1. Contenuto della pagina
  2. Menu principale di navigazione
  3. Menu fondo pagina di navigazione
/ Rassegna stampa » 2018 » Ottobre » 4 » rassegna stampa del 4 ottobre 2018
 

rassegna stampa del 4 ottobre 2018

Ilfattoquotidiano.it

Ponti e Gallerie, le Province mappano le urgenze: "Su 2mila opere necessari interventi immediati. Ma non abbiamo soldi"

Ci sono 1.918 pontiviadotti e gallerie gestiti da 76 Province italiane che necessitano di interventi urgenti in quanto già soggetti a limitazione del traffico o della portata, se non chiusi. E servono"almeno 730 milioni" per rimetterli a nuovo, cioè l'intero ammontare degli investimenti a disposizione lo scorso anno degli enti intermediari cancellati, sulla carta, dalla legge Delrio ma che continuano a gestire anche 5.200 scuole di secondo grado con 2,5 milioni di studenti ospitati ogni giorno nelle aule. E come se non bastassero le quasi 2000 opere sulle quali è necessario intervenire nel breve periodo, ce ne sono altre 14.089 da sottoporre a indagini tecnico-diagnostiche: un monitoraggio per il quale sono necessari altri 566 milioni di euro. I dati e le situazioni più complicate, regione per regione
I numeri allarmanti sono contenuti nella mappatura effettuata dall'Unione delle Province italiane in seguito all'input arrivato dal ministero delle Infrastrutture in seguito al crollo del Ponte Morandi di Genova. Il monitoraggio richiesto dai Provveditori regionali alle Opere pubbliche sulle 30mila opere infrastrutturali in gestione a 76 Province - sono escluse quelle autonome e le Città metropolitane - ha restituito una fotografia limpida della situazione che vede la Lombardia e il Piemonte in cima alle zone con il maggior numero di "priorità 1" negli interventi, rispettivamente con 334 e 328 ponti e gallerie che richiedono interventi urgenti. Situazione complicata, in termini assoluti, anche in Calabria (174 opere), Campania (171) e Puglia (153). Mentre va meglio nel Lazio (47) e in Veneto, dove sono solo 23. A questi dati, si legge nelle tabelle aggregate su base regionale, bisogna aggiungere altre 4.013 opere già sottoposte all'attenzione delle Province oltre alle "priorità 1", con un quadro chiaro dei lavori necessari e anche il loro ammontare: poco più di 1,7 miliardi di euro. La lunga lista di interventi riguarda in particolare Lombardia e Puglia che raggruppano circa il 25 per cento di questi ponti, viadotti e gallerie. A seguire Toscana (632) ed Emilia-Romagna, che è la regione al primo posto nella tabella delle opere da sottoporre a monitoraggio con 2.095 infrastrutture in attesa di accertamenti. Servono oltre 3 miliardi. Upi: "Pronti a collaborare con il governo"
Ammontare totale del costo tra "priorità 1", altre opere già sottoposte e quelle in attesa di monitoraggio da parte dell'ente intermedio tra Regioni e Comuni? Tre miliardi e 20 milioni di euro. Soldi che le Province non hanno. "Il governo ha recentemente detto che bisogna partire con gli investimenti, con particolare attenzione alla manutenzione delle opere. Non il Tav né le altri Grandi opere ma quelle dei territori - spiega a Ilfattoquotidiano.it Achille Variati, presidente dell'Upi - Noi siamo pronti a collaborare e lo abbiamo dimostrato prendendo sul serio il monitoraggio voluto dal ministero delle Infrastrutture dopo la tragedia del viadotto Polcevera". Che lancia la proposta: "Il veicolo legislativo nel quale stanziare i fondi, almeno per gli interventi di "priorità 1", potrebbe essere lo stesso Decreto Genova quando approderà in Parlamento". Anche perché, sottolinea Variati, una certa urgenza ce l'hanno anche le 14mila opere per le quali sono necessarie indagini tecnico-diagnostiche: "Su quei ponti, gallerie e viadotti le conoscenze sono scarse, servono perizie. Parliamo di infrastrutture che hanno mediamente 40-50 anni e, diciamolo chiaramente, possono nascondere insidie gravissime per i cittadini". Le richieste dell'Upi: "Aumentare fondo per manutenzione straordinaria"
Poi, l'attenzione si sposterà sulla legge di Bilancio. L'Upi si augura che nella manovra ci sia uno "stanziamento a regime di 280 milioni di euro per superare lo squilibrio di parte corrente", consentendo così il ripristino della ordinaria capacità di programmazione finanziaria "annullata dalle manovre finanziarie degli ultimi anni". Ma non solo: le Province chiedono anche "l'incremento di 1,5 miliardi del fondo di investimenti per opere di straordinaria manutenzione viaria". Attualmente, tramite la legge di Bilancio 2015, sono stati stanziati 300 milioni annui per il periodo 2019-23: "Considerato il patrimonio viario di 130mila chilometri cui si riferisce, si tratta di una media di appena 2mila euro a chilometro l'anno". Una cifra "del tutto insufficiente" e "assolutamente non paragonabile", denuncia l'Upi, agli "oltre 22mila euro a chilometro di cui dispone l'Anas per la rete stradale o ai 120mila euro al chilometro per larete autostradale".Variati: "Rivedere la legge Delrio e semplificare"
Un cul-de-sac dal quale "se ne viene fuori con ragionevolezza", dice Variati. "Nell'attesa di prendere una decisione definitiva sulla la legge Delrio, perché questo mi pare necessario, il governo deve assicurare diritti fondamentali per i cittadini, c'è di mezzo la sicurezza", spiega l'ex sindaco di Vicenza. "Vorrei ricordare che non noi, ma la Corte dei Conti definì i tagli previsti dalla riforma delle Province "irragionevoli" - ricorda il presidente dell'Upi - Allora si proceda applicando un duplice criterio: rivedere la suddivisione seguendo un criterio geografico ragionevole e allo stesso tempo semplificare, disboscando le decine di autorità d'ambito. Intanto, a noi servono soldi perché le strade e oltre 5mila scuole che ospitano 2,5 milioni di studenti restano sotto la nostra gestione. E la nostra responsabilità".



Giornale di Sicilia


Emergenza in centro e in periferia
Discariche abusive senza fine
Le bonifiche diventano inutili

L'allarme dell'amministratore dell'Iseda: «Il giorno dopo il nostro intervento le aree vengono invase ancora dai rifiuti»
Concetta Rizzo
Gli operatori ecologici non si fermano e continuano giornalmente, e sistematicamente, a ripulire tutti gli immondezzai che spuntano - praticamente come i funghi - in ogni angolo di strada del centro e della periferia di  Agrigento. Non si fermano, però, purtroppo, neanche gli incivili che abbandonano qualunque cosa: non soltanto  acchetti ricolmi di immondizia non differenziata, ma anche materassi e vecchi elettrodomestici. I netturbini di Iseda e Sea, solo negli ultimi giorni, hanno ripulito - da cima a fondo - piazza Ugo La Malfa, via Toniolo, via Gioeni, via Esseneto, via Crispi, via Callicratide, via degli Imperatori e tutta la frazione di Villaseta. E per strada, gli operatori ecologici trovano di tutto: dai materassi a vecchi elettrodomestici, sanitari inutilizzabili, rubinetteria, copertoni di auto e camion a spazzatura domestica. «Siamo al punto che alcune zone, anche centrali della città, devono essere bonificate solo il giorno dopo essere state ripulite - ha spiegato, ieri, l'amministratore delegato di Iseda: Giancarlo Alongi - perché i soliti maleducati che, evidentemente, non pagano neanche la Tari, continuano ad operare quanto e come vogliono. Noi continuiamo ad essere fiduciosi -aggiunge  Alongi -che il positivo fenomeno della segnalazione degli abusi continui a prendere piede. La parte sana della collettività deve aspirare a questo». Se da un lato dunque, le squadre della polizia municipale continuano - e da  qualche giorno lo stanno facendo anche con attrezzature tecnologicamente avanzate -a controllare il territorio e a sanzionare tutti gli sporcaccioni, dall'altro lato dalle aziende - Iseda e Sea - viene, e anche esplicitamente, chiesto alla collettività di collaborare segnalando la presenza di eventuali incivili. Quello che si vuole, di fatto, realizzare è una battaglia completa portata avanti su molteplici fronti. E questo naturalmente con l'unico obiettivo di riuscire ad avere la meglio - arginando i depositi illegali di spazzatura - contro chi sporca e crea degrado sia nel centro cittadino che nelle periferie. I vigili urbani si sono dotati, prendendoli a noleggio e acquistandoli, di nuovi mezzi e attrezzature speciali. Agenti e ispettori hanno, adesso, a disposizione un motociclo conimpianto di registrazione, una telecamera digitale, e un'altra potente ad alta risoluzione con uno zoomtale da consentire di individuare con certezza targhe e volti. (*CR*)

Università, futuro da decifrare
I Cinque Stelle chiedono, in tempi rapidi, la nomina del presidente
del Cda del consorzio. La Cgil: «Bisogna rilanciare l'offerta formativa»
Paolo Picone

Un cambio alla guida del Consorzio universitario agrigentino si potrebbe concretizzare entro fine anno. Attualmente il Consiglio di amministrazione del Cua è presieduto da Pietro Busetta che potrebbe «cedere il posto ad altri» o potrebbe essere confermato a causa di una nuova normativa che ha stravolto lo statuto dei Consorzi universitari in Sicilia. La nuova governance del consorzio universitario di Agrigento è stata sollecitata dal Movimento 5 stelle. Con un'interpellanza urgente, i deputati regionali Matteo Mangiacavallo e Giovanni Di Caro, chiedono al Governo guidato da Nello Musumeci quali provvedimenti intende adottare per garantire in tempi rapidi la nomina del presidente del Cda del consorzio universitario di Agrigento e rilanciare l'offerta formativa sul territorio agrigent ino. «A maggio 2017 - dicono Mangiacavallo e Di Caro - è stato approvato un protocollo di intesa, che ridefiniva le modalità di concessione dei contributi ai consorzi universitari, i criteri di riparto e i rapporti economico-finanziari tra università e consorzi, stabilendone la governance e gli obiettivi dell'offerta formativa. L'intesa è stata siglata dall'allora assessore regionale per l'istruzione e la formazione professionale, dall'assessore regionale per l'economia e dai rettori delle università di Catania, Palermo e Messina». «A maggio di quest'anno - proseguono i portavoce - quel protocollo è stato modificato da un decreto dell'assessore all'Istruzione Roberto Lagalla che attribuiva espressamente le  unzioni di presidente del consiglio di amministrazione dei medesimi consorzi ad un componente di nomina della Regione». «Con le modifiche avvenute, dunque, le università non decidono più la governance dei consorzi,  a deve farlo il Governo, che però non lo ha ancora fatto. Chiediamo - concludono Di Caro e Mangiacavallo - all'assessore Lagalla di procedere in tempi rapidi alla nomina, perché i consorzi universitari non possono restare senza una guida». L'accordo era stato accolto con grande entusiasmo - anzi, il Cua fu tra i promotori della «resistenza» contro il decreto Baccei - ma porterà adesso l'Assessorato regionale a poter scegliere se mantenere l'attuale presidente o sceglierne uno nuovo. Stesso discorso, ovviamente, anche per altri componenti del Cda. Una prospettiva non immediata, dato che comunque sarà necessaria una modifica allo statuto che dovrà essere fatta da tutti i soci «sopravvissuti», compresa la Camera di Commercio, ente commissariato da tempo. Mentre la Cgil di Agrigento, con il suo segretario Massimo Raso ed il segretario aziendale, Matteo Lo Raso, chiedono chiarezza. «Bisogna ridefinire i rapporti tra Cua e Unipa - scrivo - no in una nota congiunta Raso e Lo Raso - per rilanciare definitivamente l'offerta formativa per l'Anno accademico 2019/2020. Il tempo non è una variabile indipendente. Ora basta siamo stanchi di questo teatrino. Chiediamo con forza la nomina del Presidente del Consorzio universitario da parte della Regione, la nomina degli altri due componenti, uno in rappresentanza l'Università di Palermo e l'altro componente in rappresentanza dei soci, il rientro dell'Ex Provincia nella compagine associativa. Sappiamo (dal presidente Busetta) che è stata raggiunta un'intesa di massima tra l'Università di Palermo e gli assessori Lagalla e Armao per la riapertura dei corsi di laurea ad Agrigento. Il riavvicinamento  serve se si risolvono definitivamente le annose e storiche questioni del contenzioso - conclude la Cgil - e se si riesce a restituire una "offerta formativa" degna di questo nome agli Studenti della nostra provincia e che serve all'apparato produttivo di questa terra con cui occorre rinforzare il legame». Di fatto il numero degli studenti si assottiglia sempre più. (* PAPI*)

Oggi l'inaugurazione
Mostra su Crispi
Arriva Musumeci

L'evento organizzato dal Libero Consorzio
Appuntamento alle 16 Ci sarà anche il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ad inaugurare oggi, alle 16, insieme al commissario straordinario del Libero Consorzio, Alberto Di Pisa, la mostra di «Ricostruzione storica di vita e di lavoro di Francesco Crispi». All'evento, che si terrà nella Scala Reale dell'Ottocentesco Palazzo della Provincia, parteciperà anche il pronipote di Crispi, Guido Palamenghi. La mostra, che ha il patrocinio gratuito dell'Assemblea Regionale Siciliana e della Presidenza della Regione Siciliana, è stata allestita in occasione dei 200 anni dalla nascita del grande statista siciliano. Si tratta, quindi, di una «vetrina » che ricostruisce gli ambienti di vita e di lavoro del più volte primo ministro del Regno d'Italia, con documenti originali dell'epoca ed effetti personali del dibattuto politico italiano, come ad esempio un elegante orologio da taschino ed una medaglia in bronzo che i siciliani donarono a Crispi in occasione del suo «ottantesimo anno». L'iniziativa del Libero Consorzio, ha lo scopo di rileggere la complessa e controversa parabola crispina e celebrare, così, uno dei personaggi storici, tra i principali protagonisti del Risorgimento italiano, che hanno segnato la nascita dall'Unità d'Italia. Alla manifestazione hanno già aderito diverse associazioni d'Arma e di Corpi; ci saranno, infatti, i bersaglieri della sezione di Agrigento, mentre il servizio di picchetto d'onore sarà curato dai soci della ANPS (Associazione Nazionale Polizia di Stato).

Consorzio universitario
Scienze della mediazione
Si inaugura il corso

Domani mattina, al Consorzio universitario di Agrigento in via Quartararo, nell'aula magna «Luca  Crescente», è prevista una cerimonia dedicata all'inizio del corso di laurea in scienze della mediazione linguistica e culturale. Interverranno il Cardinale Francesco Montenegro (vescovo metropolita di Agrigento), il rettore della Lumsa Francesco Bonini, e il professor Delio Miotti dello Svimez. Bonini, in particolare, annuncerà l'avvio di una collaborazione con il Consorzio Universitario di Agrigento per attivare un corso di laurea in scienze della formazione. I lavori avranno inizio alle 9 circa. La partecipazione è aperta a tutti. (*ACAS*)

AGRIGENTOWEB

Università: Governo nomini presidente Cda consorzio universitario Agrigento Di Redazione Da due anni il consorzio universitario di Agrigento è senza guida. E per questo il M5S con un'interpellanza urgente, a firma dei deputati regionali Matteo Mangiacavallo e Giovanni Di Caro, chiede al Governo Musumeci quali provvedimenti intende adottare per garantire in tempi rapidi la nomina del presidente del Cda del consorzio universitario di Agrigento e rilanciare l'offerta formativa sul territorio agrigentino. "A maggio 2017 - dicono Mangiacavallo e Di Caro - è stato approvato un protocollo di intesa, che ridefiniva le modalità di concessione dei contributi ai consorzi universitari, i criteri di riparto e i rapporti economico-finanziari tra università e consorzi, stabilendone la governance e gli obiettivi dell'offerta formativa. L'intesa è stata siglata dall'allora assessore regionale per l'istruzione e la formazione professionale, dall'assessore regionale per l'economia e dai rettori delle università di Catania, Palermo e Messina". "A maggio di quest'anno - proseguono - quel protocollo è stato modificato da un decreto dell'assessore all'Istruzione Roberto Lagalla che attribuiva espressamente le funzioni di presidente del consiglio di amministrazione dei medesimi consorzi ad un componente di nomina della Regione". "Con le modifiche avvenute, dunque, le università non decidono più la governance dei consorzi, ma deve farlo il Governo, che però non lo ha ancora fatto. Chiediamo - concludono - a Lagalla di procedere in tempi rapidi alla nomina, perché i consorzi universitari non possono restare senza una guida".

SCRIVOLIBERO
Università Agrigento, M5s: "da due anni Consorzio senza guida" By Redazione Scrivo Libero "Da due anni il consorzio universitario di Agrigento è senza guida. E per questo il M5S con un'interpellanza urgente, a firma dei deputati regionali Matteo Mangiacavallo e Giovanni Di Caro, chiede al Governo Musumeci quali provvedimenti intenda adottare per garantire in tempi brevi la nomina del presidente del Cda del consorzio universitario di Agrigento e rilanciare l'offerta formativa sul territorio agrigentino". A darne notizia è il M5S. "A maggio 2017 - dicono Mangiacavallo e Di Caro - è stato approvato un protocollo di intesa, che ridefiniva le modalità di concessione dei contributi ai consorzi universitari, i criteri di riparto e i rapporti economico-finanziari tra università e consorzi, stabilendone la governance e gli obiettivi dell'offerta formativa. L'intesa è stata siglata dall'allora assessore regionale per l'istruzione e la formazione professionale, dall'assessore regionale per l'economia e dai rettori delle università di Catania, Palermo e Messina". "A maggio di quest'anno - proseguono - quel protocollo è stato modificato da un decreto dell'assessore all'Istruzione Roberto Lagalla che attribuiva espressamente le funzioni di presidente del consiglio di amministrazione dei medesimi consorzi ad un componente di nomina della Regione". "Con le modifiche avvenute, dunque, le università non decidono più la governance dei consorzi, ma deve farlo il Governo, che però non lo ha fatto. Chiediamo - concludono - a Lagalla di procedere in tempi rapidi alla nomina, perché i consorzi universitari non possono restare senza una guida".

LA SICILIA
CAMPAGNA REGIONALE Comunicazione pesca, ammesse aziende agrigentine. Sciacca. g.re.) Ci sono anche alcune aziende editoriali agrigentine tra le sessanta facenti parti della graduatoria definitiva diffusa dall'Assessorato Regionale dell'Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea, in ordine ad una campagna di comunicazione per la divulgazione delle attività previste nel PO FEAMP 2014-2020. La manifestazione di interesse è dello scorso gennaio, ma solo adesso, dopo una proroga dei tempi di presentazione delle istanze, l'assessorato ha redatto la graduatoria definitiva, con la possibilità per strutture editoriali di vario genere di accedere ad una parte della dotazione finanziaria prevista, che ammonta a 250 mila euro. Ed è proprio un'azienda agrigentina, Tele Video Agrigento, a guidare la graduatoria regionale, prima tra quelle ammesse con il punteggio di nove, a pari merito con agenzie pubblicitarie e strutture regionali di Palermo e Trapani. Seconda tra le agrigentine, a133° posto della graduatoria, Arca Srl di Sciacca, con sei punti, seguita da altre due aziende saccensi, con cinque punti, Melkart, quarantaduesima, Media Comunication, quarantaseiesima. Ammesse anche Tele Monte Kronio Sciacca (48°), Tele Radio Sciacca (54°), Sicilia On Press e Tele Video Sicilia, entrambe di Favara, rispettivamente alle posizioni 58 e 60. La dotazione finanziaria prevista potrebbe tenere fuori alcune delle aziende ammesse, ma non è escluso uno scorrimento che permetterebbe a tutte le 60 ammesse di potere realizzare i progetti previsti. L'assessorato regionale agricoltura e pesca vuole realizzare azioni di informazione del pubblico e dei portatori d'interesse e condivisione di bestpractice, campagne di sensibilizzazione e divulgazione quali campagne pubblicitarie ed eventi, sviluppo e aggiornamento di siti web, piattaforme di parti interessate nell'intero settore della pesca.

LA DIRIGENTE REGIONALE E STATA TRASFERITA A CATANIA
Lamagna lascia il Polo museale g.s) Gioconda Lamagna non è più a capo del Polo museale di Agrigento. La dirigente regionale è stata trasferita al Polo regionale di Catania per i siti culturali - parchi archeologici di Catania e della Valle dell'Aci. A chiedere di essere spostata ad altro incarico rispetto alla direzione del Polo di Agrigento è stata la stessa Lamagna, stando a quanto si apprende dal decreto, firmato nei giorni scorsi dall'Assessorato regionale ai Beni culturali, che ha annullato l'atto precedente, risalente al 2016. Perché Lamagna abbia chiesto di andare ad altra sede, ovviamente, non può saperlo nessuno se non la diretta interessata. Certo è che i rapporti soprattutto con il personale del museo "Griffo" erano peggiorati in modo verticale negli ultimi mesi, con la dirigente al centro di uno scontro frontale con i sindacati autonomi del personale Regionale come il Sadirs, che tra le altre cose aveva chiesto la rimozione del dirigente. Nei giorni scorsi si era consumata l'ultima puntata della guerra in questione, con i custodi del museo che avevano chiesto di essere trasferiti in massa alla vicina Valle dei Templi.

VENERDI SEMINARIO AL LIBERO CONSORZIO
Fondi di rotazione per progettazione di opere r.b.) Si intitola "Strumento per la progettualità: i fondi di progettazione" il seminario in programma venerdì prossimo, alle 9, nella sala Pellegrino del Libero consorzio comunale, organizzato dall'Ordine degli Ingegneri di Agrigento. Enti pubblici con casse sempre più a secco e con il carnet di opere pubbliche sempre più scarno. Gli strumenti per invertire la tendenza ci sono: si tratta dei fondi di rotazione per la progettazione, concesse alle amministrazioni centrali, regionali e altre istituzioni. Risorse che usano in pochi. Per agevolare gli enti in questo percorso, l'Ordine degli Ingegneri ha organizzato il seminario al quale parteciperanno anche l'assessore regionale delle Infrastrutture Marco Falcone, il vicepresidente dell'Ars Roberto Di Mauro, il commissario per il dissesto idrogeologico in Sicilia Maurizio Croce, il dirigente generale del Diparti- mento tecnico regionale Salvatore Lizzio e i sindaci di Aragona Giuseppe Pendolino, di Cammarata, Vincenzo Giambrone, di Santa Elisabetta, Domenico Gueli. L'incontro si aprirà con i saluti di Alberto Avenia, presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Agrigento, e di Angela Rizzo, componente del Consiglio dell'Ordine e coordinatrice della commissione Fondi di progettazione. Di "fondo rotativo per la progettualità" parlerà Antonio Mancini, account manager di Cassa depositi e prestiti mentre sarà Maurizio Croce a sviluppare il tema dei fondi messi a disposizione dalla Regione Sicilia. Un caso di concreto utilizzo delle risorse in questione sarà portato all'attenzione della platea da Francesco Quartana, responsabile dell'area tecnica del Comune di Campofiorito. Il seminario si concluderà con gli interventi di Marco Falcone e Roberto Di Mauro.

EMERGENZA RIFIUTI.
Dall'Iseda lanciano l'allarme: "Le pulizie non durano più di un giorno" LA BONIFICA DELLE DISCARICHE E UNA LOTTA CONTRO IL TEMPO.
Discariche abusive, le multe non stanno svolgendo la dovuta azione di dissuasione nei confronti di chi inquina. A dirlo, nero su bianco, sono coloro che si trovano poi a dover bonificare quanto abbandonato: le ditte che svolgono il servizio di igiene ambientale, Solo negli ultimi giorni, gli operai Iseda e Sea sono intervenuti in piazza Ugo La Malfa, in via Toniolo, via Gioeni, via Esseneto, via Crispi, via Callicratide, via degli Imperatori e in tutta la frazione di Villaseta riscontrando l'esistenza di vere e proprie distese indiscriminate di rifiuti: materassi, vecchi elettrodomestici, sanitari inutilizzabili, rubinetteria, copertoni di auto e camion a spazzatura domestica. Se da un punto di vista della composizione di queste discariche, tutto sommato, siamo in linea con quanto avveniva anche in passato, a cambiare sarebbe soprattutto la frequenza con cui queste si riformano. "Siamo al punto che alcune zone, anche centrali della città, devono essere bonificate solo il giorno dopo essere state ripulite - spiega l' amministratore delegato di Iseda Giancarlo AIongi -' perché i soliti maleducati che evidentemente, non pagano neanche la Tari, continua ad operare quanto e come vogliono. Noi continuiamo ad essere fiduciosi - aggiunge Alongi che il positivo fenomeno della segnalazione degli abusi, continui a prendere piede. In questo modo, magari si innescherà un circuito virtuoso che permetterà a tutti di vivere in un ambiente migliore. La parte sana della collettività deve aspirare a questo. Noi facciamo il nostro lavoro ogni giorno e questo la gente lo vede ( i propri occhi ma possiamo ben poco con l'inciviltà di pochi a danno di molti", Insomma, il sistema di repressione fin qui attivato evidentemente non sta funzionando stante che anche in aree non periferiche gli civili sono liberi di scorrazzare. Che vada cambiata, una volta per tutte, l'impostazione delle attività di controllo, andando ad incidere più a monte di come non si sia fatto finora? La domanda, con la situazione attuale, ci sebra quasi retorica.

Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO