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Rassegna stampa del 30, 31 gennaio e 1 febbraio 2016


GDS.it

Province siciliane ancora in vita, nelle casse buco da 184 milioni

C'è un nuovo buco nei conti del sistema pubblico siciliano, emerso in una relazione che l'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, ha illustrato alla giunta.

PALERMO. Dovrebbero essere già un ricordo, sufficiente solo a una citazione sui libri di diritto, invece le Province in Sicilia continuano a esistere e a spendere molto più di quanto non abbiano in cassa: per l'esattezza, costano ogni anno 180 milioni in più di quanti ne hanno a disposizione. C'è un nuovo buco nei conti del sistema pubblico siciliano, emerso in una relazione che l'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, ha illustrato alla giunta. Si tratta di somme rilevanti: da un lato la Sicilia non partecipa alla ripartizione dei fondi residui al settore (andati solo alle Regioni a statuto ordinario) perdendo così circa 400 milioni da qui al 2021, dall'altro lato è stato aumentato il contributo al risanamento della finanza pubblica (cioè l'importo che le Province siciliane devono versare allo Stato per coprire il deficit nazionale) che passa dai 65 milioni dell'anno scorso ai 131 di quest'anno. Le Province continuano a costare 550 milioni all'anno (fra personale e funzioni) mentre hanno entrate per appena 432 milioni. La differenza fa appunto 118. Così è stato fino al 2015. A questa nel 2016 andranno aggiunti i 66 milioni in più relativi al contributo per il risanamento della finanza pubblica: il totale del buco sale così a 184 milioni.


Il fattopopolare

Frana sulla strada provinciale Carabollace: riaprirà a senso unico alternato

Si è svolto questa mattina l'incontro indetto dal vicesindaco, Silvio Caracappa, per discutere sui danni provocati dalla frana che ha reso insicuro il ponticello in prossimità dello svincolo per contrada Salinella, sotto il ponte Carabollace. Presenti all'incontro l'ingegnere Napoli, del Libero Consorzio, i consiglieri comunali Di Paola e Ambrogio, i tecnici della protezione civile e il comandante della polizia municipale di Sciacca. Durante il sopralluogo al Carabollace, è stata verificata la gravità dell'evento franoso e l'entità dei lavori. I tecnici Libero Consorzio stanno preparando un progetto per la risoluzione del problema. L'esito dell'incontro è stato quello di organizzare il senso unico alternato, che verrà effettuato a partire dai prossimi giorni.

Agrigentooggi

Agrigento, il Libero Consorzio ricerca un Consulente Tecnico di parte Medico Legale

Scade lunedì 1 febbraio 2016 il termine per la presentazione delle domande per la selezione pubblica per l'affidamento di un incarico di Consulente Tecnico di parte Medico-Legale nell'ambito di un contenzioso legale innanzi il Tribunale di Agrigento. Alla selezione possono partecipare i laureati in medicina specializzati in medicina legale e del lavoro, iscritti nell'apposito albo professionale. L'incarico consisterà nell'assistere, quale tecnico di parte medico-legale alle operazioni peritali del consulente del Giudice nel giudizio pendente davanti al Tribunale di Agrigento in seguito ad un incidente. I medici interessati a svolgere l'incarico dovranno fare pervenire entro le ore 13.30 del 1° febbraio 2016 una dichiarazione di disponibilità ad accettare l'eventuale incarico nella quale dovrà essere indicato il compenso richiesto entro il limite massimo di € 500,00 oltre cassa previdenziale ed i.v.a.. Nella sezione primo piano del sito internet www.provincia.agrigento.it del Libero Consorzio Comunale di Agrigento è possibile consultare l'avviso. Per qualsiasi informazione i potenziali candidati potranno rivolgersi all'Ufficio Contenzioso del Libero Consorzio Comunale di Agrigento chiamando il funzionario Paolo Antinoro allo 0922-593270 e/o al 3400004244.

Malgradotutto

"I Precari vittime di un sistema politico che li ha sempre usati".

Ieri ad Agrigento l'incontro sulle prospettive di stabilizzazione dei rapporti di lavoro precario organizzato dal Vice Presidente dell'Assemblea Regionale Antonio Venturino. Si è discusso, ieri, ad Agrigento delle prospettive di stabilizzazione dei rapporti di lavoro precario in un incontro organizzato dal vice presidente vicario dell'Assemblea Regionale, Antonio Venturino, nella sala della Biblioteca comunale.  Durante la discussione è emerso che sono circa 22 mila in Sicilia i precari che lavorano all'interno degli enti locali siciliani. Tra questi, numerosissimi nella provincia di Agrigento. Venturino è il primo firmatario di due disegni di legge fermi da quasi due anni in V Commissione Lavoro, all'ARS,  che "prevedono un percorso definitivo, attraverso l'applicazione di norme chiare".  "Il disegno di legge approvato dalla Commissione Lavoro all'Ars che riguarda il personale precario in servizio nei Comuni siciliani-ha detto Venturino- non risolve assolutamente il problema delle stabilizzazioni. Bisogna sm  erla con la facile demagogia sui precari che la politica negli anni ha usato a proprio piacimento. Qualcuno ci spieghi che significano contratti a tempo indeterminato con un contributo dell'80% per 10 anni, quindi un tempo chiaro e definito. Mantenendo il turn over al 25 per cento come fissato dalla legge statale vigente in materia, saranno pochissimi i soggetti che potranno essere stabilizzati, cioè ogni 4 che vanno in pensione è possibile stabilizzarne. "Inoltre - ha aggiunto Venturino - come prevede il comma 12 quinques dell'art. 30, la decurtazione del 30 per cento del contributo per ogni anno di posticipazione del processo di stabilizzazione vedrà azzerato nell'arco di tre anni l'intero contributo che la Regione eroga agli stessi enti locali. Altro che finanziamento di 10 anni se si rischia a legislazione vigente di perderlo in appena 3 anni. E' significativo che la Commissione Lavoro abbia bocciato i due emendamenti che avevo presentato e che sono le uniche proposte migliorative in materia di precariato negli enti locali, emendamenti che ripresenterò in Aula.
L'Assemblea regionale, il Governo con il coinvolgimento dello Stato e i sindacati mettano fine una volta per tutte a questa vicenda che dopo tantissimi anni è diventata triste, in tanti vogliono ancora giocare col futuro dei precari, mentre tutti sanno che non si può utilizzare il personale per oltre 36 mesi senza incorrere nell'abuso come previsto dalla legislazione europea in materia che, ricordo, vale anche per la Sicilia. E' evidente che più si avvicinano le scadenze elettorali, più si inventano soluzioni fantasiose e la ragione è sempre la stessa, fare del precariato manovra di massa per fini elettorali. I lavoratori sono vittime di un sistema politico che li ha usati e che vorrebbe continuare ad usarli. Governo e Assemblea regionale abbiano il coraggio di voltare pagina una volta per tutte affrontando con serietà la questione e trovando una soluzione vera, coinvolgendo anche il legislatore statale".
Presenti all'incontro il sindaco di Raffadali, Silvio Cuffaro, che ha sottolineato l'importanza di una legge speciale con risorse da utilizzare esclusivamente per i precari, e il sindaco di Camastra Cascià che ha sostenuto che "deve essere lo Stato a trovare i soldi e risolvere una volta per tutte questa situazione".



Grandangolo

Venturino ad Agrigento: "Meglio 100 giorni con Crocetta che un solo giorno con M5Stelle"
di Diego Romeo
"Il precariato degli Enti locali e le prospettive di stabilizzazione dei rapporti di lavoro precario" è il tema dell'incontro, organizzato dal vice presidente vicario dell'Assemblea regionale siciliana, Antonio Venturino, che si è svolto ad Agrigento, nella sala della Biblioteca comunale in piazza Vittorio Emanuele.
Si è tornati a discutere di precariato, delle rivendicazioni e delle prospettive e delle ragioni della stabilizzazione definitiva di tutti i lavoratori, che da anni prestano servizio negli Enti locali dell'Isola.
Venturino è il primo firmatario di due disegni di legge, n. 741 e n. 742, fermi da quasi due anni in V Commissione Lavoro che prevedono un percorso definitivo, attraverso l'applicazione di norme chiare.
L'incontro con il vicepresidente Venturino
Erano presenti all'incontro, oltre al vice presidente vicario dell'Ars, Antonio Venturino, anche Gaetano Aiello, collaboratore della vice presidenza vicaria dell'Ars ed esperto in materia di lavoro e pubblica amministrazione.
Assente il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, di cui era stata annunciata la presenza. In una lunga intervista che Venturino ci ha concesso e che pubblicheremo a breve, il vice presidente dell'ARS parla dello stato confusionale della situazione politica e del perché è stata concessa la fiducia a Crocetta: "Meglio cento giorni con Crocetta - ha ribadito - che un solo giorno con Cancelleri e Movimento 5Stelle".

LA SICILIA

LIBERO CONSORZIO
Classificate altre 2 strutture ricettive.
Il Settore Turismo del Libero Consorzio Comunale ha classificato due strutture ricettive nei Comuni di Agrigento e Porto Empedocle. Per la verità, nel caso dell'Hotel dei Pini si tratta di una nuova classificazione e di un salto di qualità, visto che la rinnovata struttura di Porto Empedocle grazie a consistenti novità nella gestione e nell'accoglienza, è passata da 3 a 4 stelle. Cresce, dunque, l'offerta complessiva di posti letto accoppiata a elevati standard di qualità. li Settore Turismo ha classificato anche un nuovo Bed & Breakfast, il «Giunone in via Panoramica dei Templi ad Agrigento, un «Tre Stelle) con disponibilità di otto posti letto. Le rispettive determine dirigenziali di approvazione e classificazione sono state trasmesse ai Comuni di Agrigento e Porto Empedocle ai Servizi Turistici Regionali e alla Regione Siciliana. Insomma, in provincia continuano ad aumentare i posti letto disponibili, adesso si attende con ansia l'arrivo del turismo di massa.

SCIACCA
Muro di sostegno a rischio in via Porta di Mare li Libero Consorzio dei Comuni appalta i lavori.
SCIACCA. In qualità di Stazione Unica Appaltante il Libero Consorzio di Agrigento ha aggiudicato un appalto per conto del comune di Sciacca.
Si tratta della gara relativa ai lavori di messa in sicurezza del muro di sostegno, che risulta in stato di crollo imminente, prospiciente la via Porta di Mare, nel centro storico cittadino.
La gara è stata aggiudicata provvisoriamente all'impresa IGC srl con sede a Maletto, che ha offerto un ribasso del 12,3929 per cento sull'importo a base d'asta di euro 185.714,44 più Iva.
Seconda in graduatoria l'impresa Gimar Costruzioni di Collesano, che ha offerto il ribasso de 123867 per cento.
Il cedimento del muro è stato determinato negli anni dalla spinta dell'apparato radicale degli alberi. I danni non riguardano soltanto il muro, ma anche un tatto dell'antica scalinata che collega la via Caricatore.
Quattro anni fa è stata necessario effettuare il transennamento a causa del cedimento di un muro di protezione.
L'area in questione. di notevole interesse storico—urbanistico, è visitata da numerosi turisti e l'intervento di ripristino risultava fondamentale.
I residenti, riunitisi in comitato, nei giorni scorsi hanno segnalato anche le condizioni di degrado della stessa scalinata, suggerendo di predispone, nell'ambito di un progetto di riqualificazione dell'intera area che sorge a centro storico e porto che risulta già finanziato, di effettuare il i della scalinata e la messa in sicurezza di quella parte della scalinata che presenta delle pericolose crepe. La speranza è adesso che l'intervento di sistemazione possa portare alla soluzione definitiva del problema.
GIUSEPPE RECCA

IL DRAMMA DEI PRECARI.
"Adesso basta con le solite bugie Occorre lottare per la stabilizzazione"
«Il precariato è una questione sulla quale da anni si gioca una battaglia politica. La colpa è innanzitutto dei precari, che rimangono proni a chi racconta oro solo bugie. Ci vorrebbe più dignità e consapevolezza al mo mento del voto. Va giù duro anche con il suo auditorio Antonio Venturino, vicepresidente dell'Ars con un passato da fuoriuscito del Movimento 5 Stelle e un futuro da socialista, presente ad Agrigento per un incontro sul tema «il precariato degli Enti locali e le prospettive di stabilizzazione dei rapporti di lavoro precario. Al centro dell'incontro, che ha visto la presenza anche di alcuni sindaci - in realtà pochi - due disegni di legge, i 741 e 742, di cui è primo firmatario e che sono fermi da due anni alla Quinta commissione dell'Ars. Proposte che Venturino ritiene concrete e sostanzialmente attuabili nel breve periodo per garantire la stabilizzazione dei lavoratori precari. La prima domanda, quasi dovuta: con quali soldi, dati anche i ritardi da parte della Regione? «Questi due disegni di legge nasco no pensando ad una invarianza rispetto alla spesa attuale - spiega Venturino - Se troviamo comunque i sol
di ogni anno per garantire questi lavoratori, perché non rendere ordinario tutto ciò che la politica degli ultimi anni ha reso straordinario? Di certo di questo non si può discutere adesso dato che siamo in esercizio provvisorio, ma stiamo gia procedendo ad emendare l'ex articolo 30 della legge regionale 5 del 2014, ma credo che subito dopo la legge di stabilità bisognerà riprendere la questione».
- E come mai l'idea di incontrare i territori?
«Se un'azione di questo genere, che assume una dimensione quasi epoca- le rispetto al fenomeno, non è sostenuta dai territori non si va da nessuna parte. Troverai sempre qualcuno pronto ad affossarla i disegni di legge devono essere condivisi".
- Tra le novità ci sarà, soprattutto, una nuova distinzione tra Lsu e precari..
Uno degli errori fatti con l'articolo 30 è, a mio modo di vedere, proprio quello di aver fatto confluire in un unico bacino precari egli ex Lsu, che in realtà non sono precari perché sono figure professionali in cerca di prima occupazione. Questa confusione ha fatto si che i problemi si siano solamente acuiti. L'idea che portiamo avanti adesso è quella di creare nuovamente due distinti bacini, accompagnando gli ex lavoratori socialmente utili verso il precariato, che è normato dall'altro disegno di Legge
G. SCHICCHI

Sicilia, gli Ato idrici sono nove
e coincidono con le ex Province

Decreto dell'assessore Contrafatto. Ora i Comuni dovranno decidere le forme di gestione.
PALERMO L'assessore regionale all'Energia e ai servizi di pubblica utilità, Vania Contrafatto, ha firmato il decreto assessoriale di delimitazione dei 9 Ato idrici provinciali. Ciò era previsto a seguito della legge di riforma del servizio idrico integrato. varata dal l'Assemblea regionale siciliana lo scorso mese d agosto. La delimitazione degli Ato coincide con i limiti territoriali delle ex Province. In attuazione di questa legge nello spirito di superare i rilievi mossi poi dal Consiglio dei ministri nella successiva impugnativa, la Regione non poteva che individuare gli enti successori delle soppresse autorità d'ambito, a cui spetterebbe la forma di gestione del servizio idrico integrato. Nel testo di legge esitato inoltre da si era i so chiaro iL fatto che, ampliando la platea dei Comuni a cui si con facoltà di gestione autonoma, si sarebbero violati i limiti di deroga imposti dal legislatore statale. Questo in contrasto con il principio di superamento della frammentazione delle gestione Dopo l'intervento legislativo del parlamento siciliano toccava all'assessorato fare coincidere pertanto gli ambiti territoriali ottimali con i bacini idrografici, o con i territori e le estensioni delle singole province.
Dagli studi di settore è emerso che i bacini idrografici in Sicilia sono da tre a cinque. Non essendoci nove bacini idrografici, la scelta di farti coincidere con i territori provinciali è stata quindi consequenziale. L'altra ipotesi di riprendere la norma e ridefinire. un numero di Mo diverso da nove è p parsa subito poco percorribile, anche alla luce della pronuncia attesa della Corte costituzionale in merito alle parti impugnate della legge votata nella scorsa estate in Sicilia.
Il nuovo percorso adesso prevede che si costituiscono prima gli ambiti territoriali, poi vengono convocate ed insediate le assemblee territoriali idriche. Queste vanno a decidere la forma di gestione da adottare nei rispettivi territori.
Una volta individuato l'Ato idrico, i vari Comuni, riunitisi nell'assemblea territoriale idrica. decideranno per quale forma di gestione optare. L tre possibilità sono quella del gestore pubblico, quella del gestore privato e la forma mista. In teoria, poi, previo parere dell'assemblea, giustificato da particolari motivazioni e con annesso il piano industriale, si potrebbero costituire dei sub-ambiti. Ciò potrebbe avvenire sulla base di motivazioni specifiche di alcuni singoli Comuni.
Questa parte andrebbe in contrasto, però, con alcuni contenuti del decreto Sblocca Italia.
"Questo è'il primo passo verso l'attuazione della legge - dice Contrafatto - l'articolo 3 della legge indica nove Ambiti territoriali ottimali che potevano coincidere con i bacini idrografici o con i preesistenti Ato. Ho istituito un tavolo tecnico che, sulla base degli studi dì settore, ha stabilito che per avere nove ambiti l'unico criterio da seguire è quello delle ex Province, in quanto non esistono in Sicilia 9 bacini idrografici». Già a partire dalla loro costituzione, i singoli Ato in Sicilia si sono differenziati nella scelta della modalità operativa. A scegliere la forma del consorzio sono stati i territori di Agrigento, Caltanisetta, Catania, Enna e Siracusa. Lo schema della convenzione di cooperazione, specifica degli Aro idrici, è stato seguito invece da Messina. Palermo,Ragusa e Trapani. Il dipartimento Acqua e rifiuti in uno studio dell'ottobre del 2014 aveva preso in ipotesi l'accorpamento di tre grandi aree di gestione: la prima che coincideva con i territori di Palermo e Trapani (1.665 abitanti), la secoli- da con Agrigento. Caltanissetta ed Enna (883672 abitanti), e la terza che doveva mettere Insieme Catania, Messina, Ragusa e Siracusa (2.443552 abitanti). Ad agosto del 2015 ha fatto invece capolino l'ipotesi dei cinque Mo con un ulteriore spezzettamento nel la Sicilia orientale: Messina singolo Ato e Ragusa e Siracusa accorpati. Situazioni di forte criticità sono presenti al momento in alcuni ambiti di gestione. A Palermo l'Amap gestisce provvisoriamente il servizio dopo il fallimento di Aps (Acque potabili Md- liane). A Siracusa dopo il fallimento di Sai 8 sono [ i problemi di operatività, mentre Girgenti acque ad Agrigento open solo su una parte del territorio.
Operativi Sie spa a Catania e i gestori di Enna e Caltanissetta. Non individuati e non operativi i gestori di Ragusa, Messina e Trapani.




LA SICILIA

TRASPORTI MARITTIMI
E' molto grande, bella, comoda e veloce.
ma la nave "Lampedusa" viaggia vuota.

PORTO EMPEDOCLE. Viaggiare tra pochissimi intimi, in un'atmosfera elegante, serviti e riveriti. E' accaduto alle poche decine di passeggeri della nave Lampedusa, il nuovo «traghetto» che la Regione ha messo disposizione delle isole Pelagie. Un "regalo" pagato profumatamente dai contribuenti, ma che è iniziato in un periodo dell'anno del tutto immotivato. Dicono che l'appalto in questione non fosse differibile alla stagione estiva ma di fatto questo bellissimo esempio di nave-traghetto viaggia sostanzialmente vuota.
La nave Lampedusa è lunga 125 metri e 18 di larghezza. Garantito anche il comfort di navigazione da e perle Pelagie per i viaggiatori grazie ai 17.000 cavalli di potenza motore in grado di spingere la nave senza sforzo, ad una velocità di crociera pari a 16 nodi, circa 30 chilometri orari, ha una stazza lorda di 8.975 tonnellate, dispone di 189 cabine, può imbarcare oltre 800 passeggeri, 221 automobili, è abilitata anche per il trasporto di merci pericolose. Questi gli orari fino aI 30 aprile, approvati ieri pomeriggio dalla Regione Sicilia: partenza da Porto Empedocle ore 9, arrivo a Linosa ore 15, partenza da Linosa ore 16, arrivo a Lampedusa ore 17.30, partenza da Lampedusa ore 20.15, arrivo a Porto Empedocle ore 6. Il. giovedì e la domenica il viaggio da Porto Empedocle non viene effettuato.
Pochi giorni fa il Comune di Lampedusa ha chiesto alla Regione Sicilia, fino al 30aprile, di anticipare di due ore arrivo e partenza da Lampedusa per motivi tecnici (di conseguenza ci sarebbe un anticipo di tutti gli orari).
La Regione ha accolto tale i chiesta. Per il periodo i maggio — 31 dicembre gli orari autorizzati dalla Regione Siciliana sono i seguenti: partenza da Porto Empedocle ore 13, arrivo a Linosa ore 19, partenza da Linosa ore 20. arrivo a Lampedusa ore 22, partenza da Lampedusa ore 24, arrivo a Porto Empedocle ore 8 (il giovedì e la domenica il viaggio da Porto Empedocle non viene effettuato).
Orari che evidentemente, in questa fase dell'anno non rappresentano una fascia di utenza tale da consentire alla nave di riempirsi almeno in quantità media.
Già in condizioni di normalità viaggia Senza tanti passeggeri il (vecchio» Sansovino di Compagnia delle Isole - partenza intorno a mezzanotte, arrivo nelle Pelagie dopo nove ore di navigazione circa - figurarsi una enorme nave che parte di mattina, in un periodo in cui turisti non ce ne sono e i traffici commerciali sono ridotti all'osso. Un lusso dunque per le isole Pelagie. pagato comunque dai contribuenti che non ne usufruiscono. Per adesso.


LA SICILIA

Cupa, nuova assemblea, ma i soci non sono pronti e chiedono il rinvio.
Consorzio universitario di Agrigento, oggi, ancora una volta, dovrebbe essere il "giorno X". Questa mattina, infatti, sono convocate sia l'Assemblea dei soci che il Consiglio di amministrazione per decidere concretamente del destino del Cupa.
Se il Comune, durante la scorsa seduta dell'assemblea aveva strategicamente fatto venir meno la propria presenza, consentendo un rinvio ad oggi, adesso il Municipio pare intenzionato a chiedere un armistizio", rinviando la trattazione del recesso del Libero consorzio ai primi di marzo, quando dovrebbe essere chiaro il quadro dei finanziamenti regionali: un emendamento che stanzia delle risorse per i Consorzi universitari c'è, ma, in quella voce da circa 8 milioni di euro, è inserito anche il costo dei servizi sociali garantiti dalle ex Province, oggi ridotti al lumicino. C'è quindi il rischio che gli enti, tra un'obbligazione certa e una incerta (e tale è la partecipazione ai consorzi universitari), scelgano la prima.
Una linea di attesa potrebbe essere scelta anche dal Cda, che però entro metà febbraio dovrà certificare all'università c Palermo la sostenibilità dell'offerta formativa. Impegno che, oggi, è impossibile da sottoscrivere mancando, appunto, le risorse per coprire i costi. Dentro il Consiglio serpeggia scontento, con una frattura concreta tra la presidenza e la vicepresidenza che non migliora l'atmosfera, già di grande difficoltà, del Consorzio.
G. SCHICCHI
Lunedì 1 febbraio

Giornale di Sicilia

Assostampa
Eletta la nuova segreteria

Gero Tedesco, redattore del Giornale di Sicilia, è il nuovo segretario provinciale dell'Associazione Siciliana della Stampa. Succede nella carica a Stelio Zaccaria, vice capo servizi della redazione agrigentina de "La Sicilia". L'elezione per acclamazione è avvenuta a conclusione dell'assemblea degli iscritti. Coadiuveranno il neo segretario provinciale dell'Assostampa, nel non facile compito di garante dell'attività giornalistica  in provincia di Agrigento, Gioacchino Schicchi in qualità di vice segretario provinciale e Dario Broccio nelle vesti di tesoriere. Nel suo primo discorso all'assemblea Gero Tedesco ha ribadito la necessità di continuare  la politica della precedente segreteria provinciale al fine di tutelare e garantire l'attività giornalistica in provincia di Agrigento. «Non sarà un lavoro facile - ha esordito Tedesco -ma come Segreteria ci impegneremo nella lotta all'abusivismo nell'attività giornalistica . E' chiaro che la cooperazione e la collaborazione di tutti gli iscritti alla attività della segreteria porterà quasi certamente ad ottimi risultati».

Province ancora in vita:«buco» da 184milioni

Dovrebbero essere già un ricordo, sufficiente solo a una citazione sui libri di diritto, invece le Province in Sicilia continuano a esistere e a spendere molto più di quanto non abbiano in cassa: per l'esattezza, costano ogni anno 180 milioni in più di quanti ne hanno a disposizione. C'è un nuovo buco nei conti del sistema pubblico siciliano, emerso in una relazione che l'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, ha illustrato alla giunta. Il caso è emerso dopo che l'assessore all'Istruzione, Bruno Marziano, ha chiesto alla giunta di avviare un ricorso contro lo Stato per il taglio di alcuni finanziamenti destinati alle vecchie Province. Si tratta di somme rilevanti: da un lato la Sicilia non partecipa alla ripartizione dei fondi residui al settore (andati solo alle Regioni a statuto ordinario) perdendo così circa 400 milioni da qui al 2021, dall'altro lato è stato aumentato il contributo al risanamento della finanza pubblica (cioè l'importo che le Province siciliane devono versare allo Stato per coprire il deficit nazionale) che passa dai 65 milioni dell'anno scorso ai 131 di quest'anno. A questo punto la Regione ha fatto i conti. I dati sono stati forniti dal dipartimento Enti locali e mostrano una situazione anche peggiore di quanto non fosse emerso finora: le Province continuano a costare 550 milioni all'anno (fra personale e funzioni) mentre hanno entrate per appena 432milioni. La differenza fa appunto 118. Che è il cosiddetto disavanzo strutturale. È, in pratica, la somma che stabilmente ogni anno le Province perdono. Almeno così è stato fino al 2015. A questa nel 2016 andranno aggiunti i 66milioniin più relativi al contributo peril risanamento della finanza pubblica: il totale del buco sale così a 184 milioni. Il problema, ancora una volta, èlegato al ritardo con cui la Regione sta portando avanti la riforma delle Province ela definitiva abolizione di questi enti con il passaggio di competenze ad altre amministrazioni. «Nel resto d'Italia - ha spiegato Baccei - tutto ciò è già una realtà. E comporta che le Province si sono svuotate di funzioni e dunque di costi trasferendo il personale a Comuni e altri enti. Mentre qui continuano a operare comeprima purnon avendo piùi finanziamenti. È una situazione difficile, e altrettanto difficile è porvi rimedio dal punto di vista economico. Non credo chela copertura di questo disavanzo sia compito della Regione». L'ultimo atto della riforma delle Province,che daràil via ai Liberi Consorzi di Comuni verrà dato dall'Ars solo dopo la Finanziaria, a fine marzo. Poi ci saranno i tempi tecnici per mettere il nuovo sistema a regime. Dunque, ha calcolatola giunta, almeno per tutto il 2016 è difficile ipotizzare che la spesa oggi in capo alle vecchie Province possa diminuire. Per questo motivo Marziano ha chiesto di sottoporre l'emergenza al tavolo romano in cui Baccei sta discutendo dell'ultima tranche di aiuti alla Regione (vale 500 milioni). Ipotesi che però l'assessore all'Economia ritiene di difficile applicazione visto che comporterebbe un aumento degli aiuti statali al momento imprevedibile. Il caso Province resta aperto e senza una soluzione. Come il problema dei nuovi direttori generali degli assessorati: ieri la giunta non ha fatto le nomine attese ai dipartimenti Lavoro, Enti Locali e Tecnico. I partiti non hanno ancora individuato una mappa dei nuovi dirigenti e nell'attesa l'unica mossa è statala nomina di Luciana Giammanco, già Capo del Personale, a direttore ad interim anche degli Enti Locali. Un passaggio evidentemente transitorio che serve solo a firmare qualche decreto per sbloccare i finanziamenti ai Comuni in attesa di una nomina definitiva. In questo quadro di rinvii, l'unico atto già definito è arrivato dall'assessore alle Acque Vania Contraffatto: il decreto che individua gli Ato idrici, primo atto per l'attuazione della riforma della gestione dell'acqua approvata ai primi di agosto. Alcune valutazioni tecniche avrebbero suggerito di creare tre o cinque Ato, enti a cui è demandata la gestione del servizio idrico e fognario. Ma la difficoltà di suddividere in tre la Sicilia ha spinto versola scelta di creare 9Ato i cui confini sono gli stessi delle vecchie Province. «Adesso gli enti locali - ha spiegatola Contrafatto - dovranno dar vita alle assemblee territoriali idriche: ossia associazioni o consorzi degli enti locali, secondo le indicazioni del testo unico ambientale dello Stato, cui spetterà il compito di individuare in piena autonomia la forma di gestione del servizio». Cioè l'affidamento a privati o agli stessi enti locali.

Licata. Diga Gibbesi, appello per canalizzare l'acqua


Se fosse finalmente canalizzata, l'acqua della diga Gibbesi, a Licata si potrebbero creare ben 15.000 nuovi posti di lavoro nell'agricoltura. La notizia è, soprattutto in periodo in cui l'emigrazione giovanile ha, purtroppo, ripreso fiato, di quelle che fanno sensazione. E' contenuta in uno studio fatto dal Comitato civico cittadino, organismo che ha preso carta e penna ed ha scritto a Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, Rosario Crocetta, presidente della Regione, ed ovviamente alla classe politica agrigentina e licatese, per chiedere di "far diventare realtà quello che finora è stato solo un sogno". "E' a tutti nota - scrive il Comitato civico cittadino - la penuria di acqua per l'agricoltura, e che da diversi anni si tenta di utilizzare per l'irrigazione delle campagne di Licata l'acqua dell'invaso "Gibbesi". Ma manca la condotta. Da tanti anni si parla della progettazione, della quale però poco o niente si sa. Da un calcolo approssimativo l'irrigazione della piana di Licata creerebbe intorno a 15 mila posti di lavoro, situazione che risolverebbe il problema della disoccupazione giovanile e non, facendo rientrare parecchi licatesi che si sono recati al Nord d'Italia o all'estero, impoverendo il territorio della loro presenza. A Licata e nei paesi vicini è nota l'abbondanza di abitazioni sfitte o chiuse di proprietà di emigranti". In effetti l'immigrazione è tornata di grande attualità. Oltre ai giovani del luogo, che ormai da alcuni anni scelgono di formarsi in università del nord Italia e poi non tornano più a casa, più di recente a cercare fortuna altrove sono tanti, anche di mezza età, rimasti senza lavoro a causa della crisi galoppante. "Ebbene - aggiunge il Comitato civico cittadino - signor presidente della Repubblica, signor presidente della Regione, signori autorità all'indirizzo, serve, come si dice, "un colpo di reni" per risolvere il problema. Tutti voi siete meritevoli del posto che occupate,però sarebbe opportuno che vi occupaste veramente del problema. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo intenzione di recarci presso la Diga Gibbesi e fare un sit-in e una conferenza stampa che metta in evidenza il problema trattato". "Nell'occasione del nostro sit-in, invece di lasciarci soli ad affrontare l'argomento, invitiamo Carmelinda Callea - aggiunge il Comitato - a convocare un consiglio comunale presso la Diga Gibbesi, dove si possa trattare direttamente del problema". Il documento del Comitato civico cittadino, dunque, si conclude con un appello al presidente del consiglio comunale. I componenti l'organismo si augurano che una tornata del consesso licatese possa essere convocata proprio in prossimità della diga Gibbesi,in modo da richiamare l'attenzione di tutte le autorità interessate alla problematica in questione. Gli agricoltori licatesi attendono l'acqua della diga, per irrigare i campi, ormai da oltre trent'anni. (*AAU*) 

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