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GLI ENTI NEL CAOS
Province, l'appello di
Lantieri:
"Renzi ci aiuti, o sarà un disastro"
A
questo punto o Roma ci aiuta, o sarà un disastro".
L'appello di Luisa Lantieri è chiaro e accorato. Per le ex Province
siciliane è ormai allarme rosso. Nonostante la definizione della
riforma, avvenuta con l'applicazione della legge Delrio sui sindaci
metropolitani.
Oggi
l'assessore alla Funzione pubblica ha incontrato i nove commissari
dei Liberi consorzi. Che
hanno portato in assessorato il racconto delle loro difficoltà, dei
problemi enormi che sono costretti ad affrontare per l'assenza dei
finanziamenti previsti. Un ritardo che ricalca quello del
completamento della "epocale "riforma dell'ente intermedio,
annunciata tre anni fa da Crocetta e completata solo da pochi giorni,
tra strafalcioni e liti, impugnative e frettolose riscritture della
norma.
Ma
adesso le Province sono al limite. E
gli effetti si avvertono fortissimi già in alcuni di questi enti. A
Enna e ad Agrigento, ad esempio, tra pochi giorni non ci saranno più
i soldi per pagare i precari. Più di duecento persone che dovranno
essere quasi certamente messi in mobilità.
"Serve
subito un tavolo tecnico con Roma - la richiesta della Lantieri
- per
chiarire tutte le questioni in sospeso: quelle del personale, dei
bilanci e delle funzioni dei nuovi enti. Intanto io sto definendo la
costituzione dell'Osservatorio, già presente nelle altre Regioni: ne
faranno parte l'Anci, i sindacati e i commissari dei Consorzi".
Ma
non basterà. "La situazione adesso è drammatica - ammette
l'assessore - e
per questo lancio un appello al premier Renzi, al sottosegretario
Faraone. ai deputati siciliani a Roma, ai nostri esponenti nel
governo come il ministro Alfano". E l'appello ha come obiettivo,
ovviamente, il trasferimento dei fondi statali. "Per le Regioni a
statuto ordinario - prosegue la Lantieri - si è già provveduto
alla distribuzione di 495 milioni. La Sicilia al momento non ha visto
un euro, e anzi ha dovuto affrontare le uscite legate al concorso al
risanamento della finanza pubblica. Ma non ce la facciamo più".
Nel
disastro, una buona notizia. "La
prossima settimana - annuncia l'assessore - riusciremo a liberare
nove milioni che potranno essere utilizzati per la spesa corrente".
Si tratta delle metà delle cifre previste in bilancio. L'altra metà
è congelata, in attesa che si chiuda l'accordo col governo Renzi sui
famosi 500 milioni "bloccati" in bilancio. Il destino delle
province siciliane, oggi più che mai passa da Roma.
GIORNALE DI SICILIA.
Cupa: Oggi giornata decisiva per
conoscere le sorti del Polo di contrada Calcarelle: torna a riunirsi
l'assemblea dei soci per eleggere i nuovi vertici.
Striscioni, cartelloni, slogan ed
inviti a non far morire il Consorzio universitario. Ecco cosa
troveranno questa mattina i soci del Cupa nella struttura di contrada
Calcarelle che ospita il Polo decentrato dell'ateneo di Palermo. A
preparare il materiale, che seppur simbolico avrà un forte impatto
emotivo, sono stati gli studenti che hanno seguito in "silenzio"
la vertenza. Oggi dunque sarà la giornata della verità. I
riflettori sono puntati sulla decisione del commissario dell'ex
Provincia, Roberto Barberi che dovrà chiarire, una volta per tutte,
cosa intende fare l'ex Provincia che amministra solo da pochi mesi.
Insomma tutta la responsabilità sembra ricadere sulle spalle del
funzionario della Regione che, da tecnico, potrebbe anche opporsi
all'ipotesi di revocare la delibera del suo predecessore, Marcello
Maisano, che aveva stabilito il recesso dal Consorzio. Il "silenzio"
della Regione la dice lunga su quella che potrebbe essere la scelta
del commissario. Non ci sono soldi, il Libero consorzio comunale (ex
Provincia) non ha più le competenze, insomma una situazione non
facile da gestire. Gli studenti ieri hanno tenuto un'assemblea
straordinaria per discutere dei possibili scenari che si profilano in
entrambi i casi: se il commissario Barberi dirà di si e confermerà
la quota a carica dell'ex Provincia di circa 774 mila euro si
procederà all'elezione del management del Cupa e quindi sarà
indicato l'interlocutore che dovrà interfacciarsi con l'ateneo
di Palermo e "sbattere" i pugni sul tavolo, se necessario, per
far rientrare la decisione di tagliare i tre corsi di studio
principali (Giurisprudenza, Architettura e Beni culturali). Oppure in
caso contrario il pallino passerà in mano al sindaco di Agrigento,
Lillo Firetto, che diventa socio di maggioranza e potrà scegliere il
nuovo presidente. Poi fare in modo di trovare altri partner. E non
solo soci, perché Firetto non nasconde anche di volersi rivolgere ad
altre università con cui fare l'accordo (Catania o altre?). Gli
studenti finora sono stati in silenzio religioso perché aspettano di
sentire quello che sarà detto oggi. Hanno avuto pazienza, hanno
atteso il verdetto con rispetto, ma adesso basta. «Oggi i partner -
dice Vicio Spoto, studente del Polo - dovranno esprimersi: non ci
sarà nessun rinvio». I ragazzi vorranno assistere alla riunione ed
hanno chiesto che l'assemblea dei soci si svolga a porte aperte.
Quindi oggi saranno sull'uscio dell'ufficio del presidente dove
si incontreranno i soci tra cui il commissario Barberi. Sul Cupa si
fa sentire anche Roberto Di Mauro, presidente dei parlamentari Mpa
all'Assemblea Regionale Siciliana. «L'atteggiamento ondivago ed
incerto della ex Provincia di Agrigento e della Camera di Commercio -
dice l'onorevole - che hanno chiesto il recesso dalla qualità di
soci dal Consorzio Universitario, rischia di portare alla chiusura
dello stesso Consorzio con un danno gravissimo per il territorio e
per tantissimi giovani della nostra provincia. Di fronte a questa
incertezza e alla conseguente carenza di prospettive, si rischia di
generare un circolo vizioso, con la sfiducia e lo sconforto che
portano meno iscrizioni, aggravando ulteriormente la situazione». Da
Di Mauro viene un appello ai sindaci: «Di fronte a questa situazione
e alla certa impossibilità che la ex Provincia si faccia
ulteriormente carico degli oneri che le spettano, tutti gli enti
locali del territorio devono mobilitarsi ed incontrarsi per trovare
insieme una soluzione al più presto, affinché non vada disperso il
patrimonio storico e di competenze di questa importante istituzione
culturale. alla popolazione residente. (*PAPI*)
ilsole24ore.it
Pubblica amministrazione
I CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO
Pensioni, arriva il part-time
agevolato: come cambia la busta paga
Parte il conto alla rovescia per il
«part time agevolato». Il decreto è stato trasmesso alla Corte dei
Conti e diventerà operativo dopo la relativa registrazione. Si
tratta di una misura sperimentale prevista da una norma contenuta
nella Legge di Stabilità 2016 che punta che punta a promuovere un
principio di "invecchiamento attivo", ovvero di uscita graduale
dall'attività lavorativa. In pratica, un punto di svolta che
consentirà al lavoratore di concordare col datore di lavoro il
passaggio al part-time, con una riduzione dell'orario tra il 40 ed il
60%, e di ricevere mensilmente l'importo corrispondente ai contributi
previdenziali e alla contribuzione figurativa. In base alle
previsioni del testo normativo, pubblicato sul sito del ministero del
Lavoro, la misura fruibile dai lavoratori del settore privato, con
contratto a tempo indeterminato e orario pieno, che possiedono il
requisito contributivo minimo per la pensione di vecchiaia (20 anni
di contributi) e che maturano il requisito anagrafico entro il 31
dicembre 2018. Per i lavoratori che faranno ricorso all'agevolazione,
cambierà, dunque, il contenuto della busta paga. In aggiunta alla
retribuzione per il part-time, sarà erogata una somma esentasse
corrispondente ai contributi previdenziali a carico del datore di
lavoro sulla retribuzione per l'orario non lavorato. Inoltre, per il
periodo di riduzione della prestazione lavorativa, lo Stato
riconoscerà al lavoratore la contribuzione figurativa corrispondente
alla prestazione non effettuata, in modo che alla maturazione
dell'età pensionabile il lavoratore percepirà l'intero importo
della pensione, senza alcuna penalizzazione. Il decreto fornisce fin
da subito un fondamentale chiarimento sulla somma erogata mensilmente
dal datore di lavoro: oltre a non concorrere alla formazione del
reddito da lavoro dipendente, l'importo in denaro corrispondente ai
contributi previdenziali sull'orario non lavorato è omnicomprensivo
e non è assoggettato ad alcuna forma di contribuzione previdenziale,
inclusa quella relativa all'assicurazione contro gli infortuni sul
lavoro e le malattie professionali. La contribuzione figurativa,
commisurata alla retribuzione corrispondente alla prestazione
lavorativa non effettuata, è riconosciuta nel limite massimo di 60
milioni di euro per il 2016, 120 milioni per il 2017 e 60 milioni per
il 2018.