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Rassegna stampa del 20 novembre 2015

Giornale di Sicilia

La gestione affidata al Comune. Riapre la piscina di Cammarata
Passa al Comune la gestione della  piscina provinciale di Cammarata. Il Libero consorzio ha ceduto l'impianto  sportivo, in comodato d'uso, all'amministrazione comunale del centro montano, accogliendo una richiesta presentata dal sindaco Vincenzo Giambrone. "Il commissario straordinario Marcello Maisano - si legge in un comunicato diffuso dal Libero consorzio - ha approvato, su proposta del settore Solidarietà Sociale Politiche della Famiglia, Pari opportunità, Attività Culturali e Sportive, lo schema di contratto dicomodato d'uso per la gestione della piscina tra il Libero Consorzio Comunale ed il Comune di Cammarata. Tale decisione è stata presa dopo la richiesta trasmessa dal sindaco del Comune di Cammarata, che chiedeva la concessione in comodato d'uso della piscina per l'uso sociale di destinazione della struttura, anche in considerazione della precaria situazione finanziaria del Libero Consorzio che non consentirebbe, allo stato attuale, di affrontare gli alti costi di gestione dell'impianto"." Lo schema di convenzione - si legge ancora nel documento- prevede che il Libero Consorzio Comunale di Agrigento concederà per venti anni in comodato d'uso al Comune di Cammarata la piscina, conle suepertinenze edil terreno circostante". La gestione dell'impianto sarà a totale carico del Comune di Cammarata che "gestirà la struttura - aggiunge l'ex Provincia - in piena autonomia, esercitando sulla stessa tutte le facoltà che ne consentano un efficiente e autonomo utilizzo, ivi compreso l'affidamento a terzi per la relativa gestione euso di rilievo sociale. Il Comune, dopo la sottoscrizione del contratto e a far data dalla consegna dell'immobile, sarà responsabile degli obblighi diconservazione e protezione dell'immobile stesso, degli impianti a suo servizio e di tutte le pertinenze".   


«Corruzione». D'Orsi, secondo l'accusa, nel 2010 si sarebbe appropriato di 40 palme acquistate dall'ente.
Al via il processo all'ex presidente della Provincia

Due udienze potrebbero essere  sufficienti per concludere il processo bis a carico dell'ex presidente della Provincia, Eugenio D'Orsi, accusato di «corruzione per l'esercizio della funzione». Ieri pomeriggio,dopo un primo passaggio a vuoto per l'astensione dei due giudici a latere Maria Alessandra Tedde e Giancarlo Caruso, si è celebrata la prima udienza ma non c'è stato nessun cambio nel collegio presieduto da Gianfranca Claudia Infantino. Il presidente facente funzioni del tribunale, Luisa Turco, nei giorni scorsi, ha rigettato la richiesta di astensione dei due magistrati ritenendo che non fossero incompatibili anche se hanno giudicato alcuni funzionari della Provincia imputati in un procedimento per i rimborsi illegittimi delle spese di D'Orsi. Il pm Carlo Cinquee l'avvocato Daniela Posante, difensore dell'imputato, hanno quindi illustrato i rispettivi mezzi di prova che dovrebbero impiegare una sola udienza. Il nuovo procedimento scaturisce dalla sentenza del processo principale in cui D'Orsi, accusato di varie ipotesi di peculato, truffa, abuso di ufficio e concussione, era stato condannato a un anno per un solo capo di imputazione - e limitatamente a parte delle condotte - con l'accusa di avere ottenuto il rimborso di pranzi e cene senza che risultasse «adeguatamente motivato» il fine istituzionale. Contestualmente al verdetto, emesso il 30 marzo, il collegio di giudici presieduto da Giuseppe Melisenda Giambertoni aveva emesso un'ordinanza con cui restituiva gli atti ai pm per qualificare diversamente un singolo capodi imputazione. D'Orsi, secondol'accusa, nel 2010 si sarebbe appropriato di quaranta palme acquistate dalla Provincia per abbellire scuole espazi pubblici. Le piante sarebbero finite nel giardino della sua villa di Montaperto. I giudici hanno ritenuto che il fatto andasse qualificato non come peculato ma come corruzione. La nuova ipotesi è che le quaranta palme siano state la «ricompensa » di un appalto che il vivaista ottenne  con la Provincia e che sarebbe consistito nella vendita di tutte le piante in vista della chiusura  dell'attività.  Né il pm né la difesa hanno una lista dei testimoni perché alcuni verbali di udienza del precedente processo sono stati acquisiti. L'avvocato Posante ha però ottenuto di ascoltare in aula quattro testi - lo stesso vivaista Luigi Rotulo, l'agronomo della Provincia Giovanni Alletto, l'ex comandante provinciale della Finanza Pasquale Porzio l'imprenditore Gaspare Chianetta - per precisare i  contenuti delle dichiarazioni scritte acquisite al fascicolo. L'audizione di tutti i testi è stata programmata per il 4 marzo.

Rifiuti: si sono insediati i commissari regionali
I due ispettori dovranno dirimere,in trenta giorni,il contenzioso tra ilComune e la società che gestisce il servizio di raccolta

Il credito vantato dalla Dedalo   Ambiente nei confronti del Comuneammonta ad oltre 490 mila euro; di oltre un milione di euro quello vantato dal Comune nei confronti della società.
Dovranno fare chiarezza attorno ad una vicenda ingarbugliatissima,  quella del contenzioso in atto tra il Comune di Canicattì e la Dedalo Ambiente, vicenda che ancora non si è riusciti a dirimere. Il contenzioso è esploso il 20 novembre del 2014, tra il Comune e la società che gestisce il servizio di raccoltae smaltimentorifiuti in diversi comuni dell'ex Ato Ag3 e della  quale è socio anche Canicattì. Si sono insediati ieri i due nuovi ispettori regionali chiamati a fare piena luce su una vicenda che si trascina ormai da parecchi mesi e che vede in ballo cifre significative, reclamate da entrambe le parti in causa. Si tratta di Rosario Sciacca e Francesco Giustolisi, entrambi funzionari del Dipartimento regionale dell'Acqua e dei Rifiuti dell'assessorato dell'Energia. La loro nomina fa seguito all'attività svolta dal precedente commissario, Libertino Montana, che avrebbe dovuto procedere al recupero delle sommedovute dal Comune di Canicattì alla gestione commissariale della Dedalo Ambiente. La ricognizione effettuata da Montana ha fatto però emergere una situazione tecnico ed economica conflittuale traComuneeDedaloAmbiente al punto da spingere la Regione a chiamare in causa altri due ispettori che dovranno cercare di mettere, finalmente, la parola fine a questa vicenda. Il credito vantato dalla Dedalo  Ambiente nei confronti delComune ammonta ad oltre 490 mil  euro mentre, daparte sua, l'ente guidato dal sindaco Vincenzo Corbo ha dichiarato, appoggiandosi a dettagliate note,che non solo il Comune non deve nulla alla gestione commissariale della Dedalo Ambiente ma che è proprio la società privata ad essere in debito nei confronti del Comune al quale dovrebbe pagare oltre un milione di euro. I due ispettori hanno visitato sia la sede della Dedalo Ambiente, nella zona industriale di Ravanusa, sia quella del Comune di Canicattì, incontrando il commissario liquidatore Rosario Micelie del sindaco Vincenzo Corbo. Giustolisi e Sciacca hanno chiesto di visionare in entrambi i casi numerosi atti edocumentirelativi ai rapporti intercorrenti tra Comune e Dedalo Ambiente, riservandosi ulteriore tempo per valutare nei dettagli la situazione. Il loro incarico ha una durata di trenta giorni.

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