Sabato 23 gennaio 2016
GIORNALE DI SICILIA
Lantieri: norme sui fannulloni vanno recepite
Provvedimenti disciplinari abbreviati, sospensione immediata per i dipendenti assenteisti, licenziamento e responsabilità penale per i dirigenti che non prendono provvedimenti: sono le principali norme che riguardano il pubblico impiego previste dai decreti Madia. In Sicilia però queste norme non trovano applicazione automaticamente ma dovranno essere recepite. «Tutti gli altri decreti entrano in vigore automaticamentemaquelliche riguardanoil personaleno- chiarisce l'assessore allaFunzione pubblica, Luisa Lantieri -. Avranno bisogno di un passaggio della Regione,pensoche la questione vada sottoposta all'Ars. Ho già dato mandatoagli uffici di valutare le disposizioni nel dettaglio per stabilire cosa vada fatto». Norme che lasciano perplessi Cgil e Cobas. «Le disposizioni già esistenti erano più che sufficienti - dice Enzo Abbinanti (Cgil Fp) - serve piuttosto una migliore organizzazione del lavoro con unaclasse dirigente checontrolli e politiche di incentivazione e valorizzazione dei dipendenti. Negli ult i anni la pubblica amministrazione è stata troppo vincolata alla politica, dirigenti e singoli dipendenti che godono di 'protezione politica'.È questo che va radicalmente cambiato, le sanzioni devono essere l'aspetto residuale e invece inquesta normativa sono il perno». Auspica un confronto con i sindacati Dario Matranga (Cobas - Sadir), non obbligatorio. La verità è che con queste norme la politica cerca di scaricare responsabilità sui lavoratori. Vanno distinte le truffe da chi si assenta per motivi di salute o familiare e che oggi vengono considerati assenteisti. Si fa demagogiasenzaaffrontare i problemireali ». Altre ricadute importanti sonoquelle che le norme potrebbero avere sulle società partecipate. Le disposizioni del governo prevedono chiusura delle aziende con meno di un milione di ricavi, tagli delle poltrone e degli stipendi dei manager di quelle che per tre anni chiudonoibilanci in rosso,unastruttura centrale che vigili e intervenga. «Il limitedi un milione di euro di ricavi - spiega l'assessore all'E onomia, Alessandro Baccei - riguarda più le partecipate degli enti locali che quelle regionali. La Regione ha già avviato un piano di riorganizzazione e abbiamo già un tetto agli stipendi dei manager. Bisognerà capire anche queste norme come si incastrano con quelle precedenti, ad esempio quelle che prevedono la liquidazione per le società in perdita per quattro esercizi». Di società coni bilanci in rosso fra le partecipate regionali ce ne sono. Ma fra i corridoi della Regione c'è prudenza. Quelle considerate strategiche sono 11, altre sono già in liquidazione. Nel piano partecipate, pubblicato sul sito dell'amministrazione, i bilanci si fermano per la maggior parte al 2013 ma i trend sono generalmente confermati, dicono dalla Regione. Riscossione Siciliaha chiuso il 2013 con una perdita di oltre sette milioni e mezzo di euro, le difficoltà ancora permangono: la società ha 700 dipendenti e il costo del personale supera i 42 milioni annui, per gli amministratori si spendono 80 mila euro. Oltreunmilione e 800 milal buco - sempre riferito al 31 dicembre 2013 - a Sviluppo Italia Sicilia che aveva chiuso in rosso anche i due precedenti bilanci e continua ad essere in perdita. La società spende oltre tre milioni e mezzo per i 76 dipendenti, il compenso degli amministratori è di 80 mila euro. Si sono chiusi in rosso 2011, 2012, 2013 per il Maas di Catania (in media un milione e mezzo) e il Parco scientifico etecnologico (600 mila euro l'ultimo dato) che però sostengono di avere registrato un attivo quest'anno. Al mercato agroalimentare lavorano 11 dipendenti, costo del personale 670 mila euro, il compenso per 5 amministratori è di 136 mila euro. Analoga cifra per il Parco tecnologico che ha però 5 dipendenti il cui costo è di un milione emezzo l'anno. In perdita al 2013 (712 mila euro) anche la Società Interporti Siciliani in cui la Regione ha una partecipazione del 34,11%. «È chiaro che bilanci vanno aggiornati », sottolinea l'assessore all'Economia. Le nuove disposizioni riguardano anche la sanità, con un albo unico a li ello nazionale da cui attingere i nomi dei manager. Norme subito operative su un fronte particolarmente caldo in Sicilia con le recenti verifiche dispostedall'assessore alla Salute Baldo Gucciardi. «Che ben venga un albo unico - dice Gucciardi - ci consentirà di avere una platea più ampia e di poter scegliere fra altre professionalità di ampio respiro. Vedremo nel dettaglio l'applicazione ma tutto ciò che va in direzione della trasparenza è ben accetto». (*STEGI*)
Ex Provincia
Si seleziona un medicolegale
Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento ha pubblicato sul proprio sito internet www.provincia.agrigento.it, nella sezione primo piano, un avviso per la selezione pubblica per l'affidamento di un incarico di Consulente Tecnico di parte Medico-Legale nell'ambito di un contenzioso innanzi il Tribunaledi Agrigento. Alla selezione possonopartecipare i laureati in medicina specializzati in medicina legale e del lavoro, iscritti nell'apposito albo professionale. L'incarico consisterà nell'assistere, quale tecnico di parte medico-legale alle operazioni peritali del consulente del Giudice nel giudizio pendente davanti al Tribunale di Agrigento in seguito ad un incidente. Per qualsiasi informazione i potenziali candidati potranno rivolgersi all'Ufficio Contenzioso chiamando il funzionario Paolo Atinoro allo 0922-593270 e/o al 3400004244. (*CR*)
Istruzione. Il futuro è legato al rientro dei due enti che garantiscono le maggiori quote finanziarie. Già convocata la seduta del Cda: da decidere la messa in liquidazione
«Senza soldi il primo febbraio il Cupa chiude»
Il presidente Immordino:«Decisione inevitabile se la ex Provincia e la Camera di commercio usciranno dal Consorzio»
Il Cupa è ad un bivio: il futuro dell'università è legato al rientro di due enti, ex Provincia e Camera di commercio, ed al finanziamento della Regione. Il primo febbraio si conoscerà la verità. Il presidente del Consorzio, Maria Immordino, ha infatti convocato l'assemblea dei soci, per fare il punto sulla situazione e stabilire se chiudere l'esperienza del Polo universitario o rilanciare l'azione formativa dell'ente. Per far questo ci sono diversi fattori che devono collimare. Punto primo, il recesso dal Consorzio dell'ex Provincia e della Camera di commercio, che in passato garantivano il sostegno finanziario per quasi un milione di euro. «Per quanto mi riguarda - dice la preside Immordino - la delibera di recesso dell'ex Provincia e della Camera di commercio non sono valide fino a quando non è l'assemblea dei soci a prenderne atto. Di fatto, attualmente, i due enti, per me sono parte attiva del Cupa. Quindi aspettiamo i rappresentanti di queste due istituzioni, giorno uno febbraio, che ci vengano a dire d
essere usciti dal Consorzio, noi ratificheremo la decisione e subito dopo stabiliremo di mettere in liquidazione il Cupa». Poi c'è la questione dei fondi per sostenere la sede staccata dell'università. Di fatto, per mantenere in vita il Polo, servono 2 milioni emezzo di euro, che coprono sia il costo per la convenzione con Unipa (Università di Palermo) che tutte le altre spese per la gestione. Chi metterà a disposizione queste somme? Risponde la preside: «La Regione, entro fine mese dovrà approvare la finanziaria e ci è stato detto dallo stesso governatore Crocetta che sarà confermato il fondo di 5milioni di euro per tutti i Consorzi universitari siciliani. In più noi chiederemo, e lo stanno facendo i deputati agrigentini, che il contributo di800 mila euro,come somma in più rispetto al fondo, sia destinato all'ex Provincia, in modo che l'ente possa rientrare nel Cupa. Quindi, a conti fatti, 800 milaeuro limette a disposizione la Provincia (attraverso il contributo regionale), più di un milione arriverebbero direttamente dalla Regione con il fondo creato ad hoc. Quindi mancherebbero all'appello circa 300 mila euro che noi andremo a recuperare con metodi alternativi: ad esempio coinvolgendo i privati». La professoressa Immordino infine chiede che questa programmazione possa essere garantita per tre anni e non di anno in anno, altrimenti non sarà il caso di continuare. Intanto ieri, sul caso "Cupa" sono tornati alla carica i tre segretari confederali: Massimo Raso per la Cgil, Maurizio Saia per la Cisl e Gero Acquisto della Uil. «Siamo veramente preoccupati per il tono e gli accadimenti di queste settimane - scrivono in una nota i sindacalisti - rispetto all'obiettivo che dovrebbe essere comune, ovvero quello di salvaguardare il Cupa e la sua continuazione. La brutta sensazione che abbiamo è che sul Polo si consumi una lotta di potere sulla pelle dei dipendenti e degli studenti. Non possiamo permetterci di perdere 15 posti di lavoro e dire a 2000 studenti ed alle loro famiglie "arrangiatevi". La Regione Siciliana, che ha competenza in materia di diritto allo studio universitario, dimostra ancora una volta, di non avere capacità risolutive e capacità strategiche, pertanto chiediamo al governo nazionale di intervenire e garantire uguaglianza di diritti sul territorio nazionale. La Regione è l'unica responsabile delle difficoltà in cui si trova il Cupa». Dopo l'analisi critica arriva l'appello: «Se Crocetta non è in grado di farlo, intervenga Renzi ». (*PAPI*)
Domenica 24 gennaio 2016
I dirigenti che non denunciano possono anche finire in carcere
Parole buone, ma adesso i fatti
Il mancato adempimento degli obblighi indicati nel decreto anti-fannulloni «configura per il dirigente un'omissione di atti di ufficio, che è un reato disciplinato dall'articolo 328 del codice penale»,che prevede due ipotesi di trattamento disciplinare e relative sanzioni (dalla multa alla reclusione). Così chiariscono dal ministero. Il decreto stabilisce che il dirigente o il responsabile in questione segnali l'illecito, sospenda entro 48 ore il dipendente e avvii anche l'iter che può portare fino al licenziamento. Detto ciò, il carcere rappresenterebbe solo un'ipotesi teorica. Come sottolineato dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, di volta in volta a decidere sarà il giudice. Tuttavia la possibilità di incappare in un reato penale, potrebbe rappresentare un deterrente contro la mancata denuncia. Intanto, l'Ispettorato alla Funzione pubblica aggiorna le cifre sui dipendenti messi alla porta. Tra assenze ingiustificate e cattive condotte verso colleghio cittadini, 227 i licenziamenti ne 2014, su poco meno di 7 mila procedimenti disciplinari. Rispetto all'anno prima si è registrato un lieve aumento delle espulsioni ma scendono quelle derivanti da assenze dal servizio, mentre quasi raddoppiano i licenziamenti per comportamenti scorretti o da scanza fatiche. Soprattutto c'è una fetta, pari al10%del totale delle azioni disciplinari, che risulta in stand-by. Si tratta di più di 700 casi sospesi in attesa della conclusione dell'iter giudiziario. In termini assoluti può essere considerata anche una quota contenutama è proprio lì che si ritrovano i procedimenti a rischio licenziamento. Infatti oggi all'amministrazione è consentita la sospensione solo nei casi di sanzioni più pesanti e quando risulta difficile ricostruire le prove dell'accaduto. Se la situazione è quindi complessa e in ballo c'è il licenziamento, l'azione disciplinare si interrompe fino a conclusione del percorso penale. Tornando alle cause di licenziamento, ecco come si dividono: 84 per assenze non giustificate, 72 per reati, 63 perattiva condotta, 8 per doppio lavoro. I casi si concentrano nella scuola e nei ministeri, i minimi si rilevano per Comuni e Province ma va detto che per gli enti territoriali non c'è l'obbligo di comunicazione. Quindi il dato potrebbe essere aggiustato
al rialzo.
Sogeir, nuovo commissario soliti problemi
L'iniziativa delle società Bono Slp e Sea che per un credito, assieme alla Sam, di circa un milione di euro nei confronti della Sogeir, secondo quanto riferisce il direttore, Vincenzo Bono, rischia di causare disagi.
Un nuovo commissario alla Sogeir, il saccense Giuseppe Dimino, che guida il dipartimento Pesca dopo diversi anni di attività al Sias e nel comparto agricoltura. Trova subito una situazione difficile confornitori che reclamano il pagamento di circa un milione di euro da parte della Sogeir e che hanno annunciato che non metteranno più a disposizione della società che svolge il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti gli autocompattatori a supporto periComunidi Sciacca, Ribera, Montevago, Santa Margherita Belice, Burgio, Calamonaci e Villafranca Sicula. Dimino attende di ricevere l'ufficialità della nomina e intanto si limita ad affermare: «Poi convocherò subito i sindaci,mi attiverò per trovare soluzioni». Un'assemblea dei sindaci dei 17 Comunidell' Ato è già indetta per martedì 26 gennaio. L'iniziativa delle società Bono Slp e Sea che per un credito, assieme alla Sam, di circa un milione di euro nei confronti della Sogeir, secondo quanto riferisce il direttore, Vincenzo Bono, rischia di causare disagi. Nonostante tutta la buona volontà delle società a garantire il supporto con propri mezzi - scrivono in una nota Bono Slp e Sea - nella raccolta dei rifiuti solidi urbani e differenziati, la Sogeir non garantisce di potere liquidare, anche in parte, un elevato debito e le stesse sono costrette a non fornire gli autocompattatori». La Sogeir ritarda i pagamenti ai fornitori perché non riceve con tempestività le quote mensili dai Comuni dell'Ato. Ci sono, però,comunivirtuosi e tra questi Sciacca che adesso insorgono: «Non dobbiamo nulla alla Sogeir - dice l'assessore dei Servizi a rete, Gaetano Cognata - e non accetteremo alcuna limitazione nel servizio». Le prossime saranno ore decisive per trovare una soluzione tenendo conto che a Sciacca si prepara una manifestazione come il carnevale che necessita, anzi, di servizi aggiuntivi per la pulizia. Prese di posizione anche a Ribera dove Davide Caico, coordinatore di "Progetto Comune", invita il sindaco a sollecitare «provvedimenti drastici nei confronti dei Comuni morosi, al fine di scongiurare l'interruzione del servizio» ed i consiglieri Benedetto Vasallo, Fabio D'Azzo e Liborio D'Anna, rivolgendosi pure a Pace: «Batta i pugni sul tavolo» nelle sedi opportune se necessario, faccia valere per una volta il proprio ruolo, ma i piagnistei cui ci ha abituato". (*GP*)
Lunedì 25 gennaio 2016
Il caso. I Liberi consorzi dovranno sborsare 131 milioni contro i 66 dello scorso anno. L'assessore: a farne le spese saranno l'assistenza a sordomuti e ciechi e il servizio bus
Marziano: ex Province a rischio fallimento
Il governo nazionale ha raddoppiato le somme che gli enti devono pagare. La Regione: costretti a tagliare su scuole e disabili
Si apre un'altra vertenza tra la Sicilia e il governo nazionale. La Regione vuole inserire il tema delle ex Province nella trattativa in corso a Roma per gli ultimi 500 milioni di aiuti.
Giacinto Pipitone palermo ...Ogni anno le Province siciliane versano nelle casse dello Stato un contributo per il cosiddetto risanamento della finanza pubblica nazionale. Nel 2015 tutto ciò è costato 65,8 milioni, quest'anno Roma chiede quasi il doppio: 131 milioni. Un colpo che il governo regionale definisce da Ko per enti che ancora oggi, a differenza che nel resto d'Italia, nell'Isolagovernano le scuole e si occupano di strade.Si apre un altro fronte nella partita a scacchi fra Stato e Regione per l'equilibrio dei conti. Un fronte che può avere ricadute immediate visto che l'assessore regionale all'Istruzione, Bruno Marziano, avverte: «Per via del raddoppiodi questa "tassa" a carico delle Province non saremo più in grado di garantire i servizi scolastici per i disabili elamanutenzionedegliimmobili in cuihannosede l scuole». È la seconda denuncia di Marziano in una settimana. Lunedìscorso l'assessore aveva segnalato che la Sicilia era rimasta esclusa dalla ripartizione dei finanziamenti nazionali alle ex Province: una partita che vale almeno 400 milioni daqui al 2021. Quello era un mancato finanziamento, ora invece i commissari delle 9 ex Province hanno segnalato al governo regionale quello chesi configura come un taglio secco di risorse. Spiega ancora Marziano: «I Liberi consorzi, che stanno sostituendo le Province, si alimentano sostanzialmente attraverso l'incasso della Rc Auto che vale circa 140 milioni all'anno. Ma se lo Stato in un'unica soluzione chiede di versare a Roma 131 milioni, di fatto taglia tutto il principale finanziamento. Ciò equivale amandare in dissesto questi enti». Ancheinquesto caso peròc'èunadiversa impostazione di poteri fra Roma e Palermo. A livello nazionale la riforma Delrio ha abolito le Province e ha quindi diviso fra altri enti locali lecompetenze sulle scuole. La Regione invece non ha anco a completato la propria riforma delle Province e per di più ha previsto per i Liberi consorzi (che le sostituiranno) un aumento dei poteri piuttosto che un ridimensionamento. Tutto ciò ha un costo, che le casse pubbliche regionali - conferma Marziano - non possono sostenere: «Per essere chiari, se lo Stato conferma questo colpo da Ko sulle Province non saremo in grado di mantenere i servizi bus scolastici per disabili, l'assistenza a sordomuti e ciechi nelle ore di lezione e il doposcuola. Dovremo tagliare anche le attività ludico-ricreative e non ci saranno fondi per le manutenzioni. Le Province non avranno i soldi per farle e neppure la Regione potrà intervenire». Marziano chiede quindi ai parlamentari nazionali eletti in Sicilia di sostenere una manovrina salva-scuole o, se si vuole, salva-ex Province: «La nostra riforma delle Province verrà varata a breve ed entrerà verosimilmente a regime fine anno. Dunque nel frattempo sarebbe giusto congelare il raddoppio del contributo che si deve allo Stato. E, per conse tire a questi enti di funzionare, sarebbe utile autorizzare almeno uno sforaneto del patto di stabilità e la moratoria sui mutui fino al 2018». L'obiettivo è inserire il tema nella trattativa in corso a Roma per gli ultimi 500 milioni di aiuti (i primi 900 sono stati garantiti dalla Legge di Stabilità) invocati dalla Regione. E non a caso Franco Ribaudo,deputato del Pd in commissione Finanze alla Camera, precisa che«l'ammontare delle risorse spettanti alla Sicilia dovrà ancora essere determinato al tavolo già costituito e in sede di commissione paritetica. Solo con la piena attuazione dello Statuto siciliano, la Regione potrà colmare il disavanzo del suo bilancio, pari a 1,5 miliardi». Ma le sfumature fra gli appelli di Marziano e la risposta dei parlamentari nazionali celano un altro tema: la Regione chiede che i fondi alle ex Province e dunque alle scuole siano un extra rispetto ai 500 milioni di cui si tratta. A Roma si lavora invece a un trasferimento di risorse legate a funzioni ce in pratica darà meno margine sull'uso degli aiuti. Con quei 500 milioni, teme Marziano, non si dovrà solo coprire il buco: si dovrà anche sopperire ai mancati trasferimenti «scoperti» in questi giorni.
23 gennaio - sabato
agrigentoweb
CUPA, per l'Unione Ex allievi Don
Bosco è una realtà irrinunciabile.
La Famiglia Salesiana agrigentina e,
in particolare, l'Unione Ex allievi Don Bosco, che di essa
rappresenta uno dei rami più rappresentativi, si apprestano a
festeggiare dal 27 al 31 gennaio prossimi Don Bosco, il Santo dei
giovani.
Al di là del momento celebrativo, che
pure ha una sua validità non fosse altro che per diffondere
all'esterno quel carisma salesiano di cui i figli di Don Bosco sono
i naturali portatori, con quale predisposizione di animo il
Presidente Angelo Errore e i membri della Famiglia Salesiana possono
ragionevolmente e concretamente porsi il problema del futuro dei
giovani nel momento in cui nella nostra realtà territoriale viene
messo in discussione addirittura il loro presente e il loro
sacrosanto diritto allo studio.
Ed è proprio nel presente che per i
giovani agrigentini resta appesa ad un filo la soluzione dei problemi
legati alla sopravvivenza del Polo Universitario di Agrigento.
" L'Unione Exallievi Don Bosco
-dice il Presidente Errore - che rappresento da poco più di un
anno, non può assistere supinamente alla paventata chiusura della
sede agrigentina del CUPA, né limitarsi a lanciare inutili appelli a
quanti sono impegnati ai vari livelli in politica perché ai nostri
giovani non venga preclusa la speranza di evitare il pendolarismo di
vecchia memoria verso sedi universitarie lontane con conseguente
aggravio di spese a carico delle famiglie".
" Come figli di Don Bosco -
continua Errore -i primi e i principali destinatari della nostra
missione sono i giovani, che abbiamo il dovere di accompagnare nella
crescita della loro fede e nella costruzione del loro futuro, con
l'offerta di valide politiche attive del lavoro".
Da quanto ci è dato di capire, il
destino del CUPA è legato da un lato alla capacità di alcuni dei
suoi fondatori di non fare venir meno al Polo Universitario le
risorse finanziare necessarie per la prosecuzione delle attività
didattiche e, dall'altro, all'impegno dell'Università di
Palermo, recentemente confermato dal Rettore Fabrizio Micari, di
assegnare alla sede di Agrigento alcuni progetti di ricerca
internazionale.
In questo quadro di precarietà e in
una situazione dai contorni poco chiari, l'Unione Ex allievi Don
Bosco -come è dato di leggere in un suo comunicato stampa -è
impegnata a produrre il massimo sforzo a fianco dei rappresentanti
delle istituzioni affinchè il CUPA continui a svolgere le attività
didattiche e di ricerca dell'Ateneo palermitano in una realtà
territoriale in cui i giovani stentano ad inserirsi nel mondo del
lavoro.
Agrigentooggi
Prima tappa in Commissione Pubblica
Istruzione, poi subito in Aula".
Il consigliere comunale di Agrigento
del gruppo "Uniti perla Città", Pasquale Spataro, traccia la
road map per tenere accesi i riflettori delle istituzioni locali
sulla vicenda Cupa, il cui futuro resta seriamente a rischio dopo la
decisione dei due dei tre soci fondatori, ex Provincia e Camera di
Commercio, di volere fare un passo indietro per mancanza di risorse.
"Il Comune di Agrigento non può
essere lasciato solo in questa difficile partita - sottolinea
Spataro - e allora il Consiglio comunale è chiamato a fare la
propria parte per affrontare la questione, divenuta ormai molto
delicata, che riguarda il nostro territorio, anche per il movimento
che produce, e interessa il destino di numerosi studenti agrigentini.
Nei prossimi giorni, essendo io il presidente, convocherò la
Commissione di competenza, alla presenza della professoressa
Immordino, che è alla guida del consorzio universitario, e di
qualche altro componente del Cda, per approfondire la materia e per
capire, assieme, la possibile via d'uscita. Successivamente, in
tempi rapidi, chiederò la convocazione di una seduta aperta e
straordinaria di Aula Sollano, alla quale invitare la deputazione
agrigentina, che siede tra i banchi dell'Assemblea Regionale, un
rappresentante del Governo Crocetta, il commissario straordinario
dell'ex Provincia, il presidente dell'ente camerale, il sindaco
Firetto, i vertici del Cupa e ovviamente il Rettore dell'Ateneo di
Palermo, da cui il consorzio agrigentino dipende. Basta con le
chiacchiere, servono i fatti che possono arrivare solo dopo un
confronto serio, franco e costruttivo fra tutte le parti in causa. A
mio avviso - conclude Pasquale Spataro - la soluzione sarebbe
comunque da ricercare nell'autonomia finanziaria del Cupa, da
specificare nella rivisitazione della convenzione con l'Unipa, che
passerebbe attraverso la gestione totale e diretta delle entrate
provenienti dal pagamento delle tasse annuali degli studenti e dalla
piena disponibilità dei fondi versati dai soci".
Agrigento, i sindacati intervengono a
sostegno del Cupa
Siamo veramente preoccupati per il tono
e gli accadimenti di queste settimane rispetto all'obiettivo che
dovrebbe essere comune, ovvero quello di salvaguardare il CUPA e la
sua continuazione.
La brutta sensazione che abbiamo è che
sul CUPA si consumi una lotta di potere sulla pelle dei Dipendenti e
degli Studenti.
Noi abbiamo detto sin CUPA dal nascere
dei problemi che, per Noi, il CUPA è una risorsa che può essere una
delle chiavi di volta del rilancio della provincia. Per Noi il CUPA è
importante anche perché serve a garantire, a costi accettabili per
le famiglie, quel "diritto allo studio" che altrimenti sarebbe
negato a quelle famiglie che non possono permettersi di mandare i
figli fuori a studiare.
Ma ciò detto, non è possibile
assistere ogni giorno a questo "balletto" mortificante per le
intelligenze di tutti.
La Regione Siciliana che ha competenza
in materia di diritto allo studio universitario, dimostra ancora una
volta, di non avere capacità risolutive e capacità strategiche,
pertanto chiediamo al governo nazionale di intervenire e garantire
uguaglianza di diritti sul territorio nazionale.
La Regione è l'unica responsabile
delle difficoltà in cui si trova il CUPA!
DA QUATTRO ANNI CHE NON ASSICURA PIU'
I FONDI della Legge 2/2002 e ora "gioca" sulle risorse che deve
dare al "Libero Consorzio", costringendo quest'ultimo a
fuoriuscire dalla compagine sociale!
Ma qui si attenta al DIRITTO ALLO
STUDIO, a quanto previsto dagli artt. 3 e 34 della Costituzione!
("La politica ha compito di rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitano la libertà
e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana ........" ".......i capaci e i meritevoli, anche se
privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli
studi..........")
Se Crocetta non è in grado di farlo,
intervenga Renzi!
Così come ci appare intollerabile la
posizione della 'Università di Palermo che scopriamo (dalle
dichiarazioni del Rettore Micari da cui attendiamo ancora di essere
convocati) che ha "investito cospicue risorse...".
Vogliamo farlo qualche conto?
A quanto ammontano le "tasse
universitarie"? Ed il contributo Ministeriale che arriva all'UNIPA
? E se a questo sommiamo l'intervento della Ex Provincia e della
Regione (almeno fino al 2011)? A quanto arriviamo?
Noi stimiamo intorno ai 5 milioni di
euro.
Vogliamo vedere se, a questo prezzo,
riusciamo a trovare altre Università Italiane interessate a
stabilire un rapporto con Noi?
CGIL CISL UIL AGRIGENTO si sono
dichiarate favorevoli ad una "riappropriazione" da parte del
territorio di questa struttura, ma debbono constatare che la Politica
Locale non solo è divisa, ma inseguono progetti diversi.
A Noi non interessano le poltrone!
A Noi interesserebbe avere un "polo
universitario" che fosse davvero collegato con le esigenze
produttive di questa terra ed in grado di evitare la "fuga di
cervelli" !
Per questa ragione, torniamo a dire al
Comune, alla Ex Provincia, alla Deputazione Nazionale e Regionale, ma
anche alle Associazioni Sindacali dei Datori di Lavoro, al sistema
bancario.... A quanti hanno (o dovrebbero avere) a cuore il destino
di questa terra: che dobbiamo fare con il CUPA?
Basta a questo "gioco al massacro"!
Si "giochi", tutti quanti a "carte
scoperte"!
Noi non possiamo permetterci di perdere
15 posti di lavoro e dire a 2000 studenti ed alle loro famiglie
"arrangiatevi!".
Non ci stiamo!
Non devono starci gli Studenti
(stranamente silenti), non deve starci la parte sana di questa
provincia.
Tutti insieme dobbiamo pretendere
risposte e chiarezza!
AGRIGENTO è devastata dalla crisi:
meno lavoro, più povertà, meno istruzione e sempre più giovani che
abbandonano la città e che ci tolgono la possibilità di riscatto e
di futuro, non possiamo permetterci di perdere pure questo.
CGIL CISL UIL AGRIGENTO
Massimo RASO Maurizio SAIA Gero
ACQUISTO
LA SICILIA
UNIVERSITÀ E TERRITORIO
Cgil, Cisl e Uil sul Cupa: «Siamo
molto preoccupati»
«Non è possibile assistere ogni
giorno a questo "balletto" mortificante»
«Siamo veramente preoccupati per il
tono e gli accadimenti di queste settimane rispetto all'obiettivo
che dovrebbe essere comune, ovvero quello di salva guardare il Cupa e
la sua continuazione».
Cosi la Cgil. Cisl e Uil provincia li.
«la brutta sensazione che abbiamo è che sul CUPA si consumi una
lotta di potere sulla pelle de Dipendenti e degli Studenti. Noi
abbiamo detto si, dal nascere dei problemi che, per Noi, il Cupa è
una risorsa che può essere una delle chiavi di volta del rilancio
della provincia.
Per noi il Cupa è importante anche
perché serve a garantire, a costi accettabili perle famiglie, quel
"diritto allo studio che altri menti sarebbe negato a quelle
famiglie che non possono per mettersi di mandare i figli fuori a
studiare.
Ma ciò detto, non è possibile
assistere ogni giorno a questo "balletto mortificante perle
intelligenze di tutti.
La Regione Sicilia che ha competenza in
materia di diritto allo studio universitario, dimostra ancora una
volta, di non avere capacità risolutive e capacità strategiche,
pertanto chiediamo al governo nazionale di intervenire e garantire
uguaglianza di diritti sul territorio nazionale.
La Regione è l'unica responsabile
delle difficoltà in cui si trova il Cupa.
Da quattro anni non assicura più i
fondi della Legge 2/2002 e ora gioca sulle risorse che deve dare al
"libero Consorzio", costringendo quest'ultimo a fuoriuscire
dalla compagine sociale.
Ma qui si attenta al diritto allo
studio a quanto previsto dagli artt. 3 e 34 della Costituzione (
politica ha compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale che, limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana...."
".... i capaci e i meritevoli, anche
se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti
degli studi...").
Così la triplice sindacale su una
situazione allucinante.
24 gennaio - domenica
25 gennaio - lunedì
CUPA
La road map di Uniti per la città.
Prima tappa in Commissione Pubblica
Istruzione, poi subito in Aula",
Il consigliere comunale di Agrigento
del gruppo "Uniti perla Città", Pasquale Spataro, traccia la
road map per tenere accesi i riflettori delle istituzioni locali
sulla vicenda
Cupa, il cui futuro resta seriamente a
rischio dopo la decisione dei due dei tre soci fondatore ex Provincia
e Camera di Commercio, di volere fare un passo indietro per mancanza
di risorse.
"Il Comune di Agrigento non può
essere lasciato solo in questa difficile partita - sottolinea Spataro
- e allora il Consiglio - comunale è chiamato a fare la propria
parte per affrontare la questione, divenuta ormai molto delicata, che
riguarda il nostro territorio, anche per il movimento che produce, e
interessa il destino di numerosi studenti agiigentini.
Nei prossimi giorni, essendo io il
presidente, convocherò la Commissione di competenza, alla presenza
della professoressa Immordino, che è alla guida del consorzio
universitario, e di qualche altro componente del Cda, per
approfondire la materia e per capire. assieme, la possibile via
d'uscita. Successivamente, in tempi rapidi, chiederò la
convocazione di una seduta aperta e straordinaria di Aula Sollano,
alla quale invitare la deputazione agrigentina. che siede tra i
banchi dell'Assemblea Regionale, un rappresentante del Governo
Crocetta il commissario straordinario dell'ex Provincia, il
presidente dell'ente camerale, il sindaco Firetto, i vertici del
Cupa e ovviamente il Rettore dell'Università di Palermo, da cui il
consorzio agrigentino dipende. Basta con le chiacchiere, servono i
fatti che possono arrivare solo dopo un confronto serio, franco e
costruttivo fra tutte le parti in causa. «A mio avviso - conclude
Pasquale Spataro - la soluzione sarebbe comunque da ricercare
nell'autonomia finanziaria del Cupa, da specificare nella
rivisitazione della
convenzione con l'Unipa, che
passerebbe attraverso la gestione totale e diretta delle entrate
provenienti dal pagamento delle tasse annuali degli studenti e dalla
piena disponibilità dei fondi versati dai soci".