Repubblica.it
Marco
Venturi lascia Confindustria.
Dopo
la denuncia alla Procura di Caltanissetta, la "rottura" con
Antonello Montante e la presa di distanza del presidente nazionale
Squinzi, Venturi ha annunciato le dimissioni da presidente di
Confindustria "Centro Sicilia" e dal direttivo regionale
dell'Associazione. Venturi ha motivato così la sua clamorosa
rottura, che era nell'aria dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni.
"Questa Confindustria, ai vari livelli, è condizionata da
Antonello Montante sotto inchiesta per concorso in associazione
mafiosa, tuttora delegato nazionale per la legalità, presidente di
Sicindustria, di Unioncamere Sicilia e della Camera di Commercio di
Caltanissetta".
A
determinare la decisione di Venturi è stata la scelta di campo di
Confindustria che, da quando è venuta fuori la notizia
dell'indagine di mafia a carico di Montante, non ha mai preso alcun
provvedimento. "Il Collegio dei probiviri di Confindustria -
dice - invece di chiedere conto da sette mesi a Montante della sua
pesante ed imbarazzante inchiesta giudiziaria per concorso in
associazione mafiosa mi ha contestato di avere rilasciato doverose
dichiarazioni alla stampa. Confindustria da tempo avrebbe dovuto
allontanare Montante per aver violato pienamente il codice etico
dell'Associazione ma fino ad oggi nessuno ha avuto il coraggio di
cacciarlo".
Ma
Venturi non si limita ad accusare Montante. Punta l'indice anche
contro il presidente della Regione Crocetta: " Montante -
aggiunge Venturi - da diverso tempo portatore di poteri illimitati,
domina il sistema di Confindustria, incide in alcuni settori
"nevralgici" del Paese e determina le scelte del presidente
della Regione siciliana". "Crocetta - aggiunge Venturi -
strombazza la sua rivoluzione contro i boss di mafia senza dire chi
siano, sostiene di avere cacciato da Gela 825 mafiosi ma gli sfugge
il fatto che il presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta
è sotto inchiesta per concorso in associazione mafiosa".
L'ex
presidente di Confindustria Centro Sicilia disegna un'associazione
degli industriali in Sicilia "in cui agisce una lobby
trasversale che si nutre di vendette e che ha cercato di imbavagliare
me e il presidente dell'Irsap Alfonso Cicero, un sistema che opera
attraverso condizionamenti e pressioni sugli associati".
Venturi, che definisce Montante "regista di doppi giochi"
conclude annunciando di avere intenzione di chiedere un'audizione
alla commissione nazionale antimafia "per rendere noto quanto di
allarmante sta accadendo nell'economia e nella vita pubblica in
Sicilia".
"Ancora
una volta siamo costretti a registrare dichiarazioni dell'ex
presidente di Confindustria Centro Sicilia, Marco Venturi, che ledono
nella loro gravità, oltre che l'immagine di Confindustria Sicilia,
l'onorabilità dei suoi vertici associativi, a partire dal presidente
Antonello Montante. È per questo che contravvenendo all'obbligo di
riservatezza che finora ci siamo imposti per rispetto delle
Istituzioni vogliamo ricordare a noi stessi che fino al giorno prima
di rilasciare le dichiarazioni alla stampa, in nessuna occasione
Venturi ha esternato alcunché in ordine a quanto gravemente
affermato sui giornali". Lo affermano in una nota i componenti
del direttivo di Confindustria Sicilia e di Confindustria Centro
Sicilia.
"Anzi,
fino al giorno prima dell'intervista è stato parte attiva,
proponendo, condividendo e approvando atti e documenti inviati anche
alle Istituzioni nei quali, in più circostanze, ribadiva unitamente
ai firmatari il sostegno
pieno e incondizionato al percorso portato avanti da Confindustria
Sicilia e alla condotta di Antonello Montante - prosegue la nota - Su
tale inchiesta il presidente Montante non ha mai rilasciato alcuna
dichiarazione in quanto sia lui sia tutta Confindustria Sicilia hanno
piena fiducia nell'operato dei magistrati e delle forze dell'ordine.
Oggi, però, non possiamo non chiederci con inquietudine, cosa possa
avere spinto Venturi a cambiare idea nel giro di 24
ore.
Agrigentonotizie.it
Agrigento, viabilità: iniziati i
lavori di manutenzione straordinaria sulla Sp 10 Campobello di
Licata-Salso
Tecnici e operai dell'Impresa
"Grasso Costruzioni Generali srl" sono già all'opera per
l'esecuzione dei lavori sulla Sp n.10
Campobello di Licata-Fiume Salso, una importante strada
secondaria del comparto orientale che da tempo è caratterizzata
da interruzioni per frane e
smottamenti causate dalle avverse condizioni atmosferiche,
oltre che da problemi di usura del manto stradale, attraversato
continuamente da mezzi pesanti e agricoli. L'Impresa Grasso si era
aggiudicata l'appalto relativo alla manutenzione
straordinaria ed eliminazione delle condizioni di
pericolo e messa in sicurezza di questa importante via di
comunicazione tra aree caratterizzate da attività agricole e
zootecniche di notevole consistenza e ad alta redditività. L'appalto
dell'importo complessivo era di 1.392.177,62 euro (di cui
1.097.510,34 euro per lavori al netto, 23.647,62 euro per oneri per
la sicurezza, e 271.019,66 euro per costo del personale non soggetto
a ribasso) ed era stato aggiudicato con un ribasso del 35,7184per
cento).
Grandangolo.it
Province,
la Cigl Sicilia: "Correre subito ai ripari
"La
vicenda delle Province e' l'ennesima impasse determinata da un
governo regionale incapace di disegnare un orizzonte politico e di
mettere in campo un'azione che superi la grave crisi strutturale e
finanziaria di questi anni. Adesso non resta che correre subito ai
ripari con le opportune modifiche alla legge per evitare che il
sistema collassi lasciando nel dissesto gli enti intermedi con grave
pregiudizio per l'occupazione e per i servizi". Lo sostengono
Mimma Argurio, della segreteria della Cgil Sicilia, ed Enzo
Abbinanti, della Fp Sicilia, sottolineando che, in particolare, "va
risolta in maniera chiara e inequivocabile la questione della
corrispondenza fra risorse, funzioni e personale, considerato che la
situazione economica degli enti gia' a partire dal 2016 potrebbe
essere assai difficile con una deriva difficilmente arrestabile".
"Crocetta ha tenuto per quasi tre anni sotto commissariamento le ex
province - rilevano Argurio e Abbinanti- e adesso Roma presenta il
conto, ripagando il governo regionale con ugual moneta con la
bocciatura di gran parte dell'impianto della recente norma
approvata all'Ars, cosi' come d'altro canto ha gia' fatto con
altre leggi e con il bilancio pluriennale della Regione. E'
comunque una situazione paradossale e il risultato e' che la
Sicilia non fa passi avanti".