Gds.it
Ex
Province siciliane, dopo la bocciatura la Regione cerca l'accordo
con Roma
Le
proposte sono state messe nero su bianco e mandate al vaglio
dell'ufficio legislativo e legale della Regione. Domani a Roma il
nuovo confronto con il sottosegretario Gianclaudio Bressa. La Regione
prova a «salvare» la riforma delle ex Province, a rischio
impugnativa da parte di Palazzo Chigi, con un pacchetto di
aggiustamenti che gli uffici dell'assessorato alle Autonomie locali
hanno predisposto.
Controdeduzioni
che sono frutto delle scelte operate nel corso di un vertice, nei
giorni scorsi, con cui i partiti hanno deciso come muoversi.E
sottoposte all'esame degli avvocati della Regione. Di fatto la
Regione proverà a evitare l'impugnativa apportando alla legge
approvata ad agosto alcune modifiche che cercano di rispondere
proprio alle osservazioni formulate da Roma anticipando l'impugnativa
che deve essere formalizzata entro il 4 ottobre.Gli
interventi principali riguardano l'introduzione del voto ponderato
e la modifica degli organi. Il
primo è un complesso meccanismo di voto previsto dalla legge Delrio
che assegna un «peso» diverso al voto di ciascun Comune a secondo
della popolazione. La legge siciliana non lo aveva previsto ma adesso
è intenzione della Regione recepirlo esattamente nella stessa
formulazione della Delrio.
Per
quanto riguarda gli organi a Roma la delegazione siciliana proporrà
di tagliare l'adunanza (non
prevista a livello nazionale, organo composto da sindaci, consiglieri
e presidenti di circoscrizione e che elegge presidenti di liberi
consorzi e sindaci metropolitani). L'adunanza verrebbe sostituita
da un consiglio che invece è di natura elettiva. Una modifica che di
fatto, insieme all'adunanza, cancella il potere di sfiduciare
sindaci metropolitani e presidenti.
Rifiuti,
lunedì i netturbini tornano in sciopero ad Agrigento
Alla
fine si è arrivati allo sciopero. O
almeno alla proclamazione dell'astensione dal lavoro fissata dalle
organizzazioni sindacali di categoria, per lunedì prossimo 5
ottobre. Il condizionale è d'obbligo perchè ci sono tutti gli
estremi che si possa evitare l'interruzione del servizio di
raccolta e smaltimento dei rifiuti in città.
I lavoratori lamentano infatti il
mancato pagamento dello stipendio di agosto e chiedono che venga
fatto il possibile per saldare quanto dovuto. Le imprese dal canto
loro, aspettano che il Comune di Agrigento si metta in regola con i
pagamenti saldando ciò che resta del mese di uglio e di tutto quello
di agosto dando così la possibilità alle ditte di pagare i propri
dipendenti.
«Lo scorso 17 settembre - ricordano i sindacalisti di
Cgil, Cisl e uil di categoria - era stata avviata la procedura di
raffreddamento ai sensi della normativa vigente, proprio in merito
alla vertenza dei lavoratori del settore Igiene Ambientale del Comune
di Agrigento. Per dicutere sul merito dei mancati pagamenti delle
spettanz, le parti erano state convocate dalla Società Iseda mentre
le altre ditte componenti l'associazione temporanea di imprese non
hanno ritenuto di convocare i sindacati facendo scadere il periodo
previsto per il tentativo di raffreddamento. La procedura è stata
chiusa negativamente il 24 settembre e i lavoratori ci hanno chiesto
di indire uno sciopero il primo giorno utile».
Agrigentonotizie.it
Anche l'istituto "Foderà"
di Agrigento realizza nuovi indirizzi di studio
Nuove autorizzazioni del commissario
straordinario Marcello Maisano, su proposta del settore Politiche
attive del Lavoro e dell'Istruzione, per la creazione di nuovi
indirizzi di studio per l'anno 2016/2017. Questa volta a farne
richiesta è stata la dirigente scolastica Patrizia Pilato
dell'Istituto "Michele Foderà" di Agrigento.
Il dirigente
scolastico ha chiesto l'istituzione di due nuovi indirizzi di studio.
Il primo riguarda il corso serale, indirizzoAgraria,
Agroalimentare e Agroindustria, Articolazione Gestione dell'ambiente
e del Territorio, il secondo, sempre un corso
serale ad indirizzo "Costruzioni, Ambiente e
Territorio". Entrambi i corsi dovranno essere
organizzati nell'Itt "Brunelleschi" di Agrigento.
L'autorizzazione del Libero Consorzio è propedeutica alla decisone
della Regione che potrà autorizzare questi nuovi indirizzi di studi
con appositi decreti regionali. I nuovi indirizzi scolastici
serviranno a migliorare l'offerta formativa da destinare ai giovani
delle scuole medie superiori della città di Agrigento creando
differenziate occasioni di studio ed una maggiore rispondenza della
rete scolastica ai bisogni degli studenti specie per coloro che
lavorano di giorno. Come
già dichiarato per altri istituti della provincia il Libero
Consorzio, allo stato attuale, non potrà però garantire
eventuali ulteriori oneri per la istituzione dei due nuovi indirizzi
per l'incertezza dell'attuale situazione finanziaria, a meno che
non arrivino nuovi trasferimenti da parte della Regione e dello
Stato."
l'amicodelpopolo.it
Legge "Acqua pubblica": le
nostre perplessità
Con
la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana
n.34 del 21 agosto 2015, la legge
11 agosto 2015 n.19 "Disciplina in materia di risorse idriche" è
entrata formalmente in vigore.Una legge che, da una parte dei
politici che l'hanno votata ed approvata all'Assemblea regionale
siciliana, è stata battezzata come la norma che riporta l'acqua
pubblica in Sicilia mentre da un'altra buona parte di deputati si
attende l'impugnativa da parte del Consiglio dei ministri dinanzi
alla Corte costituzionale. Una legge, la 19/2015 che è più una
scatola vuota da doversi riempire con le circolari degli assessorati
interessati a cui spetta l'arduo compito di renderla esecutiva
anche snaturandone ulteriormente il contenuto e che presenta punti
evanescenti che la rendono anche poco credibile al lettore meno
esperto. Questa settimana vi proponiamo una nostra lettura della
legge e le tante perplessità che in noi ha suscitato.
L'art.1
"Principi e finalità" elenca
dichiarazioni di principio che si concludono con un buco nell'acqua:
al comma 6 si stabilisce "La Regione avvia la definizione di un
sistema tariffario tendenzialmente unitario". Salta agli occhi di
tutti che la tariffa unica regionale sciorinata ai quattro venti da
questo o quel deputato si è trasformata nella evanescente
formula "tendenzialmente
unitaria",
contraria non solo alle indicazioni della Commissione Europea ma al
principio stesso di equità e solidarietà più volte invocato nella
legge: a situazioni diverse dovrebbero corrispondere diverse
soluzioni, come ad esempio una tariffa crescente al crescere dei
consumi o una diversificazione della tariffa in base all'utenza
(residente, non residente, uso zootecnico...).
All'articolo
2 "Riordino delle competenze amministrative" vengono
elencate tutte le funzioni attribuite all'Assessorato regionale
dell'energia e dei servizi di pubblica utilità.
All'articolo
3 ecco che, a sorpresa, ritornare gli ATO, gli Ambiti territoriali
ottimali, quegli
stessi Ato definiti dalla maggior parte dei politici, locali e
regionali, la causa dei fallimenti delle gestioni dei settori rifiuti
e idrico che vengono individuati, dall'assessorato regionale per
l'energia, in numero di 9 coincidenti con le abolite province, oggi
Liberi consorzi. In ogni Ambito, come avveniva già in passato, è
costituita un'Assemblea territoriale idrica composta dai sindaci
dei comuni ricompresi nell'Ato che eleggono il presidente
dell'assemblea. Un ritorno al passato che potrebbe, come in
passato, generare mostri come "l'anomalia agrigentina" figlia
non di un'autorità super partes staccata dalla politica ma degli
interessi di singoli comuni a discapito della collettività.
All'art.4
"Gestione del servizio idrico integrato" la
criticità più palese si evince nelle diverse condizioni in cui si
esplica il contratto di affidamento, se infatti il privato vedrà
risolto il contratto di diritto nel caso in cui il servizio venga
interrotto per più di quattro giorni e interessi almeno il 2% della
popolazione, oltre al pagamento, indipendentemente dalla natura
dell'interruzione al pagamento di una penale di importo non
inferiore a 100 mila euro e non superiore ai 300 mila euro, per
giorno di interruzione, nel caso in cui il gestore sia interamente
privato, per gli identici disservizi, scatterà una riduzione
proporzionale delle tariffe a carico degli utenti. Disparità
contrattuali che solitamente, in qualsiasi contratto, specialmente di
un servizio pubblico, non dovrebbero esistere, perché a farne le
spese non è il pubblico o il privato ma sempre il cittadino.
Sempre
l'art.4 ma al comma 7 stabilisce anche che "i comuni possono
provvedere alla gestione in forma diretta e pubblica del servizio
idrico in forma associata con la costituzione di sub-abiti composti
da più comuni facenti parte dello stesso ATO che possono provvedere
alla gestione unitaria del servizio". Quindi potremmo avere comuni
con risorse idriche proprie che decidano di unirsi per dar vita ad un
sub-ambito (che deve essere approvato dall'assemblea dell'ATO) ed
avere la possibilità di assistere alla violazione di quanto
stabilito dalla stessa legge 19/2015 all'art.1 comma 2 "garantire
un uso della risorsa (idrica, ndr) rispettoso dei criteri di
sostenibilità, solidarietà, trasparenza, equità sociale ed
efficacia". Ma c'è di più al comma 8 dell'art.4 ecco
che arriva la sanatoria idrica "i comuni montani con popolazione
inferiore a 1.000 abitanti nonché i comuni delle isole minori ed i
comuni di cui al comma 6 dell'art.1 della legge regionale 9 gennaio
2013, n. 2 (i comuni che non hanno consegnato gli impianti ai gestori
del servizio idrico integrato, continuano con la gestione diretta,
ndr) possono gestire in forma singola e diretta il servizio idrico
integrato nei casi in cui la gestione associata del servizio risulti
antieconomica". Altra criticità quella che ci viene presentata dal
comma 12 sempre dell'art.4 in cui viene previsto un Fondo di
solidarietà a sostegno dei soggetti meno abbienti che per il primo
anno verrà alimentato dalle risorse derivanti dalla tariffa
del servizio idrico integrato ma che sarà alimentato mediante un
accantonamento a carico del gestore nella misura pari allo 0,2% del
fatturato complessivo annuo. Il collega Gioacchino Schicchi ha fatto
delle proiezioni sull'entità di tale fondo che, oggi, per i comuni
gestiti da GirgentiAcque è pari a quasi un milione di euro ma che,
con l'entrata in vigore della legge si ridurrà a 75 mila euro, non
immaginiamo nemmeno a quanto potrebbe ridursi nei comuni di un
sub-ambito o con gestione diretta e singola.
All'art.5
"Regime transitorio" è presente il comma che ha fatto gridare al
"ritorno alla gestione pubblica del servizio" si
legge infatti che "i comuni afferenti ai disciolti ATO presso i
quali non si sia determinata effettivamente l'implementazione
sull'intero territorio di pertinenza della gestione unica [...] con
deliberazione motivata da assumere entro 90 giorni dalla data di
entrata in vigore della presente legge, possono adottare le forme
gestionali del comma 7 dell'art.4 (costituzione di sub-ambiti con
gestione diretta del servizio, ndr)". Ma il legislatore dimentica
di dire come poter concretamente rescindere, ad esempio, un contratto
di appalto valido e vigente, come sostenere i costi per l'avvio di
una gestione pubblica. Domande che gli uffici dei disciolti ATO
stanno ponendo all'Assessorato regionale dell'energia e le cui
risposte avranno un peso non indifferente per i cittadini dei comuni
interessati.
All'art.6
"Gestione dei sistema acquedottistico della Sicilia e del relativo
servizio di erogazione di acqua ad uso idropotabile" fa
capolino l'Agenzia nazionale per l'energia elettrica, il gas ed
il servizio idrico che qui, deve aiutare la Regione a mettere un
freno al costo oneroso con cui Siciliacque spa (il cui 25% è
detenuto dalla stessa Regione Sicilia, ndr) vende l'acqua ai
siciliani, ma non deve però, l'agenzia, mettere becco sulle
tariffe del servizio idrico.
Art.7
"Personale delle soppresse Autorità d'ambito ottimale" i
dipendenti dei vecchi Ato passano ai nuovi "se vogliamo che tutto
rimanga come è, bisogna che tutto cambi", Tomasi di Lampedusa
docet.
L'art.8
introduce lo "Strumento di democratica partecipazione per il
servizio idrico integrato", con
l'istituzione di un "comitato consultivo permanente degli utenti
ed il tavolo consultivo permanente sulle tariffe" ed anche qui
l'Agenzia nazionale super partes non viene completamente presa in
considerazione.
All'art.9
"Adeguamento degli impianti" arriva la seconda sanatoria, infatti
si legge nell'articolo in oggetto "L'assessorato regionale
dell'energia destina i finanziamenti previsti per l'adeguamento
degli impianti di depurazione e delle reti idriche anche ai comuni
privi del soggetto gestore ed ai comuni di cui all'art.1 comma 6
della legge regionale 9 gennaio 2013 n.3 (i comuni che non hanno
consegnato gli impianti ai gestori del servizio idrico integrato,
continuano con la gestione diretta, ndr)". La Regione permette con
questo articolo quello che ancora non era stato concesso, infatti
molti dei comuni "ribelli" non avevano ottenuto i finanziamenti
necessari per gli impianti di depurazione e per le reti idriche
proprio perché si trovavano in uno stato di anomalia o privi di
gestore o con gestione diretta volontaria.
L'art.
10 introduce il quantitativo minimo vitale d'acqua che è pari a 50
litri a persona e,
la cui erogazione, come recita il comma 2 "non può essere sospesa,
neppure in caso di morosità" (per i beneficiari del fondo di
solidarietà, ndr)". Ma, prosegue il comma "in caso di morosità
nel pagamento, il gestore provvede ad istallare apposito meccanismo
limitatore dell'erogazione, idoneo a garantire esclusivamente la
fornitura giornaliera essenziale di 50 litri al giorno per persona,
salvo di agire per il recupero delle somme dovute". Quindi dobbiamo
dedurre che, in qualsiasi momento il credito vantato dal gestore, sia
esso pubblico o privato, potrebbe venire recuperato soprattutto nel
caso di gestione diretta dai comuni sui quali incombe sempre la
mannaia della Corte dei conti per quanto concerne il bilancio. Ma
l'art.10 al comma 3 ci fa sorgere un'ulteriore dubbio,
"l'erogazione dei commi 1 e 2 è garantita nei limiti delle
disponibilità del Fondo di cui all'art.4 comma 2", quindi se il
Fondo per l'anno in corso si esaurisce dopo tre mesi l'erogazione
del minimo vitale non è più garantita?
L'art.11
riguarda i "Modelli tariffari" anche
qui l'Agenzia nazionale che attualmente pone il "veto" sulle
tariffe applicate nelle singole gestioni non viene contemplata, sarà
la giunta regionale su proposta delle assemblee territoriali idriche
ad approvare il modelli tariffari del ciclo idrico relativo ad
acquedotto e fognatura. Inoltre si legge "in relazione al livello
di qualità della risorsa idrica ovvero nei casi in cui la stessa non
è utilizzabile per fini alimentari, la tariffa è ridotta in una
misura pari al 50%". Ma, per legge i gestori sono obbligati ad
immettere in acquedotto solo acqua potabile, il problema si verifica
nel caso in cui l'acqua che arriva nelle case non è per uso
alimentare ma lì riuscire a trovare la causa sarà abbastanza
difficile. Infatti sarà per colpa delle vetuste reti di
distribuzione o delle cisterne di approvvigionamento di cui ogni
abitante della nostra provincia fa uso per avere riserve di acqua?
L'art.12
stabilisce l'istituzione di Commissioni tecniche presso gli ATO
idrici in liquidazione. Le
commissioni presiedute dal commissario degli Ato posti in
liquidazione, da tre sindaci appartenenti all'ATO, da un
rappresentante delle organizzazioni sindacali, da un rappresentante
dei comitati cittadini per l'acqua pubblica e un funzionario
regionale del dipartimento acque e rifiuti hanno lo scopo di
verificare eventuali inadempienze contrattuali (nel caso di gestione
del SII a enti di diritto privato) sulla base delle convenzioni
stipulate, ed hanno 90 giorni di tempo, dalla loro istituzione, per
redigere la relazione scritta con le loro osservazioni. Nel caso in
cui si dovessero accertare le inadempienze contrattuali le
commissioni avanzano al Presidente della Regione una proposta di
risoluzione anticipata delle convenzioni stipulate. Sempre l'art.12
stabilisce poi, al comma 5 che in attesa dell'applicazione
definitiva della legge le commissioni avanzano all'assessorato
regionale all'energia soluzioni "per calmierare le tariffe del
servizio idrico integrato in tutti i comuni aderenti al consorzio
d'ambito, la fine di evitare disagi e problemi di ordina sociale
tra popolazione" e nei casi in cui l'implementazione non sia
stata resa possibile? Rientrano in questo comma anche i comuni che
non hanno consegnato le reti al gestore? E Se le tariffe sono state
approvate dall'Agenzia nazionale per l'energia elettrica, il gas
ed il servizio idrico?
Tanti i dubbi che solleva la lettura
della legge sulla "Disciplina in materia di risorse idriche" che
in alcune parti sembra più uno specchietto per le allodole che una
risposta concreta alle esigenze del cittadino siciliano.
Marilisa
Della monica