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/ Comunicati stampa » 2013 » Maggio » 14 » Il Consiglio provinciale chiede chiarezza sul futuro delle partecipate

Il Consiglio provinciale chiede chiarezza sul futuro delle partecipate

 

AGRIGENTO - Quale sarà il futuro delle società partecipate e cioè l'istituto superiore di studi musicali "Toscanini" di Ribera ed il Consorzio universitario di contrada "Calcarelle", finanziate principalmente dalla Provincia Regionale di Agrigento quando l'Ente intermedio sarà soppresso?
A questa domanda ha cercato di dare una risposta il Consiglio Provinciale convocato in seduta straordinaria dal suo presidente Raimondo Buscemi con un solo punto all'ordine del giorno "Abolizione delle Province e futuro delle società partecipate".
I Consiglieri, preoccupati per il futuro delle società partecipate, al termine della seduta hanno deciso di effettuare un primo passo presso le Commissioni "Affari Generali" e Cultura della Regione per chiarire il futuro delle partecipate e contestualmente sviluppare un documento con il quale si propone alla Regione l'azzeramento di ogni gettone di presenza degli amministratori per "...tornare a fare politica - ha detto Raimondo Buscemi - con quella passione che ci ha sempre contraddistinti e dare risposte chiare e concrete all'opinione pubblica sui veri costi della politica. Buscemi ha proposto l'abbattimento di tutti i costi della politica, dei gettoni di presenza e delle altre indennità degli Amministratori, mantenendo le attuali strutture e competenze delle province che non avrebbero così alcun costo aggiuntivo. Inoltre per Buscemi appare necessario mantenere le elezioni dirette da parte dei cittadini degli organismi provinciali quali garanzia di vera democrazia".
La convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio Provinciale, era stata chiesta dai componenti la XI Commissione Consiliare "Vigilanza sugli Enti Partecipati", presieduta da Stefano Girasole e sottoscritta da 17 Consiglieri.
Ad inizio di seduta Raimondo Buscemi ha stigmatizzato l'assenza dei soggetti che erano stati invitati e cioè i vertici delle società partecipate, l'Assessore Regionale all'Istruzione Nelli Scilabra, i componenti della V Commissione Regionale Cultura, i deputati regionali e nazionali della provincia di Agrigento, il Presidente della Provincia Eugenio D'Orsi e gli Assessori Provinciali (presenti in quattro), gli studenti del polo di Agrigento e dell'Istituto Toscanini. Insomma quello di ieri sera doveva essere un Consiglio aperto alla partecipazione della cittadinanza attiva.
"E' mortificante rilevare - ha detto Buscemi - come questi problemi non interessano gli stessi attori e la nostra classe politica. Sono assolutamente da condannare queste assenze di fronte ad un così grave problema che rischia di far saltare quanto, con fatica e tanto investimento di denaro, si è realizzato in provincia sia per il Consorzio Universitario di Calcarelle che per l'Istituto Musicale Toscanini di Ribera".
Il consigliere Maurizio Masone nel suo primo intervento ha voluto ricordare la grande figura del storico siciliano Francesco Renda, scomparso nei giorni scorsi e che tanto lustro ha dato alla nostra terra a cui è stato dedicato un minuto di raccoglimento.
Il consigliere Stefano Girasole, presidente della XI Commissione consiliare ha parlato di un danno enorme per la democrazia partecipata stigmatizzando le pesanti assenze "La totale assenza della classe politica regionale dimostra ancora una volta come la politica si disinteressi del territorio. Con lo scioglimento delle Provincia si causa un danno enorme nell'organizzazione territoriale e soprattutto nei servizi resi al cittadino. Il Cupa ed il Toscanini sono due stupende realtà culturali operanti nel nostro territorio ma soprattutto consentono alle famiglie poco agiate di far studiare i propri figli senza dover affrontare le esose spese nei vari atenei. Il Cupa consente a tanti giovani di raggiungere la laurea, cosa che se l'università di Calcarelle scomparisse, taglierebbe le gambe a tante intelligenze. L'Ars ha legiferato non preoccupandosi minimamente del futuro di queste importanti strutture culturali che da decenni operano nel nostro territorio. I nostri deputati regionali debbono dare delle risposte concrete e contestualmente è bene articolare un pesante documento nel quale esprimere tutto il nostro dissenso nei confronti della classe politica sia siciliana che nazionale".
Deciso l'intervento del capogruppo consiliare del Pdl Ivan Paci "Siamo alle solite - ha esordito Paci - Avevamo chiesto questo Consiglio per incontrare i deputati, gli assessori regionali , il presidente del Cupa e del Toscanini, per affrontare il problema, ma debbo constatare la loro totale assenza e disinteresse. Questa operazione di trasformazione delle Province in Consorzi a mio modesto parere non è che una becera operazione di bassa politica come dire che passiamo da una democrazia partecipata nella quale il cittadino esprime liberamente la propria preferenza, alla gestione di pochi intimi che in una stanza decidono chi nominare. Questa rivoluzione di carta viene fatta per risparmiare, ma con quale coraggio alla Regione si parla di risparmio, quando tutti noi conosciamo gli sperperi e quanto costa la Regione per ogni cittadino. Se un ente è da abolire, bene questo è certamente la Regione di dubbia utilità e con tanti vizi di corruzione tipici dello Stato centrale".
Il capogruppo del Mpa, Totò Scozzari è stato molto pesante nel suo intervento:"Queste assenze dimostrano quanto possa interessare loro le esigenze del territorio agrigentino. Ai nostri deputati regionali non interessano i tanti servizi che l'Ente provincia eroga ai cittadini. L'operazione di Crocetta non è che fumo negli occhi dell'opinione pubblica: non è con la chiusura delle Province che si risparmia sui costi della politica in quanto è ampiamente dimostrato che l'Ente intermedio è quello che costa meno di tutti. Quello che incide sui bilanci sono i costi della Regione Sicilia. Facciamo un esempio: ognuno dei 90 deputati di sala d'Ercole percepisce, al netto, ogni mese ben 11.781 euro così distribuiti: 5.101 compenso base più 3.500 euro di diaria e 3.180 euro di contributi per attività politica. Se uno ha inoltre delle cariche quali presidente di commissione scatta un bonus di 2.089 euro, questa volta, però, al lordo. L'aspetto più grave di questa farsa sono le dichiarazioni di questi nuovi deputati regionali che per tanti anni sono stati ospiti a vario titolo di questo palazzo della Provincia e che oggi, solo oggi guarda caso, dopo venti anni, si accorgono che è un Ente inutile dopo che hanno fatto carriera distribuendo a destra ed a manca contributi presi dal bilancio della Provincia. Io dico che i nostri politici ed i sindacati a tutti i livelli hanno tradito la Sicilia ed il suo popolo. Una vera rivoluzione sarebbe stata quella di decurtare del 50 per cento il numero dei deputati regionali e di un abbondante 70 per cento il loro stipendio mensile. Ma su questo non ci sentono".
Il Consigliere Guarraci si è dichiarato contrario all'abolizione delle province parlando di un esproprio democratico della volontà popolare con l'introduzione dell'elezione di secondo grado. Per Guarraci il Governo Regionale di fatto ha impedito ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti. Le province, ricorda Guarraci, sono già liberi consorzi con una propria identità culturale. Guarraci profetizza, tra qualche anno, un peggioramento della gestione delle province per mancanza di un disegno organico di riordino che non porterà ad alcun vantaggio per i cittadini.
Il Consigliere Masone ritiene che il destino delle province sia ancora incerto e l'abolizione delle province sia una forzatura inutile dovuta al sentire comune della società civile che le vuole cancellate dall'ordinamento perché le ritiene inutili. Masone ha chiesto al Presidente del Consiglio di andare alla Regione in audizione alle Commissioni Affari Istituzionali e Cultura per esporre il punto di vista del Consiglio Provinciale e rappresentare il rischio della chiusura del Consorzio Universitario e dell'Istituto Toscanini di cui non si comprende il futuro.
Nino Spoto di Rifondazione Comunista con rammarico ha dichiarato: "Non mi sento più rappresentato da questa deputazione agrigentina a Sala d'Ercole, la loro assenza è sintomatica di quanto interesse hanno per la nostra provincia ed i suoi abitanti che sono poi coloro che li hanno eletti. Ma sappiano che tirare la corda prima o poi si rompe".
Arturo Ripepe parlando della situazione politica con amarezza ha dichiarato "Nessuno ha capito o vuole capire il vero significato di questa pseudo rivoluzione di Crocetta. La chiusura delle Provincia non potrà che creare seri problemi nell'organizzazione territoriale. Crocetta vuole togliere la democrazia per mettere al loro posto i propri uomini e gestire l'intera Sicilia. Questo il vero significato di questa squallida operazione pseudo-politica. Spero che il Governo capisca e capirà che non riuscirà a fare le modifiche alle competenze delle province entro il 31 di dicembre. Ripepe si augura che le province vengano riempite di contenuti per dare reali servizi al territorio".



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