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Rassegna stampa del 25 agosto 2020

GIORNALE DI SICILIA
In Campania la Regione dota di termoscanner gli istituti scolastici: misureranno la temperatura
Scuola, controlli per il personale Dai banchi alle mascherine ancora tante incognite, vertice tra Conte e Azzolina.
Sui bus confermata per gli alunni la distanza di almeno un metro 
Il timore che la crescita dei contagi possa compromettere la riapertura delle scuole, le polemiche sul ritardo nella consegna dei banchi monoposto e sulla predisposizione, da parte di alcuni enti locali, di spazi in cui tenere lezione, le critiche dei sindacati al ministro Azzolina, da lei rispedite al mittente, e le difficoltà nel predisporre il servizio di trasporto per portare i ragazzi a scuola mantenendo la distanza di almeno 1 metro, hanno indetto il premier Giuseppe Conte a convocare un incontro, ieri pomeriggio, col ministro dell'Istruzione e i ministri competenti sulla riapertura, la titolare del Mit Paola De Micheli e il ministro della Salute, Roberto Speranza. Al vertice hanno partecipato anche Angelo Borrelli, capo della Protezione civile e il commissario per la scuola Domenico Arcuri. Subito dopo il premier ha iniziato un vertice con i capi delegazione della maggioranza. Sono tanti i nodi ancora da sciogliere, a partire dai trasporti, ma intanto una prima buona notizia c'è stata: in alcune scuole romane sono arrivati i primi banchi monoposto; li avevano ordinati, appena avuti i fondi dal ministero dell'Istruzione, alcuni presidi grazie ai soldi del decreto Rilancio. E mentre proprio ieri sono partiti in tutte le Regioni i test sierologici per il personale della scuola, in molte regioni mancherebbero i kit per i medici di famiglia, che avrebbero dovuto somministrarli. Inoltre, alcuni sindacati medici chiedono che i test vengano effettuati nelle scuole e nelle Asl ma non negli ambulatori dei medici di famiglia, sia per una questione di sicurezza degli altri pazienti, sia per i costi di smaltimento del materiale utilizzato e infine per i costi delle sanificazione nel caso emergessero eventuali positivi. Ieri poi sono rimaste deluse le aspettative delle Regioni che speravano in una deroga al metro di distanza sui mezzi di trasporto: il Comitato tecnico scientifico ha ribadito che, anche con la mascherina, la distanza di almeno 1 metro tra gli occupanti del mezzo pubblico dovrà esserci e se si pensa all'utilizzo di separatori, la soluzione non sarà disponibile a breve e non potrà applicarsi a metro e bus. E pure l'idea di differenziare gli orari scolastici, «non può essere la soluzione», spiega il coordinatore degli assessori regionali ai Trasporti, Fulvio Bonavitacola. «Le Regioni - aggiunge - avevano da tempo sollecitato una strategia nazionale a riguardo». Insomma, come i ragazzi raggiungeranno le scuole rimane un rebus non di poco conto, perché se è chiaro che le scuole verranno riaperte dal 1 settembre per il recupero degli apprendimenti e dal 14 per le lezioni, non è ancora chiaro come si farà a farlo senza poter prendere i mezzi pubblici. In questo contesto, le Regioni si muovono anche autonomamente. È il caso della Campania, che ha deciso di acquistare termoscanner da assegnare agli istituti scolastici per fare in modo che la temperatura venga misurata agli alunni all'ingresso degli stessi istituti. Si comincerà dalle secondarie superiori. Intanto, che si tratti di un medico o di un infermiere, la figura dell'esperto di salute presente nelle scuole piace sia agli esperti che ai politici, dal sottosegretario alla Salute Sandra Zampa al direttore del Dipartimento Malattie infettive dell'Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli. Tra gli insegnamenti utili che dalla pandemia si potrebbero ereditare, secondo il sottosegretario Zampa, vi è quello di «ripensare anche la medicina scolastica. Molti bambini si trovano in una situazione di povertà relativa o assoluta. Che diventa spesso anche povertà di salute. La medicina scolastica aiuterebbe a farli crescere sani». L'i p ot e s i era stata sostenuta nelle settimane passate anche dal viceministro Pierpaolo Sileri ed è vista con favore anche dagli esperti. «Ci siamo lasciati alle spalle la medicina scolastica, è il momento di ripristinarla», sostiene Massimo Galli, per mesi in prima linea contro l'emergenza Covid-19. 

Lavoro, 27 miliardi dall'Ue: sostegno per l'Italia 
La strategia della Commissione europea per far fronte alle devastanti conseguenze socio-economiche del Coronavirus comincia a dare i suoi primi risultati concreti, con la proposta di stanziare all'Italia , a strettissimo giro, un sostegno economico da 27,4 miliardi di euro - la quota più alta in Ue - per salvaguardare l'occupazione. Una grossa boccata di ossigeno per il Paese, con l'autunno ormai alle porte, ed il rischio di malcontento sociale alle stelle. Un finanziamento, realizzato attraverso il meccanismo Sure (che col Mes ultralight e Bei fa parte della "prima linea degli strumenti di difesa" attivabili in attesa dei miliardi del Recovery Fund), con l'emissione di titoli comuni europei, ed un risparmio per le casse dello Stato italiano, nell'arco dei 15 anni di maturità, «stimato in oltre 5 miliardi e mezzo di euro», come ha evidenziato dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Una misura spartiacque che arriva in tempi rapidi, «solo quattro mesi dalla mia proposta» ha sottolineato il presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, segno della solidarietà europea a favore del lavoro, ha incalzato il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni. Soddisfatti Pd e M5s, con questi ultimi che però sottolineano che questo «non prelude ad alcuna possibile apertura sul Mes». L'esborso servirà a finanziare le principali misure messe in campo dal governo Conte a sostegno del lavoro e dell'occupazione, dalla Cassa integrazione per tutti i lavoratori dipendenti alle indennità per i lavoratori autonomi di vario tipo, i collaboratori sportivi, i lavoratori domestici e quelli intermittenti, dal fondo perduto per autonomi e imprese individuali al congedo parentale, dal voucher baby sitter alle misure per i disabili, dal credito di imposta sanificazione a quello «adeguamento Covid». Lo stanziamento dovrebbe partire già da settembre: previsto un pacchetto complessivo di 81,4 miliardi di euro per 15 Paesi 

AGRIGENTONOTIZIE
L'Ati prova a smarcarsi: è corsa contro il tempo per evitare il commissariamentoLe bozze di statuto della tanto attesa società consortile giacciono ancora nei "cassetti" dei consigli comunali della provincia
le bozze di statuto della tanto attesa società consortile giacciono ancora nei "cassetti" dei consigli comunali della provincia, l'Ati però nel frattempo cerca quantomeno di smarcarsi dal rischio commissariamento sotto il profilo dell'approvazione del piano d'ambito, la "Bibbia" che dovrà guidare il servizio idrico nei prossimi anni. Dopo il primo atto pubblicato nei giorni scorsi gli uffici dell'assemblea hanno provveduto a mettere in campo la procedura per individuare la società specialistica che dovrà occuparsi della redazione dello strumento, che dovrà partire dall'analisi della situazione attuale, dall'analisi della domanda attuale e futura del servizio idrico integrato e della disponibilità attuale e futura della risorsa idrica, ma anche analizzare le criticità del sistema e redigere il piano degli interventi e degli investimenti, oltre a scrivere la nuova tariffa."
Interessante è che il piano, così come è scritto nel bando, "dovrà essere redatto anche con la prospettiva di eventuale affidamento a più di un soggetto gestore" e che soprattutto dovrà occuparsi una volta per tutte del completo censimento delle fonti di approvvigionamento idrico. Un passaggio, questo, essenziale per giustificare la sostenibilità dell'ambito e che è connessa all'accordo tra "gentiluomini" sottoscritto con i comuni a cui è stato concesso la gestione diretta e che dovrebbero appunto mettere a disposizione l'acqua in "più"."
Intanto dalla Regione non arriva alcun segnale sull'individuazione del tanto atteso/temuto commissario straordinario, ma è probabile che questo tarderà ancora un po' ad arrivare considerate le pressioni del Forum dell'Acqua sui Consigli comunali ancora oggi inadempienti."

ILSICILIA.IT
L'ANNUNCIO DEL MINISTRO LUCIA AZZOLINA
Riaprono le scuole in Italia, in Sicilia si parte il 14 settembreVia libera alla riapertura delle scuole sull'intero territorio nazionale. In Sicilia si parte il 14 settembre. Ad annunciarlo è il ministero dell'Istruzione che comunica altresì che già dal primo del mese, oltretutto, gli istituti saranno impegnati nel recupero degli apprendimenti. Gli alunni e i professori torneranno quindi in classe dopo un'estate ricca di dubbi, decisioni e discussioni.
IL CALENDARIO DEL MIUR
La data fissata dal MIUR, tuttavia, è indicativa e sono le singole Regioni a stabilire quando far partire l'anno scolastico.  Ma molte Regioni si accoderanno al calendario proposto dal Ministero.
Via quindi alle lezioni il 14 settembre in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Liguria, Piemonte, Sicilia, Provincia di Trento, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto.
Ritarda di qualche giorno, invece, il Friuli Venezia Giulia, che riaprirà i cancelli a partire dal 16 settembre. In coda la Sardegna, dove la campanella suonerà a partire dal 22 settembre, la Calabria e la Puglia, dove si ripartirà addirittura il 24 settembre.

Qds.it
Migranti, l'ordinanza Musumeci, il gran circo della politica, le regionali e il processo a SalviniEra evidente che sarebbero volati stracci dopo l'ordinanza sui migranti annunciata dal governatore della Sicilia Nello Musumeci sabato sera e firmata l'indomani. E questo ha finito per banalizzare un argomento importantissimo. Un gran circo con ogni tipo di numero (e di numeri), con la destra a osannare Musumeci e la sinistra ad attaccarlo e a far dell'ironia sul provvedimento "platealmente e consapevolmente farlocco" - come hanno affermato i deputati siciliani del M5s Roberta Alaimo, Valentina D'Orso e Adriano Varrica - perché al di là delle reali competenze di un presidente di regione.
Un colpo al cerchio e uno alla botte
Il terzo giorno di polemiche si è celebrato ieri con la conferenza stampa nella sede catanese della Regione siciliana e le successive dichiarazioni rilasciate da Musumeci hanno dato l'impressione che il Governatore passasse da un colpo al cerchio a uno alla botte.
Ha infatti esordito accusando il Governo Conte di creare "campi di concentramento che chiamano tendopoli in un deposito militare a Vizzini, abbandonato da anni" e affermato "aspettiamo la mezzanotte e se i soggetti che sono chiamati a dare attuazione alla mia ordinanza non dovessero farlo a noi rimane solo una strada: rivolgerci alla magistratura".
Al di là del tono perentorio non si capisce bene quali dovrebbero essere i "soggetti chiamati a dare attuazione" visto che Prefetture e Forze dell'Ordine non rispondono al presidente della regione. Né cosa si dovrebbe fare dei migranti, visto che nelle trentatré pagine dell'ordinanza non se ne fa cenno.
Poi però Musumeci ha aggiunto: "da parte nostra non c'è alcuna volontà di scontro con lo Stato centrale anche perché lo Stato siamo noi: Regione, Comuni, ex Province. Dal governo centrale ci attendiamo lo stesso rispetto, che abbiamo noi per le istituzioni: ad atteggiamenti improntati ad arroganza, sufficienza, superficialità o peggio ancora ai silenzi che servono a far perdere tempo per neutralizzare gli effetti del problema, noi rispondiamo con assoluta fermezza". I campi di concentramento e "l'assessore esperto di nazifascismo"
Durissima la risposta del ministro per il Sud Giuseppe Provenzano che su Fb ha scritto "La precondizione è la serietà e il decoro istituzionale. Musumeci ha parlato di un Governo che vorrebbe aprire campi di concentramento: si informi con il suo assessore esperto di nazifascismo di cosa si tratta, e misuri le parole".
"Musumeci - ha aggiunto - ha il dovere di governare la Regione non di aprire scontri istituzionali con lo Stato. Di servire la Sicilia e i siciliani (assicurando un numero di tamponi adeguato e facendo rispettare i protocolli di sicurezza), non di servirsene per fornire argomenti alla bieca campagna elettorale di Salvini nelle altre Regioni".
"Se - ha concluso Provenzano - vorrà affrontare i problemi, invece di strumentalizzarli utilizzando gli ultimi per alimentare la sua polemica politica, troverà il Viminale in prima linea impegnato a gestire in sicurezza la difficile situazione di Lampedusa".
Musumeci mette la Sicilia al servizio della Lega
"Musumeci - ha aggiunto - sta mettendo la Sicilia al servizio della Lega. Questo mi sembra evidente perché se un presidente come lui, che conosce le leggi, il riparto di competenze con lo Stato, ed è anche un uomo di esperienza, firma un'ordinanza che è una provocazione, l'unica ragione mi sembra quella di volersi piegare ad una polemica politica. Non può servirsi dei problemi della Sicilia per fare campagna elettorale nelle altre regioni"
L'ordinanza e le finalità della rissa mediatica
Secondo molti osservatori la rissa mediatica è stata voluta, cercata, forse studiata a tavolino. E dietro si ipotizzano varie finalità. La prima, come ha sottolineato lo stesso Musumeci, sarebbe quella di richiamare - finalmente - l'attenzione del premier Giuseppe Conte sulla pesante situazione in Sicilia che certamente richiede un maggiore impegno. E questo nonostante il buon lavoro obiettivamente fin qui svolto dalla ministro Luciana Lamorgese che infatti ieri ha potuto ricordare come da "luglio scorso sono stati trasferiti in altre regioni circa 3.500 migranti sbarcati sulle coste siciliane e ospitati nei centri di accoglienza dell'Isola".
Distogliere l'attenzione dalle manchevolezze della Giunta
La seconda finalità, secondo l'opposizione alla Giunta guidata da Musumeci, sarebbe quella di distogliere l'attenzione dalle manchevolezze del governo regionale, a cominciare dal numero di tamponi effettuati in Sicilia, meno della metà della media nazionale. Piccata la risposta dell'assessore alla Salute Ruggero Razza, il quale ha spiegato "che il numero dei tamponi è proporzionale al numero dei casi: minori sono i contagi, è minore è il contact tracing necessario per le indagini epidemiologiche. In più la Sicilia ha adottato il criterio della quarantena obbligatoria, quindi il grosso degli screening avverrà a periodo concluso". Ma per il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo "Quell'ordinanza, inapplicabile, ha una sola finalità: proteggere colui che l'ha realizzata. Garantire, cioè, la sua di sicurezza: politica, elettorale" distraendo "i siciliani da tutte le mancanze del governo regionale".
Orlando, l'ordinanza una scelta infelice
"Una scelta infelice - ha sottolineato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando - che non fa che alimentare paura, isteria e intolleranza. A tutela della salute e dei diritti di tutti è evidente come sia indispensabile organizzare per le persone migranti che ne necessitano la quarantena in mare, organizzando subito dopo la ripartizione in tutto il territorio nazionale ed europeo".
"A tutela della salute e dei diritti di tutti - ha concluso - è evidente che in Sicilia occorre dar vita a un sistema di prevenzione più efficace, con controlli più numerosi e più capillari. Senza facili scorciatoie che non solo offendono la storia e i valori della Sicilia, ma soprattutto non risolvono in alcun modo i problemi".
Il processo di Catania e la propaganda per le regionali Tornando alle finalità ipotizzate, la terza sarebbe politica: elettoralistica in vista delle regionali di settembre.
La quarta sarebbe di comunicazione, tesa a dare una sponda al capo della Lega Nord Matteo Salvini, in attesa di processo a Catania per abuso d'ufficio e "sequestro plurimo di persona aggravato" per aver impedito, nell'agosto dello scorso anno, quand'era ministro dell'Interno, lo sbarco di 107 migranti bloccati al largo di Lampedusa a bordo della Open Arms". L'ipotesi sarebbe confermata dal continuo ping pong di dichiarazioni tra Musumeci e Salvini, talmente in sincrono da apparire orchestrate. Così come il coro di consensi a destra (da una serie infinita di sconosciuti deputati e senatori della Lega Nord al candidato della destra alle Regionali in Puglia Raffaele Fitto, che su Fb ha scritto "Bravo Musumeci, avrei fatto esattamente come te") e di dissensi a sinistra. "Io andrò a processo - ha ripetuto ieri, non a caso, Salvini parlando a Crotone -, ma a processo ci dovrebbero andare i governanti che stanno trasformando l'Italia in un casino". "Io vado a processo a testa alta - ha aggiunto, parlando del procedimento - perché ho difeso l'Italia e gli italiani. Sono orgoglioso di quello che ho fatto. Appena gli italiani mi rimandano al governo tornerò a combattere i mafiosi, scafisti e trafficanti e a chiudere i porti. Io spero che il governo vada via il prima possibile al di là del voto delle regionali perché non ne stanno facendo una giusta".
L'improvviso amore di Salvini per il Sud
Il capo della Lega Nord da qualche tempo - dopo la condanna del 2009 per aver intonato a Pontida cori razzistici antimeridionali - è stato colto da un improvviso amore per il Sud. Certo, non ha mai parlato della "rapina" da 840 miliardi di euro del Nord al Sud certificata nel gennaio scorso da Eurispes, ma ultimamente - forse per la campagna elettorale - ha palato persino, in Calabria, "del ponte tra Reggio Calabria e Messina" affermando che sarebbe per lui motivo d'orgoglio collegare le due città con un'infrastruttura che darebbe lavoro, sviluppo, bellezza, futuro". "Il Ponte sullo Stretto - ha aggiunto - sarebbe un bellissimo segnale di ripartenza dopo il virus e un'opportunità di lavoro, sviluppo, crescita, turismo e commercio per Calabria e la Sicilia".
La Chiesa, la credulità, i migranti
Qualcuno ha voluto ricordare la singolare coincidenza tra quanto sta avvenendo e quanto affermato nei giorni scorsi dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, a conclusione del Meeting di Rimini, parlando dell'uomo "continuamente 'connesso' e recettore di informazioni vere e false".Un individuo che, "purtroppo, non ha sempre gli strumenti per distinguerle e cade spesso vittima di una creduloneria che è effetto perverso del suo stesso disincanto. E questo, nella comunicazione globale, può avere effetti sociali devastanti". Duro il commento all'ordinanza della Diocesi di Trapani: "La politica del capro espiatorio sulla pelle dei migranti non serve a risolvere i problemi, sposta l'attenzione su aspetti marginali per nascondere il vuoto delle politiche su quelli decisivi per il nostro futuro".
Cinica e sfrontata manipolazione della realtà
"Come cittadini e come cristiani - si legge ancora nella nota della Diocesi - non possiamo accettare passivamente la cinica e sfrontata manipolazione della realtà che diffonde odio sociale, logorando il vincolo di solidarietà su cui si basa la nostra convivenza civile. Di fronte alle migrazioni osiamo il bene, opponiamoci alla paura". Sulla vicenda, inoltre, la Caritas Diocesana di Palermo con l'ufficio Migrantes ha espresso "forte preoccupazione e fermo dissenso nei confronti dell'ordinanza" che parte "da una costatazione del tutto condivisibile, mettendo in luce l'enorme disagio in cui versano oggi sia la popolazione siciliana sia i migranti affluiti sulle nostre coste in questi mesi estivi". Ma poi "la lettura del fenomeno si rivela fuorviante". "Come ha fatto notare a più riprese Papa Francesco - ha concluso la nota -, se dividiamo l'umanità in persone di serie A e di serie B, se non ci facciamo carico del dolore di tutti, siamo destinati al fallimento umano e politico".
Faraone, aiutare i sindaci di frontiera
Un segnale di ragionevolezza, tra le urla della giornata, è giunto dal presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone, che sul suo blog ha scritto: "A me di Musumeci, che vuole solo accattivarsi le simpatie di Salvini, fregandosene dei siciliani, non m'importa un tubo. Ciò che mi interessa è dare una mano ai sindaci di frontiera. Perché sono loro quelli che si trovano a gestire una emergenza enorme e non possono permettersi giochini politici e ordinanze farlocche". "Parlo - ha affermato - di Totò Martello, sindaco di Lampedusa, di Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo, di Giacomo Tranchida, sindaco di Trapani, di Cettina Di Pietro, sindaca di Augusta e di tanti altri primi cittadini della mia Sicilia, che hanno di fronte una realtà ben più grande delle dispute ideologiche e della propaganda". Faraone ricorda che gli hotspot sono l'unico luogo adibito ad accogliere i migranti dopo la chiusura degli Sprar con i decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini. "È questo governo nazionale - ha concluso - che può e deve dare una risposta ai sindaci e ai siciliani. Perché Musumeci ormai è diventato esperto in conferenze stampa e comparsate tv, mentre farebbe bene ad occuparsi dei tamponi, di far misurare la temperatura a chi sale e scende dai traghetti e dagli aliscafi. Dai treni e dagli aerei".






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