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rassegna stampa del 20 marzo 2020

giornale di sicilia
Coronavirus, Azzolina: anno scolastico salvo, l'esame di maturità non sarà "semplificato"

Le scuole resteranno chiuse anche dopo il 3 aprile. Ma il vero nodo adesso sono gli esami di maturità. Come si svolgeranno, su quali programmi? "Sulla maturità stiamo pensando a varie soluzioni - ha detto il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina parlando stamane a Radio Anch'io -. Il ministero si sta preparando a tutte le eventualità. Non abbiamo ancora parlato di commissioni interne o esterne. Non mi piace la parola 'esame semplificato'".Sono diversi gli scenari possibili. "Non posso dire ora come saranno gli esami di Stato", ha aggiunto Azzolina, la quale però ha assicurato che "si farà un esame serio, come chiedono gli stessi studenti. Semplificato significherebbe sminuire quello che i ragazzi stanno facendo. Si terrà conto degli apprendimenti che in questi giorni stanno portando avanti".Il ministro ha parlato anche della didattica a distanza: "La situazione è variegata - ha detto -, con realtà in cui funziona bene e altre in cui meno. C'è un grande sforzo da parte dei docenti. So che alcuni sono in difficoltà, ma la situazione potrà migliorare. Non abbiamo alternative, non devono essere gli studenti a pagare questa crisi. E ricordo che la didattica a distanza non è solo apprendimento ma anche rassicurazione per gli studenti".E ancora: "Mi sono adoperata molto affinché nel Dl Cura Italia ci fossero 85 milioni per la didattica a distanza. Li investiremo sulla base dei dati che ci arrivano anche dal monitoraggio che stiamo facendo e che ci dirà dove sono le scuole e gli studenti più in difficoltà".Tra le tante incertezze, su una cosa il ministro non ha dubbi: "L'anno scolastico sarà salvo in qualsiasi caso, gli studenti non devono pagare questa situazione di emergenza. Sugli scenari li stiamo pensando tutti ma saranno le autorità sanitarie a dirci quando i nostri studenti potranno ritornare a scuola in sicurezza".


In Sicilia già 187 istituti nella piattaforma regionale, molti ragazzi però non hanno gli strumenti
 Didattica a distanza, dati confortanti «Ma nessun alunno sia lasciato indietro»
Le scuole siciliane, in queste settimane, assomigliano a quei bambini che si ritrovano a imparare a nuotare davvero solo quando vengono buttati in mare con l'acqua alta. Docenti e dirigenti scolastici stanno facendo sforzi enormi per fornire ai loro studenti gli strumenti giusti per continuare il programma scolastico attraverso la didattica a distanza. Stanno sperimentando piattaforme per classi virtuali, per videolezioni, stanno cercando di colmare il gap tecnologico che esiste in vaste fasce della popolazione. Da Edmodo a G Suite, da Zoom a Weschool, si utilizza di tutto per restare «connessi» con i propri alunni. I primi dati sono confortanti. L'assessore regionale all'Istruzione e alla formazione professionale, Roberto Lagalla, informa che la piattaforma offerta da u n'impresa siciliana, con cui la Regione ha stipulato un accordo, ha già avuto un buon riscontro. Il software cont inualascuola.it è stato scelto da 187 istituti scolastici, con la registrazione di 1.534 docenti che hanno realizzato 1021 classi virtuali. Nelle prossime ore, la stessa opportunità sarà estesa anche agli allievi degli enti di formazione. «I primi dati in nostro possesso - spiega l'assessore Lagalla - sono incoraggianti e soprattutto in progressiva crescita. Da una situazione d'emergenza è scaturita l'a cce l e r a - zione verso un inatteso cambiamento metodologico della didattica, sebbene si registrino diverse criticità. Occorre interrogarsi sulla attuale uniformità distributiva dell'insegnamento a distanza sul territorio regionale e, nonostante gli sforzi da tutti compiuti, sulla garanzia di pari opportunità per tutti gli studenti». Sono allo studio in assessorato misure di accompagnamento al decreto Cura-Italia per agevolare l'acquisizione di dotazioni informatiche individuali, da destinare agli studenti in condizioni di disagio. Le esperienze positive sono numerose, anche in tema di didattica solidale. Il dirigente scolastico del liceo classico Umberto I di Palermo, Vito Lo Scrudato, spiega che nell'istituto è stata attivata la didattica a distanza, «abbiamo dato in comodato d'uso circa 30 tablet agli allievi più disagiati e oggi sarà il momento del collegio dei docenti con tutti presenti in videoconferenza - dice - Questo è il frutto di anni di pratica digitale e acquisizioni di tecnologia seguendo i piani del ministero e i progetti europei. Siamo disponibili a fornire aiuto alle scuole che ne avessero bisogno». All'altro capo della città, quartiere Pallavicino, la scuola media Borgese-XVII Maggio sta facendo le capriole per raggiungere tutti gli alunni in periferia. Ne mancano all'appello solo 37 su 600 circa, «ci stiamo organizzando per fornirli dei dispositivi necessari, attraverso il comodato d'uso - spiega la preside Giuseppa Di Blasi - Per la connessione, abbiamo dato indicazioni per l'ut ilizzo del cellulare come router. E poi un appello a tutti: rimuoviamo le password dal wi-fi di casa per aiutare quei bambini e quelle famiglie che per ragioni economiche non possono permettersi la linea internet domestica». Non lasciare nessuno indietro è l'emergenza di tutti gli istituti. «Sembra che non ci sia la consapevolezza che una percentuale non indifferente degli alunni sia rimasta "fuori" dalla scuola - denuncia Rosolino Cicero, presidente dell'A n co - dis, l'associazione che riunisce i collaboratori dei presidi - per assenza di adeguati dispositivi che possano consentire loro di sentirsi protagonisti attivi nel loro percorso di formazione. Rischiano di essere gli "ult imi" non per scelta ma per necessit à». ( *A LT U * )


Il settore chiede misure di sostegno Istituti paritari in crisi, «il governo ci aiuti»

Il primo grido d'aiuto era partito all'inizio dell'emergenza con un appello della Fism siciliana. Adesso l'intero cartello nazionale delle associazioni a cui aderiscono le scuole paritarie, soprattutto quelle cattoliche, lancia un Sos al governo perché vari misure straordinarie a sostegno di un settore che rischia di soccombere. Lo stop alle attività didattiche per settimane, forse mesi, potrebbe mandare sul lastrico le scuole paritarie che, in Sicilia, sono parecchie centinaia: circa 450 con 25 mila bambini e 3.500 dipendenti le scuole dell'infanzia, altre 60 le primarie, a cui spesso si associano anche medie e superiori. Le famiglie avranno difficoltà a pagare le rette o si rifiuteranno, usufruendo solo parzialmente del servizio, grazie alle forme di didattica a distanza. Così, servono misure di sostegno. Lo scrivono in un documento i rappresentanti nazionali di tutte le associazioni (Giancarlo Frare, Agesc; Marco Masi, CdO Opere Educative; Pietro Mellano, Cnos Scuola; Marilisa Miotti, Ciofs scuola; Giovanni Sanfilippo, Faes; Virginia Kaladich, Fidae; Luigi Morgano, Fism) con il sostegno dei religiosi Cism e Usmi. «Non vi è dubbio che l'e m e rge n - za Coronavirus stia già causando gravissimi danni economici e finanziari anche alle scuole paritarie - scrivono - Apprezziamo il contenuto del decreto-legge "Cura Italia", con particolare riferimento alle misure di sostegno previste per le famiglie con figli minori e al potenziamento degli ammortizzatori sociali». Ma per sostenere anche le scuole paritarie in questo momento emergenziale propongono «l'istituzione di un fondo straordinario adeguatamente finanziato per la erogazione di contributi aggiuntivi alle scuole paritarie per l'anno scolastico 2019/2020, a tutela dei propri dipendenti e del servizio svolto alle famiglie; detraibilità integrale delle rette pagate dalle famiglie per la frequenza scolastica e per i servizi educativi nelle scuole paritarie nel corso del 2020; accesso ai fondi previsti per le "Piatt aforme didattiche a distanza" anche per le scuole paritarie; azzeramento delle imposte e dei tributi locali nel 2020 per tutte le realtà educative.


Situazione in evoluzione, il prefetto: «Tutto cambia rapidamente»

Altri casi di Coronavirus ad Agrigento? Un altro positivo a Ribera? Per l'intera giornata di ieri è stato un continuo rincorrersi di notizie, talvolta anche «fake», su nuovi tamponi positivi al Covid-19 per abitanti in città o in provincia. «È lecito presumere che questo dato (il riferimento è ai 27 casi ufficializzati ieri dalla Prefettura ) possa cambiare rapidamente se già non è cambiato - ha spiegato, ieri sera, in video conferenza stampa, il prefetto Dario Caputo - . Ai fini dell'ufficializzazione c'è una rigorosa procedura: si attende la doppia conferma da parte dell'ist it uto Spallanzani e dell'istituto superiore di Sanità. I dati sono utili, ma vanno presi con beneficio d'inventario -ha sottolineato il prefetto - perché sappiamo che la situazione è suscettibile di ulteriore incremento di numeri. C'è una celerità di risposta: appena si fa il tampone si ha il risultato. Ma questa tempestività può generare falsi positivi o falsi negativi. I positivi sono soggetti a un doppio controllo. E solo dopo il doppio controllo - ha precisato il prefetto - quel dato viene inserito nella documentazione e nelle comunicazioni ufficiali». Questo percorso spiega dunque perché i numeri ufficiali talvolta siano preceduti anche da annunci fatti, con il sistema dell'allert, dagli amministratori comunali. In merito al contagio del carabiniere in servizio a Villaseta, ma domiciliato alla tenenza dell'Arma di Favara, il prefetto Caputo ha spiegato: «Confermo che l'attenzione delle istituzioni della sicurezza, per quanto riguarda la necessità di un serrato controllo dei propri dipendenti, è massima. Ed è massima perché sono su strada e dunque sono la prima linea. Polizia, carabinieri e Guardia di finanza hanno attivato meccanismi molto stringenti. Per il carabiniere, per vicende connesse al lavoro, la patologia è stata diagnosticata rapidamente - ha chiarito il prefetto - . Tutta la ricostruzione epidemiologica che è stata fatta è rassicurante perché le occasioni di contatto del carabiniere, che era stato fuori, sono state limitate. Sono state fatte le azioni di sanificazione degli ambienti». Non ci sono certezze che, nell'Agrigen - tino, arriveranno - così come annunciato, per l'intera isola, dal presidente della Regione Nello Musumeci-i militari dell'Esercito. «Il meccanismo che abbiamo realizzato con le forze dell'or - dine già prevede l'impiego di contingenti militari - ha spiegato il prefetto Dario Caputo - . La disponibilità della forza armata è stata programmata, con 'Strade sicure', a livello nazionale. Ciascuna provincia ha avuto attivato un contingente che viene utilizzato per gli obiettivi individuati dalle autorità provinciali. Per quanto riguarda noi, la richiesta di ulteriori risorse militari va valutata in sede locale e poi va trasmessa agli organi centrali, a Roma, perché si possa incidere nel meccanismo». «Ci vogliono più tamponi. In Sicilia e quindi nella nostra provincia il numero di questi esami è ancora troppo ridotto. Meno che in altre regioni». Così il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto che ha dichiara: Mi pare che si stia adottando una linea fin troppo prudente sull'uso dei tamponi. Non vorrei che si tramutasse in leggerezza in territori in cui l'epidemia è appena all'inizio».( *C R* )





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