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rassegna stampa dell'8 e 9 dicembre 2021

giornale di sicilia


Trasferire gli studenti dell'Ist it utoprofessionale «Enrico Fermi» in unastruttura più idonea.

Mareamico hascritto al prefetto, al Commissario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento ed alla Procura di Agrigento per sapere quali siano i motivi che impediscono lo spostamento degli studenti dall'edificio della zona industrialedi Agrigento che li ospita, e che risultapericoloso per la loro salute. «Nel 2014 - scrive in una notaClaudio Lombardo, presidente di Mareamico - in maniera assolutamente inopportuna, la Provincia di Agrigento aveva deciso di trasferiregli studenti dell'Ipia "Fermi " presso una struttura nel bel mezzo della zona industriale. In questi lunghi 7 annitanti di loro hanno manifestato fenomeni allergici ed asmatici, probabilmente causati dalla vicinanza dagli insediamenti industriali. Dopo tanteproteste ed esposti alle Forze dell'ordine, da parte dei genitori degli studenti, nel 2018 la prefettura avevapromosso una riunione per affrontare le problematiche connesse alla insalubrità dell'aria respirata dagli student i.Durante l'incontro l'Azienda sanitaria provinciale ha dichiarato che gliistituti scolastici non possono essereubicati in una zona industriale, mentre il Libero Consorzio ha dato la disponibilità dell'ente a trasferire immediatamente gli studenti in altri locali ubicati a Favara. d oggi -conclude Lombardo - dopo 3 anni da quella importante riunione, nulla è stato fatto.Gli studenti dell'Ipia di Agrigentonon possono più stare in quella struttura». Recentemente si è svolto unvertice al Libero consorzio tra il commissario Raffo ed i sindacati.«Il Libero Consorzio Comunale diAgrigento - dichiara il Commissariostraordinario Raffo - ha sempre garantito il proprio impegno per raggiungere prima possibile l'obiett ivodel trasferimento della sede dell'IpiaEnrico Fermi di Agrigento in modo daassicurare quelle aule necessarieall'aumento di iscrizioni di nuovi studenti dell'Istituto. La consegna dellaprogettazione per l'impiantistica èun passaggio fondamentale per proseguire l'attività di recupero dellastruttura di Via Piersanti Mattarella,trasferita nel 2014 nella zona industriale. Sono in continuo contatto,prosegue Raffo, con la Regione e le altre Istituzioni preposte, per continuare ad assicurare il regolare svolgimento delle attività scolastiche dell'Ist it uto Fermi di Agrigento». La richiestadei sindacati era stata unanime:«La vicenda dell'istituto Fermi -hanno sostenuto i segretari di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Alfonso Buscemi, Emanuele Piranio e Gero Acquisto - è una palese dimostrazionedell'immobilismo del nostro territorio. Non è possibile trascinare per anni una situazione che doveva esseretemporanea». ( * PA P I * )

comuni montani
Cento milioni di euro per la defiscalizzazione delle attivitàproduttive presenti nei 159 Comuni montani della Sicilia.

Il governo Musumeci ha dato ilvia libera al credito d'impost aper le imprese che operanonelle zone interne dell'Isola,destinando alla copertura della misura parte dei fondi dellaprogrammazione extra-regionale.Il tema delle comunità montane, costrette a subire maggiori disagi socio-economici e uncrescente spopolamento, è ritenuto prioritario dal governoregionale ed è stato affrontatooggi nella riunione di giunta.Confermando che nessuna risorsa finanziaria sarà sottrattaai territori della «Strategia nazionale aree interne», le cosiddette Aree Snai, l'esecutivo siciliano ha deliberato di impiegare risorse esterne al bilanciodella Regione per sostenere leaziende con una misura di facile applicazione.Tutto nel pieno rispetto della legge-voto approvata all'unanimità dall'Assemblea regionale siciliana nella sedutadel 17 dicembre 2019, ma ancora all'esame del Senato. Lanorma, infatti, stabilisce, chel'onere della copertura finanziaria per la defiscalizzazionenei Comuni montani della Sicilia sia a carico del «Fondo pergli interventi strutturali di politica economica dello Stato».


Giornale di Sicilia

Caldaia in tilt all'Empedocle
«Sciopero bianco» dei liceali
Gli studenti ieri si sono presentati in classe indossando giacconi berretti di lana, plaid, guanti e scaldini rifiutandosi di fare lezione
Giovanna Neri
A scuola con le coperte e le stufette. Ieri mattina gli studenti del liceo Classico e Musicale Empedocle l'istituto frequentato da Luigi Pirandello e Andrea Camilleri si sono presentati così, per sopperire alla mancata accensione dell'impianto di  riscaldamento.Ma anche per manifestare il loro disagio. Aule fredde e animi surriscaldati.Gli studenti della sede centrale di via  Empedocle hanno  incrociato  lebraccia, si sono rifiutati di svolgere le normali attività didattiche e sono rimasti  avvolti  nei  plaid aspettando il suono della campanella. L'hanno definita la  «protesta bianca», una sorta di manifestazione pacifica per sollecitare la messa in funzione dei termosifoni.  «Siamo stati a scuola  - spiega Giordana  Calafato, tra gli organizzatori della manifestazione di protestama non abbiamo seguito le lezioni. Gli insegnanti hanno annotato tutto nel registro. Il nostro disappunto nasce da una mancata programmazione. Il collaudo della caldaia andava fatto preventivamente e non adesso quando fa veramente molto freddo e iriscaldamenti  sono  indispensabili». La scuola, secondo quanto riferito dal vicario del dirigente scolastico, la professoressa Santa Carmela Sturiale, si è già attivata per risolvere il problema e rimediare all'inconveniente. «Mentre era in corso l'accensione della caldaia-dice il primo collaboratore - un pezzo si è rotto. Abbiamo subito provveduto all'acquisto di quello nuovo, ma attendiamo che arrivi. È già stato fatto sollecito alla ditta che dovrebbe spedire l'ingranaggio, ormai è solo questione di qualche giorno».Ma gli studenti restano sul piede diguerra finché il problema non troveràuna  definitiva soluzione. «Non  possiamo svolgere le lezioni  in  queste condizioni - dice la studentessa Viola Miceli - chiediamo, alla luce di quanto accaduto, una maggiore collaborazione da parte delle istituzioni locali al fine di risolvere questa e altre controversie nella maniera più celere ed efficace possibile». Dal Libero consorzio, ente di competenza degli istituti secondari di secondo grado, hanno manifestato la massima disponibilità ad agire nel caso di richieste di intervento da parte dei dirigenti scolastici. (*GNE*)

LIBERTO CONSORZIO
Gara per la sicurezza del Giardino Botanico

Ultimi giorni per presentare le istanze di partecipazione alla procedura per l'affidamento dei lavori di riqualificazione e di messa in sicurezza del Giardino Botanico. Il termine scadrà domani alle 12. L'importo dei lavori a base d'asta ammonta a 340 mila euro. Il progetto è stato elaborato dallo staff tecnico del Libero consorzio. I lavori saranno effettuati nella parte nord del Giardino Botanico per il futuro allestimento di spettacoli. (*PAPI*)

lentepubblica.it

La riforma delle Città Metropolitane e delle Province: un fallimento dei diritti politici

Maurizio Lucca * 9 Dicembre 2021
La riforma delle Città Metropolitane e delle Province: un fallimento dei diritti politici. Ecco l'analisi sull'argomento a cura dell'Avvocato Maurizio Lucca.
Una riflessione sull'attuale riforma delle Città Metropolitane e delle Province, che allo stato attuale presenta ancora molte criticità.
Problemi che potrebbero benissimo far pensare a un fallimento dei diritti politici.
La sintesi odierna si basa sul pronunciamento della Corte Costituzionale e sulla questione relativa ai diritti di voto e al percorso normativo e giuridico della riforma.
Il pronunciamento
La Corte Cost., con la sentenza n. 240 del 7 dicembre 2021 (redattore Stefano Petitti), interviene per allarmare il legislatore (quello che dovrebbe scrivere le leggi) affinché sia assicurata la libertà di voto, espressione compiuta delle democrazie evolute dove, a fianco della separazione dei poteri e non della loro concentrazione (diversamente saremo di fronte ad un regime) la rappresentanza degli Enti esponenziali delle Comunità (quelle territoriali) avviene previa elezione da parte del corpo elettorale: il popolo.
In termini più diretti, l'elezione attuale (come definita dalla riforma degli "Enti di area vasta") dei Sindaci delle Città metropolitane (enti di secondo livello) è in contrasto con il principio di uguaglianza del voto (attiene ai diritti politici e, segnatamente di elettorato attivo) e pregiudica la responsabilità politica del vertice nominato (con elezioni di secondo grado, ossia da parte degli amministratori locali eletti o automaticamente coincidente per legge, ovvero il Sindaco metropolitano risulta «di diritto» il Sindaco del Comune capoluogo) nei confronti degli elettori: è necessario assicurare ai cittadini la possibilità di esprimere, in via diretta o indiretta, i propri rappresentanti: la persistenza di questo sistema risulta «del tutto ingiustificato».
Nel comunicato del 7 dicembre 2021, dell'Ufficio stampa della Corte Cost., si legge che «l'attuale disciplina sui sindaci delle Città metropolitane è in contrasto con il principio di uguaglianza del voto e pregiudica la responsabilità politica del vertice dell'ente nei confronti degli elettori. Spetta però al Legislatore, e non alla Corte costituzionale, introdurre norme che assicurino ai cittadini la possibilità di eleggere, in via diretta o indiretta, i sindaci delle Città metropolitane».
Le libertà democratiche
Ed in effetti, se la democrazia dovrebbe esprimere la volontà della maggioranza, non escludendo che la minoranza possa diventare la maggioranza di domani [1], le elezioni dovrebbero consentire di delegare alcuni a governare gli altri, nel senso di individuare gli amministratori della cosa pubblica solo attraverso una loro investitura che non può che appartenere al "Popolo" [2].
Occorre, quindi, predefinire la consistenza della parola "popolo" (the people) nell'ambito dell'Ordinamento, evitando di interpretare l'esercizio tirannico di una parte (la maggioranza) sull'altra (la minoranza), dovendo prevedere che, in ogni caso, la tutela della minoranza rispecchia una soluzione praticabile del concetto di democrazia: la maggioranza governa in conformità a determinate regole predefinite che consentono l'avvicendamento delle parti, in un equilibrio di poteri e valori in grado di garantire il pluralismo, l'uguaglianza e le libertà.
Risulta inevitabile che solo dal libero confronto tra maggioranza e opposizioni possa rispecchiarsi un sistema libero e realmente democratico, poiché un'"alterazione" del sistema di democrazia rappresentativa altererebbe la concorrenza del popolo alla partecipazione della gestione del potere, risultando un totalitarismo.
In questa visione, epurata dal contesto emergenziale attuale, la nozione di moderna democrazia esige il rispetto dei principi minimali di libertà, eguaglianza e pluralismo non solo sotto il profilo della sovranità popolare (che dovrebbe presidiare tutte le cariche dei vertici istituzionali, rispetto ad un'abitudine di nominare senza rappresentanza elettiva) ma della conformazione degli organi chiamati a governare una Nazione, intesa come Patria, ossia legata al suo territorio e alle sue tradizioni storiche (la gens).
In definitiva, senza accusare oltre, perché si possa definire un "ordine democratico" i requisiti minimi sono:
amministratori eletti;     libere, eque e frequenti votazioni;      libertà di espressione e libertà di stampa;     accesso a fonti alternative di informazione;     autonomia associativa e libertà civili-
Si comprende, come si avrà modo di riferire sulla sentenza, che solo con l'elezione a suffragio universale degli organi di rappresentanza da parte del corpo elettorale, coniugata con la separazione dei poteri, viene configurato il livello delle libertà democratiche, aspetto che comporta, allo stesso tempo, che l'adozione delle norme primarie (le leggi) spettano agli organi il cui potere deriva direttamente dal popolo: a questi principi si conforma la nostra Costituzione laddove stabilisce che «la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere» [4], mentre il Governo, senza delega, è privo di tale potere se non in «casi straordinari di necessità e d'urgenza» (ex comma 2 dell'art. 77 Cost., senza soffermarsi sulla questione di fiducia che azzera il dibattito parlamentare, ossia le prerogative degli eletti) [5].
In questo senso, il popolo è un elemento costitutivo [6] di una Nazione, fonte e legittimazione del potere [7], base di rappresentanza politica («Tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere... alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini», ex art. 51, comma 1, Cost.) [8]: la forma democratica dello Stato si esprime con il meccanismo valoriale e primario che l'esercizio dei poteri di direzione e controllo più elevati sono attribuiti dal popolo: è nella rappresentatività che nei sistemi costituzionali si legittima l'esercizio del potere legislativo con libere e dirette elezioni [9].
Il cono visuale proietta la sua freccia nell'affermare che in mancanza dei diritti politici non vi può essere democrazia, quando si comprime il voto, quando si impediscono di esercitare le libertà che ad esso sono connesse, possiamo ritenere che l'ordinamento sia autoritario/totalitario, sia venuto meno ex se lo Stato di diritto.
La questione costituzionale
La questione costituzionale concerne il giudizio di legittimità costituzionale:
degli artt. 13, comma 1, e 14 della legge della Regione Siciliana 4 agosto 2015, n. 15 (Disposizioni in materia di liberi Consorzi comunali e Città metropolitane), come rispettivamente sostituiti dall'art. 4, commi 1 e 2, della legge della Regione Siciliana 29 novembre 2018, n. 23 (Norme in materia di Enti di area vasta), disciplina di recepimento di quella nazionale di "abolizione delle Provincie" che non ha superato il referendum;
dell'art. 1, comma 19, della legge 7 aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni, la c.d. Delrio, approvata con un voto di fiducia, dopo essere andata "sotto" la maggioranza per due volte in Commissione): «Il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune capoluogo».
In breve, viene sollevata questione di legittimità costituzionale in relazione alle norme anzi citate che impediscono, per gli enti di secondo livello (in Sicilia le c.d. città metropolitana), una responsabilità degli amministratori verso i cittadini: manca un legame diretto tra eletto e elettore, atteso che la mediazione avviene senza alcuna interlocuzione con il popolo ma direttamente dalla legge.
In sintesi:
il Sindaco metropolitano risulta di diritto il Sindaco metropolitano del Comune capoluogo (un automatismo ex lege), senza alcuna possibilità di incisione (consultazione) dei cittadini;
nessuna partecipazione popolare, neanche in via indiretta, all'elezione del Sindaco metropolitano;
una preclusione all'esercizio del suo diritto di voto (diritti politici) discendente direttamente dalla legge.
I diritti (di voto) violati
Appare evidente (peraltro, acquisito anche a livello di "opinione pubblica") che il sistema delle Autonomie Locali è imperniato sul principio di rappresentanza e l'alterazione di questo principio impedirebbe (e impedisce) di coniugare il collegamento tra l'attività svolta (in qualità di amministratore) e il giudizio popolare (il consenso) sulla bontà dell'esercizio della funzione pubblica: il mandato ricevuto facendo venir meno la c.d. responsabilità politica che è fondata sull'art. 1 Cost., «giacché essa dà sostanza alla sovranità popolare», ed è presupposta quale regola di buona organizzazione (ex art. 97 Cost.).
La limitazione ad una sola parte degli amministrati del potere di esprimere, con il proprio voto, l'organo rappresentativo contraddirebbe il principio democratico e di uguaglianza dei del voto dei cittadini, ex art. 48, secondo comma, Cost.; infatti, solo alcuni cittadini con il loro voto, eleggono sia l'organo rappresentativo del Comune che quello dell'Ente intermedio: una palese ingiustificata disparità di trattamento e compressione dei diritti del singolo alla partecipazione della vita pubblica.
Tale disparità di trattamento è ancor più fluente ove si consideri che tutti gli organi della Provincia (o, nel caso della Sicilia, i liberi Consorzi comunali) sono eletti «con un meccanismo elettivo di secondo grado», cui partecipano i Sindaci e i Consiglieri comunali di tutti i Comuni del territorio di riferimento: i cittadini sono vivamente esclusi dal diritto di voto.
Il percorso del diritto
La Corte individua (l'ammissibilità) le argomentazioni poste dal rimettente, che non rilevano sotto il profilo della pienezza delle condizioni per l'esercizio del voto, quanto la sua stessa esistenza ab origine: l'accertamento della fondatezza del petitum porta a dichiarare la radicale menomazione del diritto di voto, pregiudicato dalla disciplina vigente, con la conseguente eliminazione tramite una pronuncia.
Viene ripercorso il tragitto della legge n. 56 del 2014 che ha individuato nelle Città metropolitane e nelle Province i due Enti territoriali destinati a costituire il livello di governo intermedio tra Comuni e Regioni, in attesa della riforma del Titolo V, della parte seconda della Costituzione, e che nel disegno di riforma mirava esplicitamente a mantenere solo i cit. Enti, come enti rappresentativi delle proprie comunità (sopprimendo le Province), giungendo ad osservare che le censure della disciplina regionale avrebbero «un contenuto in tutto e per tutto coincidente» con la legge Delrio.
Analizzato il quadro di riferimento e le richieste, la Corte evidenza l'impossibilità di un intervento manipolativo, con la modificazione del sistema elettorale per consentire l'elezione diretta del Sindaco metropolitano ad opera di tutti i cittadini residenti nel territorio della Città metropolitana (fatto che formalmente non avviene neanche per i cittadini del Comune capoluogo), rilevando che tale compito è demandato «soltanto al legislatore nella sua discrezionale valutazione con specifico riferimento agli aspetti anche di natura politica che connotano la materia elettorale».
Passando, ad un'ulteriore questione sulla diversa modalità di esercizio del diritto di voto (ossia, riferito ai cittadini dei Comuni non capoluogo compresi nella Città metropolitana subirebbero rispetto ai cittadini dei Comuni non capoluogo compresi in un ente di area vasta provinciale, i quali partecipano, sia pur indirettamente attraverso i Sindaci e i Consiglieri municipali eletti, all'elezione del presidente della Provincia) i termini non divergono dalle precedenti osservazioni per gli eventuali effetti manipolativi preclusi alla Corte.
I profili di illegittimità costituzionale
Dall'analisi della disciplina sussiste un diverso meccanismo elettivo legato alle due forme di governo locale:
uno di individuazione del Sindaco metropolitano (coincidente con la durata del Sindaco del comune capoluogo);
l'altro di elezione indiretta del Presidente della Provincia (disciplinato dall'art. 1, commi da 58 a 66, della legge n. 56 del 2014) di durata doppia rispetto a quella biennale del Consiglio provinciale.
Tali previsioni normative furono il frutto di un apprezzamento eminentemente discrezionale del legislatore del 2014 in vista dell'eliminazione delle Provincie prevista dalla legge di riforma della Costituzione, non entrata in vigore a seguito dell'esito negativo del referendum costituzionale.
Ciò posto, nel rilevare i diversi sistemi di elezioni, funzionali a due distinti meccanismi di elezione degli organi, la Corte giunge al punto centrale dell'intera sentenza: il sistema vigente per l'elezione del Sindaco metropolitano non risulta «in sintonia con le coordinate ricavabili dal testo costituzionale, con riguardo tanto al contenuto essenziale dell'eguaglianza del voto».
Al di là dei meccanismi elettivi differenziati, viene minato il principio di uguaglianza dei cittadini riflettendosi inesorabilmente sull'eguale dignità di tutti i cittadini a concorrere alla formazione degli organi di rappresentanza, impedendo un controllo sociale dei cittadini verso coloro che esercitano una funzione pubblica: la sovranità popolare esige che l'investitura «di chi è direttamente chiamato dal corpo elettorale a rivestire cariche pubbliche rappresentative», debba essere supportato da strumenti idonei a garantire «meccanismi di responsabilità politica e [i]l relativo potere di controllo degli elettori locali».
Se in fase di prima attuazione e funzione (per renderlo immediatamente operativo) del Sindaco metropolitano poteva ritenersi non irragionevole tale meccanismo di voto, una volta venuto meno l'abolizione delle Province, a seguito della consultazione referendaria, la permanenza di tale sistema è in contrasto con il sistema ordinamentale, vi è un vulnus alla rappresentatività nei termini sopra descritti non più accettabile.
La Corte termina con un invito urgente (un sollecito) al legislatore: si rende indispensabile, non rinviabile, «un riassetto degli organi..., risultando del tutto ingiustificato il diverso trattamento riservato agli elettori residenti nel territorio della Città metropolitana rispetto a quello delineato per gli elettori residenti nelle Province. Ciò anche perché il territorio delle prime è stato fatto coincidere con quello delle seconde, senza quindi differenziare le comunità di riferimento secondo opportuni criteri di efficienza e funzionalità, ciò che invece sarebbe necessario, ai sensi dell'art. 114 Cost., per far sì che le Città metropolitane e le Province siano in grado di curare al meglio gli interessi emergenti dai loro territori».
L'assetto odierno di questi Enti presenta un deficit di democrazia incompatibili con i parametri costituzionali, i vertici sono stati eletti in violazione con i principi di sovranità popolare, la persistenza del sistema elettorale così congegnato «rischia di compromettere... tanto l'uguale godimento del diritto di voto dei cittadini destinatari dell'esercizio del potere di indirizzo politico-amministrativo dell'ente, quanto la necessaria responsabilità politica dei suoi organi».
Considerazioni minime
La sentenza nella sua chiarezza (l'ànimus) descrive il prezzo delle libertà, quella del voto, dove gli organi rappresentativi delle istituzioni territoriali non possono essere nominati senza passare per il voto popolare, manca una congiunzione tra eletto ed elettore, una frattura che deve essere curata con l'intervento immediato del legislatore pena una lesione non marginabile di democrazia: se manca il voto l'ordinamento perde la sua identità, si pone al di fuori della legge e delle regole della convivenza civile: uno Stato che garantisca la dignità dei suoi cittadini è uno Stato dove i propri rappresentanti solo eletti dal popolo e al popolo rispondono.
La legge Delrio che doveva ridisegnare anticipando la differenziazione e la sussidiarietà verticale, semplificare i livelli decisionali e assicurare un "efficientismo pubblico" (le riforme dell'ultimo miglio), ancora una volta (vedi, la precedente riforma c.d. Madia) [10] viene fermata dalla Corte Cost., dimostrando i limiti sostanziali dell'assenza di una visione futura, di una coerenza con il proprio tessuto sociale e il territorio, lontana dalle Comunità e dai cittadini (vedi, gli esiti del referendum): tutte quelle suggestioni, quei riti di una stagione di spot e slide, sistematicamente dichiarate fuori dal contesto costituzionale.
Le parole lette sono più significative (penetranti) di quanto espresso: «non può tuttavia esimere questa Corte dal sollecitare un intervento legislativo in grado di scongiurare che il funzionamento dell'ente metropolitano si svolga ancora a lungo in una condizione di non conformità ai richiamati canoni costituzionali di esercizio dell'attività politico-amministrativa», esprimendo un giudizio che va ben oltre.
Assistiamo ripetutamente a cariche nelle istituzioni slegate da sistemi di rappresentatività, un susseguirsi di porte girevoli tra persone che smettono una veste per indossarne un'altra, senza alcun periodo di raffreddamento (c.d. pantouflage), senza alcuna consultazione popolare, ritenuta del tutto inutile, un ingombro (un fastidio), senza rispondere delle proprie azioni al popolo sovrano, referenti di soggetti terzi o di organismi oscuri (cioè non conosciuti e poco trasparenti), anche loro non eletti, a volte stranieri.
Si potrebbe sostenere che troppe autorità legiferano senza avere avuto nessun consenso, o delega, da parte dei cittadini, anzi lontani (anni luce) dal territorio e dal popolo: in questa asimmetria informativa (lo scrissi) «la convivenza di più entità e autorità amministrative indipendenti (ma in grado di creare atti di regolamentazione, c.d. soft law), l'esigenza di formulare e attuare il policentrismo istituzionale» delineano congiuntamente un diverso modo di agire pubblico dove l'esercizio di un public power arretra, o si disperde volutamente, «riversando competenze legislative ad organi non eletti dai cittadini» [11].


SICILIATV

AGRIGENTO ATTUALITÀ
Mareamico: "Gli studenti dell'Ipia di Agrigento non possono più stare lì
Nino Ravanà
Mareamico ha scritto al Prefetto, al Commissario del Libero Consorzio Comunale, ed alla Procura di Agrigento per sapere quali siano i motivi che impediscono lo spostamento degli studenti dall'edificio della zona industriale di Agrigento, che li ospita, e che risulterebbe pericoloso per la loro salute.
"Nel 2014, in maniera assolutamente inopportuna, la Provincia di Agrigento aveva deciso di trasferire gli studenti dell'Ipia di Agrigento presso una struttura nel bel mezzo della zona industriale - scrive Mareamico -. In questi lunghi 7 anni tanti di loro hanno manifestato fenomeni allergici ed asmatici, probabilmente causati dalla vicinanza dagli insediamenti industriali".
"Dopo tante proteste ed esposti alle Forze dell'ordine, da parte dei genitori degli studenti, nel 2018 la Prefettura di Agrigento aveva promosso una riunione per affrontare le problematiche connesse alla insalubrità dell'aria respirata dagli studenti - continua -. Durante l'incontro l'Asp di Agrigento ha dichiarato che gli istituti scolastici non possono essere ubicati in una zona industriale, mentre il Libero Consorzio ha dato la disponibilità dell'Ente a trasferire immediatamente gli studenti in altri locali ubicati a Favara. Ad oggi, dopo 3 anni da quella importante riunione, nulla è stato fatto. Gli studenti dell'Ipia non possono piu' stare lì".

GrandangoloAgrigento

Giardino Botanico, ultimi giorni per presentare istanze per lavori riqualificazione
Il termine scadrà il prossimo 10 dicembre alle ore 12:00

di Redazione
Ultimi giorni per la presentazione delle istanze di partecipazione alla procedura negoziata per l'affidamento dei lavori di riqualificazione e di messa in sicurezza all'interno del Giardino Botanico. Il termine scadrà il prossimo 10 dicembre alle ore 12:00. L'importo dei lavori a base d'asta dell'Accordo Quadro ammonta a 340.000,00 euro, finanziati con risorse dell'Asse 10 del POC Sicilia 2014-2020. Il progetto è stato elaborato dallo staff tecnico del Libero Consorzio. I lavori saranno effettuati nella parte nord del Giardino Botanico interessata da fenomeni di deterioramento delle pareti rocciose.
Gli interessati possono visualizzare sulla home page del sito istituzionale www.provincia.agrigento.it l'avviso pubblico relativo all'indagine di mercato, da svolgere in modalità telematica, per l'individuazione degli operatori economici da invitare alla procedura negoziata per l'affidamento dell'Accordo Quadro Annuale con un solo operatore economico.
Grazie a questi lavori sarà possibile un utilizzo più completo dell'area del Giardino Botanico. Questi interventi consentiranno infatti di recuperare delle aree interdette al pubblico per motivi di sicurezza dove sarà possibile organizzare eventi pubblici e  l'utilizzo per eventi culturali e di spettacolo.
I lavori previsti riguardano il consolidamento e l'impermeabilizzazione del costone nord, la regimentazione delle acque meteoriche sulla parte sovrastante lo stesso costone, il recupero delle cavità un tempo utilizzate dall'ex colonia agricola e l'acquisto di attrezzature nella prospettiva di una nuova, futura utilizzazione dell'area per la realizzazione di eventi.

LIBEROQUOTIDIANO.IT

Mareamico: "Spostare studenti Ipia da zona industriale"

Palermo, 7 dic. (Adnkronos) - L'associazione Mareamico di Agrigento ha scritto al Prefetto di Agrigento, al Commissario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento ed alla Procura di Agrigento "per sapere quali siano i motivi che impediscono lo spostamento degli studenti dall'edificio della zona industriale di Agrigento che li ospita, e che risulta pericoloso per la loro salute". "Nel 2014, in maniera assolutamente inopportuna, la Provincia di Agrigento aveva deciso di trasferire gli studenti dell'Ipia di Agrigento presso una struttura nel bel mezzo della zona industriale - dice Mareamico -In questi lunghi 7 anni tanti di loro hanno manifestato fenomeni allergici ed asmatici, probabilmente causati dalla vicinanza dagli insediamenti industriali. Dopo tante proteste ed esposti alle Forze dell'ordine, da parte dei genitori degli studenti, nel 2018 la Prefettura di Agrigento aveva promosso una riunione per affrontare le problematiche connesse alla insalubrità dell'aria respirata dagli studenti. Durante l'incontro l'Asp di Agrigento ha dichiarato che gli istituti scolastici non possono essere ubicati in una zona industriale, mentre il Libero Consorzio ha dato la disponibilità dell'Ente a trasferire immediatamente gli studenti in altri locali ubicati a Favara".
"Ad oggi, dopo 3 anni da quella importante riunione, nulla è stato fatto - conclude Mareamico - Gli studenti dell'Ipia di Agrigento non ne possono più di stare lì".

Scrivolibero

Lavori di riqualificazione e messa in sicurezza al Giardino Botanico: le istanze per l'indagine di mercato entro il prossimo 10 dicembre


Ultimi giorni per la presentazione delle istanze di partecipazione alla procedura negoziata per l'affidamento dei lavori di riqualificazione e di messa in sicurezza all'interno del Giardino Botanico. Il termine scadrà il prossimo 10 dicembre alle ore 12:00. L'importo dei lavori a base d'asta dell'Accordo Quadro ammonta a 340.000,00 euro, finanziati con risorse dell'Asse 10 del POC Sicilia 2014-2020. Il progetto è stato elaborato dallo staff tecnico del Libero Consorzio. I lavori saranno effettuati nella parte nord del Giardino Botanico interessata da fenomeni di deterioramento delle pareti rocciose.
Gli interessati possono visualizzare sulla home page del sito istituzionale www.provincia.agrigento.it l'avviso pubblico relativo all'indagine di mercato, da svolgere in modalità telematica, per l'individuazione degli operatori economici da invitare alla procedura negoziata per l'affidamento dell'Accordo Quadro Annuale con un solo operatore economico.
Grazie a questi lavori sarà possibile un utilizzo più completo dell'area del Giardino Botanico. Questi interventi consentiranno infatti di recuperare delle aree interdette al pubblico per motivi di sicurezza dove sarà possibile organizzare eventi pubblici e l'utilizzo per eventi culturali e di spettacolo.
I lavori previsti riguardano il consolidamento e l'impermeabilizzazione del costone nord, la regimentazione delle acque meteoriche sulla parte sovrastante lo stesso costone, il recupero delle cavità un tempo utilizzate dall'ex colonia agricola e l'acquisto di attrezzature nella prospettiva di una nuova, futura utilizzazione dell'area per la realizzazione di eventi.

SICILIAONPRESS

MAREAMICO: GLI STUDENTI DELL'IPIA DI AGRIGENTO NON POSSONO PIU' STARE NEGLI ATTUALI LOCALI SCOLASTICI

di sop  
Oggi Mareamico ha scritto a S.E. il Prefetto di Agrigento, al Commissario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento ed alla Procura di Agrigento per sapere quali siano i motivi che impediscono lo spostamento degli studenti dall'edificio della zona industriale di Agrigento che li ospita, e che risulta pericoloso per la loro salute.
Nel 2014, in maniera assolutamente inopportuna, la Provincia di Agrigento aveva deciso di trasferire gli studenti dell'IPIA di Agrigento presso una struttura nel bel mezzo della zona industriale.
In questi lunghi 7 anni tanti di loro hanno manifestato fenomeni allergici ed asmatici, probabilmente causati dalla vicinanza dagli insediamenti industriali.
Dopo tante proteste ed esposti alle Forze dell'ordine, da parte dei genitori degli studenti, nel 2018 la Prefettura di Agrigento aveva promosso una riunione per affrontare le problematiche connesse alla insalubrità dell'aria respirata dagli studenti.
"Durante l'incontro l'ASP di Agrigento - afferma Mareamico  - ha dichiarato che gli istituti scolastici non possono essere ubicati in una zona industriale, mentre il Libero Consorzio ha dato la disponibilità dell'Ente a trasferire immediatamente gli studenti in altri locali ubicati a Favara.
Ad oggi, dopo 3 anni da quella importante riunione, nulla è stato fatto! GLI STUDENTI DELL'IPIA DI AGRIGENTO NON POSSONO PIU' STARE LI'!"

TELEACRAS

Cronaca
"Ipia Fermi", ecco quanto di ignobile accade ad Agrigento da 7 anni


Ad Agrigento ignobilmente accade che da 7 anni, a causa della indisponibilità della sede originaria, gli studenti dell'Istituto professionale Ipia "Fermi" sono stati trasferiti in una sede provvisoria (da 7 anni provvisoria) nella zona industriale della città, a diretto contatto con fumi, esalazioni e sostanze tossiche. Tanti sono stati gli appelli affinchè gli organi preposti risolvano quanto di ignobile accade. Adesso l'associazione ambientalista "MareAmico", tramite il coordinatore, Claudio Lombardo, ha scritto una lettera al Prefetto, al Commissario della Provincia e alla Procura di Agrigento. Lombardo afferma: "Intendiamo conoscere quali sono i motivi che impediscono lo spostamento degli studenti dell'Ipia. In questi lunghi 7 anni, tanti di loro hanno manifestato fenomeni allergici ed asmatici, probabilmente causati dalla vicinanza degli insediamenti industriali. Dopo tante proteste ed esposti alle Forze dell'ordine da parte dei genitori degli studenti, nel 2018 la Prefettura di Agrigento aveva promosso una riunione. Durante l'incontro l'Azienda sanitaria di Agrigento ha dichiarato che le scuole non possono essere ubicate in una zona industriale. E la Provincia ha dato la disponibilità a trasferire immediatamente gli studenti in altri locali ubicati a Favara. Dopo tre anni nulla è stato compiuto. Gli studenti dell'Ipia non possono più stare lì".

COMUNICALO.IT

Agrigento, Mareamico: "Spostare studenti Ipia da zona industriale, pericoloso per la salute"


L'associazione Mareamico di Agrigento ha scritto al Prefetto di Agrigento, al Commissario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento ed alla Procura di Agrigento "per sapere quali siano i motivi che impediscono lo spostamento degli studenti dall'edificio della zona industriale di Agrigento che li ospita, e che risulta pericoloso per la loro salute". "Nel 2014, in maniera assolutamente inopportuna, la Provincia di Agrigento aveva deciso di trasferire gli studenti dell'Ipia di Agrigento presso una struttura nel bel mezzo della zona industriale - dice Mareamico -In questi lunghi 7 anni tanti di loro hanno manifestato fenomeni allergici ed asmatici, probabilmente causati dalla vicinanza dagli insediamenti industriali. Dopo tante proteste ed esposti alle Forze dell'ordine, da parte dei genitori degli studenti, nel 2018 la Prefettura di Agrigento aveva promosso una riunione per affrontare le problematiche connesse alla insalubrità dell'aria respirata dagli studenti. Durante l'incontro l'Asp di Agrigento ha dichiarato che gli istituti scolastici non possono essere ubicati in una zona industriale, mentre il Libero Consorzio ha dato la disponibilità dell'Ente a trasferire immediatamente gli studenti in altri locali ubicati a Favara". "Ad oggi, dopo 3 anni da quella importante riunione, nulla è stato fatto - conclude Mareamico - Gli studenti dell'Ipia di Agrigento non ne possono più di stare lì". (Adnkronos).

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