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/ Rassegna stampa » 2014 » Dicembre » 9 » Rassegna stampa del 5/6/7/8/9 dicembre 2014

Rassegna stampa del 5/6/7/8/9 dicembre 2014

6 dicembre - sabato
Sicilia24h
Rischio chiusura CUPA. Marcolin (LN), l'istituzione scolastica e l'istruzione tra i punti del mio programmaLa provincia regionale di Agrigento, non è più nelle condizione di elargire il proprio contributo economico in favore del CUPA che rischia di chiudere definitivamente i battenti. Per scongiurarne la chiusura si è tenuta una riunione alla quale hanno partecipato i deputati agrigentini, nazionali e regionali.A tal proposito interviene il candidato sindaco di Agrigento, deputato della Lega Nord, Marco Marcolin, che dichiara: "Ascoltando la gente mi addentro nelle problematiche che dovremo affrontare per risollevare la città dall'ultimo posto in classifica per "Qualità della Vita". Uno dei punti fondamentali è rappresentato dall'aggregazione scolastica, dove i giovani cominciano a frequentare la società. Apprendo che l'università rischia di chiudere. Agrigento non può permettersi un disastro del genere. L'università agrigentina, e lo stato di salute delle scuole pubbliche, rappresentano uno dei punti fondamentali del nostro programma elettorale. Interverrò nel più breve tempo possibile presso il governo nazionale, per ciò che oggi posso fare, al fine di scongiurare il pericolo chiusura del CUPA attraverso la richiesta di un contributo. Mi farò portavoce dei miei concittadini affinché questo non avvenga".
LiveSicilia
Per loro nessuna proroga Precari dei Comuni in bilicodi Accursio Sabella Il recente emendamento approvato alla Camera non "sana" la situazione dei dipendenti a tempo determinato di quegli enti in dissesto o pre-dissesto finanziario. Se al Senato non si trova una soluzione anche per loro, rischiano di trovarsi, dal 31 dicembre, senza lavoro.PALERMO - Per loro, ancora, la proroga non c'è. Per la verità, ancora la proroga non c'è per nessuno dei 24 mila precari degli enti locali. Ma quantomeno, per la stragrande maggioranza di loro, lo spiraglio è stato ampiamente aperto da un emendamento presentato dal Pd e approvato alla Camera nei giorni scorsi, primo firmatario l'ex presidente della Regione Angelo Capodicasa.  Ma quell'emendamento alla legge di stabilità nazionale che interviene modificando alcuni passaggi del "decreto D'Alia" sulla pubblica amministrazione approvato nel 2013, ha un carattere generale. E consente, in linea di massima, di spostare alla fine del 2015 la scadenza inizialmente prevista per il 2014. Tra 25 giorni, infatti, sarebbero scaduti i contratti delle migliaia di lavoratori che in certi casi rappresentano l'ossatura di Comuni e Province. La proroga consentirà loro di respirare, in attesa di trovare la strada per la stabilizzazione.Ma quella proroga, come detto, al momento non garantisce tutti. In particolare, circa 1.800 di questi precari, stando così le cose, non sono "coperti" dall'emendamento Capodicasa. Si tratta di tutti quei lavoratori che fanno parte dell'organico di enti locali che hanno già inoltrato al dipartimento regionale delle Autonomie locali, la domanda di "dissesto" o di riequilbrio, cioè di pre-dissesto.Per questi Comuni, infatti, stando ai principi previsti dal decreto D'Alia, non è possibile procedere non solo alle assunzioni, ovviamente, ma anche al rinnovo stesso dei contratti. E proprio per questo motivo, si sta pensando a una soluzione da mettere nero su bianco a Palazzo Madama.Tra i Comuni al momento impossibilitati a prorogare i contratti dei precari, anche un capoluogo come Catania, oltre a grossi centri come Bagheria, Cefalù e Augusta e Milazzo. Quest'ultimo è l'unico Comune del Messinese ad avere già avanzato domanda di dissesto finanziario. Gli altri sono quelli di Aci Sant'Antonio, Caltagirone e Santa Venerina in provincia di Catania, Bagheria in provincia di Palermo, Comiso e Ispica in provincia di Ragusa.Oltre a questi, anche i comuni che hanno chiesto un "riequilibrio finanziario". Che si trovano, insomma, in uno stato di "pre-dissesto". Si tratta di Casteltermini e Ribera in provincia di Agrigento; Giarre, Riposto, Scordia e Tremestieri etneo nel Catanese (oltre, come detto, al capoluogo); Capri Leone, Castelmola, Ficarra, Giardini Naxos, Militello Rosmarino, Mirto, Sant'Agata di Militello, Scaletta Zanclea, Terme Vigliatore e Tortorici in provincia di Messina; oltre a Palermo e Cefalù, poi, nella provincia del capoluogo i comuni in dissesto o pre-dissesto sono quelli di Caccamo, Monreale e Montelepre; infine, oltre ad Augusta, nel Siracusano è in difficoltà anche il Comune di Avola.La situazione più pesante, come era prevedibile considerato il numero di residenti in quel Comune, a Catania, dove "rischiano" 196 impiegati precari. Ma, date le proporzioni, è un Comune assai più piccolo come quello di Casteltermini a rischiare di subire i contraccolpi di una eventuale mancata proroga: non solo per i 120 lavoratori che rischierebbero di trovarsi in mezzo a una strada dopo tanti anni, ma anche perché il Comune sarebbe pesantemente decimato. Molto critica anche la situazione di Calltagirone (118 i precari in bilico), Milazzo (150), Comiso (102). Per tutti questi, e tanti altri non c'è ancora proroga. E non c'è, a dire il vero, nemmeno un emendamento. Ci proveranno i senatori siciliani, a Palazzo Madama. Ma adesso il tempo stringe. E sia avvicina il baratro.

Agrigentoflash
Il contratto dei giornalisti si applica anche nella Pubblica AmministrazioneIl Tribunale del lavoro di Agrigento, accogliendo i ricorsi di due giornalisti dipendenti della ex Provincia Regionale di Agrigento ai quali era stata revocata l'applicazione del contratto nazionale di lavoro giornalistico, ha ribadito l'assoluta legittimità del contratto collettivo siglato in Sicilia nel 2007 per i giornalisti degli uffici stampa degli Enti locali. Lo rendono noto l'Assostampa Sicilia e la sezione Provinciale di Agrigento.L'accordo (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana) prevede nei confronti dei giornalisti della Pa l'applicazione del Contratto nazionale collettivo di lavoro Fnsi-Fieg. Il contratto era stato stipulato in base alla normativa regionale e a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che imponeva - nei rapporti di lavoro di natura privatistica, quali sono ormai da tempo quelli attinenti la Pubblica amministrazione - la contrattazione tra le parti."L'accordo - sottolinea Assostampa Sicilia - sottoscritto allora da Regione, Anci, Unione delle province siciliane, Assostampa e Federazione della Stampa, costituisce quindi un fondamento giuridico -, dopo altre sentenze che andavano nella stessa direzione, ribadito e confermato ancora una volta dal Tribunale di Agrigento - per l'inquadramento in Sicilia dei giornalisti nella Pubblica amministrazione".     "Le resistenze degli Enti locali alla concreta applicazione del contratto - continua l'Assostampa - hanno causato negli anni scorsi danni a tutta la categoria con la perdita di decine di posti di lavoro ma soprattutto hanno fatto gravare una remora, vera o surrettizia, sull'applicazione della legge 150/2000 e quindi sull'obbligo della trasparenza per tutte le Pubbliche amministrazioni per una presunta difficoltà interpretativa delle norme". "Difficoltà che adesso viene assolutamente a cadere - continua la nota - confermando il quadro che l'Assostampa e la Fnsi avevano precisamente delineato e indicato anche agli Enti locali".    "I due casi presi in esame dal Tribunale di Agrigento - conclude Assostampa Sicilia - riguardano altrettanti giornalisti, dipendenti della Provincia Regionale di Agrigento, ai quali l'Ente datoriale aveva inopinatamente sospeso il contratto di lavoro giornalistico per applicare quello degli Enti locali, con conseguenze non indifferenti di natura economica e normativa. Le tesi dell'Assostampa sono state accolte dal giudice di Agrigento". 7 dicembre - domenica

GIORNALE DI SICILIA
EMERGENZA. "Previsti incentivi per la differenziataCrocetta: «Riscriverò il piano per i rifiuti"PALERMO «Bisogna riscrivere il piano rifiuti. E puntare su incentivi alla raccolta differenziata, magari unendola a qualche nuova piccola discarica»: Rosario Crocetta si dice certo dì poter ottenere dal governo nazionale nuovi poteri commissariali per affrontare l'emergenza nata dalla saturazione di tre delle principali discariche siciliane. Una richiesta ufficiale in questo senso è stata spedita ieri.«Per aumentare la raccolta differenziata - spiega il presidente - stiamo pensando alla possibilità di incentivare l'acquisto da parte dei cittadini di compostiere domestiche». Si tratta di piccoli macchinari capaci di smaltire la parte organica dei rifiuti limitando così il peso di quelli poi destinati alle discariche. Un esperimento è stato realizzato con successo a Marsala, dove il Comune li ha concessi agli abitanti in comodato d'uso, e ora Crocetta pensa a questa ipotesi: "Costano fra i 200 e i 300 euro e potremmo concedere ai cittadini che li acquistano degli sconti sulla tassa dei rifiuti».Il problema resta sempre quello di far crescere la raccolta differenziata (che io alcune zone è ferma a meno del 10%) e diminuire il conferimento in discarica. A questo scopo Crocetta sta pensando anche di favorire l'acquisto o il noleggio di impianti mobili di trituramento dei rifiuti: «Si tratta di strutture che separano la parte umida da quella secca. Alcuni impianti siciliani non si sono ancora dotati di questa tecnologia e ciò limita la possibilità di sfruttarli. Potremmo comprarne alcuni o noleggiarli e sposta di volta in volta dove serve».Il presidente ha tempo fino a fine dicembre per individuare soluzioni alternative a quelle attuali, poi le principali discariche ancora attive arriveranno alla saturazione anche se nel frattempo dovrebbe riaprire quella di Siculiana: «Il problema è - conclude Crocetta - che tutto il vecchio piano rifiuti è pensato intorno a discariche che si stanno saturando, Per questo dobbiamo pensare anche alla nascita di nuove piccole discariche a cui possono appoggiarsi singoli Comuni o gruppi di piccole realtà». Non è previsto invece il trasferimento dei rifiuti in altre Regioni: «Ci costerebbe troppo». GIA. PI.
SCIACCA I lavoratori delle terme: «La Regione ci risponda»Mercoledì 10 dicembre i 40 lavoratori stagionali delle terme saranno alla Regione durante la seduta della commissione Bilancio. Sembra essere l'ultima possibilità per ottenere un intervento a favore delle terme che favorisca anche il mantenimento del loro posto di lavoro, Se sfumerà anche questa possibilità sono pronti all'occupazione.«Ci sono poche alternative - ha detto ieri mattina Alberto Sabella, della Cisal, durante un sit- in dei lavoratori davanti al Grand Hotel - visto che la Regione si ostina a non dare risposte". Al momento sembra tutto bloccato, dal ripianamento dei debiti, che risalgono al passato, per circa 8 milioni di euro, alla messa a disposizione delle somme per fare fronte alle necessità più immediate, «Intanto - dice Sabella - basterebbero circa 400mila euro per programmare la prossima stagione. in caso contrario il futuro dei lavoratori è a rischio". «E questo è inaudito - tuona Franco Zambuto, della Cgil - anche perché negli ultimi anni l'albergo e l'attività termale hanno dato profitti grazie ai quali si stanno pure pagando debiti. La Regione, però, deve decidersi a chiudere con il passato e favorire il rilancio delle terme. Non capisco - aggiunge il sindacalista - perché non è stato ancora pubblicato il bando per la scelta del partner privato». I lavoratori sono decisi ad andare avanti. «Non abbiano ancora riscosso gli ultimi dite stipendi - dice Antonio Marotta - tua questo ormai passa in secondo piano rispetti) alle nostre prospettive future. La politica deve sostenerci perché questo è un bene di tutta la città». «Invece, a nostro parere - aggiunge Salvatore Ram, un altro stagionale — la Regione non ha ancora capito l'importanza delle terme di Sciacca e continua a non assumere decisioni',.I lavoratori ieri hanno lanciato un appello anche al sindaco, al consiglio comunale e, più in generale, alla politica locale. La Cisal ha chiesto un incontro al presidente della Regione, Rosario Crocetta. I debiti delle terme ammontano, complessivamente, a circa 8 milioni di euro, Principale creditore, per circa 6 milioni, è la stessa Regione, ma anche l'azienda autonoma. Fra i creditori anche il Comune di Sciacca, con circa 1300 mila com'o di Tarsu e Imu, e ancora I' Enel con ulteriori 350 mila euro oltre ai 60 mila che la società ha pagato nei giorni scorsi. E se al commissario liquidatore, Carlo Turricino, non arriveranno le risorse dalla Regione non potrà che procedere alla vendita di beni. (G.P)
LA SICILIA
Beni storici e monumentalitanti vincoli, ma pochi soldi Gli enti pubblici vigilano sui privati, ma non hanno le risorseVincolati ma abbandonati. E' questo, in molti casi, il destino dei numerosi beni architettonici che sono presenti nel nostro centro storico e individuati negli anni come di "interesse culturale".Una presenza discreta ma diffusa, con palazzi, archi, portali e cortili per i quali si è ritenuto necessario garantire una tutela che ne monitori la cessione, la variazione d'uso e imponga rigide "linee guida" rispetto agli interventi strutturali, ma che in genere versano in condizione di abbandono. Sia che si tratti di strutture private (la maggioranza dei casi) o di beni inseriti all'interno del demanio pubblico, purtroppo, ciò che manca è una seria politica di recupero e fruizione del nostro patrimonio architettonico, e il motivo è sempre lo stesso: mancano le risorse economiche.Questo non giustifica l'abbandono del bene spiega il soprintendente di Agrigento, Caterina Greco -, dato che il vincolo impone al proprietario di adempiere anche agli obblighi di conservazione, pena una serie di conseguenze come diffide, eventuali azioni in danno e, in casi particolari, anche la denuncia per distruzione di bene monumentale. E' anche vero, però, - continua - che se come amministrazione regionale fino a qualche anno fa, in alcuni casi, potevamo intervenire in maniera sostitutiva, adesso non abbiamo più risorse necessarie per anticipare queste somme. Ciò significa — continua Greco che possiamo svolgere il nostro lavoro in termini di vigilanza e sollecito e ove necessario anche farci carico delle perizie, ma non possiamo finanziare gli interventi".Stesso discorso vale per eventuali lavori in emergenza. "Il fondo per lavori in regime di somma urgenza — aggiunge il soprintendente — è stato largamente speso, perché inferiore a quanto necessario, ed è tra l'altro destinato primariamente ai beni di proprietà pubblica, In tal senso — aggiunge - importante è il contributo da parte dei Comuni, dato che si tratta dei nostri partner naturali nella sostituzione al privato, ma sono i diretti responsabili nei casi in cui il degrado di un bene si trasforma in un problema di pubblica incolumità".Peccato, però, che anche i Comuni siano ormai in molti casi (Agrigento in testa) privi delle risorse anche per gli interventi in danno, con una generale diffusione di "transennamenti" più o meno artigianali, e soprattutto privi di un parco progetti utile a consentire il recupero e la fruibilità delle strutture che gli appartengono.E se la stessa Greco precisa come i vincoli attribuiti negli anni siano genericamente "da rivedere", tutto sembra demandato alla capacità "imprenditoriale" dei privati."Un privato — spiega il soprintendente — ha meno vincoli di un ente pubblico rispetto a determinati aspetti, ed è quindi pensabile che si inizino a realizzare progettualità, rivolte a singoli beni o ad intere aree, per tentare di avere il finanziamento per consentirne la valorizzazione. Ovviamente stiamo parlando di una idea di riconversione intelligente, che tuteli l'aspetto storico e architettonico ma che possa costituire una realtà produttiva. Dal nostro punto di vista — aggiunge Greco — l'obiettivo è la conservazione, non il congelamento, ancheperché se un bene non vive, non viene fruito, è destinato a morire. Siamo quindi disponibili a fare la nostra parte come Soprintendenza ed accompagnare i privati in un percorso di questo tipo".GIOACCHINO SCHICCHI
8 dicembre - lunedìGIORNALE DI SICILIA
IL CASO Per dare i contributi alle imprese, Roma vuole attingere dai fondi statali non spesi. L'allarme dell'Anci Finanziaria, rischio di perdere 500 milioni per i ComuniPALERMOMeno di 48 ore di tempo per provare a evitare che lo Stato si riprenda circa 500 milioni inizialmente destinati alla Sicilia. Quello che fino a qualche giorno fa era solo un allarme lanciato dall'opposizione, Forza Italia in primis, è stato confermato dal direttore regionale della Programmazione Vincenzo Falgares.Tutto nasce dalla legge di Stabilità in corso di approvazione a Roma. L'articolo 12 prevede che Io Stato finanzi l'abbattimento degli oneri contributivi a vantaggio delle imprese che assumono a tempo indeterminato. E per finanziare questa manovra si attingerà alle risorse denominate Pac che le Regioni non hanno speso entro la data del 30 settembre scorso. «La formulazione della norma - ha detto Falgares venerdì durante un convegno all'Ars - non è chiara ma per la Sicilia il sacrificio può valere da un minimo di cento a un massimo di oltre 500 milioni».Il direttore della Programmazione ha anche sottolineato che queste somme sono state messe a disposizione solo nel corso del 2014 e dunque non è clamoroso che non siano state ancora spese.L'Anci, l'associazione dei sindaci guidata da Leoluca Orlando, ha scritto una lettera al sottosegretario Graziano Delrio per chiedere una marcia indietro sul provvedimento, che tuttavia verrà votato domani. Per questo motivo i sindaci hanno anche fatto appello a tutti i deputati siciliani perché presentino e facciano approvare emendamenti che correggono gli importi a carico della Regione: «Il dirottamento dei fondi del Piano di azione e coesione (Pac) - ha detto Orlando - costringerebbe i Comuni, che già versano in condizioni economiche disastrose, a non poter più intervenire in settori come la riqualificazione urbana, l'impiantistica sportiva e quel che è più grave li costringerebbe a non poter assicurare più servizi destinati ad anziani e bambini con le consequenziali ricadute sul piano sociale».Anche Marco Falcone, leader di Forza Italia all'Ars, ha sottolineato che le '

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