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rassegna stampa del 6 febbraio 2015

agrigentonotizie.it
   
Viadotto Verdura a Ribera, al via la gara d'appalto per la ricostruzione
Sarà esperita martedì prossimo la gara d'appalto per i lavori di ricostruzione del ponte sul fiume Verdura. Nella giornata di ieri il deputato regionale dell'Udc, Margherita La Rocca Ruvolo, ha incontrato l'assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pizzo, per chiedere notizie circa lo stato dell'arte dell'iter procedurale. "L'assessore Pizzo - dice La Rocca Ruvolo - sta seguendo la questione con costante attenzione e con continue interlocuzioni con il direttore regionale dell'Anas, Salvatore Tonti. La gara d'appalto relativa ai lavori di ricostruzione del nuovo ponte sarà esperita il 10 febbraio prossimo. Una volta determinato l'aggiudicatario dei lavori ed effettuate le verifiche previste per legge, secondo quanto comunicato dall'Anas, sarà possibile provvedere alla consegna dei lavori dopo circa 60 giorni dall'esperimento della gara". L'Anas, a seguito della "verifica di ottemperanza" da parte della Regione Sicilia, ha approvato il progetto dell'intervento il 17 dicembre scorso, per un importo complessivo di 10.865.677,27 euro, di cui  6.424.473,70 per i lavori, comprensivo di oneri per la sicurezza, e 3.023.941,32 per somme a disposizione dell'Amministrazione. 

Gds.it

Finanziaria, Roma detta le condizioni a Crocetta: piano di riforme per avere gli aiuti

Se Crocetta porterà avanti un piano di riforme, avrà l'aiuto dello Stato. È la sintesi del primo confronto ufficiale fra governo nazionale e regionale: poco meno di due ore di faccia a faccia.
 E alla fine Palazzo Chigi ha dettato uno stringato comunicato in politichese: «C'è l'impegno da parte della Regione a predisporre un documento programmatico di riforme e di impegni, in base al quale avviare un percorso virtuoso di collaborazione». Roma, in sintesi, attende di vedere con che forza e in che tempi il governo regionale riuscirà a portare al traguardo un pacchetto che oggi comprende la riduzione della spesa per i forestali, il taglio di varie indennità che oggi avvantaggiano i regionali rispetto agli statali, la riforma delle pensioni che adegua l'assegno che riceveranno i regionali a quello che ricevono i ministeriali. E poi ancora, la definitiva cancellazione delle Province e la loro sostituzione con i liberi consorzi di Comuni e la riduzione delle attuale 33 partecipate. Questo hanno garantito Crocetta e l'assessore all'Economia, Alessandro Baccei al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio e ai ministri dell'Economia Carlo Padoan e dell'Ambiente Gian Luca Galletti. Presente pure il sottosegretario per la Semplificazione, Angelo Rughetti. Al governo nazionale Crocetta ha però chiesto un forte sconto (almeno 600 milioni) sulla spesa a carico della Regione per finanziare la sanità e il trasferimento di entrate fiscali per almeno 2 miliardi oggi trattenute dello Stato. Solo così si potrà arrivare, ad aprile, al varo di una Finanziaria che dovrà coprire un buco di almeno 3 miliardi e mezzo.

Agrigento, si allarga l'inchiesta sul piano regolatore: passati al setaccio atti del 2007

AGRIGENTO. Procura e Digos hanno le idee chiare. Hanno già stabilito come muoversi per studiare tutti gli incartamenti - relativi all'approvazione del piano regolatore generale e sulle prescrizioni esecutive - sequestrati mercoledì mattina in Municipio. Un'inchiesta per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione - attualmente contro ignoti - che si allargherà fino ad analizzare il lavoro svolto dal Consiglio precedente, quello insediatosi nel 2007. L'obiettivo del fascicolo di indagine - aperto dal dipartimento Reati contro la pubblica amministrazione e corruzione, con a capo il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e composto dai sostituti Alessandro Macaluso e Salvatore Vella - è quello di cercare di capire chi ha avuto interesse affinché una determinata area acquisisse un maggiore valore economico. Chi, dunque, ha contattato e pagato, e naturalmente a chi, le mazzette. Soldi che potrebbero essere stati consegnati affinché si facessero pressioni per far andare "avanti" le prescrizioni esecutive o ancor prima affinché si modificassero "ad arte" quelle linee guida del Prg. Occhi puntati sul lavoro dei consiglieri. Al momento, l'unico componente dell'aula "Sollano" sentito dalla Digos - che è coordinata dal vice questore aggiunto Patrizia Pagano - è stato il vice presidente del Consiglio Giuseppe Di Rosa, il cui verbale è stato secretato. Ieri, non sono stati sentiti altri consiglieri. Ma è possibile che lo sar«anno nei prossimi giorni. La priorità di investigatori ed inquirenti è avere un quadro certo, ben delineato prima di sentire altre persone "informate sui fatti". E non è escluso, a tal riguardo, che possano venire convocati anche ex consiglieri. Agrigentini che hanno seduto, e magari dal 2012 in poi non lo hanno più fatto, sulle "poltrone" dell'aula "Sollano" a partire dal 2007.

CANICATTI'.
Gaetano Moscato "getta la spugna"
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Si è dimesso da presidente del consorzio acquedottistico «Tre Sorgenti» che ha sede a Canicattì ma è una società partecipata di ben 7 Comuni del comprensorio. Alla base della decisione, che ha portato il sindacalista licatese, con un passato da consigliere provinciale eletto nel Partito popolare dell'allora ministro Sergio Mattarella, oggi Capo dello Stato, e poi transitato nel Cdu di Casini e Lo Giudice, ci sono ufficialmente motivi personali ed impegni professionali, ma in realtà la scelta di dimettersi è conseguente al deliberato dell'assemblea dei 7 sindaci soci del consorzio, che hanno incaricato i dirigenti dell'ente a consegnare le reti all'Ato idrico. Moscato, in un primo momento aveva detto "obbedisco" ma in realtà sperava in un ravvedimento da parte dei soci, che si sono riuniti per approfondire la questione e proprio l'altro ieri hanno deciso che gli impianti del Tre Sorgenti devono passare all'Ato, per la sentenza del Tribunale superiore delle acque e per l'insistenza della Regione che minaccia l'invio di un commissario. I tempi stringono, perché lunedì 9 febbraio il Tre Sorgenti deve presentarsi all'Ato idrico, con una ricognizione di tutti gli impianti e consegnare il tutto nelle mani del direttore Bernardo Barone. Il quale, a sua volta, girerà l'enorme patrimonio alla società Girgenti acque. Moscato non se la sente di passare per il presidente che ha consegnato le reti e quindi si è dimesso. La Regione ha, intanto, diffidato i sindaci "ribelli", quelli che finora si sono rifiutati di cedere le reti al gestore privato. Tra le mani del sindaco Franco Valenti della città di Santa Margherita, ma anche in quelle di Vincenzo Lotà, sindaco di Menfi, è arrivata una lettera, a firma del dirigente generale del dipartimento regionale dell'acqua e dei rifiuti, dell'Assessorato regionale all'Energia, Domenico Armenio di "diffida per la mancata consegna degli impianti e reti per la gestione del servizio idrico integrato".

GIORNALE DI SICILIA


Ex Provincia.
Alberghi, scade la dichiarazione delle tariffe
La Provincia "controlla" le tariffe applicate dalle strutture ricettive. Scade il primo marzo il termine per la comunicazione obbligatoria delle tariffe in vigore per l'anno in corso. I titolari di strutture ricettive, secondo quanto previsto dalle norme in vigore, entro la data del primo marzo di ogni anno, devono comunicare all'Ufficio Classificazioni del Settore Turismo del Libero Consorzio le tariffe praticate ai turisti e l'apertura annuale o stagionale di alberghi, B&B, camping, affittacamere, resìdence od altre strutture classificate. 


LA SICILIA
«Quel muro doveva stare a tre metri» ARAGONA. Escussi due ingegneri al processo sull'incidente costato la vita a Carmela Miccichè. 

Nell'ottobre scorso il Tribunale di Agrigento, giudice Salvatori, condannò l'ex Provincia regionale e i proprietari del fabbricato al risarcimento di 650 mila euro per i danni morali arrecati ai familiari di Carmela Miccichè, Si tratta della donna che nel giugno dei 2007, perse la vita in un incidente stradale avvenuto lungo la Strada provinciale 3, Aragona - Favara. La sua auto, una Fiat Panda bianca sulla quale viaggiava anche il figlio minorenne, si schiantò contro un muro di una proprietà privata, posizionato accanto alla punta di un guardrail. Ieri dinanzi ai giudice monocratico Luisa Turco si è svolta una nuova udienza del processo penale a carico degli imputati per omicidio colposo: i favaresi Calogero, Gerlando, Giuseppe, Maria e Michele Moscato, assistiti dagli avvocati Giuseppe Giglione, Gianmarco Carnabuci, Rosalda Bellomo. Parte civile è la famiglia di Carmela Miccichè, tramite l'avvocato Raimondo Cipolla. Senza quel muro, secondo i legali della famiglia aragonese l'incidente non avrebbe causato il decesso della propria congiunta. Un muro eretto nel 1995, fatale nel 2007 e, incredibile ma vero ancora in piedi a quasi 20 anni dalla sua realizzazione e più di sette dalla tragedia. E ieri a confermare come quel muro sia rimasto "dormiente" per quasi 20 anni è stato Piero Hamel, ex capo dell'ufficio tecnico della Provincia oggi in pensione: «Il sopralluogo non lo svolsi io, ma firmai il rapporto fatto da un nostro ingegnere. Il cancello era in regola, mentre il muretto avrebbe dovuto essere posizionato a tre metri dalla strada, non a 60 centimetri. La concessione venne data nel 1985». A deporre è stato anche il consulente tecnico della difesa degli imputati, l'ingegnere Vassallo, il quale ha evidenziato come da un lato Miccichè non andasse piano al volante della propria auto, ma al contempo che quel muretto non doveva stare dove invece era. Prossima udienza il 16 aprile per l'escussione di testi della difesa.


RIBERA.
L'assessore Lo Bello rassicura tutti «La Regione salverà l'Istituto Toscanini».
La Regione salverà l'istituto 'Arturo Toscanini" dì Ribera, così come il Cupa di Agrigento. E' questo l'impegno che ha preso formalmente ieri mattina a Palermo il vicepresidente della Regione Mariella Lo Bello quando ha ricevuto alle 11, presso l'assessorato regionale all'istruzione, per la conferenza — audizione richiesta dall'istituto Superiore di Studi Musicali "Toscanini" con sede a Ribera, Ente strumentale del Libero Consorzio di Agrigento ex Provincia, una ristretta delegazione di docenti, studenti e rappresentanti delle famiglie i quali da qualche mese sono in stato di agitazione perché temono la chiusura totale del conservatorio "Toscanini" per mancanza di finanziamenti. La scuola, nell'incontro organizzato dall'ex assessore Nelli Scilabra, era rappresentata dal direttore Claudio Montesano, dal coordinatore del comitato dei genitori Patrizia
Marrone, da docenti e studenti. Sono intervenuti all'incontro i deputati nazionali Angelo Capodicasa e Maria Iacono ed il deputato regionale Matteo Mangiacavallo, nonché in rappresentanza del Comune di Ribera gli assessori Tommaso Pedalino e Ina Picarella. Altri deputati agrigentini hanno inviato messaggi di partecipazione, in quanto già impegnati altrove. Montesano, reduce dall'incontro di Livorno con il senatore Claudio Martini relatore del disegno di legge sulla statizzazione dei conservatori ex pareggiati comunali e provinciali, ha illustrato all'assessore Lo Bello le attuali criticità finanziarie che sta attraversando il "Toscanini", dopo 24 anni di meritoria attività, a seguito dei gravissimi tagli ai trasferimenti dell'ex Provincia, chiedendo un complessivo e temporaneo intervento politico-finanziario di salvataggio, in vista statizzazione prevista al Senato della Repubblica entro il 2015. L'assessore Lo Bello ha dichiarato che il territorio agrigentino non può permettersi di essere privato di due poli d'eccellenza quali il Cupa ed il conservatorio "Toscanini" costruiti negli anni dalla buona politica con grandi sacrifici per servire la collettività. Ha assicurato che il governo regionale esperirà ogni possibile soluzione politica e tecnica per garantire la vita del "Toscanini" e l'istruzione per 300 studenti. ENZO MINIO

I consiglieri comunali non cedono e rinviano le dimissioni.
La bufera sul Comune di Agrigento.

Quella che sarebbe dovuta essere l'ultima seduta del Consiglio comunale di Agrigento si conclude solo intorno alla mezzanotte, con i consiglieri comunali che dopo aver annunciato la mattina la volontà di fare un collettivo "passo indietro" alla fine trovano necessarie giustificazioni per aggiornare ad oggi i lavori e, forse, firmare in giornata il proprio recesso dall'incarico. Doveva essere il giorno delle dimissioni, dopo che l'Aula è stata investita negli ultimi giorni dalle virulenti polemiche seguenti al "caso" delle 1.157 riunioni di commissione svoltesi in città nel 2014. Un atto che era stato chiesto chiaramente chiesto dalla collettività anche con forti manifestazioni di piazza, ma che i consiglieri comunali hanno subordinato ad una serie di atti che però, alla fine, non si sono realizzati. Per i componenti della pubblica assise centrale c'era la possibilità di votare le linee guida alle prescrizioni esecutive del Piano regolatore generale, nonostante gli atti siano stati sequestrati un paio di giorni fa dalla Procura della Repubblica di Agrigento. Proprio questo fatto ha impedito che l'Aula si pronunciasse in merito, considerato che l'incartamento originario si trova appunto nella disponibilità dei magistrati. Questo ha stravolto il "programma" inizialmente proposto dai consiglieri, i quali hanno per una fase dei lavori sostenuto che la Procura avrebbe addirittura «da un momento all'altro» riportato in Consiglio gli atti, salvo poi dover ammettere, a tarda notte, mentre si votavano atti assolutamente secondari, che forse cera da arrendersi all'idea che le linee guida potrebbero essere impegni per la futura consiliatura, dopo le elezioni di maggio. Tra l'altro, va detto, le prescrizioni esecutive erano state presentate in aula la prima volta nel marzo del 20fl ed erano state addirittura ritirate già una volta dall'Amministrazione anche perché il Consiglio comunale fino ad oggi aveva sempre evitato con estrema cautela di mantenere in piedi il numero legale ogni qualvolta che il punto era inserito all'ordine del giorno. Con pervicacia, inoltre, i componenti di Aula "Sollano" hanno richiesto di poter discutere di una modifica ad un piano di lottizzazione per la costruzione di 156 appartamenti con finalità sociali: quando si è scoperto, intorno alle 22, che mancavano degli atti, si è addirittura chiesto agli uscieri di andare ad aprire gli uffici e a recuperare alcuni documenti. Poi il piano è stato comunque rinviato, dato che mancava il dirigente incaricato e altri atti ancora. Un solo dimissionario. Quella che vi raccontiamo, insomma, è stata una "corsa affannosa", che però alla fine non ha portato a nulla, lo questo fiume sconfinato di "amore per la città", l'unico consigliere comunale che ha deciso di dimettersi (aggiungendosi ai tre che avevano già fatto un passo indietro) è infatti l'ex presidente del Consiglio comunale Aurelio Trupia, il quale (la tempo aveva rinunciato al gettone di presenza e anche alla partecipazione alle famigerate commissioni consiliari. «Noi non siamo il male della città— ha detto ai microfoni -, se le cose non vanno bene è colpa di trent'anni di cattiva politica. Detto questo, però, credo che non ci siano le condizioni per andare avanti». E tutti gli altri? Nonostante l'Aula fosse letteralmente presidiata da cittadini, nonostante le forze dell'ordine e la Procura siano state al Comune tre volte in due giorni, un po' tutti hanno continuato a prendere tempo, anche di fronte a difficoltà di natura burocratica difficilmente superabili. E emerso infatti che la magistratura ha sequestrato nei giorni scorsi anche la documentazione collegata alla surroga dei tre consiglieri comunali che si sono dimessi, bloccando quindi di fatto il "turn-over" e rendendo il Consiglio comunale (delegittimato rispetto alla fiducia popolare) anche a "mezzo servizio" rispetto alla completezza dei propri componenti, al punto che la Segreteria generale ha sostenuto anche la possibilità che l'Organo non potesse deliberare così "monco". Per poter proseguire i lavori i consiglieri hanno dovuto nei fatti farsi carico della responsabilità di votare un atto che "auto-certificasse" la legittimità della loro presenza in Aula. Nell'interminabile dibattito non sono mancati nemmeno un tentativo più o meno riuscito di scaricare sui dirigenti comunali gran parte delle colpe dell'immobilità del Comune (per quanto, evidentemente, ognuno abbia una quota di responsabilità) sé tanto meno il riferimento a "poteri forti" che agirebbero contro il Consiglio comunale e che avrebbero anzi "soffiato sul fuoco" della protesta popolare.

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