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Rassegna stampa dal 2 al 5 gennaio 2015

Lasicilia.it
Confusione sul periodo di sospensione Rifiuti. L'ordinanza stabilisce 9 giorni, ma nella lettera di notifica si indica dal 7 al 13, due in meno Intanto la polemica tra l'assessore Contrafatto e il dirigente Armenio infiamma il dibattito
"Non ho condiviso nel metodo e nel merito il decreto con cui il dirigente generale Armenio ha bloccato la raccolta dell'immondizia nei comuni dell'Agrigentino e del Palermitano".
A parlare è l'assessore regionale all'Energia e ai Rifiuti Vania Contrafatto, la quale sostanzialmente "scarica" il dirigente agrigentino bollando come iniziativa "non concordata" l'ordinanza che sospenderà la raccolta dei rifiuti nel nostro territorio dal 7 al 15 gennaio.
Una sconfessione pesantissima, per un atto che provocherà evidenti disservizi e disagi ma che, per molti versi, è frutto di una emergenza alla quale non si sa come porre rimedio. Una emergenza che crea anche evidenti situazioni di contraddizione: alle ditte che si occupano del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, infatti, è stato notificato il provvedimento regionale che indica la sospensione per 9 giorni, anche se il testo era accompagnato da una lettera nella quale si indicava come periodo quello compreso tra il 7 e il 13 del mese, ovvero due giorni in meno.
Intanto il Comune di Agrigento, per suo conto, ha già emesso un'ordinanza firmata dal comandante della Polizia municipale il quale, "ravvisata la necessità, per la salvaguardia della salute pubblica e della pubblica incolumità" sospende il conferimento da parte di tutti i cittadini dei rifiuti solidi urbani nei contenitori stradali ed in tutto il territorio comunale, "fatta eccezione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata multi materiale da conferire negli appositi contenitori di colore blu" a partire dal 6 gennaio, ovvero -in questo caso - un giorno prima di quanto indicato dalla Regione. Durante il periodo di sospensione - qualunque esso sia, viste le incertezze fin qui elencate - proseguirà unicamente la raccolta multimateriale, dato che questi rifiuti vengono conferiti presso l'impianto per essere differenziati e non vanno in discarica e il servizio di spazzamento delle strade.
Insomma, i netturbini avranno modo di pulire con estrema precisione intorno ai cassonetti che tuttavia saranno colmi di rifiuti.
g. s.




Sagra, Tutto è pronto da settembre
ma nulla è stato formalizzato


La Sagra del Mandorlo edizione 2015 è pronta, ma non lo sa nessuno. E' riassumibile così la situazione da un punto di vista organizzativa del festival folk, che contrariamente all'andazzo degli ultimi cinque, sei anni, pare sia stato predisposto con ampio anticipo quantomeno rispetto al programma artistico e organizzativo, senza che tutto però sia stato tradotto in atti concreti da parte dell'amministrazione comunale. In particolare, al momento manca ogni atto formale rispetto alla copertura economica dell'evento e gli inviti ufficiali per i gruppi folk, i quali - visti i fattacci dello scorso anno - aspettano le "carte bollate" prima di anticipare somme.
A spiegarlo, suo malgrado, è uno dei due consulenti (gratuiti) dell'evento, ovvero Nino Lauretta, che insieme al regista agrigentino Francesco Bellomo era stato confermato dal commissario Giammanco al "timone" dell'evento.
Negli ultimi giorni si parla molto della prossima Sagra..
"No, in verità di Sagra si sta parlando troppo poco - spiega -. Tutto al momento è nelle mani del commissario Giammanco, dato che io e Bellomo, fin dall'incarico assegnato da Zambuto abbiamo iniziato a lavorare per produrre un programma e avremmo voluto presentare quantomeno le date già lo scorso settembre".
Ecco, parliamo almeno dalle date: quando si svolgerà?
"La proposta attualmente avanzata è dall'8 al 22 febbraio, ma si tratta di una indicazione al momento solo provvisoria. Rispetto a quando fu avanzata non è ancora successo nulla anche se abbiamo cercato di sollecitare il tutto perché i gruppi sono stati già contattati e sono pronti da settembre, ma questi ovviamente attendono da parte del Comune un invito ufficiale".
E il Comune?
"La posizione è rimasta quella di non prendere impegni fino a gennaio, in attesa che vi sia la copertura economica, anche se avevamo chiesto quantomeno di provvedere agli inviti in una prima fase anche senza prevedere impegno di spesa. Nessuno vuole fare polemica, speriamo solo che in settimana si proceda per risolvere la situazione".
Anticipare date e programma provvisorio, di certo, sarebbe stato utile..
"Ribadisco, noi eravamo pronti per una conferenza stampa a settembre, perché pensavamo che diffondere quantomeno il periodo di svolgimento già in quella data avrebbe significato dare certezze agli operatori turistici. Non solo, ma abbiamo predisposto su richiesta del commissario, un progetto da presentare all'Assessorato al Turismo nei mesi scorsi per ottenere finanziamento, ma non so come è finita".
Rispetto al programma fin qui realizzato quale è il rischio attuale?
"Che otto mesi di lavoro vengano vanificati, soprattutto rispetto all'aspetto della partecipazione dei gruppi internazionali. Ad esempio, il componenti dell'Indonesia ancora non hanno comprato i biglietti e non so adesso se lo potranno fare con così poco preavviso. Inoltre ci sono alcuni gruppi che necessitano dei visti e che hanno bisogno quindi dei tempi tecnici. Ci vuole un'accelerazione, non è una critica, al massimo è un rammarico perché c'erano le condizioni per poter iniziare in tempo".
Intanto, in tema di promesse mancate ed occasioni perse, Agrigento aspetta che il presidente della Regione Crocetta garantisca il finanziamento per la Sagra scartato dal bilancio regionale.
Gioacchino Schicchi



Addio all'Ato Idrico da 14 sindaci Ribera. Fanno decisamente sul serio 14 sindaci agrigentini che, presenti ieri mattina al vertice tenutosi al palazzo comunale, hanno deciso, con un atto politico, di uscire dall'Ato Idrico di Agrigento, di affidare, con degli atti deliberativi a dei legali la prassi giuridica ed amministrativa finalizzata alla fuoriuscita dei comuni dall'Ambito Ottimale e di gestire con un servizio pubblico la distribuzione idrica.
I sindaci e gli amministratori comunali di Sciacca, Ribera, Casteltermini, Grotte, Cattolica Eraclea, Sambuca di Sicilia, Villafranca Sicula, Montallegro, Montevago, Realmonte, Caltabellotta, Palma di Montechiaro, Castrofilippo e Calamonaci, ai quali si aggregheranno nei prossimi giorni altri quattro comuni, hanno concordato all'unanimità di redigere nei prossimi giorni le delibere di giunta per la nomina dei legali e di tornare a riunirsi sempre a Ribera martedì 20 gennaio prossimo alle 10 per discutere della bozza di delibera, uguale per tutti i comuni, che sarà portata all'approvazione di tutti i consigli comunali da tenersi lo stesso giorno, entro fine mese. E' stata avanzata la proposta di convocazione dei civici consessi per il 29 gennaio, ma ancora da confermare. E' stato sottolineato che varia da 16 a 20 il numero dei comuni che intendono uscire fuori dall'Ato Idrico per ottenere un trattamento e una equità finanziaria nel pagamento dell'acqua in una provincia, quella agrigentina, dove ben 16 comuni, che non hanno consegnato le reti idriche e fognarie, pagano una cifra irrisoria e quei 27 comuni, che hanno rispettato la legge, sono soggetti a tariffe e bollette di canoni e consumi idrici con cifre da capogiro che i cittadini - hanno detto testualmente più sindaci - non riescono proprio a pagare.
E' stato abbastanza categorico il sindaco di Ribera Carmelo Pace: "L'Ato agrigentino non è mai nato - ha detto il primo cittadino ai microfoni di una tv privata - non è stato mai integro e non ha mai coperto la totalità dei centri agrigentini di cui ben 16 non hanno mai consegnato le reti. Si tratta anche di un Ato che è stato commissariato e non rappresenta da tempo la volontà e le decisioni delle amministrazioni civiche, a nome delle popolazioni. E' da mettere in discussione giuridicamente perfino il contratto che l'Ato ha stipulato con la società che gestisce il servizio di distribuzione, Girgenti Acque". Il più agguerrito è il sindaco di Casteltermini Nuccio Sapia: "Noi proseguiremo per la nostra strada - afferma - con ogni forma di lotta, da quella giuridica a quella di massa».
ENZO MINIO
L'indagine. Emergono nuovi fatti sospetti nell'inchiesta di Procura e Digos. Emblematici 2 casi Per 11 bidelli... undici 104
E' sorprendente l'esito di alcuni accertamenti su decine e decine di beneficiari della legge 104 in provincia di Agrigento. Analizzando le carte che il Provveditorato agli Studi di Agrigento ha consegnato agli agenti della Digos, tra tanti sospetti e dubbi, sono saltati fuori un paio di situazioni ritenute coincidenze "strane" e necessarie di approfondimento.
Nel comprensorio saccense l'attenzione è puntata su una realtà scolastica, dove su 140 tra docenti, impiegati in segreteria e operatori scolastici, 90 hanno la 104, all'incirca il 70 per cento. In un'altra scuola di un Comune vicino Agrigento su un organico di undici bidelli, tutti quanti hanno beneficiato della legge 104, vale a dire il cento per cento. Ma da quanto trapela da ambienti investigativi e anche da quelli di Provveditorato e Inps, ci sarebbero tante altre situazioni "sospette". Che ci sia in atto un autentico terremoto nella scuola agrigentina per lo scandalo della 104 è sotto gli occhi di tutti ed è stato ribadito durante la conferenza di fine anno dai vertici della Procura della Repubblica. Il procuratore Renato di Natale e il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo hanno anticipato un nuovo filone che potrebbe portare a un numero di indagati da capogiro. Per iniziare sono 280 le persone, in gran parte insegnanti, ma ci sono anche dipendenti e funzionari di altre pubbliche amministrazioni, che risulterebbero indagate. Si scopre che altri certificati medici sarebbe stati costruiti ad hoc per ottenere il trasferimento a casa.
Insegnanti o loro familiari affetti da invalidità immaginarie, provate da medici compiacenti, per lasciare le scuole del Nord e farsi assegnare all'Agrigentino. Le cartelle mediche parlano di scoliosi, ansia, depressione, diabete. Questo segue la prima parte dell'inchiesta denominata "La carica delle 104", dall'omonimo blitz della Digos, che portò alla notifica di 17 misure cautelari (5 in carcere, 5 ai domiciliari e 7 presentazione alla polizia giudiziaria), mentre altre 84 persone vennero denunciate. Sarebbero state predisposte le notifiche per la conclusione delle indagini preliminari delle 101 persone indagate nei mesi scorsi, e quando prima la Procura è pronta a chiedere il rinvio a giudizio, in attesa che poi si arrivi all'udienza preliminare davanti al Gup del Tribunale di Agrigento. Su cosa rischiano i medici e i dipendenti e funzionari pubblici coinvolti nell'inchiesta, tocca all'Inps e al Provveditorato agli Studi decidere se intervenire con provvedimenti o meno. Anche se dalla Procura è stato ribadito il fatto che sussistono gli estremi per procedere. Ma è solo la punta dell'iceberg, il malcostume delle false invalidità per ottenere trasferimenti ha dimensioni preoccupanti nella nostra provincia. A consentire questa "truffa di massa" sono state alcune falle nella legge 104, quella che disciplina l'handicap, e nel contratto sulla mobilità degli insegnanti. Appare così cosa certa che nei prossimi mesi assisteremo ad altre "sfilate" davanti agli agenti e ai magistrati da parte di medici, impiegati, funzionari di enti pubblici, insegnanti e pensionati.
Antonino Ravanà

Università, necessario trovare i fondi

Il futuro del Consorzio universitario di Agrigento entra nel dibattito dell'Ars. Il quattordici gennaio, infatti, la situazione del Cupa sarà al centro dei lavori della quinta commissione. A renderlo noto è stata la vicepresidente della stessa commissione, la deputata regionale del Pd, Mariella Maggio, la quale ha precisato anche che il tutto è avvenuto in seguito alla "richiesta avanzata dai parlamentari Giovanni Panepinto e Tonino Moscatt".
"Speriamo - ha commentato - che si possano trovare elementi risolutivi per risolvere una vicenda che vede coinvolto un caposaldo della crescita culturale, economico e sociale del territorio agrigentino".
La questione da affrontare, però, è tutta di natura strettamente economica. In questo momento, come si ricorderà, l'università di Agrigento è - in prospettiva - a "secco" di risorse economiche dopo l'atto di recesso da parte del Libero consorzio firmato dal commissario Di Liberto (in vista della mancanza, nel previsionale, delle somme) e dopo la fuoriuscita della Camera di Commercio dai soci fondatori in seguito al processo di riforma e accorpamento degli enti camerali. Mancano, per il 2015, almeno 880mila euro (appunto le quote dei due enti), cui si aggiungono però anche i fondi che dovrebbero essere versati dal Comune di Agrigento, il quale non ha potuto impegnare la propria quota trovandosi in un periodo di gestione commissariale.
Qualcuno, nei giorni scorsi, aveva tra l'altro avanzato la proposta che il Governo regionale chiedesse a Di Liberto (del resto è un dirigente regionale) di ritirare l'atto di recesso, ma a giudicare gli effetti non molto è successo. Il nodo, quindi, è capire chi e in che modo potrà garantire queste somme necessarie per il sostentamento dell'Università agrigentina. Di certo non la Regione, che al momento non è capace nemmeno di chiudere sul bilancio e deve "accontentarsi" dell'esercizio provvisorio.

Porto Empedocle

«Caos» Rigassificatore per il sindaco «non si fa»
Enel aspetta e va avanti

Francesco Di Mare
Porto Empedocle. Che fine ha fatto il rigassificatore? Il sindaco Calogero Firetto ha detto urbi et orbi che secondo lui «non si farà più, essendo mutati gli scenari economico-industriali a livello internazionale, facendo perdere alla nostra zona una grande opportunità di rilancio socio-occupazionale».
Affermazioni che hanno fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti coloro i quali non vedevano di buon occhio questo insediamento industriale, in zona destinata appositamente allo sviluppo industriale, tra l'altro spinta proprio dal sindaco Firetto, dalle sue giunte succedutesi in questi nove anni di mandato. Molti hanno dato alle parole di Firetto una possibile chiave di lettura elettorale, con vista su Agrigento. Lo sanno anche i sassi che l'attuale sindaco empedoclino possa candidarsi a primo cittadino del capoluogo, città dove il fronte del «no» al rigassificatore è storicamente più radicato e folto di quello empedoclino. Dire a cinque mesi dalle Elezioni che il terminale del gas non si farà più, potrebbe suonare come musica per chi vedeva in Firetto il principale promotote dello stesso impianto. Il dato che sorprende comunque è uno: dopo la presa di posizione di Firetto dal variegato universo della comunicazione Enel non è giunta alcuna forma di smentita o conferma a questo presunto stop alla realizzazione dell'impianto. In questo periodo di feste a cavallo tra due anni - dicono negli ambienti dell'azienda - è impossibile trovare qualcuno che parli. Ma da rumors raccolti nei giorni scorsi non ci sarebbe alcun disimpegno da parte di un'azienda che su Porto Empedocle sta sempre puntando molto - vedi attivazione della centrale a turbogas prima della scadenza del 31 dicembre 2014 - vedi anche pagamento di contributi economici sostanziosi - le cosiddette «compensazioni» - alla base dell'accordo a suo tempo stipulato col Comune.
Dunque, ad oggi, nessuno in Enel ha reso noto che il rigassificatore non si farà più. Tra l'altro, prima di gettare nel gabinetto un progetto multimilionario, approvato e riapprovato da tutti gli enti autorizzati a rilasciare i nulla osta, l'azienda dovrà conoscere il piano energetico che il Governo italiano intenderà portare avanti da qui ai prossimi 5 anni, alla luce del calo del consumo di gas, dettato anche dal calo del prezzo dei carburanti.
Evidentemente, il sindaco empedoclino - per ovvi motivi di competenza istituzionale - avrà avuto i suoi motivi per lanciare una «velina» così forte. Dopo l'Epifania però, qualcuno di Enel dovrà obbligatoriamente stilare una nota ufficiale, al cospetto di un'opinione pubblica che ha il diritto di sapere come stanno le cose, aldilà delle indiscrezioni o delle campagne elettorali.

Gds.it
Agrigento, emergenza rifiuti rinviata: raccolta a giorni alterni


AGRIGENTO. Contrordine. Tutto annullato. Tutto come prima o quasi.La nuova ordinanza del presidente della Regione Crocetta, che sostituisce quella annullata del direttore del dipartimento rifiuti Armenio, stabilisce infatti, che la raccolta rifiuti nei 24 comuni della provincia di Agrigento ricadenti negli Ato Gesa e Dedalo non verrà sospesa per una settimana continuativa. Verrà effettuata a giorni alterni per limitare i danni nei singoli comuni e i disagi per i cittadini. Niente di particolarmente grave dunque per territori abituati a fare i conti con l'interruzione del servizio per periodi molto più lunghi senza conseguenze tragiche. Conseguentemente, andrebbero a perdere efficacia, tutte le ordinanze emesse nelle scorse ore dagli amministratori comunali che si erano affrettati a vietare ai cittadini di depositare i propri rifiuti nei cassonetti e a consentire la raccolta soltanto laddove si effettua la differenziata. Poca roba in quasi tutti i centri.



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