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Rassegna stampa del 15 maggio 2018

Siciliainformazioni

Dissesto a Ragusa, la catastrofe politica delle ex province in Sicilia
SALVATORE PARLAGRECO
La legislatura conclusasi lo scorso anno sarà ricordata per tante cose, ma soprattutto per il flop dei Consorzi di comuni, il lascito dello Statuto speciale, che i padri dell'autonomia siciliana avevano introdotto per dare una organizzazione amministrativa più rispettosa delle prerogative dei comuni. Nel 2013 il governo regionale annunciò esultante che la Sicilia avrebbe precorso i tempi istituendo i Consorzi.
Il Consorzio di comuni ibleo, dopo una lunga agonia, ha issato bandiera bianca, dichiarando il dissesto. Immaginabile la costernazione del personale, che non riesce a ricevere gli stipendi, e il rammarico dei cittadini dell'ex provincia, che dovranno raccomandarsi alla Madonna per ottenere i servizi erogati dall'ex provincia. La drammatiche conseguenze del dissesto saranno visibili nei prossimi giorni, a meno che non si intervenga con provvedimenti urgenti e speciali. Altrove non sono rose e fiori. Che sia capitato nella "provincia" più sviluppata e ricca dell'Isola offre su un piatta d'argento la causa del disastro: niente a che vedere con la società civile. L'imprenditoria cresce, è vivace, creativa. Nel ragusano si trovano le migliori risorse dell'Isola in ogni settore. Le burocrazie e le politiche regionali, lontane da questa realtà, l'hanno affossata. L'episodio, tuttavia, impone di riflettere anche su conseguenze a lungo periodo. Per la Sicilia si è trattato di un autentico tradimento compiuto dagli stessi siciliani verso la loro Carta costituzionale, lo Statuto, e verso il riformismo, in senso lato, si è trattato di un colpo mortale. L'Assemblea regionale siciliana si è messa di traverso fin dal primo momento, sulla riforma delle province, nonostante lo Statuto siciliano ne prevedesse la nascita più di settanta anni or sono. Le Province disegnate nel Ventennio sono state difese a spada tratta da quanti hanno creduto che il cambio danneggiasse i capoluoghi a favore delle città emergenti.  Gli apparati politici e le burocrazie erano spaventate dall'idea di modifiche territoriali che avrebbero potuto incidere fortemente sulle gerarchie locali, smantellando strutture consolidate e ridisegnando la stessa geografia politica della Sicilia.
Non si è trattato semplicemente di una guerra fra conservatori e riformisti, ma di una difesa strenua dell'esistente, collaudato e presidiato da interessi inamovibili.
Una maggioranza sfilacciata, un governo debole e sfuggente, una resistenza pianificata e alla fine vincente hanno fatto sì che il cambio si svolgesse attraverso provvedimenti contraddittori, improvvise marce indietro, aggiustamenti  dannosi. Il risultato è stato che invece di allargare gli spazi di democrazia e accogliere le migliori risorse locali, le ex province sono state consegnate a burocrati regionali o a servitori dello Stato con poteri speciali, attraverso i commissariamenti, iniziati con il governo Crocetta e proseguiti con il governo Musumeci. Non meraviglia perciò che anche i sostenitori del riformismo più spinto  e fautori della necessità di ridisegnare le politiche del territorio, oggi pensino che si stava meglio quando si stava peggio. Avere nostalgia per le province, così com'erano, insomma è più che giustificato. La vicenda meriterebbe di essere raccontata nei libri di storia, ma non avverrà perché la Sicilia non fa storia ormai da decenni.

GDS.it

SI DISCUTERA' DELLE PROBLEMATICHE
Sanità, vertice dei sindaci dell'Agrigentino
Le difficoltà dei pronto soccorso - dove gli operatori non sempre lavorano in sicurezza e questo perché c'è una presenza ridotta di medici, infermieri ed ausiliari - la rimodulazione, per il «San Giovanni di Dio», dei posti letto in Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Pediatria, Oncologia, Anestesia e Rianimazione e le procedure di mobilità e concorsuali comprese quelle per i primari che sono essenziali nel processo di normalizzazione del sistema ospedaliero. Si discuterà, oggi, di una vera e propria rimodulazione della rete ospedaliera provinciale. La conferenza dei sindaci - esempio di valorizzazione dello strumento di partecipazione dei territori alle scelte della Regione e avvio della stagione di confronto costruttivo - analizzerà, per i cinque ospedali Agrigentini, quelle che sono le emergenze-priorità.

Giornale di Sicilia

Rete ospedaliera. È stata presentata una bozza di richieste. Sul tavolo anche la questione dei pronto soccorso da rendere più efficienti
I sindaci alla Regione: «Più posti letto»
Vertice col presidente della commissione parlamentare alla Salute dell'Ars, Margherita La Rocca Ruvolo

Concetta Rizzo
Pronto soccorso più efficienti e rafforzamento dei posti letto in alcuni reparti ospedalieri. I sindaci dell'Agrigentino - riunitisi ieri su iniziativa del capo dell'ammini - strazione della città dei Templi, Lillo Firetto, - hanno «varato» una bozza con le richieste di modifica da apportare sul piano di rimodulazione della rete ospedaliera provinciale. Bozza che verrà consegnata,quanto prima, all'assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza. Nei numerosi interventi sono state evidenziate le criticità dei vari territori in materia di sanità e di funzionamento di ospedali e guardie mediche, ma sono state avanzate anche tante proposte. «L'incontro di oggi (ieri ndr.) - ha dichiarato il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, - è stato un utile confrontosulle condizioni funzionali dei presidi ospedalieri della provincia in vista del nuovo pianodi rete ospedaliera regionale come l'efficientamento dei pronto soccorso dell'Agrigentino, come il necessario rafforzamento dei posti letto in alcuni reparti ospedalieri della provincia». All'incontro di ieri pomeriggio era presente anche il presidente della commissione legislativa parlamentare alla Salute dell'Ars, Margherita La Rocca Ruvolo e il dirigente dell'assessorato regionale alla Sanità, Lucia Lisacchi. Ad aprire gli interventi è stato il commissario dell'Asp 1 di Agrigento, Gervasio Venuti, che ha relazionato sulla situazione complessiva in relazione alle funzioni ospedaliere e distrettuali del territorio. Presenti in sala i sindaci di: Sciacca, Francesca Valenti; Favara, Anna Alba; Siculiana, Leonardo Lauricella; Caltabellotta, Pippo Segreto; Raffadali,   Silvio Cuffaro; Naro, Lillo Cremona; Castrofilippo, Lillo Sferlazza e il commissario straordinario al Comune di Licata, Maria Grazia Brandara. Altri Comuni erano rappresentati da vice sindaci come nel caso di Palma di Montechiaro, Maria Blunda; Ribera, Nicola Inglese; Cammarata, Giuseppe Bastillo e Campobello di Licata, Ennio Ciotta che ha preso la parola anche in qualità di responsabile del reparto di Cardiologia dell'ospedale di Sciacca. Presenti ancora gli assessori di diversi altri Comuni dell'Agrigentino come Canicattì, Menfi e Cattolica Eraclea oltre a primari e dirigenti medici dei vari presidi ospedalieri della provincia. Il rafforzamento dei posti letto verrà chiesto, nello specifico, per le unità operative di Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Pediatria, Oncologia, Anestesia e Rianimazione. S'è discusso anche, inevitabilmente,  delle procedure di mobilitàe dei concorsi compresi quelli per i primari che sono essenziali nel processo di normalizzazione del sistema ospedaliero. La conferenza dei sindaci - esempio di valorizzazione dello strumento  di partecipazione dei territori alle scelte della Regione e avvio della stagione di confronto costruttivo - ha analizzato, di fatto, per i cinque ospedali Agrigentini, quelle che sono le emergenzepriorità. È chiaro, almeno secondo i sindaci, che l'offerta sanitaria dei cinque ospedali Agrigentini - con  irca 800 posti letto - può essere migliorata in sede di programmazione della nuova rete. Perché passi in avanti, fino ad ora, nell'erogazione delle prestazioni ne sono stati registrati, ma ci sono ancora criticità: le difficoltà del pronto soccorso - dove gli operatori  non sempre lavorano in sicurezza - sono legate ad una presenza ridotta di medici, infermieri ed ausiliari. E gli sforzi del commissario dell'Asp 1 di Agrigento, Gervasio Venuti, hanno attenuato ma non ancora risolto i problemi. Per il «San Giovanni di Dio» di Agrigento dovrebbero servire - queste le richieste del sindaco Firetto - almeno altri 4 posti per l'area subintensiva di Astanteria e un miglior collegamento con i restanti reparti. Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Pediatria, Oncologia, Anestesia e Rianimazione sono i reparti nei quali la rimodulazione dei posti letto dovrebbe, invece, registrare un incremento funzionale alla riduzione delle difficoltà operative dell'area di emergenza di accesso alle attività ospedaliere. (*CR*)

Voto in 16 Comuni, ultimi accordi politici
Domani scadono i termini per le liste

A San Biagio le elezioni potrebbero essere annullate Si vota ad Alessandria, Burgio, Calamonaci Castrofilippo, Cianciana, Grotte, Joppolo Giancaxio, Licata, Lucca Sicula, Menfi, Ravanusa, Sambuca di Sicilia, San Giovanni Gemini, Sant'Angelo Muxaro, Santo Stefano.
Giuseppe Pantano   - Paolo Picone
Scade domani a mezzogiorno il termine per la presentazione delle liste dei candidati sindaco e consiglieri nei Comuni interessati dalla competizione elettorale delle amministrative del 10 giugno. Si  voterà in 16 Comuni ma c'è il caso di San Biagio Platani dove all'ultimo momento, come nel caso di qualche anno fa registrato a Siculiana, le elezioni potrebbero essere annullate all'ultimo momento se interverrà il presidente della Repubblica con lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni della criminalità mafiosa. Il piccolo Comune agrigentino è stato infatti al centro di un terremoto politico - giudiziario con l'opera - zione antimafia «Montagna» che ha annoverato tra gli arrestati anche il sindaco Santino Sabella. Al momento le elezioni sono indette ma potrebbero, quindi essere annullate anche un giorno prima del voto. Non ci sarà sicuramente Camastra, dove invece il decreto di scioglimento è arrivato già da un mese circa. Si vota invece  ad: Alessandria della Rocca, Burgio, Calamonaci Castrofilippo,Cianciana, Grotte, Joppolo Giancaxio, Licata, Lucca Sicula, Menfi, Ravanusa, Sambuca di Sicilia, San Giovanni Gemini, Sant'Angelo Muxaro, Santo Stefano di Quisquina. Tranne Licata, che è il più grosso centro agrigentino dove si vota col sistema proporzionale, negli altri Comuni è attivo il sistema elettorale maggioritario. Il test più importante è quello della città di Licata. Ieri, in municipio, ancora nessuna candidatura era stata formalmente depositata all'ufficio di segreteria generale dell'Ente. Sarà possibile presentare le liste presso la segreteria generale del Comune, durante le normali ore di ufficio e, per la precisione, oggi dalle 8 alle 14 e dalle 15,30 alle 18,30 e domani, mercoledì (termine ultimo) dalle 8 alle 12. Anche se non ci sono ancora liste ufficialmente depositate si profila una corsa a 4 per quanto riguarda i candidati sindaco: Annalisa Cianchetti, Annalisa Tardino, Pino Galanti e Gianluca Mantia.  a andiamo con ordine: il Movimento cinque stelle ha ufficializzato la candidatura di Annalisa Cianchetti, ed il meetup locale ha reso noto che è stata certificata la  lista dei candidati al consiglio comunale.Cianchetti, ispettore capo della Polizia di Stato in pensione è nata a Ferrara nel 1967, è sposata, ha due figlie ed è stata assessore nella giunta guidata da Angelo Cambiano fino al momento della sfiducia da parte del Consiglio comunale.Ad affiancarla nella squadra ci saranno: Fabio Amato, Marina Barbera, Mimmo Cuttaia e Dario Romano. Poi c'è Annalisa Tardino, 39 anni, avvocato, sposata e madre di un bambino di 6 anni, candidata  con la Lega e sostenuta da altre due liste. Dovrebbe essere presentata anche una lista del movimento Noi con Salvini, annunciata da Salvatore Nicolosi. Poi c'è Pino Galanti, che ci riprova dopo tre anni, con a capo una serie di liste civiche e di ispirazione di centrodestra. La lista di Galanti si chiama «Voltiamo pagina» ma a sostegno  del candidato, che fa riferimento al gruppo politico capeggiato dall'onorevole Carmelo Pullara, parlamentare regionale del gruppo Popolari ed autonomisti all'Ars, ci sarà anche la lista di Forza Italia. Infine Gianluca Mantia, portavoce del comitato per la tutela della casa che ci riprova per la terza volta. Sarà sostenuto da liste civiche di ispirazione di centrosinistra. Fermento anche a Ravanusa dove si profila una corsa a 4: la ricandidatura a sindaco di Carmelo D'Angelo, a capo della lista civica di chiara ispirazione di centrodestra «Andiamo avanti». A D'Angelo si contrapporrà anche in questa tornata elettorale l'avvocato Lillo Massimiliano Musso, che corre con le insegne della lista civica «Ravanusa Civile & Moderna con Musso Sindaco per il Bene Comune». Il  Movimento cinque stelle candida Renato Speciale. Infine, il quarto candidato, che ci riprova (era stato candidato nel 2013) è  Giuseppe Sortino con la lista «Ravanusa #valorecomune  ». Dagli altri Comuni arrivano notizie di candidature a sindaco, come nel caso di Sambuca di Sicilia dove si profila la partecipazione alla competizione elettorale di Giuseppe Giambalvo, che si contrapporrà all'uscente Leo  Ciaccio. Un altro sindaco pronto a riprovarci per un nuovo mandato è Paolino Fantauzzo di Grotte. Lo sfidante sarà Dino Morreale, candidato sindaco del MoVimento5stelle. Il 7 maggio scorso è stata comunicata al meetup Grotte5stelle la certificazione ufficiale della lista da parte dello staff «Liste civiche movimento5stelle». Non si ricandida invece a Lucca Sicula il sindaco Giuseppe Puccio, quindi la coalizione è alla ricerca di un competitor. In campo invece scenderà Gabriele Mirabella con la sua squadra. ABurgio oggi risulta  candidato Francesco Matinella, medico, indicato dal sindaco uscente Ferrantelli che, avendo superato il limite di mandati non è più ricandidabile. Un «ticket» anche aCianciana, dove l'uscenteSanto Alfano ha deciso di non candidarsi ma sta comunque sostenendo il suo vicesindaco, Francesco Martorana. Candidato avversario, in quota Pd, è Salvatore Sanzeri. AMenfi il Movimento 5 Stelle sta ancora scegliendo un candidato e l'uscenteVincenzo Lotàche non ha ancora sciolto la riserva. Tutto definito, invece, a Calamonaci dove i candidati alla poltrona di sindaco sono:Rosalba Navarra, 56 anni, dipendente dell'Inps, alla sua eventuale prima esperienza nell'amministrazione comunale, e Pellegrino - detto «Pino» - Spinelli che è al Municipio da circa 10 anni: prima come consigliere,poi come assessore e, negli ultimi cinque anni,
come vice sindaco. (*PAPI*-*GP*)

San Biagio, la nuova edizione Archi di Pane si conclude con numeri record
Registrate circa 40 mila presenze in poco più di un mese

Alan David Scifo - San Biagio
San Biagio Platani termina con numeri da record un'edizione inedita degli Archi di Pane. L'evento gratuito delle grandi strutture realizzate a mano dai cittadini ha portato nelle piazze del  piccolo paese circa 40 mila persone in poco più di un mese. Numeri pazzeschi che rendono giustizia ad una manifestazione che quest'anno ha un sapore particolare: il Comune, oggi commissariato e sotto osservazione dagli organi prefettizi che stanno svolgendo verifiche, ha subito l'onta dell'arresto del sindaco Santino Sabella, nell'ambito dell'operazione antimafia "Montagna" che ha rilevato rapporti poco trasparenti con il presunto boss del paese Giuseppe Nugara, arrestato anche lui, grazie a diverse intercettazioni che li vedevano  protagonisti. Nonostantele dimissioni di sindaco e consiglieri non hanno permesso di approvare il documento che avrebbe portato nelle casse del Comune il  contributo per la festa che già loscorso anno era stata sospesa a causa dell'impossibilità di reperire fondi, i cittadini grazie al proprio contributo e agli sponsor delle aziende del luogo, sono riusciti ad organizzare una festa che oggi vanta un successo senza precedenti. A rimboccarsi le maniche, innanzitutto sono stati i componenti dell'associazione "Creatività di un popolo" del presidente Peppe Savarino, e i progettisti storici Carmelo Navarra e Alessandro Caldara, che si sono organizzati per dare vita alla manifestazione. «In questi giorni nei quali siamo impegnati nelle operazioni di smontaggio - spiega Biagio Nigrelli dell'associa - zione "Creatività di un popolo" - possiamo ritenerci soddisfatti di questa edizione. Vogliamo ringraziare le tante persone che si sono messe a disposizione per raggiungere questo traguardo, comprese le aziende del territorio che hanno fatto un grande sforzo per realizzare  un mese di eventi tra gli archi di pane. Le persone sono arrivate da tutta la Sicilia e anche da fuori i confini siciliani. Abbiamo dimostrato che questa manifestazione si può fare anche con le forze della popolazione e la buona volontà». Il fascino degli Archi di pane ha conquistato tutti, tanto che le strutture verranno rimontate e faranno bella mostra nell'importante fiera Agroalimentare di Bologna (Fico). Ad impreziosire questa esposizione anche i quadri dell'artista Salvatore Virone, fiore all'occhiello di questa edizione degli archi pasquali. Questi sono realizzati in mosaico di marmo grezzo a bassorilievo e hanno ricevuto tantissime richieste per essere acquistate. L'intenzione è però di continuare l'esposizione, dopo la fiera bolognese, nel museo cittadino. Intanto a San Biagio si pensa già al futuro: «Nonostante il successo di quest'anno - continua Nigrelli  - abbiamo intenzione di migliorarci sempre più. Per questomotivo abbiamo pensato di far  pagare anche un piccolo ingresso simbolico perché è giusto che queste feste devono rappresentare un'entrata per il Comune e non una spesa. Dobbiamo continuare  su questa scia per dare continuità alla festa, non contando sui contributi degli enti, ma contando su
ingressi o sui contributi che le aziende hanno donato quest'anno. Senza di queste persone noi non avremmo potuto mai organizzare la festa e dobbiamo dire grazie a loro se siamo riusciti a concretizzare la nostra idea, facendo ritornare la manifestazione ». Adesso però è tempo di bilanci a San Biagio Platani, comune che è riuscito a sconfiggere la mafia, non facendosi fermare da un blitz che ha sconvolto una popolazione che mai prima d'ora aveva vissuto un momento del genere. I numeri parlano positivamente e si prospetta un futuro sicuramente più roseo, raggiungibile attraverso l'unità dei cittadini, più forte di qualunque criminalità. (*ADS*)

LA SICILIA

FIGLI D'ERCOLE
COSÌ TRISTE FESTEGGIARE L'AUTONOMIA UN'ILLUSTRE SCONOSCIUTA.

Oggi la Regione Siciliana compie 72 anni. I compleanni si festeggiano in famiglia. Anche la Regione quando era giovane festeggiava il suo compleanno in famiglia, segnando nel proprio calendario la giornata di vacanza con solenni ricevimenti il 15 maggio nel suggestivo Parco d'Orleans. Allora le rughe non si vedevano, ma già c'erano, seppur mascherate dall'età giovanile. Oggi le rughe non si vedono: sono scomparse con le ragioni stesse fondanti nell'Istituto autonomistico. La "Regione Siciliana" non c'è più. Così era stata, battezzata e iscritta all'anagrafe. Salvo poi a cambiarle denominazione, scimmiottando le regioni ordinarie. E così oggi negli atti ufficiali la chiamano semplicemente "Regione Sicilia". Piccole cose, certo, ma diremmo anche cose molto significative. La nostra specialità, in sostanza, è stata dilapidata colpevolmente prima in Sicilia e poi svenduta definitivamente a Roma. Festeggiare l'anniversario della conquistata Autonomia speciale in parte da fastidio. Si può festeggiare qualcosa che non si conosce? Ricordare l'importanza dello Statuto? Certo. Ma chi l'ha visto? E fastidioso anche per i figli d'Ercole che pure vi giurano fedeltà. Quante ipocrisie! Nè si possono accusare di tradimento. I fantasmi non si amano né si tradiscono, si temono per viltà.
La classe dirigente di oggi si e formata a scuola vigente l'Istituto autonomistico. Chi ne ha parlato loro tra i banchi anche ai tempi felici della giornata di vacanza o festa di compleanno?
Francamente non ci sentiremmo di infierire nei confronti dei novelli figli d'Ercole, se sono passati dai banchi scolastici a quelli parlamentari privi di cognizioni storiche sulla conquista più importante della loro terra.
E poi, diciamolo francamente, chi ha dilapidato un patrimonio se non prova vergogna avverte fastidio a festeggiare le proprie colpe. È tutto perduto? A patto che si torni a parlare siciliano anche a Roma.
Enrico La Loggia, membro del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti: "Tornare a Roma per la piena attuazione dello Statuto. Risultato ancora non raggiunto dopo settant'anni di Autonomia speciale".
C'è tanto, ma proprio tanto da fare in Sicilia per avere le "carte in regola", invocate da Piersanti Mattarella. Ma sarebbe un primo segnale di svolta nell'apprezzare l'Autonomia Speciale.

GIRGENTI ACQUE. Nessuna reazione, né da parte dell'Ati né dei politici, né delle associazioni che si occupano di acqua pubblica.
LICENZIAMENTI, SILENZIO ASSORDANTE.

Taglio di 85 posti di lavoro. Per la giornata di oggi previsto un incontro dei sindacati confederali. Si potrebbe puntare a ritenere illegittima la procedura.
Il giorno dopo la diffusione della volontà della Girgenti Acque di licenziare 85 lavoratori tra la società e la partecipata Hydortecne, a regnare è il silenzio.
Nessuna reazione pubblica, né da parte dell'Ati né degli esponenti politici, né delle associazioni che si occupano di acqua pubblica. Tutti tacciono, nonostante 85 lavoratori rischino di non avere più un lavoro, e non dobbiamo nascondere che dietro questa insolita riservatezza potrebbe esserci una considerazione diversa da quella comune di queste persone. Le inchieste sull'"assumificio", che sono alla ricerca di riscontri, infatti, non possono non offrire di questi lavoratori - agli occhi di molti - un'immagine più di "carnefice" che di "vittima". I commenti più diffusi sui social sono di vero e proprio odio di classe contro questi lavoratori, accusati di essere "raccomandati" chissà da quale politico.
Unico silenzio "giustificato" è quello dei sindacati, i quali prenderanno oggi una posizione ufficiale e comune. Prima sarà necessario un incontro dei confederali, Cgil, CisI e Uil,che consentirà di analizzare il documento inviato sabato ai rappresentanti dei lavoratori e all'Ufficio del lavoro e avanzare le eventuali contestazioni.
Quindi al momento nessuna dichiarazione ufficiale, ma da quanto trapela ci sono diverse cose che non convincono nella lettera di licenziamento di massa. Innanzitutto, Girgenti Acque e Hydortecne sono due aziende distinte, con la seconda che è una vera e propria controllata della prima, ma operante in una sede logisticamente diversa e con un contratto diverso applicato ai lavoratori: ai primi, stando a quanto segnalato dai sindacati di categoria già tempo addietro, viene riconosciuto quello del settore Acqua, ai secondi solo quello per metalmeccanici. Accuse che erano state respinte dalla proprietà ma che oggi potranno tornare di "moda", anche perché il ragionamento che i sindacati potrebbero seguire è: si tratta di una sola azienda o di due aziende distinte? Se così fosse, sarebbe stato necessario avviare due procedure diverse per il licenziamento dei lavoratori. Si punterà quindi probabilmente ad ottenere l'annullamento del documento, nella speranza di riuscire a guadagnare del tempo.
La preoccupazione dentro l'azienda è ovviamente altissima, così come la delusione di chi già è stato avvisato di dover fare le valige. Nessuno, pubblicamente, vuoi dire nulla, ma in molti spiegano di aver saputo del tutto dai giornali, e di non conoscere esattamente quale sarà il loro futuro.
GIOACCHINO SCHICCHI

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