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Rassegna stampa dal 22 al 24 agosto 2015

22 sabato
Sicilia24h
Oggi a Punta Grande il Tarta-Day E' tutto pronto per il "Tarta-Day", giornata nazionale dedicata alla Tartaruga marina Caretta caretta che si svolgerà in varie parti d'Italia oggi, sabato 22 agosto. In provincia di Agrigento sono stati programmati due eventi sulla spiaggia di Punta Grande, a Porto Empedocle, e a Linosa. Nel primo caso, nel tratto di spiaggia compreso tra i lidi Majata Beach e Maraja, con inizio alle ore 11.00 e a cura degli operatori del progetto UE "Tartalife", saranno illustrate a turisti e bagnanti le iniziative per contenere le minacce sulla popolazione mediterranea di Tartaruga marina (a serio rischio di estinzione in tutto il suo areale), e distribuiti pieghevoli e altro materiale informativo sulla biodiversità. Intorno alle ore 12.00, invece, è prevista la liberazione di una Tartaruga marina curata nel Centro di recupero della fauna selvatica del CTS di Cattolica Eraclea, alla presenza degli operatori del Centro e dei funzionari della ripartizione faunistico-venatoria di Agrigento.
Incontri e visite guidate con gli esperti del Centro di Recupero del CTS di Linosa sono previsti, invece, nella minore delle Isole Pelagie, in particolare dalle ore 10.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 18.30. Gli operatori mostreranno la struttura del centro, le vasche di ricovero con gli esemplari convalescenti e il nido presidiato dai volontari nella spiaggia di Pozzolana di Ponente, mentre alle 19.00 sarà liberata una tartaruga marina curata e perfettamente riabilitata alla vita in mare aperto.
Ricordiamo che il Tarta-Day è una delle iniziative previste dalle azioni del progetto comunitario LIFE TartaLife - Riduzione della mortalità della tartaruga marina nelle attività di pesca professionale, finanziato dall'Unione Europea con il contributo, che vede tra i partner il Libero Consorzio Comunale di Agrigento (CNR-ISMAR ente capofila). Un progetto Life che ha lo scopo di far conoscere al grande pubblico le reali condizioni in cui versa la specie nei nostri mari e cosa si può fare per arginare il rischio di estinzione.


Agrigentonotizie
"Tarta-Day", a Punta Grande liberata una tartaruga marina Festeggiato il "Tarta-Day", giornata nazionale dedicata alla Tartaruga marina Caretta caretta, organizzato in varie parti d'Italia. In provincia di Agrigento sono stati programmati due eventi sulla spiaggia di Punta Grande, a Porto Empedocle, e a Linosa
E' oggi il "Tarta-Day", giornata nazionale dedicata alla Tartaruga marina Caretta caretta, organizzato in varie parti d'Italia. In provincia di Agrigento sono stati programmati due eventi sulla spiaggia di Punta Grande, a Porto Empedocle, e a Linosa.
Nel tratto di spiaggia compreso tra i lidi Majata Beach e Maraja, con inizio alle 11 e a cura degli operatori del progetto Ue "Tartalife", sono state illustrate a turisti e bagnanti le iniziative per contenere le minacce sulla popolazione mediterranea di Tartaruga marina (a serio rischio di estinzione in tutto il suo areale), e distribuiti pieghevoli e altro materiale informativo sulla biodiversità.
Intorno alle 12, invece, è avvenuta la liberazione di una tartaruga marina curata nel Centro di recupero della fauna selvatica del Cts di Cattolica Eraclea, alla presenza degli operatori del Centro e dei funzionari della ripartizione faunistico-venatoria di Agrigento.

LA SICILIA
OGGI IN ITALIA E' IL "TARTA DAY" Si celebra la giornata nazionale dedicata alla Canta Caretta: ha l'obiettivo di diminuire la mortalità di questa specie a causa delle catture accidentali (da 70.000 al 33.000 decessi all'anno) da parte dei pescatori professionisti, promuovendo l'adozione di nuovi attrezzi da pesca più selettivi, e di istituire nuovi presidi di soccorso nelle aree di riproduzione. Oggi esemplari liberati e centri di recupero aperti al pubblico.
Oggi è festa grande! Si celebra il Tarta-Day, la giornata nazionale dedicata alla tartaruga marina Caretta Caretta. L'iniziativa, promossa da TartaLife, il progetto Life di cui è capofila il Cnr-Ismar di Ancona, vede protagonisti molti centri di recupero che operano in Italia: dall'Emilia Romagna alla Sicilia passando per Puglia e Sardegna. Il progetto che ha come obiettivo la riduzione della mortalità della Caretta Caretta nei nostri mari dovuta alla pesca professionale, vuole portare a conoscenza del grande pubblico le condizioni in cui versa la specie cosa si può fare per arginare il rischio di estinzione. Ogni anno sono oltre l3omila le tartarughe marine Casetta Caretta che nel
Mediterraneo rimangono vittime di catture accidentali da parte dei pescatori professionisti. Circa 70.000 abboccano agli ami utilizzati per la pesca al pescespada, oltre 4o.000 restano intrappolate nelle reti a strascico e circa 23.000 in quelle da posta, per un totale di 133.000 catture con oltre 40.000 decessi. Numeri impressionanti e, peraltro, decisamente sottostimati: se, infatti, consideriamo in questo calcolo tutti i pescherecci comunitari e le migliaia di piccole imbarcazioni da pesca che operano nei Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, si arriva più va una stima di 200mila catturo e proporzionalmente a circa 7Omila decessi. Le minacce principali per la sopravvivenza della specie sono rappresentate dalle catture realizzate in maniera involontaria tramite i palangari e (e reti a strascico, alcuni fra i tipi di pesca più diffusi nelle marinerie italiane. I palangari, diffusi soprattutto in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, sono costituiti da Migliaia di ami collegati a un cavo principale: la tartaruga macina viene catturata accidentalmente nel momento in cui si avventa sull'esca posizionata sull'amo. Le reti a strascico sono invece reti trainate sul fondo che possono accidentalmente catturare le tartarughe che si trovavano lungo il percorso compiuto dalla rete. L'Adriatico è un'importante area di alimentazione per la Caretta Caretta, pertanto le catture accidentali con reti a strascico sembrano essere molto abbondanti. L'obiettivo di Tartalife è quello di pro muovere a livello nazionale l'adozione di nuovi attrezzi da pesca più selettivi, già sperimentati dal Cnr-Ismar, di istituire nuovi "presidi di soccorso" per le tartarughe (o potenziare quelli già esistenti) nelle aree geografiche più 'a rischio' per la pesca o più importanti per la riproduzione ed in particolare per la nidificazine. Infatti, non esiste solo il problema della pesca professionale. Recenti studi affermano che nonostante il Mediterraneo rappresenti con i suoi oltre due milioni e mezzo dì chilometri quadrati di superficie marittima solo lo 0,8% della superficie acquatica terrestre, riesce ad ospitare il 7% delle specie marine conosciute al mondo e, in particolare, ben 5 specie di tartarughe tra cui la Caretta Caretta che è la più comune, Un patrimonio naturale ingente che, tuttavia, si scontra quotidianamente con le numerosissime minacce: la cementificazione delle coste (90 milioni di abitanti risiedono nella fascia costiera. 584 città affacciate sul mare, 750 porti turistici e 286 commerciali per una inedia 200 milioni di turisti ogni anno); un flusso di merci e di pubblico tale da mettere a dura prova la capacità dell'uomo e de gli ecosistemi di conservare intatta naturalità dei siti di riproduzione. Poche le eccezioni in Italia, come la costa meridionale della Sicilia e la piccola isola Linosa, la costa ionica della Calabria e Puglia. Ma il pericolo maggiore è costituito dal traffico marittimo, Tanti gli eventi previsti per il Tarta Day: non solo la liberazione delle tartarughe ma anche l'apertura dei Centri di recupero al pubblico. L'auspicio è che anche quest'anno per 'Italia sia un'e state da record. Per il momento ci sono un nido a Linosa che si schiuderà intorno alla metà di settembre, uno a Sciacca e due lungo la costa ionica della Calabria. Mentre tre giorni fa è avvenuta una schiusa in località Zingarello, ad Agrigento, sito sul quale mai in passato erano state segnalate deposizioni. Alcuni bagnanti hanno rinvenuto 4 tartarughine, tre delle quali purtroppo morte, probabilmente per cause naturali o per attacchi di predatori, mentre la quarta è stata rinvenuta salva e rilasciate in mare dopo le prime cure.

DEDALO AMBIENTE « C'è una situazione disastrosa» Lunedì a Palermo affronterà la questione con il dirigente regionale del dipartimento Armenio. Da circa un mese è il nuovo commissario straordinario della Dedalo Ambiente Ag3 Salvatore Gueli, dirigente del dipartimento dell'Acqua e dei Rifiuti dell'assessorato regionale dell'Energia e dei Servizi di pubblica autorità, una volta insediatosi nella società d'ambito, ormai in liquidazione, si è trovato di fronte ad una situazione che lo stesso non ha esitato a definire disastrosa. Numerosi i problemi che si sta trovando a dover affrontare dalla preoccupante situazione debitoria della società, all'emergenza rifiuti legata all'eccessivo numero di comuni che conferiscono nella discarica di Siciliana. Ed è proprio questo il primo problema che abbiamo affrontato con il commissario Gueli, dato che ogni giorno i mezzi della Dedalo rischiano di dover tornare indietro ancora cari chi, rendendo problematica la raccolta dei rifiuti del giorno successivo. «Lunedì — ha spiegato al nostro giornale Gueli — sarò a Palermo per affrontare la questione con il dirigente regionale del dipartimento Acqua e Rifiuti Domenico Armenio. Il problema è che sono troppi i comuni che conferiscono a Siculiana e la ditta Catanzaro ha l'obbligo di bloccare l'abbancamento una volta raggiunti i limiti previsti dall'ordinanza, lo questi giorni abbiamo proceduto allo spostamento di alcuni comuni versò discariche del catanese, continueremo con il dirotta mento dei comuni palermitani verso altre discariche. Quindi la prossima settimana la situazione dovrebbe normalizzarsi» - Gueli ha anche spiegato che la criticità nelle ultime settimane è stata aggravata dall'aumento delle quantità conferite dai comuni costieri dell'agrigentino che hanno raddoppiato se non addirittura triplicato la quantità di rifiuti prodotti, a causa dell'aumento della popolazione in essi presente nel periodo estivo. Per ovviare al problema, in attesa che la situazione si normalizzi, il commissario ha proposto ai comuni di anticipare la raccolta a mezzanotte, incontrando anche l'adesione degli operai.
Il dirigente regionale ha anche spiegato che per risolvere la questione rifiuti in maniera definitiva sia necessario l'intervento della politica.
A tal proposito ha annunciato che dovrebbe essere presentato nei prossimi giorni un piano rifiuti.
La via da seguire, secondo Gueli, è quella della costruzione di un paio di impianti di compostaggio come quello di Bellolampo, che trasforma i rifiuti in compost, che risolverebbero qua si completamente il problema in Sicilia.
«Il vero problema, però — ha continuato Gueli è quello della raccolta differenziata che in Sicilia si è ridotta dal 27% al 9%, Come commissario ho parlato con i sindaci ma ho incontra to, salvo alcune eccezioni, un muro. Con la differenziata-avremmo meno rifiuti da conferire in discarica con conseguente risparmio per le casse dei comuni e una riduzione delle bollette dei cittadini,'.
Al commissario Gueli abbiamo chiesto anche quale sia la situazione dei mezzi della Dedalo da più parti definiti vecchi e inefficienti.
«Alcuni mezzi li ho fatti mettere da parte perchè non valeva più neanche la pena spendere soldi per aggiustar li. Difficile è anche ripararli data la situazione debitoria che ho trovato che non ci permette di pagare l'officina ne tanto meno gli stipendi degli operai che, infatti, non hanno ancora ti- cevuto lo stipendio di luglio. Qui si è aperto il capitolo del rapporto con i - comuni inadempienti».
«Ci sono comuni - ha spiegato il commissario della Dedalo - che si so no distaccati dall'Ato, come Canicatti, che, a differenza di Ravanusa, non versa più la propria quota. Altri comuni, come Palma di Montechiaro, non in tendono pagare per dei servizi non resi. A questi chiedo di sederci attorno ad un tavolo per quantificare quanto dovuto» così da sbloccare una situazione debitoria della società d'ambito che finisce per avere ripercussioni sul l'efficienza del servizio.
LUIGI ARCADIPANE

23 domenica
LA SICILIA
REALMONTE Il Comune è riuscito a coinvolgere contro gli incivili l'Aeop, Protezione civile provinciale e Croce Rossa Esercito di volontari per la Scala dei Turchia. . Certo non si può definire «blindata», ma dopo la pressocché totale «consegna» alla massa del passato, più o meno recente, s'infoltisce la schiera degli «angeli della Scala dei Turchi». Da ieri mattina infatti, a coadiuvare i volontari dell'associazione Aeop di Realmonte, nell'attività di vigilanza contro coloro i quali spaccano, bucano, disintegrano o portano a casa la pietra di mar na bianca, sono scesi in campo gli uomini e le donne della Protezione Civile del l'ex Provincia regionale di Agrigento e i volontari della Croce Rossa Italiana. Roba da stropicciarsi gli occhi, pensando come detto alla quasi totale assenza di vigilanza e soccorso immediato che per anni ha caratterizzato il sito. Un sito che, soprattutto negli ultimi 3 o 4 anni ha visto moltiplicare costantemente il numero dei visitatori, provenienti da ogni parte d'italia e anche dall'estero. Un'orda di bagnanti più o meno civili che spesso si sono lasciati andare e continuano a lasciarsi andare ad atteggia menti di dubbio gusto e civiltà. Emblematico è il caso della trasformazione in crema pseudocosmetica della pietra, da parte di molti. Una pratica che tra l'altro nuoce non solo all'ambiente del sito, ma anche al la pelle di chi si spalma questa poltiglia addosso. Bene, siccome la vicenda è divenuta di dominio più che pubblico il comune di Realmonte, retto da alcuni mesi dal sindaco Calogero Zicari ha deciso di mettere qualche «paletto». Non come l'anziano che ritiene di avere la proprietà di gran parte dei promontorio che i paletti veri li dovrebbe/vorrebbe mettere presto per motivi di sicurezza. Il paletto del Comune è rappresentato dalla dislocazione sul sito di più unità a controllo, vigilanza e ovviamente soccorso di chi sì reca ìh massa alla Scala. Sia i volontari dell'Aeop, che adesso del la Protezione Civile e della Croce Rossa sono infatti dotati di tutto l'equipaggia mento indispensabile a curare coloro i quali si facessero del male, dalle scotta ture alle fratture, cadendo sulla pietra. Il Comune nei giorni scorso ha emesso una sorta di decalogo, basato però su quindici «comandamenti». E ovviamente per far rispettare queste regole ci vuole qualcuno, possibilmente anche numeroso, pronto a intervenire. I volontari messi in campo non hanno ovviamente «poteri» da poliziotto o carabiniere, ma possono immediatamente sollecitare l'intervento di costoro. Ma niente Vigili urbani però, visto che a Realmonte sono solo 2. Forse qualche rinforzo servirebbe anche alla Polizia Municipale, visto il caos che regna inevitabilmente sovrano nei dintorni del sito. Ma questo è un altro discorso.


24 lunedì
LAMPEDUSA Piove in aeroporto: nastro ko e bagagli portati a mano. LAMPEDUSA, E' bastata una mattinata di pioggia per bloccare il nastro portabagagli dell'aeroporto e le valige dei viaggiatori accatastate su due pareti dei banchi del check in, sono state portate a mano fin dentro l'aereo.
La struttura aeroportuale di Lampedusa inaugurata appena qualche anno fa e che è costata quasi trenta milioni di euro funziona bene! a con dizione però che non piova.
Sembra quasi una barzelletta ma è così dal momento che il nastro che trasporta i bagagli non funziona quando piove; da qualche tempo, infatti, il capannone che copre il nastro in questione a causa di un temporale ha perso il tetto e quando piove come è successo domenica mattina, i bagagli devono essere portati a mano.
"E' una situazione che va avanti già da tempo, - ha spiegato Paolo Corona, direttore dell'aero porto di Lampedusa . L'Enac continua a non predisporre una gara di appalto per riparare il tetto del capannone e noi, siamo costretti a portare a mano i bagagli dei viaggiatori.
E' paradossale ma è così".
Ma l'aeroporto di Lampedusa sempre quando piove ha un'altra peculiarità in quanto alle porte di ingresso, mancano delle pensiline che servirebbero a fare in modo che la pioggia non entri nell'aerostazione. Anche la pavimentazione del l'entrata ha un problema sostanziale, è stata costruita con la pendenza al contrario e l'acqua piovana entra e non esce se non con l'utilizzo di ramazze che il personale dell'ast è costretto ad utilizzare, non appena la pioggia fa capolino.
Come dire che urgono interventi di un certo rilievo per ripristinare una normale funzionalità al la struttura aeroportuale più a sud d'Italia, punto di riferimento soprattutto in questo periodo, per migliaia di persone.
ELIO DESIDERIO

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