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rassegna stampa del 15 dicembre 2021

Giornale di sicilia
Lotta al Covid. da domani vaccini obbligatori anche per le scuole

Oltre 3500 soggetti, per l'esattezza,3683: sono i lavoratori del mondodella scuola residenti in Sicilia, tra docenti, amministrativi e personale Ata,che non hanno ancora effettuato laprima dose del siero anti-Covid e cheoggi, con l'entrata in vigore dell'ob -bligo vaccinale per il personale scolastico e delle forze dell'ordine in tuttaItalia, potrebbero ritrovarsi senza«lasciapassare», ossia, sprovvisti disuper green pass. Ma il condizionale èd'obbligo, perché il dato, aggiornatolunedì scorso dalla Regione e pari al2,7% delle circa 135mila persone chelavorano per l'istruzione di ragazzi ebambini, è da prendere con le pinzevisto che fra i 3683 ci saranno non pochi insegnanti che al momento, anche per le supplenze, si trovano in altre regioni, dove magari risultano giàvaccinati. Quel che è certo, è che dametà settembre la copertura di primesomministrazioni nel compartoscuola in Sicilia è aumentata dal 94 al97,3%, mentre la percentuale di lavoratori che ha completato il ciclo è salita dall'84 al 93%. Ma a crescere, sullostesso fronte, è anche l'incidenza dicontagi, seppure di poco. A dirlo è ilreport settimanale dell'Ufficio scolastico regionale, che nel periodo 29novembre - 5 dicembre, considerando tutti i plessi fino al secondo gradodi istruzione, rispetto al precedentereport segna un rialzo dell'incidenzadi positivi tra gli alunni dallo 0,27 allo0,31%, con 1946 scolari contagiati e577 classi finite in quarantena. Su base settimanale risulta in aumento anche l'incidenza di positivi tra i docenti e il personale Ata: rispettivamente,dallo 0,44 allo 0,49% e dallo 0,29 allo0,31%, con 330 insegnanti e 55 impiegati contagiati. Sempre sul fronte scolastico, i Cobas tornano a denunciareun «malfunzionamento della piattaforma digitale che produce i bolliniverdi o rossi» ideata per stabilire se undocente è in regola sul green pass, con«diversi insegnati che, pur in possesso del referto negativo del tampone,non sono potuti entrare in classe». Secondo la Confederazione sindacale,dallo scorso settembre la piattaformasarebbe «andata in tilt più di una volta a causa della mole di certificati rilasciati con test rapido, caricati quotidianamente nel sistema a livello nazionale». Un problema che da oggi,con l'entrata in vigore dell'o b b l i govaccinale, non dovrebbe più ripresentarsi. Intanto, la Sicilia conta 1037nuove infezioni, 255 in più rispetto alunedì scorso, registrando altri cinque decessi, e mentre l'assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza,non esclude a priori altre restrizionidopo quelle disposte ieri da Roma,negli ospedali aumentano i ricoveri,quantomeno in area medica, dove risultano ben 28 pazienti in più. Questala distribuzione dei contagi giornalieri tra le province: Catania 252, Palermo 222, Agrigento 136, Messina117, Trapani 111, Siracusa 103, Caltanissetta 49, Enna 33, Ragusa 14. Fra inuovi casi, quattro degenti del reparto di Medicina Interna dell'ospedaleSant'Elia di Caltanissetta e altri due inOrtopedia. ( *A D O* )

la strage di Ravanusa
lutto cittadino anche ad Agrigento
Gli alberi di Natale e le luminarieoggi resteranno spenti. Le bandieredegli edifici pubblici a mezz'ast a.Sarà una giornata di lutto cittadinoanche ad Agrigento. Un segno disolidarietà e di vicinanza nei confronti della comunità di Ravanusa,devastata dalla tragedia e dal dolore, deciso dal sindaco FrancescoMiccichè e dalla sua giunta. A mezzogiorno sarà osservato, in tutti iluoghi pubblici, un minuto di silenzio in memoria delle vittimedell'esplosione. Un dolore che accomuna tutti. Ed è nella sciagurache emergono gesti di solidarietà egenerosità. Come quello di Giuseppe Bella, proprietario di un b&b diCampobello di Licata, a pochi chilometri da Ravanusa, che ha messoa disposizione gratuitamente i sedici posti letto della sua strutturaricettiva per accogliere le famigliesfollate. Quei cittadini che hannodovuto lasciare le loro abitazionidanneggiate dalla deflagrazione.C'è anche chi in questo momento non può esercitare la sua professione. Baldassare Turco, in via Galilei ha lo studio da commercialista.«Non possiamo neanche vedere inche condizioni si trovino i locali -dice Turco - ma il nostro pensieroin questo momento va alle vittimedi questa immane sciagura che hasconvolto tutti e che ha toccato lanostra famiglia. Le vittime, infatti,erano dei miei cugini. Un verodramma». Ed in tema di solidarietàè partita una raccolta fondi per laricostruzione degli alloggi crollati.Ravanusa ha bisogno di aiuto perrialzarsi. Ad avviarla è la Protezione civile della Regione, che ha attivato un conto corrente bancariodedicato alle donazioni. Questol'Iban: IT 18 B 02008 04625000105458608. Il gruppo di volontariato «Uniti per Ravanusa», haanche avviato una raccolta di coperte, asciugamani e teli bagno.( *G N E * )

L'Università di Agrigento  incontra l'amministrazione comunale.

Visita ufficiale ieridel nuovo presidente del Polo universitario di Agrigento, GianfrancoTuzzolino al sindaco FrancescoMiccichè. L'obiettivo è quello di costruire un legame forte tra le dueistituzioni. Un percorso nuovo eproduttivo che proietti l'Universit àe la Città dei Templi verso importanti circuiti internazionali. Ed ipresupposti ci sono tutti. «Abbiamoimmediatamente notato una unione di intenti - dice Francesco Miccichè - che consentirà all'Universit àdi Agrigento, che rappresenta giàuna importante realtà territoriale,di crescere ulteriormente, sia connuove facoltà, sia con un maggioreimpegno per la nostra città. Lavoreremo insieme affinché il Polo rappresenti per la città una attrazione.Dobbiamo far sì che i ragazzi vengano ad Agrigento per studiare e nonche i nostri figli debbano andarefuori per i loro percorsi di studio. Inquesta direzione il nostro impegnosarà massimo».Si sono così gettate le basi perrealizzare un protocollo di intesache consenta all'Università di mettere a disposizione del Comune leproprie risorse, in termini di progetti, ma anche per concepire un modonuovo di vivere l'Università. «È unanuova collaborazione - ha sottolineato il presidente Tuzzolino - chenasce oltre che una grande amicizia.Vogliamo rendere questa Università e questa città, un punto di incontro tra tutte le realtà culturali internazionali del Mediterraneo. Ha ragione il sindaco quando dice che iragazzi devono venire qui a studiare, perché Agrigento ha tutte le potenzialità per diventare una Università di eccellenza. La carta vincentesarà mettere insieme la città, contutte le sue questioni, i suoi problemi, ma soprattutto le qualità chepossiede, e l'Università, che deve investire e potenziare in termini dipensiero e di ricerca scientifica».All'incontro hanno partecipato l'assessore all'Istruzione, GerlandoPrincipato e Giuseppe Caramazza,dell'Università di Palermo. (*GNE*)

agrigentonotizie.it


Contrada Fondacazzo, riapre la provinciale dopo la caduta di massi
I tecnici del Libero consorzio sono intervenuti per rimuovere i detriti crollati dal costone
E'stata riaperta al transito veicolare la strada provinciale in località Contrada Fondacazzo, chiusa venerdì in seguito alla caduta di un grosso masso proveniente dal costone di proprietà privata che sovrasta la strada provinciale.Nei giorni scorsi è stata verificata la stabilità del costone e sono state eliminate le condizioni di equilibrio instabile che avevano provocato l'immediata chiusura della strada provinciale in quel tratto.Sul posto hanno lavorato il personale stradale e i tecnici del Libero Consorzio con la ditta incaricata alla manutenzione straordinaria. 

Vaccino obbligatorio sul lavoro: cosa cambia da oggi e come funziona il periodo di tolleranza
Scatta l'obbligo vaccinale contro il Covid per il personale scolastico - non solo docenti - e per le forze dell'ordine. Multe salatissime, ma la normativa prevede un periodo di tolleranza per consentire a chi vuole di mettersi in regola

Metà dicembre era la data limite stabilita da settimane. Da oggi mercoledì 15 dicembre scatta in Italia l'obbligo vaccinale contro il Covid per il personale scolastico - non solo docenti - e delle forze dell'ordine, dunque per queste due categorie al lavoro solo con il Super green pass. E chi non si adegua alle nuove regole rischia multe salate e la sospensione. Via manette e arma in dotazione a chi tra le forze dell'ordine non si vaccina. Ma c'è un periodo di tolleranza.V
accini obbligatori per scuola e forze dell'ordine da oggiNella circolare di ieri del ministero dell'Interno sull'obbligo vaccinale per le forze dell'ordine -"Comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico" - come previsto dall'ultimo decreto sulle misure anti-Covid varato dal governo, si legge che "l'adempimento dell'obbligo vaccinale comprende il ciclo vaccinale primario e a far data dal 15 dicembre 2021 la somministrazione della successiva dose di richiamo da effettuarsi nel rispetto delle indicazioni e dei termini previsti dalla circolare del Ministero della Salute". L'obbligo riguarda anche gli assenti dal servizio. "Il giorno 15 dicembre - si legge infatti nella circolare - il personale tutto, anche se assente per legittimi motivi, dovrà produrre al responsabile della propria struttura la documentazione attestante l'adempimento dell'obbligo vaccinale".
Se tale documentazione non arriverà, l'amministrazione competente dovrà invitare "senza indugio, l'interessato a produrre entro 5 giorni dalla ricezione dell'invito" la documentazione richiesta. Per chi non si vaccina, non solo è prevista la sospensione del servizio senza alcun compenso, ma anche il ritiro temporaneo della "tessera di riconoscimento, la placca, l'arma in dotazione e le manette".
"La vaccinazione costituisce un requisito essenziale per lo svolgimento delle attività lavorative", ha detto la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, precisando che un "eventuale inadempimento comporterà l'immediata sospensione dal servizio, senza ricadute disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro". La titolare del Viminale ha sottolineato la possibilità di "un continuo monitoraggio sugli operatori che hanno adempiuto all'obbligo": prima non era consentito per la privacy, "oggi è invece possibile per la necessaria verifica posta in carico dei datori di lavoro. Ci si attende da questo un'ulteriore spinta ad aderire alla campagna da parte degli operatori".Nei vari settori interessati, i dirigenti che hanno il compito di verificare la regolarità delle singoli posizioni sono già in grado di sapere chi è a rischio sospensione.Multe fino a 1.000 euroMulte salatissime, inoltre, per chi viene scovato a lavoro seppur non vaccinato. "La svolgimento dell'attività lavorativa in violazione dell'obbligo vaccinale - si legge infatti nella circolare - è punito con la sanzione del pagamento di una somma da euro 600 a euro 1.500". Ma verrà multato anche chi non controlla, con sanzioni fino a mille euro.L'obbligo di sottoporsi alla terza dose di vaccino anti-Covid scatta anche per il personale scolastico. Tra le categorie per cui è previsto l'obbligo vaccinale, anche per la terza dose, a partire da oggi, il ministero dell'Interno elenca anche il "personale scolastico del sistema nazionale di istruzione, delle scuole non paritarie, dei servizi educativi per l'infanzia, dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti, dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale e dei sistemi regionali che realizzano i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore". Le scuole paritarie realizzano controlli autonomi, non essendo inserite nel Sistema informativo dell'istruzione.Sulla piattaforma Sidi, già attivata tre mesi fa per il controllo del Green Pass a scuola, una nuova funzione consente ai dirigenti scolastici di verificare lo stato vaccinale delle ultime 72 ore del personale in servizio in ogni scuola: un sistema di "alert" evidenzierà automaticamente i mutamenti dello statua. L'operazione potrà essere svolta dal dirigente o da un suo delegato.Tra la seconda e la terza dose devono intercorrere almeno cinque mesi. La validità del Green Pass, dalla fine del primo ciclo vaccinale (dose 1 e 2) o dal richiamo (dose 3), è di per nove mesi.
Vaccinarsi per continuare a lavorareEcco chi ha dovuto necessariamente vaccinarsi entro il 15 dicembre per poter continuare a lavorare:personale amministrativo della sanitàdocenti e personale amministrativo della scuolamilitariforze di polizia, compresa polizia penitenziariapersonale del soccorso pubblicoIl periodo di tolleranza
L'obbligo di vaccinazione parte oggi, ma per verificare quanti poliziotti o insegnanti non vaccinati saranno effettivamente lasciati a casa bisognerà aspettare il nuovo anno - evidenzia oggi la Stampa -. Perché la normativa prevede un periodo di tolleranza per consentire a chi vuole di mettersi in regola. I lavoratori che, a un primo controllo, non risulteranno vaccinati, verranno invitati dalla propria amministrazione di riferimento a produrre, entro cinque giorni dalla ricezione dell'avviso, una documentazione che eviti loro la sospensione dal servizio: il certificato di avvenuta vaccinazione o di recente guarigione o, ancora, che attesti l'esenzione.Oppure la prenotazione della vaccinazione da effettuare entro altre due settimane. L'invito in questione sarà rivolto pure a chi sia momentaneamente "assente dal servizio, anche per legittimi motivi", specifica la circolare del Viminale, quindi mettersi in malattia o in aspettativa non serve. In attesa di consegnare la documentazione, però, l'interessato potrà continuare a lavorare presentando il proprio Green Pass base, dunque con un tampone negativo. E potrà fare lo stesso nelle settimane che separeranno l'eventuale comunicazione della prenotazione del vaccino dalla data di somministrazione. L'attività scolastica tra 5 o 6 giorni si ferma per le vacanze di Natale, quindi sarà gennaio il mese in cui l'obbligo vaccinale farà sentire i suoi effetti.Chi non vuole vaccinarsi può quindi presentare la prenotazione e ottenere un rinvio. Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, al quotidiano torinese dice che "anche se c'è sempre il furbo che potrebbe ricorrere agli escamotage più vari per non vaccinarsi come con le prenotazioni, non possiamo pensare agli italiani come a una banda di malfattori che vogliono eludere le leggi. Io credo che se oltre i 20 giorni dall'invito del dirigente scolastico non ci si riesce a vaccinare si è fuori".


AGRIGENTOOGGI

Incontro sull'isolamento infrastrutturale, Rete delle professioni: "E' il momento della verità"

La rete delle professioni tecniche (Rtp) ha organizzato un incontro per il 15 dicembre prossimo , alle 19, in modalità mista (sia in presenza che in videocall) per chiedere aggiornamenti sugli emendamenti che riguardano l'isolamento infrastrutturale della provincia di Agrigento, già depositati . I tre emendamenti proposti dalla RPT, firmati da 13 Senatori della Repubblica, riguardano l'"Aeroporto civile di Agrigento", il "Potenziamento della rete stradale della Provincia di Agrigento" ed i "Fondi straordinari per gli Enti Locali per la progettazione a favore della Provincia di Agrigento". "Al fine di coordinare al meglio le forze e stabilire una strategia comune- si legge nella nota a firma della rete delle professioni- abbiamo invitato le Istituzioni, tutta la classe politica della provincia (regionale, nazionale ed europea), i 43 Sindaci, le associazioni di categoria e vari Soggetti portatori di interessi pubblici all'incontro pubblico che si svolgerà nei locali dell'Ordine degli Ingegneri siti in via Gaglio n.1 ad Agrigento." I primi 20 che faranno richiesta potranno partecipare all'evento direttamente in presenza, nel rispetto delle misure cautelative previste per il contenimento della diffusione del virus Covid-19, muniti di green pass, gli altri si potranno collegare alla Piattaforma GoToWebinar al seguente link, purché provvedano alla preventivamente a registrarsi:
Ecco il testo di uno degli emendamenti che è stato segnalato da alcuni Senatori:"E' istituito un Fondo per la progettazione a disposizione degli Enti Territoriali e Locali della Provincia di Agrigento per la redazione delle progettazioni di fattibilità economica e finanziaria, definitiva ed esecutiva finalizzato all'utilizzo dei fondi europei, compresi quelli stanziati con il PNRR ed il PSC. All'onere derivante dal presente articolo, pari a 150 milioni di euro per l'anno 2022 e 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per lo sviluppo e la coesione, di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
Siamo sicuri che la deputazione della nostra Provincia e Chi ci sta dando una mano non farà venire meno la Sua autorevole presenza ed il Suo aiuto concreto."

Riaperta al transito veicolare la S.P. n.1 in località Contrada Fondacazzo

Riaperta al transito veicolare la S.P. n.1 in località Contrada Fondacazzo, chiusa lo scorso 10 dicembre con ordinanza del dirigente del settore Infrastrutture stradali, in seguito alla caduta di un grosso masso proveniente dal costone di proprietà privata che sovrasta la strada provinciale. Nei giorni scorsi è stata verificata la stabilità del costone e sono state eliminate le condizioni di equilibrio instabile che avevano determinato immediata chiusura della strada provinciale in quel tratto. Sul posto hanno lavorato il personale stradale e i tecnici del Libero Consorzio con la ditta incaricata alla manutenzione straordinaria.

IL POST

Ve le ricordate le province?

Non sono mai state abolite, ma solo ridimensionate con una riforma incompiuta che le ha rese inefficienti, e che ora il Parlamento vuole cambiare
(Vincenzo Coraggio / LaPresse)
Sabato 18 dicembre 65mila tra sindaci e consiglieri comunali voteranno per eleggere 72 consigli provinciali e 31 presidenti di provincia. I presidenti sono meno perché rimangono in carica quattro anni, mentre i consiglieri due. Alle province al voto si aggiungono le amministrazioni di cinque cosiddette città metropolitane, gli enti locali che dal 2014 hanno sostituito alcune province: a Bologna si è votato il 28 novembre, a Roma, Milano e Torino i seggi saranno aperti domenica 19 dicembre, a Napoli il voto si terrà entro febbraio.
Negli ultimi anni le elezioni provinciali sono state ai margini del dibattito politico, ma ci sono sempre state: le province infatti hanno continuato a esistere con i loro presidenti e consiglieri, nonostante per anni si sia discusso di una loro possibile abolizione, una parola usata più volte a sproposito da politici e media per descrivere quanto successo con la riforma approvata nell'aprile del 2014 dalla Camera, la legge Delrio. La legge prevedeva una riformulazione delle province trasformate in enti di secondo livello, per i quali non sono cioè più previste elezioni dirette.
Le province sono state così sostituite da assemblee formate dai sindaci dei Comuni del territorio e da un presidente: è previsto anche un terzo organo, il consiglio provinciale, formato dal presidente della provincia e da un gruppo di 10-16 membri - in base al numero degli abitanti della provincia - eletti tra gli amministratori dei comuni.
La riforma Delrio era stata pensata come una legge transitoria in attesa del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, promosso dal governo guidato da Matteo Renzi per chiedere tra le altre cose di eliminare la parola "province" dalla Costituzione: un passaggio formale e obbligato per il compimento della riforma, che però non si verificò per la vittoria dei "no".
La mancata approvazione della proposta lasciò quindi incompleta la riorganizzazione che avrebbe dovuto perfezionarsi con una nuova riforma per definire meglio le competenze delle province depotenziate. Rimase soltanto la legge Delrio che, insieme ai drastici tagli ai trasferimenti decisi dai governi, causò notevoli difficoltà nella gestione di settori importanti rimasti di competenza delle province, come l'edilizia scolastica, l'ambiente, i trasporti, la manutenzione delle strade, e che soprattutto creò una certa confusione su chi avesse responsabilità su cosa. Le conseguenze di quelle scelte, dicono politici e addetti ai lavori, sono molto evidenti ancora oggi e hanno effetti negativi anche sulla programmazione del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza che organizzerà gli investimenti nell'ambito del Recovery Fund europeo.
Achille Variati, sottosegretario al ministero dell'Interno durante il secondo governo guidato da Giuseppe Conte, è stato presidente della provincia di Vicenza e presidente dell'Unione delle province italiane fino al 2018, nei primi e confusi anni della riforma. Come già faceva allora, oggi sostiene che il più grande errore della riorganizzazione sia stato il passaggio di funzioni e dipendenti dalle province alle Regioni. «Le Regioni sono nate per programmare e legiferare, non per gestire il potere amministrativo», dice. «Le province sono state "rapinate" di molte funzioni dalle Regioni e tutti vediamo come è finita: in alcuni settori, penso alla tutela dell'ambiente, c'è una tale confusione che si sono creati dei grandi buchi decisionali e di responsabilità».
L'attribuzione incerta delle funzioni tra gli enti locali esisteva in realtà anche prima. Tanto che aveva rappresentato uno dei principali motivi che a partire dal 2010 aveva convinto i governi a proporre l'abolizione delle province. La gestione, in effetti, era abbastanza caotica e spesso inefficiente per via delle competenze spartite a metà con altri enti: la gestione delle strade, ma solo quelle provinciali e non le statali, più importanti e trafficate; le scuole, ma solo le superiori e non elementari e medie; l'ambiente e il turismo, ma senza la possibilità di incidere per davvero.
Sulla base di questi limiti strutturali, molti politici e commentatori sostenevano che non valesse la pena pagare indennità a presidenti e consiglieri. L'urgenza percepita di ridurre i costi della politica, per motivi prevalentemente di consenso elettorale legati a un contesto molto ostile verso quella che era spesso definita una "casta", fu un altro dei motivi che spinsero i governi a tentare di abolire le province. In quel periodo, Renzi ne fece un tema ricorrente della sua comunicazione.
Variati protestò contro la riforma Delrio insieme a molti altri presidenti di provincia che nel giro di pochi mesi si videro togliere funzioni e ridurre drasticamente le risorse economiche. Dal 2015, infatti, la legge di bilancio impose tagli per tre miliardi di euro in tre anni.
Una riforma monca causò un risultato distorto rispetto alle aspettative. Vennero ridimensionati i trasferimenti statali come se la riforma Delrio fosse compiuta: i fondi per i dipendenti, per esempio, venivano fissati per meno di 30mila tra tecnici e funzionari quando le persone in organico erano ancora 48mila, perché il passaggio previsto ai comuni e alle Regioni non era ancora stato avviato. «Sbagliarono i conti: in quel periodo non avevamo i soldi nemmeno per sistemare le strade e le scuole, e interi uffici vennero smantellati», spiega Variati.
Non si riuscì nemmeno a risparmiare una quantità significativa di fondi pubblici, come era stato promesso da partiti di destra e di sinistra con una lunga ed efficace campagna di stampa contro i costi della politica. Secondo Variati era «pura demagogia», secondo cui «non erano quei quattro soldi dati agli organi politici a fare la differenza». C'erano cose che non funzionavano, ammette, ed erano necessari dei tagli: «ma all'epoca il legislatore fece un errore considerando le province il peggio del peggio».
Uno degli effetti non considerati dal governo risultò perfino paradossale: nonostante l'obiettivo dei tagli fosse ottenere un risparmio, infatti, ci fu un aumento dei costi del personale, perché molti dipendenti pubblici ottennero un contratto più vantaggioso nel passaggio dalle province alle Regioni.
Nel febbraio del 2017 anche la Corte dei Conti si espresse contro i tagli, definendoli irragionevoli. «La forte riduzione delle risorse destinate in settori di notevole rilevanza sociale risulta manifestamente irragionevole per l'assenza di proporzionate misure che ne possano in qualche modo giustificare il dimensionamento» dice il testo dell'audizione sulla finanza delle province alla commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.Nel 2014 a Napoli un trombettista suona il "Silenzio" durante una protesta di alcuni consiglieri provinciali contro la riforma delle province (ANSA / CIRO FUSCO)
Negli ultimi anni sono cambiate molte cose: i finanziamenti sono stati in parte ripristinati e dopo anni le province hanno cominciato ad assumere nuovo personale. Inoltre, da un anno ai presidenti delle province viene riconosciuta un'indennità che è equiparata a quella del sindaco del Comune capoluogo, e che viene erogata in parte dal comune dove il presidente esercita le funzioni di sindaco e in parte dall'ente provinciale.
Le conseguenze della confusione e dei tagli, però, si vedono ancora. L'assenza di un ente intermedio tra i comuni e le Regioni ha compromesso varie procedure di pianificazione degli investimenti sul territorio, e in particolare lo studio delle opere troppo grandi per essere considerate comunali, e troppo piccole se valutate in un ambito regionale: strade, tangenziali, ponti, linee del tram, collegamenti tra punti di interesse come gli ospedali, le stazioni, i grandi parcheggi.
Gli uffici che si occupavano di valutare i piani provinciali delle infrastrutture sono stati svuotati, i dipendenti sono stati trasferiti o sono andati in pensione e non sono stati sostituiti, quelli rimasti sono invecchiati. La mancanza di una forte guida politica, limitata dalle condizioni precarie delle province, ha causato anche un'insipienza generale di visione strategica in settori come la pianificazione urbanistica del territorio e dei trasporti. A essere penalizzati sono stati soprattutto i territori molto vasti e quelli lontani dalle città più grandi.
Questi limiti di programmazione sono stati evidenti anche nella preparazione delle opere degli obiettivi legati al PNRR. I tempi ristretti e la carenza di professionisti come ingegneri, architetti e tecnici hanno portato molte province e comuni a recuperare progetti del passato, su cui erano già stati fatti studi e valutazioni, senza usare nuove ambizioni che sarebbero state forse possibili vista l'entità dei fondi a disposizione. Una scelta per certi versi conservativa applicata a un piano enorme che dovrebbe essere di rilancio.
«I soldi per gli investimenti, quindi per le opere, sono stati ripristinati quasi del tutto», spiega Michele De Pascale, presidente della provincia di Ravenna e dell'Unione province italiane. Per esempio, il ministero dell'Istruzione ha promosso diversi bandi per la manutenzione e la costruzione di nuove scuole, palestre e mense. Con la prossima legge di Bilancio, inoltre, verranno stanziati più soldi per la cosiddetta spesa corrente delle province, cioè per pagare gli stipendi dei dipendenti e assumerne di nuovi.
De Pascale dice che negli ultimi anni, grazie al ripensamento dei governi sui tagli, le province sono riuscite ad aumentare gli investimenti del 15 per cento. Con il PNRR arriveranno molte risorse in più, non semplici da gestire. «Se si vuole continuare a trasformare i trasferimenti in opere pubbliche, come è avvenuto finora, vanno potenziati anche gli organici dei dipendenti: servono tecnici, ingegneri, architetti e giuristi. Chiediamo la possibilità di assumere profili mirati».
«Siamo pieni di soldi, ma non riusciamo a spenderli» ha detto in un'intervista al Corriere del Veneto Fabio Bui, presidente della provincia di Padova. Prima della riforma Delrio, l'ente aveva 500 dipendenti, oggi ne ha 215. «Ho 17 milioni per le scuole, ma ho problemi a chiudere i progetti entro marzo 2026 e con le forze che abbiamo rischiamo di perdere tutto», spiega Bui. «Da tempo dico di dare poteri commissariali ai presidenti e ai sindaci: visto che i soldi ci sono fate esercitare questa responsabilità a noi amministratori».
Secondo Bui, per ridare dignità al ruolo degli amministratori provinciali e delle province stesse serve tornare all'elezione diretta. Il governo Draghi ha ridato i soldi alle province, dice, ma secondo lui è sostenuto da parlamentari «figli della rottamazione e dello schieramento anti-casta», per cui sarà molto difficile tornare indietro.
In realtà negli ultimi mesi negli uffici del Parlamento si è discusso di come correggere la riforma Delrio, dopo che tutti i partiti hanno riconosciuto gli effetti negativi della sua applicazione parziale e lacunosa. È stata ipotizzata anche la reintroduzione dell'elezione diretta: la vorrebbe la Lega, mentre il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle sono contrari. Le modifiche, di fatto una controriforma della legge Delrio, saranno contenute in un disegno di legge (Ddl) collegato alla legge di Bilancio di cui il Sole 24 Ore ha anticipato qualche contenuto centrale:
Il Ddl in arrivo oltre ad aggiungere la pianificazione delle attività attuali incentrate soprattutto su trasporti e scuola rimodella le funzioni fondamentali delle province sulla base di quelle già svolte dalle Città metropolitane: l'adozione e aggiornamento annuale di un piano strategico triennale del territorio provinciale, dell'organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito provinciale, della promozione e del coordinamento tanto dello sviluppo economico e sociale quanto dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione sempre in ambito locale.
Degne di nota sono infine altre due modifiche previste dal Ddl governativo. Vale a dire la coincidenza della durata del mandato in 5 anni sia per i presidenti che per i Consigli di Province e Città metropolitane e il ripristino della Giunta in entrambe. Gli assessori saranno 3 (o 4 nei territori con oltre un milione di abitanti), potranno essere esterni e saranno pagati. Con un'indennità pari al 50% dei loro omologhi comunali. Di questi tempi un incentivo non da poco.
Mario Gorlani, avvocato e docente di Diritto Pubblico all'università di Brescia, è stato tra i componenti della commissione istituita a luglio 2021 dalla ministra degli Affari regionali Maria Stella Gelmini per una revisione complessiva del sistema delle province: «avevamo chiesto a gran voce un intervento coraggioso per ripristinare l'elezione diretta, ma è stato scelto di lavorare su obiettivi di immediata applicazione e più facili da gestire nel percorso parlamentare», dice.
È stato scelto insomma un approccio politico più pragmatico in un Parlamento in cui ha ancora un discreto peso politico il Movimento 5 Stelle, da sempre a favore dell'abolizione delle province, anche se alcuni suoi consiglieri sono candidati alle elezioni del 18 dicembre. «La presenza di voci molto eterogenee ha suggerito interventi minimali rispetto alle proposte più ambiziose che erano state presentate», dice Gorlani. «Pur nel suo minimalismo, si sentiva il bisogno di questo inizio di revisione: dopo questi anni è meglio che nulla».

CANICATTIWEB

Ex Province, la Corte Costituzionale "Ripristinare l'elezione diretta"

Scritto da Redazione Canicatti Web Notizie
La Corte Costituzionale ha stabilito con la sentenza n. 240 depositata oggi in merito alla riforma degli enti di area vasta (ex Province) varata nel 2014 con la legge Delrio e sulle corrispondenti norme della Regione Siciliana, che l'attuale disciplina sui sindaci delle Città Metropolitane "è in contrasto con il principio di uguaglianza del voto e pregiudica la responsabilità politica del vertice dell'ente nei confronti degli elettori".
"Tale sentenza - afferma l'on. Roberto Di Mauro vicepresidente dall'Assemblea Regionale Siciliana - sancisce di fatto l'inapplicabilità della legge Delrio varata nel 2014″.
Di Mauro: "Ars si riunisca e ripristini l'elezione diretta"
"Occorre - continua Di Mauro - un riassetto normativo, pertanto auspico che quanto prima l'Ars recepisca questa sentenza e si riunisca al più presto per approvare una norma che ristabilisca l'elezione diretta dei presidenti delle Città Metropolitane e dei Liberi Consorzi dando così la possibilità ai cittadini di poter scegliere i loro rappresentanti territoriali".
La sentenza della Corte Costituzionale
Nello specifico, infatti, si evidenzia nella sentenza che "spetta proprio al Legislatore introdurre norme che assicurino ai cittadini la possibilità di eleggere in via diretta o indiretta i sindaci delle Città Metropolitane".
È quanto si legge nella sentenza n. 240 depositata oggi (redattore Stefano Petitti) con cui la Corte costituzionale si è pronunciata sulla riforma degli enti di area vasta varata nel 2014 con la legge Delrio, e sulle corrispondenti norme della Regione Siciliana, secondo cui il sindaco delle Città metropolitane non è una carica elettiva poiché si identifica automaticamente con il sindaco del Comune capoluogo, a differenza del presidente della Provincia, eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali del territorio.
Le questioni sollevate dalla Corte d'appello di Catania sono state dichiarate inammissibili perché richiedevano un intervento di sistema, di competenza del Legislatore. La Corte costituzionale ha tuttavia evidenziato come la normativa attualmente vigente "non sia in sintonia con le coordinate ricavabili dal testo costituzionale" circa l'uguaglianza del voto dei cittadini e la responsabilità politica del vertice della Città metropolitana. La necessità di un riassetto normativo del settore, si legge nella sentenza, è dovuta anche al fatto che la mancata abolizione delle Province, a seguito del fallimento del referendum costituzionale del 2016, ha reso "del tutto ingiustificato" il trattamento attualmente riservato agli elettori residenti nella Città metropolitana.

Il Cartello Sociale della provincia di Agrigento interviene sullo stato di isolamento in cui versano diversi comuni
Scritto da Redazione Canicatti Web Notizie
Il Cartello Sociale della provincia di Agrigento interviene sullo stato di isolamento in cui versano diversi comuni del territorio per le conseguenze del maltempo degli ultimi giorni.
In  questo senso il Cartello Sociale sollecita i vertici di ANAS e il commissario del Libero Consorzio dei comuni agrigentini ad intervenire per ripristinare al più presto le condizioni per una normale e sicura mobilità. Inoltre il Cartello Sociale ritiene indispensabile che gli Enti competenti facciano una riflessione sulla fragilità delle infrastrutture viarie del territorio che si caratterizzano per la Il Cartello Sociale della provincia di Agrigento interviene sullo stato di isolamento in cui versano diversi comuni del territorio per le conseguenze del maltempo degli ultimi giorni.om questo senso il Cartello Sociale sollecita i vertici di ANAS e il commissario del Libero Consorzio dei comuni agrigentini ad intervenire per ripristinare al più presto le condizioni per una normale e sicura mobilità. Inoltre il Cartello Sociale ritiene indispensabile che gli Enti competenti facciano una riflessione sulla fragilità delle infrastrutture viarie del territorio che si caratterizzano per la loro precarietà che spesso si traduce in pericolosità. Tutte le previsioni dell'evoluzione degli effetti climatici confermano infatti che episodi come quelli recenti si manifesteranno sempre più spesso, precarietà che spesso si traduce in pericolosità. Tutte le previsioni dell'evoluzione degli effetti climatici confermano infatti che episodi come quelli recenti si manifesteranno sempre più spesso.

SCRIVOLIBERO

Agrigento, Riapre La Strada Provinciale N. 1

By Redazione Scrivo Libero  
Riaperta al transito veicolare la S.P. n.1 in località Contrada Fondacazzo, chiusa lo scorso 10 dicembre con ordinanza del dirigente del settore Infrastrutture stradali, in seguito alla caduta di un grosso masso proveniente dal costone di proprietà privata che sovrasta la strada provinciale. Nei giorni scorsi è stata verificata la stabilità del costone e sono state eliminate le condizioni di equilibrio instabile che avevano determinato l'immediata chiusura della strada provinciale in quel tratto. Sul posto hanno lavorato il personale stradale e i tecnici del Libero Consorzio con la ditta incaricata alla manutenzione straordinaria.

SIR AGENZIA D'INFORMAZIONE

Infrastrutture: Cartello sociale Agrigento, "ripristinare al più presto le condizioni per una normale e sicura mobilità"

(F.P.)
Il Cartello sociale della provincia di Agrigento interviene sullo stato di isolamento in cui versano diversi comuni del territorio per le conseguenze del maltempo degli ultimi giorni. In questo senso il Cartello sociale sollecita i vertici di Anas e il commissario del Libero Consorzio dei comuni agrigentini a intervenire per ripristinare al più presto le condizioni per una normale e sicura mobilità. Inoltre il Cartello sociale ritiene indispensabile che "gli enti competenti facciano una riflessione sulla fragilità delle infrastrutture viarie del territorio". Interviene, inoltre, sullo stato di isolamento in cui versano diversi comuni del territorio per le conseguenze del maltempo degli ultimi giorni. In questo senso il Cartello sociale sollecita i vertici di Anas e il commissario del Libero Consorzio dei comuni agrigentini a "intervenire per ripristinare al più presto le condizioni per una normale e sicura mobilità". Ritiene "indispensabile" che "gli enti competenti facciano una riflessione sulla fragilità
delle infrastrutture viarie del territorio che si caratterizzano per la loro precarietà che spesso si traduce in pericolosità". "Tutte le previsioni dell'evoluzione degli effetti climatici confermano infatti che episodi come quelli recenti si manifesteranno sempre più spesso, precarietà che spesso si traduce in pericolosità".

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