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rassegna stampa del 4 e 5 gennaio 2022

TODAY ECONOMIA

Per chi torna lo smart working

Il lavoro agile torna a essere un tema caldo, e anche per superare lo stallo politico in maggioranza sul "nuovo" super green pass, il premier Draghi potrebbe imporre un compromesso per il settore privato. Ma anche nel pubblico le cose si muovono
Redazione
Sul fronte scuola Draghi ha messo in chiaro che le lezioni scolastiche in presenza non subiranno slittamenti, anche perché tutelarle significa assicurare ai genitori la possibilità di lavorare. Lo smart working torna a essere un tema caldo, e anche per superare lo stallo politico in maggioranza sul Super green pass sui luoghi di lavoro, il premier potrebbe imporre un compromesso. In pratica si ipotizza in queste ore una quota prestabilita massima di "lavoro da casa" nel settore privato, fino alla metà di febbraio. Sono cinque milioni e mezzo gli autonomi e sedici milioni i dipendenti di aziende private in Italia. Ridurre di un terzo le presenze, l'effetto sarebbe imponente anche per quel che riguarda i mezzi pubblici, che sarebbe decongestionati. Non un dettaglio. Ma anche nel pubblico le cose si muovono.
Smart working: lo scontro tra sindacati e Brunetta
I sindacati spingono apertamente per un massiccio ritorno al lavoro agile nel comparto pubblico, ma dal dipartimento della Funzione Pubblica la richiesta viene bollata come "incomprensibile". Le richieste dei sindacati hanno trovato sponda nei senatori del Movimento 5 Stelle, per i quali "Brunetta "sbaglia nel ridurre all'osso oggi il ricorso al lavoro agile". Ieri anche il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, si è espresso in favore del lavoro agile. "Tutte le misure messe in campo finora dal Governo - per Cartabellotta - sono una sommatoria di pannicelli caldi che non riescono a rallentare la circolazione. Adesso vediamo cosa verrà fuori dal prossimo consiglio dei ministri. Bisogna limitare i contatti sociali, magari incrementando lo smart working".
La replica del ministro forzista è stata secca: bocciatura senza appello della soluzione "tutti a casa" sperimentata in assenza dei vaccini nella prima fase della pandemia nella primavera 2020 con lockdown generalizzato e chiusura di tutte le attività economiche e di tutti i servizi, tranne quelli essenziali. "Non è questa la situazione attuale" hanno rimarcato dal ministero.
Il Dipartimento della Pa ha fatto poi presente che "la normativa e le regole attuali già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato. Le amministrazioni pubbliche, in particolare, sulla base delle linee guida recentemente approvate con il consenso di tutti (sindacati, governo, amministrazioni centrali e locali), possono decidere la rotazione del personale consentendo il lavoro agile anche fino al 49% sulla base di una programmazione mensile, o più lunga".
Tutto chiarito? Non proprio. Infatti l'Ugl enti locali ieri ha chiesto a Brunetta "di intervenire sugli uffici creativi con una circolare chiarificatrice". Fa notizia il caso della giunta regione della Campania dove nello stesso edificio, sullo stesso piano, ci sono provvedimenti completamente diversi: uno che certifica la situazione emergenziale e applica lo smart working, l'altro che nega l'aumento dei contagi e obbliga i lavoratori a stare in presenza rifiutando la rotazione degli stessi.
Chi lavorerà da casa?
Dunque, che succederà? Potrebbe molto realisticamente esserci secondo Repubblica un ritorno, a strettissimo giro di posta, allo smart working d'emergenza per le imprese, mentre nella Pubblica amministrazione le richieste dei sindacati vengono respinte al mittente ed è scontro. Ci vorrebbe un segnale da Palazzo Chigi, che sta già pensando a un provvedimento che incoraggi un ricorso maggiore al lavoro agile, finché durerà l'emergenza. Il governo adotterà delle misure nel Consiglio dei ministri di domani 5 gennaio: i rumors parlano di raccomandazioni e indicazioni a favore del lavoro agile, ma solo per il settore privato.
Nella pratica poi molte aziende stanno già chiedendo ai dipendenti di non tornare in ufficio subito dopo le vacanze di Natale e Capodanno: "Io l'ho comunicato prima di Natale - dice al quotidiano romano Federico Capeci, amministratore delegato della sede italiana di Kantar, multinazionale della consulenza perché così, se qualcuno fosse tornato dai genitori o si fosse trasferito nella seconda casa avrebbe avuto tutto tempo di organizzarsi. L'ufficio rimane aperto: meglio un ambiente sanificato che lavorare in un bar o in un posto qualsiasi, ma la forte raccomandazione è lavorare da casa".
Lo smart working anche nel pubblico non è mai finito
Per il settore pubblico invece gli spiragli sono pochi. Alcune sigle, come la Fp Cgil e la Uilpa, si sono rivolte alle singole amministrazioni, mentre altre, come Confintesa, Confsal, Covirp, Flepar e Flp hanno inviato appelli al ministro della Pa Renato Brunetta e al premier Mario Draghi. Appelli non ascoltati. C'è un "però". Le notizie che arrivano dalle varie amministrazioni vanno comunque verso un ampliamento del lavoro agile, anche se in ordine sparso. Le ultime arrivano per esempio dal Consiglio di Stato, che in una direttiva del Segretario generale ha confermato le regole emergenziali fino al 31 marzo prossimo. Si tratta di un lavoro agile per tre giorni alla settimana, con l'eccezione dei «lavoratori fragili» che possono superare questo limite su indicazione del medico.
Scontro politico a parte (Forza Italia contraria, M5s e Pd favorevoli) lo smart working anche nel pubblico esiste già: al ministero dell'Economia, quasi 10mila dipendenti, è stato alzato da 6 a 8 il limite delle giornate in lavoro agile al mese, con la possibilità di arrivare a 10 per alcune categorie di lavoratori. L'agenzia delle Entrate ha firmato da tempo un accordo con i sindacati per l'uso più ampio possibile del lavoro a distanza, considerato modalità «ordinaria» per i lavoratori fragili. Al Comune di Roma il lavoro agile è stato mantenuto per il back office oltre che per i fragili, e da Nord a Sud Comuni grandi e piccoli tornano a spingere su questo tasto.
I sindacati spingono a livello nazionale per una revisione al rialzo, generalizzata e uniforme, delle regole sullo smart working. In ogni caso si partirà dal settore privato. Domani dopo il consiglio dei ministri tutto sarà più chiaro.

AGRIGENTONOTIZIE

CRONACA
Musumeci: "Pronti a riaprire le scuole il 10 gennaio ma solo se i contagi calano"

Il governatore: "La speranza è che la curva epidemiologica nelle prossime ore possa abbassarsi ed evitare così che si debba ricorrere a misure più restrittive. Preoccupa il basso numero di vaccini della fascia 5-11 anni, c'è molta prudenza da parte dei genitori"
Redazione
"Più volte ho detto che l'ultima cosa che vorrei chiudere sono le scuole, perché sono consapevole delle difficoltà della didattica a distanza: la speranza è che la curva epidemiologica nelle prossime ore possa abbassarsi ed evitare così che si debba ricorrere a misure più restrittive". A parlare è il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, nel corso di un intervento a Tgcom24.
"Nessuna difficoltà a riaprire le scuole il 10 gennaio da parte nostra - ha aggiunto - ma lo faremo soltanto se la linea dei contagi dovesse abbassarsi". E a chi gli chiedeva un commento sull'affermazione del premier Mario Draghi, secondo cui non si sarebbe mai tornati in dad, Musumeci ha risposto: "Quella affermazione fu una imprudenza, non si può dare una indicazione certa quando tutto dipende dalla condotta collettiva e dal numero dei contagi. Ma non è la sola imprudenza detta dal governo, tante volte ha dovuto fare marcia indietro".
Sull'apertura della scuola il 10 gennaio Musumeci ha aggiunto: "Il dibattito è aperto, nelle prossime ore dovremmo incontrarci con gli altri presidenti di regione, noi oggi a Palermo avremo un incontro con l'assessore all'Istruzione per vedere quale possa essere la soluzione migliore. Il cuore e la ragione si scontrano. L'ultima cosa che vorrei chiudere sono le scuole".
Il governatore puntualizza: "Preoccupa il basso numero di vaccini della fascia 5-11 anni, c'è molta prudenza da parte dei genitori". "Per quanto riguarda l'edilizia scolastica - aggiunge - si è fatto tutto quello che si è potuto fare in questi due anni, peraltro voglio ricordare che c'è stato un impegno prepandemia per la riqualificazione dell'edilizia ma rimane molto da fare. Il personale scolastico è vaccinato al 92 per cento. In compenso l'edilizia sanitaria ne ha guadagnato, con oltre 320 posti in terapia intensiva e subintensiva".

RAI NEWS

Scuola in presenza e nessun rinvio, verso il super Green pass per il lavoro

redazione
Nessuno slittamento, gli studenti italiani torneranno a scuola il 10 gennaio, come previsto. La quarta ondata della pandemia non accenna a placarsi ma il governo mantiene la linea rigorosa e conferma il calendario scolastico, seppure probabilmente con alcune modifiche almeno per quanto riguarda quarantene e distinzioni tra vaccinati e non nelle classi. Le Regioni spingono per eliminare il distinguo e, nel contempo, aumentare la soglia di positivi superata la quale le classi finiscono in Dad. Intanto, nuove riunioni tecniche a palazzo Chigi in vista di quella che appare sempre più una certezza, ovvero l'estensione del super Green pass al lavoro. Un tema piuttosto complesso, soprattutto per quanto riguarda il mondo del privato. Per questo cresce l'attesa per il consiglio dei ministri di mercoledì, quando le ipotesi potrebbero diventare realtà, forse già da febbraio.
Covid-19 coronavirus controlli green pass bar ristoranti (Ansa)© Fornito da Rai News Covid-19 coronavirus controlli green pass bar ristoranti (Ansa)
Governatori e sindaci hanno espresso preoccupazione in vista della riapertura delle scuole, dove stanno comunque già arrivando le prime forniture di mascherine ffp2. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha addirittura proposto di rimandare di 20-30 la ripresa delle lezioni in presenza per "raffreddare il contagio". Un'idea che ha trovato d'accordo anche il presidente della Toscana, Eugenio Giani, e quello del Veneto Zaia, seppur con qualche riserva. A chiudere definitivamente le porte alla proposta è però palazzo Chigi, la cui linea - ribadita più volte nei giorni scorsi dal ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi - è quella di tenere aperte le scuole e relegare la didattica a distanza solo alle strette necessità.  Proprio per questo, a sette giorni dal rientro in classe, le Regioni provano a mitigare preoccupazioni e necessità lanciandola proposta di eliminare la distinzione - definita "discriminatoria" da più parti, presidi compresi - tra vaccinati e non. In vista della Commissione Salute che si riunirà domani, l'idea è quella di rivedere la definizione di un numero minimo di contagi in classe, che permetta indistintamente a tutti gli alunni di andare in Dad.
Al momento, su quest'ultimo aspetto l'ipotesi è di valutare tre o quattro contagi e, sotto questa cifra, prevedere l'autosorveglianza per tutti. Il tema del rientro è anche al centro del confronto tra i governatori nella Conferenza delle Regioni e nell'incontro in programma tra il ministro Bianchi e i sindacati.  Resta poi il nodo dell'estensione del super Green pass sul lavoro, considerato che sul tema al momento non c'è convergenza all'interno della maggioranza, con una linea più rigorista e favorevole espressa da Pd, Leu e Forza Italia e le criticità espresse invece da lega e M5s contrari al provvedimento. I tempi stringono e una decisione, soprattutto in vista di una probabile impennata di casi dopo le ferie natalizie, dovrà essere presa nei prossimi giorni per poi partire già dal prossimo mese, dando il tempo a chi non lo ha già fatto di vaccinarsi o completare il ciclo con seconda dose o booster.
Landini: "Il governo renda i vaccini obbligatori per tutti"
Vaccino obbligatorio per tutti, non solo per i lavoratori. È quanto chiede in un'intervista a Repubblica il segretario generale della Cgil Maurizio Landini che considera "insufficiente" l'obbligo ai soli luoghi di lavoro. "La recrudescenza del virus impone al governo un'assunzione di responsabilità", afferma.  La profilassi deve essere resa obbligatoria per tutti, secondo Landini, "perché il virus riguarda tutti", e non solo i lavoratori. Dopotutto, prosegue, "i luoghi di lavoro, grazie ai protocolli che abbiamo firmato con il governo e le aziende, non sono risultati focolai della trasmissione del virus".  La trasmissione del virus, sostiene il sindacalista, "avviene fuori dai posti di lavoro, sui mezzi di trasporto pubblici, nei luoghi affollati".  Il numero uno della Cgil chiede anche di "cancellare con una legge tutte quelle forme di lavoro precario ingiustificato, dal lavoro a chiamata alle finte partite Iva". Queste devono essere sostituite,
per Landini, "con un unico contratto di ingresso al lavoro fondato sulla formazione e che punti alla stabilità del rapporto di lavoro".

AFFARIITALIANI.IT

Smart working nella PA, no di Brunetta. "Le regole ci sono già"

Sindacati gelati
"Incomprensibile l'invocazione dello Smart Working per tutto il pubblico impiego"
I sindacati chiedono un ritorno al lavoro agile emergenziale nella Pa, ma il dipartimento guidato dal ministro Renato Brunetta replica: le regole lo prevedono gia', la richiesta e' incomprensibile. E' stato il segretario generale Confsal, Angelo Raffale Margiotta, tra i primi a chiedere un ritorno alla "modalita' lavorativa in lavoro agile come modalita' ordinaria" per tutti i lavoratori per la durata dello stato di emergenza, cioe' fino al 31 marzo 2022.
"Stiamo assistendo ad un crescente aumento dei contagi, per il diffondersi di nuove varianti, con conseguenti misure di quarantena, sia per i colpiti sia per chi ha avuto con gli stessi contatti, che moltiplicano le assenze a dismisura", ha ragionato Margiotta in una lettera al ministro Brunetta, aggiungendo che "e' forte il disagio per le attivita' lavorative ordinarie e grande la preoccupazione tra i lavoratori per l'effetto che tale situazione potrebbe determinare anche nell'ambito familiare". Alla richiesta del sindacalista si e' aggiunta quella di Marco Carlomagno, segretario generale Flp, la federazione dei lavoratori della Funzione pubblica: " Il Governo ripristini il lavoro agile emergenziale anche nella pubblica amministrazione. E' una necessita' per la sicurezza dei lavoratori".
A sostenere le ragioni dei sindacati anche i senatori del M5s che ieri hanno affermato che Brunetta "sbaglia nel ridurre all'osso oggi il ricorso al lavoro agile" che dovrebbe invece "comprendere e valorizzare al meglio le enormi potenzialita' del digitale, grazie al quale sta cambiando il modo di lavorare di tutti noi. E da questo indirizzo non si torna indietro". Secca la replica in mattinata da parte del dipartimento della Funzione pubblica in una nota: "La normativa e le regole attuali gia' permettono ampia flessibilita' per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato". Il dipartimento guidato da Brunetta ha aggiunto inoltre che "alla luce della grande flessibilita' riconosciuta alle singole amministrazioni" risulta "incomprensibile l'invocazione dello Smart Working per tutto il pubblico impiego". Un 'tutti a casa' come quando non c'erano i vaccini, durante la prima fase della pandemia nel 2020, legato al lockdown generalizzato. "Non e' questa la situazione attuale", taglia corto il Dipartimento.

5 gennaio 2022

Regione

Scuola, la Regione fissa al 10 gennaio il ritorno in aula in Sicilia dopo le festività

La riapertura delle scuole in Sicilia, dopo la pausa delle festività di fine anno, è fissata al 10 gennaio 2022. Lo ha deciso, d'intesa con il presidente della Regione Nello Musumeci e con il Dasoe dell'assessorato alla Salute, l'assessorato all'Istruzione e Formazione professionale della Regione Siciliana, in variazione a quanto previsto dal decreto assessoriale n.1187 del 5 luglio 2021.
«Abbiamo preso questa decisione - spiega l'assessore Roberto Lagalla - in seguito all'odierna riunione della Conferenza delle Regioni, in esito alla quale è emersa l'esigenza  di acquisire uno specifico parere del Cts nazionale che, in relazione all'andamento della pandemia, sia in condizione di escludere una possibile ed eventuale ricaduta negativa sulla riapertura degli istituti scolastici. Alla luce dell'attuale quadro epidemiologico - aggiunge Lagalla - durante la riunione è stata fatta presente anche l'esigenza di una revisione delle procedure di tracciamento dei contatti scolastici, con particolare riferimento alle modalità di esecuzione dei controlli sanitari e di gestione delle quarantene. La Regione Siciliana, nel condividere la posizione dei rappresentanti regionali e in attesa del parere richiesto al Cts, ha perciò ritenuto di uniformare il proprio calendario didattico a quello delle altre regioni italiane».
Il provvedimento riguarda, in Sicilia, le scuole di ogni ordine e grado, i corsi di formazione professionale in obbligo scolastico e le Fondazioni Its.

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