GIORNALE DI SICILIA
ZONE RURALI L'assessore Caleca
anticipa alcune misure per le aziende agricole
Agriturismi, un bando per assegnare
17 milioni.
Stefania Giuffrè
PALERMO
Diciassette milioni di euro di fondi
comunitari «liberati» e rimessi in gioco per gli agriturismo, e in
particolare per quelli delle zone costiere. Il bando, a cui stanno
lavorando gli uffici dell'assessorato regionale all'Agricoltura,
sarà pronto a giorni. Intanto, l'assessore Nino Caleca ha anche
deciso di anticipare alcune misure del Psr (Piano di Sviluppo
Rurale), per altri 70 milioni di euro.
La prima operazione è possibile grazie
ad una ricognizione di fondi autorizzati dall'Unione europea e non
utilizzati nell'ambito del Por (Piano operativo regionale)
2000-2006. Somme allora destinate con vari bandi e che adesso invece
saranno concentrate in un'unica misura.
I fondi adesso permetteranno di
finanziare anche quelle strutture escluse dalla programmazione
2007-2013. Si tratta in particolare di aziende agrituristiche
classificate tecnicamente come «fascia A». In questa
classificazione rientrano le grandi città costiere, ad esempio
Catania, Palermo e Trapani. Il nuovo bando però, spiegano i tecnici,
terrà conto delle nuove identificazioni delle categorie. Le regole
da seguire saranno quelle del vecchio Por ma agganciandole alla nuova
programmazione.
«Attraverso questo bando potremo
consentire anche a chi ha interesse a realizzare o ristrutturare
un'azienda agrituristica in una zona costiera della Sicilia -
sottolinea l'assessore dell'Agricoltura, Nino Caleca - di poterlo
fare con l'ausilio di un contributo pubblico. Si tratta di un bando
che raggiunge un duplice obiettivo: incoraggia l'impresa creando
economia e favorisce il mantenimento del paesaggio rurale che
caratterizza il nostro territorio anche nelle zone costiere».
Altri settanta milioni di euro
arriveranno in tempi brevi anticipando alcune misure del Psr,
approvate tecnicamente ma che ancora non hanno il via libera
definitivo dall'Ue. «Tecnicamente - spiega ancora Caleca -
utilizzeremo la cosiddetta "clausola compensativa" per finanziare
subito tre misure». Si tratta in particolare del biologico, della
rete Natura 2000 (per la conservazione della biodiversità) e
l'indennità compensativa (attribuita agli agricoltori per
compensare i costi aggiuntivi e la perdita di reddito causati dagli
svantaggi materiali che ostacolano la produzione agricola in
particolari zone come la montagna). «Per il biologico - aggiunge
Caleca - il bando sarà pronto entro il 15 maggio, per non perdere
un'annata di produzione bio. L'obiettivo di queste misure è dare
ossigeno all'agricoltura siciliana, per ripartire con lo sviluppo».
UNIVERSITARIO. Iniziata l'occupazione,
incontro col presidente Immordino: " Con onestà devo dire che se
una soluzione non arriva entro venerdì avvierò la chiusura".
CUPA, ORE DI ATTESA
... Una settimana di tempo. Sette
giorni al massimo, ed il Cupa chiuderà se non arriverà il rientro
nel consorzio dell'ex Provincia di Agrigento». Ha esordito così
la presidente del Polo universitario della Provincia di Agrigento,
Maria Immordino, all'assemblea spontanea degli studenti e dei
dipendenti del Cupa, che ieri mattina, preoccupati ed agitati per il
futuro della sede staccata dell'ateneo di Palermo che rischia di
chiudere per mancanza di finanziamenti, hanno "occupato"
pacificamente la struttura di contrada Calcarelle. «Ho notizie - ha
aggiunto la preside Immordino - da parte dell'assessore e vice
presidente della Regione, Mariella Lo Bello, che sarebbe stata
trovata una soluzione tecnica per impedire al Cupa li chiudere». E
quale sarebbe questa soluzione? «In sostanza — risponde la
professoressa Immordino — la Regione farà in modo di ridurre la
somma che prima veniva erogata al Cupa all'ex Provincia dalla spesa
corrente, in modo da evitare lo sforamento del patto di Stabilità.
L'ente, quindi, potrà rientrare nel Cupa e finanziare la stessa
somma che prima veniva erogata, cioè 750 mila euro. La parte
restante la metteranno gli altri soci. Naturalmente — aggiunge
Immordino — se rientra la Provincia, anche la Camera di commercio
potrebbe ritornare ad essere socio del Polo universitario». Entro
venerdì, quindi, sul tavolo della preside Immordino, dovrà arrivare
la delibera con la quale il commissario del Libero consorzio comunale
di Agrigento, l'ex Provincia per intenderci, revoca la fuoriuscita
e conferma il finanziamento, da socio fondatore, per l'anno in
corso. «Se non riceverò questa delibera o qualsiasi altro documento
scritto da parte della Regione — ha detto la professoressa
Immordino con molta onestà intellettuale agli studenti riuniti
nell'auditorium inaugurato due mesi fa dal ministro Angelino Alfano
ed intitolato alla memoria del giudice Rosario Livatino —
convocherò il Consiglio di amministrazione e l'assemblea dei soci
per decretare lo scioglimento del Cupa. I revisori dei Conti —
conclude la preside — mi hanno concesso solo una settimana di
tempo". Gli studenti, preoccupati, ieri già dalle 7,30 hanno
occupato la struttura che ospita l'università. "Vogliamo
continuare a studiare e laurearci ad Agrigento — dicono Lucrezia
Gazziano e Vincenzo Spoto, entrambi pendolari di Raffadali— e la
nostra battaglia la porteremo avanti per i ragazzi più piccoli di
noi che si vedranno preclusa la possibilità di studiare in questa
università". Accanto agli studenti c'erano anche i dipendenti.
«Il nostro futuro è incerto — dice Matteo Lo Raso, sindacalista
aziendale — perché se chiude il Cupa saremo costretti a ricorrere
alla mobilità. Noi siamo in 15, di cui 7 a tempo determinato e la
restante parte a tempo indeterminato. Stiamo conducendo una battaglia
assieme alla preside, al direttore dei servizi di gestione, Ettore
Castorina e con gli studenti per evitare la chiusura del Polo
universitario«. Gli studenti hanno annunciato azioni di lotta e
sensibilizzazione in attesa di atti concreti da parte della politica
locale e regionale.
Movimento 5 stelle. Gli
attivisti dei meetup Agrigento e Valle dei Templi del movimento
Cinque stelle, intervengono sulla soppressione, paventata del Cupa.
«Verremo spogliati adesso anche dell'Università — si chiedono
in una nota i grillini. La notizia che il consorzio universitario
agrigentino potrebbe chiudere annuncia l'ultima di una serie di
gravi mutilazioni che la città subisce per l'ignavia di una
schiera di politici regionali e nazionali, soprattutto. che ancora
una volta dimostrano che in nessun conto tengono lo sviluppo della
città. Dopo il PalaCongressi e una serie ormai lunghissima di
strutture culturali, educative e turistiche adesso intendono dare un
altro colpo fatale alle speranze dei nostri giovani soprattutto
chiudendo le facoltà universitarie. Dopo avere sostenuto con tanto
denaro pubblico, il nostro denaro, il consorzio universitario
rischiamo di perderlo. Quante promesse ci hanno fatto questi
vergognosi figuri che ci hanno amministrato in questi anni e adesso
continuano a pugnalarci alle spalle lasciandoci senza sede
universitaria. At- tendiamo ancora l'ennesimo incontro - aggiungono
- che dovrebbe sbloccare la vicenda e salvare il consorzio
universitario agrigentino. Se l'esito sarà infausto — concludono
gli attivisti a cinque stelle — promuoveremo altre forti azioni di
protesta».
Floriana Russo Introito, Cisl:
«Riteniamo - scrive la sindacalista - che le procedure messe in atto
per tentare di salvare il Consorzio universitario siano solamente
delle trovate politiche da irresponsabili e da incoscienti. I 750.000
euro che l'Ente potrebbe versare al Consorzio universitari, o
dovrebbero pervenire alla ex Provincia come fondo con destinazione
vincolata destinata al Cupa, in aggiunta a quanto invece spetta
all'Ente per evitare il dissesto. La Regione attraverso un
espediente che di fatto non vincola la destinazione del fondi versati
alla ex Provincia, ritiene di potere dichiarare domani di avere
risolto il problema del CUPA, cagionando però l'appesantimento di
una situazione oltremodo debitoria già presente nella ex Provincia.
Il Cupa necessita di fondi aggiuntivi». (PAPI)
LA SICILIA
RAVANUSA
Diga Gibbesi, avviate le procedure
per abbassare il livello dell'acqua
RAVANUSA. Il fiume Salso è ancora in
piena, ma non ha raggiunto i limiti massimi per l'emergenza, mentre
la diga Gibbesi stracolma. La Protezione civile insieme agli addetti
ai lavori hanno avviato le procedure per far abbassare il livello
dell'acqua, considerando che in questi giorni il maltempo sembra
essere cessato.
A distanza di pochi giorni gli
ispettori di Polizia municipale dei Comuni competenti, il
Dipartimento delle Acque e la Protezione civile provinciale, insieme
alle loro associazioni di volontariato, stanno continuando a monitore
attraverso dei sopralluoghi congiunti sia il fiume Salso sia la diga
Gibbesi. Dal sopralluogo effettuato il letto del fiume si presenta
molto esteso, occupando quasi tutto il suo alveo originale e i piloni
del ponte sulla strada statale 190 che risultavano ricoperti di acqua
per circa due metri.
Una situazione molto particolare visto
che nei giorni scorsi alcuni proprietari terrieri si erano anche
lamentati che il fiume allargandosi aveva invaso alcuni appezzamenti
di terreno. Il fiume Salso, noto anche come Imera Meridionale, che
nasce dalle Madonie, in territorio di Petralia Sottana e sfocia nel
Canale di Sicilia a Licata, con uno sviluppo di 144 chilometri, è il
maggiore corso d'acqua della Sicilia per lunghezza e il suo bacino
è esteso 2122 chilometri.
In questa fase, infatti, l'autorità
competenti procederanno altresì alla consultazione e alla redazione
in materia ambientale della situazione che si è venuta a creare al
fine di definire la portata e il livello di dettaglio delle
informazioni da includere nel successivo rapporto ambientale,
verificando inoltre la solidità di tutti i ponti attraversati dal
fiume Salso.
CARMELO SCIANGULA
Fronte comune dei sindaci
BURGIO. Ato Idrico: azione congiunta
dei "ribelli" e dei "pentiti"
BURGIO. Erano 22 i sindaci agrigentini
che si sono incontrati domenica nella sala consiliare per chiedere un
incontro al presidente della Regione e per scrivere una lettera al
presidente della Repubblica con lo scopo di far tornare pubblica la
gestione del servizio di distribuzione dell'acqua potabile. Hanno
trovato l'unità i sindaci agrigentini perché alla riunione,
promossa dal primo cittadino di Burgio Vito Ferrantelli, c'erano
sia i sindaci "ribelli" che non hanno consegnato le reti idriche,
che gli amministratori "pentiti" che invece da alcuni anni hanno
passato impianti e sorgenti alla società Girgenti Acque. Il sindaco
Ferrantelli ha letto la lettera documento approvata all'unanimità,
il sindaco Panepinto ha riferito sulle decisioni assunte dalla quarta
commissione dell'Ars per bloccare l'arrivo dei commissari,
diversi sindaci, Alfano, Impastato, Cacciatore, Lotà, Ciaccio, Sa-
pia, il presidente del consiglio Bruno, lo studente Marco Mosca e il
coordinatore dei comitati per l'acqua Zambuto hanno fatto variegate
osservazioni circa l'uscita dall'Ato Idrico, il contratto con
Girgenti Acque. Alcuni sindaci hanno dichiarato che mai consegneranno
le reti idriche. Questi i Comuni presenti: Alessandria, Aragona,
Bivona, Burgio, Caltabellotta, Camastra, Casteltermini, Cianciana,
Grotte, Ioppolo, Lucca Sicula, Menfi, Montallegro, Montevago, Palma
di Montechiaro, Ribera, Sambuca, San Biagio, Santa Elisabetta,
Sant'Angelo, Santa Margherita e Santo Stefano.
ENZOMINIO
CUPA
Vertici e manifestazioni ma nessuna
soluzione
Domani in giunta a Palermo un atto
di salvataggio
Per il Consorzio universitario di
Agrigento saranno ancora giorni di "passione" prima di poter
vedere una soluzione concreta (comunque a breve termine) che
scongiuri definitivamente il rischio chiusura.
Durante una riunione svoltasi ieri sera
a Palermo alla presenza tra gli altri dell'assessore regionale
Mariella Lo Bello è stato infatti compiuto un primo passo rispetto
all'individuazione di una strada che possa portare entro la
settimana il Libero consorzio a ritirare il proprio atto di recesso
che, da metà dicembre, già poneva di fatto in liquidazione il
Consorzio. Scartata, pare, la possibilità di un finanziamento, per
quanto "ad hoc", in quanto questo rischierebbe di alterare i
delicati equilibri del patto di stabilità dell'ex Provincia. Così
è possibile che la Regione si possa far carico di spese collegate
alla funzione dell'ente intermedio in modo da "alleggerire" il
carico e consentire quindi al Libero consorzio di ritenere scampato
(almeno al momento) il pericolo dissesto. Ad ogni modo il tutto sarà
messo "nero su bianco" mercoledì mattina durante la Giunta
regionale. In forza di questo atto, si dice, Diliberto dovrebbe poter
firmare gli atti consequenziali, avendo tra l'altro ricevuto
rassicurazioni verbali (attraverso una telefonata) da parte
dell'assessore regionale al Bilancio Baccei. E se in primis la Cisl
Fp, attraverso il segretario Russo Introito bolla le possibili
soluzioni proposte come "irresponsabili", ad Agrigento monta la
protesta.
Gli studenti ieri mattina, come
promesso, si sono riuniti numerosi e hanno interrotto le attività
didattiche bloccando i cancelli e gli accessi all'edificio di via
Quartararo e svolgendo poi per tutta la giornata un'assemblea
permanente, alla quale ha inizialmente partecipato anche il
presidente del Cupa Maria Immordino, che accantonando la consueta
cautela ha detto chiaramente che adesso il "dado è tratto".
"Dopo che con senso di responsabilità abbiamo resistito grazie
anche alle garanzie della Regione — ha spiegato — adesso siamo
costretti entro il termine individuato a provvedere alla
liquidazione, a meno che non si trovi la soluzione". Addirittura di
"punto di non ritorno" ha parlato il coordinatore dei poli
decentrati dell'Università di Palermo Ettore Castorina, mentre
parole più pesanti hanno utilizzato gli studenti, i quali da ormai
anni sono costretti ad assistere al ripetersi ciclico del rischio
chiusura del Consorzio.
Così stamattina l'assemblea
permanente continuerà, anche se le attività didattiche potrebbero
in parte riprendere, e gli studenti stanno predisponendo una marcia
di protesta per giovedì prossimo. L'eventuale arrivo di "buone
notizie" da parte della Regione o del Libero Consorzio, comunque,
non dovrebbe condizionare in un senso o nell'altro la
manifestazione. "Ad ogni modo — spiegano — si tratterebbe di
una soluzione temporanea, noi vogliamo risposte anche per il futuro
del Cupa".
GIOACCHINO SCHICCHI
STRADE. Vertice ieri in Prefettura
su viadotti, ponti e statali con una «chicca»: 640 pronta entro il
2015
LE PROMESSE DELL'ANAS AL PREFETTO
Il prefetto Nicola Diomede non poteva
avere notizie migliori da chi costruisce, "cura", gestisce e
controlla le strade statali che collegano la provincia di Agrigento
al resto della Sicilia.
Alla luce delle innumerevoli
problematiche sorte sugli assi viari e aggravate dalle piogge intense
e costanti delle ultime settimane, Diomede ha convocato per ieri
pomeriggio i vertici regionali dell'Anas (rappresentati
dall'ingegnere Tonti), dei vigili del fuoco e della polizia
stradale provinciale, sindaci e amministratori comunali di Ribera,
Sciacca, Licata, Ravanusa.
C'era anche il senatore Giuseppe
Marinello. Tanti gli argomenti da affrontare, dai viadotti ai ponti
chiusi per vari motivi, dai lavori di completamento della strada
statale 640, al miglioramento del tratto di 55 115 tra Palma di
Montechiaro e Licata.
Intanto la «notiziona» della
giornata. Il tratto agrigentino del raddoppio della strada statale
640 Agrigento - Caltanissetta, secondo l'Anas verrà ultimato entro
quest'anno. Grazie ai 42 milioni di euro stanziati dal Governo
verranno ultimati i tratti nella zona di contrada Petrusa e in
territorio di Racalmuto.
Capitolo ponte Verdura. Nel corso del
vertice di ieri Anas ha assicurato la stabilità dell'infrastruttura,
a dispetto della preoccupazione generata dagli effetti delle piogge
di questi giorni. Entro due settimane la situazione tornerà
totalmente alla normalità. Il ponte Verdura è crollato il 2
febbraio 2013, la SS 115 è rimasta interrotta per oltre tre mesi e
la viabilità è stata ripristinata a maggio 2013 con una passerella.
Nei giorni scorsi Anas ha dato
rassicurazioni che le lesioni comparse sul ponte-passerella
provvisorio non pregiudicheranno la sicurezza del traffico veicolare.
Dopo le polemiche sui tempi di
esecuzione dei lavori di ristrutturazione del viadotto Carabollace,
sulla strada statale 115, tra Sciacca e Ribera (nella foto) dal
vertice di ieri è emerso che i lavori verranno ultimati entro la
fine del prossimo maggio. Lavori, necessari dopo un provvedimento
della magistratura relativo alle indagini per la morte di due persone
che erano a bordo di auto precipitate dal viadotto, lavori iniziati
nell'aprile del 2014. L'Anas annunciava che entro 240 giorni il
viadotto, opportunamente ristrutturato nei guardrail, sarebbe stato
consegnato. Oggi, invece, dopo la fine dei lavori in uno dei due
lati, ci si accorge che il cantiere è fermo da circa due mesi. Pochi
giorni fa l'Anas rendeva noto che le limitazioni al traffico erano
state prorogate. L'intera opera ha un costo di un milione e
trecentomila euro e non sta rispettando i tempi previsti. La svolta
comunque pare vicina, con gli operatori del settore agricolo, ma
soprattutto turistico-alberghero del versante saccense che possono
cominciare a sperare in un futuro meno spettrale del presente.
Ieri si è parlato anche del viadotto
Belice che, pur essendo fuori dal territorio provinciale agrigentino
riveste particolare importanza per la zona del saccense e riberese.
Qui è in corso una gara d'appalto per mettere in sicurezza il
viadotto che Anas ha confermato non voler chiudere nelle more
dell'intervento.
Capitolo viadotto Petrullanei pressi di
Ravanusa per il quale entro marzo sarà pronto il progetto necessario
ed entro un anno i lavori inizieranno a pieno ritmo. Il tutto con la
conferma del buon funzionamento della strada alternativa, nonostante
qualche voce discordante in tal senso.
Sul fronte della strada statale 115,
nel tratto compreso tra Licata e Gela Anas ha preannunciato
l'imminente posa di nuova pavimentazione tra Palma di Montechiaro e
l'ingresso a Licata.
il prefetto Nicola Diomede ha inoltre
chiesto all'Anas di interessarsi al bivio Tumarrano. In attesa
infatti che i lavori in grande stile per ammodernare il tratto di ss
189 prendano forma, il prefetto sollecita la collocazione di
dissuasori o limitatori di velocità, al fine di far rallentare la
corsa dei veicoli, in una zona storicamente teatro di gravissimi
incidenti. Al termine della riunione, il prefetto ha evidenziato un
certo ottimismo, alla luce delle rassicurazioni fornite soprattutto
dell'ingegnere Tonti per conto dell'Anas.
La speranza non solo del prefetto è
che alle rassicurazioni facciano seguito atti concreti, improntati
soprattutto alla celerità degli interventi.
FRANCESCO DI MARE
Agrigentoflash
PROVINCIA, QUEGLI AFFITTI LOW COST..
Mentre l'ex Provincia Regionale di
Agrigento attende risposte dalla Regione per poter tornare ad onerare
la propria quota sociale nel Cupa, l'Ente ha ad oggi perso forse
fino a 3 milioni di euro di affitti perché un ufficio dello Stato
non ha fornito le risposte attese.
I fatti. Il Libero consorzio è
proprietario dell'immobile di piazza Aldo Moro che attualmente
ospita nei suoi 2.655 metri quadrati la Caserma del Comando
provinciale dei Carabinieri. Il contratto di locazione, quantomeno
l'ultimo in ordine di tempo, viene firmato nel marzo del 1993. Nel
2002 la Provincia, con apposita nota, aveva comunicato alla
Prefettura "la disdetta del contratto di locazione manifestando la
volontà di procedere alla stipula del nuovo contratto di locazione,
a condizione che venga rideterminato il canone annuo". Nel 2004 la
Provincia comunica all'ufficio territoriale del Governo che la
struttura per loro aveva un valore di 390mila euro annui. La
Prefettura, allora, passa la "palla" all'Agenzia del demanio il
14 dicembre del 2004 perché dia il proprio parere di congruità
rispetto all'importo. La Provincia fornisce la documentazione ad
eccezione delle planimetrie catastali, considerato che trattandosi di
un immobile in uso ai carabinieri, la cartografia è secretata.
Da quel momento non si ha più notizia
dell'Agenzia, la quale, si legge in una determinazione dell'ufficio
contabile del Libero Consorzio, "non ha dato riscontro utile alla
stipula di un contratto di locazione con il Ministero". Così
all'ente non rimane che "accontentarsi" di un'indennità di
occupazione "extracontrattuale", calcolata rispetto al 50 per
cento di quanto versato con l'ultimo canone annuo (nel 2006 erano
95.738 euro), decurtato poi di un ulteriore 15 per cento, per una
somma che ammonta a 41.909 euro per il secondo semestre del 2014
"facendo salvo il pagamento - si legge - delle eventuali
ulteriori somme che dovessero risultare dovute all'Ente per
l'occupazione extracontrattuale dal 1 gennaio 2010 al 31 dicembre
2014".
Insomma, quale sarà il valore reale
della locazione, al momento, non è dato sapersi, ma le somme
indicate ci sembrano un tantino al di sotto di quelle immaginate e
corrisposte.
Un affitto "extracontrattuale" è
in atto stipulato anche con la Questura per i locali che si trovano
nello stesso immobile del palazzo di Provincia in piazza Vittorio
Emanuele II (canone stimato dall'Agenzia del Demanio 227.300 euro,
ultima somma versata 55mila euro per il secondo semestre 2014).
CUPA, UN PASSO AVANTI
Cupa, un passo avanti, ma la salvezza
dell'università agrigentina non è ancora in "cassaforte".
Ieri pomeriggio, durante una riunione svoltasi a Palermo alla
presenza, tra gli altri, dell'assessore regionale alla Formazione
Mariella Lo Bello è stato fatto, appunto, un primo "passo", con
l'individuazione del percorso che consentirà, come nel famoso
giochino logico, di portare dall'altra parte del fiume capra,
cavolo e lupo.
I dettagli, al momento, non sono
pienamente noti, ma sembra che sia stata accantonata l'idea
dell'erogazione di un fondo, per quanto ad hoc, perché avrebbe
potuto creare problemi contabili al Libero Consorzio. E' più
probabile, invece, che si alleggerisca l'ex Provincia dal peso di
alcune singole spese di propria competenza affinché vi siano
automaticamente soldi "in più" da poter investire nella
partecipata Cupa. Un vero e proprio escamotage contabile che però,
qualora fosse confermato, non potrebbe diventare realtà prima di
domani, quando sarà discusso e votato dalla Giunta regionale.
Intanto la protesta degli studenti non
si ferma: anche oggi proseguirà l'assemblea permanente convocata
ieri, e nel frattempo ci si organizza per una manifestazione di
protesta che dovrebbe svolgersi giovedì.
G.S.
Agrigentonotizie
IL CONSERVATORIO "TOSCANINI"
DI RIBERA ALLA "LEOPOLDA" SICILIANA PER DIRE NO ALLA
CHIUSURA
Sul palco l'ideatore
dell'iniziativa, il sottosegretario di Stato all'Istruzione,
Università e Ricerca, Davide Faraone, che ha dato spazio agli
studenti del "Toscanini" per salire con i loro striscioni e
manifestare
L'Istituto Superiore di Studi Musicali
"Toscanini" con sede a Ribera, Ente strumentale del Libero
Consorzio Comunale di Agrigento, ha attivamente partecipato alla
"Leopolda siciliana" organizzata ieri a Palermo
dall'Associazione Culturale "Sicilia 2.0" presso le Ex
Fabbriche Sandron.
La convention, iniziata sabato 28
febbraio e conclusasi ieri, ha trattato varie tematiche sociali,
culturali e politiche sulla scia dello slogan "Il futuro è il
nostro presente".
Sul palco l'ideatore dell'iniziativa,
il sottosegretario di Stato all'Istruzione, Università e Ricerca,
Davide Faraone, che ha dato spazio agli studenti del "Toscanini"
per salire con i loro striscioni e manifestare.
E' intervenuto di fronte alle autorità
ed un folto pubblico presente il direttore Claudio Montesano che ha
tenuto un discorso "politico" a braccio, applaudito dal
pubblico, con l'obiettivo di suscitare l'attenzione verso l'unica
soluzione possibile per evitare la dismissione dell'Issm "Toscanini",
cioè la statizzazione anche tramite accorpamento ad un Conservatorio
di Stato di provincia limitrofa.
A seguire la professoressa Mariangela
Longo ha letto una nota sottoscritta dai tutti i docenti, che è
stata consegnata al sottosegretario, mentre gli studenti hanno messo
in scena un'orchestra muta.
Il sottosegretario Davide Faraone è
poi intervenuto dicendo: "Consideriamo un patrimonio
importantissimo il Toscanini, noi stiamo investendo tanto sulla
musica, sia sui Conservatori ma anche la riforma della scuola che
stiamo mettendo in campo. Dopodichè l'impegno che prendiamo è di
immediatamente occuparci della vicenda e di ascoltare un'esigenza che
non è soltanto vostra ma è del Paese".
UNIVERSITÀ A RISCHIO, ZICARI E
BELLINI: "PERCHÈ VOGLIONO FARCI CHIUDERE?"
"Nutriamo delle perplessità
sul Polo universitario e ci piacerebbe avere risposte dalla politica.
Pertanto abbiamo scritto questa lettera aperta sul polo di Agrigento,
sperando che qualcuno ci risponda" scrivono
A parlare sono Roberta Zicari ed
Epifanio Bellini, i quali proseguono: "Perplessità e dubbi di
chi vuole vivere in questa città e non vuole che il Polo venga
chiuso. Un paio di anni fa scrivemmo, leggendo lo Statuto del Polo
Universitario di Agrigento, che i soci hanno l'obbligo statutario di
conferire ogni anno alla struttura circa 900mila euro. Nessuno mi ha
mai risposto confutando tale affermazione. Supponiamo che tale cifra
serva a 'coprire' le spese vive del Polo (il personale amministrativo
dovrebbe essere composto da impiegati della Provincia?!?!). Il Polo
conta circa 3.000 iscritti (dato appreso dalla stampa); la retta
universitaria crediamo costi in media circa mille euro a studente.
Ciò vuol dire che il Cupa versa ogni anno circa 3 milioni di euro
nelle casse dell'ateneo palermitano, da cui dipende. L'università
degli studi di Palermo è, infatti, madre e potenziale carnefice del
nostro Polo. E' l'ateneo palermitano a decidere le sorti
dell'università di Agrigento. In compenso, ci pare di capire, che
noi fruttiamo all'ateneo Palermitano circa 3 milioni di euro l'anno.
La domanda è: quanto gli costiamo? Perché ci vogliono chiudere?
Perché questo consorzio non è mai stato messo nelle condizioni di
crescere, di specializzare i suoi corsi, di diventare attrattivo, di
sviluppare impresa? Diciamo questo perché il Polo non deve chiudere
e non deve diventare oggetto di campagne elettorali. Per amore e
rispetto di questa città, che vede nel consorzio non solo occasione
di formazione ma anche opportunità di crescita economica, crediamo
che la classe politica non solo debba trovare le somme per salvare il
Polo, ma anche e soprattutto debba dire perché questo Polo non
riesce ad essere economicamente autosufficiente, quali corsi chiudere
e quali mantenere, come hanno operato i consigli di amministrazione
attuali e passati, come specializzare i corsi che resteranno
portandoli ad altissimi livelli, se il polo rientri nel progetto
'poli tecnici' ovvero se possa diventare una eccellenza nel campo
agro/alimentare o nautico ( vista la recente apertura di un istituto
nautico in provincia). Insomma, basta giocare con la testa degli
agrigentini e fare campagna elettorale sulle esigenze di un
territorio, è arrivato il momento di risollevare Agrigento".