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rassegna stampa del 4-5-6 ottobre 2014



sicilia24h.it
Riapre il centro per migranti di Lampedusa. A dirigerlo il suocero del fratello di Alfano. Ultim'ora: Lorenzo Montana si è dimesso

A seguito delle polemiche sorte attorno alla vicenda che ha riguardato Lorenzo Montana, presidente del Centro di accoglienza di fresca apertura e della Confederazione delle Misericordie, nonchè suocero del fratello del ministro Angelino Alfano,  inevitabili sono scattate le dimissioni dalla presidenza. Il tutto perchè ieri era apparso un articolo sul Fatto Quotidiano (che riportiamo di seguito) che comprovava, appunto, il rapporto di parentela tra il fratello del ministro e il presidente del Centro di Accoglienza. Lampedusa è con il fiato sospeso: la paura degli isolani è di tornare a essere la frontiera militarizzata d'Europa. Sì, perché il combinato disposto fra il probabile arretramento della missione di ricerca e soccorso in alto Mare Nostrum (o la sua sostituzione con l'europea Frontex plus) e la riapertura del centro per immigrati vuole dire solo una cosa: riportare le lancette dell'orologio a quando l'Isola era il principale punto di accoglienza dei flussi migratori provenienti dall'Africa. Ai tempi a gestire la struttura era la Lampedusa Accoglienza, una cooperativa controllata dal onsorzio Sisifo che ha dovuto fare le valige dopo la diffusione da parte del Tg2, a dicembre 2013, del video choc dei migranti disinfettati con l'idrante all'interno della struttura.
Poi è arrivata Mare Nostrum e gli immigrati, recuperati dalla nostra Marina militare a poche miglia dalle coste della Libia, venivano trasb ordati direttamente in Sicilia o in Calabria, così il centro di contrada Imbracola è rimasto praticamente quasi sempre chiuso, eccezion fatta per qualche piccolo sporadico sbarco.
Ora, passate le celebrazioni per la strage del 3 ottobre 2013 e tornati a casa i superstiti di quel terribile naufragio, a Lampedusa si torna a fare sul serio e il centro, dopo un mese di lavori di ristrutturazione, è pronto a riaprire i battenti sotto una nuova gestione: quella della Confederazione nazionale delle Misericordie che si è aggiudicata l'appalto in seguito a una procedura negoziata della
 Prefettura di Agrigento. A dirigerlo c'è Lorenzo Montana che annuncia l'apertura ufficiale entro fine mese: "Ma già da ora siamo in condizione di accogliere perché abbiamo dei moduli operativi".
In attesa dei primi ospiti, il nuovo direttore si deve però difendere da una parentela ingombrante: sua figlia è sposata con Alessandro Alfano, fratello del ministro Angelino: "Non sono stato scelto dal capo del Viminale, ma dalla Confederazione Misericordie per le mie qualità personali, umane, professionali e intellettive
. E anche perché sono un lampedusano doc". E il ministro? "A lui che interessa? Io ho rapporti con con il prefetto Morcone e col mio prefetto che è il dottor Diomede". Il primo è Mario Morcone, da giugno capo del dipartimento Immigrazione del Viminale, il secondo, Nicola Diomede, dirige invece la Prefettura di Agrigento. Ma lui tiene botta: "Sono idoneo a dirigere in questo lembo di terra, che è l'ultimo d'Europa, una struttura così importante come il Cpsa". di Lorenzo Galeazzi, Il Fatto Quotidiano

Pubblicato sul sito internet l'avviso per l'adozione dell'A.U.A.
E' stato pubblicato sul sito istituzionale della Provincia Regionale, oggi Libero Consorzio Comunale, l'avviso per le piccole e medie imprese e per i titolari di impianti non soggetti alla disciplina dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.). L'avviso contiene il modello di domanda per l'Autorizzazione Unica Ambientale (A.U.A.), ovvero un nuovo provvedimento amministrativo che può sostituire ben sette titoli abilitativi che sinora andavano richiesti separatamente. La Provincia è l'autorità competente per il rilascio, rinnovo e aggiornamento dell'A.U.A (della durata di 15 anni) che confluisce nel provvedimento conclusivo di autorizzazione rilasciata dallo Sportello Unico per le Attività Produttive dei Comuni (o associazioni di Comuni).
La richiesta di A.U.A. deve essere presentata alla Provincia Regionale per il tramite dello Sportello Unico per le Attività Produttive dei Comuni ove insiste (o insisterà) l'impianto da autorizzare, che a loro volta dovranno trasmettere tramite PEC la domanda di A.U.A. alla Provincia, oggi Libero Consorzio Comunale.
Responsabile A.U.A. per la Provincia è la dott.ssa Carmela Virone, funzionario responsabile del Gruppo 5 del Settore Ambiente e Territorio.
Per maggiori informazioni consultare il sito http://www.provincia.agrigento.it
Torre Salsa, lavori al casello Omomorto
A Siculiana, nella riserva naturale di Torre Salsa gestita dal Wwf, presso il casello Omomorto in contrada Garebici, sono in corso d'opera gli interventi di ristrutturazione dello stesso casello. Il progetto è stato redatto dallo staff tecnico del settore Ambiente della ex Provincia di Agrigento, i lavori sono eseguiti dall' impresa Grasso forniture di Catania per 125mila euro, e si protrarranno 8 mesi. Sarà anche realizzata una roccioteca con un'esposizione permanente di campioni di rocce provenienti dalla riserva e da altre zone della Sicilia.


La sicilia.it

La Regione «contende»
la struttura a se stessa
"Pezzi" della Regione si "contendono" tra di loro il Palacongressi di Agrigento. La struttura congressuale chiusa ormai da un paio di anni, infatti, è al centro di una interlocuzione tra il Dipartimento regionale dei Beni Culturali e il Demanio (che ne è il "proprietario") per ottenere la disponibilità dell'immobile.
Un confronto avviato alcuni mesi fa del quale il Comune di Agrigento è stato messo a conoscenza quasi per caso, dato che il Dipartimento ha sostanzialmente chiesto al Municipio un parere rispetto al potenziale cambio di titolarità. Ovviamente a Palazzo San Domenico la questione interna è interessata fino ad un certo punto e la risposta pare sia stata (in estrema sintesi), che importava relativamente poco di questo aspetto ma che fosse necessario fare definitivamente chiarezza su un iter che la stessa regione aveva avviato giusto un paio di anni fa e che al momento "congela" ogni possibilità di utilizzo della struttura.
Era il settembre del 2012 quando la Regione decise, senza interpellare coloro a cui aveva affidato l'edificio (e a cui è ancora oggi affidato), ovvero il Comune, di tentare di vendere la struttura per disfarsene. Un tentativo reiterato ma senza alcun risultato apprezzabile, forse perché il Palacongressi fu ritenuto poco appetibile dagli acquirenti privati. A ciò conseguì un lungo e ininterrotto periodo di chiusura e di incertezza per il Municipio. Per consentire la fruibilità dell'edificio (che è attualmente privo della certificazione per la prevenzione degli incendi) infatti basterebbe "solo" una somma compresa tra le 40 e le 50mila euro per l'adeguamento degli impianti. Soldi che ovviamente il Comune non vuole spendere fino a quando non avrà certezze mettendo "nero su bianco" un affidamento pluriennale. L'unica notizia positiva, a quanto pare, sarebbe che gli anni di chiusura non avrebbero arrecato particolari danni alla struttura. Una relazione realizzata dal Demanio regionale, che periodicamente effettua il monitoraggio delle proprie proprietà, indicherebbe infatti l'assenza di problematiche diverse da quelle già note.
Questo è attualmente lo "stato dell'arte", il Comune non ha più ricevuto alcun aggiornamento sul futuro del Palacongressi e non si sa quindi se la "macchina" regionale sia o no in movimento. Qualche speranza si ripone nel commissario Luciana Giammanco, che in quanto dirigente regionale potrebbe - come sta già facendo per la vicenda del pontile comunale - ottenere informazioni "di prima mano" rispetto alla vicenda.
L'interessamento dei Beni culturali, comunque, non è una novità in assoluto: il 16 giugno scorso, infatti, si tenne un incontro tra l'assessore al Turismo Michela Stancheris e le associazioni degli albergatori, presente il direttore generale del Settore, Rino Giglione, con il quale si ragionò anche della possibilità di utilizzare parte dei fondi provenienti dai ticket di accesso alla valle dei templi per il recupero e la gestione della struttura.
Gioacchino Schicchi

La storia

Il primo finanziamento per la costruzione del Palazzo dei Congressi risale agli anni '80: tre miliardi che tuttavia nel gennaio 1982, essendo ancora inutilizzati (la Soprintendenza non aveva ancora espresso il proprio parere sull'area prescelta in un primo tempo) l'allora assessore regionale al turismo Natoli avrebbe voluto stornare ad altra opera. Come riportano le cronache dell'epoca, fu il sindaco Calogero Zambuto (il papà dell'ex sindaco Marco) a fare in modo che non si perdessero quei soldi individuando un'altra area al Villaggio Mosè. La scelta venne poi ratificata dal Consiglio comunale il 31 gennaio dello stesso anno. Così Natoli non solo confermò i tre miliardi, ma ne aggiunse altri cinque per la realizzazione del progetto che nel frattempo era stato elaborato dall'architetto Umberto Di Cristina. Questi, dato che l'edificio doveva sorgere in prossimità della Valle dei templi, adottò lo stile neoclassico che ancora oggi possiamo vedere anche dagli arredi interni. Alla fine costò 24 miliardi di lire e ben cinque anni di lavoro. Il cantiere venne chiuso nel 1989 e l'edificio rimase inutilizzato per circa un anno: venne inaugurato il 25 marzo 1990, alla presenza dei vertici politici ed imprenditoriali della Sicilia e diede luogo a grandi aspettative sia turistiche che occupazionali. Tuttavia destò subito delusione: già all'indomani dell'inaugurazione venne chiuso perché non c'era nessuno che potesse gestirlo. Dopo alcuni mesi venne affidato ad un'azienda romana nella speranza che potesse decollare sul piano della congressistica, ma con scarsi risultati. Venne soltanto utilizzato come teatro: ospitò spettacoli di prosa, serate cinematografiche, gli spettacoli del festival del folklore, ma dopo un paio d'anni si scoprì che erano necessari dei lavori di adeguamento alle normative vigenti e venne chiuso. Rimase in abbandono per circa cinque anni; a seguito del maltempo si allagarono anche gli scantinati, ma nel 1997 l'allora sindaco Calogero Sodano decise di assumersi la responsabilità di riaprirlo, impartendo le necessarie disposizioni ai tecnici. Ci vollero 800 milioni per renderlo di nuovo agibile, ma alla fine ci riuscì: lo stesso anno, prima di Natale, la struttura ospitò un congresso di farmacisti. Da allora è stato gestito dal Comune, ospitando manifestazioni di vario genere, parecchie anche di spessore, fino all'ultima chiusura dell'estate 2012.

Canicattì, l'Ipia chiede un immobile sequestrato alla mafia

Canicattì- Assegnare un bene confiscato alla mafia alla sede di Canicattì dell'Ipia Marconi. In questo modo si consentirebbe agli studenti di avere una sede definitiva e dignitosa dove svolgere le lezioni. E' questo l'appello lanciato dalla dirigente scolastica dell'Ipia Guglielmo Marconi di Canicattì Rosanna Rizzo Pinna, al direttore dell'agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla mafia l'ex Prefetto di Agrigento Umberto Postiglione.
La richiesta è stata avanzata ufficialmente durante l'incontro che Postiglione ha avuto a Canicattì giovedì scorso e che si è svolto al teatro Sociale. "Le chiedo- ha detto la prof. Rizzo Pinna di valutare se vi sia la concreta possibilità di assegnare alla nostra scuola una struttura confiscata alla mafia in città per permettere finalmente ai nostri studenti di avere una sede definitiva. Lo scorso anno- ha aggiunto la responsabile della scuola che ha la sua sede centrale a Favara- i ragazzi sono stati costretti a frequentare le lezioni di pomeriggio e la sera spesso costretti a ritornare a casa con l'autostop considerata l'ora tarda che non prevedeva collegamenti. Adesso- ha continuato la docente- abbiamo avuto assegnata la sede del centro sociale di contrada Bastianella- ma si tratta pur sempre di una sede provvisoria e non certamente idonea al 100% per far svolgere con serenità le lezioni ai nostri alunni. Per questo le chiedo se vi sia la possibilità di potere avere assegnata una struttura di quelle che sono state confiscate alla mafia nel territorio canicattinese". "Prenderò in esame- ha risposto l'ex Prefetto di Agrigento- questa sua richiesta aggiungendo: purtroppo ci sono leggi che regolamentano questo settore dell'assegnazione dei beni confiscati a Cosa Nostra, molto farraginose ma se la normativa lo consentirà farò di tutto per potere dare al professionale Marconi di Canicattì, una struttura adeguata".
Carmelo Vella

La Sicilia

Canicattì, l'ipia chiede un immobile sequestrato alla mafia
Assegnare un bene confiscato alla mafia alla sede di Canicattì dell'ipia Marconi. in questo modo si consentirebbe agli studenti di avere una sede definitiva e dignitosa dove svolgere le lezioni. E' questo l'appello lanciato dalla dirigente scolastica dell'Ipia Guglielmo Marconi di Canicattì Rosanna Rizzo Pinna, al direttore dell'agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla mafia l'ex Prefetto di Agrigento Umberto Postiglione.
La richiesta è stata avanzata ufficialmente durante l'incontro che Postiglione ha avuto a Canicattì giovedì scorso e che si è svolto al teatro Sociale. "Le chiedo- ha
detto la prof. Rizzo Pinna di valutare se vi sia la concreta possibilità di assegnare alla nostra scuola una struttura confiscata alla mafia in città per permettere finalmente ai nostri studenti di avere una sede definitiva. Lo scorso anno- ha aggiunto la responsabile della scuola che ha la sua sede centrale a Favara- i ragazzi sono stati costretti a frequentare le lezioni di pomeriggio e la sera spesso costretti a ritornare a casa con l'autostop considerata l'ora tarda che non prevedeva collegamenti. Adesso- ha continuato la docente- abbiamo avuto assegnata la sede del centro sociale di contrada Bastianella- ma si tratta pur sempre di una sede provvisoria e
non certamente idonea al 100% per far svolgere con serenità le lezioni ai nostri alunni, Per questo le chiedo se vi sia la possibilità di potere avere assegnata una struttura di quelle che sono state confiscate alla mafia nel territorio canicattinese". "Prenderò in esame- ha risposto l'ex Prefetto di Agrigento- questa sua richiesta aggiungendo: purtroppo ci sono leggi che regolamentano questo settore dell'assegnazione dei beni confiscati a Cosa Nostra, molto farraginose ma se la normativa io consentirà farò di tutto per potere dare al professionale Marconi di Canicattì, una struttura adeguata".
CARMELO VELLA

domenica
La Sicilia

Legge Delrio? Non si tratta di recepimento automatico
PALERMO. Non è una rivoluzione, ma il recepimento della Delrio annulla la riforma parlata e in parte scritta sulla istituzione dei liberi consorzi con relativa polverizzazione territoriale. L'iniziativa la scorsa settimana è partita dal presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone.
In cosa consiste li recepimento della Delrio?
«È fuorviante parlare di recepimento automatico. Con la legge 8 liberi consorzi ed aree metropolitane, ndr) della scorsa primavera si sono istituite le tre città metropolitane di Palermo Catania e Messina. Questo è un punto di partenza fuori discussione, così come si è optato per l'elezione di secondo grado per gli organismi di governo delle aree vaste, intendendo, ove non fosse chiaro, sia le città metropolitane che i consorzi. La Delrio, al comma 5 dell'art I, dice espressamente che i suoi principi valgono come grande riforma economico e sociale da adottare anche in Sicilia in conformità allo Statuto, Con la legge 8 abbiamo anticipato i principi contenuti nella Delrio' elezioni di secondo grado e governo di aree vaste».
Quali conseguenze senza la Deirio?
«Perderemmo quelle opportunità dettate dalla cosiddetta "Agenda Urbana e Pon Metro". In Italia paghiamo lo scotto della mancanza di regia regionale e soprattutto della frammentazione degli attori, coinvolti a diverso titolo, nella definizioni delle politiche urbane. La legge nazionale ha inteso avviare in applicazione del principio di sussidiarietà di origine europea, la localizzazione delle funzioni ai livelli territoria
li cui afferiscono i relativi bisogni. l»a nostra Regione è tenuta a disciplinare gli enti che saranno i destinatari della governance europea per gli orientamenti
2014-2020»
Quali conio gli aspetti più significativi rispetto alla recente riforma varata dall'Ars?
«Tecnicamente la legge nazionale e quella regionale coincidono in molti punti. La differenza sta nelle funzioni La nostra legge 9 dell' 86 (istituzione delle Province regionali, ndr) conferisce ampie funzioni alle Province, che è ne cessano mantenere, mentre la legge nazionale rinvia alla concertazione tra Stato e regioni Abbiamo anticipato la legge Delrio di ben tre mesi, ma la cor nice non è stata riempita di contenuto Sono stati previsti i liberi consorzi con elezione di secondo grado e le città metropolitane, ma non sono state attribuite le funzioni. Si rinviava ad una successiva norma e nel frattempo è intervenuto il legislatore nazionale. Quindi sul sistema di elezione, sugli organi e sull'organizzazione non sussistono grandi discrasie. Ma la Delrio individua anche le province come aree vaste al 0- ne di renderle come aree urbane, così come richiede la strategia 2020. Pertanto, si deve provvedere a darne immediata attuazione con l'individuazione delle cx province come nuovi liberi consorzi di area vasta. Tuttavia resta ferma la possibilità per un comune appartenente ad un libero consorzio o città metropolitana di deliberare un'adesione ad un ente diverso purché sia rispettato il criterio della continuità territoriale. Decisione da sottoporre a referendum».
Che integrazione dovrà adottare l'Ars?
«Un lavoro di coordinamento nel rispetto della nostra autonomia sull'ordinamento degli enti locali. Si tratta di completare il lavoro avviato dalla legge regionale 8, ma alla luce del nuovo assetto delineato dalle riforme in itinere. Innanzitutto sia alle città metropolita- che ai consorzi dovranno essere attribuite tutte le funzioni previste dalla
legge 9/86, con l'aggiunta per le città metropolitane di quelle ulteriori funzioni che saranno frutto dell'accordo Stato-Regioni. La Regione dovrà trasferire le funzioni amministrative agli enti di governo di area vasta. Nel 2020 è impensabile che la Regione si occupi delle autorizzazioni per la realizzazione di un pozzo per irrigare l'orticello di casa. La Sicilia con i suoi 5 milioni di abitanti è chiamata per vocazione a svolgere un ruolo internazionale, I paesi esteri ci guardano con interesse. E noi cosa offriamo? »
Ha un senso politico il recepimento. «Abbiamo visto prevalere più esigenze campanilistiche che l'avvertita esigenza di aggregarsi per l'istituzione di un ente di governo di un'area vasta competitiva a livello europeo Addirittura in qualche caso è emersa la possibilità di un riscatto per qualche torto subito subito 60 anni fa. Oggi si corre il rischio che territori già marginali per ragioni orografiche ed infrastrutturali vengano per loro scelta marginalizzati ulteriormente,
L'Anci si è espressa positivamente e dai diversi incontri con il suo presidente, Leoluca Orlando, si è convenuto sull'opportunità e necessità di fornire i Comuni di quegli strumenti reali per essere loro i protagonisti dello sviluppo del territorio. Senza differenziare piccoli o grandi comuni»
Entro quando la nuova normativa?
«Al 31 ottobre scadono le gestioni commissariali. L'Ars dovrà trovare l'energia per fare una grande riforma strutturale dell'ordinamento che potenzi il governo delle aree vaste e limiti lo strapotere amministrativo della Regione.

Lunedi 6 ottobre
La Sicilia
Lavori sul ponte Drago
Viabilità. Consegnato il cantiere per il ripristino dell'arteria sulla Spi
Ponte Drago, consegnato il cantiere, si parte con i lavori.
Inizieranno nei prossimi giorni infatti gli interventi sulla struttura che si trova lungo la SpI, nei pressi cli Villaseta e che è chiusa ormai da un paio di anni per problemi di natura strutturale.
L'Ati che si è aggiudicata l'appalto (costo complessivo circa 400mila euro) si occuperà della ristrutturazione del ponte, inibito al transito nel 2012 a causa delle condizioni di pesante degrado in cui versava il ferro presente all'interno dei pilastri.
Oltre a questo la ditta provvederà al-
la posa di nuove barriere stradali di sicurezza e della segnaletica stradale. Un intervento, precisano dalla Provincia, di natura conservativa, (dato che in un certo senso si tratta anche di un bene storico), che sarà quindi condotto con tecniche abbastanza avanzate, ma che alla fine modificherà comunque in parte il ponte, dato che sarà ridotta la larghezza della carreggiata per impedire il passaggio di due mezzi pesanti alla volta.
Il termine di esecuzione dell'opera è previsto in circa un anno, ma l'attesa è stata lunga fino ad oggi per avere quantomeno l'avvio delle opere: l'aggiudicazione definitiva dell'appalto risale infatti al maggio 2014.
Alla fine degli interventi, comunque, il beneficio che si avrà per la circolazione in quella parte della città sarà immediato.
Al momento infatti il traffico veicolare, sempre molto intenso, viene tutto deviato sul ponte Drago (2) che però non conduce all'abitato di Villaseta, ma piuttosto alla strada statale Agrigento-Porto Empedocle, sovraccaricando una zona già di intenso traffico data anche la presenza del centro commerciale.
G,s.

Il Sole 24ore
Personale, limiti ad hoc per gli enti sperimentatori
Ora che gli enti locali soggetti a Patto di stabilità hanno trovato un parametro dì riferimento, ai fìni della riduzione delle spese di personale, iniziano i primi dubbi operativi. Il Di 90/2014 ha infatti previsto che, per applicare l'obbligo di riduzione in valore assoluto delle spese di personale previsto dal comma della legge 296/2006 si debba fare riferimento al «valore medio del triennio precedente alla data di entrata in vigore della presetite disposizione». Con nota o, 73024 del 6 settembre 2014, la Ragionenia Generale dello Stato ha confermato che si tratta degli anni 2011, 2012 e 2013.
Fino al 2013, in virtù di quanto stabilito dalla Corte dei conti Sezione Autonomie, con la deliberazione n. 3/2010, la base perla riduzione delle spese era il consolidato dell'anno precedente. Un limite, quindi, dinamico destinato a mutare di anno dopo anno, creando noopochi problemi agli enti locali, sempre alle prese con la necessità di ridurre (ma non troppo)
la spesa di personale. Bastipensare a tutta la vicenda correlata ai cosiddetti effetti prenotativi. Finalmente, con il 1)1 90/2014, viene fornito un tetto entro il quale, dal 2014, le spese vanno "contenute" (termine previsto dal legislatore) e non ridotte. In termini pratici, stabilita la media del triennio 2011/2013, l'ente potrà anche scendere anno dopo anno, non precludendosi, però, la possibilità di risalire fino a questo limite.
Poiché il comma 557-quater, si applica solo a decorrere dal 2014, il legislatore fa salvo quanto operato in passato, spiegando però alle amministrazioni come procedere da ora in poi. Rimangono, quindi, confermate le voci di spesa da includere e da escludere, anche se ci si chiede se, questa, non sia l'occasione per «ripartire da zero». In altre parole, il dubbio riguarda se sia necessario prendere i dati del triennio 2011/2013, dai questionari già inviati alla Corte dei conti, relativi ai rispettivi bilanci, oppure se sia più corretto ripartire dagli impegni dei tre anni in esame e ricostruire la spe
sa. Questo, soprattutto in un'ottica di revisione degli importi relativi ai rinnovi contrattuali, per i quali non avrebbe senso fare confronti con gli anni passati.
Inattesa, quindi, di maggiori istruzioni operative provenienti dalle sezioni regionali della Corte dei conti, la Ragioneria Generale dello Stato, con la nota del settembre scorso, risolve la questione del calcolo del triennio per gli enti che, dall'anno 2012, hanno iniziato la sperimentazione dell'armonizzazione contabile. I valori del triennio, proprio perché "misti", non permetterebbero un esaustivo e corretto calcolo della media. Pertanto, secondo la Rgs, gli impegni degli enti a sperimentazione contabile del 2012, non costituiscono una base corretta per calcolare il valore medio del triennio, ai 6 anni della verifica dei contenimento della spesa di persona- le. Perciò, in tali enti, invece che al triennio 2011, 2012, 2013, si dovrà fare riferimento al triennio costituito dagli esercizi 2011,2011 e 2013,


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