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Ex Province: si va verso il rinvio delle elezioni
La L.r. 8/2019 sanciva che le elezioni dei vertici di Città metropolitane e Liberi Consorzi avvenisse in una settimana di aprile ed il
Governo regionale ha scelto domenica 19, una data, però, troppo vicina alle elezioni amministrative di primavera. Il giorno prescelto
comporterebbe l'impossibilità di alcuni Sindaci di candidarsi a ricoprire la carica di Presidente del Libero Consorzio (tra questi i primi
cittadini dei due capoluoghi di Agrigento ed Enna, oltre che - tra gli altri - Augusta, Floridia, Marsala e Ribera). La Commissione Affari
istituzionali alla Regione sarà chiamata ad esaminare un emendamento che prevede lo spostamento ad altra data delle elezioni (e
che sarà poi inserito in un ddl per il quale ci sarà una corsia preferenziale all'Ars).
In base alla L.r. n. 23/2018, i Presidenti dei Liberi Consorzi siciliani saranno scelti con elezioni di secondo livello, dai Sindaci e dai
Consiglieri comunali degli enti che formano l'ente di area vasta. Sono eleggibili alla carica, solamente i Sindaci il cui mandato scada
non prima di diciotto mesi antecedenti la data di svolgimento delle elezioni. In sede di prima applicazione quest'ultimo termine è
ridotto a dodici mesi.
Secondo l'ultima modifica legislativa, in sede di prima applicazione della Legge regionale 4 agosto 2015, le elezioni dovrebbero tenersi in una domenica del mese di aprile. Il G
regionale, dovendo scegliere all'interno dell'intervallo fissato dall'art. 7 della L.r. n. 8/2019 (Norme per lo sviluppo del turismo nautico. Disciplina dei marina resort. Norme in m
elezioni degli organi degli enti di area vasta), ha optato per il 19 aprile, proprio a ridosso con le elezioni amministrative, con adempimenti che finiranno per sovrapporsi.
La data prescelta comporterebbe l'impossibilità di alcuni Sindaci di candidarsi a ricoprire la carica di Presidente del Libero Consorzio.
Le elezioni comunali 2020, che si terranno in primavera in una data da stabilire, riguarderanno ben sessanta Comuni della regione Sicilia (ai quali potrebbe aggiungersene
qualcuno).
Si voterà sicuramente in due capoluoghi di provincia (Agrigento ed Enna) ed in almeno diciassette Comuni con popolazione superiore alla soglia dei 15.000 abitanti.
La data del 19 aprile brucia le eventuali aspirazioni di diventare presidenti delle ex province dei sindaci di Agrigento, Camastra, Cammarata, Raffadali, Realmente, Ribera, com
una popolazione superiore ai 19 mila abitanti, e Siculiana (Libero Consorzio di Agrigento), Bompensiere, Mussomeli, Serradifalco e Villalba (Libero Consorzio di Caltan
Centuripe, Enna, Nicosia, Pietraperzia, Valguarnera Caropepe (Libero Consorzio di Enna), Ispica (Libero Consorzio di Ragusa), Augusta, più di 36 mila abitanti, e Floridia, più di
abitanti (Libero Consorzio di Siracusa), Campobello di Mazara, Gibellina e Marsala, con più di 80 mila abitanti.
Per evitare questa grave conseguenza del voto del 19 aprile sembra probabile uno spostamento della data delle consultazioni a dopo le elezioni amministrative, secondo un p
suggerito dallo stesso presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Micciché.
La Commissione Affari istituzionali alla Regione sarà chiamata ad esaminare un emendamento che prevede lo spostamento ad altra data delle elezioni (e che sarà poi inserito i
per il quale ci sarà una corsia preferenziale all'Ars).
Il Consiglio del Libero Consorzio sarà composto da un numero di consiglieri che varia da dieci (enti fino a 300 mila abitanti), a dodici (enti con popolazione tra 301 mila e 7
abitanti) a sedici (enti con più di 700 mila abitanti).
Il Consiglio ha lo stesso elettorato passivo del Presidente.
Il Sindaci metropolitani di Catania, Messina e Palermo, invece, non saranno eletti ma continueranno a ricoprire tale carica di diritto i primi cittadini del Comune capoluogo.
Assolutamente non condivisibile la previsione dell'art. 14 della L.r. n. 23/2018. La norma prevede che "Qualora il sindaco metropolitano cessi dalla carica per cessazione dalla c
sindaco del Comune capoluogo della Città metropolitana, il vicesindaco rimane in carica fino all'insediamento del nuovo sindaco metropolitano".
E' già opinabile che un soggetto eletto sindaco solamente dai cittadini del Comune capoluogo sia imposto come vertice di un territorio e di una popolazione molto più estes
quelli della città metropolitana. Il vicesindaco non è addirittura eletto da nessuno e con la cessazione del sindaco decade insieme alla giunta. Il vicesindaco regge le sorti della C
capoluogo solo per i pochi giorni che precedono la nomina del commissario straordinario, ma sembra che possa reggere le sorti della città metropolitana fino alle nuove
amministrative del Comune capoluogo.
L'unica interpretazione logica della norma potrebbe essere quella che il commissario straordinario, assumendo le funzioni di sindaco del Comune capoluogo, diventi di diritto
metropolitano e, quindi, faccia decadere il vicesindaco.
Il Consiglio metropolitano è eletto con elezioni di secondo livello dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni che compongono la Città metropolitana.
Il numero di componenti varia da 14 (popolazione fino ad 800 mila abitanti) a 18 (popolazione superiore a 800 mila abitanti).
L'art. 6 disciplina le operazioni elettorali per l'elezione degli organi dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane.
Cinque giorni dopo la pubblicazione del decreto d'indizione delle elezioni, l'Assessorato regionale delle Autonomie Locali nomina l'Ufficio elettorale composto da tre segretari co
Le candidature per l'elezione del Presidente del Libero consorzio comunale, dovranno essere sottoscritte da almeno il 15 per cento degli aventi diritto al voto. Mentre le
candidati per i Consigli metropolitani e dei Liberi consorzi dovranno essere sottoscritte da almeno il 5 per cento degli aventi diritto al voto.
Nelle liste nessuno dei due sessi potrà essere rappresentato in misura superiore al sessanta per cento dei candidati.
Ciascun elettore esprime un voto che sarà ponderato sulla base di un indice determinato in relazione alla popolazione complessiva della fascia demografica del Comune
/
sindaco o consigliere.
Per le operazioni di voto sarà costituito un unico seggio, composto da un presidente e da quattro scrutatori scelti tra gli elettori dall'ufficio elettorale mediante sorteggio.
Il presidente ed i consiglieri del Libero consorzio e quelli della Città metropolitana durano in carica cinque anni. In caso di rinnovo del Consiglio comunale dell'ente capo
procede a nuove elezioni del Consiglio metropolitano, entro sessanta giorni dalla proclamazione del sindaco del Comune capoluogo.
La cessazione, per qualsiasi causa, dalla carica di sindaco o di consigliere comunale comporta la decadenza della carica di componente del Consiglio del Libero consorz
Consiglio metropolitano.
La legge non lo dice espressamente ma sembra logico che al consigliere decaduto subentri il primo dei non eletti della sua stessa lista. Un sistema, imposto anche alla Sic
comporterà un continuo avvicendamento dei consiglieri in carica, con indubbie difficoltà di programmazione.
Gli incarichi politici presso le Città metropolitane ed il Liberi consorzi dovranno essere svolti gratuitamente. Restano a carica dei rispettivi enti di area vasta gli "oneri conn
l'attività in status degli amministratori, relativi ai permessi retribuiti, agli oneri previdenziali, assistenziali, assicurativi previsti dalla normativa vigente".
larepubblica.it
La Corte Ue contro l'Italia per l'incapacità di risolvere definitivamente il problema dei ritardi nei tempi dei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione verso i suoi fornitori.
Secondo una sentenza pronunciata oggi, martedì 28 gennaio, la Grande Sezione della Corte ha certificato che l'Italia "non ha assicurato che le sue pubbliche amministrazioni, quando sono debitrici nel contesto di simili transazioni, rispettino effettivamente termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni di calendario", limiti stabiliti dalla direttiva comunitaria che norma la materia. Secondo l'ultimo aggiornamento del Mef risalente al novembre scorso, nel 2018 la piattaforma dedicata ai pagamenti della Pa ha registrato oltre 28 milioni di fatture ricevute, per un importo totale pari a 163,3 miliardi di euro, di cui 145 miliardi effettivamente liquidabili (ossia al netto della quota IVA e degli importi sospesi e non liquidabili). I pagamenti hanno riguardato 22,1 milioni di fatture, per 128,3 miliardi di euro, che corrisponde a circa l'88,5% del totale: "I tempi medi ponderati occorsi per saldare, in tutto o in parte, queste fatture sono pari a 54 giorni, a cui corrisponde un ritardo medio di 7 giorni sulla scadenza delle fatture stesse". Tra i dati pubblicati, in una tabella si scorge che il totale dei debiti commerciali residui scaduti delle Pa arriva a 27 miliardi. Il caso era stato portato davanti alla Commissione da "operatori economici e associazioni di operatori economici italiani", che avevano denunciato i tempi lunghi d'attese nel vedersi saldare le fatture. A quel punto Bruxelles ha proposto un "ricorso per inadempimento" contro l'Italia, davanti alla Corte. Lo Stato ha provato a difendersi dicendo che la direttiva prevede il recepimento dei termini e del diritto dei fornitori di vedersi riconoscere interessi e sanzioni - in caso di pagamento in ritardo - ma non "di garantire l'effettiva osservanza, in qualsiasi circostanza, dei suddetti termini da parte delle pubbliche amministrazioni".
Ma la Corte ha smontato questa linea dicendo che invece la direttiva "impone agli Stati membri di assicurare il rispetto effettivo, da parte delle loro pubbliche amministrazioni, dei termini di pagamento da esso previsti". Anzo, "in considerazione dell'elevato volume di transazioni commerciali in cui le pubbliche amministrazioni sono debitrici di imprese, nonché dei costi e delle difficoltà generate per queste ultime da ritardi di pagamento da parte di tali amministrazioni, il legislatore dell'Unione ha inteso imporre agli Stati membri obblighi rafforzati per quanto riguarda le transazioni tra imprese e pubbliche amministrazioni". Respinto dalla Corte anche l'argomento per cui le transazioni delle Pa non possano generare responsabilità per lo Stato: svuoterebbe di valore la direttiva sui tempi di pagamento che per la Corte "fa gravare proprio sugli Stati membri l'obbligo di assicurare l'effettivo rispetto dei termini di pagamento da esso previsti nelle transazioni commerciali in cui il debitore è una pubblica amministrazione". In conclusione, la Corte ha concesso che la situazione italiana "sia in via di miglioramento in questi ultimi anni" ma questo progresso "non può ostare a che la Corte dichiari che la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza del diritto dell'Unione. Infatti, secondo giurisprudenza costante, l'esistenza di un inadempimento deve essere valutata in relazione alla situazione dello Stato membro quale si presentava alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato, ossia, nel caso di specie, il 16 aprile 2017". Il fatto che la Corte abbia certificato questo inadempimento prevede che l'Italia si "conformi alla sentenza senza indugio", spiega la stessa Corte. "La Commissione, qualora ritenga che lo Stato membro non si sia conformato alla sentenza, può proporre un altro ricorso chiedendo sanzioni pecuniarie. Tuttavia, in caso di mancata comunicazione delle misure di attuazione di una direttiva alla Commissione, su domanda di quest'ultima, la Corte di giustizia può infliggere sanzioni pecuniarie, al momento della prima sentenza".
Il grido d'allarme della Pa: "Dipendenti pubblici allo stremo. Serve la svolta con lo sblocco del turnover"
Il settore dell'impiego statale è arrivato al limite della sopravvivenza dal punto di vista organizzativo e anagrafico. Il rinnovo contrattuale è sempre in bilico e le riforme più volte tracciate sono al palo. Lo sblocco del turnover annunciato segna però un punto di svolta: se sarà confermato lo sblocco al 100% della spesa, nelle amministrazioni entreranno nei prossimi tre anni 500mila persone. "Stiamo disegnando l'amministrazione dei prossimi decenni" - afferma Carlo Mochi Sismondi, presidente del Forum della Pubblica amministrazione, che si apre oggi - e non si possono sbagliare gli obiettivi. Il Forum chiede di non fare concorsi per sostituire quelli che vanno via prima di verificare che le professionalità siano quelle che servono veramente. La pubblica amministrazione non ha bisogno di altri laureati in materie giuridiche perché ne abbiamo abbastanza - dice Mochi Sismondi - ma piuttosto di profili professionali adeguati alle nuove scelte strategiche. I 500mila nuovi ingressi saranno capaci di cambiare rotta? Probabilmente no - analizza il Forum perché rimarranno al loro posto due milioni e mezzo di impiegati anziani, demotivati, meno qualificati dei loro colleghi europei, affogati in un contesto bizantino". È necessario quindi "riaprire rapidamente il capitolo della formazione on the job dei lavoratori pubblici" e va cambiata la dirigenza pubblica, tornando alle linee guida impostate dal governo Renzi. E per Mochi Sismondi i caratteri distintivi debbono essere questi: niente più fasce della dirigenza; niente più ruoli separati per amministrazioni, ma solo tre ruoli (PA centrale, locale e regionale) e per di più largamente permeabili; più libertà da parte della politica di scegliere, all'interno dei ruoli, a chi attribuire incarichi di vertice; incarichi a tempo intervallati da rinnovi con concorsi a evidenza pubblica. Bisogna evitare insomma di "tornare a una classe di dirigenti pubblici stabili, preservati dal rischio rinchiusi nei recinti protetti dei ruoli delle singole amministrazioni, certi che una volta conquistato un ruolo lo terranno a vita".
Giornale di Sicilia
Al via il confronto
sulla riforma della legge Fornero Pensioni, il piano della Catalfo
Confronto serrato
governo-sindacati a febbraio, verifica politica a marzo, inserimento
delle misure nella Nadef, verifica a settembre e varo con la legge di
Bilancio. Questa la strada per la riforma delle pensioni tracciata
all'incontro tra la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, e Cgil,
Cisl e Uil. L'obiettivo è di disegnare un «percorso strutturale,
quanto meno decennale», ha detto la ministra, ribadendo la volontà
di portare a naturale scadenza Quota 100 e far partire dopo il nuovo
sistema, nel 2021 o nel 2022 a seconda delle risorse necessarie che
saranno i n d iv i d u a t e . Per questo parallelamente al tavolo
con le parti sociali lavorerà una commissione di esperti (per la
nomina dei quali Catalfo ha predisposto un decreto) con il compito di
valutare la fattibilità delle proposte. I tavoli tecnici partiranno
il 3 febbraio per affrontare il tema delle pensioni di garanzia dei
giovani, per proseguire il 7 febbraio quando si discuterà della
rivalutazione degli assegni previdenziali; al centro dell'incontro
del 10 febbraio la flessibilità di uscita e a quello del 19 febbraio
la previdenza complementare. A breve sarà definita una data per il
tavolo sulla non autosufficienza. Per ora quindi il governo non ha
svelato le sue carte: all'incontro di Alfonso Abagnale la ministra, il presidente dell'Inps,
Pasquale Tridico, e il sottosegretario al Mef, Pierpaolo Baretta, non
hanno avanzato proposte alternative a quelle contenute nella
piattaforma sindacale. Nessun numero - hanno riferito i sindacati -
né «situazione precostituite»: la volontà dell'esecutivo è di
trovare insieme una soluzione condivisa che dia stabilità al sistema
previdenziale. Un approccio naturalmente molto apprezzato dai leader
di Cgil, Cisl e Uil, secondo cui, passate le elezioni regionali in
Emilia Romagna e Calabria, non ci sono più alibi per un confronto
serio. Soddisfatta anche Catalfo, secondo cui il confronto, che
proseguirà per qualche mese, serve ad assicurare un sistema che
garantisca flessibilità in uscita, con garanzie per giovani e donne,
e sia capace di «continuare nel tempo». Favorevole al «confronto a
tutto campo» anche l'Ugl, che con altre sigle sindacali ha visto
la ministra nel pomeriggio: qui la richiesta è stata che il tavolo
sia «unico oltre che unitario, con tutte le parti sociali». «È
stato un incontro positivo - ha detto Catalfo - abbiamo stabilito un
calendario. Dobbiamo dare stabilità». Ci saranno tre commissioni:
sulla separazione tra previdenza e assistenza, sui lavori gravosi e
sull'impatto delle misure per garantire la flessibilità in uscita.
L'obiett ivo è inserire le misure nella Nadef». «Si è avviato
un confronto, una trattativa vera - ha detto il numero uno della
Cgil, Maurizio Landini - l'obiettivo non è un aggiustamento della
legge Fornero ma la revisione». Il segretario generale aggiunto
della Cisl, Luigi Sbarra, ha parlato della necessità di un «patto
tra le generazioni» introducendo regole che siano stabili per 10/15
anni. Il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, ha ribadito che per
fare la riforma ci vogliono risorse economiche e che il sindacato si
batterà perché ci s i a n o.
Il sindaco
di Realmonte non gioisce: «Mancano i fondi per tutelarla»
Musumeci: «Vincoli
per salvaguardare la Scala dei Turchi»
È arrivato anche in
America l'eco della notizia del no alla privatizzazione della Scala
dei Turchi detto a chiare lettere dal Consiglio comunale di Realmonte
che ha approvato, sabato notte, un atto di indirizzo che impegna il
sindaco Lillo Zicari a proseguire sul versante giudiziario la
battaglia per l'esproprio della particella catastale intestata ad
un privato che ne rivendica la proprietà. E l'occasione è stata
data dalle dichiarazioni rilasciate a New York, dove si trova in
visita ufficiale, dal presidente della Regione Nello Musumeci.
«L'obiettivo del governo regionale non cambia - ha detto il
governatore: la Scala dei Turchi diventerà bene culturale di
interesse naturalistico. Lo scorso 7 gennaio, a Palazzo Orleans, dopo
un confronto con i rappresentanti locali e i tecnici - prosegue
Musumeci - abbiamo delineato un percorso virtuoso che avrà come
approdo finale l'apposizione del vincolo sulla spiaggia di
Realmonte e l'adozione di tutte le iniziative utili a salvaguardare
la scogliera di marna bianca. Il nostro intendimento non è cambiato
di una virgola rispetto a quanto già stabilito». Sulla vicenda
interviene anche l'assessore al Territorio e ambiente Toto Cordaro:
«Dopo il vertice delle scorse settimane con il presidente Musumeci,
ne sarà convocato un altro per accelerare sul percorso già
stabilito». Per il sindaco di Realmonte, Zicari: «C'è poco da
gioire, la questione rimane irrisolta. La decisione del Consiglio
comunale di Realmonte che boccia la transazione per la Scala dei
turchi e rinvia tutto al giudizio in tribunale - sostiene il
sindaco - è a mio parere condivisibile ed era l'unica strada
perseguibile dato lo stato dell'arte e il sentire comune. Ma se le
associazioni ambientaliste gioiscono, un deputato regionale gioisce,
personaggi vari gioiscono, a non gioire potrebbero essere i cittadini
di questo Comune che si troveranno a fronteggiare una questione che
rimane irrisolta con pochi mezzi e in assenza di risorse economiche.
A non gioire potrebbe essere il prossimo sindaco che tra la fine
maggio e i primi di giugno, immediatamente dopo le elezioni comunali
e il suo insediamento, a meno di miracoli, si troverà ad occuparsi
della questione Scala dei turchi, con problematiche legate alla
salvaguardia del sito, della meravigliosa falesia che il mondo ci
invidia e per la quale riceviamo continui rimproveri, spesso fondati,
per la mancata valorizzazione e tutela». Zicari si riferisce al
fatto che nella prossima primavera i cittadini di Realmonte saranno
chiamati ad eleggere il nuovo sindaco ma non fa intendere se è sua
intenzione o meno ricandidarsi. In ogni caso, dice: «L'estate
imminente dopo le elezioni porterà alla ribalta, con tutta la sua
violenza, le problematiche di ogni anno. Spunteranno di nuovo le foto
di coloro che si spalmano con la marna e usano gli ombrelloni (vero o
falso) e il turista con in mano un pezzo di marna. Quest'estate
probabilmente si dovrà impedire l'accesso alla scala perché
censita come area a pericolosità molto elevata. Si dovranno fare
allora i conti con coloro, i tanti, che non rispettano i divieti
imposti dalle ordinanze e non si accontentano di guardare la scala da
lontano, che scavalcano la rete, che rompono rete e pali. I pochi
operai e vigili urbani di questo comune saranno allora costretti a
intervenire sacrificando altre emergenze e necessità del territorio.
La questione rimane irrisolta e gran parte delle incombenze sono e
saranno sulle spalle dei cittadini di questo Comune - conclude
Zicari -». ( * PA P I * )
Agrigentonotizie
Borse di studio per l'anno 2018/2019: c'è tempo fino al prossimo 31 gennaio
Ufficio stampa Libero consorzio Agrigento
Ultimi giorni per il pagamento delle borse di studio per gli studenti per l'anno scolastico 2018/2019. Le somme sono disponibili presso qualsiasi ufficio postale e verranno erogate dalle Poste Italiane fino al 31 gennaio 2020. Per coloro che saranno impossibilitati a riscuotere entro tale data è prevista una seconda finestra di erogazione, ma con tempi e modalità ancora da definire. Ulteriori informazioni sono disponibili nel sito istituzionale dell'Ente www.provincia.agrigento.it , nella sezione primo piano. Per conoscere l'elenco degli studenti beneficiari e le modalità di riscossione delle borse di studio bisogna rivolgersi, esclusivamente, agli Istituti scolastici di appartenenza che metteranno anche a disposizione una copia della dichiarazione sostitutiva dell'Atto di notorietà da presentare a Poste Italiane per coloro che esercitano la potestà genitoriale nell'eventualità di studente minorenne. Le borse di studio messe a disposizione dal Ministero dell'Istruzione hanno importo variabile in base alla Regione dove risiede lo studente. Per la Regione Sicilia l'ammontare di tale contributo è stato fissato in € 210,60. Gli studenti potranno recarsi presso qualsiasi ufficio postale per poter ritirare l'importo assegnato muniti degli appositi documenti, carta identità e codice fiscale, non scaduti ed in corso di validità. Nel caso lo studente sia maggiorenne potrà recarsi presso l'ufficio postale da solo, qualora lo studente sia minorenne sarà invece necessaria la presenza di un genitore munito anch'esso dei rispettivi documenti di riconoscimento. Inoltre è necessario, nel caso di minorenne, che il genitore sottoscriva davanti all'impiegato delle poste una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.
Non sono ammesse deleghe a favore di altri soggetti per la riscossione del contributo economico.
GrandangoloAgrigento
Sciacca, adeguamento sismico istituto Fazello: al via bando
Scade alle ore 12:00 di lunedì prossimo, 27 gennaio 2020, il termine per la presentazione delle offerte per l'affidamento della progettazione degli interventi di adeguamento antisismico, impiantistico e funzionale del Liceo Classico "Fazello" di Sciacca. Si tratta di un tassello importante nella più ampia programmazione che il Libero Consorzio Comunale di Agrigento porta avanti per rendere più sicuri gli edifici scolastici della provincia, finanziato con Decreto MIUR n. 87/2019.
Il bando di gara è pubblicato sulla home page del sito internet del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, sezione gare e Appalti, e il suo importo è di 492.220,65 euro più Iva. La gara sarà gestita integralmente sulla piattaforma telematica del Libero Consorzio, e pertanto saranno ammesse solo le offerte presentate attraverso il portale Appalti. La durata del contratto d'appalto è di 120 giorni.
Tutti gli interessati possono prendere visione del bando e dei relativi allegati collegandosi al sito www.provincia.agrigento.it, sezione Gare e Appalti.(esatta dicitura: "Interventi di adeguamento antisismico impiantistico e funzionale del Liceo Classico Fazello di Sciacca. - Procedura aperta per l'affidamento del servizio di progettazione di fattibilità tecnico economica, definitiva ed esecutiva, e di coordinamento della sicurezza in fase di progettazione")