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/ Rassegna stampa » 2019 » Febbraio » 11 » rassegna stampa dal 9 all'11 febbraio 2019
 

rassegna stampa dal 9 all'11 febbraio 2019

Giornale di Sicilia 9 febbraio 2019

Ribera, via alla statalizzazione del «Toscanini»
RIBERA
Firmato il decreto di avvio della statalizzazione dell'Istituto Musicale Toscanini, un risultato che la struttura riberese attendeva da 20 anni. È stato annunciato ieri dal vice ministro Lorenzo Fioramonti alla Camera nel corso della prima giornata degli Stati Generali Afam. Per il vice ministro questa era la priorità. «Abbiano atteso tanto tempo - dice il direttore del Toscanini, Mariangela Longo - ma questo risultato ci ripaga di tanti sacrifici. È una vittoria di tutti noi. Ci hanno aiutato e li ringraziamo il ministro Bussetti, il vice ministro Fioramonti, la senatrice Loredana Russo e tutti i deputati e senatori che, in rappresentanza di tutte le Istituzioni Afam, si sono impegnati e hanno finalmente dato attuazione alla legge di statalizzazione. Aspettavamo da 20 anni assieme ad altri 18 Istituti musicali italiani che ora si avviano a diventare Conservatori di Stato». Il direttore Mariangela Longo e il presidente del Toscanini, Giuseppe Tortorici, hanno informato personalmente della situazione degli Isttuti musicali il ministro Bussetti in occasione dell'evento Erasmus tenutosi alla Valle dei Templi di Agrigento a settembre dello scorso anno. «Si è subito attivato - dice Mariangela Longo - per dare attuazione alla legge prima possibile e lo ha fatto concretamente". Per il Toscanini, che tre anni fa ha rischiato la chiusura, il 2019 è iniziato in maniera straordinaria. L'Istituto si è insediato nella nuova sede, in corso Umberto, a Ribera, messa a disposizione dal Comune e le iscrizioni sono schizzate a quota 300. Sono 27 i corsi del Toscanini con due autorizzati recentemente. Negli ultimi tre anni la scuola è passata dal rischio chiusura al pieno rilancio ed a prospettive importanti. Nel frattempo sono già attivi i 7 bienni ordinamentali di secondo livello universitario e 23 trienni di primo livello e relativi corsi propedeutici. Sono stati autorizzati anche i nuovi corsi universitari pop rock, "una novità assoluta nel territorio, che saranno attivati solo dopo il trasferimento alla nuova sede di corso Umberto», dice il direttore, Mariangela Longo. Una notevole crescita, negli ultimi anni, quella del Toscanini,  verificata anche dal presidente della Regione, Nello Musumeci, che ha assistito, a Ribera, a un loro concerto. Il Toscanini è l'unica istituzione di alta formazione musicale di tutto il territorio Agrigentino e ha attivato una serie di progetti anche di respiro internazionale. Tra le ultime soddisfazioni della dirigenza, dei docenti e degli studenti il grande successo dell'Istituto alla prima diWest Side Story al Politeama di Palermo in coproduzione con la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana. Pubblico entusiasta che ha pure ballato insieme ai musicisti sulle note del bis di Mambo del grande genio statunitense Leonard Il direttore. Mariangela Longo Bernstein. (*GP *)

10 febbraio

Metanizzazione a Favara, passi in avanti
Il sindaco, accompagnato dal capo dell'Utc e dallo staff dell'Italgas, incontrerà il capo del Genio Civile
Umberto Re - FAVARA
In attesa che il dirigente del dipartimento tecnico dell'assessorato regionale delle Infrastrutture e della Mobilità, l'architetto Salvatore Lizzio, convochi la conferenza dei servizi che dovrà fare accendere la luce verde sull'avvio dei lavori per la metanizzazione della città, martedì prossimo il sindaco Anna Alba, accompagnata dal capo dell'Utc, l'ingegnere Alberto Avenia, e dallo staff di progettazione dell'«Italgas», incontrerà il nuovo capo del Genio Civile di Agrigento, l'architetto Rino La Mendola, per fare il punto sulla materia che ha avuto una lunga gestazione visto che i primi atti amministrativi furono adottati addirittura nella metà degli anni ottanta. Un incontro da cui dovrebbero uscire parole chiare sulla metanizzazione del popoloso centro. «Con il nuovo dirigente - dice Avenia - ci siamo sentiti e abbiamo concordato di comune accordo un incontro preliminare ai fini dell'ist ruttoria. Va ricordato che La Mendola è già stato a capo dell'ufficio del Genio Civile di Agrigento tanto che fu lui tra i primi ad intervenire quando nel gennaio del 2010 crollò la palazzina a tre elevazioni di via del Carmine portandosi con sé le sorelline Bellavia. Dopo anni di discussioni, attese e speranze, sul metano sembra che si sia arrivati al capolinea. E  Dopo il successo ottenuto nel 2017, con «La barca dei sogni» non è un caso se il primo provvedimento della giunta municipale del nuovo anno riguarda la presa d'atto del progetto esecutivo per la costruzione dell'impianto di distribuzione del gas metano sul territorio di Favara. L'atto riporta il numero uno con la firma di tutti e cinque gli assessori nonché dello stesso sindaco.  Va ricordato che il mese scorso gli amministratori comunali sono stati in missione a Palermo per consegnare all'assessorato regionale alle Infrastrutture il progetto esecutivo per la metanizzazione della città predisposto dalla società «Favaragas», del gruppo «Italgas"  », che aveva rilevato il ramo aziendale della Cpl Concordia, originaria aggiudicataria dell'appalto con il sistema del project financing. L'assessorato, previa istruzione del progetto da parte del Genio Civile di Agrigento, dovrà indire una conferenza dei servizi a cui parteciperanno il Libero Consorzio di Agrigento, l'Anas, i Vigili del Fuoco, l'Asp, la Soprintendenza ai Beni Culturali, lo stesso Comune di Favara, enti tutti chiamati ad esprimere il loro parere. I faldoni contenenti il progetto esecutivo erano stati trasmessi al Comune nel dicembre scorso. «Dopo l'approvazione e il rilascio di tutti i nulla osta da parte delle autorità competenti - dice il sindaco Alba -si potrà iniziare la fase della posa delle condotte da parte di Favaragas». Di metano si parla da oltre 30 anni con tanti treni persi spesso per l'insipienza della classe politica che non ha adottato gli atti necessari per non perdere i finanziamenti  che di volta in volta venivano concessi dallo Stato. L'u ltima opportunità, in ordine di tempo, è stata nel 2015 con l'amministrazione  dell'epoca, guidata da Rosario Manganella, che ha partecipato a un bando del ministero dell'Economia e Finanza, bando riservato ai comuni del  Meridione d'Italia che non avevano beneficiato di contributi per la metanizzazione. Il Comune di Favara ha ottenuto dal Mef un finanziamento in conto capitale di 6 milioni e 716 mila euro. Il resto della somma, che originariamente era a carico della Cpl Concorda, adesso graverà sulla società "Favaragas " i cui utili le deriveranno dalla gestione ventennale degli impianti. Nel totale il costo dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 milioni di euro, iva compresa. Dopo tante promesse e tante attese si è arrivati, dunque, all'ultimo step. Ma guai a cantare vittoria perché le insidie sono sempre dietro l'angolo. È certo che con la metanizzazione della città si darà per qualche anno un importante sbocco occupazionale risollevando l'economia locale in sofferenza da molto tempo visto che l'edilizia, che è stata sempre un traino non indifferente, è ferma al palo. Già individuato il punto di allaccio della Snam Rete Gas con la  cabina di consegna realizzata in contrada San Benedetto. Da lì partirà la condotta in polietilene ad alta pressione e sarà lunga sette chilometri per raggiungere il primo snodo che sarà realizzato in piazza Lando Conti. Verrà seguito il tracciato della strada provinciale Aragona-Favara (la Sp3-A) ragion per cui non ci sarà necessità di fare espropri. « L'ultima riunione si era tenuta nel luglio scorso a Palermo - dice il sindaco Anna Alba - presso l'a ssessorato alle Infrastrutture e nei termini assegnati, 6 mesi, Favaragas ha prodotto il progetto». Il gas arriva dall'Algeria con primo ingresso in Italia da Mazara del Vallo. (* UR*)


Agrigentonotizie

Per i Liberi consorzi si torna al voto, ma non saranno i cittadini a scegliere

Al voto per eleggere un presidente e un nuovo consiglio provinciale. Dopo anni dallo scioglimento delle cariche politiche all'interno dei Liberi consorzi si torna al voto, ma a decidere non saranno i cittadini.
Se oggi la Giunta regionale ha annunciato che il 30 giugno si svolgeranno le elezioni provinciali, infatti, va precisato che queste saranno con il sistema del secondo livello: potranno quindi esprimere la propria preferenza unicamente sindaci e consiglieri comunali.
Al voto andranno in provincia di Agrigento circa 750 "grandi elettori" il cui voto sarà applicato con un sistema di ponderazione matematica. La preferenza di ciascuno consigliere dovrà essere dapprima moltiplicato per un coefficiente correttivo pari a 1,25 ed il risultato ottenuto dovrà a sua volta essere poi moltiplicato per l'indice di ponderazione della fascia di appartenenza, che è calcolato in base al numero di abitanti. Questo con un ruolo già dichiaratamente marginale dei piccoli comuni. In provincia infatti saranno poco più di 200 amministratori e 13 comuni in totale a poter decidere. Si tratta di Agrigento, Sciacca, Licata, Canicattì e Favara (indice di ponderazione, 244 e 143 elettori) e Palma di Montechiaro, Ribera, Porto Empedocle, Raffadali, Menfi, Ravanusa e Campobello di Licata (123 il valore del voto ponderato). Se bisognerà capire cosa faranno i sindaci e i consiglieri del Movimento 5 Stelle, da sempre contrari alle Province, certo è che la legge risalente all'epoca di Crocetta esclude dalla possibilità elezione i sindaci a cui il mandato scadrà tra un anno e mezzo dal momento delle votazioni. Un orizzonte temporale che escluderebbe, tra gli altri, Lillo Firetto, che pure qualche anno fa sembrava nutrire almeno un interesse per la possibilità di una candidatura alla guida dell'ente di area vasta, rivendicando come questo ruolo potesse spettare al capoluogo.
Nei prossimi mesi si ricostituirà la commissione elettorale (composta tra gli altri dal segretario generale del Libero consorzio e da quello di Agrigento), e ci sarà il via alla costituzione delle liste, che dovranno essere composte da un numero pari a quello dei consiglieri da eleggere (cioè 12) e nessuno dei due sessi può superare il 60 per cento dei componenti. Per presentare una lista occorre avere un numero di firme pari al 5 per cento dei votanti. Si potrà dare il voto sia alla lista sia al candidato.
Adesso sta alla politica scaldare i motori per questa "strana" elezione, che consegnerà però poltrone scomodissime: l'incarico non solo sarebbe gratuito (perché non alternativo a quello politico-amministrativo già ricoperto nei comuni di appartenenza) ma andrebbe a consegnare la guida di enti ad oggi ad un passo dal dissesto finanziario e che hanno perso gran parte del loro potere di incidere sui territori.

Il Libero consorzio in campo per la sostenibilità ambientale e la difesa della biodiversità marina

Il 2018 ha confermato ancora una volta il ruolo del Libero Consorzio di Agrigento nei progetti di tutela dell'ambiente e la determinazione nell'attuazione delle politiche comunitarie per la difesa della bio diversità. In particolare il progetto UE "Tartalife - Riduzione della mortalità della tartaruga marina nelle attività di pesca professionale", nel suo penultimo anno di attuazione ha visto lo staff del Settore Ambiente molto attivo su tutte le azioni che lo hanno direttamente coinvolto, in particolare con le azioni E.2 ed E.3. La prima, grazie alla consulenza degli esperti nei desk informativi sui fondi Feamp 2014-2020 attivati a Licata, Porto Empedocle e Sciacca, ha consentito l'erogazione di 336.000,00 euro per i dieci progetti presentati dagli operatori professionali della pesca delle marinerie agrigentine, ovvero il 100% dei progetti per i quali sono state richieste ed ottenute informazioni e consulenze.
Con l'azione E.3 invece è stato possibile attivare per il quarto anno consecutivo il programma di informazione e sensibilizzazione "Tartaworld", che grazie agli animatori selezionati dal Libero Consorzio ha coinvolto centinaia di turisti e residenti (in particolare i più giovani) su tutte le spiagge della provincia secondo un programma molto articolato, e che con giochi, animazioni e informazioni dettagliate ha portato a conoscenza della popolazione e degli operatori i pericoli che corre la bio diversità marina. In particolare una specie prioritaria per la comunità europea, e a serio rischio di estinzione, come la Tartaruga marina Caretta caretta, a causa dell'impatto della pesca professionale, del disturbo antropico e delle varie fonti di inquinamento. L'attività del Libero consorzio quale partner del complesso progetto, che ha nel Cnr-Ismar l'ente capofila, è stata più volte sottolineata positivamente anche dalle puntuali revisioni dei monitor di progetto inviati dalla Commissione Europea, con riferimento anche al massiccio coinvolgimento delle scuole siciliane nel Concorso di educazione "Scopri-Tarta" e alle iniziative organizzate per diversi anni in estate, dal Ws Turtle day al Tartaday, che hanno riscosso un enorme successo.

Lanotiziagiornale.it

È partita l'era delle autonomie. La Sicilia percepirà il 36% dell'Iva.
Il nuovo metodo di calcolo aumenta le risorse destinate alla Regione

Diventa operativo l'accordo fatto tra il ministero dell'Economia (Mef) e la Regione Siciliana sull'attribuzione a quest'ultima del 36,4% dell'Iva a partire dal 2017. Grazie a una piccola variazione semantica nella norma, che passa dal metodo di calcolo del "riscosso" a quello del "maturato" l'imposta sul valore aggiunto destinata ai siciliani sta per fare un bel balzo in avanti. Dopo mesi di trattative tra il ministro Giovanni Tria e il governatore dell'isola, Nello Musumeci, per mettere una pietra tombale sul contenzioso fiscale che oppone da anni la Sicilia al Ministero dell'Economia ieri è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il primo di una serie di decreti del Mef necessari a dare attuazione all'armistizio.
Lo scorso dicembre Tria a Musumeci si accordarono per dare più soldi alla Sicilia con una serie di meccanismi. Primo: ridurre i trasferimenti di denaro fatti da Palermo a Roma per tagliare il debito pubblico, portandoli dagli 1,3 miliardi del 2018 a 1 miliardo nel 2019 a fronte dell'impegno di Musumeci a ritirare il ricorso contro la legge di Bilancio del 2018 e pendente alla Corte Costituzionale. Secondo: un versamento da 540 milioni da parte del Mef in favore della Regione Siciliana da destinare ai liberi consorzi e città metropolitane per le spese di manutenzione straordinaria di strade e scuole (da erogare in due quote da 20 milioni annui per il 2019 e il 2020 e di 100 milioni per ciascuno degli anni dal 2021 al 2025).
La terza e ultima parte dell'accordo dispone che "lo Stato e la Regione Siciliana si impegnano a definire entro il 31 gennaio 2019 i contenuti del decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze per l'individuazione delle modalità di attribuzione dell'Iva alla Regione Siciliana". Ed è questo il pezzo dell'intesa perfezionata con il decreto pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale con cui si cambia il modo di attribuire all'isola la sua parte di Iva nazionale, con il nuovo metodo del "maturato" che sostituirà quello del "riscosso".
Una sottile modifica normativa che dovrebbe portare nelle casse della Sicilia una bella boccata d'ossigeno se si considera che questo stesso meccanismo è già stato applicato in passato al metodo di ripartizione dell'Irpef di competenza siciliana nel 2017 determinando "un incremento delle entrate regionali pari a 1.400 milioni di euro per il 2017 - secondo quanto riportato dal dossier di documentazione fatto dal Servizio del Bilancio della Camera e del Senato sulla legge di bilancio del 2017 - e circa 1.685 milioni di euro a decorrere dal 2018".
Adesso bisognerà attendere rispettivamente il 28 febbraio e l'8 marzo, perché vengano ufficializzati l'ammontare dell'acconto del 2017 e del 2018 affinché sia determinato il conguaglio Iva (a credito o a debito così dice il decreto) spettante alla Regione Siciliana per quelle annualità. Mentre l'acconto Iva del 2019 sarà reso noto l'11 aprile.

I Nuovi Vespri

Sangiorgi: la politica ha decretato il dissesto finanziario 'legalizzato' per le ex Province - I Nuovi Vespri
Duro il giudizio di Giuseppe Salvatore Sangiorgi, presidente del Comitato nazionale pro-Province. Che sottolinea la mancanza di trasferimenti da parte di Stato e Regione e i pignoramenti
Sulle ex Province siciliane scriviamo spesso per segnalare la follia di una politica che, con questi enti intermedi, ne ha combinate di tutti i colori. E ci riferiamo alla politica nazionale e regionale.
La politica nazionale ha varato una legge sbagliata, che porta il nome dell'ex Ministro, Graziano Delrio: una legge che ha creato problemi in tutta l'Italia e che in Sicilia... In Sicilia, grazie a una legge ottusa approvata dal Parlamento dell'Isola, tutte le ex Province sono in grandissima crisi.
Già, le ex Province. Perché il Governo siciliano di centrosinistra, nella passata legislatura, gli ha cambiato i nomi: e da allora lo Stato ha preso la scusa "che non sono più Province", gli ha tagliato i fondi nazionali.
Sulle ex Province siciliane interviene Giuseppe Salvatore Sangiorgi, presidente del Comitato nazionale pro-Province
"E' veramente singolare e incommentabile il comportamento adottato dalle classi dirigenti nazionali e regionali di maggioranza ed opposizione che, a vario titolo, negli ultimi dieci anni, si sono occupate di riforma delle Province. Contrariamente a quanto è accaduto in Italia, dove una riforma - criticabile da tutti i punti di vista - ha messo ordine sui i criteri di elezione dei rappresentanti istituzionali, di assegnazione e trasferimenti di risorse/competenze ad altri enti" mentre "in Sicilia, al netto dei proclami, siamo all'anno zero". "Purtroppo - prosegue Sangiorni - dobbiamo constatare con rammarico che l'atteggiamento discriminatorio, nei confronti delle tre Città Metropolitane (di Palermo, Catania e Messina ndr) e dei sei Liberi Consorzi (così si chiamano adesso le ex Province di Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Siracusa e Ragusa) e, per conseguenza, dei loro dipendenti, continua ininterrottamente. E' incomprensibile come la politica possa rimanere insensibile e non intervenga davanti agli enti sovracomunali siciliani, che si trovano in condizione di dissesto finanziario 'legalizzato', stretti in una morsa tra la mancanza di trasferimenti e pignoramenti, con l'aggravante di assolvere con meno risorse alle competenze di sempre, e con un personale demotivato e che negli anni si è notevolmente ridimensionato".Giornale di siciliaIl pasticcio delle ex Province «Presto una norma per salvarle» Quella di Siracusa è in dissesto, a Messina dipendenti in ferie forzate. Ieri in piazza i sindacati che hanno incontrato Armao
Una norma che permetta alle province siciliane di uscire dal cul de sac in cui sono chiuse: senza fondi, costrette al prelievo forzoso, e con la competenza su alcuni servizi essenziali per la popolazione come trasporto disabili, manutenzione delle arterie secondarie o delle scuole. Un empasse innestato dalla riforma del precedente esecutivo regionale che non è mai stata portata a termine. La possibile via d'uscita è stata prospettata dal vicepresidente della Regione ed assessore all'e co n o m i a , Gaetano Armao al termine dell'incontro con i sindacati degli enti locali che ieri sono scesi in piazza per porre l'attenzione sulla crisi finanziaria degli enti intermedi. «Abbiamo chiesto all'assessore di farsi portavoce con il presidente della Regione della nostra esigenza di organizzare al più presto un tavolo con il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, i capigruppo dell'Ars e tutti i deputati e i senatori siciliani - dicono Michele Pagliaro e Gaetano Agliozzo di Cgil e Fp Cgil, Sebastia no Cappuccio e Paolo Montera di Cisl e Cisl Fp, Claudio Barone ed Enzo Tango di Uil e Uil Fpl -. Lo scopo è quello di tracciare la strada più breve verso una norma salva-province. Ognuno deve assumersi la propria responsabilità di fronte alla situazione critica in cui si trovano ormai gli enti di area vasta per via dei pasticci legislativi, sia nazionali sia regionali, che si sono susseguiti in questi ultimi anni». Armao ha contattato il governatore, Nello Musumeci, e «ha garantito che già la settimana prossima» potrebbe svolgersi il primo incontro. «È una buona notizia, ma non ci fermeremo fino a che non saremo certi che si sta lavorando seriamente sulla questione - concludono i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil - non c'è più tempo da perdere, le ex Province sono al collasso e non siamo più disposti ad accettare meri aiuti economici, pure se necessari: servono risposte politiche che risolvano una volta e per sempre il problema». Già la provincia di Siracusa ha dichiarato il dissesto economico e gli altri enti sono pronti a farlo. Nella provincia aretusea ci sono dipendenti che non ricevono lo stipendio da 4 mesi mentre a Messina il sindaco metropolitano ha messo quasi tutti i dipendenti in ferie forzate. Solo Trapani e Agrigento hanno approvato il bilancio di previsione dell'anno scorso. «Avevamo presentato in commissione Bilancio, durante l'esame della manovra economica, alcuni emendamenti che prevedevano di destinare ai Comuni ed alle ex Province (Liberi Consorzi e Città Metropolitane) le somme derivanti dalla liquidazione della "ex- Si c i l - c a s s a". Ma il governo regionale ancora una volta si è dimostrato sordo alle nostre proposte di buonsenso - ha detto ieri Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all'Ars - siamo prontia lavorare ad una soluzione a questa vicenda durante l'esame della finanziaria in aula, purché il governo non continui ad ignorare le emergenze della Sicilia». ( *AG I O* )

LIBERO CONSORZIO Tutela ambientale Il ruolo dell'ex Provincia
Confermato il ruolo del Libero consorzio di Agrigento nei progetti di tutela dell'ambiente e la determinazione nell'attuazione delle politiche comunitarie per la difesa della biodiversità. In particolare il progetto «Tartalife - Riduzione della mortalità della tartaruga marina nelle attività di pesca professionale» ha visto lo staff del settore Ambiente molto attivo su tutte le azioni. Grazie alla consulenza degli esperti nei desk informativi sui fondi della pesca attivati a Licata, Porto Empedocle e Sciacca, sono stati erogati 336.000 euro per i dieci progetti presentati dagli operatori.

Ribera, via alla statalizzazione del «Toscanini» Firmato il decreto di avvio della statalizzazione dell'Istituto Musicale Toscanini, un risultato che la struttura riberese attendeva da 20 anni. È stato annunciato ieri dal vice ministro Lorenzo Fioramonti alla Camera nel corso della prima giornata degli Stati Generali Afam. Per il vice ministro questa era la priorità. «Abbiano atteso tanto tempo - dice il direttore del Toscanini, Mariangela Longo - ma questo risultato ci ripaga di tanti sacrifici. È una vittoria di tutti noi. Ci hanno aiutato e li ringraziamo il ministro Bussetti, il vice ministro Fioramonti, la senatrice Loredana Russo e tutti i deputati e senatori che, in rappresentanza di tutte le Istituzioni Afam, si sono impegnati e hanno finalmente dato attuazione alla legge di statalizzazione. Aspettavamo da 20 anni assieme ad altri 18 Istituti musicali italiani che ora si avviano a diventare Conservatori di Stato». Il direttore Mariangela Longo e il presidente del Toscanini, Giuseppe Tortorici, hanno informato personalmente della situazione degli Istituti musicali il ministro Bussetti in occasione dell'evento Erasmus tenutosi alla Valle dei Templi di Agrigento a settembre dello scorso anno. «Si è subito attivato - dice Mariangela Longo - per dare attuazione alla legge prima possibile e lo ha fatto concretamente". Per il Toscanini, che tre anni fa ha rischiato la chiusura, il 2019 è iniziato in maniera straordinaria. L'Istituto si è insediato nella nuova sede, in corso Umberto, a Ribera, messa a disposizione dal Comune e le iscrizioni sono schizzate a quota 300. Sono 27 i corsi del Toscanini con due autorizzati recentemente. Negli ultimi tre anni la scuola è passata dal rischio chiusura al pieno rilancio ed a prospettive importanti. Nel frattempo sono già attivi i 7 bienni ordinamentali di secondo livello universitario e 23 trienni di primo livello e relativi corsi propedeutici. Sono stati autorizzati anche i nuovi corsi universitari pop rock, "una novità assoluta nel territorio, che saranno attivati solo dopo il trasferimento alla nuova sede di corso Umberto», dice il direttore, Mariangela Longo. Una notevole crescita, negli ultimi anni, quella del Toscanini, verificata anche dal presidente della Regione, Nello Musumeci, che ha assistito, a Ribera, a un loro concerto. Il Toscanini è l'unica istituzione di alta formazione musicale di tutto il territorio Agrigentino e ha attivato una serie di progetti anche di respiro internazionale. Tra le ultime soddisfazioni della dirigenza, dei docenti e degli studenti il grande successo dell'Istituto alla prima di West Side Story al Politeama di Palermo in coproduzione con la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana. Pubblico entusiasta che ha pure ballato insieme ai musicisti sulle note del bis di Mambo del grande genio statunitense Leonard Bernstein. (*GP *) 

 LA SICILIA
L'emergenza viabilità "REGIONE PRONTA A SOSTITUIRE LE EX PROVINCE

" L'assessore Falcone:"Se l'ente attuatore è privo di risorse umane ed economiche noi interveniamo" MUSSOMELI. Chissà se il fiume di parole pronunciate ieri a Palazzo Sgadari produrrà un pur minimo risultato che consentirà ai residenti nel Vallone di continuare a credere negli impegni presi e, principalmente, di viaggiare su strade normali, senza rischiare ogni volta che piove, di finire nei dirupi. Piglio deciso di chi sa come prendere il toro per le corna, l'assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, arrivato alle 11.38 a Palazzo Sgadari (inizio previsto dei lavori alle 10, poi slittato alle 11.25), ha detto a chiare lettere che la Regione è pronta a sostituirsi al Libero Consorzio di Caltanissetta per snellire le procedure. E non ha mancato di bacchettarne i vertici. Tavolo tecnico chiesto dal Comitato viabilità negata a cui va dato il merito, tra tanta rassegnata passività, di essere sceso in campo da mesi, rimboccandosi le maniche. Da ultimo ha pungolato il primo cittadino Giuseppe Catania che ha organizzato il partecipato incontro di ieri. Tutti i sindaci del Vallone hanno risposto all'appello, a riprova che il disastro viario e un'emergenza che non conosce colore politico. E dopo il tavolo tecnico protrattosi per due ore, l'assessore ha voluto fare un sopralluogo proprio sull'ormai famoso ponticello crollato quasi cinque i mesi fa. I lavori sono stati aperti dal sindaco Giuseppe Catania, che dopo i ringraziamenti di rito ha indicato quattro direttrici prioritarie: 1) Evitare di perdere i 32,5 milioni di euro del Patto per il sud; 2) accelerare il bando di gara per la Mussomeli-Acquaviva; 3) accelerare la realizzazione del ponte di Bailey; 4) Garantire interventi minimali sulle strade provinciali in attesa delle grandi opere. Il moderatore, Silvestre Messina, del comitato: «Quando le istituzioni sono credibili intervengono a favore delle popolazioni, noi invece siamo abbandonati e ci ritroviamo con le strade ai tempi dei carretti e dei muli. Chiediamo soltanto che non scompaia la speranza». Francesco Amico, coordinatore del comitato: «Ogni giorno quello che raccogliamo sulle nostre strade è un bollettino di guerra. Ben vengano gli interventi per 32 milioni di euro, ma servono interventi immediati per affrontare il quotidiano». A seguire gli interventi del commissario dell'ex Provincia, Rosalba Panvini. e del segretario generale, Eugenio Alessi, che hanno aggiornato sull'iter dei progetti in atto ed elencato le difficoltà esistenti. Quindi l'assessore Falcone che ha portato i saluti del governatore Musumeci: «Sono molto scettico su molte cose dette. Dobbiamo capovolgere l'impostazione: la Regione è un Ente finanziatore che si avvale di Enti attuatori: Comuni, ex Province, Anas. Accade che tali enti, ottenuti i finanziamenti, non riescano a produrre i progetti, non per cattiva volontà ma per impossibilità di risorse umane ed economiche. L'idea è di scavalcare l'Ente attuatore quando non è capace di attuare». A seguire l'intervento dell'on. Alessandro Pagano che ritiene indispensabile una cabina di regia unica dell'on. Giancarlo Cancelleri che ha ribadito la necessità di nominare un commissario straordinario per le strade siciliane e di affidare all'Anas le strade provinciali; dell'on. Michele Mancuso, assolutamente contrario a tale proposta, ha suggerito di avvalersi delle competenze del Genio civile dell'on. Nunzio Di Paola che ha chiesto di inserire in finanziaria le incompiute per dare una svolta alla viabilità del territorio. Assai toccante l'intervento del rappresentante degli studenti, Mario Piazza: "Per inserirei nel mondo del lavoro siamo costretti a lasciare le nostre case, le nostre famiglie, le nostre terre e trasferirei al nord. A scuola stiamo vivendo la vicenda dei termosifoni spenti che ha dell'incredibile' e già trascorsa una settimana solo per avere il permesso di sostituire un pezzo della caldaia. E anche parlare con qualcuno alla Provincia diventa un'impresa. Ma se noi continuiamo ad abbandonare queste terre, dopo non ci sarà nessuno e vorrei che le politiche attuali prendessero atto di questo e ci riflettessero». Quindi l'intervento di padre Achille Lo Manto, rappresentante la Diocesi: «Non sono preparato sulle questioni tecniche, ma sono preparatissimo sui disagi, perché su queste strade continuiamo a rompere le macchine. Ecco perché vi chiedo, se oggi prendete un impegno, per la miseria, rispettatelo, perché i giovani vanno via, chi lo fa non torna più e le nostre terre muoiono». Ha concluso l'on. Dedalo Pignatone: "Questi ragazzi mantengono viva questa terra e resistono al profondo senso di abbandono. C'è un'assenza delle istituzioni e dello Stato e noi che siamo in carica dovremmo chiedere scusa di questo abbandono».

QUELLE PROVINCE ISTRUITE DALLE BASI

Da Giletti al 28 aprile, dalla rivoluzione salottiera Crocettiana all'ultima data di convocazione delle elezioni degli organi di enti intermedi. Una rivoluzione sui generis che demolisce senza costruire, iniziata per caso in un salotto televisivo: prima stazione della Via Crucis degli enti intermedi. Dopo cinque anni. speriamo si veda la vetta del Golgota illuminata dalla resurrezione e non saranno ancora flagelli per i territori e le istituzioni delle ex Province. Il 28 aprile, come altre ricorrenze storiche (piazzale Loreto) ben più ampie, potrebbe dare segni premonitori di un epilogo drammatico che certificò la fine di un'epoca con pesante eredità e macerie. Nel 1945 fu il segnale che la guerra era finita e iniziava la ricostruzione. Anche la guerra alle Province (sconnessa, per scommessa e per un superficiale applauso domenicale) ha prodotto seri danni: il personale abbandonato senza prospettive (un notevole patrimonio di esperienza bruciato o quasi), scuole, strade e quant'altro in macerie. In un frammento di una trasmissione televisiva, si è distrutto un istituto territoriale, un mosaico che nel dopoguerra ha assunto dimensioni di organicità, Nel 1944 un decreto del Regno dà all'ente intermedio dignità democratica, seppur con un sistema elettorale di secondo grado per l'elezione degli organi amministrativi. Nel 1969 con legge dell'Ars dagli inciuci a tavolino la parola passa agli elettori. Ma la Provincia si porta dietro l'incompatibilità con lo Statuto speciale laddove l'ente intermedio è concepito come consorzio di comuni e città metropolitane. Per evitare la spada di Damocle dell'incostituzionalità, nella primavera del 1986 l'Ars vara la prima vera legge organica istituti va delle Province, definendole "Province Regionali". Nel 1994 entra in vigore l'elezione diretta del presidente. Si è andati avanti fino al salotto Ghetti. Ci si è messo pure il governo Remi. L'Ars le ha tentate tutte. Fino alla nota sentenza di incostituzionalità della Consulta a proposito di legge elettorale di primo grado in contrasto con la normativa nazionale erga omnes Del Rio. Allegriaaa! Ha ragione il presidente Musumeci ad esserne rammaricato. Il suo rammarico e la speranza che le stazioni della Via Crucis non siano segnate più dai flagelli della distruzione. Il danno procurato in ogni caso non si potrà riparare in tempi brevi. E sempre sperando che il governo giallo-verde restituisca i fondi sottratti alle ex Province, anche dai precedenti esecutivi targati PD.

MA SI MOLTIPLICANO LE OCCASIONI PER COSTRUIRE L'IMPORTANTE INFRASTRTTURA Aeroporto nel capoluogo volare è .. .impossibile. Volare nello spazio aereo di Agrigento se non impossibile è problematico. Sono off limits l'area del Parco, quella del carcere, del poligono Dracy. Questo risulta dalle carte in possesso di Carmelo e Antonio Cuschera che stanno lavorando per conto di un grosso gruppo di investitori alla individuazione di un'area per costruire un aeroporto. «Missione quasi impossibile nel capoluogo» dicono i due immobiliaristi di "Vero affare" - costruire un aeroporto. Spazio aereo troppo ristretto, ma al di là di questo siamo stati a Cattolica Eraclea dove il Consiglio comunale ha dato un indirizzo politico per contrada Vizzì. Il tutto lo abbiamo già sottoposto all'attenzione del gruppo nostro cliente, staremo a vedere come lo valuteranno. Abbiamo respinto già sei aeree in provincia di Agrigento e qualcuna anche nel ragusano. La novità dell'ultimo momento riguarda ancora la parte occidentale della provincia agrigentina, quella di Sciacca per intenderci. Abbiamo ricevuto un'altra proposta per costruire un aeroporto dove possano atterrare e decollare aerei da nove posti, sarebbe importantissimo perché farebbero da spola con Lampedusa e Malta più volte al giorno. Da quando è uscita fuori la notizia di questo grosso gruppo imprenditoriale straniero, siamo stati letteralmente sommersi da telefona- te di gente intenzionata a cedere i terreni anche a pochi soldi». C'è anche una richiesta che riguarda Racalmuto. Il prezzo del terreno è invitante, un ettaro e mezzo appena 10mila euro, ma la viabilità lascia parecchio a desiderare. «Ci siamo ripromessi - concludono Antonio e Carmelo Cuschera - di effettuare un sopralluogo come si deve non appena finirà il periodo delle piogge, in questo momento è difficile azzardare qualsiasi ipotesi. D'altronde, il nostro committente ha prorogato di sei mesi l'individuazione dell'area, un lasso di tempo che ci consentirà di mappare il territorio da cima a fondo e, non solo quello agrigentino» .
Tempi certi per recupero spiaggia di Eraclea E' stato reso pubblico il progetto perla valutazione di impatto ambientale relativo al pieno recupero della spiaggia e del bosco di Eraclea Minoa, patrimonio dell'Unesco. Ne dà notizia il presidente della Regione Nello Musumeci, in qualità di commissario contro il dissesto idrogeologico. Procediamo, nei tempi indicati, al ripascimento della spiaggia agrigentina- commenta il governatore - come da impegno preso lo scorso 15 maggio. La tutela dell'ambiente e delle coste é per noi prioritaria'. La decisione di finanziare il progetto era stata adottata dal governo nella seduta straordinaria tenuta si ad Agrigento in occasione del 72° anniversario dello Statuto siciliano. Oggi si compie un altro passaggio importante: entro 90 giorni l'assessorato al Territorio e ambiente, guidato da Toto Cordaro, completata l'acquisizione dei documenti e la fase istruttoria, rilascerà la valutazione di impatto ambientale. Completata l'acquisizione dei documenti istruttori, il dipartimento Ambiente renderà procedibile il progetto e nei successivi trenta giorni si procederà con l'indizione della gara d'appalto. L'opera servirà a preservare la spiaggia dal fenomeno dell'erosione, Il ripascimento artificiale del litorale in erosione della frazione marina di Eraclea Minoa ricade nei Comuni agrigentini di Cattolica Eraclea e, in parte in quello di Montallegro. Il progetto, che è stato redatto dagli uffici del Commissario di governo, coordinati da Maurizio Croce, pone un argine al processo di erosione del tratto di costa che va da Capo Bianco verso est, per circa 2 chilometri. Negli ultimi anni la linea di costa è infatti arretrata di oltre centoventi metri, a danno del bosco adiacente la riva e compromettendo la funzionalità delle strutture turistico-ricettive presenti. Nell'intervento verranno privilegiate tipologie di opere non invasive dal punto di vista paesaggistico e ambientale.
10 febbraio - domenica
LA SICILIA
STATALIZZAZIONE TOSCANINI AVVIATO L'ITER DA MIUR E MEF RIBERA. e.m.) E' stata avviata la statalizzazione da parte del Miur e del Mef dell'istituto superiore di studi musicali "Toscanini" che, in applicazione della legge 96/17, diventerà tra breve conservatorio musicale di Stato. È stato annunciato alla Camera dal vice ministro Miur Lorenzo Fioramonti nel corso della giornata degli Stati Generali Afam 2019. Si tratta, con la firma dei due decreti, dell'avvio e del prossimo completamento della statalizzazione che avverrà entro il 2021. "Ringraziamo - scrivono il presidente del consiglio di amministrazione Giuseppe Tortorici e la direttrice dell'istituto Mariangela Longo - il ministro Bussetti, il vice ministro Fioramonti, la senatrice Loredana Russo e tutti i deputati e senatori che, in rappresentanza di tutte le Istituzioni Afam, si sono impegnati e hanno dato attuazione alla legge di statalizzazione. E' stato un momento storico atteso da 20 anni dall'istituto "Toscanini" e dagli altri 18 istituti superiori musicali d'Italia che ora si avviano a diventare Conservatori di Stato". E' stato firmato anche il de- creto di riparto dell'ultima tranche dei finanziamenti del 2018 che tranquillizza docenti ed allievi a svolgere e seguire le lezioni accademiche. Grazie anche alla Regione Siciliana al Libero Consorzio di Agrigento e al Comune di Ribera, il "Toscanini" è diventato l'eccellenza del territorio agrigentino .
ARCHITETTI. Cimino: «Occorre avviare uno studio per la realizzazione dei parcheggi» «Bene l'apertura della Cattedrale ora istituire la Ztl in via Duomo» Il 22 febbraio la cattedrale di San Gerlando sarà restituita agli agrigentini. La notizia non poteva che suscitare il compiacimento dell'Ordine degli architetti di Agrigento, considerato che la riapertura della Cattedrale è stato il primo pensiero di Alfonso Cimino quando, nel 2017, assunse la presidenza dell'Ordine. Alla soddisfazione di Cimino per la riconsegna alla città della Cattedrale, si affianca la richiesta di istituire la zona a traffico limitato in via Duomo "come avviene - spiega - in altre strade di accesso alle cattedrali della maggior parte delle grandi città italiane". Era il 13 luglio del 2017 quando, insediato il nuovo Consiglio dell'Ordine degli architetti, il neopresidente Alfonso Cimino volgeva il suo primo pensiero alla Cattedrale affermando che "una comunità priva della sua Cattedrale è priva di una guida spirituale e sociale". "Ora - afferma Cimino - dopo circa 18 mesi, apprendiamo che, finalmente, il 22 febbraio la comunità agrigentina potrà riappropriarsi del suo bene monumentale simbolo di un riscatto sociale che questo territorio e gli agrigentini meritano di avere". In questi mesi gli Architetti sono stati a fianco dell 'Arcidiocesi, anche attraverso la collaborazione su progetti che interessano e stimolano la collettività, come il progetto EducAgrigento, svolto nelle scuole per stimolare le nuove generazioni alla conoscenza della propria città. L"Attraverso EducAgrigento abbiamo richiesto, e chiediamo ancora - prosegue Cimino- che la via Duomo sia trasformata in zona a traffico limitato, poiché è la strada di accesso alla nostra Cattedrale al pari delle altre strade di accesso alle cattedrali della maggior parte delle grandi città italiane, consentendo anche l'avvio di uno studio per la realizzazione di parcheggi limitrofi. Siamo ben lieti di essere al fianco dell'Arcidiocesi e del cardinale Montenegro per la riapertura della Cattedrale - conclude Cimino - e di ammettere come l'impegno profuso dal Cardinale, insieme all'Ufficio dei Beni ecclesiastici diretto da don Giuseppe Pontillo, ci consenta di riavere la Cattedrale de- gli agrigentini". A parlare dei lavori di consolidamento della Cattedrale, è Calogero Giglia, consigliere dell'Ordine e delegato al dipartimento Cultura architettonica, Beni culturali ed ecclesiastici. "I lavori di consolidamento hanno consentito la messa in sicurezza della Cattedrale - spiega l'architetto Giglia- Attraverso funi di acciaio; la struttura è stata incatenata, aumentandone in tal modo la capacità di resistere ai movimenti sismici e garantendone la sicurezza interna. I lavori eseguiti sono propedeutici a quelli che dovranno essere effettuati sul fragile pendio, il cui progetto è stato appena appaltato".
11 febbraio - lunedì
LA SICILIA
ELEZIONI. La data è quella del 30 giugno per eleggere un presidentye e 12 consiglieri PROVINCIALI, LA SCADENZA SI AVVICINA Al voto consiglieri comunali e sindaci. Ancora nulla sul frobnte "toto-nomine", i partiti sembrano ancora dormire su questo fronte. La politica continua un po' a guardare dalla finestra, forse ancora poco convinta dell'effettiva possibilità che il voto si concretizzi. Stavolta però le elezioni provinciali sembrano realtà. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il presidente Nello Musumeci che, esprimendo rammarico per il non aver potuto ristabilire l'elezione diretta, ha comunicato la data del voto: il 30 giugno prossimo. Quelle che si apprestano ad organizzare, però, sono tutt'altro che normali elezioni. Sì perché, appunto, questi svolgeranno con il sistema del secondo livello: potranno quindi esprimere la propria preferenza unicamente sindaci e consiglieri comunali. Al voto andranno in provincia di Agrigento circa 750 "grandi elettori" il cui voto sarà applicato con un sistema di ponderazione matematica. La preferenza di ciascuno consigliere dovrà essere dapprima moltiplicato per un coefficiente correttivo pari a 1,25 (almeno così si era deciso per compensare il fatto che alcuni Consigli comunali, risentendo della nuova normativa, erano composti da un numero minore di consiglieri, ed il risultato ottenuto dovrà a sua volta essere poi moltiplicato per l'indice di ponderazione della fascia di appartenenza, che è calcolato in base al numero di abitanti. Un passaggio, questo, che rende abbastanza chiaro come saranno i centri più grandi, se arriveranno al voto compatti, a decidere, cioè 200 tra consiglieri comunali e sindaci e 13 comuni in totale a poter decidere. Si tratta di Agrigento, Sciacca, Licata, Canicattì e Favara (indice di ponderazione, 244 e 143 elettori) e Palma di Montechiaro, Ribera, Porto Empedocle, Raffadali, Menfi, Ravanusa e Campobello di Licata (123 il valore del voto ponderato). Grande incognita è ovviamente quanto decideranno di fare i sindaci e i consiglieri del Movimento 5 Stelle, per quanto a ben vedere l'unico dato potenzialmente sensibile è quello che arriverebbe da Favara, che oltre ad essere di maggiori dimensioni rispetto a Porto Empedocle, presenta un'amministrazione che ha almeno sulla carta un buon numero di consiglieri di maggioranza (nella città marinara i voti di partito sarebbero solo tre) per quanto non tutti scommetterebbero sulla tenuta alla prova del voto degli schieramenti. Un discorso, questo, che vale un po' ovunque nei comuni di maggiori dimensioni, dove i primi cittadini sembrano a corto di numeri, chi più chi meno. Così se nei prossimi mesi bisognerà avviare nuovamente la macchina organizzativa (creare la commissione elettorale, costituire le liste, che dovranno avere 12 nominativi ciascuna ed essere sostenute dalle firme del 5% degli aventi diritto) il nodo è capire chi si farà avanti per aggiudicarsi la poltrona (al momento molto scomoda) di presidente. Escluso dovrebbe essere, numeri alla mano, il sindaco di Agrigento: la norma non consente infatti l'elezione di sindaci che siano ad un anno e mezzo dalla scadenza naturale del mandato. GIOACCHINO SCHICCHI

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