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rassegna stampa del 29 ottobre 2020

agrigentonotizie.it
"Non nascose documenti su assunzioni di favore", assolta dirigente Polo universitario
„Assoluzione perchè il fatto non sussiste: con questo verdetto i giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, hanno scagionato dall'accusa di omissione di atti di ufficio la dirigente del polo universitario Olga Matraxia, 65 anni. La vicenda, che risale al 2012, scaturisce dalla denuncia di un imprenditore che in passato aveva avuto un rapporto di lavoro con l'ente e chiedeva di essere stabilizzato. Un esperto informatico, dopo avere lavorato con un contratto a progetto stipulato con una sua ditta, si era visto respingere la richiesta e chiese dei documenti al Cupa che giustificassero, invece, le assunzioni decise a vantaggio di altri precari che, a suo dire, avevano i suoi stessi requisiti.L'ente non rilasciò la documentazione con la motivazione della "carenza di interesse" da parte del richiedente che, invece, presentò una querela nei confronti di Matraxia - dirigente dell'ente in servizio nel settore amministrativo - e si è costituito parte civile.Anche il pubblico ministero Emiliana Busto, questa mattina, al termine della requisitoria, aveva chiesto l'assoluzione,  sostenendo che "l'oggetto della richiesta era vago e incerto, allo stesso modo neppure il destinatario della richiesta sembra essere stato corretto".Alla richiesta si era associata la difesa dell'imputata, affidata all'avvocato Daniela Posante, che aveva sostenuto come "la funzionaria aveva correttamente risposto, entro 28 giorni, quindi nei termini di legge, alla richiesta, di conseguenza non si può configurare alcun rifiuto di atti di ufficio".Di diverso avviso l'avvocato di parte civile Salvatore Pennica che aveva chiesto ai giudici di condannare l'imputata stigmatizzando "l'asservimento alla politica da parte dell'ente nella scelta delle assunzioni".

livesicilia.it
C'è il ddl della giunta, riaperture in base all'evoluzione dei contagi

 Una norma che dà la possibilità al governo regionale di adeguare la ripresa delle attività economiche all'andamento effettivo del contagio nell'Isola. Questo lo spirito del disegno di legge approvato, a tarda sera, dal governo Musumeci.
"Stiamo applicando in Sicilia - spiega il presidente della Regione - lo stesso principio adottato dalla Provincia autonoma di Bolzano nello scorso maggio che assicura il rispetto dei valori costituzionali della sussidiarietà e della leale collaborazione. Quindi, chi parla di "scontro" con lo Stato è solo in malafede. Siamo tutti consapevoli dei tempi difficili che ci attendono e della necessità di contenere la diffusione del virus, ma rivendichiamo anche responsabilità di anticipare e accompagnare la ripartenza per meglio rispondere alle specifiche esigenze del territorio siciliano".
 

Il sole 24ore.it
I direttori del personale promuovono lo smart workingSecondo lo studio Gidp-Abbrevia, la stragrande maggioranza degli Hr manager non ha riscontrato problemi con il lavoro da remoto dei dipendenti, ma molti ritengono utili i controlliCon l'emergenza sanitaria il ricorso allo smart working è all'improvviso diventato la regola in tante aziende: soprattutto (e con più facilità) nelle aziende di maggiori dimensioni; ma il lavoro da remoto è entrato anche nelle realtà più piccole, incluse quelle che fino a poco tempo fa lo ritenevano impraticabile. E i primi feedback che arrivano dagli Hr manager sono positivi, con una nota a margine: se la grande maggioranza non ha riscontrato problemi nell'uso dello smart working da parte dei dipendenti, sono in molti a ritenere utili i controlli su chi lavora non in presenza.È questo il quadro che emerge dall'indagine condotta dall'associazione Gidp (gruppo intersettoriale direttori del personale) e Abbrevia Spa (società investigativa) nell'ambito dell'Osservatorio 2020 sull'assenteismo ai tempi dello smart working, presentata mercoledì 28 ottobre. Si tratta della seconda edizione dello studio: nato come focus sull'assenteismo, quest'anno ha allargato l'analisi al tema dello smart working, entrato prepotentemente nella vita aziendale.L'indagine si basa su un campione di circa 80 imprese, per il 55% concentrate nel Nord Ovest, e di dimensioni medio-grandi, con il 25% che ha da 150 a 500 dipendenti e il 37% che supera i 500. Un campione variegato, in cui sono rappresentate le multinazionali e le holding (47%) come le imprese familiari (37%), che operano nei comparti industriali (il 44%), nel campo dei servizi, dalle utilities all'Ict alla consulenza (il 45%), e nel settore del commercio (l'11%).Il 47% degli intervistati ha dichiarato di avere fatto lavorare in smart working durante l'emergenza più del 50% dei dipendenti. Nel campione esaminato, sono le aziende con più di 500 dipendenti ad avere sfruttato di più lo smart working "totale" (il 28% ha avuto oltre il 91% dei dipendenti "da remoto") rispetto a quelle di dimensioni più contenute (nelle imprese fino a 149 dipendenti lo smart working totale si ferma al 17% dei casi e in quelle da 150 a 499 dipendenti è al 15%). Quanto ai settori, lo smart working è stato usato di più dalle aziende che operano nel commercio e nei servizi (il 62% ha avuto più della metà dei lavoratori in smart) rispetto a quelle dell'industria (il 26% ha usato lo smart working per più del 50% dei dipendenti). Un esito prevedibile, dato che nel comparto industriale è più frequente che il lavoro debba essere svolto in presenza.Si tratta di dati riferiti ai mesi scorsi, nel pieno della prima ondata della pandemia. Al momento della somministrazione del questionario, nelle scorse settimane, il ricorso allo smart working si era invece ridotto: le aziende con più della metà dei dipendenti da remoto sono scese al 28% del campione, mentre un quarto delle imprese da 150 a 499 dipendenti ha abbandonato completamente questa modalità di lavoro. Ma, vista la diffusione dei contagi, «la quota di utilizzo dello smart working tornerà a crescere - prevede il presidente di Gidp, Paolo Citterio - anche perché si è rivelato una buona modalità di lavoro, gradita ai dipendenti e conveniente per le aziende». In effetti, il giudizio dei responsabili del personale delle aziende è positivo: 8 su 10 non hanno riscontrato problematiche nell'utilizzo dello smart working da parte dei dipendenti. E questo benché la regolamentazione di questa modalità di lavoro sia decisamente frammentaria: il 47% del campione non l'ha disciplinata in alcun modo, il 24% ha definito orari e luogo di lavoro, l'8% ha stabilito solo l'orario, il 12% ha dato libertà su orari e luogo ma ha fissato gli obiettivi e il 9% ha solo dato libertà su orari e luogo. Si tratta di regole che sono state formalizzate con un accordo sindacale solo nel 27% dei casi.L'indagine rivela anche che il rapporto di lavoro da remoto non sempre è senza difficoltà. Tanto che il 56% degli intervistati ritiene utile procedere a controlli sui dipendenti in smart working. E chi ha riscontrato comportamenti scorretti da parte dei dipendenti ha rilevato soprattutto abusi nell'uso del lavoro da remoto.
«I dati confermano il grande utilizzo dello smart working durante l'emergenza - osserva Cosimo Cordaro, amministratore delegato di Abbrevia Spa - ma il 47% di aziende senza disciplina in merito rende evidente come tutto sia ancora in evoluzione. Infatti, quel 56% del campione interessato a controlli sullo smart working e l'individuazione del suo abuso come comportamento scorretto principale nel 2020, mette in luce la necessità di maggiore chiarezza nell'approccio allo strumento».


corriere della sera
Dipendenti pubblici, il decreto per il lavoro agile nella Pa: «In smart working il più possibile, scaglionare orari»

Nella Pubblica amministrazione, «almeno la metà» dei dipendenti pubblici continueranno a lavorare da casa. Il decreto sullo smart working nella P.a. firmato dal ministro Fabiana Dadone, dopo il nuovo Dpcm con la stretta anti-Covid, conferma le percentuali di lavora da casa per i dipendenti pubblici, ma chiede alle amministrazioni più avanti «per capacità organizzativa e tecnologica» di superare i limiti del decreto per lavora il più possibile a distanza.
La lettera del decreto parla di «lavoro agile» per «almeno il 50% del personale impegnato in attività» che si possono svolgere a distanza, ma - per l'appunto - con «l'invito alle amministrazioni dotate di adeguata capacità organizzativa e tecnologica» ad assicurare «percentuali più elevate possibili di lavoro agile, garantendo comunque l'accesso, la qualità e l'effettività dei servizi ai cittadini e alle imprese».Tra le indicazioni contenute nel decreto sullo smart working nella P.a. si prevede anche uno scaglionamento degli orari: «Massima flessibilità di lavoro - spiega il ministro - con turnazioni e alternanza di giornate lavorate in presenza e da remoto, comunque nel rispetto delle misure sanitarie e dei protocolli di sicurezza, anche prevedendo fasce di flessibilità oraria in entrata e in uscita».
«Dobbiamo evitare - scrive sui social Dadone - un nuovo lockdown generalizzato. I cittadini e le imprese non possono scegliere se rivolgersi o meno alle Pa e per questo è importante coniugare le esigenze di salute e sicurezza di tutta la nostra comunità con la necessità di garantire servizi sempre accessibili e di qualità. Questo deve essere chiaro: è la sfida che attende ogni amministrazione e ogni singolo dipendente pubblico del Paese».
Tra le altre misure previste dal decreto ministeriale «si adeguano i sistemi di misurazione e valutazione della performance alle specificità del lavoro agile per verificare l'impatto sui servizi e le attività e si monitorano le prestazioni rese in smart working anche in base alle segnalazioni di utenti e imprese».
Il lavoro agile sarà organizzato «senza vincoli di orario e luogo di lavoro, ma può essere organizzato per specifiche fasce di contattabilità senza maggiori carichi di lavoro. Ai lavoratori sono garantiti tempi di riposo e diritto alla disconnessione. Chi è in quarantena o fragile può comunque svolgere il lavoro agile». Le amministrazioni «si adoperano per mettere a disposizione i dispositivi informatici e digitali ritenuti necessari, ma comunque rimane consentito l'utilizzo di strumentazione di proprietà del dipendente».Per la rotazione del personale gli enti dovranno fare riferimento a «criteri di priorità: condizioni di salute dei componenti del nucleo familiare del dipendente, presenza di figli minori di 14 anni, distanza tra la zona di residenza/domicilio e la sede di lavoro, numero e tipologia dei mezzi di trasporto utilizzati e relativi tempi di percorrenza».

gradangoloagrigento.it
scuole superiori e covid
Scuole, Cimino(M5S):"in arrivo fondi per la didattica digitale integrata"
"Ancora fondi per le scuole siciliane". Dopo il finanziamento per l'edilizia scolastica, il deputato del Movimento 5 Stelle, Rosalba Cimino, annuncia ulteriori fondi per la didattica digitale integrata. "Nel Decreto Ristori, approvato ieri pomeriggio in Consiglio dei Ministri, sono stati stanziati ulteriori 85 milioni di euro per la didattica digitale integrata - dice - che permetteranno a stretto giro l'acquisto di oltre 200mila nuovi dispositivi e oltre 100mila strumenti per le connessioni". Altri fondi sono invece destinati alla connettività: "Le scuole secondarie di secondo grado della Sicilia - spiega ancora il deputato agrigentino, componente della Commissione cultura e istruzione - grazie a un altro decreto firmato dal ministro Azzolina, potranno accedere a un fondo di 383mila euro per garantire la connessione, facente parte di un finanziamento nazionale di 3,6 milioni di euro, stanziati per garantire la connessione e, quindi, la didattica digitale integrata a studentesse e studenti che ne fossero ancora privi".  

larepubblica.it
Passo indietro di Palazzo d'Orleans: lezioni in presenza solo per il 25 per cento degli studenti
Passo indietro di Palazzo d'Orleans sulla didattica a distanza al superiore. Dopo appena 72 ore, un diluvio di critiche da parte di tutto il mondo della scuola e uno scontro violentissimo tra il direttore dell'Ufficio scolastico regionale, Stefano Suraniti, e l'assessorato regionale all'Istruzione, arriva la correzione di rotta: i dirigenti scolastici degli istituti superiori potranno ospitare al massimo il 25 per cento di studenti in presenza. Esattamente quanto previsto dal decreto di domenica scorsa del premier Giuseppe Conte. Ma con qualche limite. L'ordinanza urgente del presidente della regione, Nello Musumeci, di sabato scorso era stata categorica: tutti gli alunni delle superiori a casa con la didattica a distanza. E da ieri anche in Sicilia, ma in casi particolari, fino a un quarto degli studenti potranno recarsi a scuola. Il primo intervento sul tema, ieri mattina, è del Dipartimento regionale della Protezione civile, che dà un'interpretazione su diversi aspetti dell'ordinanza di Musumeci. Per la scuola, si legge nella nota, "è attribuita facoltà ai dirigenti scolastici di attivare ogni azione per garantire i servizi scolastici agli studenti disabili o portatori di bisogni speciali ovvero per assicurare la continuità dell'azione formativa in caso di particolari e limitate situazioni di contesto, derivanti da motivate difficoltà di ordine tecnico-informatico e/o organizzativo.Adesso interviene anche la circolare dell'assessore regionale all'Istruzione, Roberto Lagalla, che apre la possibilità della didattica in presenza, oltre ai casi contemplati dalla Protezione civile, anche agli studenti "in particolari condizioni di natura personale o socio-economica. La reazione dei presidi non si fa attendere. E se da un lato il presidente regionale dell'Anp (l'Associazione nazionale presidi), Maurizio Franzò, mostra "soddisfazione per la circolare con cui l'assessore Lagalla recepisce le rimostranze sulla didattica a distanza al 100 per cento per le scuole secondarie". Lo stesso, non manca di sottolineare il fatto che il "chiarimento" scarica sulle spalle dei capi d'istituto siciliani l'ennesima responsabilità e l'onere organizzativo delle misure in questione.


AGRIGENTONOTIZIE
 Economia DECRETO RISTORI: QUANTI SOLDI ARRIVANO A BAR, RISTORANTI, GELATERIE, ALBERGHI E TAXI

 Sulla fascia del 200% c'è tutta la ristorazione, così come i cinema, le sale giochi, i centri scommessi, le terme e le palestre. Bar, gelaterie e pasticcerie sono invece sul 150% Redazione Quanti soldi arriveranno dal decreto Ristori alle categorie colpite dalle chiusure del Dpcm 24 ottobre? A fare il punto oggi è Gianni Trovati sul Sole 24 Ore, che spiega che ai bar arriverà un aiuto medio da 2941 euro, mentre 5173 euro saranno appannaggio dei ristoranti. Il decreto ristori è stato approvato ieri dal governo Conte e prevede di ristorare 462mila soggetti, centomila in più rispetto al previsto, con 2,44 miliardi. Sulla fascia del 200% c'è tutta la ristorazione, così come i cinema, le sale giochi, i centri scommessi, le terme e le palestre. Bar, gelaterie e pasticcerie sono invece sul 150%. Le somme che arriveranno sui conti correnti dipenderanno dalla perdita indicata da ogni partita Iva per aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019. La scelta è stata effettuata per tagliare i tempi dei pagamenti. Secondo questo schema ai bar arriverà quindi un contributo medio pari a 2941 euro, 5173 euro arriveranno ai ristoranti e 2579 agli affittacamere. I taxi porteranno a casa 1026 euro mentre per gli alberghi ce ne sono 4153 e gelaterie e pasticcerie ne hanno 3482. Il quotidiano spiega anche che la somma degli assegni di primavera e di oggi oscilla fra il 5 e il 7% del volume d'affari annuale statale e la perdita di entrate subita da ciascuno in questi mesi difficili. Queste misure sono previste al momento per un mese: e in rapporto al fatturato medio mensile il nuovo rimborso viaggia fra il 37,7% medio di gelaterie e pasticcerie al 53,1% dei ristoranti. È ovvio però che la pandemia ha colpito in modo variabile a seconda dei casi per tutti gli otto mesi vissuti fin qui, e per quelli a venire. In rapporto al fatturato annuale, la somma degli aiuti di primavera e di oggi si attesta fra il 5 e il 7% del fatturato. L'impatto sui redditi dipende dalla marginalità di ogni attività, e dall'impatto di altre misure fiscali di questi mesi (per esempio il taglio Irap). La nota di Palazzo Chigi La nota di Palazzo Chigi sul decreto ristori dice che il testo interviene con uno stanziamento di 5,4 miliardi di euro in termini di indebitamento netto e 6,2 miliardi in termini di saldo da finanziare, destinati al ristoro delle attività economiche interessate, direttamente o indirettamente, dalle restrizioni disposte a tutela della salute, nonche' al sostegno dei lavoratori in esse impiegati. Di seguito le principali misure introdotte: 1. Contributi a fondo perduto: Le imprese dei settori oggetto delle nuove restrizioni riceveranno contributi a fondo perduto con la stessa procedura gia' utilizzata dall'Agenzia delle entrate in relazione ai contributi previsti dal decreto "Rilancio" (decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34). La platea dei beneficiari includerà anche le imprese con fatturato maggiore di 5 milioni di euro (con un ristoro pari al 10 per cento del calo del fatturato). Potranno presentare la domanda anche le attività che non hanno usufruito dei precedenti contributi, mentre è prevista l'erogazione automatica sul conto corrente, entro il 15 novembre, per chi aveva già fatto domanda in precedenza. L'importo del beneficio varierà dal 100 per cento al 400 per cento di quanto previsto in precedenza, in funzione del settore di attività dell'esercizio. 2. Proroga della cassa integrazione: Con un intervento da 1,6 miliardi complessivi, vengono disposte ulteriori 6 settimane di Cassa integrazione ordinaria, in deroga e di assegno ordinario legate all'emergenza COVID-19, da usufruire tra il 16 novembre 2019 e il 31 gennaio 2021 da parte delle imprese che hanno esaurito le precedenti settimane di Cassa integrazione e da parte di quelle soggette a chiusura o limitazione delle attivita' economiche. E' prevista un'aliquota contributiva addizionale differenziata sulla base della riduzione di fatturato. La Cassa e' gratuita per i datori di lavoro che hanno subito una riduzione di fatturato pari o superiore al 20%, per chi ha avviato l'attivita' dopo il 1 gennaio 2019 e per le imprese interessate dalle restrizioni. 3. Esonero dal versamento dei contributi previdenziali: Viene riconosciuto un esonero dal versamento dei contributi previdenziali ai datori di lavoro (con esclusione del settore agricolo) che hanno sospeso o ridotto l'attività a causa dell'emergenza COVID, per un periodo massimo di 4 mesi, fruibili entro il 31 maggio 2021. L'esonero e' determinato in base alla perdita di fatturato ed è pari: al 50% dei contributi previdenziali per i datori di lavoro che hanno subito una riduzione del fatturato inferiore al 20%; al 100% dei contributi previdenziali per i datori che hanno subito una riduzione del fatturato pari o superiore al 20%.

 AGRIGENTOOGGI

 ACCUSATA DI OMISSIONE IN ATTI D'UFFICIO, ASSOLTA DIRIGENTE DELL'UNIVERSITÀ

 Con la formula "perché il fatto non sussiste", i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, hanno assolto Olga Matraxia, dirigente del Consorzio universitario della città dei Templi dall'accusa di omissione in atti d'ufficio. Anche l'accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Emiliana Busto, al termine della requisitoria, aveva chiesto l'assoluzione. Matraxia è difesa dall'avvocato Daniela Posante, mentre la parte civile dall'avvocato Salvatore Pennica. La vicenda risale al 2012 dalla denuncia di un imprenditore, che lavorava al Consorzio universitario (ex Cupa) che aveva chiesto la documentazione relativa alle assunzioni per capire le modalità.

 SICILIA24H

 IALUNNI DISABILI, LO CURTO (UDC): "GOVERNO REGIONALE RIATTIVI DIDATTICA IN PRESENZA PER STUDENTI DISABILI"

 "E' doveroso e indispensabile ripristinare immediatamente la didattica in presenza per gli studenti disabili siciliani del secondo ciclo dell'Istruzione, sospesa per effetto delle misure di contenimento del contagio da Covid-19. Chi non può agevolmente utilizzare gli strumenti tecnologici a causa dell'handicap ha egualmente diritto allo studio, all'integrazione ed alla formazione. Le famiglie non possono essere lasciate sole ad accudire i propri figli disabili e meno che mai possono provvedere ai diversi bisogni formativi dei proprio figli. Ho chiesto tramite un ordine del giorno, presentato all'Assemblea regionale siciliana, che il Governo Musumeci e segnatamente l'assessore all'Istruzione Lagalla si attivi per consentire ai ragazzi disabili di fruire della didattica in presenza a scuola o a domicilio poiché, con le attuali recenti restrizioni, questi risultano totalmente esclusi dalla possibilità di avvantaggiarsi dell'insegnamento da remoto. Per molti alunni disabili e per lo loro famiglie si tratta di una inedita e insostenibile condizione di diseguaglianza che va assolutamente ricondotta in termini di garanzia dei loro diritti a cui le Istituzioni debbono provvedere in ottemperanza agli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione. Gli alunni disabili hanno diritto ad una didattica differenziata e individualizzata secondo principi, strumenti e strategie adeguatamente identificati attraverso il Piano educativo individualizzato (Pei), di cui ogni scuola si dota nell'ambito del Ptof. Dal mondo delle associazioni delle famiglie dei disabili e dalla stessa scuola viene fuori un quadro di allarmante condizione di abbandono di questi alunni lasciati solo alla cura delle proprie famiglie con grave pregiudizio del diritto allo studio, all'integrazione scolastica e anche al normale svolgimento della vita familiare e lavorativa di quei nuclei nei quali vivono questi ragazzi. L'insegnamento è molto più della semplice istruzione, ed è infinitamente altro rispetto alla Dad soprattutto quando si è in presenza di alunni disabili per i quali è indispensabile il pieno coinvolgimento delle diverse forme di intelligenza e di abilità che essi possiedono e che solo la relazione empatica tra alunno e insegnante rende possibile. Occorre rimediare immediatamente e sono grata a tutte le forze del parlamento regionale per la condivisione dell'ordine del giorno da me presentato auspicando anche un graduale e contingentato ritorno in classe a gruppi di alunni per evitare la solitudine e l'isolamento degli studenti disabili. Al tempo stesso ho chiesto che vengano garantiti, insieme all'insegnante di sostegno, l'assistente alla comunicazione e all'autonomia e quello igienico personale complesso per le situazioni di maggiore gravità". Lo afferma Eleonora Lo Curto, capogruppo Udc all'Assemblea regionale siciliana.  



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