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Rassegna stampa del 24 luglio 2015

Blog Sicilia

Nuove regole per le Pro Loco
Rassicurati i liberi consorzi

Sono state approvate con decreto dell'assessore regionale al Turismo Cleo Li Calzi le nuove procedure di riconoscimento e di iscrizione all'albo delle associazioni Pro Loco. Quelle già iscritte dovranno adeguarsi alle nuove disposizioni.
Ecco le novità: non è più necessario l'atto costitutivo in forma di atto notarile ed è prevista la possibilità di costituire più Pro-loco nello stesso territorio comunale purché siano rispettati precisi requisiti di densità della popolazione e di attrattività dal punto di vista turistico, naturalistico, archeologico e storico. Viene adottato, inoltre, uno statuto tipo unificato e chiariti termini e modalità per il funzionamento e la loro iscrizione all'albo. Annualmente ci sarà anche un'attività di vigilanza e controllo.
Le Pro Loco potranno richiedere al dipartimento regionale al ramo anche un nulla osta per istituire lo I.a.t. (l'Ufficio informazioni e accoglienza dei turisti).
Ai liberi consorzi comunali vengono assicurate invece le competenze già attribuite per legge.
L'assessore al ramo, Cleo Li Calzi ha ritenuto utile introdurre le nuove regole di riordino "per rendere la loro attività sui territori più agevole ed efficace". Tra l'altro, ha spiegato, queste associazioni "sono tra i soggetti che possono presentare le istanze per il finanziamento di manifestazioni ed eventi di interesse turistico, ai sensi della circolare 15043 del 12 giugno 2015 da me emanata, per arricchire il panorama delle attività culturali e di intrattenimento rivolte a favorire l'incoming nella nostra isola".

Sicilia24h

"Ecco in quale traumatico quadro finanziario si sta amministrando" Il sindaco Fabrizio Di Paola commenta il report dell'Anci Sicilia
Il sindaco Fabrizio Di Paola commenta il report dell'Anci Sicilia
"Manca poco e ai sindaci si chiederà di attrezzarsi a fare i miracoli per far quadrare i conti, chiudere i bilanci, garantire i servizi ai cittadini, tenere in piedi le istituzioni locali. Il trend della riduzione di risorse finanziarie trasferite ai Comuni da Stato e Regione sconforta. L'ultimo report dell'Anci Sicilia ci restituisce un quadro illuminante della situazione a dir poco critica, quasi da dopo guerra, in cui tutte le Amministrazioni comunali sono state costrette a operare in questi anni". È quanto dichiara il sindaco Fabrizio Di Paola nel commentare l'analisi del segretario generale dell'Anci Sicilia Mario Emanuele Alvano contenuta in un report trasmesso ai sindaci di tutta l'isola. Il report, che il sindaco Di Paola rende noto (è in allegato), è stato elaborato sulla base delle relazioni e dei dati della Corte dei Conti-Sezione di Controllo per la Regione Siciliana, Banca d'Italia, Assessorato Regionale delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica, IFEL (Istituto per la Finanza e l'Economia Locale.
Il sindaco Fabrizio Di Paola, componente del consiglio direttivo dell'Anci Sicilia, aggiunge: "Due dati su tutti saltano agli occhi dal report dell'Anci Sicilia. La flessione dei trasferimenti regionali nel periodo 2009-2015 è stato del 48 per cento. Si passa dai 913 milioni di euro del 2009 ai 472 milioni del 2015. La flessione dei trasferimenti delle risorse nazionali è paurosa. Si registra addirittura un calo del 73 per cento. Si passa da 1 miliardo e 426 milioni euro del 2011 ai 378 milioni del 2014. Ecco perché la Corte dei Conti nella sua indagine su "La finanza locale in Sicilia 2013-2014" afferma che la crisi dei Comuni e il peggioramento della finanza locale è sempre più 'imputabile principalmente alla progressiva e consistente riduzione dei trasferimenti di provenienza statale e regionale'. Una situazione, si spiega nel report dell'Anci, che ha avuto un significativo impatto sui bilanci comunali, ha contribuito ad aumentare la pressione fiscale e a ridurre i servizi a danno dei cittadini. Una riduzione di risorse traumatica mai vista nei decenni precedenti che non è stata accompagnata da conseguenti interventi strutturali e  appesantita da una situazione di stallo nelle riforme sul sistema dei rifiuti e delle acque e dei liberi consorzi. Una situazione che rende fragili le istituzioni locali rimasti punto di riferimento immediato dei cittadini".

Agrigentonotizie

Professionisti in prima linea per lo sviluppo del territorio: protocollo tra Ordini ed "Ethikos"

In sala "Giglia", il 24 luglio, presentazione del "Tavolo di concertazione" che sarà a disposizione di enti pubblici in genere, un progetto comune di sviluppo economico e sociale, con un coordinamento di azioni concrete di cooperazioni programmate per avviare e realizzare progetti che puntino alla stabilizzazione socio-economica, a sistemi di sviluppo locale, a prospettive occupazionali, alla valorizzazione delle risorse esistenti nelle aree considerate
Un progetto comune di sviluppo economico e sociale, con un coordinamento di azioni concrete di cooperazioni programmate per avviare e realizzare progetti che puntino alla stabilizzazione socio-economica, a sistemi di sviluppo locale, a prospettive occupazionali, alla valorizzazione delle risorse esistenti nelle aree considerate.
Con questo obiettivo hanno siglato un protocollo d'intesa professionisti e associazioni impegnati nel territorio dando vita a un "Tavolo di concertazione" che sarà a disposizione di Comuni ed enti pubblici in generale per promuovere e valutare gli interventi e le azioni sui territori di riferimento offrendo consulenza, il giusto contributo all'avvio di progetti, alla creazione di occasioni di lavoro e attrattività per i fondi comunitari e regionali, oltre che alla tutela del territorio, tra le altre cose.
L'iniziativa sarà illustrata venerdì 24 luglio dalle 10 nella sala "Giglia" dell'ex Provincia regionale, ora Libero consorzio comunale.
I firmatari del protocollo intendono instaurare in modo continuativo modalità di lavoro che permettano di sviluppare tutte le possibili sinergie tra gli enti pubblici, i soggetti imprenditoriali delle aree, gli istituti di credito e gli operatori presenti nei territori.
A sottoscrivere il partenariato sono stati: l'Ordine degli Architetti P.P.C. della provincia di Agrigento, il Collegio degli Agrotecnici delle provincie di Agrigento e Trapani, il Collegio dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati della provincia di Agrigento, il Collegio dei Geometri e dei Geometri Laureati della provincia di Agrigento, l'Ordine regionale dei Geologi di Sicilia, l'Ordine dei Commercialisti ed Esperti Contabili della provincia di Agrigento, l'Ordine degli Ingegneri della provincia di Agrigento, l'Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Agrigento, l'associazione di promozione sociale "Ethikos per il territorio".


Gds.it
Rifiuti ad Agrigento, a casa 21 netturbini

Progressivo ritorno alla normalità per Agrigento, dopo i 4 giorni di fermo della raccolta per la protesta degli operatori ecologici che hanno cercato di evitare il licenziamento di 21 di loro. Gli autocompattatori e gli operai di Iseda, Sea e Seap stanno continuando il giro del centro e delle periferie, ostacolati, in diversi casi da auto lasciate posteggiate proprio davanti ai cassonetti o dai contenitori dati alle fiamme come avvenuto nella parte bassa di via Garibaldi. Ieri pomeriggio il Comune ha disposto, a partire dalla mezzanotte, turni supplementari di raccolta, con mezzi in più, per cercare di ripristinare più in fretta le condizioni igienico sanitarie del centro e delle periferie. Da ieri intanto, sono senza lavoro 21 persone definite in esubero e su questo aspetto, si concentra la riflessione del segretario generale della Fp Cgil Alfonso Buscemi che ha seguito la vertenza fin dal primo giorno.
«Si grida allo scandalo - spiega - per il numero dei lavoratori utilizzati e si fanno confronti con il numero di lavoratori dei paesi del nord. Nessuno dice, però, che al nord non nascono discariche abusive ad ogni angolo di città oppure non buttano via l'immondizia a qualunque ora del giorno e, forse, non succede neanche di vedere qualche cittadino che poggia il sacchetto della spazzatura sul cofano della macchina per lasciarlo cadere a terra vicino al cassonetto risparmiando la fatica di scendere. Tutto questo ha un costo che si trasforma nell'esigenza di avere maggiore personale».

 
Ex Provincia di Agrigento, in arrivo liquidità per 100 mila euro

Circa 100 mila euro in arrivo nelle casse del Libero consorzio comunale di Agrigento, ex Provincia. Sono le somme relative a due verbali di conciliazione, uno con i Carabinieri, l'altro con la Questura per la congruità dei canoni di locazione degli immobili di proprietà dell'ente in uso alle forze dell'ordine. Per gli uffici della Questura la somma che sarà pagata alla Provincia ammonta a 55.250 euro, mentre per i locali usati dai carabinieri l'ammontare della conciliazione è di 41.909 euro. Ma andiamo con ordine. L'ex Provincia è proprietaria dell'immobile di piazza Vittorio Emanuele attualmente sede degli uffici della Questura e la locazione, registrata il 25 febbraio del 1964 è in forma extracontrattuale. Per questi locali, l'Agenzia del Demanio, come trasmesso dalla Prefettura nel 2012, ha espresso parere di congruità sul canone di locazione che ammonta a 227.300 euro annui, invece di quello richiesto dalla Provincia di 235.680 euro. Il ministero dell'Interno, lo scorso 30 giugno, ha autorizzato il pagamento della prima semestralità 2015 ed ha invitato la Questura, attraverso la Prefettura, a sottoscrivere il verbale di conciliazione.


Livesicilia.it
Vince la paura, l'Ars salva Crocetta 
Ma adesso Renzi spinge per il voto anticipato

Alla fine del terremoto si ritrovarono tutti in piedi. Anzi, ben saldi sulla poltrona di Sala d'Ercole.
La sfiducia? Quando mai. Le paroline magiche a Sala d'Ercole sono altre: "cambio di passo", "inversione di rotta", "senso di responsabilità" e le immancabili "essenziali riforme". Insieme a un "sicilianismo" rispolverato per l'occasione e buono per blandire qualche esponente d'opposizione. Rosario Crocetta ha puntato tutto su Palazzo dei Normanni. E in questo senso, ha vinto. "Io non mi dimetto, se vuole, il Parlamento può sfiduciarmi". Ma non lo farà. Semmai, il pericolo arriva dalla capitale. Da dove Renzi ha tuonato, intervenendo pubblicamente per la prima volta sulla questione siciliana: "Crocetta dimostri di saper governare, o vada a casa".
 I deputati, comunque, a casa non lo manderanno. E all'Ars si respira un'aria surreale. Lì i parlamentari sembrano correre la corsa del più "coraggioso" di tutti. Ma allo stesso tempo stanno fermi. Immobili. Come nel caso, ad esempio, di Forza Italia. Il capogruppo Marco Falcone ieri è intervenuto puntando il dito contro il fallimento di Crocetta. Un prologo all'immediata presentazione di una mozione di sfiducia? Macché. C'è da chiudere un accordo sui soldi che lo Stato deve riconoscere alla Sicilia, bisognerà trovare le somme per i Forestali e per la Formazione, bisognerà pur approvare questa benedetta riforma delle Province. Così, ecco apparire a Sala d'Ercole la mozione di sfiducia "postdatata": "Da calendarizzare al più presto, - avvisa Falcone - dopo che avremo approvato le riforme".
Le riforme.
 L'ipocrisia che tiene tutto in piedi.
 Col paradossale risultato che ogni fallimento, ogni flop è un motivo in più per continuare ad andare avanti. Perché c'è sempre una riforma da approvare. E l'elenco è lungo: oltre alle già citate Province ecco la mancata riforma dell'acqua pubblica, dei rifiuti, la legge sulla Formazione, quella sulla sburocratizzazione, il cosiddetto 'Sblocca Sicilia. È tutto ancora lì. Quindi c'è ancora molto da fare. E i toni e anche i contenuti dell'intervento del governatore sono sorprendentemente piaciuti proprio alle opposizioni. Così, se il coordinatore regionale di Ncd Francesco Cascio parla di una exit strategy, precisa: "Stabiliamo insieme una strada per andare al voto in primavera. Siamo alla fine di una pagina triste". Ma la fine, appunto, non è dietro l'angolo. E l'eventuale voto anticipato arriverebbe... a scoppio ritardato.
E ovviamente è già tutto dimenticato per la maggioranza di Crocetta. Il ciclone dell'intercettazione fantasma, le rivelazioni fornite dalle intercettazioni "reali", ma soprattutto le parole di Lucia Borsellino (e quelle di Manfredi) sembrano appartenere già a un'era lontana. Nonostante i reiterati e pubblici ringraziamenti a Sala d'Ercole dei parlamentari, infatti, i problemi di natura "etica e morale" sollevati dall'ex assessore, il "coacervo di interessi nella Sanità", il fatto che Lucia potesse rappresentare un "elemento di disturbo" per chi davvero voleva gestire le cose dell'assessorato, come dicono i pubblici ministersi, sembrano già svaniti nel nulla. Lasciando lo spazio alla solita retorica del "rilancio". Della ripartenza. Da fermo.
E così, ecco Antonello Cracolici accennare, dopo la seduta di ieri, a un "secondo tempo" in occasione del quale avviare "insieme una valutazione per capire se e come andare avanti. Devono essere valutate - ha aggiunto il capogruppo Pd - le cose fatte e gli errori commessi, e capire se si è in grado di invertire radicalmente la rotta". Nono sono bastati, insomma, tre rimpasti, 37 assessori in 33 mesi, una dozzina di vertici di maggioranza per capire "se e come" andare avanti. Anzi, adesso i deputati di maggioranza sembrano poter contare sulla paura dei colleghi. Che come è noto, "fa 90". "Riconosciamo - ha detto il capogruppo del Pdr Beppe Picciolo - parole molto più responsabili da parte delle opposizioni rispetto a quelle, talvolta, affrettate di pezzi della maggioranza. L'azione di politica e di governo fin qui non è stata del tutto soddisfacente e riteniamo, al contempo, di non potere fuggire ai gravi problemi che vivono la formazione professionale, i forestali, i precari, la sanità e lo stesso bilancio regionale, per fare solo alcuni esempi di temi caldi. Le valutazioni politiche andranno fatte a breve cogliendo quello che il presidente della Regione ha dichiarato sui tempi e le modalità per proseguire o meno la legislatura". Rivedersi, valutare, soppesare. In una frase, "prendere tempo". In attesa che la più grave crisi del governo regionale decanti o si sciolga con i caldi estivi.
Ovviamente, la variabile che potrebbe cambiare qualcosa è quella romana. Ieri Renzi per la prima volta ha parlato apertamente della questione siciliana, tirando le orecchie a Crocetta, associato al sindaco di Roma Ignazio Marino: "Si occupino di cose concrete, - ha detto il premier - dei problemi della gente, della sanità. Si smetta di guardare a strani giochi politici: se sono in grado di governare vadano avanti altrimenti vadano a casa. Basta con la telenovela continua: la gente non si chiede se un politico resta in carica ma se risponde alle sue domande". Sempre ieri Fausto Raciti ha incontrato "informalmente" il vicesegretario nazionale del Pd Lorenzo Guerini. "Non ho mai posto una questione di fiducia sull'onestà del presidente e sulla intercettazione farlocca, un fatto che ritengo molto grave. Resta un problema politico che il presidente della Regione ha riconosciuto, chiedendo un confronto col parlamento. Se ci sono le condizioni per andare avanti, bene. Ma non possiamo fare di più".
Il partito nazionale, però, non è affatto contento. Al di là delle intercettazioni, Roma sembra puntare dritta al voto anticipato. "Non si può evitare il voto - ha detto a più riprese il sottosegretario Davide Faraone - solo per la paura di perdere le elezioni". La nuova "resa dei conti" è prevista per il 31 luglio, quando si terrà l'assemblea regionale del Pd. Sarà quella la sede per fare emergere ancora una volta le divisioni di un partito nel quale in tanti chiedono di mettere fine a questa esperienza. Tra questi, esclusa l'eccezione di Fabrizio Ferrandelli che ha già fatto le valigie, non ci sono i deputati regionali. Che adesso pensano al cambio di rotta, all'inversione di marcia e alle nuove riforme. Alla nuova svolta, insomma. Crocetta, per restare in piedi, ha puntato tutto sul parlamento. E ha vinto. Almeno per il momento.

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