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Rassegna stampa del 29 settembre 2015

Gds.it
Ex Province siciliane, dopo la bocciatura la Regione cerca l'accordo con Roma

Le proposte sono state messe nero su bianco e mandate al vaglio dell'ufficio legislativo e legale della Regione. Domani a Roma il nuovo confronto con il sottosegretario Gianclaudio Bressa. La Regione prova a «salvare» la riforma delle ex Province, a rischio impugnativa da parte di Palazzo Chigi, con un pacchetto di aggiustamenti che gli uffici dell'assessorato alle Autonomie locali hanno predisposto.
Controdeduzioni che sono frutto delle scelte operate nel corso di un vertice, nei giorni scorsi, con cui i partiti hanno deciso come muoversi.E sottoposte all'esame degli avvocati della Regione. Di fatto la Regione proverà a evitare l'impugnativa apportando alla legge approvata ad agosto alcune modifiche che cercano di rispondere proprio alle osservazioni formulate da Roma anticipando l'impugnativa che deve essere formalizzata entro il 4 ottobre.Gli interventi principali riguardano l'introduzione del voto ponderato e la modifica degli organi. Il primo è un complesso meccanismo di voto previsto dalla legge Delrio che assegna un «peso» diverso al voto di ciascun Comune a secondo della popolazione. La legge siciliana non lo aveva previsto ma adesso è intenzione della Regione recepirlo esattamente nella stessa formulazione della Delrio. Per quanto riguarda gli organi a Roma la delegazione siciliana proporrà di tagliare l'adunanza (non prevista a livello nazionale, organo composto da sindaci, consiglieri e presidenti di circoscrizione e che elegge presidenti di liberi consorzi e sindaci metropolitani). L'adunanza verrebbe sostituita da un consiglio che invece è di natura elettiva. Una modifica che di fatto, insieme all'adunanza, cancella il potere di sfiduciare sindaci metropolitani e presidenti.

Rifiuti, lunedì i netturbini tornano in sciopero ad Agrigento

Alla fine si è arrivati allo sciopero. O almeno alla proclamazione dell'astensione dal lavoro fissata dalle organizzazioni sindacali di categoria, per lunedì prossimo 5 ottobre. Il condizionale è d'obbligo perchè ci sono tutti gli estremi che si possa evitare l'interruzione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città. I lavoratori lamentano infatti il mancato pagamento dello stipendio di agosto e chiedono che venga fatto il possibile per saldare quanto dovuto. Le imprese dal canto loro, aspettano che il Comune di Agrigento si metta in regola con i pagamenti saldando ciò che resta del mese di uglio e di tutto quello di agosto dando così la possibilità alle ditte di pagare i propri dipendenti.
«Lo scorso 17 settembre - ricordano i sindacalisti di Cgil, Cisl e uil di categoria - era stata avviata la procedura di raffreddamento ai sensi della normativa vigente, proprio in merito alla vertenza dei lavoratori del settore Igiene Ambientale del Comune di Agrigento. Per dicutere sul merito dei mancati pagamenti delle spettanz, le parti erano state convocate dalla Società Iseda mentre le altre ditte componenti l'associazione temporanea di imprese non hanno ritenuto di convocare i sindacati facendo scadere il periodo previsto per il tentativo di raffreddamento. La procedura è stata chiusa negativamente il 24 settembre e i lavoratori ci hanno chiesto di indire uno sciopero il primo giorno utile».
Agrigentonotizie.it

Anche l'istituto "Foderà" di Agrigento realizza nuovi indirizzi di studio
Nuove autorizzazioni del commissario straordinario Marcello Maisano, su proposta del settore Politiche attive del Lavoro e dell'Istruzione, per la creazione di nuovi indirizzi di studio per l'anno 2016/2017. Questa volta a farne richiesta è stata la dirigente scolastica Patrizia Pilato dell'Istituto "Michele Foderà" di Agrigento.
Il dirigente scolastico ha chiesto l'istituzione di due nuovi indirizzi di studio. Il primo riguarda il corso serale, indirizzoAgraria, Agroalimentare e Agroindustria, Articolazione Gestione dell'ambiente e del Territorio, il secondo, sempre  un corso serale ad indirizzo "Costruzioni, Ambiente e Territorio". Entrambi i corsi dovranno essere organizzati nell'Itt "Brunelleschi" di Agrigento. L'autorizzazione del Libero Consorzio è propedeutica alla decisone della Regione che potrà autorizzare questi nuovi indirizzi di studi con appositi decreti regionali. I nuovi indirizzi scolastici serviranno a migliorare l'offerta formativa da destinare ai giovani delle scuole medie superiori della città di Agrigento creando differenziate occasioni di studio ed una maggiore rispondenza della rete scolastica ai bisogni degli studenti specie per coloro che lavorano di giorno. Come già dichiarato per altri istituti della provincia il Libero Consorzio,  allo stato attuale, non potrà però garantire eventuali ulteriori oneri per la istituzione dei due nuovi indirizzi per l'incertezza dell'attuale situazione finanziaria, a meno che non arrivino nuovi trasferimenti da parte della Regione e dello Stato."
l'amicodelpopolo.it

Legge "Acqua pubblica": le nostre perplessità

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n.34 del 21 agosto 2015, la legge 11 agosto 2015 n.19 "Disciplina in materia di risorse idriche" è entrata formalmente in vigore.Una legge che, da una parte dei politici che l'hanno votata ed approvata all'Assemblea regionale siciliana, è stata battezzata come la norma che riporta l'acqua pubblica in Sicilia mentre da un'altra buona parte di deputati si attende l'impugnativa da parte del Consiglio dei ministri dinanzi alla Corte costituzionale. Una legge, la 19/2015 che è più una scatola vuota da doversi riempire con le circolari degli assessorati interessati a cui spetta l'arduo compito di renderla esecutiva anche snaturandone ulteriormente il contenuto e che presenta punti evanescenti che la rendono anche poco credibile al lettore meno esperto. Questa settimana vi proponiamo una nostra lettura della legge e le tante perplessità che in noi ha suscitato.  
L'art.1 "Principi e finalità" elenca dichiarazioni di principio che si concludono con un buco nell'acqua: al comma 6 si stabilisce "La Regione avvia la definizione di un sistema tariffario tendenzialmente unitario". Salta agli occhi di tutti che la tariffa unica regionale sciorinata ai quattro venti da questo o quel deputato si è trasformata nella evanescente formula "tendenzialmente unitaria", contraria non solo alle indicazioni della Commissione Europea ma al principio stesso di equità e solidarietà più volte invocato nella legge: a situazioni diverse dovrebbero corrispondere diverse soluzioni, come ad esempio una tariffa crescente al crescere dei consumi o una diversificazione della tariffa in base all'utenza  (residente, non residente, uso zootecnico...).   All'articolo 2 "Riordino delle competenze amministrative" vengono elencate tutte le funzioni attribuite all'Assessorato regionale dell'energia e dei servizi di pubblica utilità. All'articolo 3 ecco che, a sorpresa, ritornare gli ATO, gli Ambiti territoriali ottimali, quegli stessi Ato definiti dalla maggior parte dei politici, locali e regionali, la causa dei fallimenti delle gestioni dei settori rifiuti e idrico che vengono individuati, dall'assessorato regionale per l'energia, in numero di 9 coincidenti con le abolite province, oggi Liberi consorzi. In ogni Ambito, come avveniva già in passato, è costituita un'Assemblea territoriale idrica composta dai sindaci dei comuni ricompresi nell'Ato che eleggono il presidente dell'assemblea. Un ritorno al passato che potrebbe, come in passato, generare mostri come "l'anomalia agrigentina" figlia non di un'autorità super partes staccata dalla politica ma degli interessi di singoli comuni a discapito della collettività. All'art.4 "Gestione del servizio idrico integrato" la criticità più palese si evince nelle diverse condizioni in cui si esplica il contratto di affidamento, se infatti il privato vedrà risolto il contratto di diritto nel caso in cui il servizio venga interrotto per più di quattro giorni e interessi almeno il 2% della popolazione, oltre al pagamento, indipendentemente dalla natura dell'interruzione al pagamento di una penale di importo non inferiore a 100 mila euro e non superiore ai 300 mila euro, per giorno di interruzione, nel caso in cui il gestore sia interamente privato, per gli identici disservizi, scatterà una riduzione proporzionale delle tariffe a carico degli utenti. Disparità contrattuali che solitamente, in qualsiasi contratto, specialmente di un servizio pubblico, non dovrebbero esistere, perché a farne le spese non è il pubblico o il privato ma sempre il cittadino. 
Sempre l'art.4 ma al comma 7 stabilisce anche che "i comuni possono provvedere alla gestione in forma diretta e pubblica del servizio idrico in forma associata con la costituzione di sub-abiti composti da più comuni facenti parte dello stesso ATO che possono provvedere alla gestione unitaria del servizio". Quindi potremmo avere comuni con risorse idriche proprie che decidano di unirsi per dar vita ad un sub-ambito (che deve essere approvato dall'assemblea dell'ATO) ed avere la possibilità di assistere alla violazione di quanto stabilito dalla stessa legge 19/2015 all'art.1 comma 2 "garantire un uso della risorsa (idrica, ndr) rispettoso dei criteri di sostenibilità, solidarietà, trasparenza, equità sociale ed efficacia".  Ma c'è di più al comma 8 dell'art.4 ecco che arriva la sanatoria idrica "i comuni montani con popolazione inferiore a 1.000 abitanti nonché i comuni delle isole minori ed i comuni di cui al comma 6 dell'art.1 della legge regionale 9 gennaio 2013, n. 2 (i comuni che non hanno consegnato gli impianti ai gestori del servizio idrico integrato, continuano con la gestione diretta, ndr) possono gestire in forma singola e diretta il servizio idrico integrato nei casi in cui la gestione associata del servizio risulti antieconomica". Altra criticità quella che ci viene presentata dal comma 12 sempre dell'art.4 in cui viene previsto un Fondo di solidarietà a sostegno dei soggetti meno abbienti che per il primo anno verrà alimentato dalle  risorse derivanti dalla tariffa del servizio idrico integrato ma che sarà alimentato mediante un accantonamento a carico del gestore nella misura pari allo 0,2% del fatturato complessivo annuo. Il collega Gioacchino Schicchi ha fatto delle proiezioni sull'entità di tale fondo che, oggi, per i comuni gestiti da GirgentiAcque è pari a quasi un milione di euro ma che, con l'entrata in vigore della legge si ridurrà a 75 mila euro, non immaginiamo nemmeno a quanto potrebbe ridursi nei comuni di un sub-ambito o con gestione diretta e singola.
All'art.5 "Regime transitorio" è presente il comma che ha fatto gridare al "ritorno alla gestione pubblica del servizio" si legge infatti che "i comuni afferenti ai disciolti ATO presso i quali non si sia determinata effettivamente l'implementazione sull'intero territorio di pertinenza della gestione unica [...] con deliberazione motivata da assumere entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, possono adottare le forme gestionali del comma 7 dell'art.4 (costituzione di sub-ambiti con gestione diretta del servizio, ndr)". Ma il legislatore dimentica di dire come poter concretamente rescindere, ad esempio, un contratto di appalto valido e vigente, come sostenere i costi per l'avvio di una gestione pubblica. Domande che gli uffici dei disciolti ATO stanno ponendo all'Assessorato regionale dell'energia e le cui risposte avranno un peso non indifferente per i cittadini dei comuni interessati. All'art.6 "Gestione dei sistema acquedottistico della Sicilia e del relativo servizio di erogazione di acqua ad uso idropotabile" fa capolino l'Agenzia nazionale per l'energia elettrica, il gas ed il servizio idrico che qui, deve aiutare la Regione a mettere un freno al costo oneroso con cui Siciliacque spa (il cui 25% è detenuto dalla stessa Regione Sicilia, ndr) vende l'acqua ai siciliani, ma non deve però, l'agenzia, mettere becco sulle tariffe del servizio idrico. Art.7 "Personale delle soppresse Autorità d'ambito ottimale"  i dipendenti dei vecchi Ato passano ai nuovi "se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi", Tomasi di Lampedusa docet. L'art.8 introduce lo "Strumento di democratica partecipazione per il servizio idrico integrato", con l'istituzione di un "comitato consultivo permanente degli utenti ed il tavolo consultivo permanente sulle tariffe" ed anche qui l'Agenzia nazionale super partes non viene completamente presa in considerazione. All'art.9 "Adeguamento degli impianti" arriva la seconda sanatoria, infatti si legge nell'articolo in oggetto "L'assessorato regionale dell'energia destina i finanziamenti previsti per l'adeguamento degli impianti di depurazione e delle reti idriche anche ai comuni privi del soggetto gestore ed ai comuni di cui all'art.1 comma 6 della legge regionale 9 gennaio 2013 n.3 (i comuni che non hanno consegnato gli impianti ai gestori del servizio idrico integrato, continuano con la gestione diretta, ndr)". La Regione permette con questo articolo quello che ancora non era stato concesso, infatti molti dei comuni "ribelli" non avevano ottenuto i finanziamenti necessari per gli impianti di depurazione e per le reti idriche proprio perché si trovavano in uno stato di anomalia o privi di gestore o con gestione diretta volontaria. L'art. 10 introduce il quantitativo minimo vitale d'acqua che è pari a 50 litri a persona e, la cui erogazione, come recita il comma 2 "non può essere sospesa, neppure in caso di morosità" (per i beneficiari del fondo di solidarietà, ndr)". Ma, prosegue il comma "in caso di morosità nel pagamento, il gestore provvede ad istallare apposito meccanismo limitatore dell'erogazione, idoneo a garantire esclusivamente la fornitura giornaliera essenziale di 50 litri al giorno per persona, salvo di agire per il recupero delle somme dovute". Quindi dobbiamo dedurre che, in qualsiasi momento il credito vantato dal gestore, sia esso pubblico o privato, potrebbe venire recuperato soprattutto nel caso di gestione diretta dai comuni sui quali incombe sempre la mannaia della Corte dei conti per quanto concerne il bilancio. Ma l'art.10 al comma 3 ci fa sorgere un'ulteriore dubbio, "l'erogazione dei commi 1 e 2 è garantita nei limiti delle disponibilità del Fondo di cui all'art.4 comma 2", quindi se il Fondo per l'anno in corso si esaurisce dopo tre mesi l'erogazione del minimo vitale non è più garantita? L'art.11 riguarda i "Modelli tariffari" anche qui l'Agenzia nazionale che attualmente pone il "veto" sulle tariffe applicate nelle singole gestioni non viene contemplata, sarà la giunta regionale su proposta delle assemblee territoriali idriche ad approvare il modelli tariffari del ciclo idrico relativo ad acquedotto e fognatura. Inoltre si legge "in relazione al livello di qualità della risorsa idrica ovvero nei casi in cui la stessa non è utilizzabile per fini alimentari, la tariffa è ridotta in una misura pari al 50%". Ma, per legge i gestori sono obbligati ad immettere in acquedotto solo acqua potabile, il problema si verifica nel caso in cui l'acqua che arriva nelle case non è per uso alimentare ma lì riuscire a trovare la causa sarà abbastanza difficile. Infatti sarà per colpa delle vetuste reti di distribuzione o delle cisterne di approvvigionamento di cui ogni abitante della nostra provincia fa uso per avere riserve di acqua? L'art.12 stabilisce l'istituzione di Commissioni tecniche presso gli ATO idrici in liquidazione. Le commissioni presiedute dal commissario degli Ato posti in liquidazione, da tre sindaci appartenenti all'ATO, da un rappresentante delle organizzazioni sindacali, da un rappresentante dei comitati cittadini per l'acqua pubblica e un funzionario regionale del dipartimento acque e rifiuti hanno lo scopo di verificare eventuali inadempienze contrattuali (nel caso di gestione del SII a enti di diritto privato) sulla base delle convenzioni stipulate, ed hanno 90 giorni di tempo, dalla loro istituzione, per redigere la relazione scritta con le loro osservazioni. Nel caso in cui si dovessero accertare le inadempienze contrattuali le commissioni avanzano al Presidente della Regione una proposta di risoluzione anticipata delle convenzioni stipulate. Sempre l'art.12 stabilisce poi, al comma 5 che in attesa dell'applicazione definitiva della legge le commissioni avanzano all'assessorato regionale all'energia soluzioni "per calmierare le tariffe del servizio idrico integrato in tutti i comuni aderenti al consorzio d'ambito, la fine di evitare disagi e problemi di ordina sociale tra popolazione" e nei casi in cui l'implementazione non sia stata resa possibile? Rientrano in questo comma anche i comuni che non hanno consegnato le reti al gestore? E Se le tariffe sono state approvate dall'Agenzia nazionale per l'energia elettrica, il gas ed il servizio idrico? Tanti i dubbi che solleva la lettura della legge sulla "Disciplina in materia di risorse idriche" che in alcune parti sembra più uno specchietto per le allodole che una risposta concreta alle esigenze del cittadino siciliano.
Marilisa Della monica


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