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rassegna stampa del 18 e 19 giugno 2019

livesicilia.it
Province, la riforma infinita 
che paralizza enti e servizi

Quattro anni dopo la riforma che ha soppresso le province siciliane promettendo il taglio dei costi della politica e la creazione di enti moderni ed efficienti, i nuovi enti di area vasta non esercitano le nuove competenze, sono amministrati da commissari regionali e da vertici provvisori, non hanno fondi sufficienti per garantire neppure le "vecchie" funzioni, ed i cittadini sono spesso costretti ad agire in giudizio per ottenere prestazioni e servizi essenziali.
Tale situazione origina principalmente dalla consistente mole di tagli alla spesa e riduzione delle entrate e dei trasferimenti statali, che ha interessato tutte le province dell'intero territorio nazionale, comprese quelle siciliane. La legge statale, infatti, nella prospettiva della soppressione delle province, ne ha notevolmente ridimensionato le funzioni, e di conseguenza ha progressivamente ridotto le entrate e la spesa di questi enti, sulla base dell'equazione meno competenze, meno spese, meno fabbisogno di risorse. 
In Sicilia, però, la legge regionale ha incrementato le funzioni degli enti di area vasta che, anche se non hanno acquisito le nuove competenze, si sono comunque trovati in una situazione insostenibile perché, rispetto a quelli del resto del territorio nazionale, hanno dovuto sostenere un maggior numero di funzioni con meno risorse. Recentemente lo Stato ha adottato misure volte a compensare le riduzioni di risorse correnti ed i tagli di spesa subiti dalle province e città metropolitane delle regioni a statuto ordinario, senza estendere lo stesso sostegno finanziario agli eredi delle province siciliane.
 La Corte dei conti e la Ragioneria dello Stato hanno calcolato che per allineare la situazione degli enti siciliani a quelli delle altre regioni servono 54 milioni di euro, e per ripristinare "le condizioni di equilibrio antecedenti ai tagli" circa 100 milioni.
Il recente accordo con lo Stato prevede l'attribuzione agli enti di area vasta siciliani di 100 milioni di euro, che si aggiungono al contributo di 70 milioni annui da parte della regione ed a quello di 540 milioni (rateizzato sino al 2025) riconosciuto dallo Stato in forza degli accodi del 2017 e 2018. L'insieme di queste misure pone, quindi, gli enti siciliani in una situazione di vantaggio rispetto a quelli del resto del territorio nazionale, e nella medesima condizione delle vecchie province (prima dei tagli), ma non basta a ripianare del tutto i disavanzi degli ultimi anni. Ciò perché il deficit accumulato dagli enti siciliani dipende in buona misura dagli effetti della riforma regionale che ha aumentato le funzioni e le spese delle nuove province senza individuarle risorse necessarie a finanziarle. Per compensare questo buco, secondo alcune stime, servirebbero circa 1.700 milioni di euro per l'anno 2019 e 300 milioni per gli anni 2020 e successivi, ma la Corte dei conti e la Ragioneria generale dello Stato hanno rilevato che un simile trasferimento sarebbe difficilmente sostenibile dal bilancio statale, e determinerebbe una condizione di privilegio rispetto alle province delle altre regioni, che pretenderebbero anch'esse l'integrale ripianamento dei propri deficit di bilancio.
Oltre a ciò difficilmente lo Stato potrebbe accettare di coprire un deficit causato in misura rilevante da una riforma varata da una Regione che, invocando la propria specialità, ha adottato una soluzione opposta a quella prevista nel resto del territorio nazionale.
In un simile contesto la soluzione di una problematica così complessa non può che derivare dalla riconfigurazione delle funzioni di liberi consorzi e città metropolitane, preferibilmente nell'ambito del riordino dell'intero sistema di governo locale.
La prima opzione da valutare sarebbe quella di prevedere in una prima fase l'attribuzione di un numero limitato di funzioni fondamentali coincidenti con quelle delle province del resto del territorio nazionale, in modo da garantire nell'immediato l'effettiva corrispondenza tra costi delle funzioni e risorse. Successivamente si potrebbe prevedere l'attribuzione di altre funzioni, ma solo in seguito all'individuazione di risorse sufficienti a garantire l'erogazione di un livello adeguato di servizi e prestazioni.
Ciò consentirebbe di differenziare le competenze delle nuove province, rispetto a quelle delle altre regioni, ed al contempo, garantirebbe la funzionalità delle nuove province e faciliterebbe la trattativa con lo Stato per l'assegnazione di risorse ulteriori. Il riassetto istituzionale dovrebbe riguardare l'intero sistema dei poteri locali, la struttura periferica regionale e la vasta galassia di società partecipate, enti ed organismi strumentali, agenzie, soggetti d'ambito, unioni, gal, convezioni, distretti, consorzi, e altre varie forme di esercizio associato o condiviso di attività pubbliche. Ciò consentirebbe di offrire ai cittadini e alle imprese un livello adeguato di servizi e prestazioni senza gravare troppo sulle tasche dei contribuenti, razionalizzando un vasto apparato che la Corte dei conti ha definito "fuori controllo" ed eliminando duplicazioni e sovrapposizioni di competenze, moltiplicazione delle strutture e degli apparati burocratici, che appesantiscono l'azione pubblica e annacquano le responsabilità

Giornale di Sicilia


Armao: i conti sono in ordine, abbiamo ottenuto il massimo. Ma le votazioni sono ferme
La sfiducia all'assessore all'Economia blocca la manovra-bis
Oggi il vertice decisivo

Tra Aricò e Milazzo si arriva quasi allo scontro fisico
PALERMO
La guerra tutta interna a Forza Italia fra Gianfranco Micciché e l'assessore all'Economia Gaetano Armao rende difficilissimo il cammino della Finanziaria bis all'Ars. La manovra avrebbe dovuto iniziare ieri il suo cammino in Parlamento regionale ma le votazioni sono state rinviate a oggi dopo che il capogruppo di Forza Italia, Giuseppe Milazzo, ha bocciato la linea finanziaria portata avanti dall'assessore Armao. La scintilla che ha provocato l'esplosione è stata il dibattito sull'accordo fra Roma e la Sicilia per le risorse che dovrebbero dare ossigeno alle Province. Ieri la commissione Bilancio della Camera ha dato il via libera alla norma che in pratica destina 100 milioni a Liberi Consorzi e Città Metropolitane. È il budget che dovrebbe sbloccare proprio la manovra bis, insieme a un altro centinaio di milioni che servirebbero per scongelare i tagli previsti dal 30 giugno per vari settori (forestali, trasporto pubblico locale, Pip, enti regionale e teatri). Ma è un piano che, per quanto salutato ieri con c uta soddisfazione dall'Anci di Leoluca Orlando, suscita i dubbi anche di un altro forzista, il presidente della commissione Bilancio dell'Ars Riccardo Savona (pure lui vicino a Micciché). Secondo i forzisti non ci sono le garanzie che le risorse arrivino in tempo e che siano sufficienti a coprire le esigenze delle Province e degli altri settori. Secondo Forza Italia bisognava strappare allo Stato almeno 140 milioni  in più. E altri dubbi riguardano una sessantina di milioni che saranno il frutto di un via libera a spalmare in 10 anni invece che 3 il disavanzo da oltre 400 milioni. La sorte della Finanziaria bis è dunque agganciata alle misure che proprio in questi giorni verranno approvate a Roma all'interno della legge di conversione del decreto Crescita. All'Ars la partita si giocherà con un orecchio alla Camera e ciò rischia di allungare i tempi. Malgrado le rassicurazioni di Armao. L'assessore all'Economia ha difeso l'accordo «non è satisfattivo ma è il massimo possibile  in questo momento». Armao ha replicato ai forzisti: «In commissione alla Camera i vostri emendamenti che provavano a strappare allo Stato altri 140 milioni sono stati tutti bocciati. Se avessimo seguito quella strada, oggi non avremmo neanche i 100 milioni conquistati». Infine Armao ha risposto sul punto politico: «L'accordo è stato condiviso da Musumeci». Tradotto: se attaccate me, state attaccando l'intero governo. Armao è stato difeso da Diventerà Bellissima. Il capogruppo Alessandro Aricò è arrivato quasi allo scontro fisico con Milazzo dopo le critiche al governo e poi ha definito «paradossale e inverosimile la posizione di Forza Italia». Ma per il capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo, «le parole degli uomini di Forza Italia aprono la crisi di governo ». Il Pd ha chiesto di fermare l'esame delle norme della Finanziaria bis che sarebbero «insufficienti e necessiterebbero di un disegno di legge autonomo ». Un timore che ha ammesso di  avere pure Micciché che per questo motivo ha rinviato a oggi pomeriggio le votazioni e ha annunciato una riun one in mattinata per sciogliere le riserve. Ma in questo clima la Finanziaria bis è appesa a un filo. Gia. Pi.


LA SICILIA MICARI: "Fare presto sulla nomina del nuovo presidente Cua"

L'UNIVERSITA' ARRIVA IN CENTRO STORICO DA AGOSTO VIA LIBERA ALLE ISCRIZIONI

 L'Università arriva nel centro storico di Agrigento, ma non lo fa installandosi nell'atteso palazzo "Tomasi" di piano Sanzo, da tempo dedicato al Consorzio, ma con una dislocazione inattesa e affascinante, cioè i locali di Santo Spirito, che ospiterà il ritorno del corso di laurea in Architettura. E' questa una delle notizie comunicate ieri mattina durante una conferenza stampa che andava ad ufficializzare là presenza ad Agrigento dell'Università di Palermo, in realtà già annunciata a febbraio. Presente ovviamente il sindaco Lillo Firetto, il rettore Fabrizio Micari e lo stato maggiore di Unipa. Tre, dicevamo, i corsi: Architettura e Ambiente costruito, Economia e Amministrazione aziendale e Scienze dell'Educazione per la prima infanzia. Corsi di studio generalisti (che si aggiungeranno a quelli superstiti del Cua) e che, era stato già detto, rispondono alle richieste del territorio, vagliate da Unipa attraverso la somministrazione di questionari. A chi chiede il ritorno di archeologia Micari risponde secco: ad oggi questa possibilità di fatto non c'è con un corso vero e proprio, ma, al massimo, con qualche master o iniziativa post laurea". Del resto i numeri registrati a Palermo farebbero propendere per l'ipotesi di mantenere lì il corso "scippato" alla città. Quelli pronunciati ieri sono stati, in larga parte, discorsi già sentiti: Micari ha infatti ribadito che per Palermo la nostra provincia è un bacino naturale, anche in termini di "missione" educativa, stante che si tratta di un territorio dove altrimenti una parte significativa di persone potrebbero non avere le risorse per frequentare l'università, così come il rettore ha ribadito che determinante rispetto all'ipotesi di un ritorno in provincia è stata la garanzia della copertura economica della Regione e la possibilità di influire sulla governance, come previsto dal nuovo statuto. Un passaggio, questo, sul quale Micari si sofferma, sottolineando come sia necessario che la Regione provveda nel più breve tempo possibile a nominare il nuovo presidente, dando pienezza alla governance del Consorzio, che è al momento retta dal vicepresidente Giovanni Di Maida. Andando al dettaglio dei corsi (con quello in Scienze dell'educazione che sarà l'unico non a numero chiuso) sarà possibile già iscriversi ad agosto. Architettura sarà, come dicevamo, ospitata al complesso di Santo Spirito, mentre Economia verrà installata a Villa Genuardi. A fine luglio la Valle dei Templi potrebbe essere scelta per la festa di tutti i laureati dell'Unipa. Buone notizie sono arrivate ieri per il completamento dell'ex ospedale di via Atenea. I lavori potrebbero essere i messi a bando già entro l'anno.

 LAVORI SULLE STATALE 640 E 121

 Il "salvacantieri" diventa oggetto di polemiche g.s.)

 Cantieri Cmc sulla statale 640 e sulla 121 Agrigento - Palermo, inserito nel decreto "Crescita" al vaglio del Parlamento la tanto attesa "norma salvacantieri",che era uscita fuori dal decreto "Sviluppo" per tensioni con la Lega. . Quando il decreto sarà approvato e il fondo sarà operativo, questo dovrebbe consentire di superare la situazione di stallo vissuta dalle due grandi opere grazie all'anticipazione del 70% dei crediti vantati dai sub-appaltatori e dai sub-fornitori di Cmc, società che nel frattempo è andata in concordato preventivo. Nella proposta votata dalla commissione bilancio della Camera sono stati inseriti 12 milioni di euro per il 2019 e 33.5 milioni per il 2020, ai quali si aggiungerà lo 0,5% dei ribassi delle gare a partire dall'entrata in vigore della legge.  Un passaggio importante che di fatto mette una "pezza" a quanto successo nei giorni scorsi e che è stato "festeggiato sui social dal deputato M5s Michele Sodano, che ha pubblicato un selfie con il quale rivendicava: "Norma salvacantieri Cmc approvata! Ce l'abbiamo fatta al via lo sblocco dell'Agrigento-Palermo e dell'Agrigento-Caltanissetta", "Non voglio pensare alla vecchia guardia politica che, per fini di mero consenso, ha addirittura sperato fino all'ultimo nel fallimento del nostro lavoro di parlamentari del Movimento 5 Stelle - ha aggiunto poi con una nota -". "Prima sopralluoghi e passerelle camuffate da inaugurazioni, poi emendamenti che si dissolvono nel mistero, infine ricompaiono e ora i selfie trionfalistici - commenta aspro il sindaco Lillo Firetto -. Il futuro di due strade tra le più importanti di Sicilia, la Agrigento - Palermo e la Agrigento - Caltanissetta, è legato al filo sottile delle ambiguità e delle incertezze - scrive -. Parrebbe che col decreto Sblocca cantieri si apra di nuovo la possibilità di un fondo per salvaguardare la definizione delle opere. La voce dei sindaci è stata ascoltata, il nostro grido di allarme li ha distratti dalla propaganda e li ha resi coscienti della necessità di porre rimedio agli errori e al tempo finora inutilmente perso. Come San Tommaso noi aspettiamo e speriamo".


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