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Rassegna stampa del 2 ottobre 2015



Repubblica.it Marco Venturi lascia Confindustria.
Dopo la denuncia alla Procura di Caltanissetta, la "rottura" con Antonello Montante e la presa di distanza del presidente nazionale Squinzi, Venturi ha annunciato le dimissioni da presidente di Confindustria "Centro Sicilia" e dal direttivo regionale dell'Associazione. Venturi ha motivato così la sua clamorosa rottura, che era nell'aria dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni. "Questa Confindustria, ai vari livelli, è condizionata da Antonello Montante sotto inchiesta per concorso in associazione mafiosa, tuttora delegato nazionale per la legalità, presidente di Sicindustria, di Unioncamere Sicilia e della Camera di Commercio di Caltanissetta".

A determinare la decisione di Venturi è stata la scelta di campo di Confindustria che, da quando è venuta  fuori la notizia dell'indagine di mafia a carico di Montante, non ha mai preso alcun provvedimento. "Il Collegio dei probiviri di Confindustria - dice - invece di chiedere conto da sette mesi a Montante della sua pesante ed imbarazzante inchiesta giudiziaria per concorso in associazione mafiosa mi ha contestato di avere rilasciato doverose dichiarazioni alla stampa. Confindustria da tempo avrebbe dovuto allontanare Montante per aver violato pienamente il codice etico dell'Associazione ma fino ad oggi nessuno ha avuto il coraggio di cacciarlo".

Ma Venturi non si limita ad accusare Montante. Punta l'indice anche contro il presidente della Regione Crocetta: " Montante - aggiunge Venturi - da diverso tempo portatore di poteri illimitati, domina il sistema di Confindustria, incide in alcuni settori "nevralgici" del Paese e determina le scelte del presidente della Regione siciliana". "Crocetta - aggiunge Venturi - strombazza la sua rivoluzione contro i boss di mafia senza dire chi siano, sostiene di avere cacciato da Gela 825 mafiosi ma gli sfugge il fatto che il presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta è sotto inchiesta per concorso in associazione mafiosa".

L'ex presidente di Confindustria Centro Sicilia disegna un'associazione degli industriali in Sicilia "in cui agisce una lobby trasversale che si nutre di vendette e che ha cercato di imbavagliare me e il presidente dell'Irsap Alfonso Cicero, un sistema che opera attraverso condizionamenti e pressioni sugli associati". Venturi, che definisce Montante "regista di doppi giochi" conclude annunciando di avere intenzione di chiedere un'audizione alla commissione nazionale antimafia "per rendere noto quanto di allarmante sta accadendo nell'economia e nella vita pubblica in Sicilia".

"Ancora una volta siamo costretti a registrare dichiarazioni dell'ex presidente di Confindustria Centro Sicilia, Marco Venturi, che ledono nella loro gravità, oltre che l'immagine di Confindustria Sicilia, l'onorabilità dei suoi vertici associativi, a partire dal presidente Antonello Montante. È per questo che contravvenendo all'obbligo di riservatezza che finora ci siamo imposti per rispetto delle Istituzioni vogliamo ricordare a noi stessi che fino al giorno prima di rilasciare le dichiarazioni alla stampa, in nessuna occasione Venturi ha esternato alcunché in ordine a quanto gravemente affermato sui giornali". Lo affermano in una nota i componenti del direttivo di Confindustria Sicilia e di Confindustria Centro Sicilia.
"Anzi, fino al giorno prima dell'intervista è stato parte attiva, proponendo, condividendo e approvando atti e documenti inviati anche alle Istituzioni nei quali, in più circostanze, ribadiva unitamente ai firmatari il sostegno pieno e incondizionato al percorso portato avanti da Confindustria Sicilia e alla condotta di Antonello Montante - prosegue la nota - Su tale inchiesta il presidente Montante non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione in quanto sia lui sia tutta Confindustria Sicilia hanno piena fiducia nell'operato dei magistrati e delle forze dell'ordine. Oggi, però, non possiamo non chiederci con inquietudine, cosa possa avere spinto Venturi a cambiare idea nel giro di 24 ore.
Agrigentonotizie.it
Agrigento, viabilità: iniziati i lavori di manutenzione straordinaria sulla Sp 10 Campobello di Licata-Salso
Tecnici e operai dell'Impresa "Grasso Costruzioni Generali srl" sono già all'opera per l'esecuzione dei lavori sulla Sp n.10 Campobello di Licata-Fiume Salso, una importante strada secondaria del comparto orientale che da tempo è caratterizzata da interruzioni per frane e smottamenti causate dalle avverse condizioni atmosferiche, oltre che da problemi di usura del manto stradale, attraversato continuamente da mezzi pesanti e agricoli. L'Impresa Grasso si era aggiudicata l'appalto relativo alla manutenzione straordinaria ed eliminazione delle condizioni di pericolo e messa in sicurezza di questa  importante via di comunicazione tra aree caratterizzate da attività agricole e zootecniche di notevole consistenza e ad alta redditività. L'appalto dell'importo complessivo era di 1.392.177,62 euro (di cui 1.097.510,34 euro per lavori al netto, 23.647,62 euro per oneri per la sicurezza, e 271.019,66 euro per costo del personale non soggetto a ribasso) ed era stato aggiudicato con un ribasso del 35,7184per cento).
Grandangolo.it Province, la Cigl Sicilia: "Correre subito ai ripari
"La vicenda delle Province e' l'ennesima impasse determinata da un governo regionale incapace di disegnare un orizzonte politico e di mettere in campo un'azione che superi la grave crisi strutturale e finanziaria di questi anni. Adesso non resta che correre subito ai ripari con le opportune modifiche alla legge per evitare che il sistema collassi lasciando nel dissesto gli enti intermedi con grave pregiudizio per l'occupazione e per i servizi". Lo sostengono Mimma Argurio, della segreteria della Cgil Sicilia, ed Enzo Abbinanti, della Fp Sicilia, sottolineando che, in particolare, "va risolta in maniera chiara e inequivocabile la questione della corrispondenza fra risorse, funzioni e personale, considerato che la situazione economica degli enti gia' a partire dal 2016 potrebbe essere assai difficile con una deriva difficilmente arrestabile". "Crocetta ha tenuto per quasi tre anni sotto commissariamento le ex province - rilevano Argurio e Abbinanti- e adesso Roma presenta il conto, ripagando il governo regionale con ugual moneta con la bocciatura di gran parte dell'impianto della recente norma approvata all'Ars, cosi' come d'altro canto ha gia' fatto con altre leggi e con il bilancio pluriennale della Regione. E' comunque una situazione paradossale e il risultato e' che la Sicilia non fa passi avanti".



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