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Rassegna stampa del 21 gennaio 2016

Giornale di Sicilia

Pubblico impiego ,boom d i malati
Assenze in crescita soprattutto al Sud

Nel triennio 2012-2014 si è assistito ad un vero e proprio boom di assenze per malattia tra i dipendenti del pubblico impiego. Questo, afferma un' indagine della Cgia di Mestre, è avvenuto soprattutto nelle regioni  del Sud. In Campania l'aumento degli eventi di malattia è stato del 15,1%, in Molise del 14%, in Abruzzo del 12,9%, nel Lazio del 12,4%, in  Sardegna dell'11,6% e in Basilicata del 11,4%. La Cgia sottolinea che, a differenza del settore privato, dove in tutte le regioni, ad eccezione della Puglia,  si è verificata una contrazione delle assenze, nel settore pubblico la crescita ha interessato  tutte le realtà geografiche del Paese. «Ovviamente - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi di Cgia, Paolo Zabeo - non abbiamo alcun elemento  per affermare che dietro questi numeri si nascondano forme più o meno velate di assenteismo.  Tuttavia il sospetto c'è. Se in Campania, ad esempio, tra il 2012 e il 2014, le assenze per malattia nel settore privato sono diminuite del 4,6%,mentre nel pubblico sono cresciuti del 15,1%, il dubbio che qualcuno abbia fatto il furbo c'è». In termini assoluti la regione  che presenta il più alto numero di eventi di malattia nel settore pubblico è il Lazio. Nel 2014 (ultimo anno in cui sono disponibili idati Inps) gli eventi  sono stati 704.748. Seguono la Sicilia (637.643), la Campania (545.322) e la Lombardia (532.895). Va peraltro tenuto  presente, come precisa l'Inps, che non tutti i lavoratori dipendenti del settore privato sono assicurati per la malattia. Sull' elaborazione dello studio, il segretario  della Cgia, Renato Mason, rileva che i dati Inps stati estratti dall'Osservatorio dell'istituto sulla certificazione di malattia dei lavoratori dipendenti privati e pubblici, avviato nel 2011. In queste statistiche,  precisa, non sono riportate le assenze riferite alla gravidanza, alle disposizioni previste dalla legge 104/1992 (assistenza disabili) e alla alla donazione  del sangue.   


Fannulloni e partecipate: le scelte del governo
Renato Giglio Cacioppo

Consiglio dei ministri a tarda sera, ieri, per il via libera ai decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione. Ben undici provvedimenti, che comunque adesso dovranno ricevere entro un mese il parere obbligatorio, ma non vincolante, delle commissioni parlamentari competenti, prima del nuovo via libera definitivo da parte del governo. Tra questi, ci sarà l'annunciata stretta contro i dipendenti pubblici che timbrano il cartellino e poi vanno via dal lavoro, che con le nuove regole potranno essere sospesi entro 48 ore e licenziati con rapidità e le norme per il taglio delle aziende pubbliche partecipate degli enti locali, che negli obiettivi del governo dovrebbero passare dalle attuali ottomila a mille. Rimandato invece il provvedimento che sfoltiva da 105 a  60 anche le Camere di Commercio, mentre è arrivato in Cdm anche il decreto che semplifica le procedure per la segnalazione di inizio attività, facendo chiarezza sui casi per cui è necessaria l'autorizzazione espressa da parte della P.A.
La segnalazione d'inizio di attività.
In arrivo un «Codice delle procedure » per semplificare incertezze e cavilli burocratici nell'inizio di svariate attività, assicurando percorsi certi e tempi precisi per chi vuole ristrutturare casa o aprire un negozio o iniziare qualsiasi altra azione che preveda autorizzazioni o comunque un dialogo con la P.A. Il decreto riguarda infatti i procedimenti di «segnalazione  certificata di inizio attività o di silenzio assenso», quelli «per i quali è necessaria l'autorizzazione espressa » e quelli «per i quali è sufficiente una comunicazione preventiva»; e fissa anche una «disciplina generale delle attività libere» che non hanno  necessità di autorizzazioni preventive. Fissati anche i termini entro cui  a P.A. deve rispondere e quelli entro cui scatta il «silenzio assenso».
Licenziare i «furbetti»
I dipendenti pubblici colti in flagranza di falsificare la loro presenza al lavoro quelli che timbrano il cartellino e poi lasciano l'ufficio) saranno sospesi dalla funzione e dello stipendio entro 4  ore. E subito, scatteranno le procedure per il licenziamento e l'esame della Corte dei Conti per l'eventuale danno erariale.La procedura per il licenziamento potrà durare massimo 30 giorni, durante i quali  il dipendente potrà difendersi, contro i 120 gio rni attuali. Soprattutto, a  differenza di adesso, il dirigente dovrà necessariamente prendere questi provvedimenti o rischierà lui stesso  il licenziamento per l'omissione mentre oggi al massimo rischia una sospensione di 6 mesi.
Ridotte da ottomila a mille le partecipate
Entro un anno e mezzo, le amministrazioni locali dovranno eliminare le società partecipate non necessarie o con più amministratori che dipendenti, con l'obiettivo di passare  dalle attuali 8mila in tutto il Paese a circa mille. Saranno tagliate quelle che per tre anni di seguito non riescono a fattrare sopra il milione di  euro e quelle che per tre anni consecutivi non depositano bilancio compiono «atti di gestione». La vigilanza sui tagli dovrebbe essere attribuita al ministero dell'Economia. Le norme non si applicheranno però alle società quotate in borsa e a quelle  che emettono bond. Escluse dunque Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Cassa depositi e prestiti, Ferrovie e  Rai. Eliminati inoltre i consigli d 'amministrazione delle partecipate che saranno sostituiti da un amministratore unico, mentre una norma fisserà i il tetto per i compensi dei manager che non avranno buone uscite e premi in presenza di risultati economici negativi. Quanto ai dipendenti  delle partecipate, circa 100 mila potrebbero essere messi in mobilità.
Distretti locali per i servizi pubblici
Un altro provvedimento fissa i criteri per la fusione delle spa locali che si  occupano di servizi pubblici, dall'acqua ai rifiuti,che dovranno essere aggregate sulla base della vicinanza territoriale,  formando distretti locali. Forestale assorbita dai carabinieri  Il Corpo forestale dello Stato, circa 7  mila persone, verrà assorbito nell'Arma dei carabinieri ad eccezione del personale anti-incendio, che passerà a lCorpo nazionale dei vigili del fuoco.
Numero unico per le emergenze
Razionalizzate anche le funzioni delle varie forze dell'ordine, con la polizia  che vigilerà sulle grandi aree mentre ai carabinieri è affidato il resto del territorio. Per le emergenze il numero telefonico unico sarà il 112.
Il Pin unico
Ogni cittadino avrà un codice pin e  un recapito elettronico (mail o app) unico per gestire, come cittadino o come impresa, comunicazioni e servizi  della P.a. La riforma dei porti In arrivo la riduzione delle 24 attuali  Autorità portuali a 15 Autorità di sistema portuale, chedaranno le linee guidae coordineranno i circa 50porti nazionali. In ogni Autorità, inoltre, l'attuale Comitato portuale composto da una trentina di membri, si ridurrà ad uno da con 4-5 membri, coadiuvato da un Tavolo di partenariato della risorsa mare, con funzioni consultive. A questo si aggiunge la  semplificazione amministrativa, con la creazione dello sportello unico amministrativo e di quello doganale. Opere pubbliche più rapide  Ridotti i tempi delle procedure amministrative: 50% in meno  per opere  pubbliche, insediamenti produttivi e attività imprenditoriali rilevanti. Il dimezzamento riguarda diverse pratiche che oggi hanno termini fissati tra i 30 e i 180 giorni.
Trasparenza
Le amministrazioni dovranno pubblicare sui propri siti internet istituzionali  il tempo medio di attesa delle prestazioni sanitarie, i debiti accumulati, le fasi degli appalti. Sarà «liberalizzato» il diritto di accesso agli archivi pubblici (il cosiddetto Freedomof  information act), con il cittadino che avrà diritto a ricevere i dati richiesti senza obbligo di motivazione entro 30 giorni, altrimenti l'Autorità anticorruzione potrà sanzionare la Pubblica amministrazione responsabile.     

Precariato
Venturino: il decreto non risolve i problemi
«Il disegno di legge approvato dalla Commissione Lavoro all'Ars che riguarda il personale precario in servizio  nei Comuni siciliani non risolve assolutamente il problema delle stabilizzazioni ». Lo afferma il vice presidente  vicario dell'Ars Antonio Venturino che spinge su una riforma complessiva.


Università. Lettera aperta a Cda e sindaco. Intanto il deputato Maria Iacono ha incontrato l'assessore Marziano
Cupa, il rettore Micari risponde alle polemiche

«Ritengo ingenerose, forse frutto di ridotta informazione, le critiche all'Università di Palermo e il sospetto che essa non sia impegnata in maniera forte, evidente e concreta nella qualità ed economicità dei corsi di studio di Agrigento». Lo scrive in una lettera inviata al sindaco Firetto,al presidente e al Cda del Cupa di Agrigento, il Rettore dell'Università degli Studi di Palermo Fabrizio Micari. "La recente nomina del presidente del Polo Universitario di Agrigento, con delega ad essere autorevole rappresentante dell'Ateneo di Palermo  presso la sede di Agrigento - aggiunge - è un chiaro segnale di attenzione e volontà di rafforzamento del  Polo di Agrigento nel rapporto sempre più stretto e collaborativo tra Università di Palermo e CUPA. L'Ateneo ha investito il proprio prestigio e le migliori risorse umane per assegnare  alla sede di Agrigento alcuni progetti di ricerca internazionale, tra i quali i Progetti Italia-Tunisia e  le più recenti iniziative a supporti della gestione dei nuovi fenomeni migratori,a conferma di una visione del Polo di Agrigento come sede prestigiosa delle attività didattiche e di ricerca di questo Ateneo. Infine, per quanto riguarda la compartecipazione economica ai costi diretti del decentramento, è opportuno precisare che non solo questa Università ha aggiornato la Convenzione Quadro per ridurre al 35% il contributo del  CUPA ai costi dei docenti di riferimento obbligatori per poter attivare  un corso di studi,ma che essa si fa carico interamente dei costi stipendiali degli altri docenti di ruolo che compongono l'offerta formativa dei corsi di studio di Agrigento, portando la reale contribuzione finanziaria del CUPA ad una cifra che oscilla tra il 15 e il 18 per cento dei costi reali». Intanto nei giorni scorsi c'è stato  un incontro fra il deputato del PD, Maria Iacono e l'Assessore Regionale  dell'Istruzione Bruno Marziano, per discutere del futuro del Consorzio Universitario di Agrigento. «Marziano - ha detto la Iacono -  nel comunicare il suo pieno impegno e quello del Governo Regionale a prevedere, nella prossima legge finanziaria, lo stanziamento necessario alla prosecuzione delle attività, ha manifestato anche l'intenzione di affrontare in maniera organica, a  partire dalle prossime settimane, la ridefinizione degli assetti e le iniziative  per il rilancio dei Consorzi Universitari dell'isola, attraverso una concertazione ampia con le Università e di territori. Questo intento esattamente nella direzione da me da tempo auspicata per questa intricata vicenda». 

LA SICILIA

LA REPLICA DEL MAGNIFICO
«Attraverso il Tavolo tecnico permanente, si potrà arrivare a una soluzione rapida.
GAETANO RAVANA

Sulla critica situazione economica che si sta delineando al Cupa per il finanziamento dell'attuale offerta formativa del Polo Universitario di Agrigento. ha preso posizione il Rettore dell'Ateneo palermitano, Fabrizio Micari che ha indirizzato una lettera al presidente, al Consiglio di Amministrazione e ai soci del Cupa nonché al sindaco del capoluogo Calogero Firetto.Micari è critico nei confronti di alcune dichiarazioni apparse sugli organi di informazione ed ha ritenuto necessario precisare la visione del decentra mento che l'Ateneo palermitano ha sempre portato avanti non solo con un serio impegno dei docenti e del personale, ma anche investendo cospicue risorse nella qualità dei corsi di studio.
«La recente nomina del presidente del Polo Universitario di Agrigento, con delega ad essere autorevole rappresentante dell'Ateneo di Palermo presso la sede di Agrigento - prosegue Micari - è un chiaro segnale di attenzione e volontà di rafforzamento del Polo di Agrigento nel rapporto sempre più stretto e collaborativo tra Università di Palermo e Cupa. Negli ulti mi anni, anche a seguito della nuova Convenzione Quadro, è stato istituito un tavolo tecnico permanente coordinato dal mio Delegato al Decentra mento che non solo ha sempre lavorato al superamento delle emergenti, ma ha proficuamente agito per una migliore specializzazione dell'offerta formativa in funzione delle vocazioni e delle risorse del territorio e per un adeguamento dei rapporti convenzionali nel perseguimento dei miglior beneficio sia per l'Ateneo che per il Cupa».
Micari precisa cosa ha fatto l'Ateneo palermitano in questi anni: «ha investito il proprio prestigio e le migliori risorse umane per assegnare alla sede di Agrigento alcuni progetti di ricerca internazionale, tra i quali i Progetti Italia-Tunisia e le più recenti iniziative a supporto della gestione dei nuovi fenomeni migratori, a con ferma dì una visione del Polo di Agrigento come sede prestigiosa delle attività didattiche e dì ricerca di questo Ateneo. Infine, per quanto riguarda la compartecipazione economica ai costi diretti del decentramento, è opportuno precisare che non solo questa Università ha aggiornato la Convenzione Quadro per ridurre al 35% il contributo del Cupa ai costi dei docenti di riferimento obbligatori per poter attivare un corso di studi, ma che essa si fa carico interamente dei costi stipendiali degli altri docenti di ruolo che compongono 'offerta formativa dei corsi di studio di Agrigento, portando la reale contribuzione finanziaria del Cupa ad una cifra che oscilla tra il 15 e il 18% dei costi reali».
«Ritengo ingenerose, forse frutto di ridotta informazione, le critiche all'università di Palermo -prosegue il Rettore - e il sospetto che essa non sia impegnata in maniera forte, evidente e concreta nella qualità ed economicità dei corsi di studio di Agrigento».
«Sono certo - conclude il Rettore - che, anche attraverso il lavoro del Tavolo tecnico permanente, si potrà arrivare ad una soluzione di qualità delle attuali criticità economiche di cui soffre il Cupa per alcune decisioni dei so de per una incertezza contributiva da parte della Regione, eventualmente anche intervenendo in sinergia sulla rimodulazione e riduzione dell'offerta formativa ritenuta utile, efficace e sostenibile ad Agrigento».


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