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Rassegna stampa del 3 maggio 2016

Giornale di Sicilia

La riforma Madia
via libera in cdm al decreto sulla misurazione delle performance nella pubblica amministrazione

Pubblico impiego, arrivano le «pagelle» per valutare e premiare i dipendenti
Stop alle indennità «a pioggia», nuovi criteri meritocratici

Presto le linee guida per gli Organismi indipendenti di valutazione (Oiv), già esistenti in ogni amministrazione. Mentre al ministero sarà creata una sorta di task force «consultiva» con 5 tecnici.
Un altro passo decisivo per imporre criteri precisi di valutazione all'interno della Pubblica Amministrazione, tanto per gli uffici quanto per i singoli, dirigenti o impiegati che siano. Un esame non privo di conseguenze, perché da esso dipenderà l'assegnazione dei premi di produzione, che col tempo sono diventati una parte molto consistente dello stipendio. E che spesso erano assegnati in modo indiscriminato e quasi automatico, mentre adesso saranno legati a delle classifiche di rendimento, con la possibilità che chi fosse giudicato meno efficiente potrebbe perdere una parte consistente della retribuzione cui era abituato.
Il decreto
Venerdì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il decreto del Presidente della Repubblica che riguarda il regolamento di disciplina delle funzioni del dipartimento della funzione pubblica in materia di misurazione e valutazione della performance delle pubbliche amministrazioni. Questo in pratica vuol dire che esisteranno dei criteri omogenei ed oggettivi per valutare i risultati ottenuti dalla Pubblica Amministrazione. Come cosa rilevante, il decreto sancisce il principio del doppio canale della valutazione, mettendo sotto esame sia i risultati ottenuti dall'ufficio nel suo complesso sia quelli delle prestazioni individuali. Un po' come accade in certo privato, agli obiettivi raggiunti e realizzati sarà collegato il premio di produzione che va a integrare lo stipendio base. In particolare la novità sta nel collegamento tra il ciclo della performance e il ciclo di programmazione economico finanziaria. L'obiettivo del provvedimento è semplificare da un lato il quadro di regolazione con una riduzione degli oneri informativi posti a carico delle amministrazioni, e fissare dall'altro regimi differenziati in ragione della tipologia e delle dimensioni delle amministrazioni stesse. Dovranno quindi essere predisposte linee guida per gli Organismi indipendenti di valutazione (Oiv), già esistenti in ogni amministrazione. Uno degli gli aspetti più importanti è l'istituzione di una sorta di task force presso il ministero della Pubblica Amministrazione. È prevista una Commissione di cinque tecnici per indicare quali strumenti utilizzare per la valutazione della performance, strutturata come organo consultivo. Al Dipartimento della funzione pubblica è affidato il compito di promuovere la costituzione della Rete Nazionale per la valutazione delle amministrazioni pubbliche, al fine di valorizzare le esperienze positive e scambiare le buone pratiche.
Lo stato della situazione
Il provvedimento di venerdì è un passaggio tecnico che si inserisce in un cammino più lungo e articolato, a sua volta parte della complessiva riforma della Pubblica Amministrazione che è in corso. Il decreto infatti dà seguito a provvedimenti assunti nei mesi e anni passati e dovrà a sua volta essere integrato - forse già entro l'estate - da ulteriori misure di dettaglio. Il tutto con lo scopo dichiarato di portare la meritocrazia all'interno degli uffici pubblici, incentivando l'efficienza e l'efficacia e stanando le eventuali sacche di cattive pratiche. Le regole esistono già, ma la riforma Madia le sta uniformando e rendendo più stringenti e concretamente applicabili. Ad essere giudicati saranno gli enti pubblici nel loro complesso, ma anche i singoli dipendenti di qualsiasi grado. Al governo spetterà stabilire obiettivi economici ed organizzativi, e gli uffici dovranno dimostrare di averli raggiunti.
Conseguenze
Secondo le norme che vengono rimesse in vigore (in realtà esistenti già dal 2009 ma in modo indefinito e quindi inapplicato), nel prossimo futuro solo il 25 per cento dei dipendenti pubblici - quelli valutati migliori - potranno conservare l'attuale livello di retribuzione compreso dei premi di produttività. Questi infatti verranno assegnati in base a classifiche di efficienza, le quali incideranno tanto sulla retribuzione quanto sulla carriera. La metà dei dipendenti pubblici quindi vedrà svanire una parte dello stipendio, cioè la metà del salario accessorio che era nato per premiare la produttività ed è stato invece spesso usato a pioggia. I dipendenti poi che finiranno nel quarto basso della classifica non incasseranno alcun salario accessorio,che vuol dire che uno su  quattro potrebbe perdere fino al 40 per cento di quanto è abituato a percepire. (*oba*)


MERITO ED EFFICIENZA, LA SICILIA ORA SI ADEGUI

Lelio Cusimano
La pubblica amministrazione scopre il "merito"; quella capacità propria dei lavoratori più efficienti e impegnati, che permette la piena valorizzazione dell'impresa privata, ma che nel pubblico è rimasta ai margini di un progetto indesiderato. È' una vera e propria rivoluzione quella che va sotto il nome di «riforma Madia». A questa rivoluzione sono chiamate (per legge) anche le Regioni a Statuto speciale, come la Sicilia che su questa materia ha fin qui manifestato un assordante silenzio. A ben vedere in Sicilia non sono mancati regolamenti, leggi, circolari e disposizioni d'ogni tipo, ma in concreto si è fatto poco, tanto da richiamare l'attenzione delle Istituzioni nazionali, fino al formale richiamo da parte dell'ANAC di Raffaele Cantone, che ha contestato il mancato avvio, nell'Isola, degli OIV; un acronimo che sta per «Organismi Indipendenti di Valutazione» (del Personale), istituiti con la Legge Brunetta del 2009. Eppure la funzionalità e la completezza del sistema dei controlli interni costituiscono presupposti indispensabili per assicurare l'efficienza della pubblica amministrazione, posto che tale sistema mira a verificare il conseguimento degli obiettivi e il migliore utilizzo delle risorse. Con la riforma Madia si schiude uno scenario troppo ampio perché sia possibile ridurlo a una mera elencazione. Può essere sufficiente, però, considerare che le nuove norme - che saranno applicate anche della Sicilia - riguardano la licenziabilità immediata d'impiegati e dirigenti in caso di reati conclamati come l'assenteismo o la truffa. Sono destinate, inoltre, a un violento sfoltimento (da 8 mila a poco più di mille) le società controllate da Regioni e Comuni; resta a carico di quei Comuni che fossero comunque interessati a mantenere la gestione diretta dei servizi pubblici, dimostrare che la società a controllo pubblico è meno onerosa per il cittadino contribuente. E ancora, cambiano le regole dei concorsi che non saranno più impostati sulle piante organiche, bensì sui profili professionali necessari. Viene scritta la parola "fine" allo scempio, finora spesso praticato, di premiare a tappeto i dipendenti pubblici come se fossero tutti eccellenti; un abuso per chi non lo merita ed una penalizzazione per chi invece lo merita; e non parliamo di dettagli. Fatte le graduatorie di merito, il primo 25% del personale beneficerà dell'intera quota variabile della retribuzione, legata al conseguimento degli obiettivi. L'altro 50% del personale riceverà la metà del «premio », e l'ultimo 25% resterà all'asciutto. Per qualcuno potrebbe saltare il 40% dello stipendio. In Sicilia dobbiamo registrare, finora, la sostanziale in attuazione del sistema dei controlli interni, introdotti con la legge Brunetta, e poi disciplinati operativamente con la legge regionale 5 del 2011. Per dare a chi legge la misura concreta delle questioni in ballo, basti considerare che, tra gli obiettivi definiti «strategici» nel 2014, ve ne sono alcuni ancora ben lontani sull'orizzonte, come ad esempio le norme di attuazione della legge regionale sui Liberi consorzi e sulle città metropolitane o, ancora, l'aggiornamento del Piano regionale dei rifiuti. I decreti attuativi della Riforma Madia, in corso di elaborazione, daranno il quadro finale di una macchina amministrativa finalmente - ci si augura - vicina alla concretezza, alla trasparenza e all'efficacia, tarata sui bisogni dell'utenza e affrancata da ruoli collaterali non sempre limpidi. Certo colpisce che nell'uso e nell'abuso dei poteri speciali conferiti alla Sicilia dallo Statuto, non si sia mai trovato lo spazio per inoculare nella pubblica amministrazione siciliana quelle dosi minimali di efficienza organizzativa e di apprezzamento del merito che, sole, avrebbero potuto dare riscontri puntuali alla domanda di democrazia che ancora si alza forte dall'Isola.


Girgenti acque. Dopo Licata, Favara, Agrigento, Cattolica Eraclea, Raffadali, Montallegro e Siculiana salgono ad otto gli impianti di depurazione posti sotto sequestro
Ad apporre i sigilli è stato, ancora una volta, lo speciale nucleo di polizia giudiziaria della Guardia costiera empedoclina

A Realmonte sequestrato il depuratore
«Ufficialmente, nessuno ci ha comunicato nulla», - ha dichiarato, ieri, il sindaco di Realmonte Calogero Zicari.
Concetta Rizzo
...Prima i prelievi di campioni idrici, da parte della sezione di Pg della Guardia costiera in Procura, dei tecnici dell'Arpa e dei sanitari dell'Asp. Poi, il sequestro del depuratore, sistemato nel vallone Forte,di Realmonte. Ad apporre i sigilli è stato, ancora una volta, il nucleo di polizia giudiziaria della Guardia costiera. Un sequestro, l'ennesimo, compiuto una dozzina di giorni dopo rispetto a quello della vicina Siculiana. Così -dopo Licata, Favara, Villaggio Mosè ossia Agrigento, Cattolica Eraclea, Raffadali, Montallegro e Siculiana appunto - salgono ad otto i depuratori sequestrati nel giro  di pochissimi mesi. Anche dalle indagini, effettuate sull'impianto di Realmonte  che è gestito dalla Girgenti Acque, sarebbe emerso che il depuratore non funzionava per come invece  avrebbe dovuto. «Ufficialmente, nessuno ci ha comunicato nulla - ha dichiarato,  ieri, il sindaco di Realmonte Calogero Zicari - . Sappiamo che poco più di quindici giorni fa, la sezione di Pg della Guardia costiera in Procura, l'Arpa e l'Asp sono andati ad effettuare dei prelievi di acque per dei provini. Da quel momento, non abbiamo  avuto comunicazioni ufficiali. L'impianto di vallone Forte risale a circa 20 o addirittura 30 anni fa". "Se abbiamo un  depuratore costruito negli anni Settanta o Ottanta, che fa acqua da tutte le parti, difficilmente - aveva spiegato, nei giorni scorsi, il direttore generale di Girgenti Acque Giandomenico  Ponzo - riusciremo a farlo funzionare come se fosse stato costruito nel 2006. Siamo vincolati ad investimenti che non sono stati effettuati. Mi riferisco,ad esempio, alla rete idrica  di Agrigento e al mega depuratore del Villaggio Mosè. Si tratta di decine di milioni di euro di investimenti fermi". Dichiarazioni quelle del direttore  generale di Girgenti Acque che vennero rilasciate nel momento in cui l'Ati, il giorno dell'insediamento, chiese - facendo riferimento proprio ai continui sequestri dei depuratori - di nominare una commissione tecnica  «per valutare le eventuali inadempienze nella gestione del servizio idrico integrato dove è operativo». «Ben  vengano queste verifiche - spiegò Ponzo - per accertare se ci sono state  nostre inadempienze. E se ci sono, non sono certamente dettate dalla volontà di non adempiere, ma da impossibilità concrete». A fare più scalpore,  nel corso degli ultimi mesi, è stato certamente il sequestro messo a segno nel capoluogo, ossia nel quartiere del  Villaggio Mosè. Prima di Siculiana, il cui depuratore è stato sequestrato - dopo aver acquisito i risultati degli esami fatti dall'Arpa - dai carabinieri del Noe era toccato al depuratore di  contrada Stretto a Montallegro. (*CR*)

Siciliainformazioni.it

Rifiuti, commissari, emergenze, con appalti in deroga
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Palermo invoca la raccolta differenziata e investe altri dodici milioni di euro per realizzare la settima vasca Bellolampo. Un mistero. Sommati ai 110 milioni di risorse pubbliche fin qui investite, sono 132 milioni: un primato irraggiungibile. Che diventa un caso, se a questa cifra si accompagna un altro record, la più bassa percentuale di raccolta differenziata della Sicilia, una delle più basse del Paese.
Non è la sola anomalia. La gestione dei rifiuti in Sicilia sembra la sentina di tutti i mali, la metafora della sciatteria, dell'incompetenza. Ma passa "solo" come uno dei luoghi in cui corruzione e mafie ballano da sole, unitamente ai settori "inquinati" dell'acqua e dell'energia.
Nel mese di agosto dello scorso anno il governo nazionale diffidò la Regione siciliana: devi ridurre gli attuali regolatori, ordinò, altrimenti saremo costretti a toglierti la gestione e commissariare il comparto. Ma cancellare Ato, SRR e simili, è più difficile in Sicilia che smantellare Chernobyl senza danni in Ucraina. Non se ne fece niente, e si è andati avanti di emergenza in emergenza. Con il risultato che siamo alla vigilia dell'ennesima emergenza, che permetterà, come sempre, appalti in deroga, e la permanenza del sistema "chiuso" a doppia mandata, con i soliti quindici padroni del vapore che gestiscono lo smaltimento dei rifiuti. Una pacchia per alcuni, tanto che costa di meno mandare la monnezza in Germania, 138 euro a tonnellata, che trasferirla a due passi (in qualche caso 140 euro).
I costi variano a seconda del comune, anche quando è la stessa impresa che si occupa di trasporto e raccolta o abbancamento il prezzo da pagare varia. Non esistono costi standard, non ci sono riferimenti certi. Nessuno ha voglia di alterare gli equilibri, così la torta dei seimila tonnellate di rifiuti al giorno viene divisa allo stesso modo, come sempre. 4000 tonnellate a Catania, 1100 a Bellolampo, 450 a Trapani, 800 a Siculiana. Poi gli "abbancamenti" minori: Gela, Castellana Sicula e Ragusa.
Il trasporto e abbancamento è l'altro mistero. Esiste una norma che permette ai Comuni di trasportare i rifiuti ovunque: se fosse applicata si metterebbe in circolo la competitività, visto che costa meno mandarla in Germania la monnezza. Ma si preferisce lasciare le cose come stanno. Segno che c'è una regia "imperscrutabile". E che le cose vanno bene come sono. La Corte dei Conti, per dire, ha cercato di metterci mano. In un Report ha messo a fuoco le dissipatezze di alcuni comuni, i costi enormi, il personale in esubero, clientele e azzeccagarbugli. E tanta assenza di trasparenza. Ma non è servito a niente.
Ci sono imprenditori che arraffano ed altri che sacrificherebbero un arto perché si apra il mercato, nella convinzione che un mercato aperto li favorirebbe, e con loro favorirebbe i cittadini che pagano esose tasse per l'immondizia e non hanno alcuna voce in capitolo, perché di tutto si discute meno che dei costi che le famiglie pagano e della qualità del servizio che viene offerto.
Le alchimie sul pubblico o privato, se sia meglio il primo o il secondo, i regolatori di mercato inamovibili, gli impianti di incenerimento (grandi termovalorizzatori o mini inceneritori), alti costi del personale lasciano fuori ciò che conta, la gravosa tassa dei rifiuti e la qualità del servizio.
Dovrebbero essere le famiglie i soggetti principali, invece non contano niente. Ciò è reso possibile, indubbiamente, dall'assenza di trasparenza sui costi che i comuni affrontano per gestire il sistema dei rifiuti. La monnezza è un problema occupazionale. Come a dire che far viaggiare i treni è un problema del personale ferroviario e non dei passeggeri. Non è omertà interessata, è peggio: talvolta gli amministratori non sanno nemmeno quanto spendono o spenderanno.
Semplicemente allucinante.
Ogni volta che si è cercato di mettere mano al sistema, è prevalsa l'emergenza. Come in questi giorni. La diffida del governo nazionale, regolatori da cancellare ed impianti da realizzare, è rimasta inevasa. E c'è un ultimatum di 48 ore annunciato da Palazzo Chigi, già scaduto, del commissariamento dei rifiuti in Sicilia. Poteri speciali e un'autorità nominata da Roma. Che l'assessore al ramo, Vania Contraffatto, ha invocato e che il Presidente della Regione, Crocetta, invece non ha giudicato necessaria. Altro mistero.
Naturalmente, siamo alla vigilia dell'ennesima emergenza. Ci sono discariche esauste e si dovrà ricorrere ad appalti in deroga. Tanto per cambiare.
di SALVATORE PARLAGRECO


Sicilia24h

Il consigliere Borsellino chiede Consiglio comunale straordinario sul Cupa.

Lo aveva preannunciato nella trasmissione Opinioni ed ha mantenuto la promessa. Il Consigliere Comunale del "PDR Sicilia Futura" Salvatore Borsellino, a seguito delle preoccupanti notizie circa la chiusura del Polo Universitario agrigentino "CUPA", che arrecherebbe gravi disagi per gli studenti della Provincia agrigentina e non solo, e che sarebbe un ulteriore perdita per la città di Agrigento, richiede la convocazione di un "Consiglio Comunale Straordinario Aperto" con la partecipazione della Deputazione agrigentina nazionale, regionale, e delle organizzazioni sindacali, al fine di evitare la disastrosa chiusura del Polo universitario.
Lo dichiara il Presidente della 1^ Commissione Consiliare Permanente Salvatore Borsellino del PDR Sicilia Futura.

Infoagrigento

CUPA, addio quasi certo della facoltà di Architettura: futuro sempre più a rischio.

Con molta probabilità, così come anticipato nei giorni scorsi, la facoltà di Architettura del Polo Universitario di Agrigento andrà via; dopo Beni Culturali, potrebbe essere questo il corso di studi a sparire dalla nostra città.Pesano le difficoltà economiche del CUPA, così come le continue incertezze sul suo futuro le quali, tra le altre cose, colpiscono sul numero di iscrizioni sempre più in calo; il tutto, paradossalmente, è uscito fuori con molta drammatica chiarezza nel giorno dedicato all'Open Day del nostro Polo Universitario.Il clima non è quindi dei migliori, tutt'altro si respira aria di pesante incertezza e la 'smobilitazione' di Architettura ne è una triste e pesante conferma. Adesso si spera in novità future, provenienti soprattutto da Palermo ed in particolare dalla sede centrale dell'UNIPA e dalla Regione.


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