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rassegna stampa dal 6 all'8 aprile 2019

Giornale di Sicilia

Turismo, a Erice gli stati generali

Il 12 e 13 aprile a Erice, in provincia di Trapani, si terranno gli stati generali del turismo, organizzati dal governo regionale guidato da Nello Musumeci. La notizia è stata ufficializzata ieri da Palazzo d'Orleans. Per due giorni i massimi esperti e tantissimi operatori si confronteranno sulle strategie da adottare per il rilancio di un settore in crescita. I lavori saranno aperti venerdì pomeriggio dall'assessore al Turismo, Sandro Pappalardo e si concluderanno il giorno successivo alle 17 con la relazione del presidente della Regione, Nello Musumeci.  

Via libera a tre infrastrutture
Task force sblocca i lavori
Ma i Comuni: non basta

Antonio Giordano
PALERMO
La Regione prova a rimettere in moto la macchina delle gare e della realizzazione di infrastrutture con la task force speciale per la progettazione che andrà in aiuto alle amministrazioni locali. Una misura attesa dai sindaci ma anche dagli esponenti del mondo imprenditoriale che, però, invitano anche ad utilizzare il fondo di rotazione per la progettazione e a coinvolgere anche le società di progettazione e i tanti professionisti presenti nell'Isola. La struttura regionale L'ufficio è diretto dall'ingegnere Leonardo Santoro ed ha sottoscritto le prime tre convenzioni con enti pubblici. Si tratta del libero consorzio comunale di Trapani che gli ha affidato l'incarico di elaborare i progetti di messa in sicurezza delle strade provinciali «Castellammare - Ponte Bagni » ed ex Asi. Nel primo caso sono stati stanziati quasi due milioni di euro, nel secondo i lavori sono stati finanziati con due milioni e duecentomila euro. Il terzo accordo è stato stipulato con il Comune di Marineo, nel palermitano, e riguarda il consolidamento e la messa in sicurezza del centro abitato dove, negli anni passati, si era registrato un fenomeno franoso. In questo caso, la realizzazione del progetto esecutivo consentirà di poter accedere in tempi brevi al finanziamento necessario ad eseguire i lavori. Le due arterie del Trapanese rientrano nel «Piano degli interventi stradali per l'anno 2019» approvato a fine febbraio dalla Giunta regionale. Dopo uno screening sul sistema viario delle ex Province, Palazzo d'Orleans ha deciso di promuovere direttamente le opere, sostituendosi agli enti intermedi che, a corto di risorse finanziarie, ormai non riuscivano più a farsi carico della manutenzione straordinaria. «Un atto di responsabilità », afferma il presidente Musumeci, «di chi ha il dovere di garantire sulle strade dell'Isola standard di sicurezza adeguati. Attraverso l'Ufficio speciale siamo in grado di superare una fase di stallo, quella della progettazione appunto, che potrebbe rivelarsi farraginosa e molto lunga, assicurando un iter spedito che, nei tempi strettamente tecnici, porti all'apertura dei cantieri». La prossima settimana sulle due strade oggetto della convenzione, è previsto un sopralluogo dei tecnici dell'Ufficio speciale della Regione con il Rup dell'ex Provincia di Trapani. Le imprese Per Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, «ben venga l'Ufficio regionale di progettazione, se può essere utile a dotare la Sicilia di elaborati esecutivi e a semplificare ed accelerare le procedure che portano alla pubblicazione dei bandi di gara». Ma, avvisa Cutrone, «non si deve prescindere dalla valorizzazione di tutte le competenze espresse dai professionisti privati per dare un ulterioreimpulso al pieno utilizzo delle risorse finanziarie stanziate per le operepubbliche e all'immediata apertura del massimo numero possibile di cantieri. Solo così, e anche con una effettiva sinergia tra Ufficio regionale e progettisti privati, si potrà colmare il deficit del nostro parco progetti rispetto a quello delle altre regioni, che sono invece sempre pronte a partecipare e utilizzare i bandi offerti dalla pubblica amministrazione per scuole,  strade, sicurezza, edifici pubblici in genere. È un imperativo categorico per fare riprendere l'economia siciliana ». Per Ivo Blandina, delegato di Sicindustria per le infrastrutture e presidente della Camera di Commercio di Messina, invece «una amministrazione efficiente dovrebbe fare i bandi con il fondo di rotazione per le progettazioni». Realizzare i bandi per la progettazione «vorrebbe  dire attingere alle migliori professionalità capaci di redigere un progetto. In Sicilia ci sono professionisti in grado di fare presto e bene». I Comuni «Stiamo parlando di una goccia rispetto alle esigenze e alle necessità, è comunque un fatto positivo per un ufficio che arriva in soccorso gli enti locali», dice Mario Emanuele Alvano, segretario di Anci Sicilia. «Veniamo da dieci anni di blocco del turn over», ricorda Alvano «ed in alcuni comuni la possibilità di avere tecnici preparati  anche alla progettazione è davvero ridotta». Infine Alvano propone anche di intervenire «sulla misura dell'assistenza tecnica» prevista dalla programmazione europea e «sulla quale ancora bisogna fare passi avanti nel supporto agli enti locali». I professionisti Tiepidi i professionisti. Per Vincenzo Di Dio, presidente dell'Ordine degli Ingegneri della provincia di Palermo:  «gli uffici regionali, prima che progettare, avrebbero il compito di indirizzare, coordinare le risorse umaneed economiche ed accelerare la spesa. Così condotte, queste attività vanno a discapito della complessiva azione della macchina regionale e al contempo sottraggono opportunità al mondo professionale. Ci aspetteremmoaltro. Bandi emanati con misure del Por stagnano in Regione per mesi e anche anni. A questo dovrebbe rivolgere l'attenzione la Giunta». Infine, secondo Franco Cavallaro, coordinatore regionale Oice, l'associazione, aderente a Confindustria,  che rappresenta le organizzazioni di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica «speriamo che questa struttura  mpari velocemente a fare molte gare di progettazione per potere realizzare quello che tutti si aspettano: ovvero spendere le risorse  impegnate per le infrastrutture. L'ufficio del commissario di governo contro il dissesto idrogeologico della Regione guidato da Maurizio Croce è un buon esempio da seguire». (*AGIO*)

La nuova norma
Assunzioni pubbliche, salta il vincolo del turnover

ROMA
Il rilancio dell'economia del Paese passa anche per le assunzioni: gli investimenti pubblici non si concretizzano senza nuove leve sul territorio. Parte da questa convinzione la norma che vuole rendere più facile il reclutamento del personale nelle Regioni e nei Comuni. La misura che spunta nel dl Crescita supera la regola del turnover, che vincola gli ingressi alle uscite, ai pensionamenti. Dal 2019 conteranno solo le disponibilità finanziarie. Insomma se un ente se lo può permettere non dovrà sottostare ad altri paletti. Una rivoluzione del metodo per liberare la capacità di assumere delle amministrazioni. Una ricetta opposta rispetto alla spending review che era già stata immaginata nella riforma Madia del pubblico impiego, come misura sperimentale. Adesso il governo giallo-verde la mette nero su bianco nel dl Crescita, prevedendo tempi rapidi di realizzazione. Dall'entrata in vigore del provvedimento scatterà un countdown di 60 giorni per il varo di un decreto, d'intesa con Regioni e Comuni, per stabilire il «valore soglia» a cui parametrare gli esborsi per il personale. Una percentuale che scaturirà dal rapporto tra spesa per le assunzioni e spesa corrente. Ovviamente a fare la differenza sarà anche la dimensione demografica dell'ente in questione. Quindi ci saranno differenti soglie a seconda della fascia di popolazione residente.

COMUNI, L'INTESA DELL'ANCI
Siglata la Carta di Agrigento «Più cultura con l'Europa»

Il percorso verso una nuova agenda europea per la Cultura è partito: da Agrigento, tra i più illustri e conosciuti siti archeologici della Magna Grecia,
amministratori e addetti al settore hanno messo a punto una prima serie di punti programmatici di quella che sarà la Carta di Agrigento. Il calcio d'inizio è stato dato ieri mattina con la firma del documento da parte del  vicepresidente del Comitato delle Regioni e presidente del Consiglio nazionale Anci, Enzo Bianco e del sindaco di Agrigento, Lillo Firetto. A questo punto la palla, informa l'Associazione dei Comuni, passa ai sindaci e ai delegati italiani al Comitato delle Regioni, che arricchiranno la Carta con proposte e idee per poi portarla all'attenzione delle istituzioni europee. «La proposta per una nuova agenda europea per la cultura che prende vita ad Agrigento - ha commentato Bianco - sarà sottoposta alla firma degli 8mila Comuni italiani e potrà essere sottoscritta anche da associazioni e operatori di settore » .

Lunedì 8 aprile 2019

VERTICE AL MINISTERO
Ex province, 100 milioni per il risanamento

In un vertice al Ministero dell'Economia e Finanze, è stato avviato il percorso di risoluzione della vertenza ex province siciliane colpite, durante questi anni, dal prelievo forzoso e mai ristorate dai governi precedenti. «Finalmente - dichiara il sottosegretario Alessio Villarosa - siamo riusciti a individuare la somma di 100 milioni di euro nel Fondo Sviluppo e Coesione da destinare, appunto, al risanamento del dissesto. Ormai è questione di poco».

Villa Genuardi
Alla riscoperta dei giardini storici

Agrigento si scopre culla di giardini storici, che raccontano storia e origini di una civiltà antica. Ecco perchè a Villa Genuardi, in via Ugo La Malfa, è stata allestita la mostra intitolata «Villa Genuardi e i giardini storici di Agrigento: dal Giardino degli Dei al Giardino del Vescovo». Il progetto culturale è coordinato e curato dal Soprintendente Gabriella Costantino che si è avvalsa della consulenza botanica dei professori Rosario Schicchi e Manlio Speciale. (*ACAS*)

sicilia.opinione.it


Ex Province, ecco perchè lo Stato ha "scippato" alla Sicilia un miliardo e mezzo - L'Opinione della Sicilia
di Mariangela Cirrincione
Nove deputati siciliani firmatari di una proposta di legge per la rimozione del prelievo forzoso alle ex province che danneggia la Sicilia. È stata presentata il 24 luglio 2018 e assegnata alla V Commissione Bilancio e Tesoro in sede Referente il 15 gennaio 2019 la proposta di legge C. 977 a firma dei deputati Germanà, Prestigiacomo, Bartolozzi, Minardo, Scoma, Siracusano, Bucalo, Lucaselli, Varchi, che "persegue l'obiettivo di rimuovere il cosiddetto «prelievo forzoso» operato nei confronti delle ex province regionali, oggi liberi consorzi comunali e città metropolitane, istituite con la legge della Regione siciliana 4 agosto 2015, n. 15".
In particolare, la legge 15 appena richiamata ha attribuito nuove e complesse funzioni in materia di pianificazione territoriale e urbanistica, approvazione degli strumenti urbanistici dei comuni, pianificazione dei servizi di trasporto nel territorio del libero consorzio comunale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, ai cosiddetti «enti di area vasta», i liberi consorzi che hanno sostituito le ex province, per di più, appunto, con un ampliamento di quelle che erano le funzioni originarie di quest'ultime, nell'ottica di attuare l"ampio decentramento amministrativo" auspicato dalla "riforma delle autonomie".
La transizione nel nuovo regime, tuttavia, non sarebbe stata assistita da garanzie adeguate a livello statale e regionale. Più in dettaglio - lamentano i parlamentari firmatari - "questo importante e storico processo di riforma non ha ricevuto alcun sostegno finanziario da parte del Governo nazionale, né tanto meno da parte del governo regionale, anzi è stato caratterizzato negli anni da un crescente prelievo forzoso che di fatto ha cancellato ogni autonomia finanziaria, assorbendo lo Stato ogni entrata tributaria delle ex province nel proprio bilancio".
Negativamente inficiati dalle misure di finanza pubblica i servizi essenziali, la cui erogazione sarebbe stata "impossibile" in materie delicate quali i servizi sociali, l'edilizia scolastica e la viabilità provinciale. "Malgrado gli sforzi notevoli per contenere e razionalizzare la spesa pubblica - si legge nel documento - gli enti di area vasta nella Regione siciliana sono ormai prossimi a dichiarare il dissesto finanziario e comunque sono nell'impossibilità di assicurare la redazione di un bilancio di previsione rispettoso degli equilibri finanziari", ma - specificano - "si tratta di un «dissesto indotto» dalla normativa statale, che ha reso impossibile il completamento del processo di riforma avviato prima dal legislatore nazionale e completato successivamente dalla Regione siciliana".
Contestata la ripartizione tra le province e le città metropolitane dell'ammontare delle riduzioni della spesa corrente, con riferimento agli anni 2015, 2016 e a partire dal 2017 che andrebbe a penalizzare le regioni che non sono a statuto ordinario. "Dal suddetto riparto - scrivono - sono stati esclusi i liberi consorzi e le città metropolitane della Regione siciliana, tra l'altro dotati di maggiori competenze, rendendo di fatto ancora più grave la situazione dei servizi locali, per l'impossibilità di effettuare la manutenzione delle strade provinciali e degli edifici scolastici di competenza provinciale e l'assistenza dei disabili, i cui interventi sono sempre stati garantiti, attraverso le entrate provenienti dai versamenti dell'imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e dai versamenti dell'imposta provinciale di trascrizione, che invece sono venute meno per effetto e a causa dei suddetti prelievi forzosi da parte dello Stato".
Il contributo dovuto in ragione del concorso alla finanza pubblica in termini di riduzione della spesa corrente è fissato in 1.945,9 milioni per le province delle regioni a statuto ordinario, 754,1 milioni per le città metropolitane delle regioni a statuto ordinario, 102,6 milioni per gli enti della regione Sardegna e 197,5 milioni per gli enti della Regione siciliana. Quest'ultimo dato sarebbe così suddiviso per le 9 province dell'Isola: Agrigento 17,6 milioni, Caltanissetta 12,2 milioni, Catania 40,1 milioni, Enna 10 milioni, Messina 25,6 milioni, Palermo 43,7 milioni, Ragusa 13,7 milioni, Siracusa 17,6 milioni, Trapani 16,6 milioni.
I parlamentari richiamano, dunque, la sentenza della Corte Costituzionale n. 137 del 27 giugno 2018 che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 16, comma 1, del D.L. 24 aprile 2017, n. 50 nella parte in cui non prevede la riassegnazione alle regioni e agli enti locali, subentrati nelle diverse regioni nell'esercizio delle funzioni provinciali non fondamentali, delle risorse acquisite dallo Stato. "Nel momento in cui lo Stato avvia un processo di riordino delle funzioni delle province, alle quali erano state assegnate risorse per svolgerle, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, non è consentito - si legge nel documento - che lo stesso si appropri di quelle risorse, costringendo gli enti subentranti (regioni o enti locali) a rinvenire i fondi necessari nell'ambito del proprio bilancio per lo svolgimento di funzioni rimaste nelle competenze delle ex province". Ad essere lesi sarebbero, infatti, l'autonomia di spesa degli enti in questione, dal momento che "la necessità di trovare risorse per le nuove funzioni comprime inevitabilmente le scelte di spesa relative alle funzioni preesistenti", e il principio di corrispondenza tra funzioni e risorse.
Secondo i dati presentati a sostegno della proposta, la "spending review" ha disposto la riduzione del Fondo sperimentale e dei trasferimenti erariali alle province della Regione Siciliana e della Regione Sardegna, di 500 milioni per l'anno 2012, di 1.000 milioni per ciascuno degli anni 2013 e 2014 e di 1.050 milioni a decorrere dall'anno 2015. Tagli questi aumentati dalla legge di stabilità 2013 a 1.200 milioni per ciascuno degli anni 2013 e 2014 ed a 1.250 milioni a decorrere dal 2015. In attuazione del D.L. n. 66/2014, ancora, sono stati richiesti alle province e Città metropolitane risparmi di spesa per l'acquisto di beni, servizi, autovetture, per incarichi di consulenza e per i contratti co.co.co. pari a 444,5 milioni per il 2014, 576,7 milioni per il 2015 e a 585,7 milioni per ciascuno degli anni dal 2016 al 2018. La legge di stabilità per il 2015 ha richiesto, infine, un contributo al risanamento della finanza pubblica in termini di risparmi di spesa corrente nell'importo di 1 miliardo di euro per il 2015, di 2 miliardi per il 2016 e di 3 miliardi di euro a decorrere dal 2017. Lo Stato, quindi, avendo prelevato ma non riassegnato, si sarebbe appropriato di risorse che spettano agli enti locali indicati. Il progetto di legge è, quindi, rubricato "Disposizioni per il recupero di mancati trasferimenti erariali agli enti locali della Regione siciliana" e consta di un solo articolo che prevede, appunto, la sospensione del prelievo per gli anni 2018, 2019 e 2020, il rimborso delle somme già incassate e la ridistribuzione proporzionale dei prelievi effettuati alle stesse ex province regionali e in parte agli enti riformati. Il rimborso complessivo in euro delle somme prelevate per effetto delle misure di finanza pubblica richiamate negli anni dal 2012 al 2018 è stato così riepilogato suddiviso per province: Agrigento 99.179.902, Caltanissetta 81.085.737, Catania 342.162.010, Enna 54.240.773, Messina 156.778.586, Palermo 330.545.422, Ragusa 89.162.064, Siracusa 135.330.433, Trapani 110.834.575, per un totale regionale di euro 1.400.826.010.

6 Aprile - sabato

LA SICILIA


GIRGENTI ACQUE. I lavoratori di Hydortecne sono pronti allo sciopero
INTERDITTIVA ANTIMAFIA, I CAMPIONE CHIEDONO LA SOSPENSIVA AL CGA.

Gioacchino Schicchi
Gestione della Cirgentì Acque e interdittiva antimafia, la famiglia Campione ricorrerà al Cga per ottenere l'annullamento del provvedimento della Prefettura e il successivo commissariamento da parte dell'Anac.
Dopo che il Tribunale amministrativo regionale aveva respinto la richiesta di sospensiva avanzata dai legali dei Campione, rinviando di fatto tutto al giudizio di merito, in molti - nel fronte dell'acqua pubblica avevano esultato, ritenendola una vittoria, mentre altri, come la stessa Prefettura, avevano visto questo"via libera" come la possibilità di avere margine per i commissari prefettizi di gestire con pieno potere la società.
Lo scorso 13 marzo tuttavia Campione attraverso i suoi legali ha avanzato ricorso in appello cautelare al Consiglio di giustizia amministrativa "per la riforma e/o annullamento" dell'ordinanza del Tar di febbraio scorso o per l'accoglimento di un'istanza cautelare ai fini "di una sollecita fissazione dell'udienza di merito relativa al giudizio di primo grado".
Insomma, vogliono che in un senso o nell'altro si possa avere una determinazione certa sul tema.
~ Ricorsi contro cui in primis l'Ati si è costituita in giudizio, nella speranza che tutto resti così come è attualmente, Prosegue intanto l'attività di accertamento e approfondimento del tema della gestione del servizio idrico alle commissioni parlamentari dell'Ars. Il prossimo 10 aprile, ad esempio, i deputati della commissione Antimafia ascolteranno l'ex direttore dell' Ato Bernardo Barone al quale verosimilmente, chiederanno soprattutto dell'attività di verifica e controllo del servizio realizzata dall'allora Provincia regionale di Agrigento e dell'Ambito territoriale ottimale sulla qualità del lavoro realizzato dalla Girgenti acque.
Le acque, tuttavia, sono oggi abbastanza agitate in tema di servizio idrico.
I maggiori problemi, strascichi dell'interdittiva antimafia e dei relativi provvedimenti di commissariamento i registrano 10 casi della Hydortecne", società partecipata della Girgenti Acque che per conto del privato gestiva diversi servizi e che oggi si trova in concordato preventivo, che e il passo precedente al fallimento.
Ad oggi ci sono 20 lavoratori a rischio licenziamento e altri ancora che potrebbero perdere il lavoro 10 seguito ad un'attività di verifica costi-benefici. Per questo i sindacati hanno annunciato lo stato di agitazione e chiesto un tavolo di raffreddamento in Prefettura, predisponendo gli atti per un possibile sciopero qualora che le richieste non avessero la dovuta accoglienza.

7 aprile - domenica

LA SICILIA


Lezioni nel centro storico
Sopralluoghi per altre sedi
Corsi di studi anche a Santo Spirito e all'Istituto "Gioeni".

GIOACCHINO SCHICCHI
Università nel centro storico di Agrigento: si lavora ad un progetto molto più ampio di quanto finora annunciato. Sì perché se è notorio che il Comune abbia concesso al Cua la possibilità di usare Palazzo Tomasi come sede dei nuovi corsi, in primis quelli proposti da Unipa, sono in corso sopralluoghi e interlocuzioni finalizzate ad individuare altri locali inutilizzati in modo totale o parziale al fine di far svolgere qui le lezioni. Nel dettaglio, se proprio nella struttura di di piano Sanzo potrebbero essere trasferite le attività del corso di "Mediazione linguistica", Architettura potrebbe essere spostata altrove. Dove? Nei giorni scorsi è stato già realizzata una prima visita al complesso di Santo Spirito per valutare se alcuni degli spazi oggi solo parzialmente fruibili possano essere recuperati con investimenti non particolarmente impegnativi e, soprattutto, in tempi relativamente brevi in modo da far partire già nel cuore del centro storico i corsi previsti per il prossimo anno accademico. Oltre ai locali del convento, oggi in larga parte utilizzati con finalità turistiche - dato che ospitano alcune opere d'arte - si sta ragionando di recuperare anche se per usi singoli altri spazi, come quelli della chiesa di Santa Caterina in via Garibaldi e, ancora, quelli dell'istituto Gioeni. Centinaia di metri quadrati oggi non utilizzati perché la struttura necessita di interventi di recupero e riqualificazione che l'Arcidiocesi si sarebbe dimostrata disponibile a mettere a disposizione dell'Università agrigentina per lo svolgimento di lezioni e attività didattiche. Se si pensa che a questo si aggiungerà, quando saranno finanziati i lavori di recupero da realizzare in partner- ship pubblico-privata, l'ex ospedale civile di via Atenea potrebbe concretizzarsi realmente quel progetto di "università nel centro storico" più volte accarezzata non solo dal sindaco di Agrigento Lillo Firetto, ma anche dallo stesso rettore dell'Università di Palermo Fabrizio Micari, che ha più volte "sognato" per la città dei templi un futuro simile a quello che è già realtà per altre realtà universitarie in giro per il Paese. Portare "linfa vitale" nel cuore antico di "Girgenti", come evidente, avrà delle ricadute complessive sul sistema, dato che potrebbe produrre ricadute a breve e medio termine su quelle zone, con un "risveglio" degli affitti privati, ad esempio, ma anche delle attività ricettive, di ristorazione e di servizi. Questo sempre che si intervenga però sul tessuto connettivo di quel centro storico, riqualificando lo ed eliminando i rischi.

SVERSAMENTI FOGNARI SUL VIALE DUNE
Arriva ordinanza di divieto di balneazione

Sversamenti fognari sulla spiaggia del lungomare Dune: firmata ordinanza di divieto temporaneo alla balneazione.
Il sindaco di Agrigento Lillo Firetto ha infatti emesso un provvedimento che vieta di accedere in acqua per un tratto di circa 200 metri per la riscontrata presenza di inquinamento.
A lanciare l'allarme nei giorni scorsi era stata l'associazione ambientalista "Mareamico" che aveva sollecitato un intervento all'Asp e all'Arpa dopo aver rilevato la presenza di liquami che correvano lungo la spiaggia per arrivare fino al mare. Erano state le analisi ad accertare che quell'acqua era effettivamente inquinata da fogna e la causa di quello sversamento era da ricercare in una rottura delle condotte molto più a monte, in una zona di aperta campagna. Un problema che, verosimilmente, è stato già risolto. II tecnici della Prevenzione del Siav dell'Asp, lo scorso 4 aprile in seguito ai sopralluoghi e ai prelievi hanno tuttavia chiesto al Comune di emettere un'ordinanza di divieto temporaneo finché il rischio per i cittadini non sarà del tutto rientrato.
Speriamo solo non sia una prima avvisaglia di un'estate di "passione" come tante se ne sono vissute nel passato (fortunatamente remoto) della frazione balneare di Agrigento, dovuti però ad una situazione infrastrutturale molto più fragile dovuta alla presenza del sistema dei "pennelli a mare".

LIVESICILIA

Ex Province
Villarosa: "Cento milioni per sbloccare la situazione"

PALERMO - Si è tenuto le scorse ore al Ministero dell'Economia e Finanze a Roma alla presenza del Ministro per il Sud Barbara Lezzi e della Regione Siciliana, il tavolo con i tecnici del Mef che ha permesso di concretizzare il percorso di risoluzione della vertenza ex province siciliane colpite, durante questi anni, dal prelievo forzoso e mai ristorate dai governi precedenti. "Finalmente - dichiara il sottosegretario Alessio Villarosa - grazie all'impegno della nostra ministra Lezzi che ringrazio a nome anche della Regione, siamo riusciti a individuare la somma di 100 milioni di euro nel Fondo Sviluppo e Coesione da destinare, appunto, al risanamento del dissesto. Ormai è questione di poco, la Regione Siciliana dovrà soltanto istituzionalizzare la richiesta, presentandola alla struttura del ministro per il Sud, concretizzando così quello che oggi è stato deciso durante il tavolo tecnico. Superato questo passaggio, verranno assegnati i fondi alla Regione con un emendamento al 'Decreto sblocca cantieri' con il quale verranno anche approvate le famose misure che permetteranno alle ex province di chiudere i bilanci precedenti e di utilizzare gli avanzi di amministrazione". "So benissimo - aggiunge Villarosa - che questa non è la soluzione migliore, ma al momento l'unica percorribile, per risolvere immediatamente l'emergenza, creata da altri, che avrebbe trascinato, entro la fine aprile, nel baratro la maggior parte delle ex province ora in esercizio provvisorio. Superato questo primo scoglio, con calma, interverremo a regime per stabilizzare e riportare ad un livello dignitoso la situazione delle stesse. La strada da percorrere è ancora lunga e sono cosciente del fatto che questa soluzione tampone non è sufficiente ma, sono sicuro, al tempo stesso, che con l'aiuto di tutti supereremo ogni avversità restituendo respiro e decoro alle nostre martoriate ex province".

8 aprile - lunedì

LA SICILIA


"QUOTA 100",COMUNI IN AFFANNO. Sodano (M5S): «C'è chi cerca di creare allarme»
«SI POTRANNO FARE ASSUNZIONI»

Secondo le stime del MeF, l'operazione dovrebbe consentire un rilancio del territorio.
GIOACCHINO SCHICCHI
Gli organici dei Comuni sono ridotti all'osso dal progressivo invecchiamento dei lavoratori e dallo stop, risalente negli anni, di qualunque procedura di assunzione. Una situazione che, come sanno bene anche i cittadini - loro malgrado - rende difficile anche erogare i servizi quotidiani e che potrebbe peggiorare significativamente con l'arrivo della "Quota 100", opportunità di "scivolo" concesso ai lavoratori che hanno raggiunto 62 anni di età e più 38 anni di contributi di andare in pensione. Una possibilità che molti stanno sfruttando per poter godersi l'agognata pensione.
Così nei giorni scorsi era stato in primis il sindaco di Agrigento Lillo Firetto a lanciare l'allarme all'Anci chiedendo che l'associazione dei comuni si adoperi nei confronti del Governo nazionale. Nella medesima situazione altri comuni, altri Enti - come, ad esempio l'Asp -, tutti preoccupati di non poter continuare a gestire i servizi. Quali potrebbero essere le prospettive da qui ai prossimi anni lo abbiamo chiesto al parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle e componente della commissione Bilancio Michele Sodano.
Deputato, molti comuni sono oggi in allarme per gli effetti della quota 100. Il governo cosa ha pensato in tal senso?
"Più che i comuni, sono alcuni sindaci a creare allarme tra i cittadini con l'unico scopo di voler oscurare la bontà e il coraggio di norme come 'Quota 100'. Mi rendo conto che spesso, più che allacciare un dialogo per massimizzare gli effetti del lavoro della politica, molti amministratori pubblici della vecchia guardia preferiscono  sferrare attacchi gratuiti a questo Governo che si sta adoperando per rimettere in piedi l'Italia e gli italiani. 'Quota 100' è una misura che i cittadini attendevano da anni".
Sì, ma la situazione di partenza è tutt'altro che buona: ci sono enti che oggi per vincoli assunzionali sono privi di figure dirigenziali indispensabili (uffici tecnici e ragioneria, ad esempio): è previsto qualcosa per loro?
"Veniamo proprio al nocciolo della questione. A fianco di 'Quota l00', tra le misure presenti nel Decreto Crescita c'è proprio il superamento delle regole sul turnover, che hanno bloccato fino a oggi le assunzioni negli enti locali. Secondo le stime dei tecnici del MeF questo nuovo meccanismo, che si aggiunge allo sblocco del turnover entrato in vigore quest'anno, permetterà di sbloccare fino a 40 mila assunzioni nella pubblica amministrazione. Gli enti locali non dovranno più sottostare alla regola della 'spesa storica' per le assunzioni di personale, ma se si dimostra di potere sostenere nel tempo le spese per nuovo personale lo si potrà fare per meglio dotare i nostri comuni del personale necessario. Già nel 'decretone' su 'Reddito di cittadinanza' e 'Quota 100' sono inclusi fondi e sblocco delle graduatorie per coprire i posti liberati da 'Quota 100', mentre nel'ddl Concretezza', attualmente in discussione alla Camera, per migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione stiamo incentivando questo ricambio generazionale con l'inserimento in servizio di una nuova generazione di dipendenti con competenze nel digitale".
Un recente focus sull'economia siciliana dice che ad Agrigento mancano almeno 150mila posti di lavoro per avere una ricaduta reale sulla condizione economica del territorio. Considerando che quota 100 sta avendo molte adesioni anche nella nostra provincia, quali sono, se ve ne sono, le previsioni di una ricaduta in termini occupazionali?
"Le previsioni sono favorevoli per il tessuto economico e sono l'effetto di un percorso di leggi che comunicano l'una con l'altra, facilitando l'occupazione e la crescita del nostro territorio. Non c'è solo 'Quota 100', ma anche l'aliquota forfettaria al 15% per le imprese fino a 65 mila euro, il reddito di cittadinanza con i percorsi di formazione, i meccanismi per l'incontro di domanda e offerta di lavoro e soprattutto con gli enormi sgravi fiscali per le imprese che assumono. AI Sud in particolare stiamo dando una spinta molto più forte, rispetto al resto del paese, proprio per la situazione di maggiore difficoltà da cui par­tiamo. Chi assume nel mezzogiorno avrà un doppio incentivo: oltre a quello del 'Reddito di cittadinanza' potrà godere della decontribuzione al 100% dagli oneri Inps sul 2019 e sul 2020 se assumerà con contratti stabili giovani under35 o over 35 disoccupati da più di 6 mesi.Ci sono anche gli incentivi di 'Resto al Sud', per il quale abbiamo ampliato la platea dei beneficiari innalzando l'età da 35 a 45 anni e inserendo anche i liberi professionisti. Stiamo lavorando tanto. Nella nostra provincia, grazie alla norma Fraccaro, arriveranno 3 milioni di euro che i comuni dovranno spendere per opere di efficientamento energetico e sviluppo sostenibile, di cui 170 mila euro per Agrigento. Gli amministratori locali adesso devono solo mettersi al lavoro per trasferire questi benefici alla cittadinanza e alla vivibilità dei nostri territori, noi controlleremo e una cosa è certa".

SCRIVOLIBERO

Università nel centro storico: presto l'attività accademica potrebbe spostarsi nel cuore di Agrigento

Potrebbe avvenire presto, presumibilmente per il prossimo anno accademico, alcuni corsi di laurea nuovi e vecchi del Consorzio Universitario di Agrigento.
Sarà, presumibilmente proprio il cuore antico della città ad accogliere corsi come "Mediazione Culturale", "Architettura" ecc. Il comune dal canto suo, aveva già messo a disposizione Palazzo Tomasi, adesso si starebbero effettuando dei sopralluoghi anche a Santo Spirito per verificare l'adattabilità di certi locali all'attività accademica. Anche la curia, dal canto suo, avrebbe messo a disposizione la chiesa di Santa Caterina e la parte agibile dell'istituto Gioeni.

Amministrative 2019: conto alla rovescia per le elezioni nei comuni dell'agrigentino

Conto alla rovescia per le elezioni amministrative 2019 nell'agrigentino. Chiamati alle urne, per il rinnovo del pubblico consesso, diversi paesi quali cittadini di Naro, Santa Elisabetta, Racalmuto, Alessandria della Rocca e Caltabellotta. Il "giorno X" è il 28 aprile, ecco di seguito riportati i candidati sindaco dei vari paesi e la modalità di voto:
Racalmuto. E' il centro con il maggior numero di candidati sindaco, che sono 4: Salvatore Petrotto con la lista "Racalmuto riparte"; Cinzia Leone,  lista "SiAmo Racalmuto", Vincenzo Maniglia, "Lista per Racalmuto", Emilio Messana, lista "Racalmuto Libera e Onesta".
Naro. Tre i candidati: Mariagrazia Brandara, sostenuta dalla lista "Mariagrazia Brandara, il sindaco per Naro", Vincenzo Giglio, sostenuto dalla lista "Insieme si può, Giglio sindaco" e Massimiliano Arena, sostenuto dalla lista "RivoluzioniAmo Naro".
Alessandria della Rocca. Due i candidati. Uno è Giovanna Bubello, sostenuta dalla lista "Per una nuova Alessandira, Giovanna Bubello sindaco", l'altro è Giuseppe Guastella, sostenuto dalla lista "Insieme per la rinascita, Giuseppe Guastella sindaco".
Caltabellotta. Due i candidati sindaco: Paolo Segreto, sostenuto dalla lista "Liberamente, Segreto sindaco" e Calogero Cattano, sostenuto dalla lista "Tradizione e Futuro".
Santa Elisabetta. Due i candidati sindaco: Domenico Gueli, sostenuto dalla lista "Per Santa Elisabetta Il Bene comune Mimmo Gueli sindaco"  e Gaetano Catalano, sostenuto da "Uniti per Santa Elisabetta. Progresso e democrazia Catalano sindaco".
Come si vota?
Nei Comuni con più di 15 mila abitanti si vota con un sistema elettorale maggioritario a doppio turno, mentre nei Comuni con popolazione pari o inferiore a 15 mila abitanti si vota con il sistema maggioritario a turno unico. Lo scrutinio inizierà subito dopo la chiusura dei seggi.
Nei Comuni con meno di 15 mila abitanti - ed è questo il caso dei 5 Comuni che il 28 aprile andranno alle urne - nella scheda è indicato, a fianco del contrassegno, il candidato alla carica di sindaco. L'elettore ha diritto di votare per un candidato alla carica di sindaco, segnando il relativo contrassegno. Può esprimere un voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere comunale compreso nella lista collegata al candidato alla carica di sindaco prescelto. Nei Comuni più popolosi si può votare per una lista attribuendo così la preferenza anche al candidato sindaco collegato, oppure si può votare solo per il candidato sindaco non esprimendo la preferenza per alcuna lista. Si può votare per un candidato sindaco e per la lista ad esso collegata o in alternativa si può votare per un candidato sindaco e per una lista non collegata (è il "voto disgiunto"). Infine l'elettore potrà manifestare un solo voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere. L'elezione del sindaco è contestuale a quella dei consiglieri comunali collegati alla medesima lista.

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