Agrigentonotizie.it
Minacce
per porre fine a contenzioso", chiesto rinvio a giudizio per
dirigente ex Provincia
Tentata
concussione perchè avrebbe minacciato una coppia di coniugi di
Licata di attivare le procedure di revoca dei passi carrabili se non
avessero ritirato un'istanza di annullamento di un'asta pubblica. È
l'ipotesi di reato del pubblico ministero Antonella Pandolfi che ha
chiesto il rinvio a giudizio dell'ingegnere Filippo Napoli, 57 anni,
responsabile del settore Infrastrutture del Libero Consorzio. La
vicenda risale al 7 ottobre del 2014.
Napoli
avrebbe tentato di imporre il ritiro di un'istanza di annullamento,
relativa alla vendita di un relitto stradale, che era stato
aggiudicato ad altri privati e la coppia rivendicava. Il funzionario,
per convincerli a non dare seguito al contenzioso, avrebbe
prospettato di revocare loro le autorizzazioni per la collocazione di
alcuni passi carrabili.
La
vicenda, questa mattina, è approdata in aula, davanti al gup Stefano
Zammuto, per l'udienza preliminare. Le presunte vittime hanno
presentato dei documenti e la difesa dell'imputato, affidata
all'avvocato Antonino Gaziano, ha chiesto un termine per visionarli
e interloquire. Si torna in aula l'8 ottobre.
Pennelli
a mare vetusti, ispettore vigili: "Inchiesta avviata dopo
denunce Arnone"
L'inchiesta
partì, nel 2011, dopo un esposto del consigliere comunale Giuseppe
Arnone che segnalava delle irregolarità amministrative nella
gestione delle condotte di depurazione. In effetti ci furono alcuni
riscontri alle sue accuse". L'ispettore della polizia municipale
Mario Quagliata racconta così, in aula, l'origine dell'indagine
sui cosiddetti pennelli a mare, vale a dire le condotte sottomarine
dell'impianto di depurazione che avrebbero scaricato reflui sulle
acque del litorale di San Leone senza un adeguato filtro.
Il
presidente della seconda sezione penale Wilma Angela Mazzara ha
aperto ieri il dibattimento ed è stato ascoltato il primo teste.
Il
processo parte con un anno di ritardo e, nel frattempo, alcuni reati
sono già caduti in prescrizione. Lo ha fatto presente, all'udienza
precedente, il presidente della seconda sezione penale Wilma Angela
Mazzara. Ieri gli imputati (difesi, fra gli altri, dagli avvocati
Diego Galluzzo, Giuseppe Scozzari e Lillo Fiorello) hanno comunicato
formalmente di rinunciare alla prescrizione. Cinque gli
imputati. Si tratta di Marco Campione, 55 anni, di Agrigento, legale
rappresentante di Girgenti Acque Spa; Giuseppe Giuffrida, 69 anni, di
Gravina di Catania, ex amministratore delegato del gestore del
servizio idrico integrato nell'Agrigentino; Bernardo Barone, 64 anni,
direttore generale dell'Ato idrico, di Agrigento. Nella lista pure
Pietro Hamel, 65 anni, di Porto Empedocle, dirigente tecnico dell'Ato
idrico e Maurizio Carlino, 56 anni, progettista e direttore dei
lavori, entrambi di Favara.
Giornale di sicilia
Libero Consorzio
«Tentata concussione» Chiesto giudizio per dirigente
Tentata concussione
perchè avrebbe minacciato una coppia di coniugi di Licata di
attivare le procedure di revoca dei passi carrabili se non avessero
ritirato un'istanza di annullamento di un'asta pubblica. È l'ipotesi
di reato del pubblico ministero Antonella Pandolfi che ha chiesto il
rinvio a giudizio dell'ingegnere Filippo Napoli, 57 anni,
responsabile del settore Infrastrutture del Libero Consorzio. La
vicenda risale al 7 ottobre del 2014. Napoli avrebbe tentato di
imporre il ritiro di un'istanza di annullamento, relativa alla
vendita di un relitto stradale, che era stato aggiudicato ad altri
privati e la coppia rivendicava. Il funzionario, per convincerli a
non dare seguito al contenzioso, avrebbe prospettato di revocare loro
le autorizzazioni per la collocazione di alcuni passi carrabili. La
vicenda, ieri mattina, è approdata in aula, davanti al gup Stefano
Zammuto, per l'udienza preliminare. Le presunte vittime hanno
presentato dei documenti e la difesa dell'imputato, affidata all'av
- vocato Antonino Gaziano, ha chiesto un termine per visionarli e
interloquire. Si torna in aula l'8 ottobre. In quella circostanza,
la difesa comunicherà la strategia processuale. Se non ci sarà la
richiesta di giudizio abbreviato, sarà il giudice a decidere se
disporre il rinvio a giudizio. ( *G ECA )
Armao prepara la manovra:
«Tagli alle uscite»
La scure dell'asse
ssore su enti, partecipate, bonus
Col blocco della spesa
già deciso, la prospettiva è quella di una Finanziaria 2020 lacrime
e sangue. «Contiamo su un aumento delle entrate che stiamo già
registrando» è il cauto ottimismo dell'assessore Gaetano Armao.
Che poco dopo però a Tgs, a margine di Cronache Siciliane, ammetterà
che «si va verso significative riduzioni di spesa che concorderemo
già nei prossimi 10 giorni con ogni assessorato». Solo così la
Regione potrà colmare, seppure a rate, la nuova voragine che si è
aperta nei conti: 400 milioni. E il rischio è che non sia neanche la
cifra esatta. L'ora della verità scatterà solo a fine ottobre,
quando la Corte dei Conti emetterà il giudizio di parifica (già
rimandato, visto che era previsto a luglio): solo allora si capirà
quanto del disavanzo degli anni scorsi non è ancora emerso e va
quindi colmat o. Armao si dice convinto che «dalla fatturazione
elettronica, introdotta a livello nazionale, stanno arrivando aumenti
significativi negli incassi dell'Iva. E ciò produrrà benefici
anche per l'Iva». Ma è impossibile immaginare che ciò basti a
superare l'emergenza. L'a s s e s s o re ha già pronto un piano
che punta a utilizzare tutte le risorse disponibili e non necessarie.
E lo ha messo nero su bianco in una circolare che nei giorni scorsi
ha inviato a tutti gli assessori per iniziare a preparare il bilancio
2020, che Musumeci vuole approvare entro il 31 dicembre malgrado i
dubbi che maturano fin d'ora nelle opposizioni. In vista della
predisposizione delle bozze di bilancio e Finanziaria l'assessore
ha avvertito: «Tutti i rami dell'amministrazione sono invitati a
individuare entro l'8 ottobre misure dirette al contenimento delle
spese e al reperimento di risorse aggiuntive senza formulare proposte
di nuove spese». Questa è la prospettiva del 2020. Armao ha
ricordato anche la necessità di revisionare il Famp, il capitolo di
spesa per straordinari e premi del personale, e il fondo per i i
bonus ai dirigenti. L'assessore ha poi ricordato la necessità di
revisionare la spesa per partecipate ed enti regionali: «La
costruzione del prossimo bilancio dovrà tenere conto dei risparmi
derivanti dalla razionalizzazione, riqualificazione e revisione della
spesa pubblica regionale che si possono conseguire sulle singole
voci». Armao cercherà in questi giorni di individuare i capitoli di
spesa che stanno marciando più lentamente, indicando una sovrastima,
e da lì partirà per tagliare quanto più possibile. In particolare
l'assessore conta di poter tagliare «locazioni e duplicazioni di
strutture o funzioni». Ma la cosa su cui contano di più fra Palazzo
d'Orleans e via Notarbartolo è la possibilità di spalmare in
almeno 10 anni e non in tre il nuovo disavanzo emerso dall'analisi
dei capitoli di bilancio degli ultimi 10 anni. È una chance che per
la prima tranche - quella emersa a febbraio scorso - è stata
faticosamente autorizzata. Solo se lo stesso si potrà fare per
questo nuovo buco il livello di allerta potrà scendere da massimo a
«semplicemente» e l eva t o.
Grandangoloagrigento.it
Il Comune di Agrigento, tramite l'avvocato Antonino Insalaco, si è costituito parte civile per danno d'immagine nell'ambito del processo sui cosiddetti "pennelli a mare". Lo ha stabilito ieri il Tribunale di Agrigento sciogliendo la riserva. Il processo, che si celebra davanti i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, nasce dall'inchiesta sull'ormai famosa vicenda dei pennelli a mare, le condotte sottomarine (Ps e Padri Vocazionisti) che - secondo la ricostruzione degli inquirenti - sversavano reflui nel mare di San Leone deteriorandolo e inquinandolo.Sul banco degli imputati siedono gli ex vertici di Girgenti Acque Marco Campione e Giuseppe Giuffrida, dell'Ato idrico Bernardo Barone e Pietro Hamel e del progettista Maurizio Carlino. Fra i reati contestati abuso d'ufficio e truffa. Secondo la Procura i reflui dalla fogna arrivavano direttamente a mare senza la depurazione perché le condotte si rompevano con troppa frequenza e le centraline di sollevamento andavano in tilt. I dati di laboratorio, però, erano sempre rassicuranti perché - secondo l'accusa - sarebbero state falsificati. Alcuni capi di imputazione contestati ai cinque imputati, inerenti alle violazioni paesaggistiche e al getto pericoloso di cose, sono ormai caduti in prescrizione.