agrigentonotizie.it
Viadotto Verdura a Ribera, al via la
gara d'appalto per la ricostruzione
Sarà
esperita martedì prossimo la gara
d'appalto per i lavori di ricostruzione del ponte sul fiume
Verdura.
Nella giornata di ieri il deputato regionale dell'Udc,
Margherita La Rocca Ruvolo, ha incontrato l'assessore regionale
alle Infrastrutture, Giovanni Pizzo, per chiedere notizie circa lo
stato dell'arte dell'iter procedurale.
"L'assessore
Pizzo -
dice La Rocca Ruvolo - sta
seguendo la questione con costante attenzione e con continue
interlocuzioni con il direttore regionale dell'Anas, Salvatore
Tonti. La gara d'appalto relativa ai lavori di ricostruzione del
nuovo ponte sarà esperita il 10 febbraio prossimo. Una volta
determinato l'aggiudicatario dei lavori ed effettuate le verifiche
previste per legge, secondo quanto comunicato dall'Anas, sarà
possibile provvedere alla consegna dei lavori dopo circa 60 giorni
dall'esperimento della gara".
L'Anas, a seguito della "verifica
di ottemperanza" da parte della Regione Sicilia, ha approvato il
progetto dell'intervento il 17 dicembre scorso, per un importo
complessivo di 10.865.677,27 euro, di cui 6.424.473,70 per i
lavori, comprensivo di oneri per la sicurezza, e 3.023.941,32 per
somme a disposizione dell'Amministrazione.
Gds.it
Finanziaria,
Roma detta le condizioni a Crocetta: piano di riforme per avere gli
aiuti
Se
Crocetta porterà avanti un piano di riforme, avrà l'aiuto dello
Stato. È la sintesi del primo confronto ufficiale fra governo
nazionale e regionale: poco meno di due ore di faccia a faccia. E
alla fine Palazzo Chigi ha dettato uno stringato comunicato in
politichese: «C'è l'impegno da parte della Regione a predisporre un
documento programmatico di riforme e di impegni, in base al quale
avviare un percorso virtuoso di collaborazione».
Roma,
in sintesi, attende di vedere con che forza e in che tempi il governo
regionale riuscirà a portare al traguardo un pacchetto che
oggi comprende la riduzione della spesa per i forestali, il taglio di
varie indennità che oggi avvantaggiano i regionali rispetto agli
statali, la riforma delle pensioni che adegua l'assegno che
riceveranno i regionali a quello che ricevono i ministeriali. E poi
ancora, la definitiva cancellazione delle Province e la loro
sostituzione con i liberi consorzi di Comuni e la riduzione delle
attuale 33 partecipate.
Questo hanno garantito Crocetta e
l'assessore all'Economia, Alessandro Baccei al sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio e ai ministri
dell'Economia Carlo Padoan e dell'Ambiente Gian Luca Galletti.
Presente pure il sottosegretario per la Semplificazione, Angelo
Rughetti. Al governo nazionale Crocetta ha però chiesto un forte
sconto (almeno 600 milioni) sulla spesa a carico della Regione per
finanziare la sanità e il trasferimento di entrate fiscali per
almeno 2 miliardi oggi trattenute dello Stato. Solo così si potrà
arrivare, ad aprile, al varo di una Finanziaria che dovrà coprire un
buco di almeno 3 miliardi e mezzo.
Agrigento, si allarga l'inchiesta sul
piano regolatore: passati al setaccio atti del 2007
AGRIGENTO.
Procura e Digos hanno le idee chiare. Hanno già stabilito come
muoversi per studiare tutti gli incartamenti - relativi
all'approvazione del piano regolatore generale e sulle prescrizioni
esecutive -
sequestrati mercoledì mattina in Municipio. Un'inchiesta per
associazione per delinquere finalizzata alla corruzione - attualmente
contro ignoti - che si allargherà fino ad analizzare il lavoro
svolto dal Consiglio precedente, quello insediatosi nel 2007.
L'obiettivo del fascicolo di indagine - aperto dal dipartimento Reati
contro la pubblica amministrazione e corruzione, con a capo il
procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e composto dai sostituti
Alessandro Macaluso e Salvatore Vella - è quello di cercare di
capire chi ha avuto interesse affinché una determinata area
acquisisse un maggiore valore economico. Chi, dunque, ha contattato e
pagato, e naturalmente a chi, le mazzette. Soldi che potrebbero
essere stati consegnati affinché si facessero pressioni per far
andare "avanti" le prescrizioni esecutive o ancor prima
affinché si modificassero "ad arte" quelle linee guida del
Prg.
Occhi
puntati sul lavoro dei consiglieri.
Al momento, l'unico componente
dell'aula "Sollano" sentito dalla Digos - che è coordinata
dal vice questore aggiunto Patrizia Pagano - è stato il vice
presidente del Consiglio Giuseppe Di Rosa, il cui verbale è stato
secretato. Ieri, non sono stati sentiti altri consiglieri. Ma è
possibile che lo sar«anno nei prossimi giorni. La priorità di
investigatori ed inquirenti è avere un quadro certo, ben delineato
prima di sentire altre persone "informate sui fatti". E non
è escluso, a tal riguardo, che possano venire convocati anche ex
consiglieri. Agrigentini che hanno seduto, e magari dal 2012 in poi
non lo hanno più fatto, sulle "poltrone" dell'aula
"Sollano" a partire dal 2007.
CANICATTI'.
Gaetano Moscato "getta la spugna".
Si è dimesso da presidente del consorzio acquedottistico «Tre
Sorgenti» che ha sede a Canicattì ma è una società partecipata di
ben 7 Comuni del comprensorio. Alla base della decisione, che ha
portato il sindacalista licatese, con un passato da consigliere
provinciale eletto nel Partito popolare dell'allora ministro Sergio
Mattarella, oggi Capo dello Stato, e poi transitato nel Cdu di Casini
e Lo Giudice, ci sono ufficialmente motivi personali ed impegni
professionali, ma in realtà la scelta di dimettersi è conseguente
al deliberato dell'assemblea dei 7 sindaci soci del consorzio, che
hanno incaricato i dirigenti dell'ente a consegnare le reti all'Ato
idrico. Moscato, in un primo momento aveva detto "obbedisco" ma
in realtà sperava in un ravvedimento da parte dei soci, che si sono
riuniti per approfondire la questione e proprio l'altro ieri hanno
deciso che gli impianti del Tre Sorgenti devono passare all'Ato,
per la sentenza del Tribunale superiore delle acque e per
l'insistenza della Regione che minaccia l'invio di un
commissario. I tempi stringono, perché lunedì 9 febbraio il Tre
Sorgenti deve presentarsi all'Ato idrico, con una ricognizione di
tutti gli impianti e consegnare il tutto nelle mani del direttore
Bernardo Barone. Il quale, a sua volta, girerà l'enorme patrimonio
alla società Girgenti acque. Moscato non se la sente di passare per
il presidente che ha consegnato le reti e quindi si è dimesso. La
Regione ha, intanto, diffidato i sindaci "ribelli", quelli
che finora si sono rifiutati di cedere le reti al gestore privato.
Tra le mani del sindaco Franco Valenti della città di Santa
Margherita, ma anche in quelle di Vincenzo Lotà, sindaco di Menfi, è
arrivata una lettera, a firma del dirigente generale del dipartimento
regionale dell'acqua e dei rifiuti, dell'Assessorato regionale
all'Energia, Domenico Armenio di "diffida per la mancata
consegna degli impianti e reti per la gestione del servizio idrico
integrato".
GIORNALE DI
SICILIA
Ex Provincia.
Alberghi, scade la dichiarazione delle
tariffe
La Provincia "controlla" le tariffe
applicate dalle strutture ricettive. Scade il primo marzo il termine
per la comunicazione obbligatoria delle tariffe in vigore per l'anno
in corso. I titolari di strutture ricettive, secondo quanto previsto
dalle norme in vigore, entro la data del primo marzo di ogni anno,
devono comunicare all'Ufficio Classificazioni del Settore Turismo
del Libero Consorzio le tariffe praticate ai turisti e l'apertura
annuale o stagionale di alberghi, B&B, camping, affittacamere,
resìdence od altre strutture classificate.
LA SICILIA
«Quel muro doveva stare a tre metri»
ARAGONA. Escussi due ingegneri al
processo sull'incidente costato la vita a Carmela Miccichè.
Nell'ottobre scorso il Tribunale di
Agrigento, giudice Salvatori, condannò l'ex Provincia regionale e
i proprietari del fabbricato al risarcimento di 650 mila euro per i
danni morali arrecati ai familiari di Carmela Miccichè, Si tratta
della donna che nel giugno dei 2007, perse la vita in un incidente
stradale avvenuto lungo la Strada provinciale 3, Aragona - Favara. La
sua auto, una Fiat Panda bianca sulla quale viaggiava anche il figlio
minorenne, si schiantò contro un muro di una proprietà privata,
posizionato accanto alla punta di un guardrail. Ieri dinanzi ai
giudice monocratico Luisa Turco si è svolta una nuova udienza del
processo penale a carico degli imputati per omicidio colposo: i
favaresi Calogero, Gerlando, Giuseppe, Maria e Michele Moscato,
assistiti dagli avvocati Giuseppe Giglione, Gianmarco Carnabuci,
Rosalda Bellomo. Parte civile è la famiglia di Carmela Miccichè,
tramite l'avvocato Raimondo Cipolla. Senza quel muro, secondo i
legali della famiglia aragonese l'incidente non avrebbe causato il
decesso della propria congiunta. Un muro eretto nel 1995, fatale nel
2007 e, incredibile ma vero ancora in piedi a quasi 20 anni dalla sua
realizzazione e più di sette dalla tragedia. E ieri a confermare
come quel muro sia rimasto "dormiente" per quasi 20 anni è stato
Piero Hamel, ex capo dell'ufficio tecnico della Provincia oggi in
pensione: «Il sopralluogo non lo svolsi io, ma firmai il rapporto
fatto da un nostro ingegnere. Il cancello era in regola, mentre il
muretto avrebbe dovuto essere posizionato a tre metri dalla strada,
non a 60 centimetri. La concessione venne data nel 1985». A deporre
è stato anche il consulente tecnico della difesa degli imputati,
l'ingegnere Vassallo, il quale ha evidenziato come da un lato
Miccichè non andasse piano al volante della propria auto, ma al
contempo che quel muretto non doveva stare dove invece era. Prossima
udienza il 16 aprile per l'escussione di testi della difesa.
RIBERA.
L'assessore Lo Bello rassicura tutti
«La Regione salverà l'Istituto Toscanini».
La Regione salverà l'istituto
'Arturo Toscanini" dì Ribera, così come il Cupa di Agrigento.
E' questo l'impegno che ha preso formalmente ieri mattina a
Palermo il vicepresidente della Regione Mariella Lo Bello quando ha
ricevuto alle 11, presso l'assessorato regionale all'istruzione,
per la conferenza — audizione richiesta dall'istituto Superiore
di Studi Musicali "Toscanini" con sede a Ribera, Ente strumentale
del Libero Consorzio di Agrigento ex Provincia, una ristretta
delegazione di docenti, studenti e rappresentanti delle famiglie i
quali da qualche mese sono in stato di agitazione perché temono la
chiusura totale del conservatorio "Toscanini" per mancanza di
finanziamenti. La scuola, nell'incontro organizzato dall'ex
assessore Nelli Scilabra, era rappresentata dal direttore Claudio
Montesano, dal coordinatore del comitato dei genitori Patrizia
Marrone, da docenti e studenti. Sono
intervenuti all'incontro i deputati nazionali Angelo Capodicasa e
Maria Iacono ed il deputato regionale Matteo Mangiacavallo, nonché
in rappresentanza del Comune di Ribera gli assessori Tommaso Pedalino
e Ina Picarella. Altri deputati agrigentini hanno inviato messaggi di
partecipazione, in quanto già impegnati altrove. Montesano, reduce
dall'incontro di Livorno con il senatore Claudio Martini relatore
del disegno di legge sulla statizzazione dei conservatori ex
pareggiati comunali e provinciali, ha illustrato all'assessore Lo
Bello le attuali criticità finanziarie che sta attraversando il
"Toscanini", dopo 24 anni di meritoria attività, a seguito dei
gravissimi tagli ai trasferimenti dell'ex Provincia, chiedendo un
complessivo e temporaneo intervento politico-finanziario di
salvataggio, in vista statizzazione prevista al Senato della
Repubblica entro il 2015. L'assessore Lo Bello ha dichiarato che il
territorio agrigentino non può permettersi di essere privato di due
poli d'eccellenza quali il Cupa ed il conservatorio "Toscanini"
costruiti negli anni dalla buona politica con grandi sacrifici per
servire la collettività. Ha assicurato che il governo regionale
esperirà ogni possibile soluzione politica e tecnica per garantire
la vita del "Toscanini" e l'istruzione per 300 studenti. ENZO
MINIO
I consiglieri comunali non cedono e rinviano
le dimissioni.
La bufera sul Comune di Agrigento.
Quella che sarebbe dovuta essere
l'ultima seduta del Consiglio comunale di Agrigento si conclude
solo intorno alla mezzanotte, con i consiglieri comunali che dopo
aver annunciato la mattina la volontà di fare un collettivo "passo
indietro" alla fine trovano necessarie giustificazioni per
aggiornare ad oggi i lavori e, forse, firmare in giornata il proprio
recesso dall'incarico. Doveva essere il giorno delle dimissioni,
dopo che l'Aula è stata investita negli ultimi giorni dalle
virulenti polemiche seguenti al "caso" delle 1.157 riunioni di
commissione svoltesi in città nel 2014. Un atto che era stato
chiesto chiaramente chiesto dalla collettività anche con forti
manifestazioni di piazza, ma che i consiglieri comunali hanno
subordinato ad una serie di atti che però, alla fine, non si sono
realizzati. Per i componenti della pubblica assise centrale c'era
la possibilità di votare le linee guida alle prescrizioni esecutive
del Piano regolatore generale, nonostante gli atti siano stati
sequestrati un paio di giorni fa dalla Procura della Repubblica di
Agrigento. Proprio questo fatto ha impedito che l'Aula si
pronunciasse in merito, considerato che l'incartamento originario
si trova appunto nella disponibilità dei magistrati. Questo ha
stravolto il "programma" inizialmente proposto dai consiglieri, i
quali hanno per una fase dei lavori sostenuto che la Procura avrebbe
addirittura «da un momento all'altro» riportato in Consiglio gli
atti, salvo poi dover ammettere, a tarda notte, mentre si votavano
atti assolutamente secondari, che forse cera da arrendersi all'idea
che le linee guida potrebbero essere impegni per la futura
consiliatura, dopo le elezioni di maggio. Tra l'altro, va detto, le
prescrizioni esecutive erano state presentate in aula la prima volta
nel marzo del 20fl ed erano state addirittura ritirate già una volta
dall'Amministrazione anche perché il Consiglio comunale fino ad
oggi aveva sempre evitato con estrema cautela di mantenere in piedi
il numero legale ogni qualvolta che il punto era inserito all'ordine
del giorno. Con pervicacia, inoltre, i componenti di Aula "Sollano"
hanno richiesto di poter discutere di una modifica ad un piano di
lottizzazione per la costruzione di 156 appartamenti con finalità
sociali: quando si è scoperto, intorno alle 22, che mancavano degli
atti, si è addirittura chiesto agli uscieri di andare ad aprire gli
uffici e a recuperare alcuni documenti. Poi il piano è stato
comunque rinviato, dato che mancava il dirigente incaricato e altri
atti ancora. Un solo dimissionario. Quella che vi raccontiamo,
insomma, è stata una "corsa affannosa", che però alla fine non
ha portato a nulla, lo questo fiume sconfinato di "amore per la
città", l'unico consigliere comunale che ha deciso di dimettersi
(aggiungendosi ai tre che avevano già fatto un passo indietro) è
infatti l'ex presidente del Consiglio comunale Aurelio Trupia, il
quale (la tempo aveva rinunciato al gettone di presenza e anche alla
partecipazione alle famigerate commissioni consiliari. «Noi non
siamo il male della città— ha detto ai microfoni -, se le cose non
vanno bene è colpa di trent'anni di cattiva politica. Detto
questo, però, credo che non ci siano le condizioni per andare
avanti». E tutti gli altri? Nonostante l'Aula fosse letteralmente
presidiata da cittadini, nonostante le forze dell'ordine e la
Procura siano state al Comune tre volte in due giorni, un po' tutti
hanno continuato a prendere tempo, anche di fronte a difficoltà di
natura burocratica difficilmente superabili. E emerso infatti che la
magistratura ha sequestrato nei giorni scorsi anche la documentazione
collegata alla surroga dei tre consiglieri comunali che si sono
dimessi, bloccando quindi di fatto il "turn-over" e rendendo il
Consiglio comunale (delegittimato rispetto alla fiducia popolare)
anche a "mezzo servizio" rispetto alla completezza dei propri
componenti, al punto che la Segreteria generale ha sostenuto anche la
possibilità che l'Organo non potesse deliberare così "monco".
Per poter proseguire i lavori i consiglieri hanno dovuto nei fatti
farsi carico della responsabilità di votare un atto che
"auto-certificasse" la legittimità della loro presenza in Aula.
Nell'interminabile dibattito non sono mancati nemmeno un tentativo
più o meno riuscito di scaricare sui dirigenti comunali gran parte
delle colpe dell'immobilità del Comune (per quanto, evidentemente,
ognuno abbia una quota di responsabilità) sé tanto meno il
riferimento a "poteri forti" che agirebbero contro il Consiglio
comunale e che avrebbero anzi "soffiato sul fuoco" della protesta
popolare.