quale si è reintrodotto il voto diretto per i presidenti e i consiglieri. La legge approvata in estate, infatti, prevedeva il ritorno alle urne "alla prima tornata utile per le elezioni amministrative del 2018": un periodo compreso tra il 15 aprile e il 30 giugno 2018. In particolare, il giorno buono sarebbe stato il 10 giugno, data in cui si voterà, appunto, in molti Comuni siciliani. Quella stessa legge prorogava automaticamente gli incarichi dei commissari fino al 30 giugno.
Nel resto d'Italia, intanto, si è votato già con elezioni di secondo grado (votano soltanto sindaci e consiglieri comunali). Per questo motivo, la legge regionale fu impugnata dal Consiglio dei ministri.
La nuova norma, approvata dall'Ars spinge più in là la data buona. Non più in occasione delle più vicine elezioni comunali, ma "in concomitanza del turno straordinario delle elezioni amministrative". Cioè in una domenica compresa tra il 15 ottobre e il 15 dicembre. E intanto, i commissari vecchi e nuovi possono rimettersi comodi: resteranno in carica, come prevede questa norma del governo, fino alla fine dell'anno. A quel punto i commissariamenti avranno toccato la cifra record di sei anni.
"Perdiamo tempo a dibattere di una legge che verrà sicuramente impugnata definitivamente dalla Corte Costituzionale. E noi del M5s - ha detto Giancarlo Cancelleri, vicepresidente grillino dell'Ars - vi diremo 've l'avevamo detto'. Volevamo per una volta essere uguali agli altri, al resto d'Italia e invece siamo qui a parlare di leggi diverse che fanno comodo a qualche partito".

Spese pazze
Le spese 'pazze' per i collaboratori. Ecco gli atti che nessuno ha letto

 "Non ne sapevamo nulla", "lo abbiamo scoperto adesso", "se solo l'avessimo saputo". Interrogati dalla Corte dei Conti sulle assunzioni di collaboratori esterni all'Ars, tutti i capigruppo dell'Assemblea regionale siciliana, da Forza Italia al Pd, passando per il Movimento 5 stelle, pochi giorni fa sono cascati dalle nuvole. I capigruppo si sono detti sorpresi di alcune delle contestazioni dei magistrati contabili: in particolare, di fronte al riferimento al decreto dell'ex presidente Giovanni Ardizzone che chiariva in modo dettagliato come comportarsi per le assunzioni del personale dei gruppi. Sembra un vero e proprio "giallo". Nessuno di loro, compresi i grillini, avrebbe letto questo documento. Nessuno pare averlo ricevuto. Nessuno dei presidenti dei gruppi parlamentari sa di cosa si sta parlando. Per la capogruppo del M5s all'Ars, Valentina Zafarana, addirittura, "serve più trasparenza sugli atti e i Dpa dell'ufficio di presidenza". Dubbi tali da far sospettare persino dell'esistenza stessa di quel documento. Eppure questo documento esiste. E' il numero 293, ed è datato 22 novembre 2017. Ed esiste anche una circolare del segretario generale Fabrizio Scimè, inviata il 22 dicembre 2017, "agli onorevoli presidenti dei gruppi parlamentari" dell'Ars "in occasione dell'inizio della XVII Legislatura" con una "sintesi del quadro normativo in materia di organizzazione e funzionamento dei gruppi". Con questo atto, il massimo dirigente di Palazzo dei Normanni dava di fatto attuazione al precedente decreto di Ardizzone.
Cosa non va in tutte quelle assunzioni è chiaro e lo evidenzia la Corte dei Conti:non va bene il numero degli esterni, che attualmente sono più dei dipendenti; non va bene la parcellizzazione dei contributi per assumere più gente possibile, e non vanno bene le corrispondenze competenze-retribuzioni. Quello che si chiede ai deputati è di considerare le cifre a disposizione per le spese del personale dei gruppi come "massimi" e non come "minimi". Il sacco è pieno ma non è detto che si debba svuotare completamente, se non è strettamente necessario. "Saranno così possibili dei risparmi di spesa - scrive la Corte - in quanto la retribuzione potrà raggiungere l'ammontare del contributo soltanto qualora ne ricorrano i presupposti di versamento il conto mi ha risparmiato costituirà un avanzo di gestione e dovrà essere riversato all'Ars". 
Ardizzone si era spinto addirittura oltre, scrivendo che "è stato fissato in 58.571,44 euro il costo massimo di UNA unità di personale di categoria D, posizione economica D6" e che è opportuno tenere conto "nella determinazione del contributo, anche della quantità e della qualità delle prestazioni lavorative svolte dal singolo dipendente, così come auspicato dalla Corte dei Conti". Insomma, secondo la Corte non solo i capigruppo non erano obbligati a spendere tutto, ma avrebbero dovuto calibrare le spese sulla base del lavoro del dipendente. In qualche caso, come è emerso nel corso dell'ultima audizione, il ricorso a 'superminimi' e altre indennità non era giustificato. Ecco qual era il contenuto del decreto misterioso, quello che spiegava la ratio della norma voluta da Monti in termini di spending review e che invece, all'Ars, rischia di essere completamente capovolta. Ma i capigruppo non avrebbero visto nè questo, nè la circolare che ne dava attuazione.
Storia a parte per i cosiddetti "stabilizzati", lavoratori che ad ogni cambio di legislatura concludono il loro contratto per ricominciare poi con l'insediamento dei nuovi gruppi. Per loro l'Ars fissa "un contributo complessivo massimo per ciascuna unità di personale inserita nell'elenco nominativo" e anche quelle somme rientrano nel contributo erogato per le spese di funzionamento dei gruppi parlamentari.
Una cosa è certa: serve una legge, "una definitiva risistemazione della materia", scrive la Corte dei Conti.  E speriamo che stavolta il messaggio arrivi a destinazione.


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