22 sabato
Sicilia24h
Oggi a Punta Grande il Tarta-Day
E' tutto pronto per il "Tarta-Day",
giornata nazionale dedicata alla Tartaruga marina Caretta caretta che
si svolgerà in varie parti d'Italia oggi, sabato 22 agosto. In
provincia di Agrigento sono stati programmati due eventi sulla
spiaggia di Punta Grande, a Porto Empedocle, e a Linosa. Nel primo
caso, nel tratto di spiaggia compreso tra i lidi Majata Beach e
Maraja, con inizio alle ore 11.00 e a cura degli operatori del
progetto UE "Tartalife", saranno illustrate a turisti e bagnanti
le iniziative per contenere le minacce sulla popolazione mediterranea
di Tartaruga marina (a serio rischio di estinzione in tutto il suo
areale), e distribuiti pieghevoli e altro materiale informativo sulla
biodiversità. Intorno alle ore 12.00, invece, è prevista la
liberazione di una Tartaruga marina curata nel Centro di recupero
della fauna selvatica del CTS di Cattolica Eraclea, alla presenza
degli operatori del Centro e dei funzionari della ripartizione
faunistico-venatoria di Agrigento.
Incontri e visite guidate con gli
esperti del Centro di Recupero del CTS di Linosa sono previsti,
invece, nella minore delle Isole Pelagie, in particolare dalle ore
10.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 18.30. Gli operatori mostreranno
la struttura del centro, le vasche di ricovero con gli esemplari
convalescenti e il nido presidiato dai volontari nella spiaggia di
Pozzolana di Ponente, mentre alle 19.00 sarà liberata una tartaruga
marina curata e perfettamente riabilitata alla vita in mare aperto.
Ricordiamo che il Tarta-Day è una
delle iniziative previste dalle azioni del progetto comunitario LIFE
TartaLife - Riduzione della mortalità della tartaruga marina nelle
attività di pesca professionale, finanziato dall'Unione Europea
con il contributo, che vede tra i partner il Libero Consorzio
Comunale di Agrigento (CNR-ISMAR ente capofila). Un progetto Life che
ha lo scopo di far conoscere al grande pubblico le reali condizioni
in cui versa la specie nei nostri mari e cosa si può fare per
arginare il rischio di estinzione.
Agrigentonotizie
"Tarta-Day", a Punta Grande
liberata una tartaruga marina
Festeggiato il "Tarta-Day",
giornata nazionale dedicata alla Tartaruga marina Caretta caretta,
organizzato in varie parti d'Italia. In provincia di Agrigento sono
stati programmati due eventi sulla spiaggia di Punta Grande, a Porto
Empedocle, e a Linosa
E' oggi il "Tarta-Day", giornata
nazionale dedicata alla Tartaruga marina Caretta caretta, organizzato
in varie parti d'Italia. In provincia di Agrigento sono stati
programmati due eventi sulla spiaggia di Punta Grande, a Porto
Empedocle, e a Linosa.
Nel tratto di spiaggia compreso tra i
lidi Majata Beach e Maraja, con inizio alle 11 e a cura degli
operatori del progetto Ue "Tartalife", sono state
illustrate a turisti e bagnanti le iniziative per contenere le
minacce sulla popolazione mediterranea di Tartaruga marina (a serio
rischio di estinzione in tutto il suo areale), e distribuiti
pieghevoli e altro materiale informativo sulla biodiversità.
Intorno alle 12, invece, è avvenuta la
liberazione di una tartaruga marina curata nel Centro di recupero
della fauna selvatica del Cts di Cattolica Eraclea, alla presenza
degli operatori del Centro e dei funzionari della ripartizione
faunistico-venatoria di Agrigento.
LA SICILIA
OGGI IN ITALIA E' IL "TARTA DAY"
Si celebra la giornata nazionale
dedicata alla Canta Caretta: ha l'obiettivo di diminuire la
mortalità di questa specie a causa delle catture accidentali (da
70.000 al 33.000 decessi all'anno) da parte dei pescatori
professionisti, promuovendo l'adozione di nuovi attrezzi da pesca
più selettivi, e di istituire nuovi presidi di soccorso nelle aree
di riproduzione. Oggi esemplari liberati e centri di recupero aperti
al pubblico.
Oggi è festa grande! Si celebra il
Tarta-Day, la giornata nazionale dedicata alla tartaruga marina Caretta Caretta. L'iniziativa,
promossa da TartaLife, il progetto Life di cui è capofila il
Cnr-Ismar di Ancona, vede protagonisti molti centri di recupero che
operano in Italia: dall'Emilia Romagna alla Sicilia passando per Puglia e
Sardegna. Il progetto che ha come obiettivo la riduzione della
mortalità della Caretta Caretta nei nostri mari dovuta alla pesca
professionale, vuole portare a conoscenza del grande pubblico le
condizioni in cui versa la specie cosa si può fare per arginare il
rischio di estinzione. Ogni anno sono oltre l3omila le tartarughe
marine Casetta Caretta che nel
Mediterraneo rimangono vittime di
catture accidentali da parte dei pescatori professionisti. Circa
70.000 abboccano agli ami utilizzati per la pesca al pescespada,
oltre 4o.000 restano intrappolate nelle reti a strascico e circa 23.000
in quelle da posta, per un totale di 133.000 catture con oltre 40.000
decessi. Numeri impressionanti e, peraltro, decisamente sottostimati:
se, infatti, consideriamo in questo calcolo tutti i pescherecci
comunitari e le migliaia di piccole imbarcazioni da pesca che operano
nei Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, si arriva più
va una stima di 200mila catturo e
proporzionalmente a circa 7Omila decessi. Le minacce principali per la
sopravvivenza della specie sono rappresentate dalle catture
realizzate in maniera involontaria tramite i palangari e (e reti a
strascico, alcuni fra i tipi di pesca più diffusi nelle marinerie
italiane. I palangari, diffusi soprattutto in Sicilia, Calabria,
Campania e Puglia, sono costituiti da Migliaia di ami collegati a un
cavo principale: la tartaruga macina viene catturata accidentalmente
nel momento in cui si avventa sull'esca posizionata sull'amo. Le
reti a strascico sono invece reti trainate sul fondo che possono
accidentalmente catturare le tartarughe che si trovavano lungo il percorso compiuto
dalla rete. L'Adriatico è un'importante area di alimentazione
per la Caretta Caretta, pertanto le catture accidentali con reti a
strascico sembrano essere molto abbondanti. L'obiettivo di Tartalife è quello di
pro muovere a livello nazionale l'adozione di nuovi attrezzi da
pesca più selettivi, già sperimentati dal Cnr-Ismar, di istituire
nuovi "presidi di soccorso" per le tartarughe (o potenziare
quelli già esistenti) nelle aree geografiche più 'a rischio'
per la pesca o più importanti per la riproduzione ed in particolare
per la nidificazine. Infatti, non esiste solo il problema della pesca
professionale. Recenti studi affermano che nonostante il Mediterraneo
rappresenti con i suoi oltre due milioni e mezzo dì chilometri
quadrati di superficie marittima solo lo 0,8% della superficie
acquatica terrestre, riesce ad ospitare il 7% delle specie marine
conosciute al mondo e, in particolare, ben 5 specie di tartarughe tra
cui la Caretta Caretta che è la più comune, Un patrimonio naturale
ingente che, tuttavia, si scontra quotidianamente con le
numerosissime minacce: la cementificazione delle coste (90 milioni di
abitanti risiedono nella fascia costiera. 584 città affacciate sul
mare, 750 porti turistici e 286 commerciali per una inedia 200
milioni di turisti ogni anno); un flusso di merci e di pubblico tale
da mettere a dura prova la capacità dell'uomo e de gli ecosistemi
di conservare intatta naturalità dei siti di riproduzione. Poche le
eccezioni in Italia, come la costa meridionale della Sicilia e la
piccola isola Linosa, la costa ionica della Calabria e Puglia. Ma il pericolo maggiore è
costituito dal traffico marittimo, Tanti gli eventi previsti per il
Tarta Day: non solo la liberazione delle tartarughe ma anche
l'apertura dei Centri di recupero al pubblico. L'auspicio è che
anche quest'anno per 'Italia sia un'e state da record. Per il
momento ci sono un nido a Linosa che si schiuderà intorno alla metà
di settembre, uno a Sciacca e due lungo la costa ionica della
Calabria. Mentre tre giorni fa è avvenuta una schiusa in località
Zingarello, ad Agrigento, sito sul quale mai in passato erano state
segnalate deposizioni. Alcuni bagnanti hanno rinvenuto 4
tartarughine, tre delle quali purtroppo morte, probabilmente per
cause naturali o per attacchi di predatori, mentre la quarta è stata
rinvenuta salva e rilasciate in mare dopo le prime cure.
DEDALO AMBIENTE
« C'è una situazione disastrosa»
Lunedì a Palermo affronterà la
questione con il dirigente regionale del dipartimento Armenio.
Da circa un mese è il nuovo
commissario straordinario della Dedalo Ambiente Ag3 Salvatore Gueli,
dirigente del dipartimento dell'Acqua e dei Rifiuti
dell'assessorato regionale dell'Energia e dei Servizi di pubblica
autorità, una volta insediatosi nella società d'ambito, ormai in
liquidazione, si è trovato di fronte ad una situazione che lo stesso
non ha esitato a definire disastrosa. Numerosi i problemi che si sta
trovando a dover affrontare dalla preoccupante situazione debitoria
della società, all'emergenza rifiuti legata all'eccessivo numero
di comuni che conferiscono nella discarica di Siciliana. Ed è
proprio questo il primo problema che abbiamo affrontato con il
commissario Gueli, dato che ogni giorno i mezzi della Dedalo
rischiano di dover tornare indietro ancora cari chi, rendendo
problematica la raccolta dei rifiuti del giorno successivo. «Lunedì
— ha spiegato al nostro giornale Gueli — sarò a Palermo per
affrontare la questione con il dirigente regionale del dipartimento
Acqua e Rifiuti Domenico Armenio. Il problema è che sono troppi i
comuni che conferiscono a Siculiana e la ditta Catanzaro ha l'obbligo
di bloccare l'abbancamento una volta raggiunti i limiti previsti
dall'ordinanza, lo questi giorni abbiamo proceduto allo spostamento
di alcuni comuni versò discariche del catanese, continueremo con il
dirotta mento dei comuni palermitani verso altre discariche. Quindi
la prossima settimana la situazione dovrebbe normalizzarsi» - Gueli
ha anche spiegato che la criticità nelle ultime settimane è stata
aggravata dall'aumento delle quantità conferite dai comuni
costieri dell'agrigentino che hanno raddoppiato se non addirittura
triplicato la quantità di rifiuti prodotti, a causa dell'aumento
della popolazione in essi presente nel periodo estivo. Per ovviare al
problema, in attesa che la situazione si normalizzi, il commissario
ha proposto ai comuni di anticipare la raccolta a mezzanotte,
incontrando anche l'adesione degli operai.
Il dirigente regionale ha anche
spiegato che per risolvere la questione rifiuti in maniera definitiva
sia necessario l'intervento della politica.
A tal proposito ha annunciato che
dovrebbe essere presentato nei prossimi giorni un piano rifiuti.
La via da seguire, secondo Gueli, è
quella della costruzione di un paio di impianti di compostaggio come
quello di Bellolampo, che trasforma i rifiuti in compost, che
risolverebbero qua si completamente il problema in Sicilia.
«Il vero problema, però — ha
continuato Gueli è quello della raccolta differenziata che in
Sicilia si è ridotta dal 27% al 9%, Come commissario ho parlato con
i sindaci ma ho incontra to, salvo alcune eccezioni, un muro. Con la
differenziata-avremmo meno rifiuti da conferire in discarica con
conseguente risparmio per le casse dei comuni e una riduzione delle
bollette dei cittadini,'.
Al commissario Gueli abbiamo chiesto
anche quale sia la situazione dei mezzi della Dedalo da più parti
definiti vecchi e inefficienti.
«Alcuni mezzi li ho fatti mettere da
parte perchè non valeva più neanche la pena spendere soldi per
aggiustar li. Difficile è anche ripararli data la situazione
debitoria che ho trovato che non ci permette di pagare l'officina
ne tanto meno gli stipendi degli operai che, infatti, non hanno
ancora ti- cevuto lo stipendio di luglio. Qui si è aperto il
capitolo del rapporto con i - comuni inadempienti».
«Ci sono comuni - ha spiegato il
commissario della Dedalo - che si so no distaccati dall'Ato, come
Canicatti, che, a differenza di Ravanusa, non versa più la propria
quota. Altri comuni, come Palma di Montechiaro, non in tendono pagare
per dei servizi non resi. A questi chiedo di sederci attorno ad un
tavolo per quantificare quanto dovuto» così da sbloccare una
situazione debitoria della società d'ambito che finisce per avere
ripercussioni sul l'efficienza del servizio.
LUIGI ARCADIPANE
23 domenica
LA SICILIA
REALMONTE
Il Comune è riuscito a coinvolgere
contro gli incivili l'Aeop, Protezione civile provinciale e Croce
Rossa
Esercito di volontari per la Scala
dei Turchia.
. Certo non si può definire
«blindata», ma dopo la pressocché totale «consegna» alla massa
del passato, più o meno recente, s'infoltisce la schiera degli
«angeli della Scala dei Turchi». Da ieri mattina infatti, a coadiuvare i
volontari dell'associazione Aeop di Realmonte, nell'attività di
vigilanza contro coloro i quali spaccano, bucano, disintegrano o
portano a casa la pietra di mar na bianca, sono scesi in campo gli
uomini e le donne della Protezione Civile del l'ex Provincia
regionale di Agrigento e i volontari della Croce Rossa Italiana. Roba
da stropicciarsi gli occhi, pensando come detto alla quasi totale
assenza di vigilanza e soccorso immediato che per anni ha
caratterizzato il sito. Un sito che, soprattutto negli ultimi 3 o 4
anni ha visto moltiplicare costantemente il numero dei visitatori,
provenienti da ogni parte d'italia e anche dall'estero. Un'orda
di bagnanti più o meno civili che spesso si sono lasciati andare e
continuano a lasciarsi andare ad atteggia menti di dubbio gusto e
civiltà. Emblematico è il caso della trasformazione in crema
pseudocosmetica della pietra, da parte di molti. Una pratica che tra l'altro nuoce non
solo all'ambiente del sito, ma anche al la pelle di chi si spalma
questa poltiglia addosso. Bene, siccome la vicenda è divenuta di
dominio più che pubblico il comune di Realmonte, retto da alcuni
mesi dal sindaco Calogero Zicari ha deciso di mettere qualche
«paletto». Non come l'anziano che ritiene di avere la proprietà
di gran parte dei promontorio che i paletti veri li dovrebbe/vorrebbe
mettere presto per motivi di sicurezza. Il paletto del Comune è
rappresentato dalla dislocazione sul sito di più unità a controllo,
vigilanza e ovviamente soccorso di chi sì reca ìh massa alla Scala.
Sia i volontari dell'Aeop, che adesso del la Protezione Civile e
della Croce Rossa sono infatti dotati di tutto l'equipaggia mento
indispensabile a curare coloro i quali si facessero del male, dalle
scotta ture alle fratture, cadendo sulla pietra. Il Comune nei giorni
scorso ha emesso una sorta di decalogo, basato però su quindici
«comandamenti». E ovviamente per far rispettare queste regole ci
vuole qualcuno, possibilmente anche numeroso, pronto a intervenire. I volontari messi in campo non hanno
ovviamente «poteri» da poliziotto o carabiniere, ma possono
immediatamente sollecitare l'intervento di costoro. Ma niente
Vigili urbani però, visto che a Realmonte sono solo 2. Forse qualche
rinforzo servirebbe anche alla Polizia Municipale, visto il caos che
regna inevitabilmente sovrano nei dintorni del sito. Ma questo è un
altro discorso.
24 lunedì
LAMPEDUSA
Piove in aeroporto: nastro ko e
bagagli portati a mano.
LAMPEDUSA, E' bastata una mattinata
di pioggia per bloccare il nastro portabagagli dell'aeroporto e le
valige dei viaggiatori accatastate su due pareti dei banchi del check
in, sono state portate a mano fin dentro l'aereo.
La struttura aeroportuale di Lampedusa
inaugurata appena qualche anno fa e che è costata quasi trenta
milioni di euro funziona bene! a con dizione però che non piova.
Sembra quasi una barzelletta ma è così
dal momento che il nastro che trasporta i bagagli non funziona quando
piove; da qualche tempo, infatti, il capannone che copre il nastro in
questione a causa di un temporale ha perso il tetto e quando piove
come è successo domenica mattina, i bagagli devono essere portati a
mano.
"E' una situazione che va avanti
già da tempo, - ha spiegato Paolo Corona, direttore dell'aero
porto di Lampedusa . L'Enac continua a non predisporre una gara di
appalto per riparare il tetto del capannone e noi, siamo costretti a
portare a mano i bagagli dei viaggiatori.
E' paradossale ma è così".
Ma l'aeroporto di Lampedusa sempre
quando piove ha un'altra peculiarità in quanto alle porte di
ingresso, mancano delle pensiline che servirebbero a fare in modo che
la pioggia non entri nell'aerostazione. Anche la pavimentazione del
l'entrata ha un problema sostanziale, è stata costruita con la
pendenza al contrario e l'acqua piovana entra e non esce se non con
l'utilizzo di ramazze che il personale dell'ast è costretto ad
utilizzare, non appena la pioggia fa capolino.
Come dire che urgono interventi di un
certo rilievo per ripristinare una normale funzionalità al la
struttura aeroportuale più a sud d'Italia, punto di riferimento
soprattutto in questo periodo, per migliaia di persone.
ELIO DESIDERIO