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Rassegna stampa del 30 agosto 2018

Giornale di sicilia

Viabilità Asfalto colabrodo e deviazioni Palermo-Messina, degrado continuo

Sono passati quasi quattro mesi e nulla è cambiato. Ci sono gli avvallamenti nell'asfalto, alcuni così grossi e profondi da far credere di essere dentro le montagne russe, le gallerie ancora a doppio senso di circolazione, a volte addirittura al buio, le interruzioni, i restringimenti che costringono ad una marcia in fila indiana, caselli di pedaggio automatici che spesso non funzionano, creando code e nervosismo negli automobilisti. Insomma, da quel viaggio di maggio, la Palermo-Messina, la cara vecchia A20, l'autostrada più «anziana» della Sicilia, porta sempre (male) i suoi 49 anni, e diciamo che le cure non sembrano funzionare a dovere. I 183 chilometri che da Buonfornello portano alla Città dello Stretto, e viceversa, sono sempre un accozzaglia di interruzioni (oltre venti) e di lavori fatti e non finiti, lasciati a metà e così via. In più, rispetto a maggio, c'è anche un totale clima di incertezza che regna al Cas, il Consorzio per le Autostrade Siciliane, l'azienda che gestisce l'A20: non c'è più il direttore generale Leonardo Santoro (arrivato tra l'altro a marzo), sostituito da Salvatore Minaldi, ma i tragici fatti di Genova hanno forse accelerato una possibilità che potrebbe diventare certezza, ovvero quella di chiudere direttamente il Cas, dopo che nei mesi scorsi si era parlato di una fusione con Anas. Insomma, una situazione critica e incerta, in evoluzione, che rischia di gettare un'ombra anche sui cantieri in atto. Questo, però, all'automobili - sta medio che percorre la Palermo-Messina, poco importa. A chi viaggia sull'A20 interessa che senza le oltre venti interruzioni circa, i tempi di percorrenza sarebbero notevolmente minori: almeno trenta minuti abbondanti, sulle circa due ore e mezza attuali, se tutto va liscio. L'autostrada come detto sente tutto il peso dei suoi anni, e chiuderla per rifarla d'accapo, come qualcuno malignamente suggerisce, non si può. Per capirci: solo nel tratto palermitano dell'autostrada, le deviazioni sono ben 14, e la prima è già nemmeno un chilometro dopo il casello autostradale di Buonfornello. Per inciso, a proposito di Buonfornello, dove c'è la «barriera» della A20: molto spesso i caselli automatici non funzionano, così come ad esempio dopo gli svincoli di Tusa, Castelbuono e Santo Stefano di Camastra, creando un problema non indifferente agli utenti, e quando c'è confusione, come succede nei giorni d'estate, i disagi sono davvero tanti. Pronti, via, dunque, e si viaggia subito a doppio senso di circolazione per circa tre chilometri, visto che la carreggiata in direzione Palermo è chiusa, ormai da tempo, per uno smottamento. Un disagio che fa perdere qualche minuto in condizioni normali, ma che peggiora sensibilmente quando ci sono i rientri da festività e da ponti, dove si formano code e dunque rallentamenti. Lavori questi che dovevano essere completati a novembre, e siamo già quasi un anno in ritardo, anche se dal Cas fanno sapere che gli interventi sono conclusi e che si dovrebbe tornare alla normalità «a breve». Ma non c'è ancora una data. Nei 41 chilometri più nuovi (2004) tra Castelbuono e Sant'Agata di Militello ci sono ancora i dossi: qualche centinaio di metri prima lo svincolo di Santo Stefano di Camastra (e soprattutto dopo, venendo da Messina) la macchina fa su e giù per degli attimi che sembrano lunghissimi e che bastano per far salire il cuore in gola. Lo stesso succede per almeno altre due volte andando verso Sant'Agata di Militello. E poi c'è il problema gallerie: la Tindari e la Capo d'Orlando, con i lavori in grande ritardo, sono nuove e moderne, ma il doppio senso di circolazione ancora in vigore fa aumentare i tempi di percorrenza non poco. Anche qui il Cas dice che «sono in dirittura di arrivo», e mancherebbero solo dei permessi che ancora non sono arrivati. Impossibile sapere una data esatta. Anche in una delle vecchie gallerie, la Petraro, c'è un restringimento, dovuto a un problema d'acqua e di asfalto. Molti utenti si lamentano che le gallerie spesso sono al buio, il che rende difficoltosa la circolazione, e tra guasti e furti di rame, succede che l'illuminazio - ne dentro quei tunnel si... spegne. E poi c'è il viadotto Ritiro, lungo 925 metri e ridotto, attualmente, in condizioni a dir poco fatiscenti: asfalto che sembra sia stato mitragliato, percorrenza ad una sola corsia. Da ben cinque anni.

Ambiente
Sulla celerità molto dipenderà dagli uffici tecnici dei Comuni, dovranno comunicare alla Regione documentazioni e rilievi sulle priorità idrogeologiche Rischio frane, in arrivo 5 milioni per 32 progetti

I milioni di euro sono cinque e rotti, e sono destinati con precisione alla progettazione esecutiva contro il rischio frane in Sicilia: un passo prima del cantiere aperto veramente. E la notizia non è meno buona di quando le cifre sono a più zeri e gli ostacoli progettuali sono ancora tutti da saltare. Non fosse altro per i rilievi che parlano di otto Comuni siciliani su dieci in zone a forte rischio dissesto e per i numeri, certo non esaustivi, ma netti sì: altri trentadue interventi sono serviti ai Comuni. Si tratta di fondi dello Stato: il presidente della Regione Nello Musumeci annuncia l'arrivo della seconda tranche sul fondo di rotazione del ministero dell'Ambiente che cinque mesi fa aveva erogato quasi 11 milioni per progetti «per i quali sono in via di definizione le procedure di gara». Adesso i milioni sono 5,1, in cassa degli uffici del commissario del governo nazionale contro il dissesto idrogeologico. L'uomo della gestione commissariale in Sicilia guidata dallo stesso Musumeci, cioè l'attuatore Maurizio Croce, terrà i rapporti con gli enti locali ai quali a marzo l'assessorato al Territorio recapitò - in gran misura invano - una circolare con la richiesta delle relazioni sulle zone a rischio. Molto dipenderà, infatti, dalla celerità con la quale gli uffici tecnici dei Comuni trasmetteranno agli uffici di Croce documentazioni e rilievi sulle priorità idrogeologiche. A quel punto, si andrà a gara per le progettazioni esecutive e gli interventi saranno materialmente finanziati e il fondo tornerà a... ruotare per altre programmazioni. Non solo frane. Al netto di un mucchio di piccoli ma cruciali interventi di medio importo, decine di migliaia di euro, alcune delle 32 opere da progettare sono grosse, fino ai 45 milioni e 512 mila euro di importo finale che servirà al ripascimento della costa di Campofelice di Roccella in provincia di Palermo: spiaggia erosa e ormai ridotta a una fettuccia, che la Regione promette di far rinascere con «il primo esempio di progetto integrato dove le operesono finalizzate sia alla mitigazione del rischio e alla tutela che al recupero degli ecosistemi e della biodiversità». Per il risanamento del versante sud e sud-est di Ragusa Ibla serviranno invece 3,4 milioni di euro, la progettazione finanziata attingerà dal fondi di rotazione 104 mila euro. Ancora, bisognerà affrettarsi sulle opere di consolidamento della via del Santuario nel territorio di Alessandria della Rocca, in provincia di Agrigento, che costeranno un milione di euro, 122 mila euro per i soli progetti esecutivi. Ed eccoci al grande nodo del Messinese, dove mitigazione del rischio idrogeologico significa alta prevenzione: devono essere messi in sicurezza i centri abitati della frazione Zappa nel Comune di Raccuja e serviranno 2,2 milioni di euro, 204 mila euro per la progettazione. Ancora nel Palermitano, il rischio da crollo dalle pareti di monte Gallo nel capoluogo dovrà essere mitigato con quattro milioni di euro, i progetti esecutivi costano 450 mila euro, mentre per contrada Pantanelli a Siracusa sono pronti 222 mila euro per progettare opere da 6,2 milioni di euro; la difesa da alluvioni a Gala nel Comune di Maniace in provincia di Catania esigerà investimenti per quattro milioni di euro, 57 mila euro a gara per i progettisti. Sull'intero piano di interventi pesano già sulla bilancia i 101,5 milioni di euro messi a bando dalla giunta o semplicemente sul tavolo per il completamento di lavori già avviati, su indicazione dello stesso Croce nelle vesti di straordinario per il dissesto idrogeologico nell'ambito del Patto per il Sud che un mese e mezzo fa «strappò» la somma alla perenzione, cioè alla perdita dei fondi individuando quarantadue priorità su frane, erosione delle coste, bonifica di alvei di torrenti in odor di esondazione. Per farsi un'idea della corsa contro il tempo, il commissario deve spendere, e bene, 600 milioni di euro entro il 2022.


agrigentonotizie.it 

Scarichi non autorizzati al Villaggio Peruzzo, arrivano altri 14 verbali di contestazione
Sanzioni per mancata autorizzazione allo scarico o per reflui fognari immessi direttamente nel fiume, la lista di cittadini multati dal Libero consorzio di Agrigento continua ad allungarsi. Nei giorni scorsi gli uffici hanno firmato altri 14 provvedimenti, tutti da seimila euro ciascuno, che si aggiungono alla trentina già firmati negli ultimi mesi. Tutto parte da attività di accertamento condotte per volontà della Procura della Repubblica dall'Utc del Comune di Agrigento tra il 2014 e il 2015. Verifiche che hanno consentito di riscontrare come una percentuale altissima di residenti in quelle zone erano sprovvisti delle autorizzazioni allo scarico in fogna oppure non conferivano regolarmente nelle acque nere ma disperdevano i liquami altrove. Una parte, certamente, arrivava al fiume Akragas. I verbali, tutti contestanti violazioni ambientali gravi, probabilmente non sono ancora finiti.


Libero Consorzio, incontro per celebrare il Bicentenario di Crispi
Si parlerà di "Crispi e l'Unità d'Italia" all'incontro organizzato dal Libero Consorzio di Agrigento, in occasione del 200esimo anniversario della nascita dello statista italiano. Il programma della manifestazione, che si terrà il prossimo 4 ottobre, nell'Aula Consiliare "Luigi Giglia", prevede un convegno, proiezioni multimediali sulla vita e le opere di Francesco Crispi ed una visita guidata nella Sezione espositiva dell'Ecomuseo dell'ex Provincia, nella quale è in corso di realizzazione una mostra dedicata al politico agrigentino, figura eminente del Risorgimento italiano e dell'Italia unita.  Alla manifestazione, hanno già confermato la loro partecipazione Gaetano Allotta, storico ed autore del libro " Francesco Crispi, un protagonista dell'Unità d'Italia", e Gabriella Portalone, docente di storia Moderna nell'Università degli Studi di Palermo. L'ex Provincia ha deciso, così, di celebrare uno dei personaggi storici tra i principali protagonisti del Risorgimento italiano. Nato a Ribera il 4 ottobre del 1818, discendente da una famiglia albanese, stabilitasi da molto tempo in Sicilia, esercitò l'avvocatura a Napoli. Acceso sostenitore del partito antiborbonico, prese parte attiva nell'organizzare l'insurrezione palermitana del 1848, scoppiata la quale divenne membro del governo provvisorio, poi deputato alla Camera dei Comuni, votando per la decadenza della dinastia borbonica e per l'elezione a re di Sicilia del duca di Genova. Avvocato e patriota, Francesco Crispi ebbe un ruolo decisivo nel convincere Garibaldi a compiere la Spedizione dei Mille.  Proclamata l'Unità d'Italia, abbandonò le posizioni repubblicane, aderendo alla monarchia. Divenuto presidente del Consiglio, carica che ricoprì dal 1887 al 1891, sostenne la Triplice Alleanza con Germania e Austria in chiave antifrancese e promosse l'espansione coloniale. Ministro dell'Interno nel Gabinetto De Pretis (1877-1879), quindi Presidente del Consiglio (1887-1891; 1893-1896), perseguì una politica interna rivolta alla repressione del movimento irredentista, alla lotta contro gli anarchici, le organizzazioni operative e contadine e il movimento socialista e una politica estera di intesa con gli Imperi centrali (Triplice Alleanza), di lotta economica con la Francia e di penetrazione coloniale in Africa, iniziata col trattato di Uccialli (1889) e con la formazione della colonia dell'Eritrea mossa dalla volontà di fare dell'Italia una grande potenza mediterranea e coloniale. (1890). La sconfitta di Adua nel 1896 lo costrinse alle dimissioni. Tra le sue opere: I mille (postumo, 1911); Discorsi parlamentari (postumo, 1915). Morì a Napoli nel 1901.

QdSEx Province: scatafascio made in Sicily
di Paola GiordanoLo ha certificato anche la Corte dei Conti, che ha evidenziato una crisi quasi irreversibile. Intanto, strade e scuole di competenza restano con gravi e irrisolti problemi di sicurezza. Un quadro desolante tra finanze in rosso, competenze incerte e default già accertati
PALERMO - I conti dei sei Liberi Consorzi siciliani e delle tre Città Metropolitane sono in rosso. In un profondo rosso.
A confermare quella che ormai appare come una crisi senza alcuna via di scampo è la relazione sul rendiconto generale della Regione siciliana relativo all'esercizio finanziario del 2017, redatta dalla Corte dei Conti isolana e che, numeri alla mano, denuncia un quadro sempre più critico: dei nove Enti ben sei rischiano infatti il tracollo non avendo rispettato il saldo finale di finanza pubblica.
Complice dello sfacelo in cui si ritrovano i nove Enti isolani di area vasta è anche la riforma, avviata e mai portata a termine dalla precedente amministrazione regionale (Lr 17/2017), che cozza con quanto stabilito, a livello nazionale, dalla Legge Delrio.
Sono, infatti, gli stessi magistrati contabili a sottolineare che "l'attuale contesto normativo ha indubbiamente concorso a rendere sempre più critica la situazione finanziaria dei Liberi Consorzi".
Procediamo per gradi, ricostruendo, passo dopo passo, prima le principali tappe di quel contesto normativo cui fa riferimento l'organo che vigila sui bilanci della Pubblica amministrazione isolana e, in secondo luogo, gli effetti che esso ha generato sui nove Enti intermedi.
LE NORME
L'11 agosto 2017 l'Ars approvò la Legge 17/2017 per i Liberi Consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani e le Città Metropolitane di Catania, Messina e Palermo. L'operazione rappresentò sostanzialmente un passo indietro rispetto a quanto fatto fino ad allora. Una retromarcia, in quanto furono ripristinate elezioni dirette dei presidenti dei Liberi Consorzi comunali e dei sindaci metropolitani (compresi i rispettivi Consigli): nomine che la L.r. 7/2013 prima e la L.r. 15/2015 poi avevano stabilito avvenissero con elezioni di secondo livello, vale a dire tramite la votazione dei sindaci e dei consiglieri comunali in carica che componevano l'Adunanza elettorale del libero Consorzio comunale e quella della Città metropolitana. Non solo: a essere reintrodotto dalla L. 17/2017 fu anche il pagamento delle indennità ai presidenti.
Con questa mossa, in sostanza, l'autonomia di cui gode la Regione siciliana fu, ancora una volta, utilizzata come strumento per istituire e garantire privilegi. Su una materia - legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane - che rientra tra le competenze esclusive dello Stato, tanto è vero che il Governo nazionale allora in carica, subito dopo l'approvazione della Legge da parte dell'Ars, decise di impugnarla dinnanzi alla Corte costituzionale in virtù di quanto stabilito dalla Costituzione, e dalla L. 56/2014 in merito ai principi di grande riforma economica e sociale.
Lo scorso 20 luglio l'organo di garanzia costituzionale, con la sentenza 168/2018, si è pronunciato a riguardo, bocciando sonoramente la norma regionale perché, appunto, "l'intervento di riordino di Province e Città metropolitane, di cui alla citata legge n. 56 del 2014, rientra nella competenza esclusiva statale".
Quello stesso 20 luglio è arrivata, seppur indirettamente, un'altra bocciatura: quella della Corte dei Conti siciliana, la quale, nella citata relazione, sostiene la necessità di completare "il riassetto dell'intero sistema degli enti di area vasta, avviando dinamiche concertative ed intese istituzionali, in ossequio al dettato degli articoli 27 e 28 della prefata L.r. 15/2015, sia per i liberi Consorzi comunali che per le Città metropolitane".
Chiuso il capitolo sulla L.r. 17/2017 è tempo di rimboccarsi le maniche per vagliare una riforma strutturale che, puntando sull'efficienza, restituisca ai cittadini Enti intermedi riorganizzati e funzionali.
LE CIFRE
Nel marasma generato da tale contesto normativo, a pagarne le spese sono le casse, sempre più a secco, dei Liberi Consorzi Comunali e delle Città Metropolitane.
L'insufficienza delle risorse finanziarie disponibili (dovuta sostanzialmente a una ridistribuzione che non tiene conto di apparati che continuano a gravare pesantemente sulle spese correnti), come hanno constatato i magistrati contabili, ha infatti già condotto il Libero Consorzio di Siracusa a dichiarare il dissesto. E anche gli altri otto Enti non navigano in buone acque: "Le riscossioni correnti - evidenzia la Corte dei conti isolana - sono in netta diminuzione, registrando una decurtazione del 6,28% nel 2017 rispetto all'esercizio finanziario precedente, a fronte di un contributo al contenimento della spesa pubblica molto elevato pari, per l'esercizio 2017, ad euro 230.288.455,12".
E aggiungono i giudici contabili: "L'ammontare complessivo delle assegnazioni effettuate nel corso dell'esercizio finanziario 2017 in favore degli Enti di area vasta a valere sui fondi regionali ammonta a 162.550 migliaia di euro, la cui liquidazione ha avuto luogo, con poche eccezioni, nel corso del medesimo esercizio".
La fotografia scattata da chi vigila sui bilanci della Pubblica amministrazione isolana porta quindi a galla una realtà che, dati alla mano, è sempre più critica sia per i 390 Comuni dell'Isola (come analizzato nell'inchiesta dello scorso 31 luglio) che per gli Enti di area vasta: "Sei enti su nove (libero Consorzio comunale di Agrigento, di Caltanissetta, di Enna, di Ragusa, Città metropolitana di Palermo e di Catania) - scrivono i magistrati contabili - non hanno rispettato nell'anno 2017 il saldo finale di finanza pubblica, molto spesso registrando differenze considerevoli rispetto agli obiettivi finanziari prefissati".
Insomma: la riforma degli Enti intermedi annunciata ma mai, fino ad ora, realmente portata a termine ha lasciato soltanto macerie. E ha creato anche gravi disagi per i cittadini, se è vero che le strade e le scuole di competenza provinciale attraversano gravi problemi di sicurezza che, con le risorse attualmente disponibili, sarà assai difficile risolvere.
Occorre dunque ripartire, riorganizzare e ricostruire una riforma che prenda spunto proprio dalla Legge Delrio. Non sarà facile ma non è neanche impossibile: basta volerlo.
Siracusa il primo Ente di area vasta siciliano a dichiarare dissesto
PALERMO - Senza una netta inversione di rotta, Liberi Consorzi comunali e Città Metropolitane hanno i giorni contati. Il monito lanciato dalla Corte dei Conti siciliana non lascia, infatti, dubbi: è necessario completare il riassetto del traballante sistema Province "allo scopo di ripristinare le condizioni, ad oggi assai precarie, per l'effettivo esercizio delle funzioni individuate a fronte di stanziamenti congrui e stabili".
Ecco la situazione "assai precaria", Ente per Ente, delle nove ex Province isolane.
SIRACUSA - Partiamo dal caso più intricato: quello del Libero Consorzio aretuseo. I diversi tentativi per scongiurare il peggio non sono riusciti a salvarne le sorti: il suo commissario straordinario, Carmela Floreno, ha deliberato il dissesto lo scorso maggio.
L'Ente, in crisi dal 2016, ha accumulato debiti per quasi 163 milioni di euro. Per contro, il taglio di trasferimenti statali e regionali degli ultimi tre anni e le trattenute, da parte dell'Agenzia delle Entrate, della quota di competenza della Rc auto e dell'Imposta provinciale trascrizioni hanno sensibilmente ridotto le entrate, determinando una continua crescita del passivo. È il primo caso di fallimento di un Ente di vasta area in Sicilia. Un triste primato, insomma.
RAGUSA - Anche il Libero Consorzio ibleo non dorme sonni tranquilli: se entro settembre non arriveranno le risorse previste - circa 11 milioni di euro - il tracollo finanziario non resterà un'ipotesi. Una "pezza" per risollevare le finanze dell'Ente giungerà nelle casse provinciali dopo l'incontro, avvenuto l'altro ieri, tra il presidente della Regione, Nello Musumeci, e il commissario straordinario, Salvatore Piazza, nominato lo scorso 30 gennaio e riconfermato alla guida dell'Ente fino al 30 settembre. Musumeci ha infatti annunciato un finanziamento di 3,1 milioni di euro per la manutenzione delle strade provinciali.
AGRIGENTO - Gli insufficienti trasferimenti da parte di Stato e Regione minano anche la serenità finanziaria dell'ex Provincia girgentiana. Prima della pausa estiva, il commissario straordinario Girolamo Alberto Di Pisa ha presentato un Piano di opere pubbliche che ha come obiettivi il miglioramento della viabilità stradale e la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Lodevoli fini, ma senza soldi non si canta messa.
TRAPANI - Salvato in extremis il Libero Consorzio comunale di Trapani. Il dissesto, ventilato dal commissario straordinario Raimondo Cerami, è infatti, almeno per il momento, un brutto ricordo, grazie ai fondi stanziati per le ex Province nell'ultima manovra finanziaria. L'Ente trapanese può quindi tirare un respiro di sollievo. Per ora.
CALTANISSETTA - Alla guida dell'ex Provincia nissena da marzo 2016, Rosalba Panvini ricoprirà l'incarico, salvo ulteriori proroghe, fino al 30 settembre. Anche qui, soliti problemi a far quadrare i bilanci e situazione complessa.
ENNA - Traballano anche i conti del Libero Consorzio comunale di Enna. A causa delle condizioni finanziarie poco felici che lo accomunano alle altre otto ex Province, pare che l'Ente, guidato dallo scorso 30 gennaio dal questore in pensione Ferdinando Guarino, stia vagliando la possibilità di vendere alcuni dei suoi beni immobiliari e dei suoi terreni per fare cassa.
CATANIA - Cambio della guardia a Palazzo Minoriti: lo scorso 28 giugno si è infatti insediato il nuovo sindaco metropolitano, Salvo Pogliese, che nel suo discorso di insediamento ha assicurato di voler instaurare una concreta collaborazione con i primi cittadini di tutto il territorio annunciando: "La Città metropolitana di Catania deve diventare la casa dei Comuni e dei cittadini". Ma c'è da rimettere in sesto le sorti - e le casse - dell'ex Provincia etna, che, come ha sostenuto il commissario straordinario Salvo Cocina nel corso dell'incontro, è una "macchina immobilizzata".
PALERMO - Al sindaco metropolitano Leoluca Orlando, che è alla guida della Città metropolitana che si estende per tutta la Conca d'oro da giugno 2016, è affidato l'arduo compito di risollevare le casse dell'Ente. Un compito che Orlando sta cercando di portare avanti anche come presidente dell'AnciSicilia, l'associazione dei Comuni dell'Isola, avviando sul tema nuove interlocuzioni con il Governo regionale.
MESSINA - Spettano al neo sindaco metropolitano Cateno De Luca gli onori, ma soprattutto gli oneri, della gestione di un Ente, la Città metropolitana dello Stretto, che lo scorso anno ha evitato il default per il rotto della cuffia. Intanto, l'obiettivo è puntato sulla questione scuole, dove la sicurezza sembra un'utopia.
La situazione attuale dei novi Enti di vasta area è dunque allarmante: tra finanze in rosso, competenze incerte e rischi default - o, come nel caso del Libero Consorzio aretuseo, già dichiarato - spetta adesso al Governo regionale e all'Ars fare la propria parte, varando una riforma che punti su efficienza e contenimento della spesa.

Scrivolibero

Si parlerà di "Crispi e l'Unità d'Italia" all'incontro organizzato dal Libero Consorzio di Agrigento, in occasione del 200esimo anniversario della nascita dello statista italiano.
Il programma della manifestazione, che si terrà il prossimo 4 ottobre, nell'Aula Consiliare "Luigi Giglia", prevede un convegno, proiezioni multimediali sulla vita e le opere di Francesco Crispi ed una visita guidata nella Sezione espositiva dell'Ecomuseo dell'ex Provincia, nella quale è in corso di realizzazione una mostra dedicata al politico agrigentino, figura eminente del Risorgimento italiano e dell'Italia unita.
Alla manifestazione, hanno già confermato la loro autorevole partecipazione il dott. Gaetano Allotta, storico ed autore del libro " Francesco Crispi, un protagonista dell'Unità d'Italia", e la Prof.ssa Gabriella Portalone, docente di storia Moderna nell'Università degli Studi di Palermo.
L'ex Provincia ha deciso, così, di celebrare uno dei personaggi storici tra i principali protagonisti del Risorgimento italiano. Nato a Ribera il 4 ottobre del 1818, discendente da una famiglia albanese, stabilitasi da molto tempo in Sicilia, esercitò l'avvocatura a Napoli. Acceso sostenitore del partito antiborbonico, prese parte attiva nell'organizzare l'insurrezione palermitana del 1848, scoppiata la quale divenne membro del governo provvisorio, poi deputato alla Camera dei Comuni, votando per la decadenza della dinastia borbonica e per l'elezione a re di Sicilia del duca di Genova. Avvocato e patriota, Francesco Crispi ebbe un ruolo decisivo nel convincere Garibaldi a compiere la Spedizione dei Mille.
Proclamata l'Unità d'Italia, abbandonò le posizioni repubblicane, aderendo alla monarchia. Divenuto presidente del Consiglio, carica che ricoprì dal 1887 al 1891, sostenne la Triplice Alleanza con Germania e Austria in chiave antifrancese e promosse l'espansione coloniale.
Ministro dell'Interno nel Gabinetto De Pretis (1877-1879), quindi Presidente del Consiglio (1887-1891; 1893-1896), perseguì una politica interna rivolta alla repressione del movimento irredentista, alla lotta contro gli anarchici, le organizzazioni operative e contadine e il movimento socialista e una politica estera di intesa con gli Imperi centrali (Triplice Alleanza), di lotta economica con la Francia e di penetrazione coloniale in Africa, iniziata col trattato di Uccialli (1889) e con la formazione della colonia dell'Eritrea mossa dalla volontà di fare dell'Italia una grande potenza mediterranea e coloniale. (1890). La sconfitta di Adua nel 1896 lo costrinse alle dimissioni. Tra le sue opere: I mille (postumo, 1911); Discorsi parlamentari (postumo, 1915). Morì a Napoli nel 1901.
Per ulteriori informazioni è possibile contattare il Settore Urp e Stampa al numero 0922 593301 oppure all'indirizzo di posta elettronica i.gennaro@provincia.agrigento.it


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