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rassegna stampa dal 27 al 29 aprile 2019

27 aprile 2019

Giornale di Sicilia


Polo universitario
Il ruolo del viadotto Morandi
Tecnici ed esperti a confronto

Calogero Giuffrida
«Il ruolo del viadotto Morandi nel paesaggio della Valle dei Templi di Agrigento». Se ne discuterà venerdì 3 maggio, a partire dalle 10:30, nell'aula magna «Luca Crescente» del Polo Universitario di Agrigento durante un convegno promosso dal Politecnico di Milano e dall'Università di Palermo. Relazioneranno ingegneri, architetti, agronomi, geologi, docenti universitari, ambientalisti durante l'incontro che sarà moderato dal giornalista Stelio Zaccaria. «Il convegno mira ad approfondire senza pregiudizi e da una pluralità di punti di vista - viene spiegato in una nota del comitato organizzativo - il tema dell'utilizzo del Viadotto Akragas, progettato, negli anni 70, dall'ingegnere Riccardo Morandi. Dal 2017 tale infrastruttura, a causa di un'accertata criticità strutturale, è stata in parte chiusa al traffico, creando, numerosi disagi ai cittadini ma stimolando anche un acceso dibattito, a livello locale, sul futuro di tale collegamento. L'intento del convegno è quello di ampliare tale dibattito, sia a livello nazionale, che sotto differenti discipline, data la complessità del tema e del contesto in cui insiste il viadotto. A partire dal contesto paesaggistico del viadotto, si vuole riflettere sul ruolo che riveste questa grande infrastruttura rispetto alla città, al parco archeologico e alla campagna agrigentina. Si vogliono inoltre indagare i temi relativi al traffico, alla viabilità, analizzando anche possibili tracciati alternativi all'attuale viadotto, considerando i degradi a cui è soggetto ed i possibili consolidamenti, esponendo anche esperienze analoghe di studio in altri contesti italiani e stranieri». (*CAGI*)

28 aprile 2019

Di Maio: le Province  un poltronificio
Salvini lo stoppa: invece sono utili

Ripescate da una bozza di riforma degli enti locali. Conte: «Quando torno, vedremo...»
Angelo Salza
ROMA
Un fronte al giorno crea crepe nel percorso del governo M5s-Lega verso il voto europeo del 26 maggio. Il nuovo tema di divisione riguarda le vecchie Province, «svuotate» dalla riforma Delrio nel 2014. Ad aprire il dibattito un'anticipazione del «Sole 24 Ore», secondo cui il ritorno all'elezione diretta di circa 2.500 presidenti e consiglieri provinciali è il «piatto forte» dell'ultima bozza delle linee guida per la riforma degli enti locali cui stanno lavorando M5s e Lega. La notizia non è stata ben accolta da Luigi Di Maio che, intorno a mezzogiorno, ha inviato una nota al vetriolo: «Per me le Province si tagliano. Punto. Ogni poltronificio per noi deve essere abolito. Efficienza e snellimento, questi devono essere i fari. Questa è la linea del M5s». Mentre, da Biella, impegnato nella campagna elettorale per le amministrative, Matteo Salvini ha ribadito la posizione della Lega: «L'abolizione delle Province è una buffonata che ha portato disastri soprattutto nelle manutenzione di scuole e sulle strade -. Vogliamo dare un servizio ai cittadini e se Comuni e Regioni non ce la fanno servono le Province». Conte non risponde Da Pechino, dove si trova per il Forumsulla Via della Seta, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha invece preso tempo. «Affronteremo» il tema «quando ritorneremo», ha replicato alle domande dei giornalisti. Intanto, non sono emerse in giornata grosse novità sull'altro fronte «bollente » che divide gli alleati di governo: il caso di Armando Siri, sottosegretario leghista cui il ministro pentastellato Danilo Toninelli ha revocato le deleghe perché indagato per corruzione nell'ambito di una inchiesta sull'eolico. In attesa dell'annunciato incontro chiarificatore traSiri e Conte, che potrebbe tenersi domani, non ci sarebbero stati ieri contatti tra gli esponenti della maggioranza per arrivare a una soluzione del nodo. E la situazione rimane congelata: da una parte, il M5s che pretende le dimissioni di Siri; dall'altra, la Lega che sostiene che dovrebbe «restare dove è». L'ultima parola spetta a Conte, che, comunque, ha chiarito che, se deciderà per le dimissioni, la sua sarà l'ultima parola. «Se la mia determinazione andrà nella direzione delle dimissioni, troverò il modo di scollarlo dalla poltrona», ha detto il premier. «Conte sta decidendo.  Io parlo di vita vera e non di altro», si è limitato a rispondere Salvini ai cronisti che lo attendevano in Piemonte. «Io non ho tempo per litigare, c'è il contratto, vado avanti come un treno. Per me l'Italia ha bisogno di "sì"». «Gli sprechi si tagliano» In merito al tema di discussione di giornata, ovvero le Province, Di Maio ha tenuto a puntualizzare nel pomeriggio che «gli sprechi si tagliano: è sempre stato così per il M5s, l'obiettivo è eliminare ciò che non è indispensabile e reperire risorse per abbassare subito le tasse a imprese e famiglie». «Io voglio che scuole e strade siano in condizioni efficienti», ha invece detto Salvini. «L'importante che i Cinque stelle si mettano d'accordo; qualche viceministro infatti dice sì e qualcuno dice no. Così sull'autonomia e sui porti che qualcuno vuole chiusi e qualcuno aperti. L'importante è mettersi d'accordo». Il problema è, infatti, che alla riforma sta lavorando un tavolo tecnico cui, oltre al sottosegretario leghista all'Interno Stefano Candiani, partecipa anche il vice ministro all'Economia, la pentastellata Laura Castelli. E lo ha fatto subito notare Candiani. «Stiamo facendo un lavoro importante con il M5s, e nello specifico con Castelli, in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali e a partire dal confronto col territorio che la riforma Delrio ha disarticolato con il risultato che i servizi che fornivano una volta le Province, come i trasporti e le scuole, non li copre più alcuno», ha spiegato il sottosegretario, contattato al telefono. «Ho letto quanto dichiarato da Di Maio sull'abolizione delle Province ma non voglio entrare nella polemica politica», ha insistito.  Ma il Papa le difende: cruciali per strade e scuole Fausto Gasparroni

CITTÀ DEL VATICANO
Papa Francesco difende il ruolo delle Province
, che nascendo «dall'aggregazione di territori con un tessuto storico e culturale omogeneo» restano un «necessario polo amministrativo, pur nel mutare delle caratteristiche, dei poteri specifici e delle diverse modalità di scelta dei suoi amministratori». E ne incoraggia il loro futuro come «presidio e centro propulsore di una mentalità che sappia porsi l'obiettivo di uno sviluppo veramente sostenibile». Ricevendo nella Sala Clementina l'Unione Province d'Italia, il Pontefice mette quindi al centro dell'azione dei pubblici poteri, proprio in rapporto ai bisogni delle comunità locali, quelli che sono compiti specifici delle Province, la messa in sicurezza del territorio, delle scuole, delle strade, contro i disastri determinati dall'incuria o dalla mancanza di risorse. «Per un effettivo miglioramento della qualità della vita, per evitare possibili drammi e i loro enormi costi umani ed economici, conseguenza dell'incuria o di imprevidenza, e per assicurare durature prospettive di sviluppo sostenibile - afferma il Papa -, è necessario considerare l'opera di manutenzione e di messa in sicurezza delle scuole, delle strade e dell'ambiente come una delle questioni centrali alle quali riservare tutta l'attenzione che merita e richiede». L'obiettivo è «assicurare che le condizioni ambientali del territorio come quelle delle strade e delle scuole non si deteriorino per trascuratezza, per mancanza della necessaria manutenzione, per indolenza nell'adottare i provvedimenti indispensabili ad evitare il degrado ambientale o strutturale ed i pericoli che a questo sono connessi». Alla base di questa azione, Francesco pone «una capacità progettuale, un costante impegno e un'adeguata disponibilità delle risorse necessarie», maanche «una più acuta e consapevole sensibilità ambientale», sia tra i cittadini che nelle istituzioni, avvertendo sempre di più «l'import anza della cura della casa comune intesa in tutti i suoi risvolti». «Ciò consentirà - suggerisce - anche di individuare maggiori mezzi da destinare alla cura del territorio e alla manutenzione degli edifici, vedendo in questo non tanto un onere da sopportare, ma piuttosto un'occasione di sviluppo concreta e reale».

27 aprile - sabato LIVE SICILIA
LA POLEMICA Salvini: "Province utili" Di Maio: "Poltronifici" Nuovo scontro al governo tra Cinquestelle e Lega. Sono le Province il nuovo argomento di scontro nella maggioranza giallo-verde. 'Sono inutili e costosi poltronifici ma sentite la Lega', attacca Di Maio in merito alla notizia di un loro ritorno indicato nelle linee guida della riforma degli enti locali. Pronta la replica del Carroccio: 'I 5S non possono cambiare idea ogni giorno su tutto'. E Salvini rincara: 'Servono per dare servizi ai cittadini'. Sul tema interviene anche il Pd: 'Le resuscitano per aumentare le poltrone', scrive su Facebook Renzi.

LA SICILIA
SCIACCA Chiude di nuovo l'impianto di compostaggio. SCIACCA. Chiude nuovamente l'impianto di compostaggio di Sciacca, dove arriva la frazione umida di tutti i Comuni del comprensorio. Si tratta di una delle frequenti chiusure che da almeno tre mesi creano evidenti disagi al servizio di raccolta che viene effettuato in tutto il comprensorio. Il motivo è quello noto, l'impianto ha raggiunto i limiti di conferimento e con sole due linee di lavorazione non è in grado di soddisfare le gran quantità di frazione umida che arriva, più che raddoppiata da quando nell'intero territorio è entrata a pieno regime la raccolta differenziata dei rifiuti. Nella tarda mattinata di ieri il Comune di Sciacca ha informato i cittadini delle sospensione della raccolta. n centro di compostaggio di Santa Maria, gestito dalla società Sogeir Impianti, rimarrà chiuso anche per la giornata di lunedì 29 aprile, ma le autorità comunali stanno cercando in queste ore di trovare una soluzione per riprendere comunque la raccolta e lasciare i rifiuti nei mezzi in attesa di un provvedimento che autorizzi una riapertura temporanea. L'amministrazione comunale ha invitato i cittadini a 110n uscire i mastelli dei rifiuti con la frazione umida considerata la momentanea sospensione del servizio. La situazione complessiva dei rifiuti a Sciacca è ancora più drammatica se si tiene conto che anche la discarica Saraceno Salinella è chiusa da tempo, aspetto questo che fino ad oggi non era noto. Ed è chiusa anche in questo caso per raggiunti limiti di conferimento, in quanto negli ultimi mesi vi arrivavano rifiuti provenienti da altre zone della Sicilia e pure da altre regioni su disposizione delle autorità in materia di emergenza. Entrambi i problemi riguardano Sciacca ed i Comuni del comprensorio. Le prospettive non sono affatto incoraggianti ad estate ormai inoltrata. GIUSEPPE RECCA
28 aprile - domenica
LA SICILIA
Lega-M5S, una lite al giorno Nuovo scontro sulle Province Di Maio: «Inutili poltronifici», Salvini: «Non è vero, suppliscono ai Comuni» ROMA. Province sì, perché servono. Province no perché inutili, un «carrozzone. pieno di sprechi e poltrone. La maggioranza di governo è ancora una volta agli antipodi e l'ultimo scontro si gioca sulla riforma degli enti locali che il Pd guidato da Renzi volle abolire. «Una buffonata», chiosa ieri il vice-premier Matteo Salvini. Lega e M5S stanno lavorando a una bozza di riforma nella Conferenza Stato-città e insieme, secondo l'anticipazione del "Sole 24 ore", avrebbero scritto linee guida, da sottoporre all'esecutivo, per "ripescare" le Province tornando all'elezione diretta per 2.500 tra presidenti e consiglieri, smontata dalla legge Delrio del 2014. A mezzogiorno è Luigi Di Maio a schierarsi, aggrappandosi saldamente a uno dei mantra del Movimento qual è la lotta agli sprechi: «Per me le Province si tagliano. Punto. Ogni poltronificio per noi deve essere abolito. Questa è la linea del M5S, per il resto chiedete alla Lega », L'alleato di governo aspetta il pomeriggio, poi sbotta: «I 5 Stelle non possono cambiare idea ogni giorno su tutto". Richiama all'ordine anche Matteo Salvini, da Biella: «Si mettano d'accordo ». E difende gli enti in nome dei servizi ai cittadini: «Se i Comuni non riescono a farli, servono le Province », Il leader dei Cinquestelle non ci sta e ribatte su Facebook: «Non è riesumando un vecchio carrozzone che si danno più servizi ai cittadini ». E insiste: «Io nuove poltrone non le voglio. Bisogna tagliarle. E bisogna tagliare anche gli stipendi dei parlamentari. Subito! ». Di più. Di Maio unisce la sorte delle Province alle tasse: «L'obiettivo è reperire risorse per abbassare subito le tasse a imprese e famiglie ». Dalla Cina media, come solito fare, il premier Giuseppe Conte: «Affronteremo il tema al mio ritorno», taglia corto rinvinso l'ennesima partita tra gli alleati del suo governo. Tra i parlamentari leghisti si ricorda che il sì alle Province è nel dna del Carroccio e si contesta la tesi dei risparmi. «Quando vennero abolite le Province sembrava che le casse dello Stato si sarebbero risanate, ma non è stato così», punge Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera. L'ennesima divisione tra i gialloverdi si apre al tavolo tecnico a cui sono seduti, per la Lega, il sottosegretario al Viminale, Stefano Candiani, e per il M5S la vice ministro all'Economia, Laura Castelli. Il dilemma è tutto sulla bozza di riordino finora partorita. Secondo i CinqueStelle, «la bozza è della Lega e noi non la condividevamo ieri e non la condividiamo oggi». In serata la Castelli mette in chiaro: «La verità è che c'è un tavolo di confronto con la Lega e nessuna decisione è stata presa. Mai ho dato il mio ok ad elezioni di primo livello». Da fonti vicine a chi sta lavorando al dossier, c'è sorpresa per l'escalation che ha avuto il tema e il sospetto che sia legata alle elezioni Europee ormai alle porte. In particolare, si chiarisce che la riforma del Testo unico enti locali portata avanti dai leghisti non c'entra con l'abolizione delle Province e che a quest'ultima meta si potrebbe arrivare solo con una riforma costituzionale. Ma per ora in ballo c'è soltanto l'elezione diretta per gli organi dell'ente tanto bistrattato. Non a caso nell'opposizione i primi a levare gli scudi sono i demo In testa, l'ex premier Renzi: «Pur di andare contro le scelte del nostro governo, fanno risorgere le vecchie Province», twitta e sul governo del cambiamento sentenzia: «Diminuiscono i posti di lavoro, aumentano le poltrone». A far sentire la loro voce sono anche i diretti interessati: «Sarebbe un errore per il Paese se si usassero le Province come tema di scontro di campagna elettorale. Non ne uscirebbe nessun vincitore», osserva il presidente dell'Unione delle Province italiane, Michele de Pascale, proprio ieri ricevuto da Papa Francesco.
L'UNIONE DELLE PROVINCE IN VATICANO LA DIFESA DI PAPA FRANCESCO «UTILE POLO AMMINISTRATIVO» CITTÀ DEL VATICANO. Papa Francesco difende il ruolo delle Province, che nascendo «dall'aggregazione di territori con un tessuto storico e culturale omogeneo» restano un «necessario polo amministrativo, pur nel mutare delle caratteristiche, dei poteri specifici e delle diverse modalità di scelta dei suoi amministratori». E ne incoraggia il loro futuro come «presidio e centro propulsore di una mentalità che sappia porsi l'obiettivo di uno sviluppo veramente sostenibile». Ricevendo nella Sala Clementina l'Unione Province d'Italia, il Pontefice mette quindi al centro dell'azione dei pubblici poteri, proprio in rapporto ai bisogni delle comunità locali, quelli che sono compiti specifici delle Province, la messa in sicurezza del territorio, delle scuole, delle strade, contro i disastri determinati dall'incuria o dalla mancanza di risorse. «Per un effettivo miglioramento della qualità della vita, per evitare possibili drammi e i loro enormi costi umani ed economici, conseguenza dell'incuria o di imprevidenza, e per assicurare durature prospettive di sviluppo sostenibile - afferma il Papa - è necessario considerare l'opera di manutenzione e di messa in sicurezza delle scuole, delle strade e dell'ambiente come una delle questioni centrali alle quali riservare tutta l'attenzione che merita e richiede». L'obiettivo è «assicurare che le condizioni ambientali del territorio come quelle delle strade e delle scuole non si deteriorino per trascuratezza, per mancanza della necessaria manutenzione, per indolenza nell'adottare ì provvedimenti indispensabili ad evitare il degrado ambientale o strutturale e i pericoli che a questo sono connessi». Alla base di questa azione, Francesco pone «una capacità progettuale, un costante impegno e un'adeguata disponibilità delle risorse necessarie», ma anche «una più acuta e consapevole sensibilità ambientale», sia tra i cittadini che nelle istituzioni, avvertendo sempre di più «l'importanza della cura della casa comune intesa in tutti i suoi risvolti». «Ciò consentirà - suggerisce - anche di individuare maggiori mezzi da destinare alla cura del territorio e alla manutenzione degli edifici, vedendo in questo non tanto un onere da sopportare, ma piuttosto un'occasione di sviluppo concreta e reale». «Voi ben sapete - indica il Pontefice - la rilevanza che assume per il bene comune l'implementazione di progetti e di politiche che, anziché favorire l'abbandono o il saccheggio del territorio, sono finalizzate a una sua attenta cura e a metterne in luce potenzialità e specifiche caratteristiche», senza tuttavia «dare il via a stravolgi menti ambientali o allo sfruttamento indiscriminato di risorse paesaggistiche e storico-ambientali. Voi ben conoscete l'importanza di scuole e strade sicure per il regolare procedere della vita civile e come indispensabile sfondo di ogni ordinato sviluppo», aggiunge. «Voi conoscete - è la sua conclusione - quanto consistente possa essere il risparmio e il conseguente vantaggio economico per una comunità se essa trova la saggezza di investire denaro e risorse umane per prevenire dissesto, disfunzioni e degrado». Al termine il presidente dell'Upi, Michele De Pasca le, definisce quelle del Papa «parole che ci hanno riempito di coraggio»: l'incontro, commenta, «ci dà nuova forza per proseguire, rispondendo all'invito del Santo Padre a presidiare la cura della Casa Comune e garantire l'opera di manutenzione e di messa in sicurezza delle scuole, delle strade e dell'ambiente ponendo questo come una delle questioni centrali della nostra missione di governo». FAUSTO GASPARRONI
29 aprile - lunedì
AGRIGENTONOTIZIE
ELEZIONI, CONFERMATO OGNI PRONOSTICO: ECCO TUTTI I NUOVI SINDACI Vincenzo Maniglia, con uno scarto di 138 voti, è il primo cittadino di Racalmuto. Bubello espugna Alessandria della Rocca, così come Calogero Cattano, con uno scarto di 300 preferenze, a Caltabellotta. A Naro vince Mariagrazia Brandara, a Santa Elisabetta Mimmo Gueli Redazione I pronostici della notte sono stati confermati. I nuovi sindaci eletti sono, insomma, gli stessi che erano andati a dormire (si fa per dire) in una posizione di vantaggio sugli avversari diretti. Risultano già eletti Giovanna Bubello ad Alessandria della Rocca (con il 76.91%), Calogero Cattano a Caltabellotta (percentuale ottenuta 56.37% contro il 43.63% dell'uscente Paolo Segreto). Il bancario settantaduenne ed ex vice sindaco si è imposto con uno scarto di 300 voti. A Racalmuto, con 1.431 preferenze, l'ha spuntata Vincenzo Maniglia che si è imposto - esattamente come s'era già intuito un paio d'ore dopo l'avvio dello spoglio elettorale - su Cinzia Leone che ha invece ottenuto 1.260 voti. Emilio Messana, sindaco uscente, s'è fermato a 1.047 preferenze e il già sindaco Salvatore Petrotto ha avuto 917 preferenze. A Naro, se la Regione da ancora gli spogli aperti, già festeggia Mariagrazia Brandara che si è attestata intorno al 35% contro Vincenzo Giglio e Massimiliano Arena, con un distacco di una trentina di voti dal secondo. Grandi difficoltà a Santa Elisabetta, dove lo spoglio elettorale è partito in ritardo e, di fatto, nessun dato è fornito dall'ufficio elettorale centrale della Regione. C'è già comunque la certezza che l'uscente Mimmo Gueli abbia raccolto circa il 62% dei consensi contro Gaetano Catalano.

LA SICILIA
PREFETTURA: Molte le denunce: dalla mancanza degli impianti per lo smaltimento, all'eccessiva farraginosità dell'apparato burocratico. SINDACI A CONFRONTO SUL TEMA DEI RIFIUTI Presenti l'arcivescovo Montenegro, il prefetto Caputo, esponenti di forze sociali e sindacali. DARIO BROCCIO Creare qualcosa di propositivo per il territorio di Agrigento. É stato questo l'impegno assunto lo scorso 6 febbraio dai sindaci, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e di categoria su sollecitazione dell'arcivescovo di Agrigento e il Servizio di Pastorale sociale e del lavoro della Curia Agrigentina. Impegno non estemporaneo ma che sta proseguendo, come dimostra l'appuntamento tenutosi sabato mattina nei locali della Prefettura di Agrigento. I sindaci della provincia e i rappresentanti delle forze sociali si sono ritrovati per confrontarsi sul tema dei rifiuti. A fare gli onori di casa il prefetto, Dario Caputo accanto a lui l'arcivescovo Francesco Montenegro. Dopo l'illustrazione del Piano dei rifiuti recentemente varato dal Governo regionale, i numerosi sindaci presenti hanno dato vita ad un animato dibattito rappresentando le diverse problematiche che quotidianamente incontrano per offrire un servizio che possa garantire decenti standard di efficienza cercando nel contempo di non fare lievitare i costi di gestione che saranno a carico dei cittadini. Molte le denunce presentate dai primi cittadini da indirizzare al Governo regionale: dalla carenza di im- pianti dove conferire i rifiuti al fatto che spesso questo avvenga in siti molto distanti con lievitazione eccessiva dei costi di trasporto. Rispetto al Piano regionale dei rifiuti viene osservato che le dinamiche burocratiche e la mancanza di progetti esecutivi rischiano di vanificare le intenzioni dell'esecutivo regionale e di non po­tere utilizzare proficuamente le risorse finanziarie disponibili. Occorre, secondo i sindaci, recuperare un percorso virtuoso e condiviso che consenta di velocizzare le procedure, di utilizzare tutti gli impianti disponibili e dare realmente priorità agli impianti pubblici. Concludendo i lavori, il direttore del Servizio di Pastorale Sociale e del Lavoro dell'Arcidiocesi, don Mario Sorce, si è compiaciuto per la grande sintonia che si è registrata sulle indicazioni pervenute dai rappresentanti delle amministrazioni locali. Prossimo incontro il 22 giugno, in quella data saranno invitati a partecipare sia la deputazione regionale della provincia che l'assessore regionale all'Energia e ai servizi di pubblica utilità, insieme ai sui dirigenti, per sottoporre alla loro attenzione le istanze della comunità agrigentina in un documento di sintesi preparato anche alla luce dei dati forniti dalle Srr della provincia)






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