1. Contenuto della pagina
  2. Menu principale di navigazione
  3. Menu fondo pagina di navigazione
/ Rassegna stampa » 2015 » Marzo » 3 » Rassegna stampa del 3 marzo 2015

Rassegna stampa del 3 marzo 2015

GIORNALE DI SICILIA
ZONE RURALI L'assessore Caleca anticipa alcune misure per le aziende agricole Agriturismi, un bando per assegnare 17 milioni. Stefania Giuffrè PALERMO Diciassette milioni di euro di fondi comunitari «liberati» e rimessi in gioco per gli agriturismo, e in particolare per quelli delle zone costiere. Il bando, a cui stanno lavorando gli uffici dell'assessorato regionale all'Agricoltura, sarà pronto a giorni. Intanto, l'assessore Nino Caleca ha anche deciso di anticipare alcune misure del Psr (Piano di Sviluppo Rurale), per altri 70 milioni di euro.
La prima operazione è possibile grazie ad una ricognizione di fondi autorizzati dall'Unione europea e non utilizzati nell'ambito del Por (Piano operativo regionale) 2000-2006. Somme allora destinate con vari bandi e che adesso invece saranno concentrate in un'unica misura.
I fondi adesso permetteranno di finanziare anche quelle strutture escluse dalla programmazione 2007-2013. Si tratta in particolare di aziende agrituristiche classificate tecnicamente come «fascia A». In questa classificazione rientrano le grandi città costiere, ad esempio Catania, Palermo e Trapani. Il nuovo bando però, spiegano i tecnici, terrà conto delle nuove identificazioni delle categorie. Le regole da seguire saranno quelle del vecchio Por ma agganciandole alla nuova programmazione.
«Attraverso questo bando potremo consentire anche a chi ha interesse a realizzare o ristrutturare un'azienda agrituristica in una zona costiera della Sicilia - sottolinea l'assessore dell'Agricoltura, Nino Caleca - di poterlo fare con l'ausilio di un contributo pubblico. Si tratta di un bando che raggiunge un duplice obiettivo: incoraggia l'impresa creando economia e favorisce il mantenimento del paesaggio rurale che caratterizza il nostro territorio anche nelle zone costiere».
Altri settanta milioni di euro arriveranno in tempi brevi anticipando alcune misure del Psr, approvate tecnicamente ma che ancora non hanno il via libera definitivo dall'Ue. «Tecnicamente - spiega ancora Caleca - utilizzeremo la cosiddetta "clausola compensativa" per finanziare subito tre misure». Si tratta in particolare del biologico, della rete Natura 2000 (per la conservazione della biodiversità) e l'indennità compensativa (attribuita agli agricoltori per compensare i costi aggiuntivi e la perdita di reddito causati dagli svantaggi materiali che ostacolano la produzione agricola in particolari zone come la montagna). «Per il biologico - aggiunge Caleca - il bando sarà pronto entro il 15 maggio, per non perdere un'annata di produzione bio. L'obiettivo di queste misure è dare ossigeno all'agricoltura siciliana, per ripartire con lo sviluppo».

UNIVERSITARIO. Iniziata l'occupazione, incontro col presidente Immordino: " Con onestà devo dire che se una soluzione non arriva entro venerdì avvierò la chiusura". CUPA, ORE DI ATTESA
... Una settimana di tempo. Sette giorni al massimo, ed il Cupa chiuderà se non arriverà il rientro nel consorzio dell'ex Provincia di Agrigento». Ha esordito così la presidente del Polo universitario della Provincia di Agrigento, Maria Immordino, all'assemblea spontanea degli studenti e dei dipendenti del Cupa, che ieri mattina, preoccupati ed agitati per il futuro della sede staccata dell'ateneo di Palermo che rischia di chiudere per mancanza di finanziamenti, hanno "occupato" pacificamente la struttura di contrada Calcarelle. «Ho notizie - ha aggiunto la preside Immordino - da parte dell'assessore e vice presidente della Regione, Mariella Lo Bello, che sarebbe stata trovata una soluzione tecnica per impedire al Cupa li chiudere». E quale sarebbe questa soluzione? «In sostanza — risponde la professoressa Immordino — la Regione farà in modo di ridurre la somma che prima veniva erogata al Cupa all'ex Provincia dalla spesa corrente, in modo da evitare lo sforamento del patto di Stabilità. L'ente, quindi, potrà rientrare nel Cupa e finanziare la stessa somma che prima veniva erogata, cioè 750 mila euro. La parte restante la metteranno gli altri soci. Naturalmente — aggiunge Immordino — se rientra la Provincia, anche la Camera di commercio potrebbe ritornare ad essere socio del Polo universitario». Entro venerdì, quindi, sul tavolo della preside Immordino, dovrà arrivare la delibera con la quale il commissario del Libero consorzio comunale di Agrigento, l'ex Provincia per intenderci, revoca la fuoriuscita e conferma il finanziamento, da socio fondatore, per l'anno in corso. «Se non riceverò questa delibera o qualsiasi altro documento scritto da parte della Regione — ha detto la professoressa Immordino con molta onestà intellettuale agli studenti riuniti nell'auditorium inaugurato due mesi fa dal ministro Angelino Alfano ed intitolato alla memoria del giudice Rosario Livatino — convocherò il Consiglio di amministrazione e l'assemblea dei soci per decretare lo scioglimento del Cupa. I revisori dei Conti — conclude la preside — mi hanno concesso solo una settimana di tempo". Gli studenti, preoccupati, ieri già dalle 7,30 hanno occupato la struttura che ospita l'università. "Vogliamo continuare a studiare e laurearci ad Agrigento — dicono Lucrezia Gazziano e Vincenzo Spoto, entrambi pendolari di Raffadali— e la nostra battaglia la porteremo avanti per i ragazzi più piccoli di noi che si vedranno preclusa la possibilità di studiare in questa università". Accanto agli studenti c'erano anche i dipendenti. «Il nostro futuro è incerto — dice Matteo Lo Raso, sindacalista aziendale — perché se chiude il Cupa saremo costretti a ricorrere alla mobilità. Noi siamo in 15, di cui 7 a tempo determinato e la restante parte a tempo indeterminato. Stiamo conducendo una battaglia assieme alla preside, al direttore dei servizi di gestione, Ettore Castorina e con gli studenti per evitare la chiusura del Polo universitario«. Gli studenti hanno annunciato azioni di lotta e sensibilizzazione in attesa di atti concreti da parte della politica locale e regionale.
Movimento 5 stelle. Gli attivisti dei meetup Agrigento e Valle dei Templi del movimento Cinque stelle, intervengono sulla soppressione, paventata del Cupa. «Verremo spogliati adesso anche dell'Università — si chiedono in una nota i grillini. La notizia che il consorzio universitario agrigentino potrebbe chiudere annuncia l'ultima di una serie di gravi mutilazioni che la città subisce per l'ignavia di una schiera di politici regionali e nazionali, soprattutto. che ancora una volta dimostrano che in nessun conto tengono lo sviluppo della città. Dopo il PalaCongressi e una serie ormai lunghissima di strutture culturali, educative e turistiche adesso intendono dare un altro colpo fatale alle speranze dei nostri giovani soprattutto chiudendo le facoltà universitarie. Dopo avere sostenuto con tanto denaro pubblico, il nostro denaro, il consorzio universitario rischiamo di perderlo. Quante promesse ci hanno fatto questi vergognosi figuri che ci hanno amministrato in questi anni e adesso continuano a pugnalarci alle spalle lasciandoci senza sede universitaria. At- tendiamo ancora l'ennesimo incontro - aggiungono - che dovrebbe sbloccare la vicenda e salvare il consorzio universitario agrigentino. Se l'esito sarà infausto — concludono gli attivisti a cinque stelle — promuoveremo altre forti azioni di protesta».
Floriana Russo Introito, Cisl: «Riteniamo - scrive la sindacalista - che le procedure messe in atto per tentare di salvare il Consorzio universitario siano solamente delle trovate politiche da irresponsabili e da incoscienti. I 750.000 euro che l'Ente potrebbe versare al Consorzio universitari, o dovrebbero pervenire alla ex Provincia come fondo con destinazione vincolata destinata al Cupa, in aggiunta a quanto invece spetta all'Ente per evitare il dissesto. La Regione attraverso un espediente che di fatto non vincola la destinazione del fondi versati alla ex Provincia, ritiene di potere dichiarare domani di avere risolto il problema del CUPA, cagionando però l'appesantimento di una situazione oltremodo debitoria già presente nella ex Provincia. Il Cupa necessita di fondi aggiuntivi». (PAPI)

LA SICILIA
RAVANUSA Diga Gibbesi, avviate le procedure per abbassare il livello dell'acqua RAVANUSA. Il fiume Salso è ancora in piena, ma non ha raggiunto i limiti massimi per l'emergenza, mentre la diga Gibbesi stracolma. La Protezione civile insieme agli addetti ai lavori hanno avviato le procedure per far abbassare il livello dell'acqua, considerando che in questi giorni il maltempo sembra essere cessato.
A distanza di pochi giorni gli ispettori di Polizia municipale dei Comuni competenti, il Dipartimento delle Acque e la Protezione civile provinciale, insieme alle loro associazioni di volontariato, stanno continuando a monitore attraverso dei sopralluoghi congiunti sia il fiume Salso sia la diga Gibbesi. Dal sopralluogo effettuato il letto del fiume si presenta molto esteso, occupando quasi tutto il suo alveo originale e i piloni del ponte sulla strada statale 190 che risultavano ricoperti di acqua per circa due metri.
Una situazione molto particolare visto che nei giorni scorsi alcuni proprietari terrieri si erano anche lamentati che il fiume allargandosi aveva invaso alcuni appezzamenti di terreno. Il fiume Salso, noto anche come Imera Meridionale, che nasce dalle Madonie, in territorio di Petralia Sottana e sfocia nel Canale di Sicilia a Licata, con uno sviluppo di 144 chilometri, è il maggiore corso d'acqua della Sicilia per lunghezza e il suo bacino è esteso 2122 chilometri.
In questa fase, infatti, l'autorità competenti procederanno altresì alla consultazione e alla redazione in materia ambientale della situazione che si è venuta a creare al fine di definire la portata e il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel successivo rapporto ambientale, verificando inoltre la solidità di tutti i ponti attraversati dal fiume Salso.
CARMELO SCIANGULA

Fronte comune dei sindaci
BURGIO. Ato Idrico: azione congiunta dei "ribelli" e dei "pentiti"
BURGIO. Erano 22 i sindaci agrigentini che si sono incontrati domenica nella sala consiliare per chiedere un incontro al presidente della Regione e per scrivere una lettera al presidente della Repubblica con lo scopo di far tornare pubblica la gestione del servizio di distribuzione dell'acqua potabile. Hanno trovato l'unità i sindaci agrigentini perché alla riunione, promossa dal primo cittadino di Burgio Vito Ferrantelli, c'erano sia i sindaci "ribelli" che non hanno consegnato le reti idriche, che gli amministratori "pentiti" che invece da alcuni anni hanno passato impianti e sorgenti alla società Girgenti Acque. Il sindaco Ferrantelli ha letto la lettera documento approvata all'unanimità, il sindaco Panepinto ha riferito sulle decisioni assunte dalla quarta commissione dell'Ars per bloccare l'arrivo dei commissari, diversi sindaci, Alfano, Impastato, Cacciatore, Lotà, Ciaccio, Sa- pia, il presidente del consiglio Bruno, lo studente Marco Mosca e il coordinatore dei comitati per l'acqua Zambuto hanno fatto variegate osservazioni circa l'uscita dall'Ato Idrico, il contratto con Girgenti Acque. Alcuni sindaci hanno dichiarato che mai consegneranno le reti idriche. Questi i Comuni presenti: Alessandria, Aragona, Bivona, Burgio, Caltabellotta, Camastra, Casteltermini, Cianciana, Grotte, Ioppolo, Lucca Sicula, Menfi, Montallegro, Montevago, Palma di Montechiaro, Ribera, Sambuca, San Biagio, Santa Elisabetta, Sant'Angelo, Santa Margherita e Santo Stefano.
ENZOMINIO

CUPA
Vertici e manifestazioni ma nessuna soluzione
Domani in giunta a Palermo un atto di salvataggio
Per il Consorzio universitario di Agrigento saranno ancora giorni di "passione" prima di poter vedere una soluzione concreta (comunque a breve termine) che scongiuri definitivamente il rischio chiusura.
Durante una riunione svoltasi ieri sera a Palermo alla presenza tra gli altri dell'assessore regionale Mariella Lo Bello è stato infatti compiuto un primo passo rispetto all'individuazione di una strada che possa portare entro la settimana il Libero consorzio a ritirare il proprio atto di recesso che, da metà dicembre, già poneva di fatto in liquidazione il Consorzio. Scartata, pare, la possibilità di un finanziamento, per quanto "ad hoc", in quanto questo rischierebbe di alterare i delicati equilibri del patto di stabilità dell'ex Provincia. Così è possibile che la Regione si possa far carico di spese collegate alla funzione dell'ente intermedio in modo da "alleggerire" il carico e consentire quindi al Libero consorzio di ritenere scampato (almeno al momento) il pericolo dissesto. Ad ogni modo il tutto sarà messo "nero su bianco" mercoledì mattina durante la Giunta regionale. In forza di questo atto, si dice, Diliberto dovrebbe poter firmare gli atti consequenziali, avendo tra l'altro ricevuto rassicurazioni verbali (attraverso una telefonata) da parte dell'assessore regionale al Bilancio Baccei. E se in primis la Cisl Fp, attraverso il segretario Russo Introito bolla le possibili soluzioni proposte come "irresponsabili", ad Agrigento monta la protesta.
Gli studenti ieri mattina, come promesso, si sono riuniti numerosi e hanno interrotto le attività didattiche bloccando i cancelli e gli accessi all'edificio di via Quartararo e svolgendo poi per tutta la giornata un'assemblea permanente, alla quale ha inizialmente partecipato anche il presidente del Cupa Maria Immordino, che accantonando la consueta cautela ha detto chiaramente che adesso il "dado è tratto". "Dopo che con senso di responsabilità abbiamo resistito grazie anche alle garanzie della Regione — ha spiegato — adesso siamo costretti entro il termine individuato a provvedere alla liquidazione, a meno che non si trovi la soluzione". Addirittura di "punto di non ritorno" ha parlato il coordinatore dei poli decentrati dell'Università di Palermo Ettore Castorina, mentre parole più pesanti hanno utilizzato gli studenti, i quali da ormai anni sono costretti ad assistere al ripetersi ciclico del rischio chiusura del Consorzio.
Così stamattina l'assemblea permanente continuerà, anche se le attività didattiche potrebbero in parte riprendere, e gli studenti stanno predisponendo una marcia di protesta per giovedì prossimo. L'eventuale arrivo di "buone notizie" da parte della Regione o del Libero Consorzio, comunque, non dovrebbe condizionare in un senso o nell'altro la manifestazione. "Ad ogni modo — spiegano — si tratterebbe di una soluzione temporanea, noi vogliamo risposte anche per il futuro del Cupa".
GIOACCHINO SCHICCHI

STRADE. Vertice ieri in Prefettura su viadotti, ponti e statali con una «chicca»: 640 pronta entro il 2015
LE PROMESSE DELL'ANAS AL PREFETTO
Il prefetto Nicola Diomede non poteva avere notizie migliori da chi costruisce, "cura", gestisce e controlla le strade statali che collegano la provincia di Agrigento al resto della Sicilia.
Alla luce delle innumerevoli problematiche sorte sugli assi viari e aggravate dalle piogge intense e costanti delle ultime settimane, Diomede ha convocato per ieri pomeriggio i vertici regionali dell'Anas (rappresentati dall'ingegnere Tonti), dei vigili del fuoco e della polizia stradale provinciale, sindaci e amministratori comunali di Ribera, Sciacca, Licata, Ravanusa.
C'era anche il senatore Giuseppe Marinello. Tanti gli argomenti da affrontare, dai viadotti ai ponti chiusi per vari motivi, dai lavori di completamento della strada statale 640, al miglioramento del tratto di 55 115 tra Palma di Montechiaro e Licata.
Intanto la «notiziona» della giornata. Il tratto agrigentino del raddoppio della strada statale 640 Agrigento - Caltanissetta, secondo l'Anas verrà ultimato entro quest'anno. Grazie ai 42 milioni di euro stanziati dal Governo verranno ultimati i tratti nella zona di contrada Petrusa e in territorio di Racalmuto.
Capitolo ponte Verdura. Nel corso del vertice di ieri Anas ha assicurato la stabilità dell'infrastruttura, a dispetto della preoccupazione generata dagli effetti delle piogge di questi giorni. Entro due settimane la situazione tornerà totalmente alla normalità. Il ponte Verdura è crollato il 2 febbraio 2013, la SS 115 è rimasta interrotta per oltre tre mesi e la viabilità è stata ripristinata a maggio 2013 con una passerella.
Nei giorni scorsi Anas ha dato rassicurazioni che le lesioni comparse sul ponte-passerella provvisorio non pregiudicheranno la sicurezza del traffico veicolare.
Dopo le polemiche sui tempi di esecuzione dei lavori di ristrutturazione del viadotto Carabollace, sulla strada statale 115, tra Sciacca e Ribera (nella foto) dal vertice di ieri è emerso che i lavori verranno ultimati entro la fine del prossimo maggio. Lavori, necessari dopo un provvedimento della magistratura relativo alle indagini per la morte di due persone che erano a bordo di auto precipitate dal viadotto, lavori iniziati nell'aprile del 2014. L'Anas annunciava che entro 240 giorni il viadotto, opportunamente ristrutturato nei guardrail, sarebbe stato consegnato. Oggi, invece, dopo la fine dei lavori in uno dei due lati, ci si accorge che il cantiere è fermo da circa due mesi. Pochi giorni fa l'Anas rendeva noto che le limitazioni al traffico erano state prorogate. L'intera opera ha un costo di un milione e trecentomila euro e non sta rispettando i tempi previsti. La svolta comunque pare vicina, con gli operatori del settore agricolo, ma soprattutto turistico-alberghero del versante saccense che possono cominciare a sperare in un futuro meno spettrale del presente.
Ieri si è parlato anche del viadotto Belice che, pur essendo fuori dal territorio provinciale agrigentino riveste particolare importanza per la zona del saccense e riberese. Qui è in corso una gara d'appalto per mettere in sicurezza il viadotto che Anas ha confermato non voler chiudere nelle more dell'intervento.
Capitolo viadotto Petrullanei pressi di Ravanusa per il quale entro marzo sarà pronto il progetto necessario ed entro un anno i lavori inizieranno a pieno ritmo. Il tutto con la conferma del buon funzionamento della strada alternativa, nonostante qualche voce discordante in tal senso.
Sul fronte della strada statale 115, nel tratto compreso tra Licata e Gela Anas ha preannunciato l'imminente posa di nuova pavimentazione tra Palma di Montechiaro e l'ingresso a Licata.
il prefetto Nicola Diomede ha inoltre chiesto all'Anas di interessarsi al bivio Tumarrano. In attesa infatti che i lavori in grande stile per ammodernare il tratto di ss 189 prendano forma, il prefetto sollecita la collocazione di dissuasori o limitatori di velocità, al fine di far rallentare la corsa dei veicoli, in una zona storicamente teatro di gravissimi incidenti. Al termine della riunione, il prefetto ha evidenziato un certo ottimismo, alla luce delle rassicurazioni fornite soprattutto dell'ingegnere Tonti per conto dell'Anas.
La speranza non solo del prefetto è che alle rassicurazioni facciano seguito atti concreti, improntati soprattutto alla celerità degli interventi.
FRANCESCO DI MARE

Agrigentoflash

PROVINCIA, QUEGLI AFFITTI LOW COST..
Mentre l'ex Provincia Regionale di Agrigento attende risposte dalla Regione per poter tornare ad onerare la propria quota sociale nel Cupa, l'Ente ha ad oggi perso forse fino a 3 milioni di euro di affitti perché un ufficio dello Stato non ha fornito le risposte attese.
I fatti. Il Libero consorzio è proprietario dell'immobile di piazza Aldo Moro che attualmente ospita nei suoi 2.655 metri quadrati la Caserma del Comando provinciale dei Carabinieri. Il contratto di locazione, quantomeno l'ultimo in ordine di tempo, viene firmato nel marzo del 1993. Nel 2002 la Provincia, con apposita nota, aveva comunicato alla Prefettura "la disdetta del contratto di locazione manifestando la volontà di procedere alla stipula del nuovo contratto di locazione, a condizione che venga rideterminato il canone annuo". Nel 2004 la Provincia comunica all'ufficio territoriale del Governo che la struttura per loro aveva un valore di 390mila euro annui. La Prefettura, allora, passa la "palla" all'Agenzia del demanio il 14 dicembre del 2004 perché dia il proprio parere di congruità rispetto all'importo. La Provincia fornisce la documentazione ad eccezione delle planimetrie catastali, considerato che trattandosi di un immobile in uso ai carabinieri, la cartografia è secretata.
Da quel momento non si ha più notizia dell'Agenzia, la quale, si legge in una determinazione dell'ufficio contabile del Libero Consorzio, "non ha dato riscontro utile alla stipula di un contratto di locazione con il Ministero". Così all'ente non rimane che "accontentarsi" di un'indennità di occupazione "extracontrattuale", calcolata rispetto al 50 per cento di quanto versato con l'ultimo canone annuo (nel 2006 erano 95.738 euro), decurtato poi di un ulteriore 15 per cento, per una somma che ammonta a 41.909 euro per il secondo semestre del 2014 "facendo salvo il pagamento - si legge - delle eventuali ulteriori somme che dovessero risultare dovute all'Ente per l'occupazione extracontrattuale dal 1 gennaio 2010 al 31 dicembre 2014".
Insomma, quale sarà il valore reale della locazione, al momento, non è dato sapersi, ma le somme indicate ci sembrano un tantino al di sotto di quelle immaginate e corrisposte.
Un affitto "extracontrattuale" è in atto stipulato anche con la Questura per i locali che si trovano nello stesso immobile del palazzo di Provincia in piazza Vittorio Emanuele II (canone stimato dall'Agenzia del Demanio 227.300 euro, ultima somma versata 55mila euro per il secondo semestre 2014).

CUPA, UN PASSO AVANTI
Cupa, un passo avanti, ma la salvezza dell'università agrigentina non è ancora in "cassaforte". Ieri pomeriggio, durante una riunione svoltasi a Palermo alla presenza, tra gli altri, dell'assessore regionale alla Formazione Mariella Lo Bello è stato fatto, appunto, un primo "passo", con l'individuazione del percorso che consentirà, come nel famoso giochino logico, di portare dall'altra parte del fiume capra, cavolo e lupo.
I dettagli, al momento, non sono pienamente noti, ma sembra che sia stata accantonata l'idea dell'erogazione di un fondo, per quanto ad hoc, perché avrebbe potuto creare problemi contabili al Libero Consorzio. E' più probabile, invece, che si alleggerisca l'ex Provincia dal peso di alcune singole spese di propria competenza affinché vi siano automaticamente soldi "in più" da poter investire nella partecipata Cupa. Un vero e proprio escamotage contabile che però, qualora fosse confermato, non potrebbe diventare realtà prima di domani, quando sarà discusso e votato dalla Giunta regionale.
Intanto la protesta degli studenti non si ferma: anche oggi proseguirà l'assemblea permanente convocata ieri, e nel frattempo ci si organizza per una manifestazione di protesta che dovrebbe svolgersi giovedì.
G.S.

Agrigentonotizie

IL CONSERVATORIO "TOSCANINI" DI RIBERA ALLA "LEOPOLDA" SICILIANA PER DIRE NO ALLA CHIUSURA
Sul palco l'ideatore dell'iniziativa, il sottosegretario di Stato all'Istruzione, Università e Ricerca, Davide Faraone, che ha dato spazio agli studenti del "Toscanini" per salire con i loro striscioni e manifestare
L'Istituto Superiore di Studi Musicali "Toscanini" con sede a Ribera, Ente strumentale del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, ha attivamente partecipato alla "Leopolda siciliana" organizzata ieri a Palermo dall'Associazione Culturale "Sicilia 2.0" presso le Ex Fabbriche Sandron.
La convention, iniziata sabato 28 febbraio e conclusasi ieri, ha trattato varie tematiche sociali, culturali e politiche sulla scia dello slogan "Il futuro è il nostro presente".
Sul palco l'ideatore dell'iniziativa, il sottosegretario di Stato all'Istruzione, Università e Ricerca, Davide Faraone, che ha dato spazio agli studenti del "Toscanini" per salire con i loro striscioni e manifestare.
E' intervenuto di fronte alle autorità ed un folto pubblico presente il direttore Claudio Montesano che ha tenuto un discorso "politico" a braccio, applaudito dal pubblico, con l'obiettivo di suscitare l'attenzione verso l'unica soluzione possibile per evitare la dismissione dell'Issm "Toscanini", cioè la statizzazione anche tramite accorpamento ad un Conservatorio di Stato di provincia limitrofa.
A seguire la professoressa Mariangela Longo ha letto una nota sottoscritta dai tutti i docenti, che è stata consegnata al sottosegretario, mentre gli studenti hanno messo in scena un'orchestra muta.
Il sottosegretario Davide Faraone è poi intervenuto dicendo: "Consideriamo un patrimonio importantissimo il Toscanini, noi stiamo investendo tanto sulla musica, sia sui Conservatori ma anche la riforma della scuola che stiamo mettendo in campo. Dopodichè l'impegno che prendiamo è di immediatamente occuparci della vicenda e di ascoltare un'esigenza che non è soltanto vostra ma è del Paese".

UNIVERSITÀ A RISCHIO, ZICARI E BELLINI: "PERCHÈ VOGLIONO FARCI CHIUDERE?"
"Nutriamo delle perplessità sul Polo universitario e ci piacerebbe avere risposte dalla politica. Pertanto abbiamo scritto questa lettera aperta sul polo di Agrigento, sperando che qualcuno ci risponda" scrivono
A parlare sono Roberta Zicari ed Epifanio Bellini, i quali proseguono: "Perplessità e dubbi di chi vuole vivere in questa città e non vuole che il Polo venga chiuso. Un paio di anni fa scrivemmo, leggendo lo Statuto del Polo Universitario di Agrigento, che i soci hanno l'obbligo statutario di conferire ogni anno alla struttura circa 900mila euro. Nessuno mi ha mai risposto confutando tale affermazione. Supponiamo che tale cifra serva a 'coprire' le spese vive del Polo (il personale amministrativo dovrebbe essere composto da impiegati della Provincia?!?!). Il Polo conta circa 3.000 iscritti (dato appreso dalla stampa); la retta universitaria crediamo costi in media circa mille euro a studente. Ciò vuol dire che il Cupa versa ogni anno circa 3 milioni di euro nelle casse dell'ateneo palermitano, da cui dipende. L'università degli studi di Palermo è, infatti, madre e potenziale carnefice del nostro Polo. E' l'ateneo palermitano a decidere le sorti dell'università di Agrigento. In compenso, ci pare di capire, che noi fruttiamo all'ateneo Palermitano circa 3 milioni di euro l'anno. La domanda è: quanto gli costiamo? Perché ci vogliono chiudere? Perché questo consorzio non è mai stato messo nelle condizioni di crescere, di specializzare i suoi corsi, di diventare attrattivo, di sviluppare impresa? Diciamo questo perché il Polo non deve chiudere e non deve diventare oggetto di campagne elettorali. Per amore e rispetto di questa città, che vede nel consorzio non solo occasione di formazione ma anche opportunità di crescita economica, crediamo che la classe politica non solo debba trovare le somme per salvare il Polo, ma anche e soprattutto debba dire perché questo Polo non riesce ad essere economicamente autosufficiente, quali corsi chiudere e quali mantenere, come hanno operato i consigli di amministrazione attuali e passati, come specializzare i corsi che resteranno portandoli ad altissimi livelli, se il polo rientri nel progetto 'poli tecnici' ovvero se possa diventare una eccellenza nel campo agro/alimentare o nautico ( vista la recente apertura di un istituto nautico in provincia). Insomma, basta giocare con la testa degli agrigentini e fare campagna elettorale sulle esigenze di un territorio, è arrivato il momento di risollevare Agrigento".

Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO